I
misteri del S. Rosario sono un aiuto per fissare il nostro sguardo su
Gesù e orientare a Lui il nostro amore, accompagnati da Maria, che
per Lui ha avuto l'amore più pieno e profondo di cui creatura sia
capace.
Contemplare
Gesù è il primo amore del cristiano. Ognuno contempla ciò che ama:
«Là dov'è il tuo tesoro sarà il tuo cuore!».
Guardare
a Gesù infante, a Gesù che annuncia il Regno di Dio, a Gesù
sofferente, a Gesù glorioso è la strada per lasciarsi trasformare
dallo Spirito santo, lasciarsi rinnovare, convertire, diventare
strumenti dell'opera di Dio nel mondo.
Le
meditazioni che trovi in questo quaderno vorrebbero essere un aiuto
per le tue contemplazioni. Puoi usarle nella recita del Rosario o
anche al di fuori di esso. A Dio non preme un tipo di preghiera o un
altro, gli preme che riceviamo tutto il suo Amore presente in Gesù.
Lo
possiamo ricevere anche nella semplicità della ripetizione delle Ave
Maria: lo riceviamo e lo trasmettiamo. Che tu reciti il Rosario per
intero o a metà o che reciti altre preghiere o che stia in silenzio
è secondario: purché tu ti lasci trasformare e possa diventare
quello che è diventata Maria: umile serva del Signore, nel silenzio;
madre di Gesù, nel dono di sé, discepola fedele, nell'obbedienza
amorosa.
In vista
di questa conversione il Rosario è strumento utilissimo, perché
semplice, facile da tenere a mente, completo.
Per
questo è raccomandato da Papi e Vescovi e dai messaggi dati da Maria
SS. ma stessa nelle apparizioni accolte dalla Chiesa.
Anno
Mariano 1988
«Vogliamo
raccomandare veramente la recita del Santo Rosario in famiglia. Lei,
la Madre di Cristo e della Chiesa, è infatti in maniera speciale
anche la Madre delle famiglie cristiane, delle Chiese domestiche».
(Giovanni Paolo II)
MISTERI
DELLA GIOIA
1. Maria
riceve l'annuncio dall'arcangelo Gabriele
Nel sesto
mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della
Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo
della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava
Maria. Lc 1, 26-27
Maria sa
che Dio c'è, e che Dio ama, e che Dio parla per amare e per chiedere
amore. Ella cerca perciò di ascoltarlo. Ma quando Dio parla è
sempre una sorpresa, soprattutto perché Dio chiede ciò che non si
pensa di dover dare. Dio chiede a Maria tutta la vita, le chiede una
disponibilità totale. Le fa un dono così grande che le costa tutta
la vita. Riceve il Figlio di Dio, ma ciò le costa impegnare per lui
ogni giorno tutte le proprie energie fisiche e spirituali. Maria
accetta. Consapevole di donarsi senza ancora sapere come, Maria si
offre a realizzare la Parola che manifesta le intenzioni di Dio.
Eccomi, si
faccia di me come Tu vuoi.
Voglio
imparare anch'io l'amore che Maria a per il Padre, la vera preghiera:
Eccomi, per Gesù.
2. Maria
si reca da Elisabetta
In quei
giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna. Entrata nella casa
di Zaccaria salutò Elisabetta. Lc 1, 39-40
Maria ha
saputo dal messaggero di Dio che la parente Elisabetta sta
facendo
un'esperienza di fede e di amore simile alla propria.
Questa
notizia le fa desiderare l'incontro, per imparare, per condividere la
gioia e la vita nuova di abbandono a Dio.
Maria ed
Elisabetta si salutano lodando Dio, aprendosi il cuore colmo di fede
e di speranza.
Maria viene
proclamata beata dalla cugina perché ha creduto, perché la sua vita
s'è appoggiata sulla Parola di Dio, ed è divenuta così una cosa
sola con il Suo amore forte e delicato.
Ella sa che
la beatitudine consiste nell'essere guardata da Dio, nell'essere
amata da Lui senza alcun merito, perciò innalza il canto della lode
con gioia profonda e sincera: «l'anima mia magnifica il Signore e il
mio spirito esulta in Dio, mio salvatore».
Voglio
imparare da Maria a contemplare il mio Dio buono e fedele e a trovare
in Lui i motivi della mia serenità e della mia gioia, per poter
servire con libertà i fratelli che incontro.
3. Gesù
nasce a Betlemme
Diede alla
luce il suo figlio Primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in
una mangiatoia, perché non c'era posto nell'albergo. Lc 2, 6-7
L'amore di
Maria e Giuseppe per il Padre non si arresta di fronte alla
difficoltà del rifiuto degli uomini e né di fronte alla povertà
della stalla. Essi continuano ad amare, ed in questo amore, libero da
critiche e giudizi e lamentele, accolgono Gesù.
