domenica 25 gennaio 2015

Alcune lettere tratte da The Screw' tape Letters (Le lettere di Berlicche, 1942) di C.S. Lewis.




Un funzionario di Satana istruisce un giovane diavolo apprendista, suo nipote, spiegandogli quali mezzi ed espedienti ha trovato per esperienza più idonei per fare prigionieri gli uomini e strapparli alla parte nemica; e nell'argomentare soppesa lodi e rimproveri allo scopo di richiamare l'attenzione critica del discepolo sulle cause o sui fatti che hanno determinato un suo successo o un insuccesso nella quotidiana battaglia con i ministri di Dio.

Mio caro Malacoda,

ho notato quanto mi dici sull'opportunità di dirigere le letture del paziente sottoposto alla tua cura, e di far sì che il più spesso possibile stia in compagnia di quel suo amico materialista. Ma non ti pare di essere un pochino ingenuo? Le tue parole fan pensare che tu sia d'opinione che la discussione sia il metodo per tenerlo lontano dalle grinfie del Nemico. Avrebbe potuto essere così se egli fosse vissuto alcuni secoli fa. A quei tempi gli uomini avevano una coscienza ancora abbastanza chiara di quando una cosa veniva provata e di quando no; e, se gli argomenti erano convincenti, la credevano veramente. Mantenevano ancora una relazione fra il pensare e l'agire, ed erano pronti, come risultato di una serie di ragionamenti, a mutar vita. Ma, un po' per mezzo della stampa settimanale, un po' con altre armi, siamo riusciti in gran parte a mutare questo stato di cose. Il tuo giovanotto è stato abituato, fin da ragazzo, ad avere nella testa una dozzina di filosofie irriconciliabili fra di loro, che danzano insieme allegramente. Non considera le dottrine come, in primo luogo, "vere" o "false", ma come "accademiche" o "pratiche", "superate" o "contemporanee", "convenzionali" o "audaci". Il gergo corrente, non la discussione, è il tuo alleato migliore per tenerlo lontano dalla chiesa. 

Non perder tempo nel tentare di fargli pensare che il materialismo è vero. Mettigli in mente che è forte, o robusto, o coraggioso - che è la filosofia del futuro. È di questo che si preoccupa. Il male della discussione è che essa convoglia tutta la lotta sul terreno del Nemico. Anche Lui sa discutere; mentre in quel genere di propaganda veramente pratica, alla quale sto accennando, Egli si è dimostrato, da secoli, di molto inferiore al Nostro Padre che sta Laggiù. Il fatto stesso di discutere sveglia la ragione del tuo paziente, e, una volta che sia sveglio, chi può prevedere i risultati che potrebbero seguire? Anche se in qualche caso specifico un seguito di ragionamenti può esser distorto in modo da farlo finire in nostro favore, t'accorgerai d'aver rafforzato nel tuo paziente l'abito fatale di prestar attenzione ai problemi universali e di allontanarlo dalla corrente delle immediate esperienze sensibili. Il tuo lavoro dev'essere quello di fissare la sua attenzione su questa corrente. Insegnagli a chiamarla "la realtà della vita", senza permettere che si chieda che cosa intende dire quando dice "realtà". Ricordati che non è, come te, un puro spirito. Non essendoti mai fatto uomo (Ah! quell'abominevole vantaggio del Nemico!) tu non puoi capire come gli uomini siano schiavi dell'urgenza delle cose ordinarie. Io avevo una volta un paziente, un ateo ben saldo, che era solito recarsi a studiare