domenica 21 giugno 2015

I NOSTRI MORTI - LA CASA DI TUTTI di Don Giuseppe Tomaselli





INTRODUZIONE


In questa vita di miserie morali per giustificare le proprie debolezze, si dice: Le passioni sono troppo forti e non sem­pre posso resistere!... Del resto, dopo del peccato ricorro alla Confessione! -

Altri dicono: Io non commetto gravi peccati! Manco sempre in certe scioc­chezzuole, che sono inevitabili!... C'è in­vece chi pecca più di me e con più gra­vità! -
Quando muore qualcuno, si vuole escla­mare: Che santa persona! Quanto bene ha fatto! Certamente è andata in Para­diso! -
Sulle tombe le iscrizioni più bugiarde e lusinghiere presentano i trapassati qua­li modelli di preclare virtù.
Si è soltanto quello che si è davanti a Dio. L'uomo giudica umanamente e spes­so cade in errore. I giudizi di Dio invece sono esattissimi ed è necessario meditar­ne il rigore, per vivere più santamente che sia possibile e per venire in aiuto a coloro che, partiti da questa valle di pian­to, scontano nel Purgatorio le miserie commesse sulla terra.

PURGATORIO

Io spasimo!...

Il 3 febbraio 1944, moriva una vec­chietta, prossima agli ottant'anni. Era mia madre. Potei contemplare il suo ca­davere nella Cappella del Cimitero, pri­ma della sepoltura. Da Sacerdote allora pensai. Tu, o donna, da quanto io posso giudicare, non hai mai violato grave­mente un solo comandamento di Dio! - E riandai col pensiero alla sua vita.

In realtà mia madre era di grande e­semplarità e devo a lei in gran parte la mia vocazione sacerdotale. Ogni giorno andava a Messa, anche nella vecchiaia, con la corona dei suoi figli.. La Comu­nione era quotidiana. Mai tralasciava il Rosario. Caritatevole, sino a perdere un occhio mentre compiva un atto di squi­sita carità verso una povera donna. Uni­formata ai voleri di Dio, tanto da chie­dermi quando mio padre era disteso ca­davere in casa: Che cosa posso dire a Gesù in questi momenti per fargli pia­cere? - Ripeta: Signore, sia fatta la tua volontà!

Sul letto di morte ricevette gli ultimi Sacramenti con viva fede. Poche ore pri­ma di spirare, soffrendo troppo, ripete­va: O Gestù, vorrei pregarti di diminuire le mie sofferenze. Però non voglio oppor­mi ai tuoi voleri; fa' la, tua volontà!... - Così moriva quella donna che mi portò al mondo.

Basandomi sul concetto della Divina Giustizia, poco curandomi degli elogi che potessero fare i conoscenti e gli stessi Sacerdoti, intensificai i suffragi. Gran numero di Sante Messe, abbondante ca­rità ed, ovunque predicavo, esortavo i fe­deli ad offrire Comunioni, preghiere ed opere buone in suffragio.

Iddio permise che la mamma apparis­se. Ho studiato ed ho fatto approfondire la questione a bravi Teologi e si è conclu­so: E' stata una vera apparizione! -

Da due anni e mezzo mia madre era morta. Ecco all'improvviso apparire nel­la stanza, sotto sembianze umane. Era triste assai.

- Mi avete lasciata nel Purgatorio!... - Sinora in Purgatorio siete stata? - E ci sono ancora!... L'anima mia è circondata di oscurità e non posso vede­re la Luce, che è Dio!... Sono alla soglia del Paradiso, vicino al gaudio eterno, e spasimo del desiderio di entrarvi; ma non posso! Quante volte ho detto: Se i miei figli conoscessero il mio terribile tormento, ah!, come verrebbero in mio aiuto!...

- E perchè non veniste prima ad av­visare?

- Non era in mio potere.

- Ancora non avete visto il Signore? - Appena spirata, ho visto Dio, ma non in tutta la sua luce.

- Cosa possiamo fare per liberarvi subito?

- Ho bisogno di una sola Messa. Id­dio mi ha permesso di venirla a chiedere. - Appena entrate in Paradiso, ritor­nate a darne notizia!

- Se il Signore lo permetterà!... Che Luce... che splendore!... - Così dicendo si dileguò la visione.

Si celebrarono due Messe e dopo un giorno riapparve, dicendo: Sono entrata in Paradiso! -

Dopo quanto ho esposto, dico a me stesso: Una vita esemplarmente cristia­na, una grande quantità di suffragi.:. e due anni e mezzo di Purgatorio!... Altro che i giudizi degli uomini!

Pregate per me!

Un Sacerdote mi diceva: Sono vecchio. Ho viaggiato in Europa, in Asia ed in Africa. Ho conosciuto tanti Religiosi e Prelati; ma l'uomo più santo che io ab­bia avvicinato è stato Monsignor Maren­go. - Chi era costui?... Il Vescovo della Diocesi di Carrara. Per il molto lavoro a bene del prossimo, forse abbreviò i suoi giorni ed il 22 ottobre 1921 moriva, com­pianto dai fedeli e chiamato « santo » innanzi tempo.

Erano trascorsi sette anni ed il Rev.mo Don Fascie, membro del Consiglio Supe­riore dei Salesiani, venuto a Trapani nel 1929, così mi narrava:

- Si è verificata in questi ultimi mesi un'apparizione, di Mons. Marengo. Nel­l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatri­ce, a Nizza, verso l'imbrunire, la Suora Portinaia era nel cortile. Il portone era chiuso. Con sua meraviglia vide sotto i portici, a passeggiare, un Reverendo slan­ciato nella persona, ma col capo chino e meditabondo.

- Ma chi sarà costui? - si domandò la Suora. - E come sarà entrato, se il portone è chiuso? -

L'avvicinò e riconobbe Mons. Marengo. - Eccellenza, e voi qui?... Non siete morto?...

- Mi avete lasciato in Purgatorio!... Ho lavorato tanto in questo Istituto e non si prega più per me!

- In Purgatorio?... Un Vescovo così santo?...

- Non basta esser santi davanti agli uomini; bisogna essere tali davanti a Dio!... Pregate per me!... - Ciò detto, sparì. -

La Suora corse ad informare la Diret­trice e l'indomani tutte e due si dires­sero alla volta di Torino, per narrare il fatto al Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Filippo Rinaldi, oggi Servo di Dio.

Don Rinaldi indisse pubbliche preghie­re nel Santuario di Maria Ausiliatrice, onde intensificare i suffragi.

Dopo una settimana Mons. Marengo riapparve nello stesso Istituto, dicendo: Sono uscito dal Purgatorio!... Ringrazio della carità!... Prego per voi! -

Riflessione

Se tanto avviene a persone di alte vir­tù, che cosa si deve pensare di coloro che hanno menato vita rilassata e peccami­nosa e soltanto sul letto di morte hanno ricevuta un'Assoluzione?

I Santi ed il Purgatorio

Entriamo ora in argomento. Si presen­tano verità profonde, che hanno fatto meditare i più grandi Santi, non escluso San Giovanni Bosco.

Scendeva dal pulpito Don Bosco, dopo aver toccato il cuore degli uditori, e si avviava alla sacrestia. Al suo passaggio i fedeli s'inginocchiavano, gli baciavano la mano ed anche il lembo della veste. Non pochi dicevano: E' Santo! E' San­to! -

Don Bosco giunse in sacrestia piangendo.

- Che cosa le è capitato? - gli si chiese.

- Povero me! Quando morrò, mi la­sceranno in Purgatorio! Si penserà: Don Bosco è Santo! - e così nessuno preghe­rà per me!... Ah, il mio Purgatorio! -

Che cosa è dunque questo Purgatorio, temuto anche dai Santi? Chi ci assicura della sua esistenza? Che cosa si soffre? Come liberarsene? In che modo solleva­re le anime che vi si trovano?

Con ragionamenti e fatti verranno chiariti questi concetti.

La sorte eterna

Iddio ci ha formati di anima e di cor­po. Ci ha messi su questa terra per dar­ci la possibilità di guadagnarci il premio eterno. Nel mondo siamo di passaggio e da un momento all'altro possiamo essere chiamati all'eternità. E' da incoscienti, o meglio, è da pazzi il credere che la vita sia fine a se stessa. La vera vita è quella futura, che ci attende.

Gesù Cristo, Dio-Uomo, l'ha detto e ri­petuto con insistenza: Fatevi dei tesori per l'altra vita!... E' meglio andare in Pa­radiso con un occhio solo, anziché all'in­ferno con due... Nella Casa del Padre mio ci sono molte mansioni!... Vado a pre­pararvi un posto!... Che cosa giova al­l'uomo se avrà guadagnato tutto il mondo e poi perderà l'anima sua?... Nel­l'altra vita sarete come gli Angeli di Dio!... Morì il ricco epulone e fu sepolto nell'inferno!... -

Dunque il Figlio di Dio, Verità per es­senza, c'insegna che dopo questa vita ce n'è un'altra, che non finirà mai. Per con­seguenza quando si muore, non si muore del tutto, ma solo avviene la separazione dell'anima dal corpo. Va a marcire il cor­po nella tomba, in attesa dell'universale risurrezione; l'anima invece, appena spi­rata, vede Iddio ed in un batter d'occhio, viene giudicata. Se ha trascorsa la vita senza macchia e quindi non ha alcun de­bito di pena, subito entra nel gaudio e­terno e viene inabissata in un oceano di delizie, al cui confronto sono un nulla tutte le gioie terrene. Se l'anima è spi­rata nella disgrazia di Dio, cioè macchia­ta di grave colpa, è destinata all'inferno, secondo le parole di Gesù: Va', maledet­ta, nel fuoco eterno, preparato a Satana ed ai suoi seguaci! -

Il Purgatorio

Ma oltre al Paradiso e all'inferno, ci deve essere un altro luogo, dimora tem­poranea, dove l'anima possa purificarsi. Lo richiede la ragione e lo insegna Dio stesso.

Un'anima ha peccato gravemente e molte volte; prima di partire da questo mondo, si pente, chiede perdono a Dio e riceve anche l'Assoluzione Sacramen­tale. All'inferno non può andare, perché è in grazia di Dio; subito in Paradiso non può essere ammessa, perchè ha de­biti da scontare e non può avere l'identi­ca sorte di un'anima innocente. Dunque, prima di entrare in Cielo, deve andare in luogo di purificazione.

Similmente un'altra anima non ha commesso mai un grave peccato; è però caduta in molte colpe leggere, che non ha detestato e riparato abbastanza in vi­ta. All'inferno, supplizio eterno, non può andare; siccome in Paradiso nulla può entrare di macchiato, quest'anima deve purificarsi prima di essere ammessa alla visione beatifica di Dio.

La ragione dunque spinge a credere che deve esistere il Purgatorio. La fede lo insegna espressamente.

Nella Sacra Scrittura, e precisamente nel Libro Secondo dei Maccabei, si leg­ge: E' cosa santa e salutare il pregare per i defunti, affinché siano sciolti dai loro peccati. -

Si potrebbe chiedere: Ma i peccati non ci sono perdonati da Dio soltanto men­tre siamo in questa vita? - No; anche dopo la morte c'è la remissione dei pec­cati. Dice infatti Gesù: Chi avrà bestem­miato contro il Figlio dell'Uomo, sarà perdonato; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo (...cioè resistendo alle verità rivelate da Dio... ) non sarà perdonato né in questo secolo, né nel­l'altro. -

Dunque ci sono peccati che saranno rimessi dopo la morte; e non saranno certamente le anime condannate all'in­ferno ad usufruire di questo perdono, ma soltanto quelle che hanno dei debiti tem­poranei verso la Divina Giustizia. Sicco­me noi non possiamo sapere, senza una particolare rivelazione, chi sia salvo o no, conviene pregare per tutti i defunti, buoni o cattivi.

Tutti i popoli, anche pagani, hanno il culto dei morti ed offrono sacrifici a Dio in riparazione. Noi cattolici abbiamo un culto specialissimo, per cui rendiamo glo­ria al Creatore e tanto vantaggio e con­forto arrechiamo ai nostri morti.

In aiuto a queste affermazioni, vengo­no le innumerevoli apparizioni di tra­passati.

Da quarant'anni sconto!

Il seguente episodio avvenne nel Mo­nastero di San Lorenzo in Montefalco, Archidiocesi di Spoleto, ove vive una Co­munità di Suore Clarisse; l'apparizione, o meglio la manifestazione, si ripetè ven­totto volte; ebbe inizio il 2 settembre 1918 e si chiuse il 9 novembre 1919. Emi­nenti personaggi, tra cui Cardinali,Ve­scovi e medici primari, fecero il proces­so nel tribunale ecclesiastico e si con­cluse: E' una vera manifestazione d'ol­tre tomba! -

Le Suore di Clausura per mettersi in relazione con persone secolari, parlano, attraverso la ruota.

Suor Maria Teresa di Gesù, Abbadessa del Monastero, il 2 settembre 1918, udito il suono del campanello, si presentò alla ruota. Udì una voce gentile, ma mesta: Devo lasciare qui questa offerta. - Ser­ve per qualche Messa o per preghiere? - Senza alcun obbligo. - Se è lecito, lei chi è? - Non occorre saperlo! -

Non si sentì altro, neppure il rumore dei passi. Sulla ruota era un biglietto di lire dieci. Il fatto si ripetè diverse volte, sempre con le stesse circostanze.

Sospettandosi qualche cosa di strano, si vigilò che tutte le porte esterne fosse­ro ben chiuse e si controllassero i vari ambienti. Si ripeteva il suono del cam­panello, la voce mesta e la solita offerta e tutto ciò anche a notte inoltrata. Alle volte andavano alla ruota tre o quattro Suore; una volta erano presenti parec­chi Sacerdoti.

L'Abbadessa, istruita sul modo di com­portarsi, un giorno chiese: In nome di Dio, chi sei? - Non è ancora permesso dirlo. Sono la solita persona. - L'offerta che lei lascia, io non la piglio! - No, la prenda; è una misericordia! Serve a sod­disfare la Divina Giustizia. -

Il 3 ottobre, verso le nove di sera, do­po il suono del campanello, la Suora co­sì parlò: Io temo che quanto accade sia uno scherzo del demonio! - No; sono un'anima del Purgatorio; sono Sacerdo­te; da quarant'anni sconto per avere dis­sipati beni ecclesiastici. - Erano di que­sto Monastero tali beni? - No; ma ho il permesso di portarli qui. - E dove li prende? - Il giudizio di Dio è giusto! - Ma temo che non sia un'anima del Purgatorio! - Vuole un segno? - Per carità; ho paura!... Con le offerte che lei ha portato, ho fatto celebrare tante Mes­se. Se una sola Messa può liberare un'a­nima, come mai lei non è libera? - Di queste Messe a me giunge la minima par­te. -

Si celebrarono altre Messe; in

tutto trentotto. Nel frattempo si ripetevano i suoni di campanello e le richieste dell'a­nima, anche qualche ora dopo la mezza­notte. L'ultima Messa fu celebrata nella Chiesa del Gesù in Roma da Padre Luigi Bianchi, Gesuita.

Alle quattro del mattino, il 9 novem­bre 1919, ci fu l'ultima manifestazione. La voce era lieta: Sia lodato in eterno Gesù e Maria! Sono già uscito dal Pur­gatorio. Ringrazio coloro che mi hanno aiutato e pregherò per tutti! –

A Torino

Interessante è il fatto avvenuto nel 1946 nella persona dell'ingegnere Enzo Crozza, domiciliato a Torino, in via Ila­rione Petitti, 34.

Questo ingegnere, ammalatosi nel 1942 si era fatto assistere in famiglia nelle ore notturne da una Suora del Cottolengo, certa Suor Angela Curti. Nel 1944 la Suo­ra moriva nel Cottolengo; l'ingegnere non ne sapeva nulla.

Il Signor Crozza fu operato di appen­dicite nella sua abitazione nel 1946 e, memore delle delicate cure di Suor Cur­ti, mandò la moglie al Cottolengo per invitarla a venire ad assisterlo.

Mentre la moglie faceva le scale, in­contrò la Suora.

- E voi, qui?... Venivo proprio in cer­ca di voi!

- Ho saputo che vostro marito sta male e son venuta a cercarlo! -

Per quindici notti consecutive Suor Angela vegliò al capezzale dell'ingegne­re; veniva la sera e partiva al mattino.

Finita la sua missione, si licenziò sen­za chiedere alcun compenso.

Quando il Signor Crozza si ristabilì discretamente, andò al Cottolengo con la moglie per ringraziare ancora una volta la Suora. Quale non fu la sua meraviglia a senirsi dire: Cercate di Suor Angela?... Ma da due anni è al cimitero!... E' mor­ta qui! - Eppure la Suora che mi assi­steva era lei, in carne ed ossa! E non sono io solo a constatare il fatto, ma tut­ta la famiglia!... -

Come spiegare questo avvenimento? O la Suora era entrata in Paradiso e veni­va in aiuto a persona cara, oppure era in Purgatorio ed il Signore le permet­teva di compiere ancora qualche atto di carità.

Di simili fatti potrei riportarne non pochi; sono testimonianze di oltre tom­ba. Ma poichè qui si parla del Purgato­rio, giova sapere che in Roma, poco di­stante dalla città del Vaticano, esiste il Museo del Purgatorio, ove si possono ve­dere, con i relativi documenti storici, og­getti bruciati da anime del Purgatorio, apparse in forma umana.

Colpa e pena

I fedeli non sogliono riflettere abba­stanza sulle quotidiane colpe; si va avan­ti alla buona nella vita spirituale, pen­sando molto alla misericordia di Dio e poco alla sua giustizia.

Chi cade in peccato, tenga presenti due cose: la colpa, o mancanza, e la pena corrispondente. Se il peccato è mortale, la pena corrispondente è eterna; se è ve­niale, la pena è temporanea o limitata.

Quando ci si confessa con le dovute di­sposizioni, Iddio perdona il peccato, cioè la colpa; la pena corrispondente non scompare del tutto; se essa è eterna, cioè degna dell'inferno, dopo 1'Assoluzione Sacramentale diviene temporanea, cioè da scontarsi in questa vita o nel Purga­torio; se la pena riguarda il peccato ve­niale, con l'Assoluzione Sacramentale può diminuire ed anche scomparire del tutto, secondo le disposizioni dell'anima penitente.

Chi confessa un solo peccato mortale, avrà da scontare in Purgatorio o in que­sta vita, un grado di pena temporanea; chi ne confessa due, dovrà scontare il doppio. Chi pecca gravemente cento, mil­le volte..., sconterà cento, mille volte in più. Questa è la dottrina della Chiesa Cattolica, secondo il parere dei più gran­di Teologi ed in base alla rivelazione ed alla stessa ragione.

Mi rivolgo a coloro che dicono: Per il momento pecco; poi mi confesserò e Dio mi perdonerà!... Ho peccato tre volte? Commetto altri peccati e fa lo stesso! Il Ministro di Dio mi assolve con la stessa facilità tre peccati, oppure trentatré! ... -

Ma non riflettono costoro che più pec­cano e più lungo e tormentoso si prepa­rano il Purgatorio? Se non si vogliono astenere dal male per il dipiacere che recano a Dio, che dovrebbe essere il fine principale, almeno si astengano dal pec­care per interesse personale, per non ac­cumulare pene sopra pene per il Pur­gatorio!

Essenza del Purgatorio

Come si scontano i peccati dopo questa vita? Con la privazione temporanea del­la vista di Dio e con altre pene, che tol­gono dall'anima ogni resto di colpa.

La prima pena è del danno. Finchè sia­mo su questa terra, possiamo distrarci ed attaccare il cuore a tante piccole cose; l'attrazione a Dio non tutti la sentono e non tutti l'hanno allo stesso grado. Ap­pena l'anima si libera dai lacci del cor­po, tende a Dio, più che il ferro alla ca­lamita, sente l'amore e non può soddi­sfarlo. Possiamo farci una qualche idea, pensando all'assetato davanti ad una fonte di acqua fresca, incapace di toc­carla. Le parole che disse mia madre ap­parendo: Spasimo dal desiderio di en­trare in Cielo! - fanno comprendere lo strazio dell'anima che è in Purgatorio, cioè nella privazione temporanea della visione beatifica di Dio.

C'è' anche la pena del senso ed è quel­la che meglio possiamo immaginare e comprendere, facendo il confronto con le sofferenze corporali. Come può un'ani­ma, che è senza corpo, avere le sofferen­ze dei sensi nel Purgatorio? Ciò avviene in modo a noi incomprensibile, poichè nessun mortale può penetrare negli ar­cani dell'ordine soprannaturale.

Per le cose, per cui l'uomo avrà pec­cato, per queste stesse cose sarà tormen­tato.

Dante Alighieri immaginò e descrisse da uomo superiore il Purgatorio. Per quanto possano essere gravi le pene che egli abbia assegnate ad ogni categoria di anime, tuttavia parla sempre da uo­mo e quanto è detto nella Divina Com­media è sempre inferiore alla realtà. E­gli adoperò la legge del « contrappasso n, cioè sottopose pena corrispondente al peccato commesso dalle varie facoltà spirituali e dai vari sensi.

Braccia profumate

Don Bosco era andato a visitare una nobile famiglia, nella speranza di essere aiutato nelle opere di carità. Mentre si intratteneva a colloquio con la signora, si accorse che la figlia di costei stava al­lo specchio ed era intenta a profumare le braccia.

- Signora, sua figlia non vuol bene alle sue braccia!

- Tutt'altro! E' vanitosa e non pensa che a profumarsi! Ama troppo le braccia! - Eppure, non è così! Se le amasse, non farebbe ciò che adesso fa! Chi sa quanto avrà da soffrire in Purgatorio. - Grandi sono le pene riservate a quelle mancanze che si chiamano leggerezze. Esaminiamo qualche apparizione.

Una sola goccia

Il Padre Stanislao Koscoa, domenica­no, pregava un giorno per le anime del Purgatorio, quand'ecco presentarsegliene una, tutta avvolta nelle fiamme. Inorridì il Santo Sacerdote e domandò: Il fuoco che tu soffri è più forte di quello della terra? - Ahimè, rispose la misera gri­dando; tutto il fuoco della terra parago­nato a quello del Purgatorio, è come un soffio di aria freschissima! Non c'è para­gone tra il fuoco terreno, creato per misericordia, e quello soprannaturale, crea­to per la Divina Giustizia!

- Bramerei farne la prova! -

Il Padre Stanislao, senza sgomentarsi, stese la mano ed il defunto vi fece cade­re una goccia del suo sudore, o almeno un liquido che sembrava tale. Il Religio­so emise un grido acuto e cadde tramor­tito. Accorsero i Confratelli e lo fecero rinvenire. Gli si formò sulla mano una piaga, che lo accompagnò alla tomba. Prima di morire disse alla Comunità:

Ah! Se ognuno di noi conoscesse il rigore dei divini castighi, non pecche­rebbe giammai! Facciamo penitenza in questa vita, per non doverla poi fare nel­l'altra! Combattiamo i nostri difetti e correggiamoli; guardiamoci dai piccoli falli, perchè il Giudice. Divino ne tiene stretto conto. La Maestà Divina è tanto santa, che non può soffrire nei suoi eletti la minima macchia! -

Anima privilegiata

Ci sono nel mondo delle anime privi­legiate, cioè scelte direttamente da Dio per una missione particolare. A costoro Gesù si presenta sensibilmente e le met­te nello stato di vittima straordinaria, rendendole partecipi anche dei dolori della sua Passione. Queste vittime ripa­rano certe categorie di peccati e soffrono moltissimo nel corpo e nello spirito. Per­chè possano soffrire di più e salvare più peccatori, Iddio permette che talune di esse siano trasportate, sebbene viventi, nell'ordine soprannaturale e che stiano a penare nel Purgatorio ovvero nell'in­ferno. Come avvenga il fenomeno, non possiamo spiegarlo. Queste vittime, quan­do ritornano dall'al di là, sono afittis­sime e sogliono piangere dirottamente; qualche volta restano con delle scotta­ture e piaghe nel corpo. Le anime privi­legiate scompaiono improvvisamente dal­la propria camera, alla presenza anche di testimoni, o dopo una notte o parec­chie ore riappaiono. Sembrano cose in­credibili, ma sono storiche.

