mercoledì 16 settembre 2015

Beato Stanislao di Gesù Maria (Giovanni Papczynski) Sacerdote, fondatore - Un uomo forte nella fede Profilo spirituale di Padre Stanislao Papczyński - Podegrodzie, Polonia, 18 maggio 1631 - Góra Kalwaria, Polonia, 17 settembre 1701



La vita di ogni uomo può essere guardata “da lontano”: si possono conoscere le date principali e la storia delle opere da lui compiute, avvicinare a sé le idee guida del patrimonio dei suoi scritti, se sono rimasti, e ascoltare le opinioni di altre persone riguardo alla sua vita. Un compito assai più difficile è conoscere qualcuno “da vicino”, fare un tentativo di stringere con lui un’amicizia, addentrarsi almeno un po’ nella storia del suo cuore. Lo scopo della presente biografia, una tra le altre, del venerabile Servo di Dio, P. Stanislao di Gesù e Maria Papczyński, Fondatore della Congregazione dei Chierici Mariani, è avvicinarsi alla storia e alla personalità di quest’uomo santo, proprio per conoscerlo “da vicino”, per trovare in lui la guida spirituale nel cammino della fede e un mediatore presso il trono di Dio. Gettiamo prima uno sguardo alla sua vita e alla sua opera, per poi scrutare più a fondo questa straordinaria storia di abbandono a Cristo e alla Sua Immacolata Madre. Giovanni Papczyński (tale fu il nome di battesimo del fondatore dei mariani), nacque il 18 maggio 1631 a Podegrodzie, nei pressi di Nowy Sącz. Dopo aver terminato gli studi nei collegi degli scolopi e dei gesuiti, nel 1654 entrò nell’ordine dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie, a Podoliniec nella regione Spisz. Durante il noviziato si distinse per lo zelo nella preghiera e nell’adempimento dei doveri di religioso. Presto si notò la sua maturità spirituale. Dopo due anni di noviziato emise i voti religiosi a Varsavia, il 22 luglio 1656. Il 12 marzo 1661, ricevette gli ordini sacri a Brzozów, nei pressi di Rzeszów, dalle mani del vescovo di Przemyśl Stanisław Sarnowski. I superiori religiosi gli affidarono l’insegnamento della retorica al collegio di Rzeszów. Nel 1663 venne trasferito a Varsavia, dove continuò ad insegnare retorica e divenne famoso come eccellente predicatore, esperto confessore e direttore spirituale. Padre Stanislao, insieme ad alcuni confratelli desiderosi di realizzare in modo radicale la loro vocazione, si adoperò per correggere la qualità della vita nell’Ordine degli Scolopi. In gruppo prendevano posizione contro i superiori che non osservavano la regola con sufficiente zelo. Papczyński venne dichiarato un sobillatore, cosa che acuì ancor più le tensioni all’interno della provincia polacca dell’ordine. Di fronte ad una situazione del genere, guidato dall’amore per la propria congregazione e dal desiderio di riportare la pace nella provincia, divisa a motivo delle controversie sorte, nell’anno 1669, P. Papczyński chiese la dispensa dai voti e il permesso di abbandonare l’Ordine. Il 18 ottobre 1670 ricevette il consenso del papa. Poco dopo, l’11 dicembre, soggiornando a Kazimierz presso Cracovia, fece l’atto personale di offerta a Dio e a Maria, la cosiddetta Oblatio, dichiarando di voler continuare a vivere come religioso ed espresse l’intenzione di fondare l’Ordine dei Mariani. Lo realizzò tre anni dopo, nel 1673, nella Foresta di Korabiew (oggi Foresta Mariana), vicino a Skierniewice. La prima comunità dei mariani fu approvata dal vescovo Jacek Święcicki, durante la visita canonica della diocesi di Poznań, il 24 ottobre 1673. Il suo scopo era la diffusione del culto dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, l’aiuto ai defunti mediante la preghiera, specialmente per coloro che erano deceduti per morte improvvisa e senza preparazione, cioè i soldati caduti in guerra, le vittime della peste, come anche l’attività apostolica, in modo particolare tra il “popolo semplice” trascurato dal punto di vista religioso. P. Stanislao racchiuse queste idee nella “Regola di Vita”, che furono le prime costituzioni dell’Ordine dei Mariani. L’approvazione ecclesiastica della nuova congregazione ebbe luogo nel 1679, e il 24 novembre 1699, la Sede Apostolica permise ai mariani di emettere i voti solenni.

Padre Papczyński morì in concetto di santità il 17 giugno 1701 e venne sepolto nella Chiesa del Cenacolo a Nowa Jerozolima (oggi: Góra Kalwaria nei pressi di Varsavia). Esperienza dell’amore e della Provvidenza di Dio La vita del Fondatore dei mariani fu soprattutto l’esperienza del Dio vivente presente nella storia degli uomini, vicino all’uomo; del Dio che si rivela nel mistero dell’Incarnazione, e nell’opera della redenzione trasmette a ciascuno il suo amore salvifico. Su questo argomento scrisse: L’amore di Dio verso gli uomini [...] è così grande che nessuna lingua umana, e nemmeno quella angelica è in grado di esprimere e la mente non è capace di comprendere. Se tu infatti lasciassi fuori gli altri atti d’amore e se non ci fosse manifestato nient’altro all’infuori del fatto che Dio, per la salvezza di tutto il genere umano, avesse deciso di offrire in olocausto il Suo unico Figlio, e infatti lo fece, soltanto questo sarebbe certamente un’espressione dell’infinito, gratuito e ineffabile amore (Inspectio cordis). Quest’amore gratuito di Dio Padre, P. Papczyński lo constatava negli eventi della sua vita attraverso i numerosi segni della Divina Provvidenza. Le sue prime biografie, scritte dal P. Mansueto Leporini, un francescano e da P. Kazimierz Wyszyński, mariano (la loro credibilità basata sulle fonti è stata confermata nel corso del processo di canonizzazione di P. Papczyński) esprimono la convinzione dei testimoni della sua vita, che fu Dio stesso a custodire il suo servo come la pupilla dell’occhio. Per confermare tale fedeltà sono raccolte in esse numerosissime testimonianze riguardanti i pericoli mortali, occorsi a Giovanni a causa di incidenti o di malattie, e da cui fu salvato miracolosamente. Ciò rendeva palese la grande bontà di Dio Padre che aveva cura del suo figlio.
I più antichi frammenti conservati degli scritti di P. Papczyński, del periodo di noviziato dagli scolopi, e dunque dell’anno intorno al 1656, esprimono la sua gratitudine verso Dio per i benefici ricevuti, in modo particolare per le grazie spirituali. Nella prospettiva della morte che si stava avvicinando, guardava nello stesso modo la vita passata: Rendo grazie alla Maestà Divina per le grazie, per la benevolenza, per i doni e i benefici, concessimi generosamente (Primo testamento). Sin dall’infanzia portava nell’intimo l’esperienza della vicinanza e della bontà di Dio che si compiace nell’uomo puro di cuore. Nel periodo degli studi a Nowy Sącz, Giovanni, resosi conto che uno dei suoi docenti – d'altronde meritevole di riconoscimento a motivo della sua scienza – conduceva una vita immorale, fuggì da quella scuola, per non soccombere alla sua cattiva influenza. Gli avevano inculcato – probabilmente nella casa paterna – che la salvezza dell’anima va messa al di sopra del successo in questo mondo. Fu più grato a Dio, proprio per averlo preservato dal peccato. Cercava di guardare con gli occhi della fede la realtà temporale; per lui aveva il massimo valore ciò che conduceva alla salvezza, e piacere a Dio era più importante del godimento dei piaceri di questo mondo. La luce dell’amore di Dio scendeva nel cuore di P. Papczyński anche tramite i genitori: il padre Tomasz, retto ma esigente e la madre Zofia, che si distingueva per la pietà e per la pazienza. Sarebbe una diminuzione del loro ruolo limitarsi soltanto ad una caratteristica così generica. Tomasz Papka (Padre Stanislao cambiò il suo cognome in Papczyński durante gli studi) dovette essere ritenuto un uomo onesto e degno di fiducia, dato che la società di Podegrodzie lo elesse come capo della comunità locale. Saranno proprio la schiettezza e l’onestà a caratterizzare P. Papczyński in tutta la sua vita. Grazie alla sua ingegnosità e le sue capacità amministrative, Giovanni dopo aver terminata la scuola parrocchiale, poté continuare gli studi nei collegi lontani da Podegrodzie. Tomasz infondeva anche nei suoi figli la virtù della laboriosità. Quando il figlio, non facendo dei progressi a scuola la abbandonò, venne immediatamente mandato ad occuparsi di un gregge di pecore. Dopo anni, il Fondatore dell’Ordine dei Mariani inculcherà ai suoi confratelli la necessità di dedicarsi al lavoro, tuttavia mai lo antepose alla preghiera e alla formazione spirituale: Due sono le doti, di cui si ornano e risplendono i santi istituti [religiosi]: la virtù e l’istruzione. La virtù si manifesta nell’osservanza della regola dell’ordine religioso, l’istruzione viene raccomandata per il bene e l’utilità del prossimo. [...] nessuno dunque si dispensi dalla preghiera sia mentale che