venerdì 24 ottobre 2014

COLLOQUIO DI TENEREZZE FILIALI CON GESU’ SACRAMENTATO



A Santa Teresa del Bambino Gesù, Dottore della Chiesa (19 ottobre 1997). Padre Dolindo e Teresa di Gesù Bambino: due grandi cuori, così simili, pur nelle diversità caratteriali e nelle vicende della vita. Nell'abbandono totale a Gesù e al Padre Celeste, tramite l'affidamento a Maria Immacolata, essi additano alle anime la piccola, ma impegnativa via della più alta santità.

Teresa, umile e povera, traccia la «piccola via» dei fanciulli che si abbandonano al Padre con una «au­dace fiducia». Centro del suo messaggio, il suo atteggiamento spirituale è proposto a tutti i fedeli.

(Giovanni Paolo II, Parigi, 24 agosto 1997).

Dio solo!

Gesù alle anime:

Gesù tutto amore per voi, vita, pace, e benedi­zione abbondante + + + Amen!

Voi vi confondete quando io vi parlo, figlie mie carissime, e vi pare che la mia parola vi raggiun­ga e passi, senza che possiate assimilarla. Eppu­re essa rimane nell'anima vostra e vi fruttifica, rimane nella Chiesa e vi diventa un germe futuro di vita per tante anime.

Le comunicazioni fatte a voi, sono fatte anche a moltissime schiere di anime che un giorno par­teciperanno ai doni che voi avete avuti. La mia parola poi rimane in eterno, poichè diventa per i Beati oggetto di contemplazione perenne.

Ecco, del colloquio che vi diedi, in qualcuna di voi è rimasto soltanto il potermi dire qualche volta: «Buon giorno, Gesù mio!»

Anche di questo sono contento, poiché il salu­to del vostro amore è per me un colloquio di amore. Fate appello allo Spirito Santo e fate ri­corso a Maria, affinché le grazie che avete porti­no in voi un frutto abbondante.

Non vi scoraggiate. La vostra vita è un perenne sbocciare di nuovi fiori; ogni giorno ve ne porta uno nuovo, anzi una nuova fioritura; li cogliete, vivete del loro profumo, appassiscono in voi e lasciano la semente nella Chiesa. Anche se tutto perisse, anche se degli scritti che avete non rima­nesse traccia, rimarrebbero i germi di vita nella vita della Chiesa. Perciò io non mi stanco di par­larvi, e vi do sempre nuovi doni di amore, ali­mentando il cuore vostro e quello della Chiesa.


L'anima:

Gesù mio dolcissimo, amore infinito, mi dico­no che debbo essere seria con Te, e che debbo evitare con Te le parole del sentimento.

Mi vogliono arcigna, severa, di poche parole, sobria, quasi circospetta, perché è epoca senza carità e senz'amore, e tutti si atteggiano a superuomini severi... Mio Gesù, che brutte faccie si vedono, e nella loro implacabile severità quan­to sono buffe!

Non mi ci trovo in questa generazione, armata di cannoni e vestita di spine e di ferro spinato, io voglio giocare con Te, e se mi dicono che sono indegna di parlarti così, io mi ricordo di Davide che danzava innanzi all'Arca di Dio, e desidero anche, io danzare innanzi al tuo Tabernacolo, giocando.

E sì, e sì, Gesù mio dolcissimo, se facessi la smocca con una creatura mi si direbbe: «Guarda che amore! Guarda com'è sentimentale!..» E se ti dico una parola di amore tenero e filiale, mi di­cono subito: «Guarda che esagerazione!... Ma, perché Gesù mio, perché ti amano così poco? Io voglio amarti con tutto l'impeto dell'anima mia, nella mia semplicità, giocando, danzando, e, vor­rei dire, folleggiando.

Del resto, io parlo solo a Te, e se agli altri non piace che mi importa? Non mi hai Tu insegnato a folleggiare d'amore?


Oh, benedetto il Cantico dei Cantici !

Oh, benedetto il Cantico dei Cantici; benedette quelle divine parole che mi autorizzano a parlar­ti con amore!

Ecco, mi metto quel bel libro di amore come schermo e difesa, e ti parlo nella tua stessa paro­la giocando con Te!...

