martedì 9 dicembre 2014

JUAN DIEGO CUAUHTLATOATZIN - (1474 – 1548) - IL MESSAGGERO DI NOSTRA SIGNORA DI GUADALUPE - Canonizzazione: 31 luglio 2002 - Festa: 9 dicembre



San JUAN DIEGO CUAUHTLATTOATZIN, dell'etnia indigena dei chichimecas, nacque verso il 1474 a Cuauhtitlán, venti chilometri a nord di Tenochtitlán (Città del Messico), oggi da questa assorbita. Il suo nome di nascita era Cuauh­tlatoatzin, che può essere tradotto con « Colui che parla come un'aquila », poiché l'aquila è simbolo dell'evangelista san Giovanni. Ciò dimostra come i missionari spagnoli tendessero a « inculturare » il cristianesimo, dando anche – quando era possibile – agli indios convertiti nomi cristiani di significato simbo­lico analogo a quello dei loro nomi originari. Secondo il più importante docu­mento biografico del Beato, il « Nican Motecpana », scritto dallo storico Fer­nando de Alva Ixtlilxochtl, Juan Diego era un « macehual », o « povero indio », un uomo del popolo, piccolo coltivatore diretto in un modesto villaggio: poco più di niente, nella società azteca, complessa e fortemente gerarchizzata. Ciò equivale a dire che apparteneva alla numerosa massa della classe inferiore del­l'Impero Azteco, ma non alla classe degli schiavi.

Nel 1524, tre anni dopo la conquista del Messico, giunsero i primi missio­nari francescani. Tra questi vi era fra Pietro da Gand, dal quale, secondo le testimonianze, Diego ricevette le prime nozioni della dottrina cristiana. All'età di cinquant'anni, nel 1524, ricevette il battesimo col nome cristiano di Juan Diego, insieme alla sua moglie Malintzin, che prese a sua volta il nome di Maria Lucia. Secondo le « Informaciones Guadalupanas » del 1666, basate sulle prime ricerche ecclesiastiche riguardanti gli avvenimenti di Guadalupe, sembra che Juan Diego già prima della sua conversione fosse un uomo religioso, molto riservato e meditativo. Egli percorreva a piedi i venti chilometri dalla sua casa a Tenochtitlán per ricevervi una formazione religiosa.


Una predica, poi, del frate francescano Toribio di Benevento, conosciuto dagli indigeni come « Motolinia » (il povero), lo fece decidere per il matrimonio cristiano. Da allora fino alla morte di sua moglie, nel 1529, Juan condusse una vita di responsabilità familiare. Dopo la morte della moglie si trasferì da un suo zio a Tolpetlac, solo quattordici chilometri distante da Tenochtitlán, dove ogni sabato e ogni domenica andava scalzo alla lezione di catechismo e alla Messa di Santa Maria. Per questo motivo lo chiamavano il « pellegrino ». Divideva così il suo tempo fra il lavoro dei campi e le pratiche della religione cristiana. La sua vita fu più o meno la stessa di tanti altri suoi conterranei fino all'alba del 9 dicembre 1531.

La tradizione guadalupana, che risale fino al 1531, attesta che nei primi giorni di dicembre del 1531 Juan Diego, che aveva allora cinquantasette anni, mentre percorreva a piedi la strada per Tlatelolco, un sobborgo di Città del Messico, distante venti chilometri, ebbe l'incontro che cambiò totalmente la sua vita.

Era un sabato. Giunto all'altezza del colle chiamato Tepeyac, udì un canto melodioso, come di uccelli rari. Si fermò stupito, chiedendosi se non fosse per caso giunto nel paradiso terrestre, quando il canto tacque e dalla cima del colle una voce lo chiamò: « Juantzin, Juan Diegotzin » (diminutivi náhuatl di « Juan » e « Juan Diego »). Salì e vide una giovane Signora, dal vestito risplendente come il sole, in piedi sulla sommità, davanti alla quale cadde in ginocchio. Allora la Signora si rivolse a lui, dichiarando di essere « la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio » e gli ordinò di recarsi dal vescovo a riferirgli che desiderava che le si erigesse un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corse a Tenochtitlán (Città del Messico) e si recò dal vescovo. Quando, dopo lunga attesa, fu ricevuto, gli parlò dell'apparizione e gli riferì le parole della Vergine, ma non venne creduto. Tornando a casa la sera, incontrò nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, alla quale riferì il suo insuccesso e chiese di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli rispose ordinandogli di tornare dal vescovo a rinnovare la richiesta.

