ALLA
MIA CARA SORELLA MARIA DEL SACRO CUORE
O
Gesù, mio Amato! chi potrà dire con quale tenerezza, quale
dolcezza, voi conducete la piccola anima mia! come vi piace far
risplendere il raggio della vostra grazia in mezzo anche al temporale
più cupo! Gesù, la bufera tuonava forte nell'anima mia fin dalla
bella festa del vostro trionfo, la festa radiosa di Pasqua, quando un
sabato di maggio, pensando ai sogni misteriosi che talvolta vengono
concessi a certe anime, mi dicevo che dovevano essere una
consolazione molto dolce, tuttavia non la chiedevo. La sera, la mia
piccola anima, considerando le nubi che coprivano il suo cielo, si
diceva ancora che i sogni non erano per lei, e sotto la terripesta si
addormentò... L’indomani era il 10 maggio, seconda domenica del
mese di Maria, forse l'anniversario del giorno nel quale la Vergine
Maria si degnò sorridermi. - Alle prime luci dell'aurora, mi
trovai (in sogno) in una specie di galleria, c'erano varie altre
persone, ma lontane. Nostra Madre sola era accanto a me. A un tratto,
senza aver visto com'erano entrate, vidi tre carmelitane vestite dei
loro mantelli
e grandi veli, mi parve che venissero per Nostra
Madre, ma quello che capii chiaramente è che venivano dal Cielo.
Nel profondo del cuore dissi: come sarei felice di vedere il volto di
una di quelle carmelitane! Allora, come se la mia preghiera fosse
stata intesa da lei, la più alta delle sante si mosse verso me;
subito caddi in ginocchio. Oh, felicità! la carmelitana alzò il
suo velo o piuttosto lo sollevò
e mi coprì con esso...
senz'alcuna esitazione riconobbi la venerabile Madre Anna di Gesù,
la fondatrice del Carmelo in Francia. il suo viso era bello
d'immateriale bellezza, nessun raggio scaturiva da esso, e tuttavia,
nonostante il velo che ci avviluppava ambedue, vedevo quel volto
celeste rischiarato da una luce ineffabilmente dolce, che proveniva
da esso stesso. Non saprei dire l'allegrezza dell'anima mia, queste
cose si sentono e non si possono esprimere... Parecchi mesi sono
trascorsi da quel sogno dolce, tuttavia il ricordo che esso lascia
nell'anima mia non ha perduto niente della sua freschezza, del suo
fascino celeste. Vedo ancora lo sguardo
e il sorriso pieni d'amore
della venerabile Madre.
Credo di sentire ancora le carezze che mi
prodigò. - Vedendomi così teneramente amata osai pronunciare
queste parole: «O Madre mia, vi supplico, ditemi se il Signore mi
lascerà a lungo sulla terra. Verrà presto a prendermi?».
Sorridendo con tenerezza la santa mormorò: «Sì, presto presto,
te lo prometto». - «Madre - aggiunsi - ditemi ancora se il buon Dio
non chiede qualche cosa di più che le mie povere piccole azioni e i
miei desideri. E contento di me?». Il volto della santa prese una
espressione incomparabilmente più tenera della prima volta che mi
aveva parlato, il suo sguardo e le sue carezze erano la risposta più
dolce. Tuttavia mi disse: «il buon Dio non chiede altro da te. E
contento, molto contento! ».Dopo avermi ancora accarezzata con più
amore di quanto non abbia fatto per suo figlio la più tenera delle
madri, la vidi allontanarsi. Il mio cuore era nella gioia, ma mi
ricordai delle mie sorelle, volli domandare qualche grazia per esse,
ahimè! mi svegliai. - Gesù! La tempesta allora non ruggiva, il
cielo era calmo e limpido...Credevo, sentivo che esiste un Cielo e
che questo Cielo è popolato di anime che mi amano, che mi guardano
come loro figlia. Una tale impressione mi resta nel cuore, tanto più
che la venerabile Madre Anna di Gesù mi era stata fino allora
assolutamente indifferente, non l'avevo invocata mai, e il suo
ricordo mi veniva soltanto quando udivo parlare di lei, cioè
raramente. Così, quando capii a quale punto mi amava
e quanto poco
le ero indifferente, il cuore mio si sentì intenerire d'amore e di
riconoscenza, non solamente per la santa che mi aveva visitata, ma
anche per tutti i beati abitanti del Cielo. - O Amato! questa grazia
era soltanto il preludio di grazie più grandi, delle quali mi
volevi colmare; lascia, mio unico Amore, che te le ricordi oggi...