Ti bacio, o Gesù! Com'è bella la tua bocca nel­la purezza, com'è fragrante il tuo amore! Bacia­mi! Che dolcezza nel tuo bacio di amore miseri­cordioso, che come olio lenisce le mie piaghe!

Tirami appresso a Te, ecco, ti do la mano; tira­mi, ti do la mia libertà; tirami, ti do il cuore. Attraimi! Il tuo profumo mi attira, perché Tu qui sei Corpo e Sangue acceso di carità, e sei tutto profumo di dolcissima pace!

La tua carne è così pura che è come un profu­mo! O mio Gesù, alla povera umanità affamata di carne, Tu dai la Carne divina! Quanto ti desi­dera il mio amore!

Gesù, qual è il tuo profumo? Dimmelo un poco, di che odori Tu?

La purezza è il fresco profumo della tua Carne divina, perché al tuo contatto io sento quella fre­schezza giubilante che m'accheta tutta, e mi fa sentire l'odore dell'eterna pace!

Di che odori, Gesù? Sei così piccolo, ed ab­bracciandoti sento l'odore della santa umiltà e quello della tua mansuetudine... Odori di silenzio solenne, di silenzio interiore! La luce si può mu­tare in suono, e l'uomo questo lo fa con l'aiuto delle scoperte che gli hai fatto fare; ma chi ha mutato la vita in profumo? Tu solo, o Amore, che mi ti doni avvolgendomi come una soave fragran­za, e tutta mi penetri senza farmi sentire il tuo contatto, ma solo inebriandomi del tuo soave profumo!

Ti voglio dare un nome, o mio amore soavissi­mo!

Sei fascetto di mirra, e diffondi in me profumi di pene, perché sei vittima d'Amore!

Sei grappolo di fiori e grappolo d'uva, ed odori di pace per la virtù che traspira il tuo nome, odo­ri di dolcissima ebrezza, perché mi rinnovi il vi­gore. Sei fiore di campo, fiore di semplicità che non ama le apparenze, ed odori d'infanzia, o pic­colo mio amore, sei giglio della nostra valle, ed odori di candidissima purezza.

Quando ti abbraccio sento da Te la freschezza dell'infanzia divina, che riflette la semplicità soa­vissima del tuo amore.

Tu mi sostieni il capo stanco dalla vita agitata della terra; con la tua destra mi abbracci, ed io riposo in Te...

Tu vieni saltellando dai monti eterni, valican­do i colli, superando le alture; esulti nel darti a me e superi tutti gli ostacoli della mia miseria.

O mio dolcissimo uccellino, che vieni in me cantando inni d'amore; o mio usignuolo che ti fermi su questo ramo arido e spandi per l'aria gorgheggi di carità; o mio dolce agnello che sei sul mio petto come su di un Altare d'immolazio­ne e spargi il tuo Sangue su queste mie legne inaridite; o mio cerbiatto grazioso che vieni a me quasi io fossi una fonte, come potrò amarti io?

Sei qui, vivo e vero; Tu sei per me ed io per Te, che ti pascoli tra i gigli, e i gigli li fai spuntare Tu nella mia carne col tuo purissimo contatto, fin­ché non calino le ombre della morte e non spiri su di me la brezza algida del sepolcro!

Vedi, Gesù, volevo giocare e mi fo seria! Ahimè! il pensiero delle mia nullità mi turba, ed io a volte non ti trovo, pur avendoti in me. Quando mi fermo in me, quando giro per queste tumultuose vie del mio cuore non ti trovo più. Ed allora, come fo a non turbarmi? Reclino il capo su di Te e mi addormento.

E tu non vuoi che io sia turbata in questo son­no, tanto ti piace, e scongiuri le creature a non turbarmi più!

Io dormo in Te e questo è il mio gioco d'amore più bello. Dormire, russare, nascondermi tra le pieghe del tuo Cuore, non pensare più a me, so­gnare e sognando pensare a Te solo, mio Sposo d'amore!

O Gesù, mia dimora di pace; o Gesù, mio ripo­so fiorito, aprimi le braccia ed accoglimi in Te perché io dorma e mi dimentichi. Ho troppo pen­sato a me, non mi sono ancora rinnegata, e cerco la pace nella deserta solitudine, mentre debbo cercarla in Te, eremo dell'anima mia.


Giochiamo, Gesù!...