nella biblioteca del British Museum. Un giorno, mentre stava leggendo, m'accorsi che un certo filo del pensiero cominciava a prendere una direzione sbagliata. Il Nemico, naturalmente, gli fu in un attimo al fianco. Prima che riuscissi a raccapezzarmi, vidi che il mio lavoro di vent'anni cominciava a barcollare. Se, perdendo la testa, mi fossi messo a tentare una difesa per mezzo di una discussione, sarebbe stata finita per me. Ma io non sono così sciocco. Senza perder tempo colpii quella parte che in lui era più di ogni altra sotto il mio controllo, e suggerii che era giunto ormai il tempo di andare a fare un po' di colazione. Il Nemico, è presumibile, (poiché sai che non è mai proprio possibile riuscire ad afferrare ciò che Egli dice loro!) fece a sua volta la contro-insinuazione che ciò che stava pensando era più importante della colazione. Almeno io penso che la Sua linea sia stata questa, perché, quando io osservai: « Perfettamente. Anzi, è troppo importante perché ci s'accinga a trattarne a mezzogiorno », il volto del paziente s'illuminò considerevolmente; ed io non feci in tempo ad aggiungere: « Molto meglio tornare dopo pranzo, e trattare l'argomento con mente fresca », che era già a mezza strada verso la porta. Una volta sulla via la battaglia fu vinta. Gli mostrai il giornalaio che gridava le notizie delle edizioni pomeridiane, e un autobus, il n. 73, che passava, e prima che giungesse in fondo ai gradini riuscii a convincerlo più che mai che, siano pur strane fin che si vuole le idee che sorgono in capo quando si è chiusi da soli con i propri libri, una dose salutare di "realtà della vita" (e con ciò intendevo dire l'autobus e il giornalaio) bastava per dimostrargli che "tutte quelle robe" semplicemente non potevano essere vere. Sapeva di essersela cavata per poco, e più tardi provava un gran gusto nel parlare di « quel senso inespresso della realtà che è la nostra ultima salvaguardia contro le aberrazioni della logica pura ». Ora egli è al sicuro nella casa di Nostro Padre. Capisci ora ciò che voglio dire? Grazie a quei procedimenti che abbiamo cominciato a far operare in loro secoli fa, per loro è ormai quasi impossibile credere a ciò che non è ordinario, mentre ciò che è ordinario gli sta davanti agli occhi. Continua a battere il chiodo della ordinar ietà delle cose. Soprattutto guardati bene dal fare il tentativo di usare della scienza (voglio dire delle vere scienze) come di una difesa contro il cristianesimo. Quelle scienze altro non potrebbero fare che incoraggiarlo a pensare alle realtà che non può toccare né vedere. Sono avvenuti tristi casi fra i moderni studiosi di fisica. Se deve guazzar nella scienza, mantienilo nell'economia e nella sociologia; non permettere che s'allontani da quell'impagabile "realtà della vita". L'ideale è, naturalmente, di non fargli leggere neppure una riga di veramente scientifico, ma di infondergli l'idea generale grandiosa che egli conosce tutta la scienza, e che ogni cosa che gli avvenga di raccogliere in conversazioni casuali o nelle letture è "i risultati della moderna investigazione". Ricordati bene che il tuo dovere è di ubriacarlo. Dal modo con il quale alcuni di voi giovani demoni parlate si potrebbe pensare che la nostra occupazione sarebbe quella di insegnare.
Tuo affezionatissimo zio Berlicche