oggi sesto anniversario della nostra unione. Perdonami Gesù se
sragiono volendo ridire i miei desideri, le mie speranze che
raggiungono l'infinito, perdonami
e guarisci l'anima mia dandole
ciò che spera! Essere tua Sposa, Gesù, essere carmelitana,
essere, per l'unione con te, madre delle anime, tutto questo dovrebbe
bastarmi... Non è così. Senza dubbio, questi tre privilegi sono
ben la mia vocazione, carmelitana, sposa e madre, tuttavia io sento
in me altre vocazioni, sento la vocazione del guerriero, del
sacerdote, dell'apostolo, del dottore, del martire; finalmente sento
il bisogno, il desideriodi compiere per te, Gesù, tutte le opere
più eroiche. Sento nell'anima mia il coraggio di un crociato, di
uno zuavo pontificio, vorrei morire sopra un campo di battaglia per
la difesa della Chiesa... - Sento la vocazione del sacerdote. Con
quale amore, Gesù, ti porterei nelle mie mani quando, alla mia
voce, discenderesti dal Cielo! Con quale amore ti darei alle anime!
Ma, pur desiderando di essere sacerdote, ammiro e invidio l'umiltà
di san Francesco d'Assisi, e sento la vocazione d'imitarlo,
rifiutando la dignità sublime del sacerdozio. Gesù! Amore mio,
vita mia, come conciliare questi contrasti? Come attuare i desideri
della mia povera piccola anima? Nonostante la mia piccolezza, vorrei
illuminare le anime come i profeti, i dottori, ho la vocazione di
essere apostolo. Vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome, e
piantare sul suolo infedele la tua Croce gloriosa, ma, o Amato, una
sola missione non mi basterebbe, vorrei al tempo stesso annunciare il
Vangelo nelle cinque parti del mondo, e fino nelle isole più
remote. Vorrei essere missionaria non soltanto per qualche anno, ma
vorrei esserlo stata fin dalla creazione del mondo, ed esserlo fino
alla consumazione dei secoli. Ma vorrei soprattutto, amato mio
Salvatore, vorrei versare il mio sangue per te, fino all'ultima
goccia... – Il martirio, questo è il sogno della mia giovinezza,
questo sogno è cresciuto con me nel chiostro del Carmelo. Ma anche
qui, sento che il mio sogno è una follia, perché non saprei
limitarmi a desiderare un solo martirio. Per soddisfarmi li vorrei
tutti... Come te, Sposo mio adorato, vorrei essere flagellata e
crocifissa, vorrei morire scorticata come san Bartolomeo, come san
Giovanni vorreiessere immersa nell'olio bollente, vorrei subire tutti
i supplizi inflitti ai martiri. Con sant'Agnese e santa Cecilia,
vorrei presentare il collo alla spada, come Giovanna d'Arco, la mia
cara sorella, vorrei mormorare sul rogo il tuo nome, Gesù...
