Carissimo
Amico dell’Abbazia di San Giuseppe,
La
fiducia nella Misericordia di Dio è particolarmente necessaria ai
giorni nostri, in un mondo che si distingue con successi scientifici
e tecnici, ma che, nello stesso tempo, è segnato da una profonda
crisi morale; essa appare nelle interrogazioni dei nostri
contemporanei, riscontrate dal Cardinale A. Rouco Varela, arcivescovo
di Madrid, durante il Sinodo dei vescovi d'Europa: «Su cosa
costruire la vita e la città? Su quali verità, quali valori morali,
quali motivazioni vitali?» Oggi, constata il prelato, «con una
frequenza preoccupante, la risposta sembra esser questa: su nessuna
verità, su nessun valore permanente, su nessun ideale, se non quello
del beneficio immediato di ciò che la vita può offrire di
piacevole» (8 ottobre 1999).
Questa
perdita dei riferimenti e del senso della vita genera l'angoscia e la
paura. «Se ci interroghiamo sulle radici di questa situazione
attuale di disperazione, diceva altresì il Cardinale Rouco Varela,
siamo portati a considerare la concezione moderna dell'uomo. Essa fa
di questo il centro assoluto della realtà, facendogli falsamente
occupare il posto di Dio. Dimentica che non è l'uomo che fa Dio, ma
Dio che fa l'uomo. Il fatto di dimenticare Dio ha portato
all'abbandono dell'uomo... Fuori di Gesù Cristo, non sappiamo cosa
siano realmente Dio, la vita, la morte o noi stessi. Non c'è da
stupirsi che una cultura senza Dio finisca col diventare anche una
cultura senza speranza, perchè solo in Lui, che è l'Amore eterno e
creatore, il cuore dell'uomo trova la propria origine e il proprio
vero termine».
Un
messaggio per il mondo
A
questo mondo disorientato, Gesù Cristo ha voluto ricordare l'amore
del suo Cuore misericordioso, attraverso la voce di una donna
modesta, sconosciuta, che assumeva le funzioni di cuoca, giardiniera
e portinaia del suo convento. Le rivolse queste parole insieme
stupefacenti e confortanti: «Ti mando, con la mia Misericordia, a
tutta l'umanità. Non voglio punire l'umanità che soffre, ma voglio
guarirla, stringerla al mio Cuore misericordioso... Parla a tutto il
mondo della mia Misericordia». Quest'umile Suora, suor Faustina
Kowalska, è stata canonizzata il 30 aprile 2000 da Papa Giovanni
Paolo II.
Elena
Kowalska, terza di dieci figli, nacque il 25 agosto 1905, a Glogow
(Polonia). Vivace, spontanea, allegra come un fringuello, Elena si
diverte come tutti gli altri bimbi del paese. A sette anni, Dio la
chiama per nome: «Per la prima volta, scriverà più tardi, sentii
distintamente nella mia anima la voce di Dio che mi invitava alla
vita perfetta. Tuttavia, non fui sempre docile con lui»
(Giornalino). A scuola, viene notata per la sua intelligenza. Però,
ben presto, si ha bisogno del suo aiuto in casa, e, fin dall'età di
nove anni e mezzo, cambia la cartella di scolara con un vincastro di
pastorella. A 14 anni, Elena va a lavorare in una fattoria dei
dintorni. In capo ad un anno di servizio leale, cortese e
coscienzioso, dichiara a sua madre: «Mamma, devo farmi Suora!» La
risposta è un «no» categorico. I Kowalski non possono assumersi le
spese per la costituzione di un corredo, necessario, all'epoca, per
entrare in convento. Elena riprende il lavoro nella città di Lodz.
Quando raggiunge l'età di 18 anni, la ragazza supplica di nuovo i
genitori di permetterle di realizzare la sua vocazione. Stesso
rifiuto.