vocale e da altre nostre comuni pratiche e impegni di studio (Lettera ai mariani nella Foresta di Korabiew, 19 aprile 1690). La predilezione per la vita di preghiera l’aveva certamente attinta da sua madre, una donna raggiante di semplicità e di pietà. L’appartenenza alle numerose confraternite fu certamente segno della sua religiosità, trasmessa alla prole. La devozione di Zofia Papka si esprimeva anche in un profondo atteggiamento di perdono, menzionato da P. K. Wyszyński nella biografia del Fondatore. Zofia, oltraggiata e malmenata dal suo vicino, gli perdonò il torto, e con l’esempio del proprio atteggiamento seppe anche placare l’impulsività del giovane Giovanni, il quale voleva vendicare la madre. La sua pazienza ebbe un’influenza benefica sul marito, uomo per un verso aggressivo e a volte perfino violento e che Zofia indusse anche a perdonare a chi gli aveva recato torto. Il giovane P. Papczyński crebbe dunque in un ambiente familiare dove la pietà influiva sulle scelte concrete e gli atteggiamenti nella vita. Anche la storia della “carriera scientifica” del giovane Giovanni è piena di segni da parte della Divina Provvidenza. Mandato a scuola all’età di circa sette anni, presto interruppe lo studio, non riuscendo a far fronte alle più elementari esigenze di esso. Umiliato, tornò a casa per pascolare le pecore. In qul tempo accadde qualcosa che risvegliò la sua mente e cambiò totalmente il suo rapporto con lo studio. I biografi lo attribuiscono ad un particolare intervento della Madonna, alla quale si era rivolto nella preghiera per ottenere aiuto. Senza dir nulla ai genitori tornò a scuola e senza difficoltà, in poche ore, apprese l’intero alfabeto. In tre anni conseguì e con buoni risultati, la licenza della scuola elementare, iniziò il corso di quella superiore, ma all’improvviso cadde in uno stato di avversione allo studio e tornò a pascolare le pecore. L’infanzia di P. Papczyński permette di notare come la grazia di Dio lottò contro l’instabilità del suo carattere. Il suo tirarsi indietro, i ritorni, l’apatia e l’impegno, lo smarrimento, le decisioni arbitrarie, mutevoli si intrecciavano in una storia addirittura drammatica. Un alunno capace nello studio, per due volte tornava al gregge, e dopo un tempo di riflessione riprendeva il tentativo. Da queste “complicazioni” Giovanni ne uscì talmente formato da poter, già all’età di 15 anni, lasciare la casa paterna, per continuare gli studi nelle scuole superiori a Podoliniec, a Jarosław e a Lviv, distanti centinaia di chilometri dalla nativa Podegrodzie, dove la scuola non offriva possibilità di ulteriori studi. Avendo superato le difficoltà interiori, dovette far fronte ad eventi da lui indipendenti: per due volte si ammalò molto gravemente, lasciò i collegi a Podoliniec e a Lviv a motivo sia della peste che si stava avvicinando, sia per le operazioni belliche; si guadagnò la vita con delle ripetizioni. Queste lotte contro se stesso e contro le contrarietà esterne, ebbero per il futuro Fondatore della Congregazione dei Chierici Mariani un valore inestimabile. Lo resero un uomo di abbandono in Dio al quale doveva tutto per la grazia che gli aveva elargito; fu anche un uomo intransigente che non indietreggiava dinanzi alle più difficili sfide. M. Leporini, il primo biografo di P. Papczyński, lo definì con una constatazione generica, ma decisa: egli era solito porre la sua fiducia soltanto nella Divina Provvidenza. Consacrato a Dio Attratto dall’amore di Dio, Giovanni Papczyński decise di donare a Lui tutto. L’ultima decisione riguardo all’entrata in convento la prese all’età di 23 anni, sebbene probabilmente ci pensasse già da alcuni anni. Aveva alle spalle un difficile curriculum scolastico, un’esperienza di malattia e di fame, di povertà e di lontananza dalla casa paterna. Avendo superato queste difficoltà, poteva finalmente guardare il futuro con fiducia. I successi negli studi (il conseguimento del diploma di scuola superiore e lo studio di filosofia) gli preconizzavano lavoro e cariche, una vita felice e certamente agiata. La famiglia gli aveva trovata una buona ragazza per moglie, contando che avrebbe trovato la tranquillità nel nido di una famiglia, dopo i burrascosi anni di studio e di vita errante. Egli, tuttavia, decise di donarsi al servizio di Dio nella vita consacrata. Gli scritti successivi e le decisioni della vita di P. Papczyński, indicano che egli riteneva la vita religiosa come la più perfetta forma di mettere in pratica il Vangelo, anche se vedeva la possibilità di tendere alla santità anche nella vita laica. Desiderava comunque vivere l’ideale evangelico in modo perfetto, per imitare così Gesù e Maria. Perciò prese la decisione di entrare in una congregazione religiosa. Da giovane aveva avuto la possibilità di conoscere più da vicino i due ordini, nei quali riceveva l’istruzione: i gesuiti e gli scolopi. Scelse quest’ultimo ordine che era agli inizi della fondazione; anzi, a quell’epoca quest’ordine non era ancora in possesso dei pieni diritti religiosi, in conseguenza di una decisione della Sede Apostolica, del 1646. Questa limitazione e l’attesa alla restituzione agli scolopi della possibilità di emettere i voti, forse ritardò la decisione di Giovanni di entrare nella via religiosa, quando tuttavia la decisione fu presa, entrò con grande entusiasmo dagli scolopi; amò anche di un amore sincero e profondo l’ordine che aveva scelto, che doveva formare spiritualmente la gioventù povera e trascurata, dando testimonianza di povertà e di pietà. Negli scritti successivi P. Papczyński chiamerà l’ordine degli scolopi Congregazione santissima delle Scuole Pie, Congregazione delle Scuole Pie più cara della vita, dilettissima Società dei Poveri della madre di Dio (Fundatio domus recollectionis). Desiderava rimanere in essa fino al termine della sua vita. La Divina Provvidenza stava tuttavia preparando per lui un’altra via – un altro compito importante. Vestito l’abito degli scolopi, Giovanni Papczyński ricevette il nome in religione di Stanislao di Gesù e Maria. Esso conferiva l’orientamento alla sua vita. Il nuovo patrono di P. Papczyński divenne il santo vescovo di Cracovia, Stanislao, martire per la fede e per la libertà della Chiesa, intrepido difensore dei valori evangelici. Padre Stanislao prese con consapevolezza la via della difesa dei valori, anteponendola in seguito più volte alla propria vita. Nella vocazione religiosa il predicato “di Gesù e Maria” si esprimerà nell’amore a Cristo Crocifisso e all’Immacolata Concezione di Maria. Stanislao Papczyński sin dall’inizio della sua permanenza nell’ordine, si impegnò con tutto il cuore a realizzare la propria vocazione. Nel 1675, descrivendo la vita nella comunità delle Scuole Pie (e dunque 4 anni dopo averla abbandonata), confessa: apprezzavo molto la mia vocazione proveniente da Dio e non da qualche altra parte (Fundatio domus recollectionis). Riteneva una grande grazia la chiamata ad una comunità fondata da Giuseppe Calasanzio. Accettò come proprio, lo stile di vita di quest’ordine. Si dedicò tutto alle opere affidategli dai superiori, vedendo in ciò la via verso la santità per sé e per i fedeli. Come annunzia il Decreto sull’eroicità delle virtù, Stanislao Papczyński “durante il primo anno di noviziato fece tali progressi nella vita religiosa, da poter, all’inizio del secondo anno, essere mandato agli studi teologici a Varsavia. Lì [...] Nell’anno 1656 emise i voti semplici: di castità, di povertà e di obbedienza, e ricevette, dopo i quattro ordini minori, il suddiaconato”. I primi anni del cammino sulla via dei consigli evangelici annunciavano una vocazione bella e gioiosa. Prima di emettere la professione, ponendo sopra ogni cosa l’aspirazione alla santità, consapevole delle mancanze della vita passata, Stanislao pregava Dio: Fa’, che nella mia vocazione, dopo tante opere cattive io compia quelle buone. Delle sue “tante opere cattive” il Servo di Dio scrisse in Secreta Conscientiae, per propria umiliazione. Era una specie di confessione, nella quale confessava le mancanze e i peccati della giovinezza commessi prima di entrare nell’ordine degli scolopi, e lasciò quei ricordi, come un secondo Agostino, perché gli altri potessero condannarlo (Atti del processo informativo). Riteneva suo principale dovere compiere il bene. Non gli mancavano delle occasioni per farlo. Presto divenne docente di retorica. Dopo gli ordini di diaconato e di presbiterato, nel 1661, si guadagnò inoltre l’opinione di ottimo predicatore e di zelante pastore delle anime. Nonostante la sua giovane età, molte personalità illustri – tra queste il nunzio Antonio Pignatelli, futuro papa Innocenzo XII – si recavano da lui per la confessione, in cerca di consigli spirituali.