La mattina dopo, domenica, Juan Diego, dopo la Messa e la catechesi, tornò dal vescovo e, inginocchiatosi, gli ripeté con le lacrime agli occhi la richiesta della Madonna. Il vescovo, dopo avergli fatto parecchie domande sul luogo e sulle circostanze dell'apparizione, gli chiese un segno; poi, non appena era uscito, gli mandò dietro alcuni servitori a spiarlo, ma essi lo persero di vista non appena si avvicinò al Tepeyac. Mentre costoro tornavano dal vescovo, tacciando Juan Diego di mentitore e di visionario, questi incontrò di nuovo la Vergine, la quale gli promise che l'indomani mattina gli avrebbe dato il segno. Ma la mattina seguente Juan Diego non poté tornare, perché suo zio, Juan Bernardo, era gravemente ammalato. La sera lo zio pregò il nipote di recarsi la mattina seguente a Tlatelolco per chiamare un sacerdote. Juan Diego uscì di casa quando era ancora buio. Giunto in vista del Tepeyac, decise di cambiare strada e di aggirare il colle sul lato orientale, per evitare l'incontro con la Signora, ritenendo più importante la salvezza eterna dello zio moribondo. Ma la Signora era lì, davanti a lui, e gli chiese il perché di tanta fretta. Juan Diego si prostrò ai suoi piedi e le chiese perdono per non poter compiere l'incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. Ma la Signora lo rassicurò, gli disse che lo zio era gia guarito, e lo invitò a salire sulla sommità del colle per cogliere e portare i fiori che avrebbe trovato lassù. Juan Diego salì e si meravigliò di trovare la cima del colle coperta di bellissimi « fiori di Castiglia »: infatti era il 12 dicembre, ormai inverno, e inoltre il luogo, una desolata pietraia, non era adatto alla crescita di fiori simili. Juan Diego li colse, li ripose nella tilma (una specie di grembiule), e li portò alla Vergine, la quale li prese e poi li rimise nel mantello di Juan Diego, dicendogli di portarli al vescovo come prova della verità dell'apparizione. Juan Diego si recò dal vescovo, ma i servitori non gli diedero retta e lo fecero aspettare a lungo; poi si misero a sbirciare nella sua tilma e, vedendo i fiori, tentarono per ben tre volte di pren­derglieli, ma inutilmente, perché i fiori diventarono come aderenti al tessuto. Stupiti di ciò, decisero finalmente di introdurlo dal vescovo, davanti al quale Diego riferì quanto aveva visto e aprì il mantello per offrirgli i fiori. Non appena questi caddero a terra, subito sul mantello si disegnò e si manifestò alla vista di tutti l'amata Immagine della Perfetta Vergine Santa Maria, Madre di Dio, nella forma e figura in cui la vediamo oggi, così come è conservata nella sua amata casa, nel tempio eretto ai piedi del Tepeyac e che invochiamo con il titolo di Guadalupe.

Di fronte a tale avvenimento il vescovo cadde in ginocchio e con lui tutti i presenti; poi, rialzatosi, pregò la Madonna, chiedendole perdono dell'incredulità da lui mostrata nei confronti di Juan Diego. Il giorno seguente Diego accom­pagnò il vescovo al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Vergine aveva chiesto di costruire il tempio. Infine, tornò dallo zio per raccontargli dell'appa­rizione. Lo zio, da parte sua, riferì che nello stesso momento la Signora del Cielo era apparsa anche a lui, lo aveva guarito e gli aveva detto di voler essere invocata con il titolo di « Perfetta Vergine Santa Maria di Guadalupe ».

Il 26 dicembre 1531 il vescovo, Padre Juan de Zumárraga O.F.M., organizzò la solenne traslazione dell'immagine dalla cattedrale alla cappella eretta sul luogo dell'apparizione, oggi basilica di Nostra Signora di Guadalupe in Città del Messico.

A partire di questo avvenimento Juan Diego cambiò radicalmente vita, consacrandosi come laico al completo servizio di Dio, della Vergine e del popolo fedele che andava evangelizzando. Col permesso del vescovo visse come « eremita » nella modesta casa costruitagli dai suoi compaesani vicino alla prima cappella della Madonna di Guadalupe. Puliva la cappella, aiutava tutti i pellegrini e si dedicava alla preghiera; col permesso del Vescovo si accostava alla santa Comunione tre volte la settimana.

Così, già durante la sua vita, Juan Diego fu tenuto in concetto di santità. I suoi coetanei usavano dire ai propri figli: « Dio ti faccia come Juan Diego ». Inoltre, ebbe la fama di intercessore. Gli abitanti di Cuauhtitlán ricorrevano a lui per chiedergli che intercedesse per loro presso la Madonna per ottenere beni temporali.

Dopo la sua morte, avvenuta il 30 maggio 1548 in età di 74 anni, i fedeli gli tributarono il culto alla maniera dell'epoca, venerando il suo ritratto sistemato nel dormitorio insieme a quello della Madonna di Guadalupe. Fu sepolto nella cappella dedicata a Nostra Signora di Guadalupe ai piedi della santa immagine. In seguito, le sue spoglie, in obbedienza al decreto sul « non cultu » del Papa Urbano VIII (1623 – 1644), che proibiva ogni forma di culto prima dell'appro­vazione ecclesiastica, furono disperse per evitare così la venerazione popolare, che mai si dimenticò di lui.

Il 31 luglio 2002 Juan Diego Cuauhtlatoatzin è stato proclamato santo da Papa Giovanni Paolo II nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe a Città del Messico, dopo che l'aveva beatificato il 6 maggio 1990 nel medesimo luogo.


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