«Quando
i miei genitori mi ebbero vietato di entrare in convento, scriverà,
provai a distrarmi con stupidaggini, facendo orecchio da mercante
alla voce della grazia... evitavo Dio e propendevo per le creature.
Tuttavia, la grazia trionfò. Un giorno, ero andata a ballare con mia
sorella. La festa era al culmine, ma la mia anima soffriva di uno
strano malessere. Quando cominciai a danzare, ad un tratto, scorsi
Gesù accanto a me. Svestito, torturato, coperto di ferite... Mi
disse: «Per quanto tempo ancora ti sopporterò? Fino a quando mi
farai aspettare?» Immediatamente, si fece un gran silenzio, non
sentii più la musica, e l'allegra compagnia sparì ai miei occhi.
Non esistevamo più che Gesù ed io. Mi sedetti accanto a mia
sorella, con il pretesto di un'emicrania. In capo a qualche istante,
di nascosto, lasciai la sala e corsi alla cattedrale di San Stanislao
Kostka. Cominciava a far giorno e c'era poca gente. Senza occuparmi
di chi mi circondava, mi prosternai con la faccia per terra davanti
al Santissimo Sacramento e chiesi cosa mi rimanesse da fare. Sentii
queste parole: «Va' a Varsavia, là, entrerai in convento». Mi
alzai immediatamente... misi in ordine come potei le mie faccende...
e, subito, con il solo vestito che portavo, senza prender nulla con
me, presi il treno per Varsavia».
Lì,
un po' disorientata, si rivolge ad un sacerdote che la conforta e la
sistema in qualità di domestica presso una signora molto devota, in
attesa di essere ammessa alla Congregazione di Nostra Signora della
Misericordia. Tale Congregazione, fondata da Madre Teresa Rondeau
(1793-1866), francese, aiuta le donne e la ragazze cadute in una vita
di peccato a tornare sulla retta via, ed educa le giovani che hanno
bisogno di una protezione speciale per evitare i pericoli del mondo.
In ogni convento, si distinguono tre categorie di persone: le
direttrici, le coadiutrici e le pensionanti. Elena viene ammessa fra
le coadiutrici, che si occupano dei lavori materiali dell'istituto.
«Chi
Ti addolora così?»
Dapprima
felice, la postulante è ben presto delusa: è tutta assorta dai
lavori manuali ed ha ben poco tempo per la preghiera, la meditazione,
il cuore a cuore con Gesù. «In capo a tre settimane, scrive, decisi
di entrare in un convento più austero. Quest'idea si fissò tanto
profondamente nel mio spirito che un bel giorno mi risolsi a
partire... Tornata nella mia cella, mi prosternai con la faccia per
terra e supplicai Dio mi indicarmi la sua volontà... Ad un tratto,
ci fu una gran luce. Sullo sfondo della mia tenda, vidi la Sacra
Sindone che esprimeva un indicibile dolore, coperta di piaghe, e con
grosse lacrime che cadevano sulla coperta del mio letto. Sconvolta,
dissi: «Gesù mio, chi mai Ti addolora così?» Mi rispose: «Tu, se
te ne vai; qui ti ho chiamata, qui ti preparo grandi grazie»... Da
quel giorno, mi sento felice e contenta». Rasserenata, Elena si
applica a vivere il suo ideale di unione con Dio, in mezzo a pentole
e casseruole, vangando in giardino o vendendo pane nell'andirivieni
della portineria.
Ammessa
alla vestizione il 30 aprile 1926, assume il nome di suor Faustina.
