“Ecco, abbiamo saputo che l’arca
era in Efrata, l’abbiamo trovata nei campi di Iaar . . .” (Sal
132, 6).
1. Queste parole, carissimi fratelli e
sorelle, la liturgia mette oggi sulle nostre labbra. In esse il
salmista parla dell’arca dell’alleanza, nella quale venivano
custodite le tavole della legge, consegnate da Dio a Mosé.
Opportunamente, però, la Chiesa, in questa solennità mariana che
stiamo celebrando, applica alla Madonna il simbolo dell’arca: a
Maria, che ha custodito nel suo seno il Verbo incarnato, quel Verbo
che non è venuto ad abolire la legge, ma a portarla a compimento
(cf. Mt 5, 17); a Maria, il cui corpo, la cui mente, il cui
cuore sono “tempio” dello Spirito Santo, lo Spirito del Padre e
del Figlio che ci fa comprendere e vivere la legge divina.
Come il salmista che, con esultanza,
annuncia d’aver trovato l’arca del Signore, “in Efrata”, “nei
campi di Iaar”, così anche noi, esultanti, proclamiamo oggi d’aver
trovato Maria, l’arca della nuova alleanza, qui, nel suo bello ed
antichissimo santuario di Oropa.
“Il Signore ha scelto Sion - continua
il Salmo (Sal 132, 13) - l’ha voluta per sua dimora”. Il
Signore ha scelto Oropa - potremmo aggiungere - l’ha voluta come
dimora di Maria; e in Maria e per mezzo di Maria egli vuole abitare
in modo speciale qui, in questo suo santuario.
2. Entriamo dunque in questa dimora di
Dio, seguendo l’esempio di schiere innumerevoli di fedeli che da
tanti secoli giungono quassù. Entriamo in questo luogo prediletto da
Dio e da Maria ed inchiniamoci in devota adorazione davanti
all’infinita Maestà divina, che si compiace, per intercessione di
Maria, di far scendere in modo speciale la sua misericordia in questo
luogo santo, e di irradiare, da qui, sempre nuove energie di grazia,
che illuminano le menti circa la verità che salva, rafforzano le
volontà nell’adempimento dei comandamenti divini, rinsaldano la
comunione degli uomini tra loro e con Dio.
Anche noi oggi, come il re Davide
attorniato dal suo popolo, esultiamo ringraziando il Signore per
averci donato questo santuario, la lunghissima e ricchissima storia
di devozione e di pietà, che si è intrecciata intorno a questo
tempio, riverberandosi beneficamente su tutta la regione circostante.
Lo ringraziamo per averci donato Maria.
E ringraziamo anche Maria, per essersi
compiaciuta di manifestarsi qui non solo ai cuori già illuminati
dalla fede, Ma spesso anche a quelli “in ricerca”, che
avvertivano in sé la necessità di un radicale conversione, Quante
persone hanno ritrovato fra le mura di questo santuario la gioia e la
pace dell’incontro con Dio! Negli occhi della Madre hanno letto la
parola decisiva, che ha dissolto le nebbie del dubbio e ha dato il
necessario supplemento d’energia alle volontà vacillanti. Qui, ai
piedi della Madre, hanno trovato la forza di rinunciare alle
suggestioni del male per aderire senza riserve alle indicazioni
esigenti, ma al tempo stesso liberanti, del Vangelo.
3. I santuari mariani sono, per loro
natura, centri di irraggiamento del cristianesimo, destinati a
riconciliare tra loro i fratelli, e a diffondere la fede. È
doveroso, pertanto, che quanti sostano qui in preghiera si pongano le
domande che il Vescovo della diocesi, il caro monsignor Giustetti, ha
rivolto a sé ed a voi nella sua lettera pastorale dello scorso anno:
“Le nostre comunità - egli si chiede - sono composte di adulti
davvero credenti e coraggiosi testimoni della fede? Non è forse
ormai prevalente il numero dei giovani e degli adulti cosiddetti
“lontani”? Li lasciamo alla loro sorte o ne deduciamo stimolo più
forte a un atteggiamento missionario?”.
Sono questioni fondamentali, carissimi
fratelli e sorelle, sono questioni urgenti, dalle quali ciascun
cristiano responsabile deve sentirsi interpellato. Anch’io perciò
vi dico: prendete coscienza dell’altezza della vostra vocazione e
dei doveri che ne scaturiscono. Nessuno è cristiano solo per se
stesso. Il dono della fede ci è dato perché ce ne facciamo
testimoni, con la parola e con la vita, di fronte ai fratelli.
Impegnatevi, perciò, a ricavare dalla
stessa devozione a questo santuario una sempre rinnovata iniziativa
missionaria! Fate in modo che la luce, che Maria vi concede in questo
luogo, non colmi soltanto le vostre anime, ma in vari modi trabocchi,
si espanda ed illumini anche i “lontani”! Chiedete qui a Maria
questo rigoglio, questa vitalità della vostra fede. L’amore e la
misericordia verso i fratelli, da una parte, e la consapevolezza
della vostra responsabilità nei loro confronti, dall’altra, creino
in voi una specie di santa inquietudine, che vi spinga ad una
continua ricerca dei modi e dei mezzi più adatti per comunicare
anche ad essi quella luce che Dio vi fa gustare, per il tramite di
Maria, in questo santuario.