II Mio caro Malacoda,

ho notato con profondo dispiacere che il tuo paziente s'è fatto cristiano. Non nutrire speranza alcuna di sfuggire alle punizioni che si sogliono infliggere in simili casi. Sono certo del resto che, nei tuoi momenti migliori, neppure tu lo desidereresti. Nel frattempo è necessario ricavare il meglio possibile da una tale situazione. Non bisogna disperarsi. Centinaia di codesti convertiti adulti sono stati recuperati dopo un breve soggiorno nel campo del Nemico ed ora sono con noi. Tutte le abitudini del paziente, tanto le mentali quanto le spirituali, ci sono ancora favorevoli. Uno dei nostri grandi alleati, al presente, è la stessa chiesa. Cerca di non fraintendermi. Non intendo alludere alla chiesa come la si vede espandersi attraverso il tempo e lo spazio, e gettar le radici nell'eternità, terribile come un esercito a bandiere spiegate. Confesso che questo è uno spettacolo che rende nervosi i nostri più ardimentosi tentatori. Ma fortunatamente essa è del tutto invisibile a codesti esseri umani. Tutto ciò che il tuo paziente vede è quel palazzo, finito solo a metà, di stile gotico spurio, che si erge su quel nuovo terreno. Quando entra, vi trova il droghiere locale, con un'espressione untuosa sul volto, che si dà da fare per offrirgli un librino lustro lustro che contiene una liturgia che nessuno di loro due capisce, e un altro libriccino frusto, che contiene testi corrotti di un certo numero di liriche religiose, la maggior parte orrende, e stampate a caratteri fittissimi. Entra nel banco, e, guardandosi intorno, s'incontra proprio con quella cernita di quei suoi vicini che finora aveva cercato di evitare. Devi far leva più che puoi su quei vicini. Fa' in modo che la sua mente svolazzi qua e là fra un'espressione quale « il corpo di Cristo » e le facce che gli si presentano nel banco accanto. Importa pochissimo, naturalmente, la razza di gente che in realtà s'è messa nel banco vicino. Tu puoi sapere magari che uno di loro è un grande combattente dalla parte del Nemico. Non importa. Il tuo paziente, grazie al Nostro Padre Laggiù, è uno sciocco. Se uno qualsiasi di questi vicini canta con voce stonata, se ha le scarpe che gli scricchiolano, o la pappagorgia, o se porta vestiti strani, il paziente crederà con la massima facilità che perciò la loro religione dev'essere qualcosa di ridicolo. Vedi, nella fase in cui si trova al presente, egli ha in mente una certa idea dei "cristiani", che crede sia spirituale, ma che, di fatto, è per molta parte pittoresca. Ha la mente piena di toghe, di sandali, di corazze e di gambe nude, e il solo fatto che l'altra gente in chiesa porta vestiti moderni è per lui una seria difficoltà, quantunque, naturalmente, inconscia. Non permettere mai che venga alla superficie; non permettere che si domandi a che cosa s'aspettava che fossero uguali. Fa' in modo che ogni cosa rimanga ora nebulosa nella sua mente, e avrai a disposizione tutta l'eternità per divertirti a produrre in lui quella speciale chiarezza che l'Inferno offre. Lavora indefessamente, dunque, sulla disillusione e il disappunto che sorprenderà senza dubbio il tuo paioziente nelle primissime settimane che si recherà in chiesa. Il Nemico permette che un disappunto di tal genere si presenti sulla soglia di ogni sforzo umano. Esso sorge quando un ragazzo, che da fanciullo s'era acceso d'entusiasmo per i racconti dell'Odissea, si mette seriamente a studiare il greco. Sorge quando i fidanzati si sono sposati e cominciano il compito serio di imparare a vivere insieme. In ogni settore della vita esso segna il passaggio dalla sognante aspirazione alla fatica del fare. Il Nemico si prende questo rischio perché nutre il curioso ghiribizzo di fare di tutti codesti disgustosi vermiciattoli umani, altrettanti, come dice Lui, suoi "liberi" amanti e servitori, e "figli" è la parola che adopera, secondo l'inveterato gusto che ha di degradare tutto il mondo spirituale per mezzo di legami innaturali con gli animali di due gambe. Volendo la loro libertà, Egli si rifiuta di portarli di peso, facendo uso soltanto delle loro affezioni e delle loro abitudini, al raggiungimento di quegli scopi che pone loro innanzi, ma lascia che "li raggiungano essi stessi". Ed è in questo che ci si offre un vantaggio. Ma anche, ricordalo, un pericolo. Se per caso riescono a superare con successo quest'aridità iniziale, la loro dipendenza dall'emozione diventa molto minore, ed è perciò più difficile tentarli. Quanto sono venuto esponendo finora vale nella ipotesi che la gente del banco vicino non offra alcun motivo ragionevole di disillusione. È chiaro che se invece lo offrono - se il paziente sa che quella donna con quel cappellino assurdo è una fanatica giocatrice di bridge, che quel signore con le scarpe scricchiolanti è un avaro e uno strozzino - allora il compito ti sarà molto più facile. Si ridurrà a tenergli lontano dalla mente questa domanda: « Se io, essendo ciò che sono, posso in qualche senso ritenermi cristiano, per quale motivo i vizi lidiversi di quella gente che sta lì in quel banco dovrebbero essere una prova che la loro religione non è che ipocrisia e convenzione? ». Forse mi chiederai se è possibile tener lontano perfino dalla mente" umana un pensiero così evidente. Sì, Malacoda, sì, è possibile! Trattalo come deve essere trattato, e vedrai che non gli passerà neppure per l'anticamera del cervello. Non è ancora stato a sufficienza con il Nemico per possedere già una vera umiltà. Le parole che ripete, anche in ginocchio, sui suoi numerosi peccati, le ripete pappagallescamente. In fondo crede ancora che lasciandosi convertire, ha fatto salire di molto un saldo attivo in suo favore nel libro mastro del Nemico, e crede di dimostrare grande umiltà e degnazione solo andando in chiesa con codesti "compiaciuti" vicini, gente comune. Mantiengli la mente in questo stato il più a lungo possibile.
Tuo affezionatissimo zio Berlicche