Gradualmente si perfezionava nel lavoro didattico. Scrisse un manuale di retorica, in 6 volumi, il cui riassunto Prodromus reginae artium (Introduzione alla retorica) raggiunse numerose edizioni. Un segno particolare della vocazione religiosa di P. Papczyński, fu il profondo legame spirituale con il fondatore dell’ordine degli scolopi – San Giuseppe Calasanzio. Padre Papczyński vide in lui un testimone vivente del Vangelo, e dunque la sua guida spirituale. Al giovane sacerdote venne affidato l’incarico di vicepostulatore della causa di beatificazione del fondatore dell’ordine. Gli venne dato come compito di ottenere in mezzo all’élite della Chiesa e dello Stato le lettere postulatorie a favore dell’inizio del processo a Roma. L’entusiasmo e lo zelo di P. Stanislao fecero sì, che nel corso di un anno numerose personalità illustri e le istituzioni della Repubblica di Polonia appoggiassero il postulato di riconoscimento della santità del fondatore dell’ordine degli scolopi. Grazie a ciò la Sede Apostolica poté dare inizio al processo di beatificazione a livello romano. Padre Stanislao Papczyński ottenne il riconoscimento da parte dei confratelli e dei fedeli. Si potrebbe parlare di un perfetto sacerdote-religioso. Con Cristo crocifisso Nella vita di P. Papczyński, il desiderio sincero di una totale consacrazione a Dio dovette incontrarsi con l’esperienza della croce. Padre Stanislao l’accettò in unione con Cristo sofferente. Nella vita del Fondatore della Congregazione dei Chierici Mariani possiamo stabilire tre periodi di una più perfetta partecipazione alla passione del Signore. La prima esperienza cadde su Giovanni appena diciassettenne mentre si trovava a Lviv, per terminare il corso di grammatica, nel collegio dei gesuiti. A motivo di una insoddisfacente preparazione scientifica e della mancanza di lettere di raccomandazione, non venne ammesso. Invece di dedicarsi esclusivamente ad un’ulteriore istruzione, dovette guadagnarsi i mezzi per vivere, facendo per un anno e mezzo ripetizioni ai due figli di una famiglia borghese di Lviv. Come se non bastasse e le esperienze fossero poche, nel 1667 si ammalò gravemente di una malattia infettiva, in conseguenza della quale si trovò sul lastrico. Per alcuni mesi condivise la sorte dei senzatetto e dei mendicanti, dormì sulla strada su un giaciglio, sperimentò numerose umiliazioni ed ebbe una tale debolezza fisica, che gli impedì perfino di recarsi in chiesa nella solennità del Santo Natale del Signore. Sembrava che Dio l’avesse abbandonato completamente. I paragoni alla situazione del biblico Giobbe, fatti dai biografi non sono esagerati. Di Giovanni, in preda alla febbre, nel cuore dell’inverno, con il corpo ricoperto di ulcere, quasi patendo la fame, prima si prese cura un uomo sconosciuto, e dopo di lui, la famiglia Snopek di Lviv, la quale, nonostante la repellente malattia della scabbia, l’accolse in casa sua assicurandogli la cura e un graduale ritorno alla salute. Da allora Giovanni, che dopo divenne P. Stanislao, Papczyński tratterà con un particolare amore i poveri, i senzatetto e i perseguitati dalla sorte. Dopo oltre dieci anni, P. Stanislao sperimentò un’altra croce e questa per opera dei suoi confratelli. I primi anni della sua permanenza dagli scolopi non annunciavano affatto il drammatico epilogo di questa storia, cioè l’abbandono dell’ordine da parte di P. Papczyński. Il conflitto tra il giovane sacerdote ed alcuni dei superiori iniziò nell’anno 1665, con un contrasto riguardante l’elezione dei superiori. Padre Stanislao era convinto, in base alle opinioni degli esperti del diritto canonico, che nella provincia polacca degli scolopi i superiori dovevano essere scelti non dal generale, ma dall’interno della provincia stessa, durante il capitolo. Espose pubblicamente le proprie opinioni, cosa che generò una certa tensione nell’ordine. Invece nell’anno 1665 il nuovo superiore venne eletto, per l’ennesima volta, non nella provincia ma a Roma, il che rese più acuta la situazione. Col tempo si aggiunse un altro elemento di tensione: la protesta da parte di P. Papczyński sull’osservanza della disciplina religiosa. Già dai tempi del noviziato, il Servo di Dio si distingueva per lo zelo nella pratica della vita religiosa e nella fedeltà quotidiana alla regola. Ogni mitigazione o ogni infedeltà nei riguardi di questi valori, incontravano la sua disapprovazione. Durante un capitolo della provincia polacca, ciò venne definito come un “atteggiamento provocatorio”. Per i suddetti motivi, i rapporti con i superiori religiosi stavano divenendo sempre più tesi, non tanto a motivo della sua disobbedienza quanto per la sua fermezza nel difendere le proprie ragioni. Egli stesso si sentì incompreso, e chiamò questo periodo della sua vita, semplicemente una “via crucis”. La storia del contrasto potrebbe servire come un copione per un film sensazionale: le lettere accusatorie di P. Papczyński inviate al nunzio, al generale dell’ordine degli scolopi e alle autorità civili, la sua chiamata a recarsi a Roma, il viaggio alquanto faticoso, la riabilitazione e le ulteriori accuse, il rapimento e l’imprigionamento, la domanda, più volte rinnovata, per ottenere la dispensa dai voti semplici e infine la soluzione pacifica della questione; l’11 dicembre 1670, la dispensa dai voti religiosi e dal giuramento di perseverare nella congregazione degli scolopi. Probabilmente durante questa prova nacquero le due raccolte di prediche sulla Passione di cui l’autore era P. Stanislao: Orator crucifixus e Christus patiens, che costituiscono la testimonianza del cammino di fede che fece con lo sguardo fisso alla passione di Cristo. Era proprio Cristo la sua guida sul cammino spinoso della vita e della vocazione, il compagno nei momenti di dubbio e di abbandono, il maestro nel perdonare chi gli recava torto e lo accusava. Dalla meditazione della passione del Signore P. Stanislao attingeva la forza per amare i nemici e per essere fedele alla chiamata di Dio. Solo in Cristo vedeva la speranza della propria salvezza: Mi pento dal profondo del cuore e desidero pentirmi nel modo più perfetto possibile, per amore verso Dio, immergo tutti nelle salvifiche ferite del mio Signore e Redentore Gesù Cristo (Primo testamento). P. Papczyński stesso, nell’Apologia dell’abbandono dell’ordine delle Scuole Pie [Apologia wystąpienia z zakonu Szkół Pobożnych] diede come principale motivo di questo fatto la volontà di riportare la pace nella provincia, cosa che il Decreto sull’eroicità delle virtù definì come un’espressione dell’amore di P. Stanislao per il proprio ordine. Per lunghi anni, infatti, cercò il modo di chiarire i malintesi e di placare gli spiriti. Amò la propria vocazione e il proprio ordine, era affascinato dalla persona del Fondatore, S. Giuseppe Calasanzio, amava il carisma dell’istruzione dei bambini e della gioventù e quello della vita nello spirito di massima povertà. Padre Papczyński lasciò l’Ordine dei Scolopi con il cuore lacerato: il suo desiderio era infatti quello di continuare a seguire la via dei consigli evangelici. Tuttavia ritenne come bene supremo la pace nell’amata congregazione. Quella “via crucis” vissuta con fede e nello spirito di carità portò il beato frutto. I trent’anni successivi della vita di P. Stanislao dimostrarono che l’amore, l’attaccamento e il rispetto verso gli scolopi non si erano spenti nel suo cuore e assunsero concrete forme di contatti e di collaborazione: egli usufruiva della direzione spirituale degli scolopi, teneva per loro le conferenze spirituali, il cui frutto è l’Inspectio cordis, sosteneva finanziariamente le loro opere educative, e soprattutto ottenne, dietro sua richiesta, negli anni 1691 e 1696, l’affiliazione spirituale dell’Ordine dei Mariani a quello delle Scuole Pie. La terza prova nella fede del Servo di Dio, avvenne agli inizi della fondazione dell’ordine dei Mariani. Era l’anno 1671. Nella Fundatio domus recollectionis, P. Stanislao ricordava: Ero tormentato e quasi torturato da enormi complicazioni, dai scrupoli, da dubbi, da angosce, da timori. Chi infatti avrebbe potuto avere una coscienza così larga, di passare con indifferenza attraverso questi turbamenti dallo stato di professione religiosa anche semplice, a allo stato puramente laico? Convinto intimamente della necessità di continuare una vita consacrata a Dio e della chiamata a fondare una nuova comunità religiosa in onore dell’Immacolata Concezione della B. V. M., dovette operare delle scelte radicali, il cui prezzo era alto. Quando rifiutò di accettare la dignità di canonico della cattedrale di Płock, perdette l’amicizia di Mons. Jan Gembicki, all’epoca ordinario di quella diocesi, e più tardi ordinario di Cracovia. Poco dopo, Mons. Michał Oborski, vescovo ausiliare di Cracovia, fino a quel momento molto ben disposto verso P. Stanislao, ritirò inaspettatamente il suo appoggio all’idea di fondare l’Ordine dei Mariani. Il vescovo di Poznań, Stefan Wierzbowski, nella cui diocesi P. Stanislao si era stabilito, a sua volta, nonostante la sua benevolenza verso di lui, volle l’approvazione della Santa Sede, cosa su cui P. Papczyńki non poteva contare, come condizione per l’erezione dell’Ordine dei Mariani nella sua diocesi. I confessori presso i quali P. Stanislao cercò consiglio, espressero delle opinioni divergenti. I pochi candidati all’ordine si dimostrarono non idonei. Padre Papczyński, intimamente convinto dell’ispirazione da parte di Dio a fondare un ordine dell’Immacolata Concezione, perseverava nel suo proposito, senza vedere la possibilità di attuarla. Nella Fundatio domus recollectionis confessò: Per quasi due anni soggiornai dal nobile Signor Karski e cercai le vie per dar inizio all’Associazione dell’Immacolata Concezione, che aveva già formata nella mia mente dallo Spirito di Dio. Mancavano tuttavia i compagni, necessari per iniziare un’opera di questo genere. Attese per alcuni mesi. Voleva perfino tornare nell’ordine degli scolopi. Una piccolissima luce di speranza fu accesa da P. Franciszek Wilga, abate del convento dei camaldolesi a Bielany, a Varsavia, amico e padre spirituale di P. Stanislao, suggerendogli di iniziare prima la vita comunitaria con dei compagni qualsiasi, e di cercare soltanto in seguito l’approvazione canonica per la nuova comunità. Così decise di fare. Poco dopo si unì ad un gruppo di cosiddetti eremiti, che vivevano nella Foresta di Korabiew. Già al primo sguardo era un atto di fiducia in Dio veramente eroica. Le settimane successive soltanto confermarono su quale grande povertà umana P. Papczyński dovette porre le basi della congregazione mariana. I suoi primi compagni, inizialmente ben disposti verso di lui, si