4. “Ecco la dimora di Dio con gli
uomini! / Egli dimorerà tra di loro” (Ap 21, 3).
L’uomo porta dentro di sé un bisogno
insopprimibile di assoluto. In fondo, ogni uomo - lo sappia o non lo
sappia - desidera abitare là dove abita Dio. Quante volte la
Scrittura presenta ed esalta questo anelito del cuore religioso ad
“abitare nella casa del Signore”!
E la nostra eterna beatitudine non
consisterà forse nell’abitare presso Dio? Abitare là dove Dio
“tergerà ogni lacrima dai loro occhi”, così che “non ci sarà
più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose
di prima sono passate” (Ap 21, 4)?
Ma, in certa misura, già su questa
terra ciò avviene per mezzo della fede: il Dio trascendente diventa
in qualche modo “immanente” nel cuore e nella coscienza dell’uomo
che crede. Ciò avviene soprattutto mediante il sacramento
dell’Eucaristia, nel quale la presenza di Dio fra noi e in noi
acquista la dimensione reale del Corpo e del Sangue di Cristo.
Come non comprendere, allora, il
desiderio di abitare accanto al luogo in cui abita Dio, in modo che
la casa dell’uomo sia congiunta con il tempio, con la “casa di
Dio”? E come non trovare giusto che si cerchi di venire incontro a
un tale desiderio?
È proprio ciò che da secoli si fa in
questo, come in molti altri santuari: offrire ospitalità ai
pellegrini desiderosi di abitare presso la “casa di Dio”. Ciò
emana in modo del tutto logico e spontaneo da una spiritualità
cristiana intensamente vissuta. Si spiega perciò l’impegno che la
comunità ecclesiale biellese ha sempre profuso per autenticare ed
evidenziare l’opera di questo luogo di culto, che le generazioni
cristiane del passato hanno concepito e voluto come “domus Mariae”.
È nell’intima natura della fede cristiana suscitare opere e
strutture di carattere umano e sociale che mantengano con questa fede
un legame vitale, senza del quale esse si allontanerebbero dal loro
fine e perderebbero l’energia che le sostenta.
5. Desidero a questo punto rivolgere a
tutti il mio cordiale saluto. Saluto anzitutto le autorità religiose
e civili, responsabili, ciascuna nel proprio campo, della buona
conduzione di questo santuario e delle opere annesse: il vostro
zelante Vescovo, i presuli qui convenuti, il signor sindaco, che
ringrazio per il saluto cortese datomi all’arrivo, le altre
autorità, come anche il rettore ed i sacerdoti del santuario, le
“Figlie di Maria” e le altre persone che prestano qui la loro
solerte opera. Un saluto particolarmente affettuoso rivolgo a tutti i
sacerdoti della diocesi, che sono qui convenuti per unirsi a me nella
celebrazione del divin sacrificio e per testimoniare il loro affetto
filiale a Maria. Ad essi va un cordiale incoraggiamento perché,
nelle fatiche del ministero, sappiano sempre cercare conforto e
sostegno nell’intercessione della Vergine santa. Il mio pensiero si
allarga, poi, a tutti i fratelli e le sorelle che frequentano
devotamente il santuario. Un pensiero particolare per i sofferenti e
i bisognosi, che la fede spinge tra le braccia di Maria, la quale,
nella sua tenerissima sollecitudine, non manca mai di consolarli e
confortarli nei momenti difficili.
Oggi festeggiamo Maria anche sotto il
titolo di Madonna del carmine. È un antico titolo mariano questo che
è al centro di una ricca esperienza spirituale non solo per la
famiglia religiosa che prende nome dalla Vergine del monte Carmelo,
ma anche per tante anime desiderose della perfezione evangelica in
una vita contemplativa centrata, come quella di Maria, sulla
preghiera continua e sull’ascolto della Parola.
6. “Ti saluto, o piena di grazia, il
Signore è con te”! (Lc 1, 28).
Sono venuto qui per salutare la
Madonna, salutare Maria la Vergine santissima e per salutare voi.
Salutiamo ora tutti insieme Maria con queste parole gentili e
profonde dell’angelo Gabriele.
Inchiniamoci davanti alla nostra Madre.
Sostiamo davanti alla sua venerata immagine in devoto raccoglimento.
Contempliamola nella sua purissima bellezza, specchio immacolato
della bellezza divina.
Ringraziamola per la sua presenza tra
noi, per le sue preghiere e per le sue materne premure. Sentiamoci
profondamente felici sotto il suo sguardo. A questa gioia ci richiama
la stupenda scritta impressa sulla facciata della Basilica antica: “O
quam beatus, o Beata, quem viderint oculi tui”: “Oh davvero è
beato, o Vergine Beata, colui sul quale si posano i tuoi occhi!”.
“Eccomi - ci dice Maria - sono la
serva del Signore” (Lc 1, 38). Vergine santissima, vogliamo
servire Dio, noi tutti vogliamo servire Dio con te, vogliamo servire
Dio come te.
Così sia!
Dal sito
http://www.vatican.va/
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