Mio caro Malacoda,

sono molto compiaciuto di quanto mi dici in merito alle relazioni di questo giovanotto con sua madre. Ma devi sfruttar più che puoi la posizione vantaggiosa in cui ti trovi. Il Nemico lavorerà dal centro alla superficie, portando la condotta del paziente sempre più, gradualmente, al nuovo livello, e, un momento o l'altro, potrà raggiungere il suo modo di comportarsi con la vecchia signora. È necessario che tu arrivi primo. Mantienti in stretto contatto con il nostro collega Farfarello che ha in custodia la madre, e vedete di imbastire in quella casa un'atmosfera costante di disturbo reciproco, di giornaliere trafitture di spillo. Saranno utili i metodi seguenti:
1. Fissagli il pensiero sulla vita interiore. Egli pensa che la sua conversione sia qualcosa che sta dentro di lui; perciò al presente la sua attenzione è rivolta principalmente ai suoi propri stati mentali - o piuttosto a quella purgatissima versione di essi che è tutto quanto tu dovresti permetterti di fargli vedere. Incoraggialo in ciò. Tiengli la mente lontano dai doveri più elementari, sospingendolo verso quelli più progrediti e più spirituali. Aggrava quella caratteristica umana che è utilissima: l'orrore e la negligenza delle cose ovvie. Devi condurlo a una condizione nella quale possa soffermarsi per una ora a fare l'esame di coscienza senza riuscire a scoprire neppure uno di quei fatti suoi personali che sono perfettamente chiari a chiunque abbia vissuto con lui nella stessa casa o abbia lavorato nello stesso ufficio.
2. È naturalmente impossibile impedirgli di pregare per sua madre, ma noi possediamo dei mezzi per rendere innocue le sue preghiere. Assicurati che esse siano sempre assai "spirituali", e che egli si preoccupi sempre dello stato dell'anima di lei e mai dei suoi dolori reumatici. Ne seguiranno due vantaggi. In primo luogo la sua attenzione sarà tenuta su quanto egli considera i peccati di sua madre. E, con un poco di manovra da parte tua, egli può venire indotto a ritenere tali quelle qualsiasi azioni di lei che gli siano scomode e che lo irritino. Così potrai continuare a fregare le ferite della giornata e a renderle un poco più dolorose perfino mentre sta pregando in ginocchio. L'operazione non è per nulla difficile e la troverai assai divertente. In secondo luogo, dal momento che le sue idee intorno all'anima di sua madre saranno incomplete e spesso errate, egli, in qualche modo, pregherà per una persona immaginaria, e sarà tuo compito rendere quell'immaginaria persona ogni giorno meno simile alla madre vera -: quella vecchia signora che a tavola ha una lingua quanto mai tagliente. Col tempo potrai ottenere che la separazione sia tanto vasta che nessun pensiero, nessun sentimento possa traboccare dalle sue preghiere per la madre immaginata nel suo modo di trattare la vera. Alcuni miei pazienti erano diventati così maneggevoli che in un attimo si riusciva a girarli dalla preghiera più spassionata per "l'anima" della moglie o del figliuolo alle battiture o all'insulto della vera moglie o del vero figliuolo senza neppure l'ombra d'uno scrupolo.
Quando due esseri umani sono vissuti insieme per molti anni capita di solito che ciascuno ha toni di voce ed espressioni di volto che riescono quasi insopportabilmente irritanti all'altro. Sotto al lavoro, su questo fatto. Presenta alla piena consapevolezza del tuo paziente quel modo particolare che ha sua madre di alzar le sopracciglia che non gli piaceva fin dall'infanzia, e fallo pensare a quanto gli sia ora antipatico. Fagli supporre che ella sa che ciò gli dà molta noia e che lo fa apposta per dargli noia. Se riesci a farlo, egli non si accorgerà neppure che una tale supposizione è infinitamente improbabile. E, naturalmente, non deve avere il minimo sospetto che anche lui ha modi di parlare e sguardi che allo stesso modo recano noia a lei. Ciò si ottiene facilmente, poiché non è in grado né di vedersi né di ascoltarsi.
Nella vita dei popoli civili, l'odio domestico si esprime di solito col dir cose che sulla carta avrebbero un aspetto innocente (le parole non sono offensive) ma con quella tal voce, o in quel tal momento, che le portano non molto lontano dall'essere come uno schiaffo sulla faccia. Perché questo gioco non abbia a cessare tu e Farfarello dovete fare in modo che ciascuno di questi due sciocchi abbia una specie di misura duplice. Il tuo paziente deve esigere che tutto quanto egli esprime deve essere interpretato come si presenta e giudicato semplicemente secondo le parole dette, mentre, nello stesso tempo, giudicherà tutte le espressioni di sua madre interpretando nel modo più completo e più sensibile il tono della voce, il contesto, l'intenzione sospetta. Ed essa deve essere incoraggiata a fare lo stesso nei suoi riguardi. Così, alla fine di ogni lite ciascuno se ne andrà convinto, o quasi convinto, di essere perfettamente innocente. Tu sai che cosa succede: « Basta che le chieda l'ora del pranzo perché dia in escandescenze ». Una volta che questa abitudine ha messo radici, nasce quella deliziosa situazione di un essere umano che dice cose con il proposito dichiarato di offendere, e che tuttavia si lamenta quando l'altro si offende davvero. Da ultimo, dimmi qualcosa sulla posizione religiosa della vecchia. È, per caso, gelosa del nuovo elemento della vita di suo figlio? - se la prende perché ha dovuto imparare da altri, e tanto in ritardo, ciò che ella crede di avergli offerto di conoscere con tanta facilità fin dalla fanciullezza? Ha l'impressione che stia facendo un po' troppo "chiasso" - oppure che se la prenda troppo alla leggera? Ricordati del fratello maggiore nella storiella del Nemico. Tuo affezionatissimo zio Demccne