Per conoscere più diffusamente questi fatti, si legga il volume « Invito all'amore » edito dalla Libreria L.I.C.E. - Ber­ruti - Torino. E' la storia di Suor Josefa Menendez, morta nel 1923.

Sarebbe tanto utile conoscere qualche visita fatta nel Purgatorio.

- La notte dal primo al due novem­bre l'assalto diabolico mi aveva lasciata spossatissima. Mentre quasi ogni notte ero stata a soffrire nell'inferno tra i dan­nati, il Signore volle che nel mese dei morti andassi nel Purgatorio. Chiesi a Gesù se realmente fosse l'inferno o il Purgatorio il luogo ove vado a soffrire, oppure una semplice figura dell'oltre tomba. Gesù mi rispose: E' il vero infer­no ed il vero Purgatorio. Le anime però le vedi in sembianze umane, per distin­guerle. Ti porto in questi luoghi affinché tu resti invogliata a soffrire sempre più, per strappare anime all'eterna perdizio­ne. -

Nella notte del primo novembre, verso le ore due, mi sentii leggera leggera co­me se non avessi avuto il corpo. Mentre a trasportarmi nell'inferno suole venire il demonio, il quale in un volo vertigi­noso mi lancia tra i dannati, questa vol­ta mi sentii trasportare da mano invisi­bile, senza vedere alcuno, e dopo un po­co, invece di trovarmi sul letto, mi tro­vai in Purgatorio, vicino alle anime che spasimavano dal desiderio di vedere Dio e per altri dolori. II luogo era grandissi­mo; si vedeva dove cominciava, ma non dove finiva. Poi vidi un'immensa folla di anime, in maggioranza persone con­sacrate. Appena la mano invisibile mi posò vicino a costoro, tutte provarono gran gioia e dissero: Prega, prega per noi e per la nostra liberazione! - Un tale -disse: Se tutti sapessero com'è tormen­toso il fuoco del Purgatorio, veramente ci verrebbero presto in aiuto! -

In quel momento cominciai a provare le pene del Purgatorio. Mi sentii come esasperata nell'anima e provai un forte calore in tutto il corpo. Però non è tanto la sofferenza del corpo che fa soffrire, quanto il rimorso di avere offeso Dio sì grande e la privazione di vederlo. Si sen­te fortemente Dio e non si può andare a Lui. Che terribile sofferenza!... Vidi le anime rassegnatissime; non dimostrava­no alcun segno di disperazione. Erano tanto pentite del male fatto e avrebbero voluto ritornare nel mondo per dire a tutti: Non fate peccati, perchè veramen­te c'è l'inferno ed il Purgatorio e le pene che vi si soffrono sono immense!

Mi si avvicinò un uomo, gridando: Non ne posso più di questi tormenti! Ormai sono nove anni che soffro e mi sembrano novecento anni! Per pietà liberatemi pre­sto da queste pene!... Peccai, è vero!... Mentr'ero in vita, quando la miseria copriva la mia famiglia, imprecai contro Dio e contro i Santi. Sebbene me ne fos­si confessato, ho da scontare la pena! -

Un Sacerdote era afflittissimo e chie­deva suffragi: Sto soffrendo molto, per­chè in vita sono stato molto indulgente a tanti piccoli piaceri! -

Una donna diceva: Avevo la vocazione religiosa e la perdetti per una cattiva lettura. Ringrazio Dio che non sono piom­bata nell'inferno! -

Una suora esclamò: Sto riparando al­cune mancanze di fiducia in Dio. Il giu­dizio di una religiosa è rigoroso, perchè non è il nostro Sposo Gesù che ci giudi­ca, ma il nostro Dio!

- Il mio Purgatorio, diceva un'altra anima, sarà lungo poichè non ho accet­tato la volontà di Dio, né ho fatto con sufficiente rassegnazione il sacrificio del­la mia vita durante l'ultima malattia. La malattia è una grande grazia di pu­rificazione, ma se non si fa attenzione, può essere occasione di maggior Purga­torio. -

Un'anima ringraziava: Iddio ti ricom­pensi la carità! Tu hai abbreviato il mio Purgatorio. Oh, se tutti riflettessero fin dove può condurre un affetto poco mor­tificatoo, come si applicherebbero a dominare la natura ed a reprimere le passio­ni! -

Da quanto si è esposto, si vede com'è delicata la Divina Giustizia nel purifica­re le anime che hanno peccato.

Se fosse concesso a tutti di visitare un momento il Purgatorio, quanti si fareb­bero santi!

Santa Brigida

Dalla vita di certi Santi, i quali ebbe­ro rivelazioni sul Purgatorio, spigolo al­cuni esempi, che manifestano le pene ri­servate a certe categorie di peccati.

Santa Brigida in un'estasi vide fra le altre anime una fanciulla, che scontava le vanità. Il suo capo, che aveva tanto coltivato, era divorato all'interno ed al­l'esterno da fiamme cocentissime; le spalle e le braccia, che aveva amato por­tare denudate, erano strette da catene roventi; i piedi, così agili nella danza, era­no avvinghiati e morsi da vipere; tutte le membra, che in vita aveva ornato di gioielli ed aveva profumato, erano tortu­rate da spaventevoli pene. Ed affidava gri­dando: Madre mia, madre mia, quanto sei colpevole verso di me! La tua sover­chia indulgenza, peggiore dell'odio più atroce, mi ha fatto precipitare in questi tormenti!... Mi liberai dall'inferno, per­chè nelle ore di agonia mi ricordai della Passione del Redentore ed emisi un atto di contrizione perfetto, promettendo, se avessi avuto tempo, di riparare con la pe­nitenza le mie colpe. - Santa Brigida raccontò l'apparizione ad una cugina del­la defunta e l'impressione da questa, ri­portata fu tale che si ritirò in un mona­stero a far penitenza e vi morì santa­mente.­

Sono dimenticata!

La Beata Maria Villani, mentre pregava per le anime del Purgatorio, fu con­dotta in spirito nel luogo delle loro pene e vide una donna tormentata più delle altre anime. La interrogò sul perchè di tanto soffrire:

- Sconto, rispose l'anima, le mie va­nità ed il lusso scandaloso. Le mie pene non hanno sollievo, avendo il Signore permesso nella sua giustizia che io fossi completamente dimenticata dai miei pa­renti, perchè quando io ero in vita ero dedita alle vanità del mondo, alle feste ed ai piaceri ed assai raramente pensavo a Dio. Per questo io ora sono dimenti­cata. -

Un ricco

A Santa Margherita Alacoque apparve un'anima purgante.

- Chi sei tu, che tanto soffri?

- Ero un illustre personaggio nel mondo. Mancai di giustizia e di carità verso tante famiglie; per la qual cosa il mio Purgatorio è assai lungo. I miei pa­renti innalzano preghiere per me e fan­no celebrare numerosissime Messe; però la Divina Giustizia applica tutti questi suffragi alle anime che danneggiai.

Una visione

Santa Maria Maddalena De' Pazzi in un'estasi fece il giro del Purgatorio in compagnia del suo Angelo Custode. Che strazio provò il suo cuore!

- Misericordia, esclamava la Santa, misericordia, Dio mio! Sangue prezioso del mio Redentore, scendi su queste ani­me e liberale dal loro tormenti!

Fu ammessa a contemplare le pene dei bugiardi, i quali erano tormentati con piombo fuso in bocca, mentre stava­no immersi in uno stagno infuocato.

Potè osservare coloro che avevano pec­cato contro la purezza, che erano stati perdonati, in vita, ma che non avevano espiato abbastanza le loro colpe. La loro prigione era talmente sudicia e fetente, che solo a vederla chiudeva il cuore. La Santa passò oltre senza dire parola.

Eccomi ora punito!

Nella vita del Padre Nicola Zucchi si legge:

Un cavaliere desiderava sposare una nobile giovane romana, la quale aveva stabilito di farsi Suora. Tutte le insisten­ze furono vane. Lo stesso Padre Zucchi si sentì in dovere di rimproverare il ca­valiere.

La giovane entrò nel convento; il gio­vane dopo quindici giorni moriva.

Dopo qualche tempo la Religiosa sentì tirarsi le vesti da una mano invisibile ed udì una voce: Vieni al parlatorio! -

Vi andò e trovò un uomo.

- Chi siete voi? Che cosa desiderate da una Suora?

- Io sono quel cavaliere che preten­deva la vostra mano. -

Così dicendo, l'uomo aprì il mantello in cui era avvolto e fece vedere delle ca­tene di ferro, delle quali alcune gli pen­devano dal collo, altre gli stringevano i polsi ed altre le gambe.

- Pregate per me!... Volevo incatena­re con amore profano una sposa di Cri­sto ed eccomi ora punito! -

Detto ciò, l'uomo sparì.

La Comunione dei Santi

Nel Credo diciamo: «Credo la comu­nione dei Santi.

Santo significa amico di Dio; chiunque è in grazia di Dio, può giustamente chiamarsi santo, ma in senso largo, per­chè ordinariamente si chiama così chi viene innalzato agli onori dell'altare con la Canonizzazione.

Chi gode dell'amicizia del Signore, può mettersi in comunicazione con i fratelli spirituali, sia che essi si trovino su que­sta terra, sia che siano in Purgatorio o in Paradiso.

Noi possiamo quindi pregare ed offrire sacrifici a vantaggio di altri.

E' utile pregare per chi fa parte della Chiesa Militante; ma non è meno utile aiutare chi appartiene alla Chiesa Pur­gante.

La piccola Carmela

Sul tramonto di un giorno d'estate, in una casa di contadini si preparava la ce­na: La pentola era sopra alcune matto­nelle, a qualche palmo da terra.

La piccola Carmela, di otto anni, si e­ra avvicinata alla pentola e non si era accorta che il fuoco si era attaccato alla vesticina. Quando si vide avvolta dalle fiamme, cominciò a gridare ed a correre su e giù e così alimentò di più il fuoco.

Accorsi i familiari, inorriditi a quella scena, spensero le fiamme; la bambina però era bruciata.

Trasportata subito all'aspedale, toccò a me amministrarle gli ultimi Sacramen­ti. Dopo poche ore l'infelice moriva.

Se i parenti, avendo visto la bambina in mezzo alle fiamme, fossero rimasti in­differenti e non avessero fatto tutto il possibile per spegnere il fuoco, avrebbe­ro meritato il titolo d'incoscienti o di perfidi.

I nostri morti sono tra le fiamme del Purgatorio; non possono liberarsi da se stessi ed implorano il nostro aiuto. Il re­stare insensibili o fare poco per alleviare i loro tormenti, non sarebbe cosa umana.

Facciamo molto per i defunti, perchè essi ci ricambieranno con le loro preghie­re e con grazie particolari.

Ricompensa per una Messa

Un orfanello aveva trovato una mone­ta lungo un sentiero. Avrebbe potuto ap­propriarsene, poichè impossibile trovar­ne il padrone; avrebbe potuto sovvenire a qualche urgente bisogno; ma non lo fece. Pensò di far celebrare una Santa Messa per i genitori defunti.

Iddio gradì il pietoso atto e venne in soccorso dell'orfanello. Quando questi chiese al Sacerdote la celebrazione della Messa, suscitò l'interessamento del Mi­nistro di Dio.

- Tu sei privo dei genitori e fai bene a ricordarti di loro. Ma come vivi al pre­sente?

- Faccio il pastorello.

- Ti piacerebbe studiare e divenire Sacerdote?

- Lo desidero tanto! Ma non ho i mezzi.

- Se ti aiutassi io?

- Non saprei come ringraziarvi!... - Da quel giorno il fanciullo lasciò le pe­core e si diede allo studio. Poté un gior­no divenire Sacerdote, poi Cardinale ed anche Santo. Forse la Chiesa non avreb­be San Pier Damiani, se questi da fan­ciullo non si fosse ricordato di suffraga­re i genitori.

Soccorso straordinario

Una povera giovane cercava lavoro; non riuscendovi, stabilì di far celebrare una Messa per l'anima del Purgatorio più bisognosa. Vi destinò le poche lire di cui disponeva.

All'uscita della Chiesa le si fece in­nanzi un giovane, che le domandò. Cosa cercate?

- Un posto di lavoro.

- Andate verso la parte opposta del­la città; cercate la tale via ed il tale nu­mero. Troverete una vedova, che desidera una serva. -

Quando, la giovane si presentò alla ve­dova, sentì dirsi: Ma chi vi ha indiriz­zata qui?

- Uscendo dalla Chiesa del Carmine mi ha parlato un giovane sui venti anni. Aveva il volto pallido con una cicatrice in fronte, i capelli biondi e gli occhi az­zurri.

La vedova corse a prendere un ritrat­to e glielo mostrò.. - Rassomigliava a co­stui? - Era proprio lui! -

La signora scoppiò in pianto: Allora è stato mio figlio a mandarvi qui!... Mio figlio è già morto da un mese!

- Ora comprendo! Avevo fatto cele­brare una Messa per un'anima del Pur­gatorio! -

Il fatto avvenne a Parigi nel 1817.

Salvo prodigiosamente

Non è molto, a Cornigliano Ligure av­venne un episodio prodigioso.

Il Parroco Giacinto Manzi, assai devo­to delle anime del Purgatorio, era anda­to a notte inoltrata a portare il Viatico ad un moribondo. Alcuni malviventi lo aspettavano in una viuzza solitaria per assalirlo.

Mentre il Parroco ritornava in Chiesa, recitava il Rosario per le anime del Pur­gatorio. Quando i malandrini lo videro, non poterono far nulla, perchè attorno al Parroco c'era una folla di persone in atteggiamento devoto.

L'indomani i malviventi, senza desta­re sospetto, fecero chiedere al Sacerdote chi fosse stata quella gente che l'aveva accompagnato in Chiesa.

Il Parroco rispose: Solo andai a por­tare il Viatico e solo ritornai. Ero intento a pregare per le anime del Purgatorio.

Aiuta le figlie

I sogni sono fantasie da disprezzare. Fanno male coloro che, sognando morti, arguiscono da circostanze inutili la sor­te dei loro cari nell'altra vita. Ecco qual­che esempio:

- Ho sognato il defunto marito nel­l'atto di mangiare, di ridere e scherzare. Ciò significa che è già in Paradiso.

- Ho visto in sogno mia figlia, morta da poco. Piangeva dirottamente. Dun­que è in Purgatorio! -

Chi non vede in tali asserzioni l'igno­ranza crassa religiosa?

Tuttavia qualche volta il sogno po­trebbe essere una visione. Iddio. permet­te che qualche anima del Purgatorio va­da a chiedere suffragi o a dare aiuti par­ticolari.

Avevo trattato questo argomento in una predica a Modica, nella Chiesa di Santa Maria. Appena giunto in sacrestia, una donna venne a dirmi:

Mia madre è morta da alcuni anni. Siamo rimaste in casa due sorelle. Attra­versavamo tempo fa un triste periodo e non sapevamo cosa fare per tirare la vi­ta. Una notte sognai mia madre, che mi disse: Figlia mia, non perdere il corag­gio! Io ho provveduto a te ed alla sorel­la. Quand'ero in vita, misi da parte una somma di denaro, che nascosi dentro il vecchio materasso che c'è nel piccolo po­dere. -

L'indomani raccontai il sogno alla so­rella, la quale ci rise su. Dietro mia in­sistenza, ci recammo in campagna, scu­cimmo il materasso e dentro c'era un in­volto con una buona somma di denaro. -

Io risposi alla donna: I fatti sono fat­ti. Chi sa quanti suffragi abbiate man­dati alla mamma e questa è venuta a soccorrervi. -

Dio dispone

Quando si prega per un peccatore de­terminato, Iddio può destinare a lui la preghiera ovvero ad un altro peccatore più bisognoso o più disposto a far frut­tare la Divina Grazia. Insegnano i Dot­tori di Santa Chiesa che lo stesso avvie­ne per i suffragi che si mandano ai de­funti in particolare.

Per un'anima del Purgatorio si cele­brano Messe e si fanno preghiere. Gesù può destinare tutti i meriti soddisfattorî a quest'anima, oppure soltanto una par­te. E' Dio che dispone dei meriti delle creature, secondo i disegni della sua in­finita sapienza. Ciò si è rilevato da qual­che apparizione narrata, quale sarebbe quella del Prete di Montefalco.

Questa condotta di Dio è anche con­forme a ragione.

Supponiamo un ricco signore, che go­de la vita, che vive in peccato e sul letto di morte ritorna a Dio. Lascia, ad esem­pio, mille Messe di suffragio, da celebrar­si al più presto possibile. Costui dovreb­be restare poco o niente in Purgatorio.

Un povero uomo invece trascina la vi­ta fra stenti, si sforza di vivere secondo la legge di Dio, cade di tanto in tanto in qualche peccato e finalmente muore con i Santi Sacramenti. Non può lasciare le­gati di Messe, non ha parenti che pos­sano suffragare l'anima. Questo uomo dovrebbe restare in Purgatorio a lungo, mentre quel ricco andrebbe presto in Pa­radiso. Uno sarebbe fortunato in questa vita ed anche nell'altra, mentre il secon­do sarebbe infelice in terra e nell'oltre tomba.

Non è irragionevole se il Creatore de­stinasse ai poveri tanti suffragi che si fanno a certi ricchi.

La Messa

La Santa Messa è la rinnovazione del Sacrificio incruento della Croce. Il San­gue di Gesù Cristo viene offerto dal Sa­cerdote al Divin Padre per placare la Giustizia Suprema. Chi può dire il con­forto che apporta alle anime purganti l'applicazione di una sola Messa? Per questo, quando Iddio permette che un'a­nima venga a chiedere suffragio, la pri­ma richiesta d'ordinario è: Desidero qual­che Messa! -

Nell'Aprile del 1945 nell'Italia Conti­nentale si commettevano delle nefandez­ze, a motivo della guerra. Un Cappella­no Militare, Don Sangiorgio, fu preso con un gruppo di soldati e condannato alla fucilazione. La sera precedente alla mor­te, tutti si confessarono e si disposero al gran passo.

Dopo due settimane dalla fucilazione, tanti Salesiani si erano raccolti nell'Isti­tuto di Borgo San Martino per gli Eser­cizi Spirituali. Iddio concesse al defunto Don Sangiorgio di presentarsi ad un Sa­cerdote Salesiano, suo intimo, per do­mandare suffragi e precisamente delle Messe.

Dopo la mezzanotte, mentre tutto ta­ceva, si udirono dei passi sulla terrazza.. La porta della camera, ove era da solo il Salesiano, cominciò ad agitarsi ed a rin­tronare per colpi ripetuti, mentre il bat­tente non aveva tregua. Preso da forte paura, il Sacerdote volle assicurarsi del­la causa del disturbo e non vide alcuno. L'indomani notte si ripetè il fenomeno ed il defunto si manifestò, chiedendo suf­fragi. Parecchie Messe furono applicate.

Dopo la terza e la quarta notte, essen­do ormai il fatto di ragione pubblica nel­l'Istituto, alcuni degli Esercitandi, più coraggiosi, vollero passar la notte nella camera dell'apparizione. Si armarono di bastoni, temendo trattarsi di fenomeno naturale.

Verso l'una, cominciarono i soliti ru­mori ed il movimento concitato della por­ta; scattarono tutti per esaminare l'uscio ed ecco lo scoppio come d'una bomba a mano dentro la camera. Si credette che i vetri della finestra interna si fossero frantumati ed i presenti si gettarono bocconi a terra. In realtà i vetri erano intatti.

Il Sacerdote, che riceveva l'apparizio­ne, dopo questo disse: Andate pure a ri­posare! Tutto è finito. Don Sangiorgio mi ha ora assicurato che non verrà più; le Messe celebrate lo hanno liberato dal Purgatorio. -

Scala Coeli

Nelle vicinanze di Roma, alle Tre Fon­tane, c'è un Santuario. Sul frontone e­sterno sta scritto « Scala Coeli ». Da qua­le fatto ebbe origine tale dicitura?

San Bernardo celebrava la Messa in questa Chiesa ed intendeva liberare qual­che anima del Purgatorio. Fatta la Con­sacrazione, pregò ardentemente per cer­ti defunti. Una meravigliosa visione gli presentò il Purgatorio. Intensificò allora la preghiera e vide un Angelo scendere tra quelle fiamme e portare in Cielo un'anima.

- Signore, scenda il vostro Sangue a purificare queste altre anime, per am­metterle in Paradiso!

Ne uscì una seconda, poi una terza ed una quarta, finchè si formò come una scala di anime, che dal Purgatorio giun­geva al Cielo.

Non sappiamo quante ne abbia libe­rate, ma fu tale l'impressione di San Bernardo e di coloro che in seguito ne udirono la narrazione, che si credette bene denominare quella Chiesa « Scala Coeli ».

Una sola Messa a quanti defunti af­frettò il Paradiso!

Esortazione

Si facciano celebrare delle Sante Mes­se, specialmente nel primo tempo del trapasso di persone care; il periodo del lutto è assai propizio, perchè, l'immagine del defunto è più viva nella mente dei parenti.

Trascorso il lutto, non si dimentichi il grande suffragio. Oltre alle Messe di an­niversario, si pensi a farne celebrare una mensilmente e si faccia di tutto per as­sistere al Santo Sacrificio e comunicarsi; così il suffragio sarà più abbondante.

Chi non avesse i mezzi per la celebra­zione delle Messe, ne ascolti più che può.

Le trenta Messe

San Gregorio Magno celebrava di con­tinuo per un Confratello defunto. Men­tre era all'Altare per la trentesima Mes­sa, gli apparve l'anima: Ho aspettato con ansia quest'ultimo Sacrificio. Proprio ora esco dal Purgatorio! -

Dietro questa rivelazione è venuta la pratica delle trenta Messe, chiamate « Gregoriane ». Non è detto che dopo una tale celebrazione abbia ad uscire as­solutamente l'anima dal Purgatorio, po­tendo Iddio assegnare, come si è detto sopra, il suffragio anche ad altri defun­ti; però la Messa Gregoriana ha un gran­de valore, perchè ha l'intercessione di San Gregorio Magno.

Pia pratica

A chi desidera di suffragare molto i defunti, si consiglia una piccola pratica, utilissima. Dire spesso: Eterno Padre, vi offro tutte le Messe celebrate e quelle che si celebreranno sino alla fine del mondo, in suffragio delle anime del Pur­gatorio! -

Questa offerta fa prendere parte a tut­ti i Santi Sacrifici ed arreca molto suf­fragio. Sarebbe bene ripeterla ogni gior­no, mattina e sera.

Per ottenere grazie

I fedeli conoscono per esperienza la potente intercessione delle anime pur­ganti; per questo fanno celebrare Messe di suffragio, allorchè abbisognano di grazie urgenti.

Si raccomanda di rivolgersi in modo particolare all'intercessione delle anime, che in vita sono state più devote della Passione di Gesù e del Cuore Immacola­to ed Addolorato di Maria.

Specialmente si preghi per i Sacerdoti defunti ed in generale per tutte le per­sone consacrate, perchè il Purgatorio di questa categoria di anime suole essere più rigoroso.

La Comunione

Dopo della Messa, il più grande sollie­vo è apportato nel Purgatorio dalla San­ta Comunione.

Oh, se si avesse più fede e si amassero di più i cari morti, quante Comunioni si farebbero e con quanta maggiore devo­zione!

Quando si ha nel cuore Gesù, Il Re del­l'eterna gloria, quante grazie si possono ottenere!

E' tanto facile comunicarsi, eppure si fa così di raro!

Per suffragare i morti, si vada alla Co­munione non solo nell'anniversario del lutto, ma anche nel giorno del mese in cui è avvenuta la morte della persona cara.

