venerdì 1 agosto 2014

Lettere di una bambina morta a otto anni



Miei cari Amici,
il testo che oggi vi propongo costituisce per me un enigma sotto tutti i punti di vista. Quando l’ho ricevuto si presentava sotto la forma di un piccolo opuscolo grigio, senza il nome dell’editore né dell’autore e senza nemmeno una data che consentisse di risalire alla fonte. Il contenuto? Delle lettere inviate da una bambina di nome Stella a un’adolescente di nome Lena: o è una finzione letteraria, o l’autrice e la destinataria sono realmente esistite...
Questo opuscolo ciclostilato mi è stato donato verso il 1996 da un seminarista. Ne aveva trovate 300 copie in uno scatolone nell’abbazia di Champagne-sur-Rhône: ne ha presa una e me l’ha mostrata. Le ho prestato un’attenzione distratta... e oggi la ritrovo, stupefatto di non essermi accorto prima di un simile gioiello!
Non riesco a credere che si tratti di un’opera di fantasia, e mi assumo il rischio di presentarvela come autentica. Pur non potendo sostenere il confronto con gli scritti del Beato Rafael, le pagine che leggerete ci portano nelle profondità della via d’infanzia dove Stella sembra muoversi d’istinto, senza aver avuto, apparentemente, alcuna decisione da prendere, immersa com’era fin dalla nascita in una povertà totale dell’intelligenza e del cuore.

Vi trasmetto dunque questo piccolo tesoro che mi affascina, nella speranza che affascini anche voi e che abbiate voglia come me di saperne di più... e quindi forse di aiutarmi.
Vi ringrazio fin d’ora, e vi do la mia benedizione.

Avvento 2000
Fr. M.D. Molinié, o.p.
***
In molti hanno risposto al mio appello volto ad avere maggiori informazioni su Stella e ci tengo, per prima cosa, a ringraziare tutti. Ho poi la gioia di annunciare che, grazie a chi mi ha aiutato, ora sappiamo con certezza che le lettere di Stella non sono frutto di invenzione letteraria, ma che furono realmente scritte da una piccola americana di sette anni e mezzo, e che la loro destinataria, Lena, nata in Svizzera nel 1918, l’ha allevata fin dalla nascita. Lena vive tutt’ora in Francia.
Le lettere di Stella furono pubblicate nel 1956 con l’imprimatur del Vescovo di Friburgo. In questa pubblicazione si apprende che Stella è morta domenica 1 ottobre 1945. Inoltre al termine dell’ultima lettera c’è la frase finale che non si trovava nell’opuscolo di cui disponevo all’inizio: “La tua bambina, che non è potuta restare sulla terra senza la sua Lena.”

Pasqua 2001
Fr. M.D. Molinié, o.p.

Come un giglio fra i cardi”

Mia cara piccola Lena,
La mia prima lettera è per te, per dirti il mio gran dispiacere da quando sei partita. Perché mi hai lasciato qui tutta sola? Non voglio più restare sulla terra, voglio morire perché ora che Lena è lontana, nessuno mi ama. Mamma mi sgrida sempre, perché non voglio che qualcuno venga a prendere il tuo posto. Dice che sono testarda come te. Meglio così! Almeno ho qualcosa di te. C’è una signorina che viene il pomeriggio per darmi lezioni di francese. Non mi piace, perché non ride mai e non mi racconta delle belle storie. Ma imparo bene il francese e quando lo saprò bene, verrò a cercarti da sola.
Tutte le sere parlo di te con la mia bambola; le mostro le tue foto, ma lei non ti riconosce più, perché le ho dato tanti baci che non si vede più la faccia. Non fa niente, io so che sei tu. Quando mi sveglio di notte, corro nella tua camera e chiamo Lena, ma tu non senti mai che piango. Piango a lungo e poi, al mattino, il cuscino è tutto bagnato.
Quando sei partita, ho gridato tutta la notte, poi tutto il giorno, poi ancora tutta la notte e non ho voluto mangiare niente e, quando mi hanno obbligata, ho rigettato tutto. Allora mamma ha mandato a chiamare il signor Peter, e lui mi ha consolata; mi ha detto che saresti ritornata presto. Ma io so bene che non tornerai più. Presto sarai una Suora, con delle grandi ali come Suor V. È lei che mi ha preso la mia Lena. Anche Peter è dispiaciuto, ma dice che verrà a cercarti in aereo. Lui non sa che quando tu non vuoi non c’è niente da fare.
Non dimentico la mia preghiera al piccolo Gesù: tutte le sere prego come mi hai insegnato. Papà dice che sono delle sciocchezze. Io so bene che non è vero, perché tu hai sempre pregato.
Quando papà dice: “Chi è che comanda qui?,” gli rispondo sempre: “Lena,” allora papà dice che non c’è più nessuna Lena, ma io so bene che ci sei ancora.
Stiamo per fare un lungo viaggio in nave, ma a me non importa niente; adesso che non sei più qui, niente mi fa più piacere.
Credo che ci saranno degli errori in questa lettera, ma non ho voluto mostrarla alla signorina, né a Peter, perché questa lettera è solo per te. Peter scriverà l’indirizzo.
La tua camera è sempre la stessa. Non voglio che nessuno ci entri; è la tua camera, solo la tua. Quando sono molto triste ci vado, e allora, è come se tu fossi un po’ là.
Mi ricordo quando mi prendevi sulle ginocchia e mi baciavi.
Adesso non do più baci a nessuno, li tengo tutti per te, per quando ti rivedrò.
Addio, mia cara piccola Lena, ti voglio ancora tantissimo bene, con tutto il mio cuore e ti mando tutti i baci che ho dato alla lettera perché tu li riceva. La tua bimba triste che non ride e non canta più
Stella