La
semplicità, l'abbandono al Padre e la pace di Maria e Giuseppe sono
il vero ambiente in cui Gesù nasce: l'essere adagiato sulla paglia
non dà fastidio a Gesù, anzi! È sua gloria poter beatificare la
povertà fin dalla nascita, perché essa è l'ambiente che favorisce
l'unione con Dio, la gioia e l'amore universale.
Beati i
poveri in spirito: beati quelli che accettano e decidono di non dare
importanza alle ricchezze, ma a Dio: essi somiglieranno al Figlio di
Dio, che ha iniziato il suo cammino con noi nella effettiva povertà.
La nostra
povertà non sarà ostacolo, anzi, sarà attrattiva per Gesù, se
vissuta nell'abbandono al Padre, con un cuore libero da critiche e
giudizi e lamentele, con la gioia di essere noi stessi la ricchezza
di Dio: tra noi potrà trovarsi bene il Figlio di Dio, come tra Maria
e Giuseppe.
4. Gesù
presentato e offerto a Dio nel tempio
Secondo la
legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al
Signore. Lc 2, 22
Il bambino
non sa che cosa sta succedendo, non ne è cosciente, ma sarà sempre
riconoscente ai suoi genitori d'averlo - fin da piccolo - presentato
al Padre, d'averlo considerato Sua proprietà e dono Suo.
Offrendo il
Figlio a Dio e riscattandolo poi con le due colombe, Maria e Giuseppe
si sono dichiarati a disposizione del Padre per donare a Gesù il
proprio servizio e il proprio cuore: esso appartiene a Dio: questa
appartenenza si manifesterà nella disponibilità quotidiana verso il
bambino, un bambino che è la gioia e la pace e la luce del popolo
d'Israele e di tutte le nazioni. Già fin d'ora Egli inizia a salvare
l'umanità: Simeone e Anna solo al vederlo giubilano e sono consolati
della lunga attesa.
Il bambino,
dono dato da Dio e riconsegnato a lui, attirerà nella sua offerta
molti cuori, nonostante il prezzo che verrà chiesto ad essi:
rinnegare se stessi, fino a lasciarsi trapassare dalla spada, come è
stato detto alla Madre.
Con Lei non
temiamo di continuare ad amare il bambino.
Egli stesso
è la ricompensa.
5. Gesù
tra i dottori della legge nel tempio
Quando egli
ebbe dodici anni salirono a Gerusalemme, secondo l'usanza. Trascorsi
i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno il
fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne
accorgessero. Lc 2, 42-43
Un
avvenimento strano nella vita del Figlio di Dio. Com'è stato
possibile? Solo una svista dei genitori? E Lui non s'accorgeva che
passavano i giorni e le notti?
Non abbiamo
altra risposta di quella che Egli ha dato: «Non sapevate che io devo
occuparmi delle cose del Padre mio?». Gesù si immerge in ciò che
riguarda il Padre, e nella sua sapienza di dodicenne è ispirato a
fermarsi ad imparare, ascoltare lezioni e conferenze... Ma il Padre
vorrà che Egli impari ancora l'obbedienza «Pur essendo Figlio
imparò l'obbedienza dalle cose che patì». Per occuparsi delle cose
del Padre suo, Gesù torna a Nazareth, ascolta Maria e Giuseppe, vive
nel nascondimento, accetta ogni giorno la croce quotidiana della
sottomissione.
Il Padre lo
chiama a rinnegare se stesso.
La risposta
di Gesù è scuola per Maria e Giuseppe: essi devono imparare a
considerare il proprio figlio come figlio di Dio, ad ascoltare per
lui non il proprio sentimento, ma le ispirazioni dello Spirito Santo.
Maria e
Giuseppe rimarranno nell'atteggiamento di libertà verso il figlio: E
nostro figlio perché lo possiamo servire, non perché lo possiamo
possedere.
Aiutati
dalla luce di questo mistero, viviamo anche noi i nostri rapporti
reciproci tra parenti e amici con la consapevolezza che nostro
compito, e compito loro, è occuparsi delle cose del Padre.
I
MISTERI DELLA LUCE
1. Gesù
viene battezzato da Giovanni al Giordano
Gesù dalla
Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. …
Appena battezzato, … si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di
Dio scendere come una colomba e venire su di lui. (Mt 3, 13. 16)
Nel fiume
entrano quanti ascoltano Giovanni, confessano i peccati, iniziano ad
attendere colui che verrà a battezzare in Spirito Santo e fuoco!
Gesù è fra di loro. Egli non è peccatore, ma ama i peccatori,
viene per loro, e perciò si mette insieme con loro. L’acqua non
lava peccati dal suo corpo, egli invece si lascia caricare di quelli
depositati in essa da tutti gli altri. Un atto d’amore così grande
e perfetto piace a Dio. Un amore così umile e disinteressato dove lo
si può trovare, se non solamente nel cuore del Padre?