dimostrarono non inclini a trattare seriamente la propria vocazione e l’osservanza della regola. Anzi, la visita canonica fatta da Mons. Jacek Święcicki obbligò i mariani alla vita eremitica, e ciò non era affatto l’originale intenzione del nostro Fondatore. Col passar del tempo lasciarono l’eremo di Korabiew Stanisław Krajewski e anche altri religiosi, in modo che P. Papczyński rimase con un solo compagno. Coloro che abbandonarono la comunità, iniziarono immediatamente a diffondere falsi apprezzamenti sul Servo di Dio, come uomo severo e senza misericordia. Padre Stanislao attraversò allora una crisi molto profonda nella sua missione di fondatore di una nuova comunità religiosa. I dubbi e le perplessità lo tormentarono fino al punto di chiedere agli scolopi, nell’anno 1676, la possibilità di tornare nel loro ordine. Accettò come segno definitivo per seguire con coerenza la strada scelta cinque anni prima soltanto la risposta negativa del superiore generale. Dopo anni parlerà dell’unione dei discepoli con Cristo sofferente: Dio vuole, che i religiosi che Lo servono Lo seguano nella sofferenza. Ogni croce, qualunque croce debbano portare, essi dovrebbero abbracciarla non soltanto coraggiosamente, ma anche con gioia. Cristo lo raccomanda dicendo: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24). Dice giustamente: un servo fedele, a cui è stata elargita una virtù non comune, si distingue per il fatto che con lo stesso spirito persevera accanto al Signore, sia nei momenti lieti, che in quelli tristi, sia nelle circostanze favorevoli che nelle contrarietà. È indegno colui che segue il Signore quando Egli si reca ad un banchetto e invece fugge quando Gesù cade sotto il peso della croce (Inspectio cordis). Gli esempi nominati prima ci permettono di vedere il Padre Fondatore nello stuolo di quei fedeli servitori di Cristo sofferente. Innamorato di Maria Immacolata Subito dopo la morte del Fondatore dei mariani (scrive M. Leporini, 1705) e negli anni successivi (afferma K. Wyszyński, 1754), era vivo tra essi il ricordo del suo particolare legame con l’Immacolata Concezione di Maria. Entrambe le fonti confermano che in varie circostanze della vita era solito ricorrere alla Sua protezione, ripetendo spesso la breve preghiera: Immaculata Virginis Conceptio, sit nobis salus et protectio [L’Immacolata Concezione della Vergine sia per noi salvezza e protezione]. Sembra che proprio attraverso il prisma della relazione con la Madre di Dio i mariani vedessero il profilo spirituale del loro Fondatore. Padre Wyszyński riassunse il proprio racconto sulla nascita dell’ordine con una affermazione molto sorprendente e significativa: aveva infatti una devozione molto ardente verso l’Immacolata Concezione di Maria Santissima, diventandone uno zelante propagatore e in seguito fondatore della congregazione sotto il titolo dell’Immacolata Concezione di questa straordinaria Madre di Dio, Maria. Gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza consolidarono nel futuro Fondatore della Congregazione dei Chierici Mariani, la convinzione dell’amore che Maria aveva sia per lui che per tutti gli uomini. Da giovane sacerdote ne parlò – nella forma caratteristica della sua epoca - in un discorso ai membri della congregazione mariana:
È vero che in molte occasioni si erano manifestate numerose altre virtù della Vergine Santissima, tuttavia in quel tristissimo periodo della passione del Figlio, il Suo amore per noi e l’intrepida fortezza di spirito si rivelarono in modo particolare. Se si tratta dell’amore, non dubito, che ardeva di un tale desiderio di salvare gli uomini, che se fosse stato necessario, per la nostra salvezza, avrebbe Lei stessa fornito i chiodi per inchiodare il Suo Figlio alla croce (Prodromus reginae artium). Certamente non l’unico, ma un motivo essenziale della scelta dell’ordine degli scolopi, poteva essere la devozione mariana di P. Papczyński, espressa nel nome della congregazione: “Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie”. Padre Stanislao era addirittura affascinato dalla bellezza spirituale della Madre di Dio. Espresse questo sentimento nell’opera Inspectio cordis: Anima mia, finora hai usufruito dei libri che trattano diversi campi del sapere, sfoglia oggi un Libro nuovo, fresco, mai visto, la Santissima Madre di Dio, il Libro cioè realizzato, scritto e adornato da Dio stesso. Saresti capace di trovare altrove qualcosa che non avresti in Maria? Ci sarebbe qualcuno in grado di procurarti qualcosa in più di ciò che possiede Maria? In questo poetico paragone è espresso il fondamentale principio della mariologia del nostro Fondatore, il quale proclamava che Maria è il capolavoro di Dio e il più perfetto riflesso della Sua bellezza e bontà. Sullo stesso principio P. Stanislao baserà la sua convinzione sul mistero della Sua Immacolata Concezione come una grazia particolare concessa alla Madre di Dio, la prima salvata. Dio, elargendo a Maria questa irripetibile grazia, voleva dimostrare di poter salvare il mondo senza alcuna partecipazione umana! Perciò Maria dovrebbe godere di una particolare ammirazione e venerazione. Nell’Inspectio cordis, P. Papczyński dirà che Lei va onorata più con l’amore che con la lingua. In chiave d’amore bisogna interpretare sia la sua offerta pubblica a Maria, il cosiddetto voto, incluso quello del sangue, cioè la disponibilità a dare la propria vita per difendere la verità sulla Sua Immacolata Concezione (Oblatio), come anche l’esercizio di ogni attività che si proponga di diffondere la venerazione alla Madonna. Sebbene P. Stanislao stesso ritenesse insufficiente onorare Maria con le parole, egli stesso sfruttava ogni circostanza, per cantare le lodi della Madre di Dio. Si è conservata la sua predica intitolata Lode alla Vergine Madre di Dio Maria, tenuta ai membri della Congregazione dei Chierici Mariani. Si intrecciano in essa la bellezza del linguaggio con l’ardore dell’amore per Maria, il richiamarsi all’autorità dei Padri della Chiesa con i frutti della meditazione personale sui misteri della vita della Madre di Dio, il cantare la Sua santità con una chiara esortazione ad imitare la Sua fede e la Sua vita. Non si illuda di vedere Maria nella dimora dei cieli colui che non L’ha imitata qui, nell’esilio terreno, chi non L’ha sempre servita con sommo fervore (Prodromus reginae artium). Il segno esterno del voler proclamare la santità e la purezza senza macchia di Maria era anche l’abito bianco indossato da P. Stanislao nel settembre 1671, unito al segno più grande della fondazione dell’ordine intitolato all’Immacolata Concezione. Quest’atto di venerazione a Maria non scaturiva dalla sola devozione mariana di P. Papczyński. Egli era convinto, che era stato Dio stesso a volere che la Madre di Dio fosse onorata nel suo mistero dell’Immacolata Concezione attraverso una nuova fondazione religiosa con uno specifico segno. Scrive direttamente: della divina visione, impressa nel suo animo, riguardante la fondazione della Congregazione dell’Immacolata Concezione della BVM (cfr. Fondatio domus recollectionis). In tal modo, P. Stanislao in un certo senso partecipa all’amore di Dio Uno e Trino per Maria Immacolata, cerca di guardarla secondo gli intenti di Dio che superano la misura dell’amore umano. Così, la fondazione dell’Ordine dei Mariani fu prima di tutto il compimento della divina volontà e la formazione di una comunità che avrebbe reso possibile la santificazione a coloro che desideravano consacrarsi a Dio, e che avrebbe dato anche la somma espressione d’amore all’Immacolata Concezione di Maria . Amico di coloro che soffrono nel purgatorio Nella formazione della spiritualità di P. Papczyński si intrecciano: la dottrina con la storia della vita, la luce del sapere con il mondo delle esperienze interiori. In gioventù, durante la permanenza a Lviv, egli si trovò personalmente in pericolo di morte. Nel suo testamento tornava tuttavia ad un altro evento, accaduto nel periodo della guerra tra la Svezia e la Polonia, chiamata comunemente il “diluvio svedese”: Ero pronto a versare il sangue per la fede cattolica romana, durante la guerra svedese, quando, mentre insieme a un compagno tornavo dalla città, vicino alla [chiesa] dei Padri Domenicani, mi assalì - tirando fuori la spada, un soldato eretico; mentre il mio compagno si salvava con la fuga [...], io inginocchiatomi, presentai il collo per subire il taglio, però grazie alla Divina Provvidenza avvenne che non riportai alcuna ferita, anche se avevo ricevuto un colpo molto violento (Secondo testamento). Il novizio Stanislao – come vediamo – era pronto non soltanto ad accettare la morte, che sarebbe giunta in effetto di una malattia, ma con coraggio si era messo faccia a faccia con essa, in considerazione di un bene maggiore quale egli riteneva che fosse il martirio per la fede cattolica. Questi due eventi indubbiamente lo resero sensibile sia all’inevitabilità della morte, che all’imprevedibilità di essa nel tempo. Non solo nessuno può evitare la morte, ma neppure può fare in modo che la sua vita venga prolungata in modo naturale neppure di un brevissimo istante [...] chiunque sia, dovrebbe tener presente che ogni istante può essere l’ultimo della sua vita (Inspectio cordis). La realtà circostante confermava una tale verità. Nel XVII secolo nella Repubblica di Polonia la morte raccoglieva un’abbondante messe a causa di numerose guerre, di epidemie dilaganti e della povertà della gente, che spesso soffriva la fame ed era priva di qualsiasi aiuto medico. Molti morivano impreparati all’incontro con Dio. La morte era un segno specifico del tempo, riconosciuto da P. Papczyński come una sollecitazione ad agire. Nel suo cuore e nel suo insegnamento ebbero un posto speciale i fratelli e le sorelle sofferenti nel purgatorio, i più poveri dei poveri, ai quali non rimane che contare sulla misericordia di Dio, e che da soli non sono in grado di migliorare la propria sorte in nessun modo. Padre Papczyński ricevette il carisma di un eccezionale amore per questi defunti. La sua sensibilità naturale della fede e del cuore fu intensificata dalle esperienze mistiche concessegli da Dio come la grazia di vedere e di comprendere le sofferenze del purgatorio. Si può dire che era il Padre Celeste stesso a chiedergli l’aiuto per i suoi figli e le sue figlie adottivi. Così come era stato con “la visione dell’ordine dell’Immacolata Concezione”, P. Stanislao venne sollecitato interiormente ad aiutare i defunti. Sono state ben documentate le sue tre esperienze mistiche che si riferiscono ai sofferenti nel purgatorio. Nel 1675 – servendo come cappellano dell’esercito della Repubblica di Polonia, a fianco del comandante