Quando la guerra sarà finita verremo in Svizzera. Se sapessi quando finisce, conterei i giorni che mancano per poterti rivedere. Anche se hai delle ali, ti riconoscerò sempre.

Mia cara piccola Lena,
se sapessi come sono stata contenta quando ho ricevuto la tua lettera e la tua foto. Sono corsa da tutti per raccontare la mia felicità. Ma non ho visto le ali. Peter dice che l’arpa è molto cara e che ci vuole tempo per guadagnarla. Non hai più soldi piccola Lena? Dimmelo subito e ti mando tutto quello che ho nel salvadanaio, perché sono sicura che ti dispiace aspettare. I bambini sono molto graziosi... Mi dici che sono molto poveri, ma almeno loro hanno la mia Lena che li ama! Io sono ricca, ma non ho
più nessuno che mi “tenerezzi,” ora che te ne sei andata. E se potessi scegliere, mi piacerebbe essere uno dei bambini poveri, quello che è accanto a te nella foto. Mamma dice che sei dimagrita.
Vuol proprio dire che non mangi più niente, piccola Lena.
Mangiavi già così poco qui, e adesso sei ancora dimagrita. Bisognerà che venga in Svizzera a raccontarti delle belle storie per farti mangiare senza che te ne accorga, come tu facevi con me. Ti ricordi?
Adesso nessuno mi racconta più delle belle storie, ma io ricordo tutte le tue e le racconto alle mie bambole. Vorrai sapere le novità di qui. Oh! sai, succedono un sacco di cose e vorrei che tu fossi qui per chiederti dei perché. Prima di tutto la signorina che aveva preso il tuo posto se n’è andata. Mamma era molto arrabbiata, perché l’ha vista un giorno mentre baciava papà. Ma è una cosa cattiva dare baci a papà? Quando uscivamo in automobile, papà la baciava sempre e parlavano a voce bassa. Credevano che non capissi, perché non parlo inglese. Tu mi hai insegnato il francese ed è tutto quello che mi resta di te. Almeno questo nessuno me lo può togliere.
Quando sento papà dire delle cose gentili, mi chiedo perché a me non le dice mai... Ma, forse, si dicono solo alle signorine. Ma perché lei si lascia baciare da papà? Tu non eri così. Mi ricordo bene che, un giorno, in automobile papà ti aveva preso la mano.
Allora tu hai detto all’autista di fermare, e poi siamo scese e papà ha proseguito da solo. Solo che non sapevi la strada per tornare a casa e non sapevi ancora la lingua di qui. Allora ci siamo perse; hai pestato i piedi per terra e hai detto: “Voglio andare in Svizzera.” Oh! cara Lena, dimmi perché non ce ne siamo andate via quel giorno? Ora sarei con te e non sarei mai più triste.
L’altro giorno papà era molto arrabbiato con la mamma e ha detto molto forte: “La tua bambina, chi mi dice che è mia figlia?”
Ma, dimmi, mia Lena, se non sono figlia di papà, allora di chi sono? Non ho chiesto niente a nessuno, ma sabato c’era una grande festa in casa. E quando tutti erano là nella sala, ho dovuto cantare e ballare. E dopo papà ha detto: “Vieni a dare un bacio a tuo padre.” Ma io ho messo le mani dietro la schiena e ho detto: “Che ne so io se sei il mio papà?” E non ho voluto dargli dei baci. Se avessi visto come si è arrabbiato!
Un giorno, ho incontrato un bambino povero e l’ho portato a casa nostra per dargli qualcosa. Ma, quando mamma l’ha visto, l’ha mandato subito via e mi ha proibito di toccare i bambini di strada, perché hanno dei microbi. Allora ho detto che tu non avevi paura, perché prendevi tutti quelli che incontravi, davi loro da mangiare e anche dei vestiti che mi erano diventati stretti; allora, quando mamma l’ha saputo, ha alzato le braccia e ha gridato: “La mia casa è piena di microbi.” Poi ha fatto una telefonata e sono arrivati dei signori che hanno buttato acqua in tutta la casa.
Non aveva un buon odore, ma era per togliere i microbi. Ma, sai, io di microbi non ne ho proprio visti.
Adesso, quando vedo dei bambini poveri prima chiedo loro se hanno dei microbi, ma mi rispondono tutti che non hanno soldi per comprarli. E quando gli dico che sono proprio i poveri ad avere dei microbi, mi dicono che non sanno cosa sono. Allora me lo spiegherai tu quando mi scriverai.
La domenica, Peter viene a prendermi per andare a messa.
Sono contenta perché, se non venisse, non ci potrei mai andare, perché la signorina non ci va. Ma, siccome mamma non vuole che ci vada da sola, allora Peter viene a prendermi. Ci sediamo sempre nello stesso posto e lasciamo la tua sedia vuota in mezzo; così è un po’ come se tu fossi lì. Ma, sai, quel cattivo di Peter, quando il prete sale sulla sua piccola torre per parlare, va fuori e torna quando ha finito. Io resto in chiesa. Non capisco sempre quello che il prete dice, ma resto lo stesso per tenere compagnia al piccolo Gesù. Forse anche Lui non capisce quello che dice il prete e perché non si annoi nel suo tabernacolo io Gli parlo: ci intendiamo bene noi due.
Chiederò l’indirizzo al Ministro svizzero e lo metterò io stessa, perché non voglio che vedano la mia lettera; è solo per te. La Signora X metterà il francobollo. Saluta da parte mia Suor V. Mi ha preso la mia Lena, ma visto che tu sei contenta, cercherò di non essere troppo infelice. Addio, piccola Lena, ti bacio con tutto il mio amore.
Stella

