venerdì 21 febbraio 2014

L'amore umano e la Trinità




Miei cari Amici,
questa conferenza sulla Trinità vi viene presentata a titolo di saggio, per darvi un’idea di ciò che saranno le Conférences aux jeu-nes29 di prossima pubblicazione.
Queste conferenze sono state raccolte nel libro Adoration ou Désespoir [tradotto in italiano per le Edizioni Studio Domenicano con il titolo di Beati gli umili. Proposte di meditazione, ndt].

Cfr. Beati gli umili, cap. 28: “L’amore umano e la Trinità” (ndt).

Festa dell’Immacolata Concezione 1978 Fr. M.D. Molinié, o.p.

CONFERENZA AI GIOVANI N. 28 (1972)30

A sette, otto anni, quando mi parlavano della Trinità, ci vedevo soprattutto l’aspetto geometrico, che mi incuriosiva e affascinava nel contempo: tre Persone distinte che non fanno tre dèi! Ho dovuto aspettare i venticinque anni per scoprire Gesù Cristo, e guardare la Trinità sotto tutt’altro aspetto. E non so dirvi come sia stato vitale: come l’ossigeno senza di cui si muore.
Se un giorno leggerete, nella Bibbia, un libro intitolato Cantico dei Cantici, vedrete che ci si può chiedere se esso parli dell’amore umano o dell’amore mistico. In realtà, la Bibbia insegna che non ci sono che tre realtà interessanti nella vita: l’amore umano, l’amore mistico e la Trinità.
Queste tre realtà sono sulla stessa linea. Finché non si è ricevuto quel non so che che ho chiamato l’aria di casa, l’acqua viva promessa da Gesù, il fuoco che è venuto a portare, la cosa migliore che si possa fare, se non l’unica, è riflettere sull’amore umano. Ma questa riflessione è una lotta a spada tratta, perché la società in cui viviamo ci sta togliendo quasi ogni possibilità di capire sia l’amore umano, che quello mistico.