Mio caro Malacoda,

le proposte da dilettante che appaiono nella tua ultima lettera mi suggeriscono che è ormai tempo che ti scriva esaurientemente sul penoso argomento della preghiera. Avresti potuto fare a meno di dire che il mio consiglio relativo alle sue preghiere per la madre « si è dimostrato singolarmente sfortunato ». Non sono cose che un nipote dovrebbe permettersi di scrivere a suo zio - e neppure un tentatore jr al Sottosegretario di una sezione. Quel tuo modo di fare rivela pure un desiderio spiacevole di scaricare le responsabilità. Devi imparare a pagare per le tue balordaggini. La cosa migliore, se fosse possibile, sarebbe di tenere il paziente completamente lontano da qualsiasi seria intenzione di pregare. Quando il paziente è un adulto riconvertito da poco al partito del Nemico, come il tuo giovanotto, la cosa migliore è di incoraggiarlo a ricordare, o di fargli pensare che ricorda il modo pappagallesco con il quale pregava quand'era fanciullo. Come reazione a ciò lo si potrebbe persuadere a tendere a qualcosa che sia del tutto spontaneo, interiore, non formalistico, non regolarizzato. Ciò, per un principiante come lui, significherebbe di fatto uno sforzo per produrre in se stesso un umore vagamente devoto in cui
non avrebbe parte alcuna la vera concentrazione della volontà e dell'intelletto. Uno dei loro poeti, il Coleridge, ha lasciato scritto che egli non pregava « movendo le labbra e piegati i ginocchi », ma semplicemente con « lo spirito composto nell'amore » e indulgendo a « un sentimento di supplica ». Esattamente il genere di preghiera che vogliamo noi. E dal momento che esso presenta una rassomiglianza superficiale con la preghiera del silenzio praticata da coloro che sono assai progrediti nel servizio del Nemico, pazienti intelligenti e pigri possono venire irretiti da un tal genere di orazione per un tempo considerevole. Almeno li si può convincere che la posizione del corpo non ha influenza alcuna sulle loro preghiere; poiché essi dimenticano costantemente ciò che tu devi sempre ricordare, vale a dire che sono animali e che qualunque cosa i loro corpi facciano incide sulle loro anime. È buffo che i mortali ci rappresentino sempre come esseri che mettono loro in testa questa o quella cosa: in realtà il nostro lavoro migliore consiste nel tenere le cose fuori della loro testa. Se questo non riesce, devi ripiegare sopra un più sottile indirizzo sbagliato della sua intenzione. Ogni volta che essi stanno servendo direttamente al Nemico noi siamo sconfitti, ma vi sono molte maniere per impedire loro di farlo. La più semplice è di stornare il loro sguardo da Lui verso loro stessi. Fa' in modo che si preoccupino della loro mente tentando di suscitarvi sentimenti per mezzo della volontà. Quando avessero intenzione di chiedere a Lui la carità, fa' in modo, invece, che comincino a tentare di fabbricarsi da sé sentimenti caritatevoli senza aver coscienza di ciò che stanno facendo. Quando avessero l'intenzione di pregare per ottenere il coraggio, fa' in modo che di fatto si sforzino di sentirsi coraggiosi. Quando dicono che stanno pregando per ottenere il perdono, fa' in modo che si sforzino di sentirsi perdonati. Insegna loro a stimare il valore di ciascuna preghiera a seconda del