Proprio
lui, il Padre, lo afferma: l’amore di Gesù è quello che viene
dall’alto, è Spirito di Dio! Ognuno ora lo può vedere! L’amore
che ama fino ad assumersi le conseguenze del peccato degli altri è
amore vero, nuovo, divino. L’amore di Dio è tutto in Gesù, che
ora manifesta il vero volto della Divinità. Quest’uomo, che ama
gli uomini facendo proprio il desiderio e il disegno di salvezza di
Dio, quest’uomo è Figlio, e di lui il Padre gode!
Condividiamo
la gioia e la compiacenza del Padre per te, Signore Gesù! Concedi
che noi, peccatori, portiamo le nostre piccole croci per sollevare
con te il peso del peccato del mondo, o Agnello di Dio!
Maria,
concepita senza peccato, intercedi perché siamo uniti al tuo Figlio
nell’amore che invece di lamentarsi, sopporta con amore il peso dei
fratelli!
2. Gesù
si rivela alle nozze di Cana
Fu invitato
alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. … La madre dice ai
servi: «Fate quello che vi dirà». (Gv 2, 2. 5)
Una festa
di nozze è l’occasione preziosa in cui Gesù può rivelare se
stesso e manifestare la propria missione! Ed è la Madre che avvia e
accompagna l’avvenimento. Maria è attenta alle piccole cose, come
sanno fare le donne premurose. Ella s’accorge che manca il vino. Lo
confida al Figlio, che è attento a cose più grandi, di cui le
piccole però sono un segno. Da molto tempo egli si era accorto che
il popolo di Dio mancava della gioia, la gioia tipica di chi ama, di
chi celebra le nozze! Dio, lo Sposo del suo popolo, attendeva invano
l’amore dei fedeli. Questi erano osservanti di regole e di leggi,
terrorizzati dalle conseguenze di eventuali inadempienze. Vivendo in
tal modo, la gioia s’allontanava sempre più dal rapporto dei
fedeli col loro Dio. La religione diventava opprimente. Come ridonare
l’amore ai cuori? Come far sgorgare la gioia nel popolo di Dio?
“Fate
quello che vi dirà!”, comanda Maria ai servi. Sì, Gesù è la via
che porta alla vita vera, alla gioia! Egli comanda di bere l’acqua
della legge, di mettere l’obbedienza a Dio dentro, nel cuore! Ed
ecco il prodigio: vivere l’obbedienza a Dio non come coercizione,
ma come propria decisione, dà gioia, risana il cuore! L’acqua è
diventata vino buono! L’obbedienza a Dio vissuta come amore è
fonte di gioia nuova e piena! Gesù si rivela così lo Sposo che
introduce il popolo, sposa, all’amore vero!
Grazie,
Maria ss.ma, tu sai che Gesù è la strada, la soluzione per i
problemi seri della vita! Ricordaci ancora di fare quello che Egli ci
dice e ci dirà!
3. Gesù
annuncia il Regno di Dio e invita alla conversione
Gesù …
diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete al vangelo». (Mc 1, 15)
Gesù
annuncia che il Regno è vicino, a portata di mano. Invita perciò a
conversione, a non vivere più in attesa di gioie lontane, ma a
godere di una Presenza che tutti possono riconoscere: lui è il
Figlio, quindi il re inviato da Dio, re cui obbedire, re da amare e
da seguire! Egli non regna come i re conosciuti! Egli inaugura un
modo nuovo di essere re! Egli è un re che serve e dà la vita, un re
che sta davanti, come un pastore, un re che ama e serve i suoi come
il pastore serve le pecore interessandosi di ciascuna con tenerezza.
Il suo
Regno è davvero bello e desiderabile. Tutto ciò che ci circonda ne
manifesta le caratteristiche. Il chicco di senape, il mercante di
perle, l’uomo che lavora la terra e scopre un tesoro, il lievito
nascosto nella farina, il padrone che si fida dei suoi servi, il
seminatore di grano, i pescatori che preparano i pesci per la
vendita, il re pietoso con il debitore inadempiente, tutto questo
parla del Regno già presente! È il Regno che il Padre ha dato a
lui, a Gesù, e che egli condivide con i discepoli fedeli e
perseveranti. È il Regno in cui egli, sul Calvario, accoglie uno dei
ladroni, Regno già iniziato e che si compirà alla fine, quando lo
consegnerà al Padre perché Dio sia tutto in tutti!
Noi
entriamo in questo Regno osservando i comandamenti e seguendo Gesù
in una povertà semplice e volontaria (Mc 10, 19. 21). Contribuiamo
alla pace e fraternità che gli uomini sognano e non sanno dove
trovare. Li guideremo a Gesù, re del Regno!