Giochiamo, Gesù! Quanti giochi ci sono, tanti ne voglio fare con Te, perché se Tu giochi e mi fai giocare, metti l'ordine nel mio disordine.

Ci sono giochi che cominciano col disordine e portano la vittoria nell'ordine, e giochi che co­minciano con l'ordine e portano la vittoria nel disordine.

Le carte vengono mescolate apposta e si disor­dinano, gli scacchi vengono allineati nell'ordine, come in una battaglia...

O Gesù, io ti do il mio disordine e tu donami l'ordine del tuo amore; io ti do la mia nullità e Tu la tua ricchezza.

Giochiamo: la mia posta è l'anima mia. Vinci­mi, prendimi, raccoglimi come conquista del tuo gioco d'amore!

Ecco, sono come un aquilone: tirami, e fa che io m'innalzi nel Cielo.

Sono come acqua saponata: soffiami dentro perché mi dilati come un palloncino iridescente. Sono come pesante saetta: scoccami dal tuo arco perché raggiunga il segno.

Sono come cerchio che gira senza meta: ac­compagnami con la tua verga di comando, per­ché io trovi la mia via.

Sono come pallone smarrito nelle vicende del­la vita, e sbattuto di qua e di là dalle mani degli uomini: lanciami Tu e mettimi nella tua rete.

Sono un disco che non sa muoversi: lanciami con la tua grazia.

Giochiamo, Gesù, alla fune: io tiro Te e Tu tiri me... chi ha più forza? Vincimi!

Giochiamo al salto: Tu mi chiami, ed io vengo superando le barriere della mia nullità. Giochiamo a nascondersi: Tu mi chiami e non ti fai vedere ed io ti cerco.

Giochiamo, Gesù, portami fuori del mondo: là vedrò nei cieli stellati il gioco di Dio, e nella mia nullità il gioco del tuo amore!

O pane del Cielo, o dolcezze della solitudine eterna, dove si è bambini e si gioca per sempre! Si gioca con la luce eterna, coi riflessi delle eterne magnificenze, con le delicatezze del tuo amore, con la Mamma del Cielo, coi Santi, con gli Angeli, senza gli assillamenti di una vita angosciata dalla complicazione e turbata dalla serietà!

O Gesù, donami la semplicità dell'amore!

È questo il gioco più bello del nostro amore!


Gesù alle anime:

Figlie mie, quante sorprese può darvi la mia compagnia, e quanta vita vi verrà nel cuore se sapete dimenticarvi! Quello che vi inaridisce è la serietà....

Pensate e ragionate troppo! Piccine mie, siate piccine sul mio Cuore, e giocate con me piccino sul vostro. Non mi sono fatto per voi Ostia silen­ziosa ed inerte? Eppure sono vita.

Fatevi ostie di amore e dimenticatevi.

Vorrei parlare a ciascuna di voi e specialmente a qualcuna di voi. Ma non voglio che vi perdiate poi in vani ragionamenti.

Vi voglio piccole, piccole, piccole. Intendetelo. Dalla semplicità piccolina nasce la fede luminosa, la speranza sicura, l'amore vivo. Dalla piccolezza viene la grandezza, come dal piccolo seme si sviluppa l'albero grandioso.

Vi benedico tutte +++

Confidate! Fate come i piccoli che rimettono al babbo ogni cosa.

Non vi assillate. Vivete di me, vivete con me! Il tragitto è breve, finisce tutto, rimane l'eterna vita; e là sarete piene d'ineffabile gaudio. Amen.

Padre Dolindo Ruotolo scriveva questo prezioso e originalissimo scritto alle sue figlie spirituali, sullo stile dell'Imitazione di Cristo, nell'ormai lontano 6 giugno 1938, quando l'Europa era già sotto le morse di Hitler e si era alla vigilia della seconda immane guerra mondia­le. Egli, poi doveva far fronte alle numerose ed ingiuste accuse che venivano fatte al suo Commento alla Sacra Scrittura. Il suo animo ne soffriva indicibilmente.

Ma da questa sofferenza è sbocciato, tra tanti altri, anche questo fiore soavissimo, il cui profumo raggiun­gerà «moltissime schiere di anime» che troveranno in queste pagine la risposta ai complicati e tortuosi ragio­namenti e scrupoli che arrestano o rallentano la via dell'ascesi a Dio.


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