Ho dimenticato di dirti, piccola Lena, che, prima di Natale, sono caduta dall’arancio e mi sono rotta un piede. Sono dovuta restare a letto un mese, ma sono stata molto brava: ho pensato che era meglio che fossi io, e non tu, a dover restare a letto, perché a te non piace molto non poterti muovere. Ho offerto tutto il male che avevo al piccolo Gesù, perché faccia sì che un giorno anche papà e mamma amino il buon Dio. Adesso corro come prima, ma non salgo più sugli alberi.
Sai, Lena, forse ho fatto degli errori, ma non farmi gli occhiacci, perché, anche da lontano, mi spiacerebbe. Peter mi ha detto che non pensa che tu resterai molto là dove sei, perché non puoi fare come vuoi. Ma dimmi, cara Lena, come fai a non fare più quello che vuoi? Mi scriverai una lunga lettera e mi dirai che i tuoi piccoli poveri non ti hanno fatto dimenticare la tua bambina, perché sono ancora tua, solo tua. Quando sarò grande, verrò anch’io in Svizzera a prendere delle ali; curerò i piccoli poveri, e pazienza per i microbi.
Addio, mia piccola Lena tutta mia. Conto i giorni fino a quando riceverò una tua lettera; ti mando tutti i miei baci, che conservo per te. La tua bimba che ti ama,
Stella

