sabato 13 settembre 2014

L'IPOCRISIA È UN DELITTO SOMMAMENTE DETESTABILE


 
L’IPOCRISIA
1. L'IPOCRISIA È UN DELITTO SOMMAMENTE DETESTABILE. - L'ipocrisia è raffigurata da Clemente Alessandrino nella neve e l'ipocrita è paragonato ad un letamaio coperto di neve, perché nasconde sotto la candida apparenza di virtù i suoi vizi (Strom., lib. III). Non vi è cosa tanto opposta allo spirito di Gesù Cristo, quanto l’ipocrisia. Gesù è la verità in persona, la semplicità e la sincerità per essenza, non può dunque in nessun modo accoppiarsi con la falsità, con la finzione, con la doppiezza... Dio ha dato la parola all'uomo, perché manifesti il suo pensiero, perché apra l'interno dell'animo suo. Ora l'ipocrita esprime con la lingua tutt'altro da ciò che ha nel cuore: e non è questa una azione abominevole innanzi a Dio, vergognosa innanzi agli uomini? Seneca dice: «Il cattivo che s'infinge buono, dimostra di essere pessimo (Prov.
«Gli ipocriti, scriveva S. Paolo a Timoteo, mostrano una certa vernice di pietà, ma ne rinnegano lo spirito, non ne conoscono la sostanza» (II, III, 5). «Su le loro labbra, dice il Salmista, non suona la verità; il loro cuore è un abisso; la loro bocca un sepolcro aperto; la loro lingua è ingannatrice» (Psalm. V, 9-10). Con le parole protestano di amare Dio, ma la loro lingua mentisce (Id. LXXVII, 36).