successo di essa nel produrre il sentimento desiderato. E che non abbiano mai il sospetto che un successo o un insuccesso di quel genere dipendono in gran parte dal fatto che in quel momento si sentono bene o si sentono male, sono pieni d'energia oppure stanchi. Ma è chiaro che nel frattempo il Nemico non starà in ozio. Dove c'è preghiera c'è il pericolo della sua azione immediata. Egli è cinicamente indifferente alla dignità della Sua posizione, e della nostra, come puri spiriti, e agli animali umani che si mettono in ginocchio Egli riserva la conoscenza di se stessi senz'alcun ritegno. Ma, dato pure che riesca a sconfiggere il tuo primo tentativo di direzione sbagliata, noi possediamo un'arma più sottile. Gli esseri umani non partono da quella percezione diretta di Lui che noi, sfortunatamente, non possiamo evitare. Essi non hanno mai conosciuto quella orrenda luminosità, quel bagliore lacerante e bruciante che forma lo sfondo del dolore perenne della nostra vita. Se dai uno sguardo nella mente del tuo ammalato mentre sta pregando, non vi trovi ciò. Se esamini l'oggetto al quale presta la sua attenzione t'accorgerai che si tratta di un oggetto composto che contiene molti ingredienti quanto mai ridicoli. Vi saranno immagini derivate da scene del Nemico quale appariva durante quell'ignobile episodio noto sotto il nome di Incarnazione; vi saranno immagini più vaghe - magari immagini del tutto barbare e puerili - associate con le altre due persone. Ve ne saranno alcune che si riferiranno perfino alla riverenza verso se stesso (non disgiunte dalle sensazioni corporali che l'accompagnano) oggettivata e attribuita all'oggetto riverito. Ho visto casi nei quali ciò che il paziente chiamava il suo "Dio" era di fatto collocato - su in alto, all'angolo sinistro del soffitto della camera da letto, ovvero nell'interno della sua testa, o in un crocefisso che pendeva dalla parete. Ma di qualsivoglia natura sia quell'oggetto composto, bisogna che egli si fissi nel pregare ad esso — a quella cosa che egli stesso ha fatto, non alla Persona che ha fatto lui, che lo ha fatto uomo. Puoi giungere fino a incoraggiarlo a dare grande importanza alla correzione e al miglioramento dell'oggetto composto, e al tenerlo sempre fisso davanti all'immaginazione durante tutto il tempo della preghiera. Poiché, se mai giunge a fare la distinzione, se mai, con piena avvertenza, 'dirige le sue preghiere « non a ciò che io penso che tu sia, ma a ciò che tu sai di essere », la nostra situazione diventa, per quel momento, disperata. Una volta che tutti i suoi pensieri e tutte le sue immagini vengono cacciate da parte, o, se ancora ritenute, ritenute con la piena cognizione della loro natura puramente soggettiva, mentre pone la sua fiducia in quella Presenza perfettamente reale, esterna, invisibile, là nella stanza con lui, e che egli non conoscerà mai come invece viene conosciuto da essa - be', allora è proprio il momento che può capitare l'incalcolabile. Nel lavoro onde evitare codesta situazione - codesta vera nudità dell'anima in preghiera — sarai aiutato dal fatto che gli stessi uomini non la desiderano tanto quanto suppongono. Sì, esiste quella cosa che consiste nell'ottenere più di quanto s'è contrattato!
Tuo affezionatissimo zio Berlicche