Pensando ai tormenti che verranno inflitti ai cristiani nel tempo
dell'anticristo, trasalisco,
e vorrei per me quei tormenti... Gesù,
Gesù, se volessi scrivere tutti i miei desideri, dovrei prendere il
tuo libro di vita, lì sono narrate le azioni di tutti i Santi, e
quelle azioni vorrei averle compiute per te. Gesù mio, che cosa
risponderai a tutte le mie follie? Esiste un'anima più piccola,
più incapace della mia? Eppure, proprio per la mia debolezza, ti
sei compiaciuto, Signore, di colmare i miei piccoli desideri
infantili,
e vuoi oggi colmare altri desideri più grandi che
l'universo... - Durante l'orazione, i miei desideri mi facevano
soffrire un vero martirio: aprii le epistole di san Paolo per cercare
una risposta. I capitoli XII e XIII della prima epistola ai Corinzi
mi caddero sotto gli occhi. Lessi, nel primo, che tutti non possono
essere apostoli, profeti, dottori, ecc.; che la Chiesa è composta
di diverse membra, e che l'occhio non potrebbe essere al tempo stesso
anche la mano. La risposta era chiara, ma non colmava il mio
desiderio, non mi dava la pace. Come Maddalena chinandosi sempre
sulla tomba vuota finì per trovare ciò che cercava, così,
abbassandomi fino alle profondità del mio nulla, m'innalzai tanto
in alto che riuscii a raggiungere il mio scopo. Senza scoraggiarmi,
continuai la lettura, e trovai sollievo in questa frase: «Cercate
con ardore i doni più perfetti, ma vi mostrerò una via ancor più
perfetta». E l'Apostolo spiega come i doni più perfetti sononulla
senza l'Amore. La Carità è la via per eccellenza che conduce
sicuramente a Dio. - Finalmente avevo trovato il riposo.
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta
in alcuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo
riconoscermi in tutti. La Carità mi dette la chiave della mia
vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse
membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti non le
manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde
d'amore. Capii che l'amore solo fa agire le membra della Chiesa, che,
se l'amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il
Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue... Capii
che l'amore racchiude tutte le vocazioni, che l'amore
è tutto, che
abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è
eterno. Allora, nell'eccesso della mia gioia delirante, esclamai:
Gesù, Amore mio, la mia vocazione l'ho trovata finalmente, la mia
vocazione è l'amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e
questo posto, Dio mio, me l'avete dato voi! Nel cuore della Chiesa
mia Madre, io sarò l'amore. Così, sarò tutto... e il mio sogno
sara attuato! - Perché parlare di gioia delirante? No, questa
espressione non è giusta, è piuttosto la pace, la serenità del
navigatore il quale scorge il faro del suo porto. Oh, faro luminoso
dell'amore, so come arrivare a te, ho trovato il segreto per
impadronirmi della tua fiamma! Sono soltanto una bimba, incapace,
debole, eppure la mia debolezza stessa mi dà l'audacia di offrirmi
come vittima al tuo amore, Gesù! In altri tempi le ostie senza
macchia erano le sole gradite al Dio forte e potente. Per soddisfare
la giustizia divina occorrevano vittime perfette, maalla legge del
timore è succeduta la legge dell'amore, e l'Amore mi ha scelta per
olocausto, me, creatura debole e imperfetta. Questa scelta non è
degna dell'amore?... Sì, affinché l'amore sia soddisfatto
pienamente, bisogna che si abbassi, che si abbassi fino al niente,
per trasformare in fuoco questo niente... - Gesù, lo so bene,
l'amore si paga soltanto con l'amore, perciò ho cercato, ho trovato
sollievo rendendoti amore per amore. «Usate le ricchezze che rendono
ingiusti, per farvi degli amici i quali vi ricevano nei tabernacoli
eterni». Ecco, Signore, il consiglio che tu dai ai tuoi discepoli
dopo aver detto loro che «i figli delle tenebre sono più abili
nelle loro faccende che i figli della luce». Figlia della luce, ho
capito che i miei desideri di esser tutto, di far mie tutte le
vocazioni, sono ricchezze che potrebbero rendermi ingiusta, allora le
ho usate per farmi degli amici. Ricordando la preghiera di Eliseo al
padre suo Elia quando osò chiedergli il suo duplice spirito, mi
sono presentata dinanzi agli Angeli e ai Santi, e ho detto loro:
«Sono la creatura più piccola, conosco la mia miseria e la mia
debolezza, ma so anche quanto piaccia ai cuori nobili, generosi, far
del bene, perciò, vi supplico, beati abitanti del cielo, vi
supplico di adottarmi come frglia; tutta vostra sarà la gloria che
mi farete acquistare, ma degnatevi di esaudire la mia preghiera, è
temeraria, lo so, tuttavia oso chiedervi di ottenermi il vostro
duplice amore. - Gesù, non posso approfondire la mia supplica,
temerei di rimanere schiacciata sotto il peso dei miei desideri
audaci. La mia scusa è che sono una bambina, i bimbi non riflettono
alla portata delle loro parole, eppure i loro genitori, quando si
trovanosopra un trono, se possiedono tesori immensi, non esitano a
contentare i desideri dei piccoli esseri che amano quanto se stessi.