Maria
ss.ma, facendo sempre la volontà del Padre e amando Gesù di amore
esclusivo, ci mostri la bellezza e la sapienza del Regno del tuo
Figlio!
4. Gesù
in preghiera è trasfigurato sul monte
Gesù prese
con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto,
in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le
sue vesti divennero splendenti, bianchissime. (Mc 9. 2-3)
Lontano
dalle folle Gesù cerca il silenzio, quel silenzio che si possa
riempire di preghiera. Nella preghiera chi è maggiormente impegnato
non è l’uomo, ma Dio stesso. Gesù prega, e, pregando, trascina
nel colloquio d’amore i tre discepoli ancora inesperti.
Gesù
prega, e il Padre opera: trasfigura il volto del Figlio, rende le sue
vesti splendore luminoso e permette ai suoi amici, Mosè ed Elia, di
essere presenti e partecipi d’un dialogo nuovo e sorprendente. Essi
sono le guide spirituali del popolo: ora parlano con Gesù di
persecuzione e di morte. Essi stessi avevano affrontato, con la
fedeltà al Dio dell’alleanza, il rifiuto del popolo e dei grandi.
I tre discepoli, stupiti, non comprendono: vorrebbero perpetuare il
benessere di questo momento. Invece gli eventi di cui Gesù parla
devono compiersi. La gioia stabile ci sarà in seguito, dopo la
passione e la morte! La voce dal cielo assicura ancora che Gesù è
la Parola del Padre: “Ascoltatelo”! Chi ascolta il Figlio ascolta
il Padre!
Rimane solo
lui, e lui scende dal monte in silenzio. Mosè ed Elia hanno
terminato il loro compito. Ora è Gesù l’unica guida del popolo, è
lui la voce di Dio, lui che è gioia di Dio e gioia degli uomini.
Egli morirà e risorgerà! La sua morte è necessaria all’umanità:
ad essa ci si prepara con la preghiera. Pregando offriamo il nostro
corpo, come s’è offerto Gesù: il Padre ci renderà luminosi,
perché la sua luce si rifletta sul mondo, che cammina a tentoni
nelle tenebre, per indicargli la via che conduce a lui.
Maria
Ss.ma, ci hai insegnato la vera preghiera quando hai detto: “Eccomi,
sono la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola!”.
Sii ancora maestra di preghiera per noi!
5. Gesù
istituisce l’’Eucaristia
Poi, preso
un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è
il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». (Lc
22, 19-20)
Gesù si è
seduto a tavola con i discepoli. Questa volta non ci sono farisei né
altri che attirino l’attenzione o che possano disturbare
l’intimità. Gesù è tutto per loro. L’ambiente esterno è
chiaramente nemico a lui e, di conseguenza, anche ad essi. In questo
momento raccolto e solenne Gesù dona loro le sue confidenze, rivolge
raccomandazioni, riassume insegnamenti, e compie qualche gesto di
notevole rilevanza, come l’alzarsi per passare nelle proprie mani i
loro piedi sporchi La partenza di Giuda non impedisce di continuare
il pasto dialogando e pregando. I momenti più solenni sono
all’inizio e alla fine. All’inizio egli, con le stesse mani con
cui aveva lavato i loro piedi, spezza il pane e lo porge loro
pronunciando le parole più misteriose e più sacre che siano mai
state dette: “Questo è il mio corpo”! Alla fine la coppa del
vino offre il dono del suo sangue che sarà versato per il perdono
dei peccati. Corpo e sangue disgiunti, come avviene all’agnello
pasquale! È Pasqua infatti. Ecco qui il vero agnello, quello cui
alludeva Mosè. I discepoli si nutrono della sua carne, come egli
aveva detto, e bevono il suo sangue per avere la vita!
Gesù
lascia ai suoi il dono più grande, dono che spiega la sua morte e
rende attuale la sua risurrezione. Noi mangiamo e beviamo ancora quel
Corpo e quel Sangue, e, misteriosamente, ma realmente, diventiamo
vere membra sue. Il suo Corpo e Sangue divisi, separati dai chiodi e
dalla lancia, si riuniscono in noi, nel nostro corpo! Sarebbe
sacrilegio pensare una simile cosa, se lui stesso non ci avesse dato
l’ordine: “Fate questo in memoria di me”! Dobbiamo obbedire!
Maria,
aiutaci ad accogliere Corpo e Sangue del tuo Figlio, ad accoglierlo
degnamente, perché la nostra vita non sia falsa testimonianza del
suo sacrificio!
MISTERI
DOLOROSI
1.