Mio caro Malacoda,

si rimane un pochino delusi quando ci s'attendeva un rapporto dettagliato sul tuo lavoro e si riceve invece una rapsodia vaga come la tua ultima lettera. Dici che sei « delirante di gioia » perché gli uomini europei hanno cominciato un'altra guerra delle loro. Vedo chiaramente ciò che t'è capitato. Non sei delirante; sei soltanto ubriaco. Leggendo fra le righe del tuo squilibratissimo resoconto della notte insonne del tuo paziente, sono in grado di ricostruire con sufficiente accuratezza lo stato della tua mente. Per la prima volta nella tua carriera hai assaggiato quel vino che è la ricompensa di tutte le nostre fatiche - l'angoscia e lo smarrimento di un'anima umana - e t'è andato alla testa. Mi riesce difficile biasimarti. Non posso aspettarmi teste da vecchio su giovani spalle. Il tuo paziente, dunque, reagì ad alcune delle tue raffigurazioni terrificanti del futuro? Sei riuscito a infiltrarvi qualche malinconico sguardo al felice passato, suscitando un sentimento di autocompassione? - c'è stato qualche ben riuscito tremito nel profondo dello stomaco? Hai saputo suonare il tuo violino delicatamente, vero? Bene! bene! è una cosa molto naturale. Ma, ricordati bene, Malacoda, che il dovere viene prima del piacere. Se una qualsiasi concessione che ti permetti ora ti condurrà alla perdita finale della preda, per tutta l'eternità sarai lasciato bruciare dalla sete di quel sorso del quale adesso godi con tanta voluttà il primo goccio. Se, invece, per mezzo di un'applicazione continua e a mente fredda, nel luogo e nel momento giusti, sarai alla fine in grado di assicurarti la sua anima, egli sarà tuo per sempre - sarà un vivente calice traboccante di disperazione e di terrore e di sorpresa, che potrai sollevare alle labbra tutte le volte che vorrai. Non permettere quindi che una qualsiasi eccitazione temporanea ti distragga dall'affare vero e proprio, quello, importante, di minare la fede e di impedire la formazione delle virtù. Non mancare di darmi nella tua prossima lettera un resoconto completo delle reazioni dell'ammalato alla guerra, così che si possa studiare se sarà meglio farlo diventare un estremo patriota oppure un ardente pacifista. Le possibilità sono molte e varie. Intanto mi preme avvertirti di non sperare troppo da una guerra. Naturalmente, una guerra è divertente. L'immediato terrore e la sofferenza immediata degli esseri umani è un ristoro legittimo e piacevole per le miriadi dei nostri affaticati lavoratori. Ma qual beneficio permanente ci può dare, a meno che noi non ne facciamo uso per portare anime al Nostro Padre di Laggiù? Quando vedo la sofferenza temporale degli esseri umani che poi, alla fine, ci sfuggono, provo una sensazione come se mi fosse stato permesso di gustare la prima portata di un ricco banchetto, e poi mi fosse stato negato il resto. È peggio che non aver gustato nulla. Il Nemico, fedele ai suoi barbari metodi di guerra, ci permette di scorgere la breve sofferenza dei suoi favoriti soltanto per farci struggere e per tormentarci - per beffare la fame incessante che, durante la fase attuale del grande conflitto, ci viene imposta, bisogna ammetterlo, dal suo blocco. Quindi, pensiamo piuttosto al modo di usare che non al modo di godere di questa guerra europea. Poiché vi sono unite certe tendenze che, in se stesse, non sono per nulla favorevoli a noi. Possiamo sperare un bel po' di crudeltà e di impurità. Ma, se non staremo più che attenti, dovremo vedere migliaia che in questa tribolazione si volgeranno al Nemico, mentre l'attenzione di decine di migliaia che non giungeranno a tanto, verrà tuttavia deviata dalla considerazione delle loro persone verso valori e cause che essi credono più alte del proprio io. So che il Nemico disapprova molte di queste cause. Ma è qui dove Egli manca di lealtà. Egli fa spesso bottino di esseri umani che hanno dato la vita per ideali che Egli pensa cattivi, per la ragione mostruosamente sofistica che gli esseri umani li credevano buoni e che agivano nel miglior modo che sapevano. Considera inoltre quali morti indesiderabili capitano in tempo di guerra. Gli uomini vengono uccisi in luoghi dove sapevano di poter essere uccisi, e dove si recano, se appena sono del partito del Nemico, preparati. Quanto sarebbe molto meglio per noi se tutti gli esseri umani morissero in case di salute costose, in mezzo a dottori che mentiscono, infermiere che mentiscono, amici che mentiscono, come io li ho educati a fare, promettendo la vita ai morenti, incoraggiando la convinzione che la malattia scusa ogni indulgenza, e perfino, se i nostri lavoratori sapessero bene il mestiere, tenendo lontano ogni accenno a un prete per tema che colui tradisca all'infermo la vera condizione in cui si trova! Quanto è disastroso per noi il continuo richiamo alla morte che la guerra offre! Una delle nostre armi migliori, la mondanità soddisfatta, è resa inservibile. In tempo di guerra neppure uno degli umani può pensare di vivere per sempre. So che Draghignazzo e altri hanno veduto nelle guerre una grande occasione per sferrare attacchi contro la fede, ma io ritengo esagerato codesto punto di vista. Agli esseri umani partigiani del Nemico, è stato detto chiaramente da Lui che la sofferenza è una parte essenziale di ciò che Egli chiama Redenzione; e perciò una fede che viene distrutta da una guerra o da una pestilenza non valeva proprio la pena di distruggerla. Parlo di quella sofferenza diffusa per un lungo periodo quale la guerra produrrà. Naturalmente, nell'esatto momento del terrore, del lutto, o del dolore fisico puoi catturare il tuo uomo mentre la sua ragione è temporaneamente sospesa. Ma anche allora, se egli si rivolge al quartier generale del Nemico, mi sono accorto che il posto militare è quasi sempre difeso. Tuo affezionatissimo zio Berlicche