in capo Giovanni Sobieski, durante la guerra contro i Turchi in Ucraina – ricevette una visione dei soldati defunti che gli chiedevano l’intercessione presso Dio. Ritornato alla Foresta di Korabiew esortava i suoi compagni alla preghiera, alla penitenza e a compiere opere di misericordia per i defunti, in modo particolare per le vittime della guerra. Un successivo evento accadde nel palazzo dei Karski, dopo che ebbe iniziato la vita nella comunità di Korabiew. Padre Stanislao ebbe la visione del purgatorio durante il pasto, dopo la S. Messa. Alla presenza di numerose persone cadde in estasi (lo confermano i testimoni che hanno deposto nell’Inchiesta diocesana), dopo la quale, profondamente sconvolto, fece immediatamente ritorno in convento e disse ai confratelli sorpresi dal suo inatteso ritorno: Vi imploro, fratelli, pregate per le anime del purgatorio poiché soffrono terribilmente. Poi, rimase per alcuni giorni nella propria cella, innalzando preghiere e digiunando per i defunti. Infine la terza esperienza del mistero del purgatorio gli venne concessa nel santuario della Madonna di Studzienna, nell’anno 1676, dove si era recato in pellegrinaggio per impetrare per se stesso la grazia della salute. Mentre soggiornava nel locale convento dei padri filippini, lo stato della sua salute peggiorò. Si temeva per la sua vita. Proprio allora – in estasi – venne trasportato nel purgatorio. Vide lì anche la Madonna in preghiera per lui, affinché ricuperando la salute potesse continuare a sostenere le anime dei defunti. Terminata la visione, riacquistò in breve tempo le forze e nella chiesa di Studzianna tenne una lunga predica ai fedeli sulla necessità di aiutare i fratelli e le sorelle defunti. Alla fine, l’11 febbraio dello stesso anno, assunse come uno dei fini del suo ordine quello di aiutare “con somma diligenza, devozione e zelo” le anime del purgatorio, specialmente i soldati e le vittime della peste. Le frequenti esortazioni e l’esempio personale di P. Papczyński intensificarono, nei suoi confratelli la sollecitudine per i defunti e conferirono ad essa una dimensione completamente nuova. Come eremiti – i mariani – ebbero infatti l’obbligo della recita quotidiana dell’ufficio dei defunti, prescritta loro da Mons. Jacek Święcicki durante la visita canonica, che dava inizio all’erezione giuridica dell’ordine; tuttavia soltanto il carisma personale del Fondatore fece di essa l’elemento costitutivo della spiritualità dei mariani. L’ardente amore di P. Papczyński per i defunti, aveva infatti – non dobbiamo temere di notarlo – origine divina. Un uomo dal cuore sensibile P. Papczyński aveva un cuore grande non soltanto per i più poveri tra i poveri –
i defunti. Lungo tutti gli anni del suo ministero sacerdotale, i poveri e le persone discriminate socialmente ebbero in lui il loro protettore e amico. Scrisse in Prodromus reginae artium: Dio non dimostra particolare benevolenza a nessuno; ritiene che bisogna punire tutti coloro che hanno commesso delle colpe, indipendentemente dalla loro origine e posizione sociale. E tu ritieni che se un uomo appartenente ad un ceto basso alza la mano contro uno della nobiltà, bisogna farlo a pezzi; non sopporti invece che si tocchi un nobile, anche se questi avesse assassinato crudelmente numerose persone di ceto più basso [...]. Polonia, non è questa la tua libertà? Mi vergogno di questa tua infamia [...]. Questo grido per la giustizia l’aveva rivolto agli alunni dei collegi degli scolopi, molti dei quali appartenevano ai ceti privilegiati. Padre Papczyński non auspicava una rivoluzione, ma voleva destare la sensibilità nelle coscienze verso coloro che subivano dei torti e coloro che erano indifesi. Egli stesso era di origine contadina, perciò conobbe il prezzo della fatica e dei sacrifici che un figlio di contadino doveva sopportare, per conseguire il sapere. Per questa ragione apprezzava molto il carisma originale degli scolopi: l’istruzione e l’educazione dei bambini provenienti dai più poveri strati della società. Ancora dopo aver lasciato l’ordine degli scolopi – nonostante i pochi mezzi finanziari, di cui disponeva – per molti anni elargì del denaro per i loro collegi, affinché i figli dei poveri potessero conseguire l’istruzione. Numerose persone lo chiamavano: il “padre dei poveri”. Nelle prime biografie – basate sulle testimonianze di coloro che hanno deposto sulla vita di P. Stanislao – vennero elencate molte manifestazioni della sua magnanimità: mai mandava via un povero senza averlo aiutato, aveva cura degli orfani e degli orfanotrofi, aiutava le ragazze povere affinché potessero entrare nel convento femminile di Nowa Jerozolima, provvedeva al riscaldamento invernale del convento dei francescani osservanti. Dando l’elemosina era solito dire: “Dò questo a Dioperché Egli me lo renda con l’interesse” (la biografia scritta da K. Wyszyński). Padre Stanislao visse in un momento molto drammatico della storia della Repubblica di Polonia. Durante quel periodo furono combattute le guerre contro la Russia e contro la Turchia. Il paese sperimentò la sventura dell’insurrezione di Chmielnicki, in Ucraina, e la distruttiva invasione da parte della Svezia; Papczyński fu testimone di diverse tensioni interne e di lotte fratricide nella propria Patria. Conobbe la tragedia e l’umiliazione del popolo, vide la miseria materiale, la desolazione provocata dalle guerre, le malattie e le epidemie che decimavano la gente. Perciò più volte fece appello per migliorare la sorte dei più poveri e dei più indifesi. Gli effetti delle guerre, dei saccheggi e il conseguente peggioramento delle condizioni di vita colpivano nel modo più doloroso proprio essi. Un segno molto concreto della sua sollecitudine per i bisognosi fu il portare a termine la costruzione, a Góra Kalwaria, di un ospedale per gli anziani. Dopo la morte del vescovo Wierzbowski, mancarono i fondi per continuare la costruzione iniziata. Vedendo che nessuno aveva intenzione di assumersi la responsabilità di portare a termine quest’opera, si misero a farlo P. Papczyński stesso, insieme ai confratelli. Nonostante numerose vessazioni e difficoltà da parte degli abitanti della città, l’ospedale venne completato, offrendo così un rifugio agli anziani e ai malati. Ancor più che per la miseria materiale, Padre Stanislao, si affliggeva per i vizi dei suoi connazionali, per la trasgressione della legge di Dio e di quella umana, per i peccati di egoismo e d’indifferenza. Durante le conferenze tenute a Góra Kalwaria insegnava: Se qualche sventura occorsa a qualcuno ci fa a volte sgorgare le lacrime dagli occhi, tanto più dovrebbe provocarle la caduta spirituale di qualcuno. Quale maggiore disgrazia infatti, può accadere ad un uomo di quella di diventare, a causa del peccato, nemico di Dio? Queste sono le persone che bisogna rialzare e sostenere con ogni mezzo (Inspectio cordis). Poiché molti peccati provengono dalla mancanza di un’adeguata conoscenza religiosa, si rivolgeva prima di tutto a coloro che venivano trascurati dal punto di vista religioso, ai semplici, ai privi di istruzione, insegnando loro le basi della fede e della morale. Trattava con una premura particolare le persone immerse nei vizi, specialmente le persone preda dell’alcolismo, che già allora costituiva un serio problema sociale nella Repubblica di Polonia. L’apostolato della sobrietà di P. Papczyński si manifestava soprattutto attraverso l’esempio della sua vita e dell’intera comunità dei mariani. Poco prima della morte annotò nel Secondo testamento: Grazie alla misteriosa misericordia di Dio, [l’acquavite] è qualcosa di estraneo alla nostra congregazione. Riteneva un dono eccezionale della grazia divina per la congregazione l’astinenza dall’alcol, e non soltanto come una delle pratiche ascetiche. In mezzo ad una società minacciata dal problema dell’ubriachezza, i mariani dovevano essere “sobri” maestri di una sana dottrina e testimoni di una vita libera, non coinvolta nei vizi. L’apostolo della santità del laicato Padre Stanislao Papczyński considerava una particolare missione della divina misericordia anche la salvezza degli altri e il loro impegno nell’opera della Chiesa. Illustra questa sua convinzione l’elogio dei pastori dediti alla formazione spirituale dei fedeli: Come sono ammirevoli quei collaboratori di Cristo, che soltanto per amore di Lui, sinceramente e con fervore annunziano quanto è necessario alla salvezza condurre una vita cristiana [...]. È la più grande e la più fruttuosa opera di misericordia (Templum Dei mysticum). Egli stesso voleva appartenere a tali collaboratori di Cristo, perciò durante la sua permanenza presso la famiglia Karski, scrisse il libro: Templum Dei mysticum, che può senz’altro essere chiamato il manuale della santità anche per i fedeli laici. Doveva servire ad aumentare la conoscenza di se stessi e di Dio, a trovare una sicura via alla salvezza e indicare quale fosse il modello della perfezione cristiana. Secondo gli storici, il trattato di P. Papczyński fu – se non la prima – una delle prime opere polacche che parlavano della vocazione dei laici alla santità, un’opera tanto importante in quel periodo, da raggiungere un vario numero di edizioni. Padre Stanislao nel Templum Dei mysticum, espresse la profonda convinzione che i laici, non soltanto i religiosi e i sacerdoti, sono chiamati alla santità, e volle ricordare questa verità fondamentale agli uomini della sua epoca. Scrisse: L’uomo, creato da Dio e dal sacramento del battesimo a Lui consacrato è il suo tempio mistico. [...] Perciò ciascuno con grande diligenza noti la magnificenza del suo stato originale e riconosca in se stesso l’immagine della Santissima Trinità, degna di venerazione e tenda a raggiungere la dignità della somiglianza con Dio mediante l’integrità dei costumi e la pratica delle virtù [...] affinché, quando si manifesterà come egli è si dimostri simile a Colui che in modo miracoloso racchiuse la propria somiglianza nel primo Adamo, e la rinnovò ancor più mirabilmente nel secondo Adamo. Secondo Padre Stanislao, la vita di ogni uomo, se questi offrirà a Dio sull’altare del cuore tutti i pensieri e tutte le opere e seguirà l’insegnamento del Vangelo, diventerà egli stesso il percorso da seguire per rendersi gradualmente simile a Cristo, per partecipare alla Sua gloria. Voi, cristiani, “siete tempio del Dio vivente”. Come è grande la vostra gloria! Quale dignità! Questa visione della chiamata alla santità, è unita allo stupore del Fondatore della Congregazione dei Chierici Mariani per il mistero dell’Immacolata Concezione – ossia la grazia di una nuova creazione, destinata ad ogni uomo redento da Cristo – e per la santità personale di Maria, da