L'agonia di Gesù nell'orto del Getsemani
Gesù andò
con loro in un podere chiamato Getsemani e cominciò a provare
tristezza e angoscia. Mc 14, 32-33
Gesù vive
la sua più grande tentazione. Il Maligno gli fa vedere la morte come
una sconfitta, come una distruzione di tutto il bene fatto, come la
fine di tutto.
Gesù lotta
interiormente per rimanere fedele al Padre: "Egli è mio Padre.
La mia vita è sua, ora e dopo la morte e nella morte stessa. La mia
opera, quanto ho compiuto, era obbedienza al Padre: Egli completerà
ciò che per mezzo mio ha iniziato".
Con l'arma
della fede Gesù vince la lotta terribile che lo fa sudare sangue:
«Padre, non la mia, ma la Tua volontà sia fatta». E ripete, e
ripete ancora: Non la mia, ma la Tua volontà.
Gesù vive
da solo questo momento. Discepoli e amici sono spiritualmente
assenti. Il sonno è per essi tentazione: impedisce loro di unirsi a
Gesù nell'offerta di sé al Padre. La tentazione iniziata col sonno
si completa nella fuga.
Gesù è
solo. Come nel deserto.
«Ma io non
sono solo, il Padre è con me».
E così
Gesù cammina in mezzo alle guardie come uno che sa non dover fare
altro che amare, nell'attesa della manifestazione dell'amore del
Padre.
Con Gesù
viviamo l'amore, lasciando al Padre la nostra difesa.
2. Gesù
flagellato crudelmente
Allora
Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare Gv 19, 1
L'odio,
l'invidia e la gelosia degli uomini influenti hanno la meglio. Gesù
soccombe. Egli viene trattato da delinquente.
Nel suo
cuore però l'odio non è entrato. Nel suo cuore la violenza non
provoca reazioni. Nel suo cuore i flagelli non riescono a far sorgere
ribellione, né contro Dio né contro gli uomini.
Gesù
riceve i colpi di flagello come dono del Padre all'umanità. Egli
porta il peccato del mondo come agnello, e il peccato merita la
correzione. Il peccato fa soffrire l'uomo, ed Egli, innocente, se l'è
addossato quando è entrato nelle acque del Giordano.
Ora ogni
colpo di flagello è occasione per Gesù di dire al Padre: eccomi,
eccomi, fa di me ciò che vuoi. Tu ferisci e tu risani. Eccomi, il
mio corpo si apra perché esca il mio sangue e guarisca le ferite che
il peccato infligge al cuore degli uomini
Voglio
vivere anch'io le contraddizioni e i colpi d'inimicizia degli uomini
come li ha vissuti Gesù, per completare nella mia vita l'offerta del
suo corpo al Padre per la salvezza di tutti.
3. Gesù
incoronato di spine
E
intrecciata una corona di spine gliela posero sul capo con una canna
nella destra. Mentre gli si inginocchiavano davanti lo schernivano:
Salve, Re dei Giudei! Gv 19, 2
I soldati
si divertono a far soffrire Gesù. t un mistero che si è ripetuto
nella vita dei martiri e si ripete ancora. t il mistero del cuore
dell'uomo che si lascia possedere da una malvagità così squallida.
Ma Dio, il Dio dell'amore, sa adoperare anche questo male dell'uomo:
lo adopera come profezia.
I soldati
scherniscono Gesù usando per Lui il titolo di Re, e gli configgono
sul capo le spine intrecciate a corona.
Noi
leggiamo in questo gesto l'invito ad accogliere Gesù come vero re,
un re che non domina, ma ama fino al dono di sé. Per noi quel gesto
di malvagità dei soldati è divenuto profezia, è divenuto
rivelazione delle intenzioni di Dio. Gesù è nostro Re. Egli è mio
Re, non per decisione degli uomini, dell'opinione pubblica, ma per
mia decisione personale. Io lascio che Egli regni in me.
Maria non
era presente a questa incoronazione di Gesù, ma nel suo cuore Ella
lo aveva già accolto come Re. Lo accolgo e ubbidisco anch'io, come
Lei, accettando il suo titolo di Re dal Padre, che me lo ha rivelato
nel momento in cui Gesù esercitava la sua regalità di amore.
Anch'io,
come la Madre, accolgo Gesù e gli ubbidisco accettando il suo titolo
di Re dal Padre...
4. Gesù
condannato a morte porta la croce al Calvario
Portando la
croce si avviò verso il luogo detto in ebraico Golgota. Gv 19, 17
Tutti
gridano: Crocifiggilo! E Pilato si lascia vincere dalla violenza e
dal ricatto dei capi dei Giudei.
Gesù,
riconosciuto ufficialmente innocente, viene condannato a morire col
supplizio dei malfattori.
Egli non
s'attendeva altro: già lo aveva predetto ai suoi.
