mercoledì 22 luglio 2015

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 15,1-8 - Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.


 Gv 15,1-8

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore
Riflessione

Gesù, dicendoci nel Vangelo di oggi: “Io sono la vite vera...”, ci mette in guardia; ed è come se ci dicesse di stare lontani da tante piante di vite selvatiche che crescono dappertutto, ma che non daranno mai frutto. "Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata” (Mt 15, 30). Quindi, se ci ostiniamo a rimanere attaccati alla pianta sbagliata finiremo nel caminetto!!!
Il cammino di fede è come una pianta di vite... ha necessità di cure continue e, a volte, drastiche. Dio, che è l'agricoltore, ha molta pazienza, ogni giorno lavora per la Sua vigna affinché nel giorno della vendemmia il Suo Regno sia colmo di ceste d'uva. Possiamo considerare inoltre come la vite sia un segno di comunione, infatti, dal suo frutto si ottiene il vino... e questo durante l'ultima cena viene trasformato: "...Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati (Mt 26, 28). Quindi, se Lui è la vite e noi i tralci, il raccolto è bello che assicurato. San Paolo, nella lettera ai Romani, ci dà un ottimo incoraggiamento: Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la pasta; se è santa la radice, lo saranno anche i rami” (Rm 11, 16).
Il problema di tanti cristiani è che vogliono essere circondati da piante o erbacce per sentirsi più sicuri e non sentirsi soli. I soldi, le cene con amici, i viaggi, la bella automobile, le discoteche, i vestiti firmati, non sono altro che erbacce che coprono la pianta. Tutte cose stimolanti e piacevoli, ma che non durano, e una volta circondata la pianta soffoca e muore. Piano piano infatti, ci si renderà conto che tutte queste cose hanno una fine... e così, un bel giorno, ci si ritroverà veramente soli. Allora Gesù, oggi, ci dà la ricetta per evitare di soffrire inutilmente... “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. Dire di si a Dio e mettersi nelle Sue mani significa accettare di lasciarsi lavorare. Significa lasciarsi svestire completamente... e poi, Lui stesso confezionerà un bel vestitino fatto apposta per noi. Questo momento di spogliamento è per noi piuttosto doloroso. Con le Sue cesoie infatti, il Signore molto spesso sembra che non vada tanto per il sottile, è un po' pesante, addirittura insopportabile!!!... E così, sforbiciata dopo sforbiciata, ti ritrovi nuda. Non solo... ma guardandoti attorno vedi tanto verde e, per un momento, ti senti sconsolata e infreddolita... quasi, quasi, invidi la pianta selvatica piena di foglie. Ti ritrovi inoltre a combattere con le tue debolezze e a dover sopportare la derisione delle altre piante, apparentemente più rigogliose e prospere di te. Mi viene in mente un passo di Isaia (5, 20): “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro”. Questo passo dovremmo tenerlo a mente in certi momenti di tentazione...
Allora, una volta che abbiamo deciso di farci lavorare, cerchiamo di essere dei bravi pazienti e sopportiamo le medicine anche se, a volte, sono un po' amare. Gesù non ci molla un attimo e non ci nega mai la Sua tenerezza. Il Suo mantello infatti è sempre sulle nostre spalle. Lui non permetterà mai che i Suoi amici muoiano di freddo... e, anche nel post-operatorio si prende cura di noi, non ci farà mancare mai niente. La pace e la gioia sono i Suoi doni preferiti... La cosa singolare in questo cammino di fede, è che non siamo a posto con una sola potatura, essendo dei malati cronici e piuttosto complicati, abbiamo bisogno ogni giorno di essere ritoccati. Con me il buon Dio non rimarrà mai senza lavoro!!!
Con il Sacramento della Confessione, "frequente", abbiamo poi la possibilità di eliminare subito le piccole piantine selvatiche che stanno per spuntare attorno, in modo da essere sempre lindi. Essere spolverati è meno doloroso che essere potati... Quindi... E poi, accostandoci ogni giorno alla Sua Mensa, continueremo a rimanere con Lui e nessuno ci potrà più estirpare. Le Sue radici infatti, non sono di questo mondo...
Pace e bene

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