Per far loro piacere commettono follie, arrivano alla debolezza!
Ebbene, io sono la figlia della Chiesa, e la Chiesa è Regina,
poiché è tua Sposa, divino Re dei re. Non a ricchezze e a gloria
(si trattasse anche della gloria del Cielo) ambisce il cuore del
bambino. La gloria, capisce che è, per diritto, dei suoi fratelli,
gli Angeli e i Santi. La gloria di lui sarà il riflesso di quella
che si irradierà dalla fronte di sua Madre. Quello che chiede, è
l'amore, sa una cosa sola, amarti, Gesù! Gli sono interdette le
opere clamorose, non può predicare il Vangelo, non può versare il
suo sangue; ma che importa, i suoi fratelli lavorano al suo posto, e
lui, bimbo piccolo, sta li, proprio vicino al trono del Re e della
Regina, ama per i suoi fratelli i quali combattono. Ma in quale modo
testimonierà il suo amore, poiché l'amore si prova con le opere?
Ebbene, il fanciullo getterà fiori, profumerà il trono reale,
canterà con la sua voce argentina il cantico dell'amore... - Sì,
Amato, la mia vita si consumerà così. Non ho altri mezzi per
provarti il mio amore, se non gettar dei fiori, cioè non lasciar
sfuggire alcun piccolo sacrificio, alcuna premura, alcuna parola, e
profittare di tutte le cose piccole, e farlo per amore... Voglio
soffrire per amore e perfino gioire per amore, così getterò fiori
davanti al tuo trono; non ne incontrerò uno senza sfogliarlo per
te... poi, gettando fiori, canterò (sarebbe possibile piangere
compiendo un'azione di tanta gioia?), canterò, anche quando dovrò
cogliere i miei fiori in mezzo alle spine, e il canto sarà tanto
più melodioso quanto più le spine saranno lunghe e
pungenti.Gesù, a che ti serviranno i miei fiori e i miei canti? Lo
so bene, questa pioggia profumata, questi petali fragili senz'alcun
valore, questi canti d'amore del cuore piccolo tra i piccoli, ti
saranno cari, questi nulla ti faranno piacere, faranno sorridere la
Chiesa trionfante, ella raccoglierà
i miei fiori sfogliati per
amore, e facendoli passare per le tue mani divine, Gesù, questa
Chiesa del Cielo vorrà giocare col suo bimbo piccolo, e getterà
anch'essa quei fiori i quali avranno acquisito, sotto il tuo tocco
divino, un valore infinito, e li getterà sulla Chiesa dolorante per
spegnere le fiamme di essa, li getterà sulla Chiesa militante per
farle avere la vittoria! - Gesù mio, ti amo, amo la Chiesa mia
Madre, mi ricordo che «il minimo moto di amor puro le è più
utile che non tutte le altre opere riunite insieme», ma l'amore puro
esiste nel mio cuore? I miei desideri immensi non sono un sogno, una
follia? Ah, se così fosse, Gesù, illuminami. Tu Io sai, io cerco
la verità: se i miei desideri sono temerari, falli sparire, perché
questi desideri sono per me il martirio più grande... Eppure lo
sento, Gesù, dopo aver sospirato verso le regioni più alte
dell'amore, se dovessi non raggiungerie un giorno, avrei gustato più
dolcezze nel mio martirio, nella mia follia, di quanta non ne godrei
in mezzo alle gioie della patria, a meno che, per mezzo di un
miracolo, tu non mi tolga il ricordo delle mie speranze terrestri.