lui chiamata il primo Santuario eretto in mezzo alla Chiesa e dimora di Dio (Inspectio cordis). Padre Papczyński desiderava che tutti gli uomini raggiungessero la pienezza della felicità, perciò propose a tutti i credenti la via della santità, adoperandosi allo stesso tempo per la salvezza dei defunti. Divenne così promotore della chiamata universale alla santità, un messaggio proclamato in modo così chiaro ai nostri tempi dal Concilio Vaticano II. Vale la pena notare che per molti anni il campo dell’attività apostolica di P. Papczyński, furono le numerose confraternite alle quali appartenevano molti fedeli laici. Seguendo la storia del [suo] impegno in una pastorale di questo genere, non è difficile osservare, che esso pervase tutta la vocazione sacerdotale del Fondatore dei mariani. Nel periodo in cui stava dagli scolopi, negli anni 1663-1667, P. Papczyński fu il promotore della confraternita della Santissima Vergine Maria delle Grazie, presso la chiesa degli scolopi a Varsavia, che secondo alcuni fondò lui stesso, e secondo altri, che egli rese molto popolare. Nell’anno 1671, e dunque nel momento della scelta definitiva della propria vocazione religiosa, per mezzo anno ebbe cura dell’arciconfraternita dell’Immacolata Concezione della B. V. M., presso la chiesa di San Giacomo, nel quartiere Kazimierz di Cracovia. Come Fondatore dell’Ordine dei Mariani, nel 1681, cioè molto prima di ottenere l’approvazione pontificia per il proprio istituto, ricevette dalla Sede Apostolica il Breve pontificio che fu interpretato (almeno così intesero Mons. Stefan Wierzbowski, il Padre Fondatore e le generazioni successive dei mariani) come autorizzazione a fondare presso le chiese dei mariani la confraternita dei fedeli; P. Stanislao stesso la definì come confraternita dell’Immacolata Concezione per il Sostegno dei Defunti. Nella diffusione di quest’idea, seguì la comune prassi della Chiesa della sua epoca, vedendo in essa non soltanto una forma per la santificazione personale del laicato, ma, probabilmente l’unica occasione per sollecitare i laici ad esercitare un influsso spirituale sugli altri fedeli e inserirli nell’apostolato della Chiesa. L’amor patrio La biografia spirituale di P. Papczyński non sarebbe completa se si tralasciasse di parlare dell’amore per la sua Patria. Nel suo primo Testamento del 1690 egli annotò: Offro a Dio mio Signore [...] ogni fatica, ogni sofferenza, ogni disagio, ogni dispiacere, ogni azione, ogni lavoro e ogni sventura, e perfino la stessa morte, se dovesse giungere, per i miei peccati ... e per allontanare dalla mia Patria ogni sventura. Padre Stanislao viveva molto dolorosamente le sorti della Repubblica di Polonia e la sua situazione socio-politica; sentiva la necessità di soccorrerla. L’esigenza di riforme politiche e sociali in quel periodo di caos morale dello Stato era estremamente necessaria. Padre Papczyński non esitò a scrivere sulla necessità di questo cambiamento con chiarezza e senza diplomazia, il che gli attirò un’ondata di persecuzioni. Si tratta prima di tutto dei passi dell’opera Prodromus reginae artium, nella quale egli stigmatizzava il malcostume dell’élite della nazione. Scriveva: Ribolle la Repubblica per il fatto che per ogni spavaldo diventa campo di perfidia, sorgono contro di essa le congiure e le sobillazioni, dal sangue e dalla sventura umana si conquistano le ricchezze, mancano lo spirito d’amore e la virtù, si manifesta invece l’inchinarsi umilmente dinanzi al nemico. [...] il Senato si macchia di corruzione e la nobiltà è debole. Nella prefazione alla quarta edizione, P. Stanislao ricordò che a causa di questo libro si scatenò una tempesta. Perciò fu costretto ad eliminare alcuni frammenti contenenti la critica delle dannosissime istituzioni che portano la Polonia alla rovina. Si trattava prima di tutto del liberum veto – disastroso nei suoi effetti – un’istituzione ritenuta, dalla grandissima parte della nobiltà, il preziosissimo, intoccabile gioiello della sua “dorata libertà”. Soltanto durante la vita di P. Papczyński, in virtù di questo privilegio della nobiltà furono interrotte circa 20 legislature. Non stupiscono perciò le parole di questo grande patriota: Chi chiamerà libertà il fatto che viviamo in modo più spensierato di quello dei barbari? Poiché, cosa dire, quando un cittadino disonesto, nemico della Patria, dopo aver deliberato una legge, pur essendo la più necessaria di tutte, la respinge esclamando: non permetto? (Prodromus reginae artium). Padre Papczyński biasimava i vizi, esortando contemporaneamente ad assumere degli atteggiamenti degni dei cittadini. Riteneva che l’impegno nelle cose pubbliche era segno di uno spirito nobile, perciò egli stesso si mobilitava in molteplici modi a favore della Patria. Non si trattò per lui di occuparsi attivamente di politica, ma di un atteggiamento civico attivo e responsabile, obbligo di ciascuno. L’autentica nobiltà – scrisse in Prodromus reginae artium – non consiste nell’avere una buona origine, non nei famosi ritratti degli avi, non nel numero dei titoli, ma nella virtù, nella scienza, nell’anima ricca di queste insigni doti. La nobiltà dunque – secondo l’opinione di P. Stanislao – deriva più dall’ordine morale che da quello della nascita. Raccomandava di valutare i criteri per l’elezione delle autorità dello stato a vari livelli nella virtù e nell’istruzione. Di fronte alle numerose divisioni interne e violazioni del valore del bene comune attraverso atteggiamenti di tutela degli interessi privati e di rissosità – nel suo insegnamento, il posto centrale era occupato dalla questione del consenso sociale come condizione di prosperità e di sviluppo dello stato e della nazione: O anime forti, o uomini che vivete nella concordia, che avete una mente sola e una sola volontà, potrà qualcuno resistere a voi? Prendiamo come esempio un grandissimo impero, ma interamente lacerato e in discordia. Prendiamo una repubblica potentissima, ma disunita, prendiamo una città circondata da mura di grandissimo spessore, ma piena di divergenze, prendiamo una società umana, retta e pia, ma in continue polemiche, vedremo che la fama di pietà perde lo splendore in seguito ai dissidi interni, che la fortezza di spirito dei cittadini si indebolisce a causa dei disordini, che gli abitanti della repubblica si indeboliscono in conseguenza delle divisioni, e la grandezza dell’impero, a causa della discordia tra le popolazioni che vivono in esso o diminuirà o si indebolirà (Prodromus reginae artium). Come sacerdote, il Fondatore dei mariani si assunse più volte l’iniziativa di pregare per la prosperità dei destini della patria, per ristabilire la pace, specialmente in tempi di spedizioni armate dell’esercito della Repubblica di Polonia sotto il comando di Giovanni Sobieski. Seguendo l’insegnamento tradizionale della Chiesa, basato sull’insegnamento di S. Tommaso d’Aquino, P. Papczyński era contrario alle guerre offensive, e un ardente partigiano di quelle difensive come modo per riportare la pace. Racchiuse questo pensiero in una bella frase: La più degna di lode è la gioia causata dal trionfo dei salvatori della patria, e il più grande trionfo è quello che riportano i salvatori della patria. Intendeva la pace come una coesistenza armoniosa delle nazioni e nell’ambito della stessa nazione – il comune operare dei gruppi sociali
e degli individui. La più speciale espressione dell’amore per la Patria si dimostrò essere l’”opera della vita” di P. Stanislao Papczyński, cioè la Congregazione dei Chierici Mariani, la prima comunità religiosa maschile polacca, fondata da un Polacco, con la sua storia unita profondamente con la sorte della Repubblica di Polonia. Padre Fondatore Il venerabile Servo di Dio, Stanislao Papczyński ricevette da Dio molti doni, ma sembra che l’appellativo di Padre Fondatore denoti nel modo più completo e definitivo la sua identità spirituale. Il carisma di fondatore appartiene a quei rari doni dello Spirito Santo, attraverso i quali Egli edifica la Chiesa e la rende capace di leggere i segni dei tempi e di dare una risposta alle sfide dell’epoca. P. Stanislao, sin dall’inizio, seguendo la chiara illuminazione dello Spirito Santo, riteneva che la più importante missione dell’istituto che stava fondando, era la diffusione del culto dell’Immacolata Concezione della Santissima Vergine Maria. L’idea di fondare un ordine religioso maturò in lui probabilmente nell’anno 1670. Per la prima volta espresse il desiderio di iniziare un’opera di questo genere, alla presenza di P. Michał Kraus, viceprovinciale degli scolopi, l’11 dicembre 1670, nella cosiddetta Oblatio: Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso. Amen. Io, Stanislao di Gesù e Maria Papczyński [...] offro e consacro a Dio Padre Onnipotente e al Figlio e allo Spirito Santo e alla Madre di Dio sempre Vergine Maria, concepita senza peccato originale, il mio cuore, la mia anima, la ragione, la memoria, la volontà, gli affetti, tutta la mente, tutto lo spirito, i sensi interiori ed esteriori, il mio corpo, nulla lasciando per me stesso, per essere d’ora in poi totalmente servo dell’Onnipotente e della Santissima Vergine Maria. Prometto loro di servire in castità fino al termine della mia vita e con zelo nell’Associazione dei Sacerdoti Mariani dell’Immacolata Concezione (che per grazia divina voglio fondare), di conformare la mia condotta alle sue leggi, alle sue norme e ai suoi riti [...]. Vale la pena notare che l’Oblatio, oltre che rivelare il carisma fondatore di P. Papczyński, contiene anche in un certo senso la sintesi della sua spiritualità. Fece quest’atto nel nome di Cristo Crocifisso sommamente amato. L’essenza di esso era l’Oblatio, dunque il dono totale di sé a Dio e a Maria Concepita Immacolata, che si ricollega all’offerta dei doni durante la S. Messa. Il Padre Fondatore lo fece in completa libertà, mosso soltanto – come confessò più tardi nella Fundatio domus recollectionis – da una chiara ispirazione divina. Indubbiamente si stava preparando a questo atto pubblico da molto tempo. L’Oblatio, infatti, ebbe una forma scritta, che è la prova che P. Papczyński non fece una professione così seria sotto l’impulso del momento. Consapevole di iniziare un nuovo periodo della sua vita – con l’accettazione del decreto della dispensa dai voti semplici emessi dagli scolopi – confermò dinanzi alla Chiesa, la volontà di seguire ulteriormente la via dei consigli evangelici, e consacrò il proprio avvenire all’opera della fondazione dell’Ordine dei Mariani dell’Immacolata Concezione. Quest’atto di totale abbandono di sé a Dio Uno e Trino e alla Madre di Dio, costituisce il fondamento della comunità religiosa dei mariani.