La pietà dei fedeli dedica ai defunti un giorno della settimana, cioè il lunedì. Vi son di quelli che in detto giorno van­no al Cimitero a deporre fiori sulla tom­ba o ad accendere ceri; facendo questo, credono di fare molto, mentre in realtà fanno poco o niente. La visita alla tom­ba, i fiori ed i ceri, quando non sono ac­compagnati almeno da qualche preghie­ra, non giovano nulla al defunto, ma so­no un sollievo al cuore del vivente. Al morto vale più una sola Comunione di suffragio, anziché molte visite alla tom­ba e molti fiori.

Purtroppo molti, dico molti, non com­prendono ciò.

In pratica, ogni lunedì ci si comunichi od almeno ogni primo lunedì di mese.

Il Sangue del Redentore

Qualunque preghiera è un buon suf­fragio. Si suggerisce però qualche pre­ghiera particolare, affinchè i fedeli la ut­lizzino molto.

L'offerta del Divin Sangue è di gran­dissimo sollievo alle anime penanti. Ge­sù disse un giorno a Santa Maria Mad­dalena De' Pazzi: Da che tu offri al Di­vin Padre il mio Sangue per le anime del Purgatorio, non puoi immaginare quante di esse siano state liberate da quelle pene!

La Santa ripeteva cinquanta volte al giorno quest'offerta, esortando le Conso­relle a fare altrettanto.

Non sarebbe fuori posto presentare qui l'offerta del Divin Sangue, affinchè molti la imparino e la recitino con frequenza. Potrebbe recitarsi in forma di Rosario, in cinque poste.

Coroncina di offerta per i defunti del Sangue di Gesù

Grani grossi:

Tu dona, o Dio clemente, Riposo ai nostri morti! La luce tua conforti quei cuori, per pietà. - Pater.

Grani piccoli:

Eterno Padre, io vi offro per il Cuore Immacolato di Maria il Sangue di Gesù Cristo,

In suffragio delle anime del Purgatorio.

Ogni decina
: l’Eterno riposo


Il Rosario

Santa Teresa d'Avila, mentre si dispo­neva a recitare il Rosario ad onore della Madonna, vide il Purgatorio sotto forma d'un grande recinto, ove le anime soffri­vano tra le fiamme.

Alla prima Ave Maria, scorse un getto d'acqua che dall'alto si riversava sul fuo­co. In seguito, ad ogni Ave appariva un nuovo getto d'acqua. Intanto le anime si refrigeravano ed avrebbero voluto che il Rosario si perpetuasse.

La Santa comprese allora la grande utilità della recita del Rosario.

In ogni famiglia si ricordano morti; in ogni famiglia dovrebbe esserci la pratica del Rosario. Ma quanti sono al presente coloro che coltivano questa bella devo­zione? Perchè le case, che sono state vi­sitate dalla morte, non risuonano tutte della recita del Rosario?

Costa tanto poco dire cinquanta Ave Maria e meditare i misteri della nostra Redenzione! Si potrebbe separare una posta di Rosario dall'altra, recitando la corona in diverse riprese. Si può pregare anche camminando, viaggiando o men­tre si sta ad aspettare qualche persona. Quanto tempo si spreca, mentre potreb­be utilizzarsi per i nostri morti!

Il dolore

L'offerta di qualunque opera buona può servire di suffragio.

Il dolore è una moneta preziosa al co­spetto di Dio. L'offerta della sofferenza, fisica o morale, è valido aiuto alle anime purganti.

Avviene un lutto. Quanto strazio nel povero cuore umano! Chi può esprimere il dolore dei figli alla morte della madre o del padre, il dolore della sposa alla per­dita del marito, la ferita di una madre alla scomparsa di un figlio o di una fi­glia?... E' vero che col tempo anche que­sti grandi dolori si vanno affievolendo ed è provvidenziale; ma quanto si soffre nel primo periodo del lutto!

Perchè non utilizzare questo tesoro? Si dica spesso e con fede: Signore, vi of­fro lo strazio del mio cuore per dare sol­lievo ai miei morti! - Oh, se tutti faces­sero così, quanti suffragi giungerebbero ai defunti!

Uniformità al volere di Dio

Un altro punto capitale dovrebbe es­sere ben compreso.

Nell'esercizio del Sacro Ministero mi son trovato davanti a scene dolorosissi­me. Avvenuta una morte... il figlio che bestemmia contro Dio per la fine del pa­dre; una donna che stacca i quadri dalla parete e li calpesta; un altro giura di nón andare più in Chiesa e di non voler cre­dere più né a Dio né ai Santi; c'è chi im­preca contro la morte ed il destino; qual­cuno tenta di suicidarsi...

Ma che cosa si guadagna a fare ciò? Nulla!... Forse il morto riacquisterà la vita? Forse il dolore potrà diminuire?

La volontà di Dio si deve compiere, o liberamente o per forza. Dio ci ha creati per la vita eterna e chiama quando vuo­le. Nessuno è esente dalla morte! Sono morti i Santi ed è morto anche Gesù Cri­sto, il Figlio di Dio fatto uomo.

Allorchè dunque muore una persona cara si faccia di necessità virtù. Si dica umilmente: Signore, sia fatta la tua vo­lontà! -

Quanta gloria a Dio questa unifor­mità al suo volere! Quanto refrigerio giunge all'anima trapassata con questo atto di rassegnazione!

Chi non sa fare la volontà di Dio, sap­pia che non vuol bene ai suoi morti, per­chè può e non vuole suffragarli.

La carità

Tra i suffragi principali è da mettere l'esercizio della carità.

Per carità s'intende tutto ciò che si fa di bene al prossimo. Aiutare un bisogno­so, vestire un poverello, dare una picco­la offerta... tutto serve di riposo ai de­funti. E' lodevole la pratica di quelle per­sone pie e benestanti, che per dare suf­fragio a qualche caro estinto, nei giorni festivi ammettono a tavola un poverello, memori che si fa a Gesù ciò che si fa al prossimo bisognoso.

Ma l'atto di carità più squisito è il per­donare le offese, anzi il beneficare chi ci abbia recato del male. Chi perdona gene­rosamente ed offre a Dio il perdono co­me suffragio, oltre a guadagnare grande merito per il Paradiso, affretta l'ingres­so al Cielo alle anime purganti.

Il seguente episodio è narrato da San Francesco di Sales ed avvenne a Padova, mentre egli frequentava l'università.

In una rissa era stato ucciso un giovane, appartenente a nobile famiglia. La madre del defunto, molto religiosa, era afflittissima sia per la morte del figlio, sia per il timore della sua sorte eterna. Pregava Iddio ed era disposta a qual­siasi sacrificio per soccorrere l'anima.

Il Signore le presentò l'occasione. Mentre ancora il cadavere era in ca­mera, si bussò fortemente alla porta ed entrò trafelato un giovane.

- Per carità, signora, salvatemi!... I gendarmi mi cercano per arrestarmi!... Ieri uccisi un giovanotto; ma ora son pentito!...

La madre capì essere lui l'assassino del figlio. Una potente lotta avvenne nel suo animo; con l'aituo di Dio la superò.

- Ti perdono... per amore di Dio!... Ti dò rifugio nella mia abitazione!... Tu hai ucciso mio figlio!... Ma per dare ripo­so all'anima sua, voglio beneficarti! -

L'assassino pianse di commozione. Id­dio gradì l'atto di carità e permise che la notte seguente il figlio apparisse alla: genitrice: - Non stare, o madre mia, in pensie­ro per me! Non mi sono dannato. Per il perdono che hai accordato al mio ucci­sore, il mio Purgatorio sarà molto breve. Presto entrerò in Paradiso! -

Il perdono del moribondo

A proposito di perdono, giova ricorda­re quanto è narrato nella vita di Santa Margherita Alacoque.

Mentre la Santa era nel convento, sot­to le predilezioni del Cuore di Gesù, ven­ne a morire un uomo. La moglie di que­sti era tormentata dal dubbio se il ma­rito fosse salvo o dannato. Si rivolse alla Santa, conoscendo che essa era a con­tatto con Gesù, afnchè pregasse.

Gesù si presentò alla sua Prediletta e le disse: Conforta la tale signora! Suo marito è salvo. Per il momento è in Pur­gatorio. Era in pericolo di dannarsi; ma un atto di carità compiuto sul letto di morte, gli rese favorevole il mio giudi­zio.

Che cosa era capitato?

Da anni c'era un grande odio tra que­st'uomo ed un cognato; non si parlavano più. Quando quest'ultimo seppe che sta­va per morire il suo nemico, sia per ripa­rare il male fatto, sia per convenienza, si recò a fargli visita; però si fermò in un angolo della stanza, quasi per non lasciar­si vedere. Il moribondo, in un momento di lucidità, scorse il cognato e gli fece cenno con la mano di avvicinarsi:

- Perdoniamoci a vicenda!... Si muo­re... Tutto passa!... - Questo atto di ca­rità attirò tanta grazia al moribondo da liberarlo dall'inferno.

Spegnere l'odio

Questi esempi dovrebbero essere ben meditati. Poichè il perdonare i nemici è di tanto vantaggio ai vivi e di tatto sol­lievo ai morti, si approfitti dell'occasione del lutto per rappacificarsi con il pros­simo.

L'odio d'ordinario regna o nella paren­tela o nell'ambito dei cosiddetti «amici». Si superi la ripugnanza naturale a per­donare, si faccia un sacrificio per amore di Dio e per amore dei morti... si vada a visitare chi è a lutto e si dimentichi il passato.

Chi riceve una visita di rappacificazio­ne, non si arrischi a respingerla. E' do­loroso il dirlo! E' avvenuto che in occa­sione di lutto si è presentata qualche per­sona ed i parenti del morto l'hanno cac­ciata, dicendo: Voi non dovete mettere mai piede in casa nostra! - Ma chi agi­sce in tal modo, può dire di amare i pro­pri morti? Se li amasse, perdonerebbe e suffragherebbe la loro anima!

Cosa dire dell'odio che sorge tra fra­telli e sorelle dopo la morte dei genitori, a motivo dell'eredità?... Si rompono le relazioni sacre, che sono quelle del san­gue, si ricorre ai tribunali, anche quan­do non si sparga sangue; fratelli e sorel­le che non si salutano per anni ed anni e non si visitano neppure sul letto di morte.

Costoro perchè non perdonano? Forse recitano preghiere di suffragio per i ge­nitori; e non sanno però che non giova ai defunti il suffragio che parte da un cuore vittima dell'odio.

Potessero queste pagine concorrere a spegnere l'odio in tante famiglie!

Distruggere

Un altro suffragio è il distruggere i re­sidui di peccato, imputabili ai morti.

Si chiarisce l'argomento con qualche esempio, preso dal volume «Meraviglie del Purgatorio ».

Un celebre pittore era stato pressato da un ricco signore a fare dei quadri po­co decenti. In seguito se ne pentì e, per riparare il male fatto, si dedicò alla pit­tura sacra.

Passò gli ultimi anni di vita in un convento di Carmelitani Scalzi, ove la­sciò un artistico quadro sacro. Morì con i conforti religiosi.

Dopo alcuni giorni dalla morte, men­tre un Frate era in coro dopo il Mattuti­no, il pittore apparve in Chiesa; era pian­gente e stava avvolto tra le fiamme. Il Frate lo riconobbe e chiese come mai do­po una vita così esemplare ed una morte così edificante, potesse trovarsi in tale stato.

Il defunto rispose: Quando mi trovai al divin tribunale mi vidi circondato da molte persone, le quali deponevano con­tro di me, perchè si trovavano in Purga­torio per aver mirati i quadri indecenti da me pittati; ma quello che più mi at­terrì fu il vederne uscire altre dall'infer­no, gridando, perchè si erano dannate per colpa mia. Fui salvo dalla morte e­terna per le opere buone compiute e per la buona morte, ma fui condannato a soffrire tra le fiamme del Purgatorio. fin­ché non siano distrutti quei brutti qua­dri da me lavorati, i quali ancora conti­nuano a dare scandalo. Vi prego, dun­que, per pietà, di recarvi dal proprieta­rio, supplicandolo di bruciare subito quel­le pitture. Che se si rifiutasse, guai a lui!... In prova di quanta vi. dico ed in punizione del cattivo lavoro che volle fatto, fra poco perderà i due suoi figli e, qualora mancasse di ubbidire agli ordini divini, egli stesso morrà. -

Il padrone, informato di tutto, subito distrusse i quadri ed in meno di un me­se vide morire i suoi due figli. Fortemen­te colpito da questo fatto, si diede ad una vita di penitenza.

Quanti muoiono lasciando residui di peccato! Un cattivo residuo sarebbe, ad esempio, il libro cattivo... la statuetta nuda, ecc.

Oggi quasi tutti leggono; però i libri cattivi sono in maggiore circolazione. Anche certe famiglie, che si dicono reli­giose, non si fanno scrupolo di tenere ro­manzi e riviste poco decenti.

Visitai una famiglia colpita dal lutto. Mi accorsi che nella camera c'era un ar­madio di libri. Com'è mio solito, diedi uno sguardo rapido sui frontespizi e con­statai che parecchi erano cattivi.

- Scusate, signora, se oso dirvi que­sto!... Io preferisco una famiglia ove non ci sia alcun libro, anziché una ove ci sia una biblioteca. Tra i molti libri, è facile trovarne dei cattivi. Parecchi di questi romanzi sono immorali ed è doveroso bruciarli.

- Bruciarli?... Mai più!... Sarebbe uno schiaffo al mio caro marito defunto!... Tutto ciò che è appartenuto a lui, per me è sacro!

- Compatisco il vostro dire. Sappiate che è male non solo leggere tali libri, ma anche soltanto tenerli. Se voi amaste vo­stro marito, li brucereste subito!

- Come sarebbe a dire?

- Vostro marito fece male a compra­re certi romanzi, fece più male a legger­li, forse li avrà prestati ed avrà dato oc­casione ad altri di peccare. Questi libri? cattivi in casa, se non saranno letti da voi, in seguito potrebbero essere letti da altri... Ma voi non sapete che i giudizi di Dio sono terribili? Forse in questo mo­mento il vostro sposo brucia tra le fiam­me del Purgatorio per scontare il pecca­to della cattiva lettura e forse aspetta che voi li distruggiate per essere solle­vato dalle sue pene!... -

Avevo un bel ragionare, ma la signora non voleva capire. Mi sentii in dovere di ripetere la mia visita e poco per volta riuscii a far bruciare certi libracci.

Il fatto che ora ho narrato, non è l'u­nico del genere. Ci riflettano bene i fe­deli, che desiderano alleviare i tormenti dei loro defunti!

I sacrifici

Un sacrificio, anche piccolo, compiuto con l'intenzione di aiutare le anime del Purgatorio, ottiene il suo effetto.

Una Suora era afflitta per la morte di un'amica. Un giorno, sentendo sete, men­tre stava già per bere, ebbe l'ispirazioné di privarsene per dare suffragio alla de­funta. Lo stesso giorno le apparve l'ami­ca e la ringraziò: Quell'acqua di cui ti sei privata per me, è caduta come piog­gia refrigerante sopra le mie fiamme. Sono venuta a ringraziarti del pietoso atto. -

Quanti piccoli sacrifici si potrebbero compiere a beneficio dei morti! Basta vo­lerlo!... Privarsi di un frutto... Rinunzia­re ad un rinfresco... Frenare uno sguar­do di curiosità... Leggere con un po' di ritardo una lettera desiderata.,. Mortifi­care la simpatia... Non evitare la compa­gnia di persona antipatica... Ubbidire prontamente in qualche cosa spiacevo­le... Frenare la collera... Mortificare la lingua nell'impazienza, tacendo... Perdo­nare un'offesa... Fare un favore a chi non lo meriterebbe... Ricevere in silenzio un rimprovero... Portare abiti modesti... ecc.

Ci sono delle persone che si offrono an­che come vittima per le anime purganti. Il Signore gradisce molto questo atto di generosità.

Santa Lutgarda volle applicare tutte le sue opere buone in suffragio del suo Confessore defunto. Gesù le apparve e le disse: Continua pure, figlia mia, ad of­frirmi atti di suffragio, che io terrò con­to di queste tue intenzioni. Il tuo Con­fessore presto uscirà dal Purgatorio. - Invogliata da queste parole, la Santa si offrì vittima di espiazione in luogo del defunto. Trascorso qualche tempo le ap­parve il Confessore: Sono in Paradiso! Senza le tue mortificazioni avrei dovuto penare in Purgatorio ancora per undici anni. -

A Santa Caterina da Siena era morto il genitore; mentre il cadavere si depo­neva nella cassa, la Santa disse: O Gesù, se mio padre dovesse soffrire in Purga­torio, preferirei scontare io per lui an­che per tutta la vita! -

All'improvviso, dice la Santa, mi so­praggiunse un dolcissimo dolore al fian­co, che mi accompagna da anni notte e giorno.

Gesù aveva accettato l'offerta.

Le indulgenze

Un potente aiuto ai morti si può ap­portare con l'applicazione delle sante in­dulgenze.

L'indulgenza è una remissione di pena temporanea meritata peccando, che la Chiesa concede sotto certe condizioni a chi è in grazia di Dio.

L'indulgenza si dice parziale, quando rimette solo una parte della pena; si di­ce plenaria, quando rimette tutta la pena.

Alcune indulgenze si possono applica­re o a noi o ai defunti; altre invece sol­tanto ai defunti.

Per acquistare il tesoro delle indul­genze, ci sono delle condizioni:

1. - L'anima deve essere in grazia di Dio.

2. - Si devono compiere tutte le opere prescritte, nel tempo e nel luogo deter­ìninato.

3. - E' necessaria l'intenzione di gua­dagnare le indulgenze. Basta che si met­ta anche una sola volta in vita l'inten­zione di acquistare tutte le indulgenze possibili.

4. - E' richiesta la Comunione quasi quotidiana, per acquistarle abitualmente.

5. - La Confessione deve farsi almeno due volte al mese, tranne si sia impediti.

6. -Si deve pregare secondo l'intenzio­ne del Sommo Pontefice.

Per guadagnare l'indulgenza plenaria è necessario il distacco anche dai peccati veniali, cioè essere pentiti con tutto il cuo­re dei peccati commessi ed avere la volon­tà di fuggire anche il peccato leggero.

L'Atto Eroico

Si viene ora a spiegare l'essenza del­l'Atto Eroico di carità e la sua importan­za, non potendosi apprezzare ciò che non si conosce.­

Quando si compie un'opera buona, an­che minima, si acquista un grado di glo­ria eterna, che potrà perdersi solo con il peccato mortale; tale merito non può ce­dersi ad altri. La stessa opera buona com­piuta mette l'anima in condizione di ri­cevere grazie da Dio. Oltre a ciò, questa opera buona fa scontare parte della pe­na temporanea dovuta ai peccati. Quest'ultimo merito, chiamato « sod­disfattorio », si può cedere o in parte o totalmente.

Chi cede il merito soddisfattorio di ogni opera buona fatta in vita e cede inoltre i suffragi che potrà ricevere do­po la morte, compie un'opera eccellen­tissima, detta comunemente Atto Eroico di carità.

Chi fa quest'Atto dovrebbe poi scon­tare in Purgatorio tutta la pena dovuta alle proprie colpe. In questo però c'è da guadagnare.

Ad una persona ignorante sembra inu­tile, anzi dannoso, consegnare il proprio denaro alla banca; eppure questo è un bel mezzo non soltanto per conservare il capitale, ma anche per accrescerlo. Lo stesso avviene nell'ordine spirituale. I propri meriti si mettono nelle mani di Dio e della Madonna a vantaggio delle anime purganti e vanno aumentando i meriti di gloria eterna, perchè avvalora­ti dalla carità.

Comunemente si crede che coloro i quali fanno l'Atto Eroico, abbiano a sta­re in Purgatorio poco tempo, nella spe­ranza che il Signore usi verso di costoro la misericordia che essi hanno avuto ver­so le anime purganti. Ci si basa sulle pa­role di Gesù: Con la misura, con la quale avrete misurato agli altri, sarà misu­rato anche a voi!... Date uno e riceverete cento! -

Come si vede, ci si guadagna a fare l'Atto Eroico.

Non è necessaria una formula speciale per emettere questo Atto; può farsi an­che mentalmente. Tuttavia potrebbe servire la seguente formula:

«Mio Dio, metto nelle vostre mani e in quelle della Madonna tutte le mie o­pere soddisfattorie, che farò in vita, e quelle che gli altri faranno per me dopo la mia morte, affinchè servano di suffra­gio alle anime del Purgatorio. Io mi ri­metto alla vostra misericordia ».

L'Atto Eroico si può annullare, o riti­rare, senza essere rei di peccato.

E' bene notare che, anche dopo questa offerta, si può pregare per qualunque bi­sogno proprio.

Che il Signore ispiri a molti di com­piere l'Atto Eroico di carità!

Essere in grazia di Dio

Le opere buone sono meritorie quando chi le compie ha l'amicizia di Dio, cioè si trova senza peccato mortale.

Immaginiamo il giorno dei Morti, cioè il 2 novembre. Anche gl'indifferenti e gli irreligiosi, al pensiero dei cari defunti, vanno in Chiesa. Si ascoltano forse pa­recchie Messe, si recitano Rosari, si dan­no offerte ai poveri... tutto per suffraga­re i propri morti.

Direi a costoro: Avete voi fatto que­st'anno il Precetto di Pasqua?... No?... Ai vostri morti non avete dato nessun sol­lievo! I vostri suffragi sono nulli, perchè siete in peccato mortale

Direi ad altri: Avete nel cuore dell'o­dio mortale verso qualcuno?... Vivete nel­l'immoralità?... Commettete senza rimor­so e pentimento mancanze contro la pu­rezza?... Tralasciate la Messa la domenica senza una necessità proprio grave o lavorate di festa senza un grave biso­gno?... Avete confessati questi peccati e li avete detestati?... No?... Ai vostri mor­ti non giunge alcun suffragio per tutte le opere buone che fate per loro! -

Lo stesso si dica di quelli che pregano ogni giorno per i propri defunti e non si trovano in grazia di Dio.

In conclusione: Perchè si possano suf­fragare le anime del Purgatorio, è neces­sario essere in grazia di Dio. Chi non lo fosse, ricorra subito al Sacramento della Confessione.

Si fa notare che le opere buone fatte dal peccatore, possono giovare al pecca­tore stesso, per ottenere da Dio la grazia della sua conversione.


PARTE SECONDA


Ignoranza religiosa


La sorte dell'al di là dipende da que­sta vita. Poichè l'eternità dipende dallo stato in cui si trova l'anima nell'ora del­la morte, si crede bene ora dare le nor­me pratiche per giovare ai moribondi, affinchè non vadano all'inferno ed anche abbrevino il Purgatorio più che sia pos­sibile.


Ho dovuto assistere al trapasso di centinaia di uomini e di donne. Ho tro­vato famiglie veramente cristiane, ma anche di quelle pagane. Ecco un piccolo saggio.

- Signorina, ho saputo che suo fra­tello sta molto male. Come Sacerdote, non essendo stato chiamato, vengo spon­taneamente. Chi sa io possa ammini­strargli i Sacramenti!

- Mio fratello è un santo! Non ha peccati da confessare! Se vede lei, muo­re prima del tempo! -

Non potei confessarlo, perchè non ca­piva più. Sapevo però che non andava mai in Chiesa, mai si comunicava e be­stemmiava come un ossesso!... Per la so­rella era un santo!... -

- Scusi, signore, mi ha chiamato ora per assistere il babbo! Da una settima­na è stato in gravi condizioni!

- E' vero! Ma siccome sino a questa mattina l'ammalato comprendeva, non potevo chiamare il Prete!

- Ma ora che non capisce nulla, co­me può ricevere con frutto i Sacramen­ti? Posso amministrarglieli «sotto con­dizione ». Dio solo sa quale utilità pos­sano apportargli. -

Un altro caso.