Ora però
la realtà è viva e tremenda. Sulle sue spalle grava il pesante
legno, un legno che le sue forze non riescono a reggere del tutto. Le
cadute sui sassi della strada sporca aumentano il dolore.
Un incontro
con le donne piangenti, tra cui la Madre, rendono il cammino verso il
Calvario occasione di nuovo annuncio: «Non piangete su di me, ma sui
vostri figli». A Gesù non preme la propria vita, a lui preme la
vita eterna degli uomini. Ci saranno coloro che la riceveranno da
Lui, e ci saranno coloro che la rifiuteranno: questo è il dolore di
Gesù, che il frutto del suo sacrificio non sia accolto da tutti.
«Ho il
potere di offrire la mia vita» aveva detto: ora Gesù offre se
stesso. I soldati non devono forzarlo a camminare. Egli vuole andare
al Calvario, perché vuole che io sia salvato dall'inganno del
Maligno. Ogni suo passo è un atto di amore.
Ringrazio
Gesù, e lo voglio seguire.
Con Maria
lo accompagno e offro al Padre le mie piccole sofferenze d'ogni
giorno, anche quelle del vedermi ingiustamente giudicato e
condannato.
5. Gesù
muore in croce
Gesù
gridando a gran voce disse «Padre, nelle tue mani consegno il mio
spirito». Lc 23, 46
Disse:
«Tutto è compiuto». E chinato il capo, spirò. Gv 19, 30
Le ore
dell'agonia sono lunghe e buie.
Gesù
soffre dell'abbandono dei suoi discepoli.
Egli soffre
la tentazione dell'ultima ora: «Se sei figlio di Dio ... ». «Sì,
sono figlio di Dio» sembra che Egli risponda: "e proprio per
questo rimango abbandonato nelle mani del Padre: a Lui affido la mia
vita.
A Lui che
non vedo, che sembra assente, che sembra mi abbia lasciato. Sono suo
figlio, per questo lascio che Egli si occupi di me fino alla fine.
Egli sa ciò di cui ho bisogno, Egli sa come posso essere utile al
mondo: mi affido a Lui.
La mia sete
la offro a Lui.
La mia
completezza di obbedienza alla sua volontà espressa nelle Scritture
la offro a Lui.
I miei
discepoli li presento a Lui, tramite mia Madre, fedele fino alla
fine. E mia Madre la dono a loro perché continui la maternità che
il Padre le ha chiesto per me.
E la
promessa del Padre a coloro che mi amano la realizzo per il ladrone
che mi accoglie, nonostante io appaia verme e non uomo, rifiuto del
mio popolo".
Così, con
questi sentimenti di amore, Gesù muore.
Il
centurione si converte: crede in Lui.
Io con la
Madre e col discepolo prediletto continuo ad amarlo e ad offrirlo al
Padre.
E con Lui
offro me stesso: Padre, sono anch'io tuo figlio. Fa' di me un
testimone di Gesù.
MISTERI
DELLA GLORIA
1. Gesù
risorge dai morti e appare ai discepoli
La sera di
quello stesso giorno venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse:
«Pace a voi!». Detto questo mostrò loro le mani e il costato. Gv
20, 19-20
Gesù
sorprende i suoi. Essi non si aspettano di rivederlo, di udire ancora
la sua voce. Essi credono che la morte abbia potere su di Lui come su
tutti gli uomini.
Gesù
invece si fa vedere, si fa udire, si fa toccare.
Egli
continua ad amare e a lasciarsi amare. Egli è vivo. Anzi, la sua
vita è perfetta, dono d'amore perfetto, non più condizionato
nemmeno dal peccato degli uomini.
Il suo
saluto è «Pace a voi!»; non è un augurio, ma un invito: invito a
godere con Lui l'amore del Padre, invito a condividere lo Spirito che
vivifica e rinnova la faccia della terra.
Gesù dona
pace, dona perdono e chiede amore.
«Mi ami
tu?» ha chiesto a Pietro e chiede a me ora, per potermi affidare
qualche piccolo compito nella sua Chiesa, come segno del suo amore al
suo gregge.
Mi ami tu?
Mi vuoi bene?
Mi faccio
aiutare da Maria a rispondere a questa domanda.
Si, Gesù,
ti amo.
Come Maria
ti ha amato mettendosi a tua disposizione, così io ti amo: eccomi
usami per la tua opera, secondo i tuoi desideri.
2. Gesù
ascende, al cielo e manda i suoi a battezzare in tutto il mondo
Gesù li
condusse fuori, verso Betania, e alzate le mani li benedisse. Lc 24,
50
«Andate
dunque e ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel Nome del Padre
e del Figlio e dello Spirito Santo». Mt 28, 19
Gesù
prende posto alla destra del Padre. Riceve la gloria che aveva prima
della creazione del mondo.