La maggioranza, in effetti, non capisce più nemmeno l’amore umano, e questa è la grande colpa dell’erotismo e del libero amore. L’ambiente in cui vivete rischia di farvi conoscere solo l’aspetto sordido dell’amore, nascondendovi, e forse impedendovi perfino di supporlo, che c’è qualcos’altro.
Questo altro lo conoscono pochi e ancora meno lo vivono: ci vuole molta attenzione per vivere un vero amore! Pochi sentono che l’amore è una cosa fantastica, l’unica che valga la pena di es-sere vissuta, a parte – certo – la vita mistica.
Da giovane non conoscevo Gesù Cristo, ma conoscevo l’amore umano (anche se lo credevo più facile da vivere di quanto non lo sia). Questo mi ha preservato da molte cose, per esempio da Nietzsche. Vi spiego perché. Avevo letto Tristano e Isotta, e penso che tutti dobbiate leggerlo, è il romanzo d’amore per eccellenza. Ma soprattutto avevo trovato, in un romanzo che mi capitò tra le mani (un romanzo piuttosto mediocre, che si intitolava Ragazze in uniforme), una frase che mi colpì come una frase del Vangelo, e che certamente mi ha preparato a comprendere, più tardi, il Vangelo. Diceva pressappoco così: “Non si vive veramente, se non quando si prova una sensazione di dissolvimento, per cui ci sembra di non essere più noi stessi, ma di essere interamente versati in un altro.” Questa frase mi ha salvato da Nietzsche, anche per il suo inizio: “Non si vive veramente.” Infatti è proprio questo che tutti cercano: vivere intensamente. Anche i drogati dicono “voi che non vi drogate non sapete nulla,” vogliono appunto dire: non conoscete l’intensità della vita, non ne avete l’esperienza, non l’avete mai gustata. Ora, ciò che Nietzsche e molti altri ci insegnano è di vivere intensamente, ma da soli: questo è la morte! Con del genio, della poesia, dell’azione, e della droga si può vivere intensamente da soli, ma questa “intensità” è mortale.
Io invece ho capito subito che la vera intensità è proprio questa sensazione di dissolvimento, per cui ci sembra di essere, o meglio, siamo realmente versati in un altro. E questo mi preservò anche, non dall’orgoglio, perché ero orgoglioso come gli altri, ma dalla voglia di esserlo, perché è evidente che non si può voler vivere versati in un altro e nello stesso tempo voler vivere da soli, chiusi nella propria autonomia; per provare questa sensazione di dissolvimento bisogna accettare di aprirsi, a uno in particolare, o a tutti, ma in ogni modo aprirsi.
Credo che fosse già il Cristo a farmi capire queste cose, anche se non lo sapevo, perché non l’avevo ancora incontrato.
Se rifletterete sull’amore, dunque, potrete permettervi (specie se siete giovani) il lusso di dire: “Voglio vivere intensamente, voglio vivere una vita che valga davvero la pena di essere vissuta.” E non ci sono trenta possibilità: o sarà l’amore umano, coronato da un certo amore mistico, che solo può conservarne il sale e il sapore, o sarà l’amore mistico.
Non vi interesserete mai troppo all’amore umano. Ci sono dei libri, detti religiosi, sull’amore, sul rapporto tra ragazzi e ragazze, sulla grande avventura... Sono così insipidi! Mancano di consistenza, di forza!
L’amore umano va vissuto solo se, almeno all’inizio, ci fa vivere questa sensazione di dissolvimento e di vita intensa, questa impressione (che può essere data dalla vita sessuale, ma che la supera di molto) di essere interamente versati in un altro. Se questo diventerà la vostra ossessione, se ne avrete un desiderio violento e tenace (e questo è raro perché la maggioranza ci ha rinunciato, rinunciando insieme anche alla beatitudine) scoprirete, al di là delle difficoltà, che non è qualcosa di puramente umano.
Due esseri non possono sentirsi completamente versati l’uno nell’altro se non sono immersi ambedue nella stessa realtà, una realtà che deve essere qualcosa di inaudito... e che ci riporta all’acqua viva promessa da Gesù, al fuoco che è venuto a portare. Non c’è infatti altra soluzione perché l’amore umano sia conservato in tutto il suo splendore e in tutta la sua fedeltà: bisogna che nell’amore umano ci sia un po’ di amore mistico. Ma questo amore mistico, cos’è?
Ve lo dico subito: è la vita trinitaria. Ecco perché, tra i cristiani, ci si interessa tanto alla Trinità. Nella vita trinitaria si trova perfettamente realizzato ciò che nell’amore umano si desidera o si prova, ma non al grado promesso dalla Rivelazione (e cioè eterno e di un’intensità infinita), perché il Padre è totalmente versato nel Figlio e il Figlio nel Padre, e questo reciproco dissolvimento è lo Spirito Santo.
Contemplando l’amore umano potrete intravedere ciò che Cristo e la Chiesa ci insegnano della vita e dell’amore trinitario: è la realtà divina nella quale si trova realizzato alla perfezione, e all’infinito, ciò che noi presentiamo – confusamente – nei momenti più belli, quelli in cui crediamo di più nell’amore umano.
Incontrerete molti che vi diranno: “Al grande amore io non ci credo, l’amore c’è, ma non quello con la A maiuscola.” Ed è vero che un grande amore è una cosa straordinaria e molto rara. Ma non bisogna abdicare, non bisogna rinunciare, perché solo esso può aiutarci a capire il dogma trinitario: c’è Uno che vive l’amore in pienezza, l’Amore con la A maiuscola, Uno che è nello stesso tempo Due e nello stesso tempo Tre...