Il Sacerdote viene chiamato d'urgen­za. Una donna sta per morire. Dopo aver preso l'occorrente in Chiesa, cioè il Via­tico e l'Olio Santo, il Sacerdote giunge all'abitazione indicata. Batte al portone e si affaccia una donna.

- Reverendo, non c'è bisogno; potete ritornare a casa vostra!

- Mi hanno avvisato che qui trovasi un'ammalata grave!

- Era grave. Siccome ora ha ripreso il respiro e riaperto gli occhi, non c'è più bisogno del Prete! ... -

Un caso ancora:

Andai, con non poco sacrificio, al let­to di un moribondo. Dopo averlo incorag­giato, gli dissi: Ora fate la Confessione e poi riceverete Gesù Sacramentato.

- Non occorre far questo!

- Ed allora, perchè mi avete fatto chiamare con tanta premura?

- Siccome mi sento male, se non chia­massi il Prete, alla mia morte la gente cosa direbbe?... Neppure il Prete ha vo­luto!... Basta quindi che siate entrato in casa mia!

- Ma come, siete con un piede nella fossa ed ancora pensate alla gente ed al­l'occhio sociale?... Preoccupatevi dell'ani­ma vostra!... -

Ce ne volle per convincerlo!

Questi piccoli esempi, che potrei mol­tiplicare, fanno vedere l'incoscienza di tanti in caso di malattia. Non si pensa che anche nell'ultima ora, prima che Id­dio chiami al giudizio, si possono rego­lare i conti di tutta la vita. Il buon la­drone andò in Paradiso, perchè nell'ul­tima ora ottenne da Gesù Crocifisso il perdono.

Si aiutino perciò gli ammalati gravi a riconciliarsi con Dio ed a ricevere in tempo i Conforti Religiosi.

Chiamare subito il Sacerdote!

Come è peccato grave tralasciare il Precetto di Pasqua, così è grave non ri­cevere per colpa propria il Santo Viatico al termine della vita. Tante volte l'infer­mo non è consapevole del suo stato; so­no perciò responsabili i parenti se non s'interessano che egli riceva il Viatico.

Taluni non vogliono parlare agli infer­mi di Comunione, per non impressionar­li. Ma questa è fede? Questo è amore ai propri cari? E se l'ammalato morisse in disgrazia di Dio, di chi sarebbe la colpa?

E quando l'anima sarà piombata nel fuo­co dell'inferno, contro chi imprecherà?... Oh, se potessero uscire dall'inferno tanti dannati, come si avventerebbero contro i familiari!... - Per voi sono nel luogo dei tormenti!:.. Ah, se aveste chiamato il Sacerdote nell'ultima ora, sarei sal­vo!... -

Non pochi genitori e - figli credono di essere caritatevoli verso i moribondi non chiamando il Sacerdote e non riflettono che sono crudeli, perversi ed empi, perchè cooperano all'eterna perdizione dei congiunti!

E non s'impressiona l'infermo, quan­do si fa la consulta medica attorno al letto?... Eppure, per amore del corpo, la consulta, si fa!... E non si preoccupa l'am­malato, allorchè d'urgenza, di notte tem­po è trasportato in clinica?... Con tutto ciò; si corre alla clinica!... E non pensa l'infermo che ormai sta per chiudersi la sua vita, quando i parenti corrono a chiamare il notaio per il testamento?... Trattandosi di denaro, nessuna delica­tezza per il moribondo! Riguardo all'a­nima si agisce ben diversamente!

Pietà crudele!

Era prossimo a morire un commenda­tore, che era massone. Avrebbe potuto rimettersi nell'amicizia dei Signore, al­meno al termine dei suoi giorni!

Io corsi ad assisterlo; ma il figlio, un avvocato, me lo impedì. Rimasi nell'anti­camera.

- Perchè non volete che io assista vo­stro padre?

- Ha la piena conoscenza. Ha detto il medico che ha solo degli istanti di vi­ta. Vedere il Prete vuol dire la fine. -

Sopraggiunse un altro Sacerdote, ami­co di famiglia; neppure lui fu ammesso al capezzale dell'ammalato. Andai a chia­mare un terzo Sacerdote... Eravamo tre Ministri di Dio disposti a salvare quella anima... e non fu possibile! Il commen­datore morì, come un cane!...

Dove sarà andata l'anima del masso­ne? Forse a quest'ora sarà tormentata nell'inferno, per colpa del figlio... per la sua pietà crudele!...

Quando, dopo venti anni, andai a vi­sitare il Cimitero ed entrai nella Cappel­la del commendatore, a vedere anche la tomba del figlio, dell'avvocato... pieto­so..., mi fermai pensieroso e triste: Come ti sarai trovato, o avvocato, al tribunale di Dio?... Sei salvo?... Non fu tua la colpa se tuo padre morì lontano da Dio? A che cosa giova questa Cappella ed i suffragi che si fanno a te ed a tuo padre?...

Quanti di questi dolorosi esempi po­trei narrare!

L'ultima malattia

L'ultima malattia suole essere una gra­zia che Iddio concede nella sua miseri­cordia, per purificare i buoni e per ri­chiamare i traviati.

A Gesù interessa che le anime si sal­vino, perchè per esse è morto; interessa pure che giungano in Cielo ricche di me­riti e che stiano in Purgatorio il meno possibile. Per ottenere ciò si serve delle malattie, specialmente dell'ultima, che d'ordinario è la più dolorosa.

Un giorno Gesù disse a Josefa Menen­dez: Ti lascio la mia Croce. Ho bisogno che tu soffra per un'anima.

- E' qualche peccatore?­

- No, è un'anima a me tanto cara. E' nelle ultime ore di vita e sto intensifi­cando le sue sofferenze per purificarla di certe colpe leggere e per aumentare i suoi meriti per l'eternità. -

L'esempio fa comprendere l'amoroso lavorìo ed interessamento di Gesù per i moribondi.

Ai fedeli si presentano ora dei sugge­rimenti, per assistere con frutto gli am­malati gravi. Quanti sono sfuggiti all'inferno, per opera di pie persone che li han­no saputo assistere in punto di morte!

I buoni sul detto di morte

Quando stanno per morire quelli che son vissuti nel, timore di Dio, è facile parlare a loro per suggerire buoni pen­sieri, però senza stancarli.

A questa categoria di anime si racco­mandi di fare, almeno con il pensiero, atti di amor di Dio, di rassegnazione completa alla divina volontà, di pensare a Gesù in Croce ed alla Vergine Addo­lorata.

Si preghi per essi, perchè il demonio suole sferrare degli attacchi terribili in quel momento, nella speranza di vincerli o con la disperazione o con la superbia. Sappiamo che le persone più sante sono state le più assalite dal demonio nell'ora della morte. Però la Madonna assiste i suoi figli; e chi l'ha onorata in vita, si accorge subito della sua protezione.

Versare dell'Acqua Benedetta sul letto degli agonizzanti ed accendere la cande­la della Candelora, serve a tener lontano il demonio.

Un assalto diabolico terribile ebbe una mia parente intima; aveva trascorso gli ottanta e più anni nel servizio del Signo­re e nella verginità. Parecchi demoni le si presentarono per tentarla ed allora implorò aiuto. I presenti aspersero l'am­biente con l'Acqua Santa, posero sul let­to una immagine della Madonna e pre­garono. Sparirono i brutti ceffi. La mo­rente, raccogliendo un po' di fiato, disse: Vi ringrazio! Se ne sono andati! Il più grande favore che io abbia ricevuto in vita mia, è stato l'aiuto che ora mi ave­te dato!

Come comportarsi in certi casi

Tante famiglie vivono nell'indifferen­za e nell'ignoranza religiosa. In caso di grave malattia, non si danno pensiero di chiamare il Sacerdote; però se qualcuno dicesse una buona parola e raccoman­dasse di aiutare l'infermo spiritualmen­te, cederebbero con facilità.

Quando perciò si viene a conoscenza di un ammalato grave, o parente, o ami­co, o vicino di casa, si faccia una visita di convenienza e poi si dica: Il Signore in casa non viene per male! Se l'amma­lato si comunica, può anche ricevere la grazia della salute. Chiamate il Sacerdo­te, che pregherà per lui. Noi non siamo dei pagani; abbiamo la fede in Dio! -

Dopo tali ragionamenti, è facile far ri­cevere i Conforti Religiosi.

Può avvenire che l'infermo voglia il Sacerdote e che qualche familiare si op­ponga. A tal caso ci vuole prudenza e carità. Conviene avvisare segretamente il Parroco o altro zelante Sacerdote, af­finchè trovi la via per giungere all'in­fermo.

Anni or, sono una donna mi disse: Nel­la vicina gampagna c'è una vecchietta in gravi condizioni; alcuni della famiglia non vogliono chiamare il Prete. -

Senza mettere tempo in mezzo, mi av­viai a quella campagna, con la scusa di una passeggiata. Feci una sosta davanti all’abitazione dell'inferma e chiesi ad una donna che stava sulla soglia: Sapre­ste indicarmi la via che porta a quella data contrada? - Dopo mi fermai a chiacchierare di altre cose, finchè entrai in casa.

- Se permettete, vorrei riposarmi un poco! -

Mi fu concesso. Dopo qualche istante potei entrare nella stanza dell'ammalata. Domandai ed ottenni di poterla confes­sare.

- Sì, Reverendo; è difficile avere qui un Prete! Voglio approfittare di questa combinazione! -

Diedi l'assoluzione, il Viatico e l'Olio Santo. Quando stavo per lasciare l'infer­ma, sopraggiunse la nuora. Mi diede uno sguardo felino e chiese sottovoce ai fa­miliari: Chi ha chiamato questo Prete?... Come ha fatto a sapere che la suocera sta per morire?... Chi avrà avuto il pru­rito di interessarsi?... -

Io finsi di non sentire e conclusi: Per­mettetemi che continui la mia via! - La stessa notte la vecchietta era ca­davere.

Se quella pia donna non mi avesse in­formato del caso, dove sarebbe a quest'o­ra l'anima di quella defunta?...

I moribondi... ostinati

Il caso più comune, specialmente nel sesso maschile, si ha quando è proprio l'ammalato a non volere il Sacerdote, mentre i parenti bramano di averlo:

Qui si tratta di miracolo morale, di ve­ra conversione; si tratta o d'inferno o di Paradiso. Se i congiunti amano davvero il moribondo, non tralascino nulla per la sua salvezza.

I mezzi principali sono: fare celebrare delle Messe, possibilmente in onore del­la Passione di Gesù; raccomandare l'in­fermo alle preghiere di qualche Comu­nità Religiosa; fare a Dio delle promes­se. A qualche anima generosa si, racco­manda di offrirsi vittima a Dio, per un certo tempo, accettando qualche croce particolare. Con questo cumulo di aiuti spirituali, la grazia di Dio agisce poten­temente nel cuore dell'infermo e difficilmente potrà resistere all'invito della grazia.

Quanti peccatori ostinati ho potuto ri­conciliare con Dio, dopo l'applicazione di questi mezzi!

Una signorina m'invitò ad assistere il padre moribondo, il quale da circa tren­ta anni non andava in Chiesa. Quando questi mi vide, esclamò: Andate via!

- Ma io sono venuto per aiutarvi a salvare l'anima!

- Ed io non voglio!

- Allontanando me, cacciate Gesù Cristo! - e gli mostrai il Crocifisso. - Non m'importa né di voi né del vo­stro Crocifisso! Via di qua!

- Non abbiate timore! Gesù vi perdo­na ogni cosa! Egli per noi è morto in Croce!

- Se è morto in Croce, vuol dire che se lo meritava!...

- ...Ve ne andrete all'inferno, se mo­rite così... -

Che cosa fare davanti ad un uomo co­sì duro e perverso?

Una persona presente si offrì subito vittima a Dio per la sua conversione. Do­po tre giorni fui chiamato: Reverendo, quell'uomo ancora non è morto; deside­ra confessarsi con voi. - Era completa­mente cambiato! Si confessò, baciò il Crocifisso e ricevette tutti i Sacramenti; potei ancora comunicarlo parecchie altre volte e poi spirò serenamente.

Ogni giorno quanti di questi peccatori sono alla soglia dell'eternità! I fedeli non dimentichino di pregare ogni giorno per i moribondi, specie se peccatori ostinati. Una semplice opera buona, potrebbe sal­vare un'anima.

La vittima straordinaria, Josefa Me­nendez, una mattina fece un sacrificio per amore di Gesù. Nel pomeriggio le ap­parve la Madonna, che le disse: Quel tuo sacrificio ha salvato un'anima. C'era un peccatore sul letto di morte, prossimo a cadere nell'inferno. Il mio Figliuolo Ge­sù ha applicato a lui il tuo sacrificio e si è salvato. Vedi, figlia mia, con i piccoli atti quante anime si possono salvare! –

I destituiti dai sensi

I moribondi si aiutino col suggerire buoni pensieri. Anche quando pare che un agonizzante abbia perduto la cono­scenza, potrà darsi che ancora comprenda; conviene quindi parlargli un po' for­te all'orecchio, nella speranza che com­prenda qualche cosa.

Un uomo mi diceva: Sono arrivato al­l'orlo della, tomba; grazie a Dio, sono fuori pericolo, anzi presto lascerò il let­to. In quei momenti supremi mi piange­vano per morto ed io sentivo tutto. Sentì anche mio cognato che diceva: La mobi­lia di questa camera ora tocca a me! - Udivo, ragionavo e non potevo muover­mi! -

Un'altra volta andai ad assistere un tale, che aveva rissato ed era ricoperto di coltellate. Era dissanguato, dagli oc­chi vitrei e dal colore cadaverico. Si di­ceva: E' morto! - Gli suggerii qualche buon pensiero e gli diedi l'assoluzione. Il povero uomo non morì, andai a trovarlo all'ospedale e mi disse: Io sentivo tutto quello che voi mi dicevate in quel mo­mento! -

Questi esempi servano d'insegnamen­to: Ricordate all'agonizzante la bontà di Dio, la gioia del Paradiso, il vero penti­mento di avere offeso Gesù ed il deside­rio di confessarsi.

Può avvenire che, avvertita la gravità dei caso, dopo un collasso o uno sveni­mento, mentre si corre a chiamare il Sa­cerdote, l'ammalato muoia. Prima che giunga al capezzale il Ministro di Dio, qualcuno dei presenti suggerisca all'orec­chio dell'ammalato l'atto di dolore per­fetto, con tutto il cuore: Signore, mi pen­to che ho offeso Voi coi miei peccati!... Perdonatemi i dispiaceri che vi ho da­to!... Per i meriti della vostra morte, ab­biate pietà di me!... Se potrò, mi confes­serò!... -

Alle volte, basta in fine di vita un ve­ro atto di dolore e di amore di Dio, col proposito di confessarsi, per sfuggire al­le pene dell'inferno.

Morte apparente

Quando si dice: il tale è morto ora improvvisamente! - ci si può sbagliare. Si è provato che la vita ancora può con­tinuare in modo latente. Difatti si dan­no dei casi in cui il cosiddetto cadavere, disteso sul letto, dopo parecchie ore o qualche giorno, si muova e riprenda la vita normale, come avvenne l'anno 1952, ad una vecchietta nella città di Modica, la quale, qualche momento prima di es­sere deposta nella cassa funebre, si sve­gliò e riprese le attività.

Per questo motivo è prescritto che il cadavere non si seppellisca prima delle ventiquattro ore, dopo avvenuta la mor­te, la quale potrebbe essere apparente.

Questa istruzione giova, specialmente nelle morti improvvise, per recare qual­che aiuto spirituale all'interessato. In questi casi, se il Sacerdote non ha ammi­nistrato i Sacramenti, si vada a chiamar­lo. Il Ministro di Dio sa come compor­tarsi; egli dice: Se tu sei ancora vivo, ti assolvo! -

Per un paio di ore dopo la cosiddetta morte, è lecito agire così.

L'aiuto di Dio

Il Padrone della vita è Dio; il medico ad un certo momento dice: Non ho più cosa fare! -

Alle volte Iddio aspetta in quei mo­menti estremi delle promesse speciali per prolungare la vita ad un uomo. E' bene farne qualcuna, ma con prudenza. Potrà darsi che il Signore accolga la promessa e faccia la grazia o il miracolo; potrà in­vece chiamare all'altra vita, concedendo però una santa morte che è grazia più importante della prima.

Per esperienza personale, raccomando ai fedeli di appigliarsi alla, pratica dei Quindici Venerdì Consecutivi. Sono quin­dici Comunioni che si fanno al venerdì, ogni settimana; se qualche venerdì non fosse possibile comunicarsi, potrebbe far­si ciò in un altro giorno, prima che giun­ga il venerdì successivo. In casi urgentis­simi può farsi questo in quindici giorni consecutivi. Più sono le persone che si comunicano, più facilmente può ottener­si la grazia. L'intenzione sia questa: Ri­parare il Cuore di Gesù delle offese che riceve ed ottenere la guarigione.

E' molto diffuso in Italia ed all'estero il manuale dei Quindici Venerdì; è per­venuto anche nelle mani dei sommi Pon­tefici: Papa Giovanni e Paolo VI.

Anni addietro fui chiamato ad assiste­re un moribondo, che era nelle ultime ore; da una settimana era sotto gli spa­simi dell'angina pectoris. Gli consigliai di promettere a Gesù tre turni dei Quin­dici Venerdì; accettò lui e la sposa. Do­po un po' di ore era fuori pericolo. E' an­cora in vita e son passati circa 30 anni.

A Barriera del Bosco un bambino di sette anni era in fine di vita per avvele­namento al sangue; aveva perduto la co­noscenza. Esortai i genitori, i fratelli e le sorelle a promettere i Quindici Venerdì.

L'indomani mattina tutti si comunica­rono. Dopo meno di una settimana il bambino giocava fuori di casa.

Pochi mesi or sono fui invitato ad an­dare con urgenza in una clinica di Ca­tania, ove stava per morire un giovane, per avvelenamento al sangue in seguito ad operazione chirurgica.

Il caso era disperato. I parenti del mo­ribondo, poco religiosi, si accorsero che solo Dio poteva salvare il congiunto. Mi promisero che non avrebbero più bestem­miato, che sarebbero andati in Chiesa uomini e donne. Consigliai i Quindici Venerdì al moribondo ed ai parenti e Dio intervenne subito. L'ex moribondo oggi attende al lavoro.

Di questi esempi potrei portarne an­cora. Alle volte Iddio non dà la salute, ma la santa morte. Ad un infermo, ope­rato di gravissima peritonite, feci pro­mettere i Quindici Venerdì per tutta la vita. Morì lo stesso. Ma che morte edi­ficante! Mi diceva: Reverendo, sia fatta la volontà di Dio! - Esclamava: O Ge­sù, la mia sete è spasimante! La unisco alla sete che tu hai avuto sulla Croce!... Gesù mio, fa' di me quello che vuoi!.... Accetta i miei dolori in riparazione dei peccati che si commettono nella mia città!... -

Che nobili sentimenti di un uomo, che muore nel fiore degli anni! Quale grazia maggiore di questa?

Il lutto

Avvenuta una morte, è doveroso il lut­to, sia come segno di dolore, sia come ri­spetto a chi ha lasciato questa vita.

C'è il lutto pagano e quello cristiano. E' pagano quando si bada all'occhio so­ciale soltanto e non si pensa all'anima del trapassato.

E' da rimproverarsi la condotta di co­loro che, a motivo del lutto, per settima­ne e mesi non vanno in Chiesa. Dicono: Non si deve uscire di casa! -

Benedicevo le case in un paese della provincia di Caltanissetta. Entrai in un grande palazzo. Prima di allontanarmi, dissi a due signorine, un po' anziane: Avete fatta la Comunione di Pasqua?

- No; siamo a lutto e non possiamo uscire.

- Da poco tempo è morto qualcuno in famiglia?

- Morì nostro padre diciotto anni fa. - Dopo tanti anni ancora tenete il lut­to? E la Messa e la Comunione... trala­sciate tutto?

- Non si esce di casa! Per l'occorren­te della famiglia ci pensano le persone di servizio!

Mentre rifacevo le scale, dicevo tra me: Che stranezza di lutto!... Bisognereb­be essere pazzi per giungere a tanto! -

Il lutto si conservi nel cuore anche per tutta la vita. Ma se si ama un defunto, bisogna suffragarne l'anima.

Si riduca al minimo il periodo del lut­to stretto; si vada al più presto in Chie­sa a pregare per i morti! La gente criti­cherà?... No!... Quando si sta ritirati in casa e si esce soltanto per andare in Chie­sa, i buoni approvano e gl'ignoranti di­cano ciò che vogliono... Tener conto de­gli ignoranti è stoltezza!

Era morto mio padre e dopo una set­timana mia madre andava al Tempio. Nessuno la criticava!

Si disprezzi dunque dai fedeli la pau­ra della critica e ci si preoccupi di por­tare sollievo ai defunti.


APPENDICE


Abbiamo pensato ai morti e a coloro che stanno per rendere l'anima a Dio. Poichè dovremo morire anche noi, pen­siamo un po' ai nostri interessi personali.


Come possiamo noi liberarci dal Pur­gatorio completamente ovvero ridurlo al minimo? E se avessimo peccato molto nel passato, come potremmo rimediare? Ecco lo scopo di quest'appendice.


L’amore di Dio

L'amore di Dio è un fuoco che distrug­ge il peccato ed anche la pena ad esse dovuta. Più forte è l'amore, più l'anima resta purificata.

Chi potesse emettere un solo atto di puro amore di Dio, nelle condizioni do­vute, in un istante potrebbe annullare tutto il Purgatorio meritato in lunghi anni di vita.

Si esorta quindi a fare continui atti di amore di Dio, con più perfezione che sia possibile, specialmente quando ci si ac­costa al Sacramento della Confessione.

L'atto d'amore di Dio, perfetto, non abbisogna di molte parole; può farsi an­che in un attimo con il pensiero. Il sen­timento dominante però sia questo: o Dio, mi umilio riconoscendo le mie col­pe! Le detesto con tutto il cuore, dalla più grande alla più piccola, perchè con esse ho offeso voi! Signore vi amo con tutto il cuore e lavate col vostro Sangue l'anima mia! -

Chi sa quanto Purgatorio venga dimi­nuito, ogni qualvolta una persona si met­te in tale disposizione di animo!

Non si conosce abbastanza il valore dell'atto d'amor di Dio, per questo tanti non lo sfruttano a proprio vantaggio. Si consiglia di farlo almeno mattino e sera e quando si è davanti al Tabernacolo; davanti all'immagine di Gesù Crocifisso, sanguinante, è facile eccitarsi al vero dolore dei peccati ed anche al puro amo­re di Dio.

L'amore del prossimo

Il primo comandamento è l'amore di Dio; il secondo è simile al primo ed è l'a­more del prossimo.

L'esercizio della carità, cioè compiere le opere di misericordia corporali e spi­rituali, è il segreto per evitare il Purga­torio. Ad ogni atto di carità, compiuto in grazia di Dio e con retta intenzione, cor­risponde una grande sottrazione di pena temporanea, più che con atti di altre vir­tù, perchè la carità è la regina delle vir­tù. Non si dimentichi che il Giudizio Universale sarà fatto esclusivamente sul­l'esercizio della carità; basta leggere il Vangelo per convincersene.

Pensare al Purgatorio

Sono già troppi i peccati commessi. Chi teme il Purgatorio, faccia di tutto per vivere in grande delicatezza di co­scienza. La vita cristiana edificante ri­sparmia il Purgatorio ed è una predica continua, che avvicina le anime a Dio. In questo secolo di raffreddamento re­ligioso, in cui si corre pazzamente dietro al piacere ed ai divertimenti, è difficile restare esenti dalla corruzione, se non si medita sui castighi riservati al peccato nell'altra vita. Pensando seriamente al Purgatorio, è assai difficile, anzi impos­sibile, cadere in peccato. Lo dice Dio stes­so: Ricordati dei tuoi novissimi e non peccherai in eterno! -

Messe in vita

Si sogliono celebrare molte Messe per i morti e poche per i vivi. Da che ho rac­comandato dal pulpito e con la stampa di far celebrare Messe per l'anima pro­prio mentre si è in vita, molti si son de­cisi a farlo.