Allora lasciami godere, durante il mio esilio, le delizie dell'amore!
Lasciami assaporare le dolci amarezze del mio martirio! Gesù,
Gesù, se è tanto delizioso il desiderio di amarti, che sarà
possederti, godere del tuo amore? - In qual modo può, un'anima
imperfetta quanto la mia, aspirare a possedere lapienezza dell'Amore?
Gesù, mio primo, mio solo Amico, tu che amo unicamente, dimmi,
quale mistero è questo? Perché non riservi queste aspirazioni
immense alle anime grandi, alle aquile che roteano altissime? Io mi
considero come un uccellino debole, coperto di un po' di piuma lieve;
non sono un'aquila, ho dell'aquila soltanto gli occhi e il cuore
perché, nonostante la mia piccolezza estrema, oso fissare il Sole
divino, il Sole dell'Amore, e il mio cuore prova tutte le aspirazioni
dell'aquila... L’uccellino vorrebbe volare verso quel Sole che
affascina gli occhi, vorrebbe imitare le aquile, sue sorelle che vede
elevarsi fino alla divina dimora della santissima Trinità...
Ahimè! Tutto quello che può fare, è sollevare le sue alucce, ma
volar via, questo non è nelle sue piccole possibilità. Che ne
sarà di lui? Morirà di dolore vedendosi così impotente? No!
L’uccellino non se ne affliggerà nemmeno. Con un abbandono audace
vuol fissare ancora il suo Sole divino: niente gli fa paura, né
vento, né pioggia, e se le nuvole pesanti nascondono l'Astro
d'amore, l'uccellino non cambia posto, sa che di là dalle nubi il
Sole splende sempre, che la sua luce non si offuscherà nemmeno per
un attimo. - In certi momenti il suo cuore si trova assalito dalla
tempesta, gli pare che non esistano altre cose se non le nubi che lo
circondano; e allora è il momento della gioia perfetta per il
povero esserino debole. Che felicità per lui restare lì
ugualmente, e fissare la luce invisibile la quale si nasconde alla
sua fede! Gesù, fino da ora capisco il tuo amore per l'uccellino,
perché non si allontana da te... Ma io lo so, e tu lo sai, spesso
questo cosino minimo e imperfetto, pur rimanendo al suo posto (cioè
sotto iraggi del Sole), si lascia distrarre un poco dalla sua
occupazione unica, becca un granellino di qua o di là, corre dietro
a un vermiciattolo... Poi, trovando una pozzanghera, si bagna le
piume appena spuntate, vede un fiore che gli piace, allora la sua
piccola testa si occupa di quel fiore... e poi, non potendo planare
come le aquile, il povero uccellino s'interessa ancora alle
piccolezze della terra. Tuttavia, dopo questi malestri, invece di
andare a nascondersi in un angolino per piangere la sua miseria e
morir di pentimento, l'uccellino si volge verso il Sole amato,
presenta ai raggi benefici le alucce bagnate, geme come la rondine, e
con un canto dolce racconta tutti i particolari della sua infedeltà,
pensando nel suo abbandono temerario di acquistare così maggior
diritto, attirare più pienamente l'amore di Colui che non è
venuto a chiamare i giusti, bensì i peccatori. - Se l'Astro
adorato rimane sordo al lamento cinguettato della sua creaturina, se
rimane velato, ebbene, la creaturina resta bagnata, accetta di essere
intirizzita di freddo, e si rallegra ancora di questa sofferenza che
ha pur mentata... Gesù, com'è felice il tuo uccellino di essere
debole e piccolo. Oh, che sarebbe di lui se fosse grande? Mai avrebbe