Ma ben presto inizia per lei una dura prova: «Fin dalla fine del
primo anno di noviziato, un'oscurità sempre più fitta cominciò ad
invadere la mia anima, scrive. Il mio spirito divenne opaco, le
verità della fede mi sembravano assurde. Quando mi si parlava di
Dio, il mio cuore era come una pietra, incapace del minimo atto
d'amore! Non trovavo nessuna consolazione nella preghiera... Sovente,
durante tutta la Messa, non facevo che lottare contro bestemmie che
affluivano alle mie labbra... Quando il sacerdote mi spiegava che si
trattava di prove e che, in tale situazione, non offendevo Dio, ma
che era al contrario un segno che Dio mi amava, non provavo nessuna
consolazione, mi sembrava che quelle frasi non riguardassero me... Mi
prosternavo allora davanti al Santissimo e ripetevo queste parole:
«Anche se mi ammazzi, confiderò in Te!»» L'intensità della
prova, che durerà due anni e mezzo, è all'altezza della missione
che sarà affidata a suor Faustina. Colei che deve ricordare ad un
mondo spesso in preda all'angoscia, la fiducia nella Misericordia
infinita, ha conosciuto tutti i gradi della tentazione della
disperazione.
Il
22 febbraio 1931, Nostro Signore le appare, vestito di bianco, con
una mano alzata in un gesto di assoluzione e con l'altra sul suo
divino Cuore. Dalla veste semiaperta sul Cuore, escono due fasci di
raggi, uno rosso e l'altro bianco. «In silenzio, contemplavo il
Signore, scrive, con l'anima piena di timore, ma anche di una grande
gioia. In capo a un po', il Signore Gesù mi disse: «Dipingi
un'immagine simile a questo modello e indicaci: Gesù, in Te
confido. Desidero che tale immagine sia venerata prima di tutto nella
vostra cappella, poi nel mondo intero. Prometto a coloro che la
venereranno che non moriranno. Prometto loro, fin da quaggiù, la
vittoria sul nemico, ma soprattutto nell'ora della morte. Li
difenderò Io stesso, come mia gloria»».
Suor
Faustina confida al suo confessore la visione. Il sacerdote non vi
accorda molta attenzione. Col passare dei mesi, gli ordini del
Signore si fanno più precisi e diventano più insistenti: «Voglio
che i sacerdoti proclamino la mia grandissima Misericordia. Voglio
che i peccatori si avvicinino a me senza timore di qualsiasi genere!
Le fiamme della mia Misericordia mi consumano. Nessun peccato, fosse
anche un abisso di abiezione, esaurirà la mia Misericordia, perchè
più vi si attinge e più essa aumenta. Sono sceso su questa terra ed
ho versato tutto il mio sangue per i peccatori. Per castigare, ho
tutta l'eternità: ora, prolungo il tempo della Misericordia. Il mio
Cuore soffre, perchè perfino le anime consacrate ignorano la mia
Misericordia e mi trattano con diffidenza. Quanto mi ferisce la
mancanza di fiducia!»
«Guarda
chi hai sposato!»
La
notizia delle visioni di suor Faustina si diffonde nel convento, e,
benchè la sua vita sia esemplare, le contraddizioni piovono. «Tutto
era ancora sopportabile, scrive, fino al giorno in cui il Signore mi
ordinò di dipingere l'immagine. A partire da allora, si cominciò a
darmi dell'isterica e dell'allucinata, e i giudizi fioccavano». Per
due anni, nessun sacerdote osò pronunciarsi chiaramente sulle sue
rivelazioni. Finalmente, durante il ritiro di pronuncia dei voti
perpetui, nell'aprile del 1933, il predicatore, un uomo spirituale,
le disse: «Sorella, lei diffida del Signore Gesù perchè la tratta
tanto intimamente, vero? Stia tranquilla. Gesù è il suo maestro ed
i suoi rapporti con Lui non sono nè isteria, nè sogni, nè
illusione. Sappia che è sulla retta via. Si sforzi di esser fedele a
tante grazie». Subito, una profonda pace soprannaturale riempie
l'anima di suor Faustina e la libera dai suoi dubbi.
Il
1° maggio seguente, pronuncia i voti perpetui con gran fervore.