Ciascuno pensi all'anima sua mentre è su questa terra e non abbia troppa fidu­cia nei suffragi che i parenti faranno do­po la morte. Appena si muore, dei pa­renti e degli amici alcuni piangeranno, altri non faranno neppure questo, taluni diranno: Che anima buona! Certamente è in Paradiso! - I suffragi potranno ri­dursi a qualche preghiera ed a qualche Messa sporadica.

Conoscevo una signorina attempata, molto pia e ricca. Lasciò per testamento i suoi beni ai parenti e lasciò pure il de­naro per duemila Messe di suffragio, da celebrarsi al più presto. Gli eredi non vollero farle celebrare e divisero il de­naro. Quanto avrebbe fatto meglio la si­gnorina ad applicarsi le Messe mentre era viva!

Per conoscere l'utilità delle Messe in vita si ricordino i frutti del Santo Sacri­ficio:

1° Merito di gloria per il Cielo.

2° Me­rito impetratorio per ottenere grazie.

3° Merito soddisfattorio per scontare i peccati, cioè abbreviare il Purgatorio.

Quando i vivi fanno celebrare una Messa per un defunto, a questi arriva soltanto il merito soddisfattorio ed arri­va in quella misura che vuole Iddio, po­tendo, come si è detto innanzi, dare il Si­gnore il merito soddisfattorio ad un'al­tra anima, o in parte o tutto. Il suffragio arriverà ai morti quando si celebreranno, le Messe; cosicché le anime purganti do­vranno aspettare con ansia.

Quando le Messe si fanno celebrare in vita, l'anima acquista tutti e tre i meriti ed invece di aspettare il suffragio dopo morte, giunta nell'altra vita i peccati li trova già scontati, in parte o totalmente.

Le Messe per i vivi non si possono chia­mare Messe Gregoriane; quindi non sa­rebbe esatto dire al Sacerdote: Desidero celebrate le Messe Gregoriane. -

I legati

Un ottimo mezzo per liberarsi dal Pur­gatorio è il pio legato, cioè destinare i propri beni a qualche opera pia.

Chi ha eredi diretti che non nuotano nell'abbondanza, non farebbe bene a la­sciare un legato religioso, privando i fi­gli del necessario.

Chi non ha eredi diretti e può dispor­re del suo, se tra i parenti c'è qualcuno veramente bisognoso, il primo bene lo faccia al parente. Se ciò non fosse, si as­segnino i beni ad opere pie.

Quando una persona vive nell'agiatez­za, è un male aumentare la ricchezza, se non ha diritto all'eredità; il più viene fa­cilmente sprecato.

Non s'illudano certe persone, troppo attaccate ai nipoti. Quando costoro rice­vono l'eredità, tranne rare eccezioni, di­cono: Poteva morire prima!... E perchè non mi ha lasciato di più?... - All'ester­no, per convenienza, forse si mostreran­no addolorati, ma nel cuore godranno. Certe eredità vanno a finire in festa, don­de il detto: I morti alla vita eterna ed i vivi alla taverna!

Sogliono i nipoti ricompensare l'eredi­tà con molti suffragi? Càpita raramente. Può avvenire invece che qualche nipote, deluso nella speranza di ricevere di più, maledica l'anima trapassata. Ho visto in una famiglia un grande quadro in pit­tura; aveva al centro un grosso strappo.

Son venuto a sapere che un nipote aveva dato una coltellata sul quadro alla dire­zione del cuore, perchè arrabbiato per le disposizioni testamentarie dello zio.

Dice Gesù: Fatevi degli amici col mammona d'iniquità, cioè col denaro, affinchè quando sarete venuti meno, pos­siate essere ricevuti negli eterni taber­nacoli! -

Chi può, lasci i beni, o tutti o in mag­gioranza, a qualche ospizio di beneficen­za, o a qualche ospedale. Si pensi alle Missioni ed all'Opera dele Vocazioni Sa­cerdotali. Quanti giovani non possono divenire Sacerdoti per mancanza di mezzi!

Per i legati ci si consigli bene con per­sona prudente e competente, affinchè il testamento non possa essere impugnato da qualcuno e non si sprechi il denaro in cause disastrose.

Il bene che faranno i Sacerdoti, tirati su con borse di studio, gli atti di carità che riceveranno gli orfanelli ed i ricove­rati negli ospedali, oltre ad arricchire di gloria eterna il testatore, abbrevieranno il suo Purgatorio o lo renderanno esente del tutto.

Il Privilegio Sabatino

A conclusione del lavoro, dedichiamo qualche pagina alla Regina del Purga­torio.

La Madonna ha ottenuto dal suo Di­vin Figliuolo Gesù un insigne favore a vantaggio dei suoi devoti, cioè l'esenzio­ne completa o quasi completa del Pur­gatorio. Sappiamo questo dietro una ri­velazione avuta da S. Simone Stok.

Pregava questo Santo, quand'ecco ap­parirgli la Vergine con Gesù Bambino in braccio, avente in mano l'abitino del Monte Carmelo. La Madonna prese a di­re: Chiunque porterà degnamente que­sto abitino in mio onore, il primo sabato dopo la morte sarà da me liberato dal Purgatorio. -

I Sommi Pontefici hanno approvato e raccomandato vivamente questa devozio­ne alla Madonna del Carmine.

Per godere del Privilegio Sabatino. co­sì chiamato perchè si esce dal Purgato­rio il primo sabato dopo la morte, ci so­no delle condizioni da osservare:

1. - Deve portarsi l'abitino della Ma­donna del Carmine, ovvero una meda­glietta che abbia da una parte l'imma­gine del Cuore di Gesù e dall'altra quella della Madonna, di qualsiasi titolo. Tanto l'abitino quanto la medaglietta devono portarsi al collo e tenersi sempre.

2. - E' necessario che l'abitino o la me­daglietta ricevano la benedizione dal Sa­cerdote che ne abbia la facoltà.

3. - E' prescritta ogni giorno la recita del Piccolo Ufficio della Madonna, ovvero bisogna astenersi dal mangiare la carne nei mercoledì, nei venerdì e nei sabati. Il Sommo Pontefice ha dato facoltà ai Sacerdoti Confessori di cambiare questa condizione in qualunque altra opera buo­na. Ordinariamente i Confessori asse­gnano la preghiera di alcuni Pater, Ave e Gloria, da recitarsi ogni giorno.

4. - L'ultima condizione, che è la più importante, è la seguente: Praticare be­ne la virtù della purezza, in conformità al proprio stato. - Chi è dunque nella vita matrimoniale, osservi bene la pu­rezza coniugale; chi non è nel matrimo­nio, pratichi con delicatezza la purezza verginale. Chi non è puro nei pensieri, negli sguardi, nelle parole e nelle azioni non si riprometta questo Privilegio. Tut­tavia, se capitasse qualche caduta, si pensi subito a rialzarsi.

Onoriamo la Madonna

La Madonna è la Regina del Purga­torio.

Narra San Pier Damiani che ai suoi tempi c'era il pio uso nel popolo romano di visitare, nella notte della vigilia del­l'Assunta, le principali Basiliche di Ro­ma con ceri in mano.

Accadde che una nobile dama, mentre pregava nella Chiesa dell'Ara Coeli, sul Campidoglio, vide comparirsi dinnanzi una signora che le sembrava di ricono­scere e che era morta da parecchi mesi. Presala per mano e trattala in disparte, le chiese:

- Non siete voi la mia madrina Ma­rozia, che mi tenne al fonte battesimale? - Sì, sono proprio quella.

- E come vi trovate qui, se siete mor­ta da tempo?

- Sino ad oggi sono rimasta in un fuoco cocentissimo in pena, delle molte vanità; ma in occasione di questa festa dell'Assunzione, Maria Santissima è sce­sa in Purgatorio a liberarmi assieme a moltissime altre anime, che superano il numero degli abitanti di Roma. In rico­noscenza di tale liberazione, che Ella rin­nova tutti gli anni in questa festa, noi ci rechiamo durante la notte nei suoi san­tuari; che se i vostri occhi vedono me sola, sappiate che siamo in grande mol­titudine. -

L'interlocutrice ascoltava attonita e dubbiosa; allora la defunta soggiunse: In prova di quanto vi ho detto, vi an­nunzio che tra un anno e precisamente nel giorno dell'Assunta, anche voi mor­rete; e se ciò non avvenisse, riterrete per non vero quanto vi ho detto. -

San Pier Damiani ci fa pure sapere che quella dama, dopo un anno di santa vita, morì proprio nel giorno dell'Assunta.

La Madonna è la nostra buona Madre, in vita, sul letto di morte e nel Purgato­rio; ma non si può attendere la sua amo­rosa protezione, se non la si onora.


LA CASA DI TUTTI


Lungo le vie


Verso le ore otto parto da casa con il proposito di andare direttamente al Ci­mitero. Attraverso le vie principali della città. Quanta vita! Quanto movimento!


I filobus sono gremiti; giungono le au­to dai paesi vicini e riversano in città un gran numero di forestieri; sciami di bam­bini e di bambine si avviano a scuola; un plotone di fanteria, a passo cadenza­to, si dirige a Piazza d'Armi; presso l'U­niversità drappelli, in calorose conversa­zioni; gli attacchini ultimano il lavoro di affissione « Programma Cine-Teatro » per la serata, mentre una vetturetta va su e giù per i crocicchi principali, annunzian­do con l'altoparlante i titoli dei films.

Tutto osservo, pensando: Questa è la vita! Chi si preoccupa della brevità del tempo?... Chi riflette che oggi si è qui, in città, e domani si potrebbe essere nel­la casa di tutti, nel Cimitero?... Pazzo colui che non vuol pensare alla morte!

Eccomi all'ingresso del Cimitero. Sco­pro il capo, in segno di rispetto.


ALCUNE TOMBE


Fortunato pargoletto!


A dire il vero, l'ingresso al mio Cimi­tero è più simile all'entrata di una villa, che di un luogo sacro: diversi viali che si diramano, bordure di rosmarino e mol­ti fiori sulla collinetta che domina l'in­gresso. Tuttavia la mente si ferma a con­siderare una frase, rappresentata a ca­ratteri cubitali dal mirto verde « Orate pro Defunctis »... Pregate per i Defunti!


Sì, pregare! Il luogo è sacro; non si viene qui per curiosare, ma per dare suf­fragio ai Trapassati.


Poco distante dal cancello, appoggiate al muro, stanno delle ghirlande, i cui fio­ri ricominciano ad appassire. Saranno ser­vite ieri nei cortei funebri. Ognuna di es­se rappresenta l'ultimo segno di affetto a persona cara estinta.

Un rumore mi distrae e mi obbliga a mettermi lateralmente sul viale di de­stra: entra un carro funebre.

Non c'è corteo né ghirlande sul carro, solo una piccola cassa.

Povero bimbo, o meglio, fortunato par­goletto! Tu entri nella Casa di tutti a principio della giornata. Buon per te, che sei stato reciso all'alba della vita... così l'anima tua non ha potuto essere profanata dal fango del mondo! Ringra­zia il Creatore che ti ha annoverato su­bito tra i suoi Beati.

E la mamma di questo bimbo? Chi sa quale strazio avrà in cuore in questo mo­mento!... Donna, non affliggerti troppo! Più presto che tu non creda, verrai an­che tu nella Casa di tutti e riposerà il tuo corpo a fianco all'avello del tuo par­goletto!

Povero operaio!

Semplice questa tomba di minatore, sormontata da un macigno! La sua dici­tura attira la mia attenzione: « La pie­tra ch'egli schiantava alla terra, gli schiantò la vita! ».

Povero uomo, vittima del lavoro! Non pensavi quella mattina, partendo da ca­sa, che altri in giornata ti avrebbero por­tato cadavere in seno alla famiglia! E quanti oggi, forse in questo momento, saranno per fare la tua fine!... In un at­timo, o minatore, perdesti la vita! E l’a­nima tua come si trovava in quel mo­mento estremo? Eri forse un bestemmia­tore o un uomo dedito al vizio?... Oggi che sei nell'altra vita, certamente i tuoi sentimenti sono diversi da quando stavi in terra!

« Requiem aeternam dona ei, Domi­ne » !

Uguaglianza

La Cappella della Confraternita del Sacramento è antica, ma in ottimo stato. Sul frontone principale è scritto: «Qui la vera uguaglianza! ».

L'uguaglianza che i popoli agognano è una chimera. Nel mondo c'è stata e ci sarà sempre la disparità. Ma qui, nella Casa di tutti, l'uguaglianza è possibile! Quel ricco fu seppellito, ma senza una li­ra in tasca... così fu seppellito il suo ser­vo! Il corpo di quella nobildonna è puz­zolente ed i vermi si saziano delle sue carni! E' giusto che sia così, poichè i corpi delle sue persone di servizio hanno già subito da tempo questa sorte!

Soltanto la finezza dei marmi e la grandiosità del sepolcro differenziano la di­mora del ricco da quella del povero; ma tutto ciò è accidentale; questo lusso in­teressa ai vivi solamente; i morti sotto terra sono perfettamente uguali e se si estraessero due scheletri dalle tombe, non sarebbe possibile distinguere il ricco dal povero.

Se si pensasse a questa realtà, come si starebbe meglio in quel grande alber­go cittadino!... La cosiddetta «città» per me è un albergo, ove si può dimorare più o meno a lungo. Ma la vera città è que­sta, la Casa di tutti, ove chi entra, vi re­sterà per sempre...

Bugie!

Il viale è lungo; a destra ed a sinistra si ergono delle tombe, ma sono molte e non è possibile considerarle tutte. Qual­cuna mi colpisce e mi obbliga a fermarmi.

... Il sepolcro è sontuosissimo, sormon­tato da un mezzo busto; fiori all'intorno ed una lampada accesa; gli emblemi del­le virtù teologali sono artistici: la croce, l'àncora, la fiaccola; l'iscrizione del se­guente tenore: « Mente eletta - Cuore nobile - beneficò gli altri, dimentico di sè - Sposa e figli straziati ne piangono il trapasso ».

Bugie! Bugie! Il mondo è un ammas­so di menzogne! Nel Cimitero però la menzogna regna sovrana: Tutti i morti sono onesti e caritatevoli. Pare che la morte scelga soltanto i buoni!

Ho conosciuto quest'uomo... dalla men­te eletta e dal cuore nobile! Ricordo ben­si ciò che si diceva alla sua morte: Avreb­be fatto meglio a morire cinquant'anni prima!... Quanti padri di famiglia ha fat­to piangere!... A quanti operai ha suc­chiato il sangue!... Quante prepotenze ed angherie ha fatto!... Prima di spirare colpito da male improvviso, invece di chiamare Dio, disse al servo: La chiave della cassaforte alle figlie femmine! - E cessò di vivere. Il suo corteo funebre fu di primo ordine: ghirlande senza nume­ro e lunghe teorie di automobili.

Ora sei qui, nobile signore, in pasto ai vermi! Hai gabbato il mondo, ma non certamente Dio. Avresti fatto meglio ad essere più caritatevole. Le ricchezze am­massate non sono più tue. Quante cam­pagne possedevi! Adesso ti bastano po­chi palmi di terra!

O infelici ricchi! Siete invidiati dai mondani, ma Gesù ha lanciato contro di voi un «guai» terribile: Guai a voi, o ric­chi! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, anziché un ricco entrare in Paradiso!

Tre donne

Sento dei singhiozzi. Passano vicino a me tre giovani donne, vestite a nero da­gli occhi bassi e dal passo lento; una di esse porta un mazzo di fiori.

Dall'assieme mi persuado che sono sta­te colpite da lutto recente.

Le tre giovani sostano un poco, si o­rientano meglio e poi affrettano il pas­so; hanno individuato la tomba.

Povero cuore umano! Nella fede e nel pianto puoi trovar sollievo!

Le giovani cadono in ginocchio sopra la tomba della madre; una di esse grida: Mamma mia! - mentre le altre due pre­gano lacrimando.

Che cosa passa nel cuore di queste or­fane? Quale dolore è simile al loro? Qua­le attrattiva può avere in questo mo­mento la vita per esse?... Soltanto il tem­po potrà diminuire l'atrocità del dolore!

Un nuovo inquilino

Entra ancora un carro funebre, rico­perto di ghirlande. Non è un bambino strappato alla vita, ma una persona ma­tura; questo mi dice la cassa ed il lungo drappo nero disteso sulla bara.

Seguono il carro una ventina di uomi­ni, a capo scoperto e con gli occhi bassi. Gli uomini... ingolfati negli affari, di­mentichi forse dell'altra vita... in questo momento, a contatto con la morte, medi­tano. Si convincono che tutto passa quag­giù!

Oh, se questi uomini pensassero più spesso alla morte, come sarebbe più ret­ta la loro vita!

Fiore di bellezza

Continuo il mio giro di osservazione ed eccomi davanti ad una tomba assai mo­desta. Non posso andare oltre, senza re­citare una preghiera di suffragio.

Contemplo il piccolo ritratto, incasto­nato nel marmo sepolcrale. Mi pare di vederla ancora la buona signora sul let­to di morte! L'avevo assistita io e l'avevo preparata ai passo estremo.

Povera signora, vittima della sua bel­lezza! Un tale mi diceva un giorno: So­no stato in giro per l'Italia, ho visto tan­ta gente, ma non ho scorto mai tanta bel­lezza quanta in questa donna! -

Quanti uomini avevano aspirato alla sua mano! Per sposarla si commisero due delitti: fu ucciso suo padre e suo fra­tello; l'assassino divenne il marito.

La povera donna dovette convivere con l'uccisore di suo padre... ma dopo un de­cennio moriva di crepacuore.

Ed ora tu, o donna, sei in questa tom­ba! Chi pensa più alla tua bellezza? Il tuo volto, se venisse esposto, farebbe or­rore!...

Pazzi gli uomini che vanno perduta­mente dietro alla fallace avvenenza del­le donne!

Come i cani!...

« Viale degli uomini illustri»... Anche nel Cimitero, ove viene seppellita la su­perbia umana, si parla di grandezza ter­rena. Convenienza sociale! Ma!...

Eccomi all'inizio di questo viale; osser­vo attentamente la prima tomba, proprio la prima. Che disillusione e che amarez­za! Taccio il nome dell'uomo «illustre»... professore d'Università e scrittore! La città gli ha dedicata una via e lo ritiene per grande. Davanti ai miei occhi si pre­senta come un miserabile, indegno di stare in un Camposanto!

Ne avevo sentito parlare tanto, spe­cialmente subito dopo la sua morte, quan­d'ero ancor giovane. Durante il corteo funebre, da che la bara si mosse da casa finchè entrò nel Cimitero, un vento for­midabile si scatenò sulla città e tanti at­territi esclamarono: Pare che tutti i dia­voli siano usciti dall'inferno per far fe­sta, compreso Lucifero,... al quale il de­funto aveva dedicato un inno.

Era quest'uomo illustre un massone; volle morire da ateo e fu sep­pellito da tale. La tomba non ha alcun segno religioso, né la Croce, né una pa­rola dell'iscrizione che ricordi l'al di là!... Due versi dialettali incisi sul marmo e due figure a bassorilievo... simboli della disonestà!

E tu sei un uomo illustre?... Vergogna e disonore della mia città! Senza la fede in un Essere Supremo, la tua vita fu po­co corretta! Tu fosti un pusillanime, spe­cialmente negli ultimi giorni della tua carriera terrena! Ti si disse: Ormai è tempo di pensare all'anima! C'è pronto un Sacerdote!... - E tu rispondesti... da vile: Che cosa diranno i fratelli della sètta, quando sapranno che io li ho tra­diti? Dove andrebbe il mio onore? - Se tu fossi stato un «uomo», non dico illu­stre, ma un semplice uomo, avresti do­vuto dire: Cacciate i massoni che hanno piantonato il palazzo! Voglio regolare i conti con Dio! Prima di tutto dar conto a Dio e poi agli uomini!

Resto a lungo a meditare davanti a questo triste avello!... Morire come un cane, essere seppellito senza gli onori fu­nebri religiosi e poi... essere annoverato tra gli uomini illustri in un Campo San­to, ove tutto parla di Dio, di anima e di eternità!

Colpito da questa scena, vado innanzi con il proposito di accertarmi se ci siano altre tombe del genere. Purtroppo nel ce­lebre viale scorgo altri sepolcri senza le insegne religiose... fortunatamente po­che. Quivi sono seppelliti dei giuristi e dei celebri chirurghi.

Mi domando: Ma perchè uomini tanto benemeriti della società, sono morti ostili. alla Religione sino al punto di non vole­re neppure la Croce sulla tomba?... E' il frutto della Massoneria! Tante belle men­ti, al tempo in cui la terribile setta do­minava, rinnegarono la fede, pur di ave­re un cattedrino nell'Università!... Infe­lici! Pochi anni di quieto vivere e poi.... Dio non voglia!... l'eterna dannazione!

Il supercomico

Simpatica la figura di questo artista teatrale! Il suo sepolcro è sormontato da quattro colonne massicce; vicino alla pie­tra sepolcrale si scorge il suo volto, col­locato sopra una colonnina.

I principali teatri d'Italia e di America per lunghi anni hanno avuto l'onore di essere calcati da questo comico. Quanti applausi riscossi!

Ed ora, o grande artista, tutto tace at­torno a te! E' calato il sipario sulla tua vita e tutto è finito! Buono per te che sei morto con i conforti religiosi!

La tua tomba di artista mi fa pensare che la vita è un teatro, ove ognuno ha una parte da compiere: chi fa da padro­ne e chi da servo, chi da padre e chi da figlio. Tutto sta a disimpegnare bene la propria parte. Se il servo sul palco dimo­stra più arte del suo padrone, sarà lui a riscuotere gli applausi. Così davanti a Dio. Merita più lode al tribunale del Giu­dice Supremo l'umile operaio onesto e religioso, che non il più grande mo­narca immorale e superbo, ovvero il pro­fessore ateo!

Passa una bara

Il piano del Cimitero è irregolare; mi tocca scendere per una breve scala. Ver­so la metà sono costretto a sostare late­ralmente, per lasciare libero il passo a due necrofori. Portano sulle spalle una bara.

Certamente la dissoluzione del cadave­re è inoltrata. Dalle fessure della cassa viene fuori un fetore cadaverico così nau­seante, che io non posso resistere. Affret­to il passo per allontanarmi da questa at­mosfera pestilenziale, ma è inutile. Per diverse ore risento questo puzzo.

Ma come resistono i necrofori? Forse l'abitudine attutisce la loro sensibilità. Le donne... ed anche certi uomini... vanno in cerca di profumi per mostrarsi belli ed attraenti in società; costoro vi­vono di illusione. Pensino a profumare con opere buone la loro vita e non asse­condino le dilettazioni di quel corpo, che da un momento all'altro può divenire sorgente di fetore insopportabile!

Un cuore di donna

Per chi non ne conosce la storia, que­sta tomba potrebbe essere di secondaria importanza, ma non per me.

I marmi sono ultrafini; una Croce snella si eleva verso il cielo, mentre una figura di donna campeggia sulla pietra sepolcrale. E' una giovane sposa che piange la perdita del compagno della vi­ta. Le sue mani stringono la base della Croce, mentre il corpo, affranto dal do­lore, pare insensibile a tutto.

« Strappato inesorabilmente alla ter­ra. - Nel cor della sposa vive e vivrà». Così l'iscrizione.

Sembrerebbe sincero il dolore di que­sta donna, comprovato dall'artistico alto­rilievo e dall'iscrizione... eppure non è così.

Trascorsi appena tre mesi dalla morte dello sposo, la giovane inconsolabile (?) prendeva la fuga con il suo autista e si dava alla vita gaudente!