È opportuno osservare qui che P. Papczyński non voleva essere un riformatore della vita religiosa. Se così fosse stato – seguendo la prassi piuttosto comune di quel tempo – avrebbe tentato di fondare un braccio riformato degli scolopi, opera per la quale probabilmente avrebbe potuto ottenere il consenso della Sede Apostolica. Abbandonando l’Ordine delle Scuole Pie, lasciandosi guidare da un vero amore per ristabilire la pace nella Provincia divisa a causa della controversia sorta (Decreto sull’eroicità delle virtù), rinunciò soltanto alla forma della vita religiosa degli scolopi. Volle invece continuare a vivere come religioso, poiché riteneva questa forma di vita la più vicina a quella evangelica, imitando Cristo crocifisso e Maria Immacolata ai quali aveva fatto il dono totale di sé. Per comprendere bene la più importante opera del Padre Fondatore, vale la pena di rendersi conto, che tale intento poteva sembrare una pazzia. Prima di tutto fino ad allora non c’era stato alcun ordine maschile polacco, non c’era dunque né un precedente, né un modello da imitare. Inoltre, P. Papczyński vedeva il suo futuro istituto come una comunità aperta all’apostolato, che allo stesso tempo avrebbe condotto uno stile ascetico di vita, e la situazione presso gli scolopi aveva mostrato, che nella società della Repubblica di Polonia di allora, c’erano poche persone disposte ad acconsentire a una vita di questo genere. Probabilmente un serio ostacolo era anche l’origine contadina e non nobiliare di P. Papczyński. Da varie parti veniva “tentato” dalle proposte di assumere importanti incarichi nella Chiesa, ma soltanto nell’ambito delle istituzioni diocesane o religiose già esistenti; i rappresentanti di altri ordini l’avrebbero visto volentieri tra i propri membri. Si può dire che sia all’inizio del cammino della vocazione religiosa, che dopo aver abbandonato gli scolopi, la vita era aperta davanti a lui, gli si presentava specialmente la possibilità di far “carriera” ecclesiastica. In P. Stanislao, tuttavia, prevalse la convinzione che Dio stesso voleva compiere qualcosa di più per mezzo di lui: proclamare la gloria di Maria Concepita Immacolata dedicando a Lei la nuova congregazione religiosa. Malgrado la grandezza dell’opera e il senso della propria piccolezza e inutilità – sollecitato tuttavia dalla voce di Dio – P. Papczyński prese il coraggio di iniziare le pratiche per fondare l’Ordine dei Mariani, avendo posto la fiducia soltanto nella potenza di Dio. Ecco la toccante testimonianza di tale abbandono: Nonostante le innumerevoli difficoltà che ostacolano, la bontà e la sapienza divine iniziano e compiono ciò che vogliono, perfino quando i mezzi, secondo il giudizio umano, sono inadatti. Per l’Onnipotente infatti, nulla è impossibile. In modo chiarissimo ciò si è dimostrato in me, peccatore, il più misero e il più degno di disprezzo, uno strumento buono a nulla e inadatto [usato da Dio] per fondare la più indegna e la più piccola Congregazione di Sacerdoti della Santissima Vergine Maria Immacolata Concezione (Fundatio domus recollectionis). Al fine di prepararsi alla nuova opera lasciò la diocesi di Cracovia recandosi alla cappellania da Jakub Karski, a Lubcza. Lì elaborò il progetto delle costituzioni per il futuro ordine, intitolato Norma vitae. In cerca di candidati, nel settembre 1673 si recò nella Foresta Korabiewska, dove Stanislao Krajewski, un ex soldato, conduceva da oltre dieci anni “vita eremitica” insieme ad alcuni compagni. Sul terreno ricevuto da Krajewski, costruì ed organizzò la prima casa del proprio istituto, che chiamò “Casa di raccoglimento” (Domus recollectionis). Il 24 ottobre 1673, a Foresta di Korabiew arrivò per la visita canonica, Mons. Jacek Święcicki. Egli approvò la comunità che viveva secondo la “Regola di vita”, come germe dell’Ordine dei Mariani, alle dipendenze del superiore P. Papczyński. Conferì alla comunità anche gli “Statuti” di carattere strettamente eremitico e penitenziale, il che esulava dal carattere della vita religiosa intesa dal Servo di Dio per i mariani. Padre Papczyński accettò tuttavia in spirito di obbedienza religiosa la decisione del vescovo. Sin dall’inizio dell’esistenza della congregazione, il paterno amore per la piccolissima comunità dei mariani sollecitava il Fondatore a svolgere le pratiche onde ottenere per essa l’approvazione pontificia, poiché la Sede Apostolica aveva giudicato che i mariani non avevano bisogno della sua approvazione. P. Papczyński – già dopo essersi trasferito a Nowa Jerozolima (attualmente: Góra Kalwaria) – per ottenerla, si rivolse tuttavia al vescovo Stefan Wierzbowski, il quale il 21 aprile 1679, la approvò come congregazione di diritto diocesano, istituto composto di due comunità. Nello stesso anno il re Giovanni Sobieski, conferì dei privilegi alla piccola congregazione, cosa che indubbiamente rafforzava la sua posizione, ma lo status di un istituto diocesano continuò a rendere dipendente il suo futuro dalla benevolenza del vescovo. P. Papczyński sperimentò ciò dolorosamente dopo la morte di Mons. Wierzbowski, nel 1687, perdendo il suo protettore e amico. Su di lui e sulla sua congregazione giunse una nuova ondata di accuse e di calunnie, che misero in dubbio il diritto di esistenza di un istituto di voti semplici. Purtroppo a queste accuse credette il nuovo pastore della diocesi e poco mancò che non sopprimesse l’Ordine dei Mariani. Ciò fece vacillare la vocazione della maggioranza dei membri. Il Fondatore stesso sprofondò nei dubbi riguardo alla giustezza della sua iniziativa. Si rivolse allora al superiore generale degli scolopi chiedendo consiglio: continuare la nuova vita religiosa oppure tornare all’Ordine delle Scuole Pie? La terza richiesta di P. Papczyński indirizzata al suo ordine precedente, mostra come la missione di fondare l’ordine dell’Immacolata Concezione era per P. Papczyński colma di tenebre spirituali e di contrarietà esterne. Quanto dolorosa fu la fatica di portare la responsabilità di questa opera nascente! Soltanto la convinzione che a volere questo era Dio e l’obbedienza alle guide spirituali gli permisero di proseguire. Nel 1690, segnato molto dalle malattie e indebolito dall’austerità della vita che conduceva, intraprese il tentativo di ottenere l’approvazione pontificia per l’Ordine dei Mariani. A questo scopo, avendo ormai quasi 60 anni, si recò, a piedi, a Roma. Proprio in questo drammatico e difficile pellegrinaggio del Fondatore, intrapreso durante l’autunno e continuato nell’inverno, e dunque in una stagione estremamente sfavorevole, si manifesta con maggior chiarezza il suo grande amore per la sua comunità religiosa. Sfortunatamente, capitò a Roma proprio per la morte del papa Alessandro VII. Assicuratosi che la Sede Apostolica non era propensa ad approvare nuovi ordini con la loro propria regola (a dir il vero si conoscono delle eccezioni, ma poche), cercò sostegno nell’Ordine dei Francescani Osservanti, il quale si sarebbe assunto la cura spirituale dell’Ordine dei Mariani. Tra le regole esistenti approvate, gli parve la più appropriata – in considerazione del nome e della spiritualità mariana – la regola dell’Ordine delle Monache dell’Immacolata Concezione della B. V. M. (le cosiddette concezioniste). Occorreva ottenere soltanto l’approvazione pontificia, ma il cattivo stato di salute non permise a P. Stanislao di rimanere a Roma fino all’elezione del nuovo Pontefice. Tornato in patria, P. Papczyński non cessò gli sforzi per il consolidamento giuridico dell’ordine. Perciò, nel 1692, per tre volte scrisse alla Sede Apostolica la domanda per l’approvazione dell’Ordine dei Mariani, in base alla regola delle concezioniste. Tali tentativi non portarono l’effetto desiderato, poiché, secondo il parere della Congregazione per i Vescovi e per i religiosi, ai mariani, per esistere giuridicamente nel seno delle Chiesa, bastava l’approvazione del vescovo ordinario. Ciononostante, il Fondatore stesso, ormai seriamente deperito nella salute, nell’anno 1699, rinnovò la richiesta dell’approvazione dell’Ordine e inviò a Roma il suo procuratore P. Joachim Kozłowski. Questi, incontrando delle difficoltà nell’approvazione dell’Ordine dei Mariani sulla base della Norma vitae di P. Papczyński, si rivolse ai francescani per avere la “Regola delle dieci virtù della Santissima Vergine Maria”. Papa Innocenzo XII, il 24 novembre 1699, nella lettera indirizzata al nunzio apostolico in Polonia, approvò il documento del generale dei francescani osservanti, concedendo ai mariani il permesso di vivere secondo quella regola. Sebbene la regola venisse accettata senza previ accordi con P. Papczyński, non violava però sotto nessun aspetto le caratteristiche specifiche dell’istituto e venne accettata da lui con gioia. Da allora l’Ordine dei Mariani divenne una congregazione di voti solenni, svincolata dalla giurisdizione dei vescovi, cosa che si univa con la liberazione dell’ordine dal restrittivo status giuridico di comunità eremitica. Il 6 giugno 1701 ebbe luogo il coronamento di quasi trenta anni di sforzi veramente eroici del Fondatore dell’Ordine dei mariani per ottenere l’approvazione pontificia. Quel giorno, P. Papczyński emise la solenne professione religiosa nelle mani del nunzio Francesco Pignatelli, prestando il giuramento di osservare la regola Istituto nostro non contrariantem (Scripta historica), e successivamente, nella chiesa del Cenacolo, a Nowa Jerozolima, la ricevette dai suoi confratelli. In questo modo coronò l’opera della fondazione della Congregazione dei Chierici Mariani. Omnia apud vox in charitate fiant – Tutto si faccia tra voi nella carità Conviene domandarci: in che cosa P. Papczyński vedeva l’essenza sia della propria vocazione religiosa, che dell’Ordine dei Mariani da lui fondato? La risposta viene data dal secondo capitolo della Norma vitae e dagli altri suoi scritti. Secondo il Fondatore, il principio centrale della vita cristiana e di quella religiosa è l’amore di Dio e degli uomini. Considera il fatto – fa notare nelle conferenze raccolte nel libro Inspectio cordis - che la misura delle grazie dipende dalla grandezza dell’amore. Di conseguenza, chi riesce ad avere un amore più grande verso il Bene Supremo, riceve maggiori grazie e più numerosi premi d’amore. Anima mia, che cosa odi? Che cosa riesci a comprendere di questo? Continuerai ad essere così sciocca e pazza, da non dedicarti completamente ad amare Dio, per possederLo