Quattro giorni dopo, entra nella cappella per un'Ora Sacra. «Ad un
tratto, scrive, scorsi il Signore, tutto coperto di piaghe. Mi disse:
«Guarda chi hai sposato»... Contemplai le sue piaghe ed ero lieta
di soffrire con Lui. O Dio mio, quanto è dolce soffrire per Te, nel
più profondo dei nostri cuori, all'insaputa di tutti... Grazie,
Gesù, per le piccole croci quotidiane, per le contrarietà e le pene
della vita in comunità, per le false interpretazioni dei miei
propositi, per le umiliazioni ed i maltrattamenti, per i sospetti
penosi, per la mia salute malferma e la mia estrema spossatezza...
Grazie, Gesù, per la sofferenza dell'anima, per le aridità,
l'angoscia e l'incertezza, per la notte e le tenebre interiori, per
le tentazioni e le prove... Grazie, Gesù, Tu che hai bevuto il
calice amaro prima di offrirmelo edulcorato. Desidero solo la Tua
volontà, secondo i piani della Tua eterna Sapienza».
Il
vero Amico
Alla
fine del maggio 1933, suor Faustina va a Wilno. Lì, incontra don
Sopocko, che diventa il suo direttore spirituale. Dopo molte
esitazioni, questi si decide a far dipingere l'immagine di Gesù
misericordioso, ma vuol sapere il significato dei fasci bianchi e
rossi che si diramano dal Cuore del Signore. Suor Faustina interroga
il divino Maestro che risponde: «Significano l'acqua ed il sangue.
L'acqua che giustifica le anime, il sangue che è vita per l'anima.
Sprizzano dal mio Cuore aperto sulla Croce. Questi raggi mettono
l'anima al riparo dall'ira di mio Padre», vale a dire dalle pene
giustamente meritate a causa dei nostri peccati. La domenica in Albis
(Ottava di Pasqua) del 1935, l'icona viene esposta pubblicamente nel
santuario di Nostra Signora d'Ostra Brama, ed immediatamente, la
Misericordia divina si manifesta attraverso numerose grazie di
conversioni straordinarie.
Nel
suo Giornalino, suor Faustina scrive: «La Misericordia è il più
grande degli attributi divini». Don Sopocko, prima perplesso,
ritroverà questa verità nelle opere di sant'Agostino e di san
Tommaso d'Aquino. Infatti, nessun attributo di Dio è sottolineato
tanto vigorosamente nella Bibbia quanto la Misericordia. Dio non è
un essere lontano e indifferente al destino dell'uomo, ma è l'Amico,
il Salvatore, il Buon Pastore, ai cui occhi ogni persona è preziosa.
Dopo la caduta dell'uomo a causa del peccato originale, caduta che ha
avuto tante tragiche conseguenze (sofferenza, morte...), Dio ci
rivela integralmente la sua Misericordia attraverso i misteri
dell'Incarnazione e della Redenzione. Tutta la vita terrena di
Cristo, le sue parole ed i suoi atti, le sue parabole ed i suoi
miracoli, la sua morte in Croce e la sua Risurrezione, la fondazione
della sua Chiesa guidata attraverso i secoli dallo Spirito Santo,
proclamano a tutto il mondo la Misericordia di Dio.
Sperimentare
la Misericordia
Essere
misericordiosi, vuol dire avere un cuore pieno di tristezza alla
vista dell'altrui miseria, come se si trattasse della propria, e
sforzarsi, per quanto possibile, di eliminarla o di alleviarla. Il
maggior male che colpisca l'uomo è il peccato. Dio vi porta rimedio
con la sua Misericordia. In quanto offesa recata a Dio, il peccato ha
una perversità insondabile, la cui conseguenza eterna è stata
mostrata a suor Faustina. «Io, suor Faustina, per ordine di Dio,
sono penetrata negli abissi dell'inferno, per parlarne alle anime e
testimoniare dell'esistenza dell'inferno». Un'altra visione mette
sotto gli occhi di suor Faustina i peccati degli uomini: «In un
batter d'occhio, annota il 9 febbraio 1937, il Signore mi ha mostrato
i peccati del mondo, commessi oggi. Svenni dallo spavento! Pur
conoscendo l'abisso dell'insondabile Misericordia, fui assolutamente
stupita che Dio permettesse al mondo di esistere! Allora, Egli mi
fece sentire che sono gli eletti che servono da contrappeso».