Mia carissima Lena,
conto i giorni per ricevere una tua lettera. Sono arrivata al trentesimo, ma non posso più aspettare. Sono così triste che voglio scriverti oggi. Forse quando ti avrò detto tutto sarò meno triste, perché so che penserai a me.
Mia cara piccola Lena, torna dalla tua bambina; ti amerò tanto che dimenticherai le ali. Non voglio più restare sulla terra senza di te. Ho provato, ma ogni giorno che divento più grande sento che non posso restare senza di te. Tutto è così brutto nella mia casa e vorrei che tu fossi qui per non vedere nient’altro che te.
Da lunedì, papà è venuto a casa con un’altra signora, e quando ho chiesto dov’era la mamma, papà ha detto: “Ha scelto un altro papà.” Perché le bambine non possono scegliere anche loro? Io sceglierei come mamma la mia Lena.
Ieri sono stata in automobile e ho visto la mamma con un altro signore che passeggiavano. Volevo andare a salutarla, ma la Signorina ha detto che papà lo proibiva. Quando sono arrivata a casa, ho detto a papà che volevo andare dalla mamma perché forse sente la mia mancanza. Ma papà ha detto: “Tua madre non sente la tua mancanza, a lei non piacciono i bambini.” La signora che resta da noi non sa il francese. Meglio, così non ho bisogno di parlarle. Non mi piace, perché è venuta a prendere il posto della mamma. Lo sa bene che non è lei la mia mamma; allora, perché rimane?
Ho di nuovo un’altra Signorina. È la sesta, da quando sei partita. Quella che ho adesso non si occupa di me: legge o parla sempre coi signori che vengono in casa.
Una notte mi sono svegliata e ho chiamato. Ma nessuno mi ha sentito. Sono andata a guardare in tutte le camere, ma non c’era nessuno; e ho avuto paura, perché era notte ed ero da sola. Allora sono andata a cercare Negus, l’ho preso nella camera con me, mi sono sdraiata sul tappeto accanto a lui e gli ho parlato di te.
Tu non mi hai mai lasciata da sola la notte. E siccome pensare a te mi faceva sentire tutto quello che ho perduto, ho pianto; il mio Negus ha capito che ero molto triste e ha leccato le lacrime che colavano. Questo mi ha consolato un po’ e, siccome non avevo più paura, mi sono addormentata tenendo Negus vicino a me. La Signorina mi ha svegliata gridando molto forte a Negus: “Fila via, cagnaccio!” E l’ha picchiato. E quando ho detto che ero stata io a farlo venire, mi ha tirato i capelli e mi ha detto che sarei stata punita. E domenica, quando Peter è venuto a cercarmi per andare a messa, l’ho sentita dire che ero uscita a passeggiare con papà.
Oh! Piccola Lena, tu mi hai detto che non bisogna mai dire bugie, perché fa dispiacere a Gesù. Allora perché la Signorina ne dice? Ma forse lei non sa che fa dispiacere a Gesù; non ha avuto nessuna Lena che gliel’ha insegnato. Allora, nel pomeriggio, quando riposa e non vuole che la disturbi, sono corsa in chiesa per consolare il piccolo Gesù. Gli ho chiesto scusa per la bugia della Signorina. Allora, sai, Lena, il piccolo Gesù mi ha sorriso.
Se sapessi come sono stata contenta perché mi ha sorriso; vuol dire che non ha più dispiacere, non è vero, Lena? E adesso conservo il suo sorriso nel mio cuore, e quando ho dei dispiaceri, lo rivedo e sono consolata.
Mia piccola Lena, vorrei essere grande per scriverti delle belle lettere e per dirti con delle belle parole come ti amo. Sono ancora piccola, visto che ho sette anni e mezzo, ma voglio lo stesso amarti moltissimo. Penso a tutto quello che mi hai insegnato e ti dico grazie per avermi insegnato a conoscere il piccolo Gesù. Se non avessi avuto la mia Lena, non saprei niente del piccolo Gesù, e allora a chi racconterei i miei dispiaceri e le mie gioie? Oh! Di gioie non ne ha molte la tua bambina da quando sei partita, ma conosco dei piccoli neri che non sanno niente di Gesù; allora, loro sono ancora più infelici di me.
Adesso siamo al mare. Guardare il mare mi fa pensare ancora di più a te; perché, dall’altra parte di tutta quell’acqua, tu curi i piccoli poveri? Ce ne sono molti qui. Ma forse tu vuoi delle ali.
Ho pensato che se tu volessi tornare da me, si potrebbero prendere le ali del piccolo piccione che è morto. Solo che sarebbero un po’ piccole.
Hai già ricevuto l’altra lettera che ti ho mandato domenica? Non ho potuto aspettare la risposta prima di scriverti, perché se aspetto troppo, posso dimenticare delle cose. Ti scriverò di nuovo giovedì. Abbraccio tutti i piccoli poveri. Devono essere così contenti di avere la mia Lena che li ricolma di tenerezza, che dimenticano di essere poveri. Addio, mia piccola Lena. Non dimenticare la tua bimba, perché allora avrebbe troppo dispiacere.
La tua Stella tutta tua

Mia carissima Lena,
Finalmente, una tua lettera, e anche con un’immaginetta. Sono una bambina davvero viziata, e ti ringrazio. Ho preso un po’ del tempo che tu doni ai tuoi piccoli poveri, ma tu dirai loro che anch’io ho bisogno della mia Lena, e che non è colpa mia se sono ricca. Sono contenta che hai risposto a tutti i miei perché. Mi ha fatto piacere sapere che sono ancora la bimba del mio papà: dato che me lo dici devo essere io che non ho ben capito quando papà ha detto: “Questa bambina non è mia.” Di sicuro parlava di una bambina che passava per la strada. Ma sono molto contenta che me l’hai spiegato, altrimenti avrei sempre creduto che quella bambina ero io.