In questa
sua glorificazione Egli non dimentica i suoi, anzi li incarica di
continuare il progetto d'amore del Padre: andate e battezzate tutte
le genti... Egli manda i suoi a battezzare, a comunicare cioè a
tutti la vita di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo. Gli
apostoli sono incaricati di mettere gli uomini a contatto con l'amore
del Padre, che ama gratuitamente, con l'amore del Figlio, che ama
obbedendo, con l'amore che è lo Spirito Santo, che ama con gioia
senza parzialità.
Per questo
Gesù stende le mani su di loro benedicendoli, e poi scompare dalla
loro vista. Non occorre più vedere Gesù, non occorre più sentire
la sua voce. Egli sarà accanto ai suoi ogni giorno, anzi, vivrà
dentro di loro: comunicherà loro la sua forza e la sua capacità
d'amare.
Gesù
seduto alla destra del Padre sarà per loro intercessore e avvocato.
Essi godranno nel saperlo glorioso e vittorioso Signore della loro
vita.
Anche noi
insieme con Maria godiamo e ci rallegriamo nel sapere che il nostro
Maestro e Signore, colui che ci ha amati fino alla fine, è nella
gloria piena ed eterna.
Godendo
dell'intercessione di Maria continuiamo a lasciarci battezzare, a
lasciarci immergere nell'amore trinitario di Dio per trascinare in
quest'amore tutto il mondo.
3. Lo
Spirito Santo discende sugli apostoli e guida la chiesa
E apparvero
loro lingue come di fuoco, che si posarono su ciascuno di loro. Ed
essi furono tutti pieni di Spirito Santo. Atti 2, 3-4
Il mondo
non comprende l'opera dello Spirito Santo. La gioia e la franchezza
dei discepoli di Gesù viene interpretata come ubriachezza, altre
volte come pazzia.
Essi però
vivono una vita nuova, un nuovo amore, una nuova gioia basata sulle
cose di Dio, anzi, sulla persona di Dio.
Essi godono
di sapersi nelle mani del Padre e gioiscono di cooperare all'opera di
Gesù.
Essi non
lavorano più per se stessi, non vivono più per la propria gloria,
non amano più il denaro e la vanità e i piaceri.
Essi amano
Gesù più di se stessi. Uno Spirito nuovo li possiede, uno Spirito
che non reagisce a ciò che avviene nel mondo, sulla terra, ma si
lascia influenzare solo dall'amore del Padre e di Gesù. E uno
Spirito Santo che sa amare e ama portando i cuori a Gesù, dove
trovano pienezza di vita.
Lo Spirito
Santo, che ha illuminato gli apostoli e dato a loro e a Maria nuova
vita, continua a guidare la Chiesa. La sta guidando con sante
ispirazioni nei cuori dei singoli, suscitando movimenti di fede, di
preghiera e di carità. Distribuisce carismi e ministeri perché le
grazie date ad uno giovino a tutti per l'edificazione di un edificio
santo, la Chiesa, dimora capace di accogliere tutta l'umanità perché
riceva e senta l'amore del Padre.
Salutando
Maria con la preghiera dell'Angelo godiamo della sua intercessione.
Ella chiede per noi la pienezza dello Spirito Santo, che ha fatto
della sua vita e fa della nostra vita un dono a Dio, prezioso per
tutta l'umanità.
4. Maria
SS.ma assunta in cielo
Benedetta
sei Tu, davanti al Dio altissimo, più di tutte le donne che vivono
sulla terra. Giud 13, 18
Colei da
cui ha preso carne il Figlio di Dio partecipa della gloria della sua
incorruttibilità.
A Lei Dio
ha già dato quella gloria che a noi è promessa alla fine dei tempi
se perseveriamo nel servire il Figlio Gesù.
Maria è
stata fedele nelle piccole cose di ogni giorno. Ha continuato ad
amare il Padre servendo Gesù bambino, ragazzo, adolescente, giovane,
uomo maturo. Lo ha servito nel silenzio di Nazareth, ha sofferto per
Lui, e con Lui ha accolto e meditato le sue parole e i fatti della
sua vita.
Ora Ella
gode il premio; Dio non si lascia vincere in generosità! Maria però
non ha amato il premio, ha semplicemente amato.
Il suo
amore ha incontrato quello di Dio per lei. E noi, oggi, guardando
Maria nella luce della beatitudine eterna, vediamo la fedeltà di Dio
e il suo amore che fa partecipare noi piccoli e umili alla sua
grandezza.
«Ha
guardato l'umiltà della sua serva, d'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata poiché grandi cose ha fatto in me
l'Onnipotente».
Partecipiamo
alla gloria della nostra Madre promettendo una fedeltà più stabile
ai desideri di Dio per noi.