Gli ipocriti sono come quelle cavallette di cui si parla nell'Apocalisse (IX, 7-10), che alla sembianza di donna univano coda di scorpione. Infatti gli ipocriti vi adulano e vi accarezzano con le parole, con lo sguardo, con le loro maniere, ma poi in segreto vi si rivoltano, vi mordono e vi demoliscono nella stima degli altri. Ma mentre cercano di ferire e feriscono gli altri, essi uccidono se stessi: perdono la fede, la carità, il buon nome; vengono in abominio a Dio e agli uomini e ciascuno ripete col profeta; «Liberate, o Signore, l'anima mia dalle labbra inique e dalla lingua dell'impostore» (Psalm. CXIX, 2).
«Gli ipocriti, scrive S. Bernardo, sono pecore nel portamento, volpi nell'astuzia, lupi nelle opere e nella ferocia. Il loro primo pensiero è di non essere buoni: ma di parere tali; di essere cattivi, ma di non sembrarlo (Serm. LXVI, in Cant.)». Lo stesso santo dice; «Il desiderare dall'umiltà la lode dell'umiltà, non è virtù, ma pervertimento. Vi è cosa più indegna e più perversa che quella di voler comparire migliore appunto in quello in cui si è peggiore? Costoro non praticano la virtù, ma nascondono il vizio sotto il mantello della virtù (Serm. XVIII, in Cant.)». Di loro dice il Signore: «Questa genia mi venera con le parole, ma in verità il loro cuore è lontano da me» (ISAI. XXIX, 13).
L'impostore è come il serpente che con l'astuzia ingannò i nostri primi padri... L’ipocrita dice come Caino: Andiamo a passeggio e intanto trama l'omicidio...; ripete la scena di Erode coi Magi: Andate e cercate con diligenza del bambino e quando lo avrete trovato, venitemi ad avvertire affinché anch'io venga ad adorarlo (MATTH. II, 8). Il perfido belava da agnello e aguzzava le zanne, simulava pietà e affilava le spade!... L'ipocrita imita quei farisei che Gesù Cristo tante volte sferzò con i suoi anatemi. Egli ha l’audacia di Giuda che sentendo dire dal maestro nell'ultima cena: uno di voi mi tradirà, interroga con faccia tosta: Sono forse io? e poche ore dopo gli dà il bacio del tradimento (MATTH. XXVI, 25). L'impostore è come Ario il quale, abilissimo nell'arte di parere quello che non era, celava sotto le apparenze di modestia, un cuore astuto e capace di ogni ribalderia... «Ma strappate, esclama S. Efrem, la maschera che copre l'ipocrita e voi non vi vedrete che marciume». (Serm.).
Se vi è razza di gente, che sia stata trattata duramente e senza misericordia da Gesù Cristo, sono gli scribi e i farisei, appunto perché ipocriti. Ora li chiamava guide di ciechi, che avrebbero mandato giù un cammello e facevano gli schifiltosi per un moscerino (MATTH. XXIII, 24). Quanto è frequente nel mondo questa falsa divozione la quale teme il fuscellino nelle cose da nulla e non bada al trave in quelle d’importanza; osserva con la lente un'irriverenza, un atto men che composto, poi cammina a occhi chiusi e versa a larga mano maldicenze, mormorazioni, odi, gelosie, rapine! Un'altra volta li rimproverava che fossero tutto impegno a pulire e lustrare l'esteriore del piatto e del bicchiere, lasciandoci dentro sozzure e feccia, e li esortava a pulire prima l'interno dell’anima loro, affinché anche il di, fuori fosse mondo e lucido; perché altrimenti, nonostante la loro ipocrisia, l'interna corruzione sarebbe per qualche poro trapelata al di fuori e conosciuta dal mondo (Ib. 25-26), Altre volte diceva loro: Voi sembrate di quei sepolcri imbiancati che all'esterno sembrano a chi li guarda una bella cosa, ma dentro chiudono ossa in putrefazione. Così voi, agli occhi di chi vi guarda superficialmente, sembrate giusti, ma a frugarvi dentro, non si trova che corruzione (Ib. 27-28), Gesù chiama gli impostori sepolcri imbiancati. «Un sepolcro, dice S. Cirillo, può ben essere dipinto a foglie e fiori, ma dentro non vi è mai altro che putridume, vermi e polvere (Comment.)». Perciò S. Giovanni diceva di un tale: «Hai nome di vivere, ma in realtà sei morto» (Apoc. III, 1). L'ipocrita ha dunque la morte in seno e dentro le vene. O deplorevole stato! ecco perché il Salmista afferma che l'impostore è oggetto di abominazione, di ribrezzo a Dio (Psalm. V, 6).
S. Antonio soleva dire che le persone dal cuore doppio sono mostri unici, perché la natura che patisce mostruosità nelle membra, non la sopporta nel cuore. S'incontrano uomini con quattro braccia, quattro gambe, due teste, ma non se ne vide alcuno con due cuori, essendo il cuore il principio della vita; siccome l'uomo non può avere due vite, così non può avere due cuori. A ragione pertanto noi chiamiamo l'ipocrita mostro straordinario, perché ha un cuore doppio, l'uno su le labbra, l'altro in petto (Vit. Patr.).
Ma che cosa sarà di lui, dove si nasconderà quando nel giorno dell'universale, pubblica manifestazione delle coscienze, il supremo giudice che tutto vede, tutto sente, tutto scrive, rivelerà i segreti dei cuori e l'universo vedrà tutte le più segrete vergogne ipocritamente nascoste?... «Figlio dell'uomo, disse Iddio ad Ezechiele, rompi il muro, entra e vedi le sozze abominazioni che si commettono, lo entrai, dice il profeta, e vidi figure di ogni sorta di animali e di rettili e tutti quegli idoli stavano dipinti sul muro tutto intorno» (EZECH. VIII, 8-10).
Inoltre l'impostura non è soltanto un peccato abominevole, ma è anche una stupidaggine e una pazzia. Ogni uomo non è in realtà se non quello che si mostra in faccia a Dio... Ora, chi può ingannare il Signore?... Non vi è prudenza, né saggezza, né consiglio che valga contro il Signore, dicono i Proverbi (XXI, 30). Che giova ingannare l'uomo, mentre è impossibile ingannare Dio?..

2, L'IPOCRITA È MALEDETTO DA DIO. - «Guai a chi è doppio di cuore!» - dice l'Ecclesiastico (II, 14), «Guai a voi che nascondete i vostri subdoli disegni nelle profondità dei vostri cuori!» - ripete Isaia (XXIX, 15). Per mezzo di Sofonia, il Signore annunzia ch'egli visiterà tutti quelli che vestono un abito straniero (I, 8), Quest'abito straniero è l'ipocrisia; che cosa infatti è più straniero per il lupo, che il vello della pecora? Qual cosa più straniera all’empio che la veste della pietà e della religione?
«La speranza dell'impostore andrà, delusa» - leggiamo in Giobbe (VIII, 13), il quale dice ancora che l'ipocrita non potrà sostenere lo sguardo di Dio (IOB. XIII, 16). Gesù Cristo poi li ha cosi spesso maledetti che per ben otto volte in un sol capo di S. Matteo (XXIII), troviamo ripetuta quella minaccia: «Guai a voi, o ipocriti!» - E la santa Scrittura è piena di tali minacce e maledizioni.
Cornelio A Lapide – Tratto da Totustuus
Cornelio A Lapide



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