Ho voluto obbedire subito quando ho letto che tu scrivi che devo essere gentile con papà e che lui mi amerà. Ma quando sono voluta andare sulle sue ginocchia per abbracciarlo, la signora ha detto a papà: “Lascia perdere la bambina, faremo tardi a teatro.” E papà ha detto: “Fila.” D’accordo, avrei dovuto scegliere un altro momento, ma è sempre il momento di qualche cosa: o papà vuole dormire, o andare in auto, o a una festa. Non ha mai tempo per me. Ti ricordi, Lena, era sempre così quando eri qui.
Ma sai, adesso non sono più triste come prima. Tutte queste piccole pene sono fiori che offro a Gesù. Fa troppo caldo qui perché i fiori crescano e allora ho spiegato a Gesù che i miei fiori sono tutti i miei sacrifici di ogni giorno. Certo, questi fiori non posso metterli in un vaso in chiesa, ma li metto nel cuore di Gesù.
Sai, mamma è tornata. Voleva rimanere a casa, ma papà vuole tenere l’altra signora e ha gridato molto forte. Ma tu mi hai detto di non ascoltare più i grandi. Allora, ho messo le mani sulle orecchie per non sentire più niente. Subito papà ha detto: “Andiamo molto lontano, perché la mamma non ci trovi più.” Le valigie sono pronte e prendiamo l’aereo sabato. Perciò, Lena, non bisogna più scrivermi qui, perché il ministro non saprà dove mandarmi la lettera. Ma io ti scriverò quando saremo arrivati e ti darò l’indirizzo.
Peter mi ha detto di ringraziarti per il foglio che hai messo per lui nella mia lettera. Ma io questo foglio non l’ho visto.
Ringrazia molto suor A. per la bella immaginetta; mi ha fatto piacere. L’ho messa sul comodino. È molto gentile suor A. a mandare un’immaginetta a una bambina che non conosce, senza sapere se questa bambina è stata abbastanza buona da meritare un’immaginetta. Questa Suora ha anche lei delle ali come te? Le dirai che la mia ultima bambola l’ho chiamata come lei. A te non dispiace, vero, Lena? Ho quattro bambole che si chiamano Lena.

Ho mostrato a papà come il piccolo Gesù dell’immaginetta ama anche i piccoli neri. Ma papà ha detto: “Piantala con i tuoi sotterfugi su Gesù.” Di’, Lena, che cosa sono i sotterfugi? Sono sottovesti come la mia rosa ?
Non portiamo Negus con noi. Mi spiace molto, ma cercherò di non piangere perché sia un bel fiore per Gesù.
Addio, mia cara Lena, spero che tu sia sempre contenta; spero che tu abbia già le ali. Sono buone le suore? Spero che non ti sgridino mai. Se ti sgridano anche una sola volta, lascia tutto e torna dalla tua bambina. Ma sono sicura che non ti sgridano mai.
Mi farebbe troppo male, e sono troppo lontana per consolarti.
Bisogna fare come me, Lena, quando sei addolorata, dillo a Gesù, e si è subito consolati.
La tua Stella

Mia cara Lena,
È giovedì, ed eccomi. Ho quasi rischiato di venire da te. Ieri c’era una nave e in fretta, mentre la Signorina faceva la siesta, ho preso una piccola valigia con dei vestiti e il salvadanaio, e poi ho preso anche Negus, perché sarebbe troppo triste senza di me. E poi sono andata sulla nave. Ma quando ho detto al signore che andavo in Svizzera, da Lena, lui ha detto che quella nave non andava in Svizzera. Allora sono tornata a casa. Ma guardo bene tutte le navi che arrivano, e quando ce ne sarà una che va in Svizzera, partirò.