5. Maria
coronata Regina degli angeli e dei santi
Nel cielo
apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, la luna sotto
i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle. Ap 12, 1
Gesù ha
pregato cosi: «Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano
con me dove sono io». Noi vediamo Maria come la prima di quelli che
il Padre ha dato a Gesù: gliel'ha data come Madre e discepola, e
perciò noi ora la contempliamo nella gloria con Lui e la chiamiamo
Regina, poiché sta scritto: «Se con Lui perseveriamo con Lui anche
regneremo!».
«Chi mi
ama, il Padre mio lo onorerà» ha detto Gesù. E se il Padre onora
chi ha amato Gesù, noi onoriamo con Lui la Madre che più di ogni
creatura ha amato il Figlio di Dio, e la onoriamo col titolo di
Regina.
Ella è la
Regina degli Angeli perché essi servono a quell'amore di Dio che s'è
incarnato in Lei.
È la
Regina dei santi, perché essi hanno obbedito a Lei che ha detto:
«Fate tutto quello che Egli vi dirà».
È la
Regina dei patriarchi perché con loro e più di loro ha atteso e
accolto la salvezza dell'umanità.
È la
Regina dei profeti che hanno annunciato il suo parto illibato.
È la
Regina dei martiri e dei confessori della fede, che hanno
testimoniato con la vita e con la morte il suo Figlio.
È la
Regina delle vergini di cui è modello inimitabile.
È la
Regina dei monaci perché prima di loro si è offerta al Padre nel
silenzio e nell'obbedienza per amore di Gesù.
È la
Regina di tutti i cristiani perché tutti guardano a Lei per vedere
le grandi opere di Dio.
E inoltre
la chiamiamo Regina di misericordia, Regina dei poveri, degli
afflitti, degli umili, Regina della pace, Regina del nostro paese,
della nostra famiglia e del nostro cuore.
La sua
regalità, partecipazione a quella di Gesù, è dono di Dio
all'umanità, che può così in Lei contemplare il proprio destino.
LITANIE
MARIANE
Dal nuovo
rito, secondo il Concilio Vaticano 11, per le litanie mariane (Ed.
Lib, Vaticana, 1982)
Signore,
pietà - Signore, pietà
Cristo,
pietà - Cristo, pietà
Signore,
pietà - Signore, pietà
Santa Maria
prega per noi
Santa Madre
di Dio
Santa
Vergine delle vergini
Figlia
prediletta del Padre
Madre di
Cristo Re dei secoli
Gloria
dello Spirito Santo
Vergine
figlia di Sion
Vergine
povera ed umile
Vergine
mite e docile
Serva
obbediente nella fede
Madre del
Signore
Cooperatrice
del Redentore
Piena di
grazia
Fonte di
bellezza
Tesoro di
virtù e sapienza
Frutto
primo della redenzione
Discepola
perfetta di Cristo
Immagine
purissima della Chiesa
Donna della
nuova alleanza
Donna
vestita di sole
Donna
coronata di stelle
Signora di
bontà immensa
Signora del
perdono
Signora
delle nostre famiglie
Letizia del
nuovo Israele
Splendore
della santa Chiesa
Onore del
genere umano
Avvocata di
grazia
Ministra
della pietà divina
Aiuto del
popolo di Dio
Regina
dell'amore
Regina di
misericordia
Regina
della pace
Regina
degli angeli
Regina dei
patriarchi
Regina dei
profeti
Regina
degli apostoli
Regina dei
martiri
Regina dei
confessori della fede Regina delle vergini
Regina di
tutti i santi
Regina
concepita senza peccato
Regina
assunta in cielo
Regina
della terra
Regina del
cielo
Regina
dell'universo
Agnello di
Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, o Signore!
Agnello di
Dio, che togli i peccati del mondo ascoltaci, o Signore!
Agnello di
Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi!
Prega per
noi Santa Madre di Dio. E saremo degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo:
Dio misericordioso, esaudisci la preghiera del tuo popolo che onora
la Beata Vergine Maria, tua serva, come Madre e Regina, e concedi a
noi di servire te e i fratelli in questo mondo per entrare nella
dimora eterna del tuo regno. Per Cristo Gesù nostro Signore Amen.
MARIA,
Tu piena di
santità e di grazia, noi Ti onoriamo per le cose grandi che Dio
Padre ha fatto in Te, e Ti amiamo con affetto di figli, perché il
nostro Signore Gesù, quando ci ha salvato, Ti ha dato a noi come
madre. Accoglici oggi per amore di Gesù. Ottienici lo Spirito
d'amore di Dio, che ha riempito la tua umiltà, perché compia in noi
poveri la Gloria del Padre e la pienezza del Regno di Gesù, secondo
la sapienza e il desiderio del Suo Cuore, nella comunione di tutti i
Santi. AMEN
Dal sito
http://www.cinquepani.it/
Nessun commento:
Posta un commento