Ed ecco questo monumento, turpe men­zogna tra le menzogne, a testimoniare la falsità di tanti sentimenti muliebri!

Un'iscrizione

Probabilmente questa iscrizione sepol­crale avrà avuto origine da Roma e pre­cisamente dal Cimitero del Campo Vera­no: « Io fui quel che tu sei - Tu sarai quel ch'io sono » ! Iscrizione semplice e - vera, che fa molto riflettere.

« Io fui quel che tu sei » - mi dice l'avello che mi sta dinanzi, cioè, anch'io un tempo venivo al Cimitero, visitavo le, tombe, meditavo e poi ritornavo in città; facevo ciò che tu adesso fai. Però « Tu sarai quel ch'io sono! » - cioè verrà giorno in cui tu sarai come me. Anche tu sa­rai chiuso in una tomba e verranno altri a visitarti qui.

Quanta sapienza!

Questo Commendatore doveva essere di certo un uomo riflessivo e molto retto. Il suo ritratto ne dice qualche cosa, ma l'epigrafe rivela tutto: « La mia tomba è muta, ma eloquente - Arcani misteri raccoglie - Il silenzio del Cimitero mi è stato faro luminoso - Una volta al­la settimana qui son venuto - Per questo nella mia vita non ho fatto male ad alcuno ».

Ma guarda un po' quanta sapienza in questo scritto! La tomba è muta, ma è più eloquente del professore assiso in cat­tedra; raccoglie arcani misteri... i miste­ri dell' oltretomba... che solo la luce della Fede può illuminare!

Se tutti venisesro al Cimitero una vol­ta alla settimana e meditassero seria­mente sulla brevità della vita e sulla va­nità delle cose mondane, come cambie­rebbe subito l'aspetto di ogni famiglia e dell'intera società! A Camposanto è un faro luminoso. Beato colui che sa vivere alla sua luce!

Sullo spiazzale del deposito

Sinora mi sono fermato a considerare qualche tomba, illustrando delle epigrafi. Ben poca cosa! Sono nel Cimitero, nella Casa dei Morti, ma non mi son trovato ancora davanti ad un cadavere esposto al mio sguardo. Io vorrei che per un'oret­ta fossero scoperti tutti i sepolcri e così poter contemplare i cadaveri che stan­no nel sottosuolo! Ma questo non è pos­sibile! Tuttavia è necessario trovarmi almeno davanti a qualche cadavere, per meditare sul corpo umano in via di dissoluzione.

In un grande Cimitero, come quello che sto descrivendo, non possono man­care le occasioni di vedere dei cadaveri. Mi avvio quindi al cosiddetto «deposito» o camera mortuaria, ove vengono depo­ste le nuove casse funebri. Il momento è propizio, poichè un solenne corteo fune­bre già s'interna nel Cimitero; mi acco­do ad esso.

Il carro sosta davanti al deposito. Do­mando ad uno dei presenti: Chi è que­sto defunto? - E' una nobile signora! - Doveva essere molto stimata per avere un corteo così devoto! - Era una dama di carità. I molti poveri assistiti e le famiglie beneficate hanno partecipato al completo. -

Sul carro non c'è una ghirlanda: sol­tanto sulla bara è posto un mazzo di cri­santemi; numerosi cartoncini, collocati bellamente sul carro, formano il vero or­namento: « Il flore che non marcisce ».

Intanto la cassa è tratta dal carro e quattro uomini, a capo scoperto, la por­tano nel deposito. Mi commuove la sce­na di quella vecchierella, la quale, stesa la mano e toccata la bara, porta alle lab­bra le dita e le bacia ripetutamente; tra le lacrime esclama: O Signore, datele il Paradiso, perchè ci è stata madre! -

In meno di un quarto d'ora, il corteo è sparito; lo spiazzale davanti al depo­sito è sgombro... pronto ad esser ripopo­lato, forse dopo qualche istante.

Approfitto di questo momento di tre­gua per entrare nel deposito... della car­ne umana... Voglio osservare tutto con calma... e meditare sul corpo umano!


IL CADAVERE


La carne umana


Il corpo umano come è idolatrato! Pa­re che non ci sia altro sulla terra da pen­sare se non il corpo! Procurare alla car­ne umana ogni piacere, lecito o illecito: cibi squisiti, bevande inebrianti, danze, passeggi, libertà di sguardo e di tratto! E poi saloni, profumerie, case di bellezza e di manicure... tutto ha per scopo l'ido­latria del corpo!


Vorrei in questo momento, qui con me, dentro il deposito, tutti i cultori esagerati del corpo umano per farli. rinsavire!


Il deposito, piuttosto ampio, ha la for­ma di una Croce Latina; sulla parete centrale è posto un Crocifisso, alla cui base arde una piccola lampada. Qua e là scorgo delle casse funebri, collocate con un certo ordine.

Ferve il lavoro di saldatura. Alcune bare sono scoperte e poste su dei panco­ni. Gli stagnini pare che abbiano premu­ra di sbrigarsi e sollecitano i garzoni al lavoro. La semioscurità del luogo, il puz­zo degli acidi per la saldatura, i cadaveri scoperti... tutto mi pare suggestivo.

Verso il centro del deposito vedo una bara, prossima ad essere saldata; sono presenti due della famiglia. Viene rimos­so il lenzuolo dalla faccia del cadavere ed ecco apparire il volto di una vecchiet­ta: occhi infossati, bocca semiaperta, co­lore cereo. La faccia è ricoperta di un ab­bondante sudore cadaverico.

Povera vecchietta! Chi sa quanto avrai sofferto su questa terra!... Quanto avrà palpitato il tuo cuore! Quanta eredità di affetti avrai lasciato in seno ai tuoi!... Ora « riposa in pace! ».

Lo stagnino ricopre il cadavere, fa con sveltezza la saldatura e dice a due ne­crofori: Via!

Quasi fosse una cassa d'imballaggio, viene trasportata con la massima indif­ferenza al luogo della sepoltura.

Un altro stagnino, quasi contempora­neamente, ha saldato la bara di un bam­bino di quattro anni. Un necroforo met­te sulla spalla la piccola cassa e si avvia alla sepoltura... mentre continua a con­sumare la sua sigaretta. Seguo con lo sguardo il necroforo, sino alla svolta del viale, impressionato dal suo cinismo, e guardando la sigaretta accesa, penso: Cosi il corpo umano: fumo che passa... cenere che resta!

Mentre continua il lavoro, voglio os­servare attentamente l'interno del depo­sito. Le casse giunte nella mattinata so­no tutte vicine; le conto... sono nove.

Chiedo ad un operaio: In media, giornal­mente, quanti morti si hanno in città? - Non li ho mai contati; ma credo che il numero va da venti a trenta. In certi mesi però il numero diviene doppio e tri­plo, a motivo di qualche epidemia; ciò avviene nel cuore dell'inverno e nei forti calori estivi. Sono tanti anni che lavoro in questo deposito e ne ho visto entrare delle bare! -

In un angolo del deposito vedo tante casse; sotto qualcuna scorgo un liquido rossastro quasi vischioso... Sono queste le bare giunte ieri e si devono assolutamen­te seppellire oggi.

Esco dal deposito con il proponimento di assistere alla sepoltura di qualche bara.

Ad una cinquantina di passi, sul viale centrale, passano due becchini, che por­tano una cassa. Scopro il capo per rispet­to ed intanto guardo con occhio di com­miserazione due giovani... forse novelli sposi... venuti in città per il viaggio di nozze. Costoro sono a pochi passi da me e non si accorgono del passaggio della bara; stanno a braccetto, di tanto in tan­to fanno una risatina, osservano qualche tomba e poi guardano a distanza con il binocolo. La vista di questa coppia mi fa quasi dispetto, perchè in contrasto con il luogo sacro e con i miei sentimenti... Nel Cimitero si viene per pregare e per meditare e non già per curiosità! E tu, donna, osi venire qui... ove tutto è auste­ro ed arcano... osi venire in abito di mo­da, imbellettata e cosparsa di profumi?!

Mi avvio intanto verso un gruppetto di uomini, che parlano sommessamente, e mi accorgo che ai loro piedi c'è una ba­ra; si prepara la sepoltura.

La fossa è pronta, alta circa un metro e mezzo; il Sacerdote l'ha benedetta nel­la mattinata. Prima che la cassa sia se­polta, si fa la ricognizione del cadavere, alla presenza di qualcuno dei parenti. Sono qui presenti parecchi congiunti del defunto, tutti uomini. Mi permetto di ri­volger loro la parola: Io sono Sacerdote, sono stato tante volte vicino a dei cada­veri e so l'impressione triste che lascia l'ultimo sguardo dato al defunto prima della sepoltura. Se ci sono qui parenti in­timi del morto, si allontanino; faccia la ricognizione qualche amico soltanto! -

Non si accetta il mio consiglio; tutti vogliono vedere il cadavere. Appena tol­to il coperchio, nessuno dice sillaba; tut­ti gli occhi sul cadavere. Il defunto è un uomo sulla sessantina; il suo volto è esa­geratamente gonfio e quindi alterato.

Gli uomini, che per qualche istante so­no rimasti muti e fissi sul cadavere, su­bito dopo ne ritorcono lo sguardo e si al­lontanano lentamente dal feretro, dicen­do: ...Avrei fatto meglio e non guardar­lo!... Come ci si trasforma a due giorni dalla morte!

Fatta la ricognizione, gl'interessati meditabondi se ne partono; io invece re­sto a guardare. I fossori servendosi di corde, depongono la bara nella fossa e cominciano a ricoprirla di terra.

Vedo intanto ciò che mai ho visto: uno dei fossori scaraventa con furia la zappa sulla bara, alla direzione del capo, e fran­tuma il coperchio.

- Scusate, brav'uomo, se chiedo spie­gazione! Questo colpo di zappa sulla cas­sa potrebbe sembrare uno sfregio al de­funto! -

- Non è cosi! Noi operai, facendo que­sto, eseguiamo un ordine ricevuto. Le ba­re poste nel campo comune, non avendo il sito in perpetuo, dopo circa otto anni devono essere rimosse ed i cadaveri si mettono nell'ossario. E' necessario af­frettare la dissoluzione del corpo uma­no; il colpo di zappa sulla cassa fa rag­giungere meglio lo scopo, in quanto la frattura del legno permette all'aria di penetrare e di compiere in fretta l'opera di dissoluzione. -

... Povero corpo umano ... tanto acca­rezzato in vita... tanto umiliato in morte! Ricoperta la fossa, su di essa viene col­locata una Croce.

La Croce di Cristo, segno di vittoria sulla morte, come è eloquente sul se­polcro!

Una esumazione

L'orario è propizio per assistere a del­le scene emozionanti, poichè oltre che al­le sepolture, hanno luogo le esumazioni.

I cadaveri vengono esumati per essere collocati nei loculi di proprietà o nell'os­sario comune.

Scorgo in fondo al campo comune, in una piccola cinta, una decina di perso­ne, tra uomini e donne; mi avvicino e dall'assieme mi convinco che sono in aspettativa di qualche cosa.

- Scusino la mia indiscrezione! Sono loro venuti a visitare qualche tomba? - Reverende, non si tratta di sempli­ce visita! Si deve esumare un cadavere ed aspettiamo i becchini!

- Da molti anni ha avuto luogo la se­poltura?

- No, da sei mesi. La cassa è stata posta qui, affinchè il corpo possa asciu­garsi un poco. Appartenendo noi ad una Confraternita, abbiamo diritto ad alcuni loculi.

- Ma verrà esumato il cadavere, op­pure si trasporterà soltanto la cassa al posto definitivo?

- La cassa solamente! Tuttavia qui ci siamo dei congiunti e, desiderando vede­re il cadavere, faremo scoperchiare qual­che istante la bara.

- Ascoltino il mio consiglio! Rinun­zino a guardare il cadavere, specialmen­te le donne!... Ma loro sanno cosa sia un corpo dopo sei mesi di sepoltura? -

Una levata di scudi generale! - Vo­glio vedere Lucia!... L'ultimo sguardo a mia sorella!... L'ultimo bacio alla mam­ma mia!...

Non insisto; però m'intrattengo a chiacchierare sino alla venuta dei bec­camorti. Mi presentano intanto la foto­grafia. La signora Lucia ha lineamenti delicati; all'aspetto pare una vera ma­trona.

- Avesse lei visto che bella signora era la morta! Peccato morire a trenta­cinque anni e lasciare quattro orfanelli!

I becchini sono giunti; con pochi col­pi di martello abbattono la leggera pa­rete di mattonelle e calce ed estraggono dalla propagine la cassa.

Il legno è umido e leggermente tarlato nella parete laterale. Dietro insistenza dei presenti, viene tolto il coperchio al­la bara.

Ecco apparire un lenzuolo, dagli orli ricamati; un leggero strato di muffa lo ricopre, mentre qua e là si vedono gros­se chiazze di sangue oscuro.

Sollevata la parte anteriore del lenzuo­lo, è un grido di spavento e di dolore; un uomo esclama: Basta! Chiudiamo e via!

Che disillusione! Il capo della defunta è già teschio; ciocche di capelli biondi si scorgono vicino; la faccia non si può mi­rare, poichè appare solo una grossa mac­chia nera; il petto è ricoperto da una pol­tiglia, mista a rosso e nero...

La figlia quindicenne ed un'altra don­na stanno per svenire.

- Reverendo, avremmo fatto meglio ad ascoltare il suo suggerimento! - e­sclama un uomo, mentre asciuga le la­grime.

Restare indifferenti davanti a certe scene, non è possibile; il cuore umano ha delle fibre assai delicate, per cui si com­muove e sente il bisogno di piangere. Anch'io mi commuovo davanti al dolore di questa gente e verso qualche lacrima.

Sorpresa

Lo strato di zinco forato, posto fra il fondo della bara ed il cadavere, ha per scopo di lasciare nell'asciutto lo sche­letro, staccandolo dagli umori della pol­tiglia della carne umana in dissoluzione. Questa delicatezza dei superstiti non ral­lenta e, peggio ancora, non impedisce la corruzione del cadavere. Inesorabilmen­te, chi va nella tomba, presto o tardi de­ve ridursi in polvere, tenendo conto che il corpo più è pingue, più in fretta ne av­viene la corruzione. Possono capitare dei fatti curiosi a questo riguardo e sono più frequenti di quanto si possa pensare. Qua e là nel grande Cimitero si lavora; è quasi mezzogiorno. Continuo il mio gi­ro di osservazione, notando quanto c'è di rilevante.

Verso la cinta di ponente, e precisa­mente sotto i cipressi, vedo una piccola squadra di vesti nere; sono chierici. Co­nosco il loro superiore e chiedo: E' avve­nuto di recente qualche lutto in comu­nità? - No; si tratta di esumare il ca­davere di un chierico, morto tisico dieci anni or sono. Le sue ossa verranno mes­se in questa cassetta di zinco e collocate nella cappella della nostra Famiglia Re­ligiosa.

- E questi chierici impressionati?

- Sarà; li ho condotti qui, affinchè facciano un po' di meditazione; sono gio­vani, ancora sotto l'influsso delle attrat­tive del mondo e, considerando la morte, potranno rafforzare la loro volontà nella vocazione religiosa.

I fossori dànno di piglio prima alla zappa e poi alla pala ed in meno di un quarto d'ora di lavoro ecco apparire la cassa; viene portata su; un operaio le to­glie il coperchio e si vede ciò che nessu­no si aspetta: il ventenne chierico, da dieci anni seppellito, pare intatto, come se fosse morto qualche giorno prima: la berretta in testa, il volto atteggiato a se­renità, una corona del Rosario tra le ma­ni giunte, le membra dolcemente distese.

- Possibile, esclama il superiore dei chierici, che dopo tanto tempo il cada­vere sia intatto?... Ed ora come fare a mettere il corpo in questa cassetta di zinco? Bisognerà rompere le membra!

- Non si dia pensiero, dice un fosso­re, perchè il rimedio è pronto! -

Così dicendo, prende tra le braccia la cassa, la muove un poco a modo di stac­cio... e tutto il corpo del chierico si ridu­ce ad un mucchietto di cenere.

Tutti i presenti restammo meraviglia­ti. - Dunque, quel che vedevamo, non era; il corpo, ma soltanto un sottilissimo strato esterno!

Senza frapporre tempo in mezzo i due fossori riversano quel poco di cenere nel­la cassetta di zinco e, con cinismo impa­reggiabile, parlano dei loro affari. Intanto io penso alle parole che disse il Creatore al primo uomo peccatore: Ri­cordati, o uomo, che sei polvere e in pol­vere ritornerai!

Sì, tutti sulla terra siamo polvere, o meglio, cenere e fango. Insuperbirsi è da sciocchi.


INTERVALLO


Da diverse ore sto nel Cimitero; ho vi­sto molto, ma c'è ancora altro da vedere. E' necessario interrompere il mio studio per sollevare un po' l'animo. Decido di andare a casa, con il proposito di ritor­nare subito nel pomeriggio.


Sono già immerso in profondi pensie­ri: le tombe, le sepolture, le esumazioni... tutto mi è presente nell'immaginazione. Uscito dal Camposanto, due mendicanti mi chiedono l'elemosina: Per l'anima dei vostri morti, dateci qualche cosa!


Una sosta

Dò il mio obolo e domando una spie­gazione: Quando io entravo questa mat­tina nel Cimitero, mi pare che voi due eravate presso quel parapetto. Perchè al­lora non avete chiesto l'elemosina? -

Il più anziano, con un sorrisetto misto a furbizia, mi rispose: Dopo tanti anni di mendicità, abbiamo un po' di espe­rienza. Se domandiamo la carità a colo­ro che entrano nel Camposanto, o fin­gono di non sentire o ci danno un picco­lissimo obolo. Invece all'uscita quasi tut­ti sono disposti a fare l'elemosina, per­chè hanno l'animo commosso. - Chi a­vrebbe mai riflettuto a questa tattica di mendicità!

Un corteo

Monto sul filobus, gremito di persone. Impiegati, operai e studenti fanno ritor­no a casa; è. l'ora del pranzo. A tutto pen­sa la gente, di tutto parla, tranne della morte. I soliti argomenti in campo: de­naro da spendere, preoccupazioni della famiglia, la partita di calcio, qualche questione di politica... Forse io soltanto fra tutti i viaggiatori penso alla brevità della vita ed alla vanità delle sollecitudini mondane. Ma Iddio, provvidente, vuole che si pensi alla morte, la ricorda di con­tinuo a tutti... anche a coloro che non vorrebbero pensarla!

Si attraversano le vie principali della città e dal fllobus si osserva un po' di tut­to in rapida visione. All'improvviso la vettura sosta e sostano pure tutte le al­tre macchine. Un semplice sguardo dice tutto: passa un corteo funebre. Si inter­rompe il via-vai, cessa il rumore cittadi­no... tutti gli occhi sono puntati sul fe­retro; quasi tutti scoprono il capo, men­tre il metropolitano in rigido «attenti!» pare voglia dare l'addio ufficiale al de­funto.

Lentamente procede il corteo funebre. Dopo pochi minuti ricomincia il movi­mento vertiginoso delle vetture, ognuno riprende la via e gli affari.

Io vorrei domandare: O voi, che avete dato un segno di rispetto al cadavere, avete detto nel vostro intimo: Dovrò mo­rire anch'io!...? Devo essere più buono con il prossimo!...? Devo lasciare quella catena peccaminosa!...? Forse vi siete li­mitati ad un atto di semplice convenien­za sociale... e basta! Troppo poco!

Di ritorno

A casa non indugio molto; mi preme ritornare presto al Cimitero. Difatti alle ore tre pomeridiane sono di nuovo all'in­gresso della Casa di tutti.

Questa volta credo bene rivolgermi al custode del Cimitero per avere qualche delucidazione.

- E' possibile fermarsi qui sino all'im­brunire? Ho bisogno di osservare certe cose, doevndo comporre scritto.

- Fate liberamente!

- Sarei anche tanto grata se qualcu­no mi facesse da guida!

- Per il momento non posso allonta­narmi da qui; fra qualche ora verrò a un modesto rintracciarvi e mi metterò a vostra di­sposizione. -

Eccomi nuovamente in giro per il Ci­mitero; posso dire di essere solo, poichè non scorgo gente nel sacro recinto: c'è solamente qualche operaio al lavoro.

Mi dirigo al Campo dei Caduti ed in­tanto leggo un'iscrizione, messa sul fron­tone di una Cappella « La pietà per gli estinti è il santo dovere dei superstiti ». In realtà è così: è un dovere ricordare i trapassati e più che tutto pregare per loro.


TOMBE GLORIOSE


Il Campo dei Caduti


Il tratto di terreno riservato ai Caduti in guerra, è piano e di forma rettango­lare. Tutte le tombe sono uguali, tranne cinque, riservate a Medaglie d'Argento ed una a Medaglia d'Oro. Nel centro si erge un maestoso monumento, che rappresenta tre Angeli in atto di racco­gliere l'ultimo respiro dei militari sul campo di battaglia. Sette obiei di «305» sono posti attorno al monumento, sul quale si legge questa iscrizione: « Le os­sa alla terra - il cuore all'Italia - L'a­nima a Dio ».


I Caduti di quattro guerre sono qui raccolti; ma sono soltanto una buona parte.


La voce del sangue intanto mi chiama ad una tomba. Tante volte son venuto qui a pregare ed in questo momento de­vo farlo più che mai; è uno dei miei cari fratelli che devo ricordare.

« Qui giace il Fante Placido Tomaselli - Caduto a Palmanova il 7-XI-1917 ». Istintivamente piego le ginocchia e fis­so il ritratto di mio fratello. Quanti ri­cordi!

« Tu, amato fratello, lo dicesti in fa­miglia quel giorno in cui venisti a tro­vare la mamma: Questa è l'ultima mia fotografia! Vi resterà per ricordo dopo la mia morte! Due anni sono stato in trin­cea... là devo ritornare... là lascerò la vita!

«Fosti profeta!... Quello stesso ritrat­to ora è qui, sulla tua tomba!

« Nel fiore dei tuoi ventidue anni, du­rante la ritirata di Caporetto, venivi sventrato da arma tedesca e poi fra gli spasimi, chiudevi gli occhi alla terra... stritolato dai piedi dei cavalli nemici!

« Riposa in pace, anima cara! Quel Dio che imparasti a conoscere in mia com­pagnia presso le ginocchia materne, quel ­Dio che ti fu forza durante la vita, sia ora il tuo gaudio eterno!... ».

Sento il bisogno di baciare il freddo marmo della tomba e ricordo intanto... l'ultimo bacio che diedi al mio Placido il 14 aprile del « 1917»...

La tomba di mio fratello è un poema; altrettanti poemi sono gli avelli degli al­tri Caduti.

In un momento vado col pensiero ai campi di battaglia e mi sembra di vede­re... folte schiere di giovani lottare col nemico. Scoppio di bombe, raffiche di mi­traglia, aerei che precipitano... e dopo breve tempo... tutto tace! Restano solo cadaveri insanguinati e membra sparse! Eroi d'Italia, ora siete qui! La pietà dei congiunti ha reclamato le vostre os­sa, per avere agio di vèrsare lacrime sul­le vostre tombe!

Non so staccare lo sguardo da questo campo! Per triste esperienza fatta nella mia famiglia, vedo presso queste tombe mamme e spose che piangono ed orfa­nelli derelitti!

Un profondo solco di dolore avete la­sciato, o gloriosi Caduti, nel cuore dei vostri cari! La vostra morte prematura e violenta ha accresciuto la pena della vostra perdita.