Cara piccola Lena, vorrei che mi mandassi un piccolo rosario.
Quello che mi hai dato me l’ha preso la cuoca. Lo so, perché gliel’ho visto al collo. Ma non ho voluto darle un dispiacere. Allora gliel’ho lasciato.
Il piccolo negretto che portavi a casa è morto. Forse sono i microbi che l’hanno mangiato, perché era povero. Sai, non oso più portare a casa dei poveri, me lo proibiscono. Allora, visto che non posso più servire i poveri, ho pensato che sarò la piccola serva del piccolo Gesù, come tu mi hai insegnato. Gli dirò sempre sì, anche quando è difficile, come quando bisogna mangiare degli spinaci cattivi. Così il piccolo Gesù sarà contento. E poi sai, ho anche pensato che poiché non ho più una mamma, il piccolo Gesù mi presterà la sua. Amo molto la Santa Vergine; peccato che non la si veda.
Piccola Lena, mi piacerebbe avere una sorellina. Dimmi, a chi bisogna chiedere? Mi annoio da sola. Le mie bambole e Negus sono molto buoni, ma non parlano e questo non consola quando si ha un dispiacere. Ma forse è meglio non avere una sorellina, perchè saremmo due bambine a non avere una mamma che ci dia tanta tenerezza.
Non ho scritto bene, ma mi sono sbrigata prima che la Signorina si svegliasse. Non voglio che veda la tua lettera. Scrivimi presto. Non ho ricevuto ancora niente dopo la foto dei bambini. Bisogna mandare tutto al ministro; è più veloce, me l’ha detto lui.
Addio, mia piccola Lena. Hai già le ali? Un grosso bacio fino a domenica. Allora ti scriverò e ti ridarò dei baci freschissimi.
La tua Stella

Mia cara Lena,
Scrivi presto al R. Padre Anselme; devi dirgli che bisogna che io faccia la Prima Comunione. Ti ascolterà, perché quando dici qualcosa, tutti obbediscono. Dì al Padre che so molto bene il catechismo. Sono stata da lui stamattina e ho insistito tanto di lasciarmi fare la prima Comunione. Ma mi ha detto che ero troppo piccola e che devo aspettare di non avere più i boccoli.
No, Lena, non posso più aspettare, e neanche Gesù. Non è bello da parte del Padre dire che sono piccola. Si può amare Gesù moltissimo, anche quando si è piccoli. Sono tornata a casa molto triste ed ero così dispiaciuta che non ho saputo ascoltare Gesù. Lui mi consola sempre. Ma oggi, sono rimasta sola col mio dolore. E poi, all’improvviso, ho pensato che il Padre aveva detto che quando non avrei avuto più i boccoli, sarei stata abbastanza grande. Allora, la gioia è tornata. Ho preso le forbici e, in fretta e furia, ho tagliato tutti quei boccoli che mi impedivano di ricevere Gesù. Poi sono andata di corsa dal Padre Anselme, sicura, questa volta, che mi avrebbe fatto fare la Prima Comunione. Sai Lena, il Padre ha ancora detto no. Oh! È brutto dire no quando si è promesso. Non voglio più bene a Padre Anselme. Non gli chiederò mai più di lasciarmi fare la comunione, ma ho spiegato tutto a Gesù. Adesso sono consolata. Gesù mi ha capito e Lui non mi ha detto di no.
Quando sono arrivata a casa, c’era mamma e quando ha visto che mi ero tagliata i capelli, mi ha sgridato moltissimo; mi ha detto che ero una brutta bambina e che non mi voleva più vedere.
Non fa niente, Gesù mi ama come sono e questo mi basta.

Dimmi, Lena non vuoi provare a prendermi in Svizzera? Sono sicura che mi lascerebbero fare la Prima Comunione. E quando l’avrò fatta, ti prometto di ritornare da brava in America e di non disturbarti più. Scrivimi presto. Le tue lettere sono tutto quello che mi rimane per essere buona. Sai bene che qui nessuno mi parla di Gesù, perché nessuno Lo ama. Io credo che non lo dimenticherò mai, poiché tu non sei più qui; scrivimi spesso e parlami sempre di Lui. Dimmi quello che devo fare perché sia contento della piccola Stella. Dimmi anche quello che posso fare per consolarlo a causa di quelli che non lo amano. Faccio spesso dei grossi sacrifici, come mangiare gli spinaci o dare i miei soldi ai poveri, o non piangere quando vedo che né papà né mamma si occupano della loro bambina. Mi dirai altri sacrifici che devo fare e che non so vedere.
Addio mia Lena. Quando andrai a comunicarti e avrai Gesù nel tuo cuore, digli, visto che lo sai, come l’amo e come lo desidero “così tanto” nel mio cuore
La tua Stella