interamente? Continuerai a fare la tua volontà andando verso la perdizione, piuttosto che compiere la volontà dell’Amato per ottenere la tua salvezza? Non lascerai ogni cosa, per ricevere tutto? Non rinnegherai te stesso per conquistare te stesso e Colui che ti ha creato? La via verso Dio è quella di aprirsi al Suo amore, l’accettarlo e permettergli che esso ci attiri verso di Lui, seguendo la strada dell’obbedienza, della povertà spirituale e di rinnegamento di sé. P. Stanislao interpretava in chiave d’amore sponsale ogni sacrificio che l’uomo deve affrontare. Soltanto al Dio amato vale la pena di donare tutto. O immensa ricchezza dell’amore di Dio! Per mezzo tuo si raggiunge Colui che si ama! È veramente cosa buona amare l’Infinito ed essere amato dall’Infinito! Mentre leggiamo questa frase ci sembra di avere tra le mani i passi delle Confessioni di Sant’Agostino. P. Stanislao concluse il suo “inno sull’amore” con le parole della preghiera: O Dio, fa’ sì che amandoTi veramente e servendoTi per puro amore, possa una volta finalmente, nel felicissimo luogo dove ci si può estasiare della Tua visione, cantarti il più dolce canto d’amore: “Trovai l’amato del mio cuore, lo stringerò fortemente e non lo lascerò” (cfr. Ct 3, 4). Qui si tratta di un’intima relazione personale con lo Sposo Divino, dove l’unione scaturisce dall’amore e comprende ogni istante della vita. All’amore di Dio dovete dedicare tutte le azioni e le esperienze della vostra vita, e specialmente quellei di ogni giorno, ogni istante, le circostanze [...] tutte le comuni o le singole attività ed esperienze. Dovete offrire tutto questo con [...] fiducia e pietà sull’altare dell’amore, con il cuore puro uniti ai meriti di Cristo Signore e della Sua Madre Immacolata (Norma vitae). Da se stesso l’uomo non sarebbe capace di un tale amore, se non gli fosse concesso dallo Spirito Santo, nel quale P. Papczyński vedeva la fonte di un vero, cioè spirituale amore (amor spiritualis). Lo Spirito Santo trasforma le anime dei peccatori in anime colme d’amore [...], come fece con gli Apostoli; quando apparvero sopra di essi le lingue di fuoco e interiormente divennero ardenti i loro cuori (Inspectio cordis). Un posto ugualmente importante nell’insegnamento di P. Stanislao riguardo al cammino della perfezione, occupa l’esortazione all’amore fraterno: Per quanto riguarda l’amore reciproco, colui tra voi che più si distingue nell’amore vicendevole, sappia di essere più caro alla Maestà Divina. Ricordi ciascuno che l’amore è l’anima del suo Istituto e più egli si allontanerà da esso più si allontanerà anche dalla vita (Norma vitae). Questa raccomandazione si riferisce prima all’amore dei confratelli dati da Dio. L’esempio di un tale amore misericordioso lo vediamo in P. Papczyński stesso, specialmente nei riguardi di Stanislao Krajewski, uno dei suoi primi compagni. Basta prendere in mano il testo Fundatio domus recollectionis, per convincersi delle gravi difficoltà, che Krajewski causò al Fondatore. Nel 1675 si era arrivati ad una situazione drammatica: Krajewski picchiò P. Stanislao, e poi fuggì dal convento di Korabiew. Rimanendo fuori dell’ordine, diffondeva false accuse riguardanti il Fondatore e la sua piccola comunità, in modo particolare quando P. Papczyński si trasferì a Nowa Jerozolima. Dopo un certo tempo Krajewski fondò la comunità religiosa di Sant’Onofrio ed intraprese il tentativo di creare un convento nella località Wygnanka presso Lutków. In poco tempo tuttavia il suo progetto fallì ed egli chiese la possibilità di tornare dai mariani. In spirito di perdono e di riconciliazione il Padre Fondatore lo ammise nuovamente nella comunità. Questo atteggiamento, pieno di misericordia e di bontà, cambiò talmente fra’ Stanislao Krajewski che trascorse gli ultimi anni della sua permanenza dai mariani (morì prima dell’anno 1685) in completa armonia con P. Papczyński, anzi fece del suo superiore l’unico esecutore del suo testamento. Nell’Inspectio cordis scrisse ancora più esplicitamente: Un uomo senza la carità, un religioso senza la carità, è un’ombra senza sole, un corpo senz’anima semplicemente è un nulla. Ciò che l’anima è nel corpo, nella Chiesa, negli ordini religiosi e nelle case religiose, è la carità. Giustamente dunque ha detto qualcuno, raccomandando questa virtù: “Togli dal mondo il sole e avrai tolto tutto; togli all’uomo l’amore e gli avrai lasciato il nulla”. La carità è l’anima, la luce, la vita degli ordini religiosi e di ogni società umana. Queste parole si potrebbero ritenere come il testamento spirituale del Fondatore, lasciato ai suoi confratelli. Nella prospettiva delineata sopra, vale la pena considerare l’opinione, abbastanza diffusa, sul Servo di Dio come uomo e religioso conosciuto per la sua eccessiva severità nell’applicare delle pratiche ascetiche esagerate, un rigorista esigente per un’assoluta osservanza delle regole religiose. Alcuni dei suoi superiori scolopi, dipingevano con questi tratti P. Stanislao anche alle persone esterne e agli inizi del cammino dei mariani nella Foresta di Korabiew, facevano la stessa cosa i suoi compagni. Questo aspetto di severità potrebbe emergere anche da una lettura superficiale degli scritti lasciati da P. Papczyński. Uno sguardo più da vicino sulla visione della via verso la santità di P. Stanislao, rende tuttavia possibile scoprire la fonte profondamente evangelica del programma ascetico che proponeva specialmente ai consacrati. “Nessuno può servire a due padroni” (Mt 6, 24). Tieni presente che ci sono due padroni: Dio e il mondo, i desideri spirituali e quelli carnali; l’amor proprio e l’amore di Dio. Entrando nel convento ti sei donato ad un Padrone migliore. A quell’altro dovresti dunque dichiarare guerra. Sii certo, che per condurla felicemente a termine ti verrà concesso l’aiuto celeste, sotto condizione però che combatterai da forte. Nella lotta libera, Dio benedice coloro che ha chiamato a combattere. Sferra dunque l’attacco a ciò che è mondano, a ciò che appartiene alle concupiscenze, a tutto ciò che in te è amor proprio, oppure ciò che di nuovo tenta di rientrare in un cuore consacrato ormai ad un altro Signore: sradica tutto questo o respingilo con fermezza (Inspectio cordis). In questa prospettiva la vita della fede e la realizzazione della vocazione divina appaiono come un campo di combattimento spirituale, un conflitto tra ciò che è divino e ciò che è diabolico, tra ciò che è santo e ciò che è “mondano”. Tutti i mezzi e le pratiche ascetiche devono aiutare il religioso a purificarsi dalle brutture del peccato e conservare dentro di sé la bellezza divina. Padre Stanislao digiunava più dei suoi confratelli, più spesso di quanto lo prescriveva la regola, praticava la flagellazione e dedicava maggior tempo alle veglie notturne, senza tuttavia imporlo ai suoi compagni. Le prescrizioni penitenziali racchiuse nella Norma vitae, non superano affatto i generali principi ascetici degli eremiti di quell’epoca (eccezione fatta per la categorica proibizione dell’uso di acquavite, cioè per gli alcolici forti!). Esse non erano fine a se stesse, ma il mezzo per santificare se stessi, e nel caso di P. Papczyński, frequentemente, la forma di intercedere per gli altri, specialmente per coloro che soffrivano nel purgatorio, servivano dunque per poter amare di più. Vediamo dunque che né le pratiche ascetiche, né la pietà, e neppure la regola dell’istituto si trovano al centro delle meditazioni sul cammino della perfezione religiosa, ma l’amore di Dio e degli uomini. Nel Primo testamento (1692) P. Stanislao scrisse: Ai miei dilettissimi fratelli in Cristo raccomando in modo particolare e ardentemente l’amore di Dio e del prossimo, l’unità degli intenti, l’umiltà, la pazienza, la sobrietà, la modestia, il fedele compimento della propria vocazione e l’immutabile perseveranza in essa, l’incrollabile devozione alla Vergine concepita senza macchia, il sostegno zelante ai defunti, l’osservanza delle [nostre] regole, la disciplina e la perfezione religiosa e il continuo fervore dello spirito; si ricordino che per ciò che hanno giurato a Dio e all’elettissima Vergine, è riservato per loro il premio più sicuro e più affidabile. Conclusione Guardando la vita di P. Stanislao Papczyński, notiamo in essa l’incontro dell’azione di Dio con la fiducia e l’abbandono dell’uomo, spesso eroico. Più dei miracoli attribuiti a P. Stanislao e delle grazie mistiche (la visione del purgatorio, la predizione del futuro o la guarigione dei malati, e perfino la resurrezione dei morti), presenti già nelle sue prime biografie, ci stupisce la fortezza nel seguire l’ispirazione divina e nel combattere contro le difficoltà della vita. Quello che rende più visibile l’azione dello Spirito Santo stesso nella vita del Fondatore della Congregazione dei Chierici Mariani, sono le sue lotte e i suoi dubbi. Il cammino della fede e della vocazione si unisce ad una continua chiamata di P. Stanislao a rinnegare se stesso, ad aver fiducia nel compimento di ciò che sembra impossibile, alla fedeltà fino alla fine. Come P. Papczyński è simile in questo a Colei che amava e venerava tanto – a Maria Immacolata, la Donna Credente. La sua santità si maturò nel cammino della fede, e il suo coronamento fu l’eroica opera della fondazione della nostra Congregazione. P. Papczyński subordinò ogni cosa alla realizzazione del carisma divino: rinunciò alla carriera ecclesiastica, accettò la fatica di educare dei candidati poco adatti all’ordine, sperimentò la dolorosa ondata di scherni, di accuse, di calunnie e perfino di sofferenze fisiche, più di una volta malmenato dai suoi nemici e da quelli del nuovo ordine, per esso espose al rischio la fama del suo buon nome, affrontò anni di fatiche e di attesa. Richiamandosi alle parole di San Paolo Apostolo, possiamo dire che P. Papczyński generò nei dolori la Congregazione dei Chierici Mariani. Nel suo ultimo testamento attribuì al Signore Gesù stesso e alla Sua Madre Immacolata la gloria che derivava da tutto questo: Come indegno Superiore di questa piccolissima Congregazione, la raccomando per i secoli, con grandissima pietà, al mio Signore Gesù Cristo e all’elettissima Vergine Maria Sua Madre, come ai veri e unici Fondatori, Direttori, Protettori e Patroni di essa che si reputa onorata di chiamarsi: Congregazione dell’Immacolata Concezione che è il Sostegno dei Defunti (Secondo testamento, 1699/1701).



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