Ma,
qualsiasi sia il numero e la gravità dei peccati, la Misericordia di
Dio è sempre accessibile sulla terra: «Sono Santo, dice Gesù a
suor Faustina, ed il minimo peccato mi fa ribrezzo. Ma quando i
peccatori si pentono, la mia Misericordia è senza limiti... i più
grandi peccatori potrebbero diventare grandissimi santi se facessero
affidamento sulla mia Misericordia... Si attinge alla mia
Misericordia soltanto con la coppa della fiducia. Più si ha fiducia
e più si ottiene... È una gioia per me quando i peccatori ricorrono
alla mia Misericordia. Li soddisfo al di là della loro speranza».
Il 10 ottobre 1937, la nostra Santa scriveva: «Ho visto, in una gran
luce, l'abisso del mio nulla. E mi sono rannicchiata sul Cuore di
Gesù con tanta fiducia che, anche se avessi sulla coscienza tutti i
peccati dei dannati, non avrei dubbi sulla divina Misericordia, ma mi
precipiterei, con cuore contrito, nell'abisso del tuo amore, Signore
Gesù! So che non mi respingeresti, ma che mi perdoneresti per il
tramite del tuo sacerdote». La Misericordia divina si concede ai
peccatori soprattutto nella confessione: «In questo sacramento,
scrive Papa Giovanni Paolo II, ogni uomo (battezzato) può
sperimentare in una maniera unica la Misericordia, vale a dire
l'amore che è più forte del peccato» (Enciclica Dives in
Misericordia, DM, 30 novembre 1980, n. 13).
Il
solo limite
Potente
motivo di speranza, la Misericordia divina è anche un appello alla
conversione. Senza il pentimento sincero dei peccati e la ferma
risoluzione di correggersi, la Misericordia non può riversarsi sul
peccatore. «Da parte dell'uomo, può limitare (la Misericordia)
soltanto la mancanza di buona volontà, la mancanza di prontezza
nella conversione e nella penitenza, vale a dire l'ostinazione
continua che si oppone alla grazia ed alla verità, specialmente di
fronte alla testimonianza della Croce e della Risurrezione di Cristo»
(DM, n. 13). Sant'Alfonso de' Liguori sottolinea che la
Misericordia di Dio si estende su coloro che lo temono (ved.
Luca 1, 50), vale a dire che «il Signore è misericordioso nei
riguardi di coloro che temono di offenderlo, ma non di coloro che
contano sulla sua Misericordia per offenderlo ancora di più» (La
via della salvezza, parte 1, 8a meditazione).
Se,
grazie alla Passione di Cristo, la Misericordia divina offre un
rimedio sovrano al più grande dei mali che affliggono l'uomo, il
peccato, essa si rivolge anche a tutte le altre miserie, fisiche o
morali, che lo colpiscono. Talvolta, le sopprime; ma, più sovente,
si manifesta nel suo aspetto vero e proprio «quando ricava il bene
da tutte le forme di male che esistono nel mondo e nell'uomo» (DM,
n. 6). Là si trova il contenuto fondamentale del messaggio
messianico di Gesù Cristo, la cui missione rivela il «dinamismo
dell'amore che non si lascia vincere dal male, ma che è vincitore
del male attraverso il bene (ved. Rom. 12, 21)» (DM, n. 6). Per
vincere il male, la Misericordia di Dio dà, a tutti coloro che la
invocano, forza e pazienza nella prova, insegnando loro ad unire le
loro sofferenze a quelle del divino Crocifisso. «Il dolce viso di
Gesù si presenta a colui che è afflitto da una prova
particolarmente dura, dice Papa Giovanni Paolo II; su di lui arrivano
i raggi che partono dal suo Cuore ed illuminano, riscaldano, indicano
la via e danno speranza. Quante anime ha già consolato
l'invocazione: Gesù, in Te confido!» (Omelia della Messa di
canonizzazione).