Permettetemi, o eroi della patria, una riflessione! Quanti sogni di gloria e di amore vi sorridevano sino all'ultimo gior­no della vita! Sopraggiunse la morte e tutto ciò che formava il vostro ideale, svanì come nebbia al sole!... Tutto nel mondo è vanità, anzi vanità delle vani­tà! Uno solo è l'ideale da attuarsi, assi­curarsi la vita eterna con la santità del­le opere!... Morire per la patria terrena... meritare delle medaglie al valor milita­re, lasciare un nome nella storia, tutto ciò giova niente per l'altra vita! Fortu­nati voi se, quando venne l'Angelo della morte, eravate in grazia di Dio! Il vostro trapasso sul campo di battaglia fu in tal caso un saluto alla terra ed un sorriso al Cielo!

Povera madre

Mentre sto per allontanarmi dal cam­po dei Caduti, vedo una vecchietta avan­zarsi con la corona del Rosario in mano ed un lumino di cera. La seguo con lo sguardo.

La povera donna si ferma ad una tom­ba, bacia per prima il ritratto incasto­nato sulla pietra sepolcrale, accende il lumino e si pone a sedere lì vicino, reci­tando il Rosario. E' così assorta nei suoi pensieri che non bada a me; io però l'av­vicino e le rivolgo la parola: Chi sarebbe questo defunto?

- E' mio figlio! Iddio mi diede otto figliuoli; di essi ne morirono sette nelle fasce, questo fu l'unico che potei vedere crescere. Com'era buono! Morì qui, vici­no alla città, mentre stava presso una batteria contraerea! Fu vittima di una incursione. Un giorno prima di morire era venuto a trovarmi ed in quelle due ore quante cose mi disse! Chi avrebbe mai pensato che quello sarebbe stato l'ultimo incontro con mio figlio! L'indo­mani il mio tesoro... non posso pensarci... era fatto a pezzi!... Non potei vederlo più, perchè le sue membra furono chiuse nel­la bara. -

La donna piange dirottamente ed io sento quasi rimorso di averle rinnovato questo dolore. Tuttavia le chiedo ancora: Venite spesso qui al Cimitero?

- Il venti di ogni mese vengo qui, ac­cendo il lumino e poi prego. Mio figlio morì il venti luglio del «'43 ». Mio figlio è morto, eppure ancora mi aiuta. Ogni giorno è lui che mi dà il pane, con la pensione che percepisco.

- Fatevi coraggio, buona signora. An­che mio fratello è sepolto in questo cam­po! Mia madre visse sempre in profondo cordoglio per questo lutto; comprendo perciò qual dolore agiti l'animo vostro!

La donna conclude: Tirare su un figlio tra mille cure, vederlo alle porte della vita... ed improvvisamente saperlo ucci­so, anzi fatto a pezzi, come un malfatto­re... è cosa ben dolorosa! Ma c'è un Dio che paga tutti! -

Povera madre! La invito alla rassegna­zione ed al perdono cristiano e la lascio nel suo dolore.

Fiorellini recisi

Non molto distante dal campo dei Ca­duti è il tratto di Cimitero riservato ai bambini. Piccoli loculi se ne vedono ab­bastanza. Il segno religioso che spicca di più su queste tombe è la figura dell'An­gelo, o in miniatura o in bassorilievo o al naturale.

E quale simbolo più appropriato di questo? Anime innocenti, santificate dal­le Acque Battesimali, simili a candide co­lombe hanno spiccato il volo al Cielo, a­nelando la vista del Creatore e la com­pagnia degli Angeli!

A contemplare tutti i piccoli ritratti... davanti a volti sorridenti e paffutelli... sorge spontaneo il pensiero: E' stato un bene o un male la morte prematura di tanti pargoletti? Perchè venire in que­sto mondo senza un compito da assolve­re, anzi morire prima di conoscere il mondo?

I decreti di Dio sono imperscrutabili! Tuttavia, poichè questa vita terrena è preparazione all'eterna, è stato necessa­rio che questi bambini venissero all'esi­stenza e che, prima ancora di essere mes­si alla prova, fossero trapiantati in Cielo, non per virtù propria, ma per l'applica­zione dei meriti di Gesù Cristo Redento­re. La morte di un pargolo è festa, per­chè corrisponde all'ingresso di un Angio­letto in Cielo. Per questo i funerali dei piccoli non sono a lutto. Le campane suo­nano a festa, la banda musicale esegui­sce ariette allegre, la Messa Cantata è festiva, il carro e la piccola bara non por­tano i segni del lutto...

Cari bambini, qui sepolti non vi com­patisco; un senso di santa invidia mi per­vade l'anima! Invidio la vostra sorte, non per disprezzare la vita che il Crea­tore si degna concedermi, ma perchè voi avete già conseguita, l'eterna felicità, mentre io, quantunque Sacerdote, per as­sicurarmi il Paradiso devo passare i gior­ni nella giustizia e vivere con timore e con tremore, poichè in un attimo potrei prevaricare e dannarmi.

Lodate, o pargoli, il Signore e benedite in eterno il suo santo nome!

Il marchese

Uno sguardo verso lo spiazzale del de­posito mi dice che è giunto nel Cimitero un nuovo inquilino; scorgo infatti il car­ro funebre ed un gruppetto di persone attorno.

Dunque, mentre penso alla morte... la morte continua a menare i suoi colpi ed a chiamare alla Casa di tutti or l'uno or l'altro! Chi sa in questo istante quanti emettono l'ultimo respiro e quanti forse muoiono improvvisamente!

La morte improvvisa... che disgrazia! Presentarsi al tribunale di Dio senza a­vere il tempo di regolare la coscienza!

Questo io penso, mentre mi dirigo ad una tomba che si erge, solennemente fra tutte le altre. Non posso omettere la mia visita a questo avello; la gratitudine mi chiama.

Sul sontuoso sepolcro domina la figu­ra del Cristo. Pare che il Redentore dica al defunto come un giorno all'amico Laz­zaro: Vieni fuori da questa tomba!

Qui giace un marchese. Tante volte la sua borsa si apri per venirmi in aiuto nelle opere caritative ed è giusto ricor­darmi di lui.

O marchese, la tua morte, or sono quattro lustri, mi colpì assai! Eri stato chiamato telegraficamente da lontano per dar l'estremo saluto a quel tuo caro amico... Si aspettava con interesse l'elo­gio funebre che tu avresti dovuto fare.

Quella sera, prima di metterti a letto, componesti il discorso d'occasione e de­ponesti il foglio sul comodino!... L'inde­mani un altro amico preparava l'elogio funebre per te... La mattina fosti trova­to morto! Ricordo ancora lo strazio del­la tua buona mamma, la quale nel dolo­re esclamava: Morire senza accorgersi!... Presentarsi a Dio all'improvviso!

Quando, o marchese, ti accompagnavo qui al Cimitero, meditavo le parole del Vangelo: Siate preparati e vigilate, per­chè nell'ora in cui non ve l'aspettate, il Figliuol dell'Uomo verrà, proprio come un ladro!

I pusillanimi

Per chi ha la fede, non c'è nel Campo­santo una sezione più orribile di quella riservata al suicidi.

Alla sepoltura di questi infelici è asse­gnato un angolo remoto del Cimitero. Volgo uno sguardo complessivo al cam­po e mi pare che da ogni tomba sorga una anima disperata. Non ci sono croci, né al­tri segni religiosi; le sepolture non sono state benedette, poichè la Chiesa puni­sce i suicidi con la privazione degli onori religiosi.

Suicidarsi! E' pazzia? E' pusillanimità? E' mancanza di Fede, Dio soltanto può giudicare. Certamente togliersi la vita è da pazzi! Quale ricchezza maggiore del­la vita? Scoraggiarsi davanti ad una difficoltà, sino a troncarsi la esistenza, è segno di animo piccino! Eppure, voi che giacete qui, avete imbrattato le mani del vostro stesso sangue! Poveretti! E le vo­stre anime presentandosi all'Autore del­la vita, che giudizio e che sentenza avran­no subito? Non vorrei neppure pensarci!

Conosco la triste storia di qualche sui­cida e cerco d'individuare la sepoltura; il nome e la data mi guidano.

Per una disillusione

Avevi diciassette anni, o Alfio; ti ri­cordo ancora, perchè abitavi a pochi pas­si da casa mia. II giorno di Natale, dopo Il pranzo, puntavi la rivoltella alle tem­pia e così finiva la tua vita mortale. Avevi avuto una disillusione di amore! La ragazza, su cui avevi puntati gli occhi, aveva promessa la sua mano ad un altro giovane. Ed era il caso di suicidarti? Ne mancavano donne al mondo?... Quell'at­to pusillanime, che forse, Dio non voglia, ti avrà condannato al fuoco eterno, gettò nella desolazione la tua famiglia e fu uno scandalo in tutta la contrada.

Guai se ad ogni disillusione di amore si effettuasse un suicidio!

Sulla tomba della madre

Povero padre di famiglia! Mi pare di vederti ancora a domandarmi notizie del tuo figlioletto, al quale impartivo lezio­ni! Il dissesto finanziario e le difficoltà della numerosa famiglia ti spinsero alla disperazione. Che fine misera facesti!

Quel triste pomeriggio di estate, an­dasti dal barbiere per essere raso e poi gli consegnasti l'orologio, dicendo: Do­mani lo farete pervenire a mia moglie! - Tutto avevi premeditato. Ti portasti al Cimitero in calesse e legasti il cavallo a pochi passi dal cancello. Dopo entrasti nella Casa di tutti... per non uscirne mai più. Ti recasti alla tomba di tua madre, tomba che avrebbe dovuto darti luce e forza;... su quella pietra sepolcrale ma­terna... dopo qualche istante tu giacevi in una pozza di sangue. Al colpo di pi­stola accorse il custode del Cimitero; ma tu eri già cadavere!

Son passati degli anni da quell'infau­sto giorno e la tua famiglia sente ancora le conseguenze di quel tuo atto inumano.

Le tue ceneri qui riposano! E l'anima tua dove sarà?

Il chirurgo

Un'ultima tomba mi resta a visitare. Non avrei mai pensato che una simile persona avesse potuto togliersi la vita!

Qui giace un valente chirurgo. Anche io ebbi bisogno di lui nella mia giovi­nezza. Potei ammirare la viva intelligen­za, il tratto squisito e l'amabile sorriso. Avrebbe potuto destare l'invidia in molti, sia per la fama e sia per la ricchez­za e la salute. Il suo aspetto florido e la corporatura erculea verso i settant'anni cominciarono a deperire. Era soprag­giunta la tisi senile.

O infelice chirurgo, avresti potuto ras­segnarti e disporti alla morte con sereni­tà! Avevi compiuto la tua-nobile missio­ne nel mondo, sollevando tante miserie; avresti potuto presentarti al Creatore con la gioia dei giusti... ed invece spinto da Satana, fortemente abbattuto, desti un bacio alla moglie ed ai figli e, chiuso nel tuo studio, finisti la vita con la Mau­ser in bocca!

Triste epilogo della vita di un gran­d'uomo! Guai se in tutti i sanatori si adoperasse questo sistema! Nella vita bi­sogna essere disposti ad ogni sofferenza. Voler vivere senza soffrire è vera stoltez­za. La sola Religione può dare la forza nel patire. E tu, grande specialista, pri­vo della luce del Cristo, moristi da pu­sillanime!

I poveri

Verso la fine del viale dei cipressi scor­go il custode del Cimitero, o meglio uno dei custodi, che qualche ora innanzi mi ha promesso di farmi da guida.

- Sono a disposizione del Reverendo! Chiedo scusa se non ho potuto venire prima; ho atteso il cambio.

- Mi pare di aver visto un po' di tut­to; non so che cosa possa esservi d'altro così interessante d'aver bisogno della guida!

- Tuttavia, venite con me! -

Mi conduce verso l'ossario, attraver­sando il campo comune del Cimitero, ove è sepolta la povera gente.

- Fermiamoci qualche istante! Forse questo è il tratto di Camposanto più de­gno di rispetto e di considerazione. Qui giacciono i poveri, coloro che hanno sten­tato di più nella vita... Non vedo tombe sontuose, né marmi, né fiori; soltanto una Croce conficcata sul nudo terreno e poi all'intorno... erbette.

O poveri, non ci sono studiate epigrafi sulle vostre tombe! La vostra vita passò nel nascondimento; lo stesso avviene nella Casa di tutti! Ma se siete poco ap­prezzati dagli uomini, non lo siete da parte di Dio! Quel Gesù che disse: Guai a voi, o ricchi! - disse anche: Beati voi, o poveri di spirito, perchè vostro è il re­gno dei Cieli!

Il custode intanto m'interrompe: Se­condo voi i poveri valgono più dei ricchi? - Non secondo me, ma secondo Gesù Cristo! Nel Vangelo c'è la terribile para­bola, in cui Dio dice che il ricco epulone fu sepolto nell'inferno, mentre il povero Lazzaro fu trasportato dagli Angeli nel seno di Abramo. Quanti, le cui ossa giac­ciono qui neglette, a quest'ora godono l'eterna felicità, mentre quanti altri, i cui corpi hanno superbi monumenti, bru­ciano forse nell'inferno... perchè vissuti nell'abbondanza e nel vizio e poi morti senza fede!

L'ossario

- Reverendo, avete paura dei morti? - A dire il vero, ho più paura dei vivi! - Ed allora entrate con me nell'os­sario!

Il locale è ampio, di forma quadrata e verso il centro c'è un avvallamento. L'aria è corrotta, ma sopportabile.

- Qui, dice il custode, si raccolgono le ossa di coloro che non possono avere un palmo di terra di proprietà.

Che scena! Mucchi di crani, di ma­scelle e di stinchi, spine dorsali, gambe e braccia ischeletrite!...

Mi fermo a considerare: Ogni teschio rappresenta un uomo, cioè una vita... e forse un romanzo. Chi ricorda più in cit­tà questi tali? Ma chi sono? Chi potrà mai individuarli?

Mi colpisce un particolare. Lungo le pareti vedo dei sacchetti appesi a chiodi o degli ampi fazzoletti che fanno da sac­co. Sono molti e, non comprendendone il significato, mi rivolgo alla guida.

- Si tratta di questo: quando si esu­mano i cadaveri, alle volte vengono i pa­renti e supplicano di mettere da parte le ossa per non confonderle nella massa. I fossori, o per buon cuore o... per man­cia... accontentano i richiedenti. Il gior­no dei Morti è da vedersi questo locale! Quanta povera gente viene a baciare que­sti sacchetti e poi resta qui a pregare! Ogni sacchetto, ogni involto appeso, rap­presenta un tesoro per tanti cuori!

Prima di uscire dall'ossario fisso anco­ra una volta l'ammasso di scheletri e di­co nel mio intimo: Povera umanità, che ti agiti pazzamente per procurarti un piacere, per riscuotere una misera lode, pensa che cosa ti attende: lo sfacelo del­la morte e l'oblio più glaciale!... Fortu­nati i Santi, che hanno passato la vita nella penitenza e nella pratica delle vir­tù! Le loro anime sono in Paradiso ed i loro resti mortali sono conservati in pre­ziose teche come reliquie e venerati dai fedeli!

Chiedo al custode: E' possibile piglia­re un teschio? Vorrei tenerlo nella mia camera, per pensare più spesso alla morte.

- Non è lecito! Si rischia di andare in prigione.

- Eppure io ho visto un cranio in ca­sa di un Sacerdote! Come avrà fatto a provvederselo?

- Anticamente i morti si seppellivano nel sottosuolo della Chiesa. Potrà darsi ché abbattendosi il pavimento di qualche Tempio o facendosi lavori» di scavi, si sia approfittato, abusivamente, di pren­dere qualche osso umano.

- Pazienza!

- Ed ora andiamo ad altro. Ha visi­tato il deposito?

- Nella mattinata, mentre si faceva la saldatura delle casse. C'era tanto traf­fico!

- Se vuole approfittare, adesso che tutto tace, una visita al deposito può far­la comodamente. Per oggi i carri fune­bri hanno finito il lavoro; siamo al tra­monto e non arriveranno altri morti.

Il deposito è ormai chiuso. Il custode mi precede, apre l'ingresso ed eccomi di nuovo nel deposito... della carne umana.

La penombra, il silenzio sepolcrale, il Crocifisso murale leggermente rischiara­to dalla piccola lampada, le casse fune­bri disseminate qua e là, il puzzo cada­verico che ha già cominciato a propagar­si nell'aria... tutto mi riconcilia là medi­tazione e preferirei essere solo.

- Reverendo, dice il custode, qui pas­sano la prima notte i nuovi arrivati; ieri sera qui c'erano altre bare, che oggi so­no state sotterrate; domani ne arrive­ranno altre ancora. Da più di venti anni che faccio il guardiano del Cimitero, do­vrei ormai non far caso di nulla, eppure quando la sera vengo a chiudere il depo­sito, dico sempre tra me: Forse domani sera ci sarà qui la mia cassa!

- E' giusto pensar questo, poichè nes­suno è padrone del domani!... Il domani! Che mistero!

Seconda visita

La settimana scorsa, oppure ieri sera, alcuni dei nuovi arrivati forse erano a passeggio ingolfati nei piaceri della vi­ta; ed ora invece sono qui, rinchiusi in una cassa, privi di tutto, già in via di pu­trefazione. In un istante si è chiuso per costoro il libro della vita. Tanti altri che forse a quest'ora gozzovigliano, domani potranno essere in questo tetro luogo! Vorrei intanto rivolgere delle domande a questi morti... domande che non atten­dono risposta: Quanto è durata la vostra vita?... Un attimo!... La vita è un attimo fuggente!... E dove sono i vostri amici, nei quali confidavate? A quest'ora forse sono in mezzo agli spassi e voi... siete soli!...

Il custode interrompe le mie conside­razioni: Reverendo, nei primi anni del mio lavoro nel Cimitero, provavo un po' di paura allorchè la mattina venivo ad aprire il deposito.

- Credo che sia più naturale un po' di paura alla sera anziché al mattino! - Avevo sentito dire che il mio pre­decessore una mattina, aperto il deposi­to, sentì un lamento prolungato e un leggero rumore in una cassa. Si trattava di morte apparente; un infelice era stato considerato morto, mentre non lo era. Si dovette chiamare il medico per appre­stare i rimedi del caso e si riuscì a sal­varlo. Pensando a questo fatto, nei pri­mi anni ero un poco impressionato; or­mai non ci bado più. Dovesse capitare un caso simile, non mi turberei tanto.

- Ma io so che in certe nazioni nei depositi dei Cimiteri si mette al polso di ogni defunto il braccialetto con il filo elettrico; nel caso di movimento, suo­nando il campanello, si può accorrere subito. Perchè non fare cosa in tutti i Cimiteri?

- Questo sistema c'è anche in Italia però nei depositi degli ospedali e di cer­te cliniche; nei Camposanti non c'è al­cuna prescrizione.

- Che Iddio ci liberi dalla morte ap­parente! Come sarebbe terribile svegliar­si dentro una cassa, di notte tempo, e poi volgendo gli occhi attorno, trovarsi nel deposito tra i veri morti!

- Son casi rarissimi ed è meglio non pensarci, per non impressionarsi.

Tomba di famiglia

Il deposito è già chiuso. Ringrazio il cortese custode e gli domando se ancora per una mezz'oretta posso fermarmi nel Cimitero, da solo.

- Fate liberamente; però all'Ave Ma­ria procurate di essere fuori. -

Eccomi nuovamente solo nel silenzio­so Cimitero.

Man mano che si avanza l'oscurità della sera, la Casa di tutti si presenta più solenne at mio sguardo. Lentamente mi avvio a quel palmo di terra del Cimitero, che è il ptù sacro per me.:. dove riposano le sacre spoglie dei miei genitori.

E' una cinta di forma rettangolare, proprietà della Confraternita, alla quale apparteneva mio padre. Molti loculi so­no già occupati, molti altri ancora vuoti. Non occorre cercare i loculi a me tan­to cari; essi sono a qualche passo dal pic­colo cancello. Cado in ginocchio, bacio 1'effige della mamma e del babbo e su­bito sollevo la mente a Dio: Dona, o Dio di misericordia, il riposo eterno ai miei genitori!

Quanti pensieri affollano la mia men­te! Mi sembra di essere ritornato bam­bino e di trovarmi in compagnia dei miei cari.

Qui c'è la mamma... quel cuoce che mi amò quanto nessuno mai!... Qui c'è il babbo, di cui ero il tesoro!...

Tutto qui è freddo ed insensibile, co­me il marmo che suggella la tomba! Quando ero giovanetto e pensavo fu­gacemente: Un giorno i miei genitori morranno ed io resterò solo sulla ter­ra! - provavo tanto dolore da dovermi distrarre e concludevo: Che muoia pri­ma io, così non proverò sì grande angu­stia! -

Prima morì il babbo nel 1935 e fu sep­pellito qui e poi, a suo fianco, fu posto il corpo di mia madre, nel 1944.

I genitori morti ed il figlio vivo!... Ma forse la morte mi ha dimenticato?... No! Ritarderà un poco. Il mio loculo è già pronto. Con pensiero delicato i miei cari disposero che il figlio Sacerdote venisse sepolto tra loro due.

Tre loculi dinanzi a me; i due laterali occupati, il medio vuoto. Qui un giorno, forse non lontano, verrò seppellito io! Dentro una cassa, pagherò anch'io il tri­buto ai vermi e mi ridurrò in cenere. Qui verrà qualche amico a pregare per l'ani­ma mia e leggerà l'epigrafe che lascerò come testamento: « Visse serenamente nella luce del Cristo - Sorrise alla mor­te, foriera del Cielo - L'angelica tromba lo risveglierà ».

Davanti alla futura mia tomba resto assorto profondamente!... La vita passa; la morte viene; l'eternità mi aspetta!... Che cosa porterò con me allorquando emetterò l'ultimo respiro? Le opere buo­ne! Dunque, mentre ho tempo devo ope­rare il bene!...

Rinnovo il bacio alle effigi dei genitori e meditabondo mi allontano.

Io sono la risurrezione!

Mi dispongo a lasciare il Cimitero, ac­corgendomi che è un po' tardi. Tuttavia giunto ad un piccolo altopiano, da cui si domina tutto il Camposanto, sento il bi­sogno di fermarmi e faccio ancora una riflessione.

Il Cimitero attualmente è in profondo silenzio; però verrà giorno in cui questo luogo diventerà teatro di grandi avveni­menti. Tutti i morti risorgeranno!

Vengono alla mia mente le parole del Cristo: Io sono la riurrezione e la vita! Chi crede in me, anche quando sarà mor­to, vivrà!... Io lo risusciterò nell'ultimo giorno!... Le potenze e i cieli si commuo­veranno... Manderò allora i miei Angeli e dai quattro venti ragiuneranno gli elet­ti... -

Mi sembra di udire il suono della trom­ba angelica e di vedere scoperchiati tut­ti i sepolcri. Quello cha vide il Profeta Ezechiele nella visione, lo rivedo io nel­la fantasia: le ossa umane che si muo­vono e si avvicinano misteriosamente, si legano con i tendini e gli scheletri si rim­polpano.

Mi par di vedere nell'alto dei cieli il segno del Figliuolo dell'uomo, la Croce, e di vedere apparire Gesù Cristo, il Re di tremenda maestà!

Già vedo le due schiere: gli eletti, lu­minosi più che astri nel firmamento ed i dannati, orribili quali tizzoni d'inferno! Io mi vedo nella schiera dei beati!.... O Dio, ti ringrazio che mi hai prevenuto con la tua misericordia! Mi hai donato la fede, anzi mi hai scelto a tuo Ministro ed è giusto che in eterno venga a canta­re le tue lodi!

Immerso in tali pensieri, ne sono ri­scosso dai tocchi dell'Ave Maria. Ripren­do la via del ritorno, mormorando qual­che preghiera di suffragio, mentre i gu­fi dall'alto dei cipressi fanno echeggiare l'aria del loro lugubre ritornello.

Sono entrato nel Cimitero questa mat­tina; ho meditato abbastanza; è sera ed attraverso il cancello per uscirne. Spun­terà il giorno in cui attraverserò questo piccolo cancello per entrare nella Casa di tutti... e non potrò più uscirne!...