l'audacia di comparire alla tua presenza, di sonnecchiare dinanzia
te... Si, ecco un'altra debolezza dell'uccellino: quando vuoi fissare
il Sole divino e le nuvole gli impediscono di vedere anche un solo
raggio, nonostante la sua buona volontà gli occhi gli si chiudono,
la testolina si nasconde sotto l'ala, e il povero esserino si
addormenta, credendo di fissar sempre il suo Astro amato. Quando si
desta, non si cruccia; il suo cuoricino rimane in pace, ricomincia il
suo ufficiod'amore, invoca gli Angeli e i Santi i quali s'innalzano
come aquile verso il fuoco divorante oggetto della sua brama, e le
aquile, impietosite, proteggono il fratellino, e mettono in fuga gli
avvoltoi che vorrebbero divorarlo. - Gli avvoltoi, immagini dei
demoni, l'uccellino non li teme, non è destinato a diventar la loro
preda, bensì sarà preda dell'Aquila che egli contempla nel centro
del Sole d'amore. O Verbo divino, tu sei l'Aquila adorata, io ti amo.
Tu mi attiri, sei tu che, slanciandoti verso la terra dell'esilio,
hai voluto soffrire e morire per attirare le anime fino al seno
dell'intimità eterna della Santissima Trimtà, sei tu che,
risalendo verso la Luce inaccessibile ove soggiornerai sempre, resti
pur sempre nella valle delle lacrime, nascosto entro l'aspetto di
un'Ostia bianca... Aquila eterna, tu vuoi nutrire della tua sostanza
divina me, povero esserino che rientrerei nel nulla se il tuo sguardo
divino non mi desse la vita minuto per minuto. Oh, Gesù, lasciami
dire, nell'eccesso della mia riconoscenza, lasciami dire che il tuo
amore arriva fino alla follia... Come vuoi che, dinanzi a questa
follia, il mio cuore non si slanci verso te? Come potrebbe aver
limiti la mia fiducia? Per te, lo so, i Santi hanno fatto anch'essi
delle follie, hanno fatto grandi cose perché erano aquile. -
Gesù, sono troppo piccola per fare cose grandi, e la follia mia è
sperare che il tuo Amore mi accolga come vittima! La mia follia
consiste nel supplicare le aquile, sorelle mie, perché mi ottengano
la grazia di volare verso il Sole dell'Amore con le ali stesse
dell'Aquila divina... Così, per quanto tempo tu lo vorrai, o mio
Amato, il tuo uccellino rimarrà senza forza e senza ali; terrà
sempre fissi in te gli occhi; vuole essere affascinato dal tuo
sguardo divino, vuoi diventare predadel tuo Amore... Un giorno, oso
sperano, Aquila adorata, verrai in cerca del tuo uccellino, e
risalendo con lui al focolare dell'Amore, lo immergerai per
l'eternità nell'abisso ardente di quell'Amore al qùale egli si è
offerto come vlttrma... - O Gesù, perché non posso dire a tutte
le piccole anime quanto ineffabile è la tua condiscendenza... Sento
che se, cosa impossibile, tu trovassi un'anima più debole, più
piccola della mia, ti compiaceresti di colmarla con favori anche più
grandi, se si abbandonasse con fiducia completa alla tua misericordia
infinita. Ma perché desiderare di comunicare i tuoi segreti
d'amore, Gesù, non sei tu solo che me li hai insegnati, e non puoi
forse rivelarti ad altri? Sì, lo so, e ti scongiuro di farlo, ti
supplico di abbassare il tuo sguardo divino sopra un gran numero di
piccole anime... Ti supplico di scegliere una Legione di piccole
vittime degne del tuo Amore....
La
piccolissima Sr. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo carm.
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