Mio caro Malacoda,

godo nel sapere che l'età e la professione del tuo paziente rendono possibile, sebbene non certa, la sua chiamata a prestar servizio militare. Dobbiamo fare in modo che si trovi nel massimo dell'incertezza, sicché la sua testa si riempia di schemi contraddittori nei riguardi del futuro, ciascuno dei quali possa provocare paura o speranza. Non v'è nulla che equivalga alla sospensione e all'ansietà per barricare la mente di un essere umano contro il Nemico. Egli vuole uomini che si preoccupino di ciò che fanno: nostro compito è invece di farli pen sare sempre a ciò che capiterà loro. Il tuo paziente avrà senz'altro raccolto l'idea che bisogna sottomettersi con pazienza alla volontà del Nemico. Ciò che il Nemico intende dire con questo è, prima di tutto, che deve accettare con pazienza la tribolazione che gli viene di fatto accordata - l'ansietà presente e la presente sospensione dell'animo. È in relazione a ciò che egli deve dire: « La tua volontà sia fatta », e per il dovere quotidiano di sopportare ciò gli verrà dato il pane quotidiano. Il tuo lavoro deve consistere nel far sì che il tuo paziente non pensi mai che il timore presente è la croce che gli vien consegnata, ma che pensi unicamente a quelle cose delle quali ha paura. Fa' in modo che consideri quelle come sue croci; fa' in modo che dimentichi che, dal momento che sono incompatibili tra di loro, non possono tutte capitare addosso a lui, e che tenti di praticare in anticipo la fortezza e la pazienza verso di esse. Una vera rassegnazione, in uno stesso momento, a una dozzina di destini tutti diversi e tutti ipotetici, è quasi impossibile, e il Nemico non assiste molto coloro che tentano di farlo. La rassegnazione alla sofferenza presente e reale, anche se tal sofferenza consiste nel timore, è molto più facile ed è di solito aiutata da codesta azione diretta. Qui è in gioco una legge spirituale importante. Ti ho spiegato come tu possa svigorire le sue preghiere trasferendo la sua attenzione dal Nemico agli stati della sua mente intorno al Nemico. D'altra parte è più facile superare la paura quando la mente del paziente viene trasportata dalla cosa temuta al timore stesso, considerato come uno stato presente e indesiderabile della sua mente; e se considererà il timore come la croce a lui destinata penserà inevitabilmente ad essa come a uno stato della mente. Si può perciò formulare questa regola generale: in tutte le attività mentali che favoriscono la nostra causa, incoraggia il paziente a non preoccuparsi di sé e a concentrarsi sull'oggetto, ma in tutte le attività favorevoli al Nemico fa' che la sua mente si ripiegi su se stessa. Fa' sì che un insulto o che il corpo di una donna attragga talmente la sua attenzione al di fuori che egli non abbia modo di far la riflessione: « Sto -, entrando nello stato che si chiama Ira - o nello stato che si chiama Lussuria ». Al contrario, fa' in modo che la riflessione: « I miei sentimenti diventano ora più devoti, o più caritatevoli », attragga la sua attenzione verso l'intimo, sì che egli non guardi più al di là di se stesso e non riesca a vedere il nostro Nemico o il suo prossimo. In merito al suo atteggiamento più generale nei confronti della guerra, non devi appoggiarti troppo su quei sentimenti di odio che gli esseri umani discutono con tanto gusto nei periodici cristiani e anticristiani. Nella sua angoscia il paziente può, naturalmente, venire incoraggiato a vendicarsi con qualche sentimento di vendetta contro i capi tedeschi, e questo, fino a un certo punto, va bene. Ma di solito si tratta di una specie di odio melodrammatico e mitico diretto contro capri espiatori immaginari. Egli non ha mai incontrato in vita questi uomini - che sono fantocci modellati su ciò che ricava dai giornali. I risultati di un tale odio chimerico offrono spesso grandi disillusioni, e di tutti gli esseri umani, gli inglesi sotto questo aspetto sono i più deplorevoli tiremmolla. Sono creature miserabili che proclamano ai quattro venti che bisogna usare la tortura con i loro nemici, e poi finiscono con l'offrire tè e sigarette al primo pilota tedesco che si presenti ferito alla porta di servizio. Qualunque cosa riuscirai a fare, nell'anima del tuo paziente ci sarà sempre un po' di benevolenza, insieme a un po' di malizia. L'importante è di dirigere la malevolenza verso i suoi vicini immediati, verso coloro che incontra ogni giorno, e di cacciare la benevolenza lontano, nella circonferenza remota, verso gente che egli non conosce. La malevolenza diventerà così perfettamente reale, e la benevolenza in gran parte immaginaria.
È completamente inutile eccitare il suo odio per i tedeschi se, nello stesso tempo, fra lui e sua madre, fra lui e il suo principale, e il signore che incontra in treno si sviluppa una perniciosa pratica abituale di carità. Immagina che il tuo giovanotto sia una serie di cerchi concentrici; il più centrale è la volontà, poi l'intelletto, e finalmente la fantasia. È quasi impossibile sperare di escludere subito, da tutti i cerchi, ogni cosa che abbia l'odore del Nemico. Ma tu devi continuamente fare in modo di spingere tutte le virtù verso l'esterno, finché si saranno fissate nel cerchio dell'immaginazione, e tutte le qualità desiderabili nell'interno, nella Volontà. Le virtù sono per noi veramente fatali solo in quanto possono raggiungere la volontà per poi lì concretarsi in abitudini. (Naturalmente non mi riferisco a ciò che il paziente, sbagliando, crede che sia la propria volontà, vale a dire quell'irritazione nervosa di risoluzioni e di denti serrati della quale ha coscienza, ma il centro vero e proprio, ciò insomma che il Nemico chiama: Cuore.) Tutti i generi di virtù dipinti dalla fantasia o approvate dall'intelletto, o perfino, in qualche misura, quelle amate o ammirate, non riusciranno a tenere un uomo lontano dalla casa di Nostro Padre; lo possono anzi rendere più divertente quando vi giunga.
Tuo affezionatissimo zio Berlicche 
 

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