La via del ritorno

La città è illuminata; l'attraverso a piedi, per osservare meglio quanto vi ac­cade.

I negozi. illuminati a neon, a luce po­licroma, danno un senso di festosità alle vie. Le vetture circolano ininterrotta­mente. I bar sono affollati e qua e là si sentono le orchestrine che allietano i passanti. L'ingresso del cinema è assie­pato. Uomini e donne passeggiano fa­cendo sfoggio di abiti e di bellezza!...

Quale contrasto tra... l'albergo dei vivai e la città dei morti! Chi pensa a quest'o­ra, tra tanta gente, che si deve morire? E se io lo ricordassi, urlando lungo il marciapiedi: Fratelli, pensate che si do­vrà morire! - sarei preso per pazzo!

Eppure voi tutti che cercate di godere la vita, nessuno escluso, morrete! C'è chi vi ricorda questa verità... ma voi non vo­lete fissarla... perchè avete paura!

O voi gaudenti, alzate gli occhi ed in­vece di mirare la lusinghiera bellezza muliebre o l'indecente cartellone del ci­nema, guardate i piccoli manifesti, orlati a nero, disseminati sui muri della via! « Lutto per... N. N.... Deputato al Parla­mento », « Domani alle ore nove avran­no luogo i funerali della signorina N. N.... », « La famiglia... ringrazia coloro, che hanno accompagnato la salma della nobile signora... », «Lutto cittadino per otto vittime del lavoro ».

Che cosa ricordano questi avvisi fune­bri, se non il monito del Vangelo: State preparati!?

Arrivo a casa; è già un'ora di notte. Dalla vicina Chiesa mi giungono all'o­recchio i mesti rintocchi del «De pro­fundis»; è l'ora in cui i fedeli sono invi­tati a pregare per i morti.

Oggi io prego per voi, o trapassati; for­se domani altri pregheranno per me!


APPENDICE


Preparazione al gran passo


O lettore, sei convinto che hai da mo­rire!


Ora ascolta qualche saggio ammae­stramento.


Hai tu la fede? Credi cioè che dopo la morte ci sarà un'altra vita? - No, mi ri­sponderai; io non credo! -

- Ed allora, mentre hai tempo, godi la vita; coronati di rose!... In tal caso pe­rò saresti un miserabile, anzi un empio, perchè annulleresti gl'insegnamenti del Dio fatto uomo, di Gesù Cristo, il quale è morto in Croce per dare a te la felicità nell'altra vita!

Hai invece, o lettore, un po' di fede? - Si, mi rispondi; io credo in Dio e nel­l'altra vita! - Se tu credi che devi morire, che potresti partire da questo mondo da un momento all'altro, se credi che dall'istan­te della morte dipende un'eternità ed in­tanto non ti prepari seriamente al gran passo, lascia che te lo dica: Sei un pazzo! Questa parola. adoperò Gesù nella pa­rabola dell'uomo ricco, il quale non si era preparato alla morte. - Pazzo! Questa notte morrai! E quanto hai guadagnato di chi sarà?

In quest'appendice, come frutto pra­tico del mio scritto, vorrei suggerire del­le norme per affrontare con serenità la morte e non essere colti da essa alla sprovvista.

Pensare alla morte

Per coloro che non hanno fede, il pen­siero della morte è assai pauroso, perchè per essi morire significa fine dei piaceri e piombare nel nulla.

E' terribile il pensiero della morte per colui che vive abitualmente in peccato ed intanto ha la fede nell'altra vita. Que­sto timore deriva non dal pensiero della morte, ma dal giudizio divino, che avrà luogo partendo dal mondo.

Per chi ha fede e vive in grazia di Dio, pensare alla morte dovrebbe essere una cosa molto dolce: Morrò! Lascerò la vita di esilio ed entrerò nella patria eterna! Lascerò le creature e vedrò direttamente il Creatore! Morendo, perderò uno ed ac­quisterò mille!

I Santi, ed in genere le anime vera­mente pie, pensano alla morte e parlano di essa come del giorno più bello della vita; per costoro morire vuol dire nascere.

Questo è conforme al pensiero del­la Chiesa, la quale festeggia il giorno del­la morte dei Santi e lo chiama « giorno della nascita ».

Il più importante

Iddio ha assegnato a ciascuno il nu­mero dei giorni di vita: a chi più, a chi meno.

In dieci anni si contano 3653 giorni; in venti, in trenta anni... la cifra assume grandi proporzioni. Ma tra tutti questi giorni, qual è il più importante? L'ulti­mo quarto d'ora dell'ultimo giorno.

La ragione si comprende: dall'ultimo istante della vita dipende l'eternità! Chi muore bene, è salvo in eterno; chi muore male, è dannato per sempre.

Tutta la vita dunque deve essere una preparazione al gran passo, cioè al pas­saggio dalla terra al Cielo.

Non c'è un affare più interessante di questo: salvare l'anima! - Che cosa gio­va all'uomo, dice Gesù, se guadagna il mondo intiero e poi perde l'anima sua?

Distacco dal mondo

Nel mondo si è di passaggio; tutto si deve lasciare. E' da stolti quindi stare at­taccati ai beni terreni! Bisogna servirsi delle cose di questo mondo con parsimo­nia e come quelli che stanno per partire.

Viaggiando in treno o in auto, quante ville e campagne si vedono! Attaccare il cuore a ciò che si vede, è da sciocchi! II pensiero è rivolto alla stazione di arrivo. Così bisogna regolarsi stando nel mondo: pensare alla patria celeste e non attac­carsi soverchiamente né alla casa né al­le proprietà, né al denaro e neppure alle persone.

Portalo a casa mia!

- Fammi un favore, Leonello! - dis­se un certo Anacleto all'amico.

- Con piacere, se posso!

- Porta questo galletto a casa mia; legato ai piedi e non ti darà fastidio. - Ben lieto di servirti.

Leonello era spiritoso; gli balenò alla mente un'idea e subito l'attuò.

- Portare questo galletto a casa sua! Sì, glielo porterò, diceva tra sè; però la vera casa sua è il Cimitero! Andrò là! -

Il paesetto aveva un piccolo Cimitero e stava abitualmente chiuso. Leonello montò sul muro di cinta e lasciò cadere il galletto presso una tomba.

Verso sera Anacleto era sulle furie e bramava incontrarsi con l'amico. Appe­na lo scorse, gli disse: E così si fanno i favori?

- Ma io ti ho servito puntualmente! - Tu non hai portato il galletto a ca­sa mia!

- E sì che l'ho portato là!

- Ma se mia moglie non ne sa niente - Niente di strano, perchè ho portato il galletto al Camposanto!

- Al Camposanto? E per far che cosa? - Il Camposanto è la tua casa, ove starai per sempre! La casa che abiti at­tualmente è un albergo, ove hanno di­morato successivamente tuo padre, tua nonno, tuo bisnonno... ! -

Anacleto, che in fondo era un brava uomo, capi ed apprezzò la lezione spiri­tosa.

C'è un difetto!

Era stato allestito un grande palazzo Il padrone aveva speso abbastanza, ma era oltremodo contento. Volle invitare un amico a visitare la sua nuova dimora.

Piccolo viale asfaltato, villetta con piante e fiori, costruzione stile cinese, scala di marmo, salotti riccamente arre­dati... un palazzo maestoso.

Il padrone, dopo aver fatto visitare tutto l'ambiente, disse all'amico: Che te, ne pare? Hai da ridire qualche cosa?

- Ho riscontrato un difetto!

- Possibile?... Ha lavorato qui il pri­mo ingegnere della, città! Che gli sia sfuggita qualche cosa?

- Vedi questo portone? Non ci voleva! - Oh! Un palazzo senza portone? - Sicuro!... Hai sbagliato a farlo met­tere, perchè un giorno tu uscirai da que­sto portone... morto!... Hai sostenuta una forte spesa e chissà in seguito chi verrà a dimorare in questo palazzo! -

Comprese il padrone la saggia osser­vazione.

Poichè si deve morire, Conviene essere distaccati anche dalla casa che si abita. Guardando la porta di casa, ciascuno pensi: Un giorno da qui uscirò morto! Allora sarò cadavere!

Guardando il letto, si pensi pure: Qui sopra sarò disteso un giorno senza vita!

Sempre in grazia di Dio!

Si deve pensare alla morte per vivere bene e così conservare la grazia di Dio.

Chi ha l'amicizia di Dio, cioè chi ha la coscienza libera da colpa grave, se do­vesse morire, andrebbe subito in luogo di salvezza.

Come si potrebbe stare in peccato mor­tale, non dico un mese o un giorno, ma anche un solo quarto d'ora? E se Iddio troncasse la vita proprio in quel quarto d'ora, che ne sarebbe dell'anima?

- State preparati, dice Gesù, perchè verrò quando meno ve l'aspettate!

Non c'è migliore preparazione alla morte che vivere in grazia di Dio. Si rac­comanda di non mettersi mai a letto la sera con la coscienza mal regolata; si faccia in tal caso l'atto di dolore perfet­to ed il proponimento di confessarsi al più presto possibile.

L'anello

Un principe fu ricevuto dal Papa Pio IX in udienza privata e volle approfitta­re per confessarsi con il Supremo Pasto­re delle anime.

Si comprende che la vita di un prin­cipe può essere facilmente esposta a grandi pericoli morali. La vita di corte, i viaggi, gli spassi, l'oziosità... tutto con­corre alla rovina dell'anima; si richiede molta buona volontà per stare in grazia di Dio.

Il Papa udì la confessione. II principe sembrava pentito ed espose un timore: Santità, temo di non potermi salvare! Ho tanti pericoli! Sono così debole! De­sidero un forte rimedio!

- Vi darò, rispose il Papa, una peni­tenza e voi potrete conservare la grazia di Dio! -

Così dicendo, Pio IX estrasse dal cas­setto un piccolo scatolo con un anello. - Voi, per penitenza dei peccati e per non ricadervi più, porterete sempre que­st'anello al dito.

- E che penitenza è questa?

- Però dovete pensare alla « M » che v'è incisa sopra. Questa lettera significa « Morte». Quando durante il giorno, e specialmente nei pericoli, i vostri occhi si poseranno sull'anello, direte a voi stes­so: Morrò... e forse presto! - Quando la sera vi metterete a letto, togliendo l'a­nello, darete ancora uno sguardo: Mori­re !... Ecco la mia sorte!... Mi salverò? - La mattina, rimettendo l'anello al dito, penserete: Forse questo sarà l'ultimo giorno della mia vita!

Il principe seguì attentamente l'istru­zione del Papa e promise di farne tesoro. Dopo parecchi anni Iddio permise che il principe avesse ancora un colloquio con Pio IX. - Santità, ricordate chi sono io? Sono il penitente dell'anello.... Da quella confessione sino ad oggi, non ho commesso un solo peccato mortale! Il pensiero della morte mi fa superare qua­lunque tentazione! -

Oh, se tutti facessero come questo principe; quanti peccati si eviterebbero e quanta preda perderebbe l'inferno!

Risposta saggia

Il cortile dell'istituto era movimenta­to; molti giovanetti giocavano, rincor­rendosi e schiamazzando.

Un fanciullo, dai lineamenti delicati, proveniente da famiglia di marchesi, si divertiva innocentemente anche lui.

Il superiore che assisteva al giuoco, do­po aver seguito a lungo con lo sguardo questo fanciullo, a vederlo così allegro, lo chiamò a sé e gli domandò:

- Se in questo momento venisse un Angelo a dirti che fra un'ora dovresti morire, abe cosa faresti?

- Continuerei a giocare! -

Il superiore non si meravigliò della ri­sposta, perchè conosceva la virtù dell'a­lunno.

E chi era questo tale? San Luigi Gon­zaga!

Il Santo giovanetto era sempre prepa­rato alla morte, perchè viveva in grazia di Dio e in grande delicatezza di co­scienza.

O lettore, se si dicesse anche a te: Fra un'ora morrai! - che cosa faresti? For­se andresti in cerca di un Confessore e penseresti a rassettare subito la coscien­za! Non sarebbe un buon segno questo.

Tutti dovremmo poter dire: Se venisse adesso la morte, continuerei a fare quel­lo che ho per mano!

I veri tesori

La preparazione alla morte si deve fa­re con l'acquisto continuo di tesori per l'altra vita... Ciò che si semina, si racco­glie. Giunta la morte, non, si può guada­gnare più niente per l'eternità.

Quali sono i beni che bisogna ammas­sare per l'altra vita? Le opere buone. I mondani chiamano beni le ricchezze, gli onori, i piaceri, la salute. Tali beni sono falsi. o semplicemente passeggeri; moren­do, si devono lasciare.

Gesù Cristo c'insegna a cercare i veri beni: Non vogliate accumulare tesori sul­la terra, dove la ruggine e la tignola li consumano ed i ladri li dissotterrano e li rubano; ma fatevi dei tesori nel Cielo, dove né ruggine, né tignola consumano, dove i ladri né scassinano, né rubano; perchè ove è il tuo tesoro, qui vi è anche il tuo cuore. –

I tesori che occorre ammassare e che in punto di morte saranno sorgente di gioia pura e che si godranno per tutta 1'eternità; sono: le Comunioni ben fatte, le Sante Messe ascoltate, i Rosari e le pre­ghiere recitate, la carità fatta al pros­simo per amor di Dio, la custodia della purezza, le anime salvate con l'aposto­lato della preghiera e del sacrificio, le tentazioni vinte...

- In fine di vita, dice S. Giovanni Bo­sco, si raccoglie il frutto delle buone o­pere. -

Anima cristiana, come ti prepari alla morte? Ti dài pensiero di accumulare o­gni giorno qualche cosa per l'altra vita? Quando ti accingi a fare un lungo viag­gio, non è vero che prepari la tua vali­gia? Più vi metti dentro e più vi trove­rai. E la tua mistica valigia, che dovrà accompagnarti al trono di Dio, è ricca oppure povera?... Quanto tempo sprechi in occupazioni inutili e forse peccamino­se, tempo che potresti impiegare nella preghiera o in altre opere di bene!

Ricorda che il tempo è dono di Dio, che è un tesoro che bisogna trafficare, che il tempo passato non ritorna più e che ogni ora che passa è un'ora meno di vita che ti rimane!


AIUTI SUPREMI


La Regina del Cielo.


Come si vive, così d'ordinario si muo­re. Chi non cerca Dio in vita, difficilmen­te lo troverà in punto di morte.


Come la decisione di una lunga guer­ra dipende dall'ultima battaglia, così l'e­ternità dipende dall'ultima ora di vita, ora decisiva. In quel momento supremo la creatura prova gli spasimi dell'agonia: dolori fisici, abbattimenti morali, rimor­si del male fatto... Il demonio intensifica i suoi assalti, affinchè, se il morente è in disgrazia di Dio, non si penta dei pec­cati e vada all'inferno; se invece è In gra­zia di Dio, abbia a turbarsi e forse a di­sperarsi.


Durante la vita è necessario premunir­si per l'ultima ora. E chi potrebbe venire in aiuto in quel momento? La Regina del Cielo, la Vergine Santissima, canale di ogni grazia!

La Chiesa, completando il Saluto An­gelico, ha messo l'invocazione « Santa Maria..., prega per noi... nell'ora della no­stra morte! ».

Tutti coloro che recitano l'Ave Maria, d'ordinario diecine e diecine di volte al giorno, dovrebbero riflettere sulle ultime parole e supplicare con fede la Madonna perchè li assista in quell'ora.

Quando la Madre di Dio è davvero o­norata ed invocata in vita, in punto di morte non mancherà di venire in aiuta. Che cosa si può temere con la Madonna al capezzale? Da buona Mamma assiste i suoi figli devoti e la morte diviene se­rena, anzi potrebbe divenire deliziosa.

Il Suarez, assai devoto di Maria San­tissima, sul letto di morte esclamò: Non credevo che il morire potesse essere così dolce!

San Domenico Savio, apparso dopo morte a San Giovanni Bosco, disse: La cosa più consolante per me in punto di morte fu il pensiero di esser stato devoto della Madonna! -

Anima cristiana, vuoi assicurarti la buona morte? Sii devota di Maria San­tissima! Ti suggerisco le norme della ve­ra devozione alla Vergine:

l
. - Custodisci bene la virtù della pu­rezza, nei pensieri, negli sguardi, nelle parole e nelle opere. L'anima pura sta abitualmente sotto il manto di Maria.

2
. - Ogni sabato e nei giorni sacri alla Madonna fa' qualche fioretto particola­re, con l'intenzione di avere sul letto di morte l'assistenza della Regina del Cielo. Pensa bene quale fioretto scegliere, do­mandando possibilmente il parere al Confessore.

3
. - Recita bene ed ogni giorno il Ro­sario, pensando che quella corona ti sa­rà messa tra le mani, quando sarai cada­vere e verrà seppellita con te.

4
. - Fa' la Comunione Riparatrice nei Primi Sabati del mese, perché la Madon­na ha promesso la sua assistenza in vita e specialmente in punto di morte a coloro che la onorano in questo modo.

Il Cuore di Gesù

Se grande è l'aiuto che appresta la Ma­donna, grandissimo è quello che dà Gesù. O anima pia, preparati al grande pas­so col nutrire una devozione tenerissima al Sacro Cuore di Gesù! Il Redentore, co­noscendo l'importanza dell'ora della mor­te, apparendo a Santa Margherita, dis­se: Nell'eccesso del mio amore e della mia misericordia prometto di accordare la grazia di ricevere gli ultimi Sacra­menti a chi si comunicherà per nove mesi consecutivi al primo venerdì, per ripararmi delle offese che ricevo. -

Siccome non si è sempre sicuri di co­municarsi bene, o per mancanza di do­lore in Confessione o per deficienza di proponimento, si raccomanda di rinno­vare la serie delle nove Comunioni Ri­paratrici.

Anima cristiana, prendi l'ottima abi­tudine di far celebrare di tanto in tanto qualche Messa al Sacra Cuore di Gesù, per ottenere la grazia della buona mor­te, tu e gli altri della tua famiglia.

E' tanto significativa una piccola pre­ghiera, formulata per impetrare la buo­na morte. E' bene recitarla mattino e se­ra, meditandone le parole:

« Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia! ».

« Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima agonia! ».

« Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pa­ce con voi l'anima mia! ».

Esercizio della Buona Morte

E' stato stabilito che si deve morire. Se si potesse morire più volte, si potreb­be dire: Pazienza se muoio male una vol­ta! Rimedierò dopo! - Ma poichè mo­rendo una volta, nulla si può più ripa­rare, conviene abituarsi a morire bene.

C'è una pia pratica, per cui l'anima di­spone le sue cose come se stesse per mo­rire realmente. Questa pratica si chiama « Esercizio di Buona Morte » e, poichè si suole rinnovare ogni mese, si chiama an­che « Ritiro Mensile ».

Chi ogni mese regola i conti con Dio come se si trovasse sul letto di morte, può dirsi che farà una buona fine.

L'Esercizio della Buona Morte ormai è in uso non solo presso le Comunità Re­ligiose, ma anche nelle Associazioni di Azione Cattolica, di ambo i sessi, e nelle Parrocchie. Tanti fanno questo pio Eser­cizio privatamente, quando sono impe­diti di farlo in comune.

Suggerisco il modo pratico per fare con frutto il Ritiro Mensile:

1. - Si sceglie un giorno, verso la fine del mese o verso il principio, e possibil­mente non si cambi senza necessità. In detto giorno ci si liberi dagli affari tem­porali, oppure si faccia ciò che è stret­tamente necessario, per aver comodità di pensare all'anima.

2. - Si fa un buon esame di coscienza, servendosi di qualche libro di devozione e ci si dispone al Sacramento della Peni­tenza come se si dovesse fare l'ultima Confessione stando sul letto di morte. Se la coscienza fosse imbrogliata, per pec­cati gravi nascosti in Confessione, per colpe gravi non confessate bene o senza il necessario dolore..., allora sarebbe ne­cessaria la Confessione generale o alme­no di quella parte di vita più critica. A chi non avesse fatta mai la Confessione generale, si consiglia di farla, affinchè si possa stare tranquilli e dire: Non occor­re pensare più al passato! - Rimandare la sistemazione della coscienza all'ora della morte, è da stolti! Si avrà comodità di confessarsi prima di morire?... Si avrà allora la piena conoscenza?... La Confes­sione in punto di morte suole essere con­fusione. Il moribondo come può concen­trarsi seriamente, mentre si dibatte tra tanti spasimi?

3. - Sistemata la coscienza bene una volta, nel Ritiro Mensile ci si esamini sui peccati del mese precedente soltanto. Si pensi alle occasioni di peccato, alla virtù della purezza, all'esercizio della carità verso il prossimo, ai doveri del proprio stato...

4. - Si riceva la Santa Comunione co­me Viatico, quasi si stesse per lasciare il mondo.

5. - Si recitino le preghiere della Buo­na Morte, che si trovano facilmente nei libretti di devozione.

6. - Si pigli qualche proposito di vita migliore per il mese venturo e, per ricor­darlo meglio, il proposito si scriva.

Allora l'Esercizio di Buona Morte è fruttuoso, quando alla fine l'anima può dire con sincerità: Se morissi ora, sarei salva!

Oh, se tutti facessero così ogni mese, molto pochi andrebbero all'inferno!

Tu, anima cristiana, che sei convinta dell'importanza dell'ora della morte, non tralasciare mai il Ritiro Mensile, anzi esorta altre persone a farlo in tua com­pagnia!

Preghiera

C'è un atto preparatorio alla morte, che si può compiere anche molto tempo prima ed è quello di accettare la morte con rassegnazione al volere di Dio. Si re­citi la seguente preghiera:

O Dio misericordioso, accetto sin da questo istante qualunque genere di mor­te vi piacerà mandarmi, con tutti i dolo­ri che l'accompagneranno, uniformando­mi alla vostra santa volontà. Amen!

Episodio edificante

Lo ricordo ancora, là, presso il pulpito della mia Parrocchia, mentre istruivo il popolo. Non sembrava che dovesse mo­rire così presto il povero uomo! Aveva trentanove anni ed era padre di quattro figliuoli.

Il male che non perdona, il microbo della tisi, si attaccò ai polmoni ed in po­chi mesi il mio caro parrocchiano si tro­vò in fine di vita.

L'infermo mi voleva spesso al capez­zale e molte volte ricevette la Santa Co­munione. Negli ultimi giorni gli ammi­nistrai l'Estrema Unzione.

Edificante la scena! Gli avevo portato un bel fiore profumato, perchè lo odoras­se e provasse un po' di sollievo.

- No, Padre! Metta il fiore là, davanti all'immagine del Sacro Cuore!

Non trovava altro conforto ché in Ge­sù e voleva che la sua sacra immagine gli stesse sempre dinanzi.

Mentre lo ungevo con l'Olio Santo, diede in uno scoppio di pianto e conti­nuò a lacrimare a lungo.

Si poteva pensare: Ha ragione di pian­gere! Morire così precocemente! Essere cosciente della sua ultima ora! Lasciare la sposa e la vecchia mamma, e più che tutto lasciare quattro orfanelli, senza po­ter avere la gioia di vederli vicini e di ab­bracciarli prima di morire, per paura del contagio! Soffrire lo spasimo della ter­ribile malattia!... II pianto in tal caso è un giusto sfogo di dolore!

L'infermo dunque piangeva. Appena ebbi finito di amministrargli il Sacra­mento, gli dissi: Si faccia coraggio! Ma perchè piange tanto?

- Reverendo, io piango per la grande gioia, che sento nel cuore! Non posso trattenerla e mi sfogo nel pianto! Oh, come sono felice! Come è dolce morire, con Gesù!

Io non aspettavo tale risposta, per cui rimasi lì, a braccia conserte, fissandolo. Poi esclamai: Come invidio in questo mo­mento il suo stato! Potessi anch'io un giorno morire con tanta serenità! -

Una tale fine auguro a me ed a quanti leggeranno queste pagine!

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