Mia cara Lena,
Scrivimi presto, mia Lena, perché sono troppo triste. Ieri John è venuto a giocare con me; ha detto una parolaccia, allora gli ho detto che questo faceva male a Gesù. Ma mi ha detto che non sapeva chi è Gesù. Allora gli ho spiegato che Gesù è nato in una mangiatoia ed è morto su una croce per noi. Ma quel cattivo di John non voleva credere e diceva che erano frottole. Oh! Allora,  Lena, mi sono arrabbiata moltissimo e gli ho dato uno schiaffo.
Beh, ha gridato così forte che papà è venuto a vedere. Mi ha sgridata e mi ha detto che dovevo essere gentile con John perché, quando sarà grande, sarà mio marito, perché è molto ricco. Ma io gli ho detto che non volevo nessun marito e che da grande mi sarei fatta suora come Lena, sarei andata a curare i piccoli poveri e avrei fatto conoscere Gesù a quelli che non lo conoscono. Allora papà ha detto delle brutte cose. Mi ha detto che non c’è un buon Dio e che tutto quello che mi hai detto sono delle sciocchezze per farmi addormentare. Allora, Lena, l’ho difeso moltissimo il mio Gesù, e non ho avuto paura davanti a papà. Ho battuto i piedi e ho detto: “Certo che c’è un buon Dio che ha fatto i fiori e i bambini, e ci ha salvato morendo sulla croce. » Ho detto che ci guarda dal Cielo e che ricompenserà un giorno quelli che saranno stati buoni e punirà quelli che sono stati cattivi. E ho detto anche che i ricchi sono come i poveri e che in Cielo saremo tutti la stessa cosa davanti a Gesù. Volevo dire ancora molte cose, ma non ho avuto il tempo. Papà si è arrabbiato molto, mi ha chiuso in camera e ha detto che ero un gallo. E, dalla mia camera, sentivo John che diceva: “Oh! Il brutto gallo, non voglio più giocare con quel brutto gallo.” E papà ha detto: “Quando sarai suo marito, le insegnerai a non dire sciocchezze.” Ecco, è tutto. Ma sai, piccola Lena, mi è dispiaciuto molto, non per me, ma per il mio caro Gesù. Non ho potuto dormire tutta la notte, perché ho pensato a come doveva essere triste, il mio Gesù, nel sentire e nel vedere delle persone che non credono in Lui e che non Lo amano. Volevo fare qualcosa di grande per consolarlo, ma non sono stata capace di trovarlo. Dovrai dirmi, Lena, quello che posso fare. Tu L’ami “così tanto,” il piccolo Gesù; forse in due riusciremo a consolarlo. Nell’attesa, gli ho chiesto un grande perdono per quelli che lo fanno soffrire.
Di’, Lena, credo che la cosa migliore sarebbe che tu tornassi qui. A te, nessuno osa dire che non c’è un buon Dio e tu hai insegnato a molta gente a conoscerlo ed ad amarlo. Anche a Peter, che non andava mai in chiesa e adesso ci va sempre, perché ha ascoltato quello che hai detto. E poi anche tutti i piccoli neri e gli indiani che venivano al catechismo da te. Sai, li vedo tutti la domenica a messa. Mi riconoscono e mi parlano di te. Allora, Lena, torna qui. Quando sarò abbastanza grande per sostituirti e fare come te, potrai ripartire per cercare le ali delle Suore e mi aspetterai là fino al momento in cui anche io possa cercare delle ali.
Forse Gesù vorrebbe che tu diventassi Suora subito, ma Gli spiegherò e capirà.
Addio, mia Lena. Aspetto una lunga lettera. Non ho Signorine per il momento; l’ultima è andata via. Non mi è dispiaciuto quando se n’è andata; diceva sempre che ero una strana bambina.
Di’, Lena, tu non mi hai mai detto così, e mi amavi come sono.
Più che altro sei tu che mi hai fatto così. Anche papà lo diceva; è la sola cosa che dice di me.
Addio, Mia Lena. Prega Gesù per me, e io lo prego per te
La tua Stella