La
Misericordia di Dio suscita altresì fra gli uomini un vero amore
fraterno. «Non è facile amare di un amore profondo, fatto di un
dono autentico di sè, afferma il Papa. Quest'amore si impara solo
alla scuola di Dio, al calore della sua carità. Fissando su di Lui
lo sguardo, mettendoci in perfetta armonia con il suo Cuore di Padre,
diventiamo capaci di guardare i nostri fratelli con occhi nuovi, in
un atteggiamento di gratuità e di spartizione, di generosità e di
perdono. Tutto ciò è Misericordia» (Ibid.). Gesù esorta i
suoi discepoli ad iniziarsi «alla scuola di Dio», per ottenere per
sè la Misericordia divina: Beati i misericordiosi, perchè
otterranno Misericordia (Matt. 5, 7).
Fino
alla fine della sua vita, suor Faustina ha compiuto opere di
Misericordia nei riguardi di quelli che la circondavano. A partire
dal 1933, è colpita dalla tubercolosi. Le sue Superiore non
avvertono subito la gravità del male, che essa sopporta in silenzio.
Nel dicembre del 1936, quando la malattia è già avanzata, la si
manda in un sanatorio. Vi rimane quattro mesi; poi, nel 1938, vi fa
un nuovo soggiorno di cinque mesi. Prega con fervore per gli
agonizzanti che la circondano, di cui ottiene spesso la conversione,
anche in circostanze umanamente disperate. Recita per loro il
«rosario alla divina Misericordia», la cui rivelazione le è stata
fatta il 14 settembre 1935 (ved. immagine allegata). Tornata nel suo
convento nel settembre del 1938, suor Faustina si addormenta
dolcemente nel Signore in età di 33 anni, il 5 ottobre seguente.
«Trasformami!»
In
una bella preghiera, suor Faustina svela il suo modo di praticare la
Misericordia: «Signore Gesù, trasformami tutta nella tua
Misericordia! Fa' che i miei occhi siano misericordiosi, perchè non
giudichi mai secondo le apparenze e non sospetti nessuno, ma veda in
tutte le anime quel che hanno di bello, e sia caritatevole per tutte.
Fa' che i miei orecchi siano misericordiosi, sempre attenti alle
necessità dei miei fratelli e mai chiusi al loro richiamo. Fa' che
la mia lingua sia misericordiosa, perchè non dica mai male di
nessuno, ma abbia per tutti parole di perdono e di conforto. Fa' che
le mie mani siano misericordiose e piene di carità, affinchè assuma
tutto ciò che è duro e penoso, per alleggerire così i fardelli
degli altri. Fa' che i miei piedi siano misericordiosi e sempre
pronti a correre al soccorso del prossimo... che mi riposi servendo!
Fa' che il mio cuore sia misericordioso ed aperto a tutte le
sofferenze. Non lo chiuderò per nessuno, neppure per coloro che
abusano, e chiuderò me stessa nel tuo Cuore... Possa la tua
Misericordia riposarsi in me, Signore! Trasformami in te, perchè tu
sei il mio tutto».
Chiediamo
alla Santissima Vergine, Madre della Misericordia, ed a san Giuseppe,
di insegnarci ad essere misericordiosi come il nostro Celeste Padre,
per ottenere la Sua Misericordia e la vita eterna.
Dom
Antoine Marie osb
Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia
(Website : www.clairval.com)".
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