Nell’amore umano, quello vero, coloro che si amano sentono di essere una cosa sola perché sono interamente versati l’uno nell’altro, provano questa sensazione di dissolvimento. E nello stesso tempo sono due, perché l’amore rispetta la distinzione: un vero amore è divorante, certo, ma deve essere anche infinitamente delicato e rispettoso, se no non è più l’Amore con la A maiuscola, ma una passione selvaggia e distruttiva. Il vero amore è divorante, ma divora soprattutto colui che ama; non divora, ma rispetta la persona amata. Chi ama si lascia divorare dall’amore, si lascia dissolvere nell’altro; chi ama non possiede, ma è posseduto dall’altro.
Dunque, si è una sola cosa perché l’amore unisce, si è due perché l’amore rispetta, e si è tre perché l’amore ci supera... ed è già il mistero trinitario. Le Persone divine sono Una sola cosa perché l’Amore le unisce. Sono Due, Il Padre e il Figlio, infinitamente rispettosi della loro distinzione infinita: non si distinguono per modo di dire o nel vago, si distinguono molto di più di quanto non ci distinguiamo noi stessi (cosa può essere la nostra originalità, la nostra personalità a confronto della personalità del Padre e del Figlio!). E infine sono Tre perché, oltre al Padre e al Figlio, c’è il loro amore reciproco, e questo Amore è una Persona.
Tutto questo supera di molto la nostra esperienza, ma lo possiamo presentire. È per questo che vi consiglio di leggere Tristano e Isotta, di riflettere su ciò che questa lettura susciterà in voi, e di prendere questa decisione, che è una vera risoluzione morale: “Non voglio vivere al di sotto di questo livello, non voglio vivere un piccolo amore o un amore banale, voglio vivere un grande amore.” Ripeto che è una vera, anzi l’unica risoluzione morale: non voglio vivere un piccolo amore, un amore mediocre. È una specie di rinnovazione dei voti battesimali: promettete di essere fedeli a questo presentimento, che certamente avete, o avrete sicuramente un giorno... il presentimento di ciò che può essere un vero amore.
Basta questo perché Cristo sia sicuro di prendervi, purché sia-te fedeli a questa decisione: vivrò un grande amore o non vivrò nulla, non vivrò al ribasso, non vivrò senza amore e non mi accontenterò di un amore qualsiasi. Sarete nella Trinità senza neanche saperlo, sarete imbarcati nel mistero trinitario, che è esattamente questo: due che si amano con un amore così grande e consistente da essere una terza persona, che è il volto e insieme il frutto del loro amore.
Ecco introdotta una nuova nozione, essenziale tanto nella vita umana quanto nel mistero trinitario: la fecondità.
Il Padre genera il Figlio, e il Padre e il Figlio generano (non è il termine esatto, diciamo producono) lo Spirito Santo, come un padre e una madre generano un figlio: è dello stesso ordine. O meglio: la fecondità dell’amore umano non è che un riflesso, un’orma, un vago accenno della fecondità trinitaria, che ci prende
per le viscere per insegnarci ad amare. E in questo modo tra la Santissima Trinità, così al di sopra di noi, e la nostra vita quotidiana, umile, ordinaria, semplice (ma non banale), c’è un profondo legame. L’amore tra due esseri, e la fecondità di questo amore, non è dunque una cosa banale, purché questi due esseri abbiano un po’ di nobiltà. E per questo basta che amino l’Amore con la A maiuscola!
Chi cerca questo Amore scoprirà per forza, un giorno o l’altro, che se è alla nostra portata desiderarlo, non è alla nostra portata realizzarlo. E quando ci si accorge che non si riesce, che ci sono in noi delle forze di ottusità, avidità, grettezza, aggressività, egoismo, orgoglio, che ci impediscono di vivere in uno stato permanente di dissolvimento (in uno stato reale e non solo immaginario e sensibile), quando si scopre che dell’amore non si può fare a meno, ma che non lo si può neanche realizzare, allora si è maturi per l’annuncio del Natale: “Oggi vi è nato un Salvatore.”
Quando sarete a questo punto, saprete che cosa significhi avere bisogno di un Salvatore, aver bisogno di essere salvati. È come accorgersi che non si può vivere senza ossigeno, e che non possiamo fabbricarcelo da soli, ma abbiamo bisogno che qualcuno ce lo porti.
Una volta mi sono trovato a mezzanotte alla porta del convento senza le chiavi. Ho telefonato là dove le avevo dimenticate, perché qualcuno venisse a portarmele. Aspettavo sull’uscio e non faceva molto caldo... quando ho visto i fari della macchina, ho capito cosa vuol dire la parola Salvatore, e ho capito anche che il Salvatore non viene dal di dentro, ma dal di fuori... o dall’Alto.
Gesù Cristo ci mantiene in questa fedeltà, che consiste nel non arrendersi, nel non volere vivere altro che l’amore: la sola vita autentica e intensa, essendo tutte le altre demoniache e distruttive. Ma noi non ce la facciamo, e allora Lui ci dice: “Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio: venite a Me voi che
siete stanchi di non riuscirci, seguitemi, vi insegnerò l’Amore e l’Amore Trinitario...”

Fr. M.D. Molinié, o.p.


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