Mia carissima Lena,
Devi leggere questa lettera in cappella, e se hai troppo dispiacere, Gesù sarà vicino a te per consolarti. Quando avrò finito di scriverti, chiuderò la lettera, perché è solo per te, la metterò sul comodino, e quando sarò morta, papà te la manderà. Sarà presto; il piccolo Gesù me l’ha detto stamattina: “Presto manderò un angelo a cercarti.” Allora aspetto.
Sai, Lena, so che la Signorina... è andata in Svizzera. So anche che papà le ha dato molti soldi perché tu torni da me. Ma so che non verrai, perché ho detto al piccolo Gesù di non lasciarti partire. Tu sei sua e io non voglio riprenderti. Sì, ho provato molto dispiacere, ma tu non mi hai lasciato sola. Mi hai insegnato a conoscere Gesù e ad amarlo. E io L’ho amato più che ho potuto.
Ho cercato di non pensare che a Lui, e così sono stata felice, anche nei miei grandi dispiaceri di bambina. E poi, sai, Lena, era facile essere felice: il piccolo Gesù è venuto nella mia camera. È ancora più bello di quando lo avevi nel tuo cuore nella Comunione. Da quando sono malata, non mi sono mai annoiata. Non ci si annoia quando si ha Gesù per amico; me l’hai detto spesso e ho capito che era vero.
Ti ama molto il piccolo Gesù, ti vuole solo per Lui. Quando avrai le ali, andrai molto lontano, dove c’è molto lavoro; lascerai tutto e non rivedrai più il tuo papà né la tua mamma, nessuno che tu ami. Ma sarai felice con Gesù. Gli porterai delle piccole anime che non Lo conoscono. E se avrai delle pene, pensa subito a quante pene Gesù ha avuto per noi. Lo hanno picchiato, hanno sputato sul suo bel viso, e Lui non ha detto niente. Nemmeno tu dirai niente, vero, mia piccola Lena, quando le cose non andranno come vuoi tu. Pensa a Lui e sarai sempre contenta. Io lo so, e
voglio che tu sia certa di questo.
Ti mando questa piccola immagine. Sei tu che me l’hai mandata, mi piace molto e non voglio che la buttino via quando non sarò più sulla terra.
Papà mi ha detto che presto avrà un bambino; è contento perché le bambine sono stupide; i bimbi sono un’altra cosa.

Spero che sia come vuole. Così non sarà triste quando non avrà più la sua stupida bimba.
Addio, mia cara Lena, per l’ultima volta la tua piccola Stella ti “tenerezza” con tutto il suo cuore. In Cielo, ti dirò grazie per tutto quello che hai fatto per me. Addio, mia cara Lena
La tua Stella

Mia piccola Lena,
Forse, quando riceverai questa lettera, la piccola Stella non sarà più sulla terra. Il dottore l’ha detto stamattina a papà: “Sua figlia non ne ha per molto.” Il dottore non sa cos’ho, ma io so che è perché ho avuto troppo dispiacere da quando te ne sei andata.
Siccome non ho voluto piangere sempre, ho tenuto dentro il dispiacere. Ma questo fa male; non avevo più voglia di mangiare, né di dormire, né di giocare. E adesso sono malata. Piccola Lena, non dovrai essere triste. Mi ricordo che quando morì la sorellina hai pianto “così tanto.” Ma, per me, non bisognerà provare dispiacere perché, sai, io sono contenta. Avevo tanto chiesto al buon Gesù di riportarti da me o di prendermi con Lui. Non ha voluto che ritornassi da me perché ti vuole per i Suoi piccoli poveri. Anch’io, Lena, avrei voluto essere grande per andare a prendere delle ali dalle Suore. Ma Gesù ha pensato che mi avrebbe preso con Lui per darmi le vere ali degli angioletti. È ancora più bello, vero, Lena? Quando sarò vicino a Lui non avrò più dispiaceri. Non vedrò più tutto quello che è brutto sulla terra.
Poi, sai, non ti dimenticherò; chiederò a Gesù molte cose per te.
Non so cosa ti occorre, ma Gesù lo sa perché vede tutto, e io Gli chiederò di guardarti sempre.
Grazie, Mia Lena, per quanto sei stata buona con me. Voglio dirti qualcosa: quando ti occuperai dei bambini, non dovrai amarli tanto, perché, allora, quando te ne andrai, avranno troppo dispiacere.
Addio, mia Lena, non devi piangere quando riceverai questa lettera. Pensa che la tua bambina ha sempre cercato di far piacere al suo Gesù e che è molto contenta di andare da Lui.
Ti do tutta la tenerezza del mio cuore e ti aspetto vicino al piccolo Gesù.
La tua Stella

(Spirata il 1o ottobre ...)

Come un giglio fra i cardi,
così la mia amata tra le fanciulle.
Cantico dei Cantici II, 2 
 

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