mercoledì 14 ottobre 2015

Sempre la nostra vita ha un'importanza grande nei fini di Dio di don Dolindo Ruotolo





Si apprezza tanto poco la vita, anzi tanto spesso la si disprezza, perché la si riguarda dal punto di vista del proprio egoismo. Si guarda solo alla vita presente ed alla sete di godere. Or siccome questa vita non è che un fugace passaggio ed è una prova, se non si guarda alla sua realtà l'anima si smarrisce, si sente infelice e disprezza la vita.
Una cometa non passa nella nostra visuale che per continuare il suo percorso gigantesco attraverso i cieli... Noi siamo come mobilissime comete, tutte vapori di luce, che hanno un movimento vorticoso, che camminano per condensarsi e diventare un astro del cielo.
La nostra vita è il punto dove deve avvenire, dirò così, il condensamento: qui ciò che era solo gratuito dono di Dio, deve diventare nostra consistenza, sotto la pressione divina della grazia; qui l'anima, che esce dalle mani di Dio, è lanciata nel cielo soprannaturale, e gira intorno ai punti di gravitazione, cioè intorno al Redentore vivente, alla Chiesa, alle grazie che scaturiscono dalla Redenzione finché non sia diventata un astro soprannaturale.
Che cosa grande è dunque la nostra vita, questo impercettibile attimo verso del quale si concentrano e convergono le anime, scaturienti dall'onnipotente amore di Dio! Queste anime sono come faville luminose, che escono immacolate ed incandescenti dall'infinita potenza di Dio, e si rinchiudono in un piccolo corpo, come è imprigionata la corrente di una dinamo. Quella corrente deve muovere la dinamo, deve aggiungersi ad una nuova corrente, deve diventare gigantesca, deve mutarsi in un'onda elettrica, che ritorna nella immensità del cielo...
L'anima racchiusa nel corpo pare schiava, ed invece è operaia. Essa vi trova il mezzo per santificarsi, poiché il Redentore, prendendo la umana carne, mutò in grazia ogni atto della sua vita corporale. Vi trova il Sangue di Gesù che la purifica, vi trova la Passione di Gesù che come sole si riflette e si rifrange in tutte le pene del nostro corpo..., vi trova il mezzo per soprannaturalizzarsi e conquistare la vita eterna! Che cosa grande è dunque questa nostra vita, che è il preludio breve della vita eterna! Considerate l'infinito amore di Dio nel crearci e nel darci la vita presente.
Questa vita che voi sprezzate come un tedio, come un peso, è invece come il palpito del suo Cuore divino... Egli felicissimo in se stesso, volle farci partecipi della sua felicità. Ecco l'infinito, Uno e Trino... che gloria, che luce, che amore in quell'oceano di vita! Ecco lo spaventoso caos del nulla!...
L'orrido, lo zero, il freddo assoluto! Eppure da quella infinita potenza quante creature possono scaturire, sol che lo voglia! Egli le considera, le ama... Le creature possibili sono come una semente infeconda, finché non è gettata nel terreno.
E' l'amore di Dio che raccoglie nella sua infinita potenza la creatura che può essere e non è ancora, e subito, quel seme vuoto, che non ha consistenza, che è nulla, acquista la vita. Non c'è nella nostra vita un paragone che possa darci l'idea della creazione; ciò non pertanto, considerate la creatura come un cristallo avvolto da tenebre, come un brillante sepolto nel buio. Appena sorge il sole diventa luminoso, pieno di svariati colori, e scintilla come un piccolo astro. Così sorge la creatura dal nulla! Quale ingratitudine pertanto il considerare come sventura e come un peso la vita.
Vale più un anno di vita sulla terra che cento anni di vita nel Cielo. Sembra un paradosso, eppure è così. La nostra vita terrena è immensamente arricchita da Gesù Cristo, è vita di merito, nella quale, per Gesù Cristo stesso, ogni atto può diventare soprannaturale. Nel Cielo noi riceviamo da Dio, mentre che sulla terra noi diamo a Dio: siamo fattori della gloria di Dio nel creato, accrescendola a Lui accidentalmente, secondo la missione che riceviamo da Lui.
Qui tutto ha valore: la terra, il concime, l'immondizia stessa..., come in un campo; mentre, quando si fa la raccolta, ha valore soltanto il frutto già maturato. Un anno di vita terrena ne fruttifica cento nel Cielo, anzi assai più. Se tu hai ottanta anni di vita, produci per ottomila. Uno strumento con una corda, produce un solo suono; ma uno strumento con 80 corde produce tanti suoni, che tu puoi cantare a Dio tante melodie di amore.
E' tanto preziosa questa nostra vita, che il Verbo Eterno di Dio non ha disdegnato di percorrerla Lui stesso, ed alla Creatura più cara al suo Cuore, a Maria santissima, l'ha prolungata fino alla vecchiezza. Se il Re si degna di discendere a mangiare al tuo povero desco, è segno che il cibo che vi è apprestato ha valore, sostanza e gusto. E' roba che cresce nel campo. regale.
Noi non viviamo a caso, come piccoli esseri smarriti, come pezzi di ferro grezzo abbandonato nell'officina. Noi siamo invece dei pezzi, dirò così, già formati e torniti, che facciamo parte di un ingranaggio ammirabile. Dio scelse il momento più opportuno per crearci, secondo gli ammirabili fini che aveva sopra di noi. Egli segnò l'ora e il momento della nostra morte, come è segnata l'ora del grano che biondeggia o del frutto che matura. Il tempo, il luogo, il modo, i patimenti della vita e della morte sono per noi certamente migliori di qualunque altro tempo, luogo e patimento.
La nostra vita ha un'importanza grande nei fini di Dio; si direbbe quasi che Egli ha su di noi il suo interesse. Anche quando noi, ingrati ci sottraiamo alle speciali vedute del divino amore, anche allora la nostra vita ha un'importanza immensa.
Per un contadino che ha bisogno di concime per il suo campo, e di fermenti per far prosperare le piante buone, l'immondezza putrefatta, formata di materiale che doveva essere gloriosa ed è marcita, diventa preziosa. Questo contadino dirà di eccellente qualità concimante un carro di rifiuti che più puzza. Noi siamo come un orologio, la cui corda si svolge, segnando le ore e suonando a rintocchi. Noi suoniamo le ore della gloria di Dio sulla terra.
L'orologio è uno strumento che in realtà raccoglie il corso delle sfere celesti. Quel quadrante che gira sembra una stoltezza, ed invece ha riscontro nel cielo. Tu vedi lo spazio di un minuto, e quel minuto è segnato nel cielo con una linea colossale di milioni di chilometri. Su quel quadrante sono riflessi i movimenti della colossale rotazione degli astri, e quel suono mesto, ritmico, cadenzato, che tanta solennità ti lascia nel cuore, è l'eco dell'immensa armonia degli astri, e del solenne silenzio dei cieli.
La mia vita, così come la vuole Dio, con le sue prove, con le sue lotte, con le sue amarezze, è come l'orologio che segna nel mondo le meraviglie della vita soprannaturale. Gesù Cristo è la vita, la verità e la via; io sono il quadrante che segna la manifestazione di questa vita in me. Gesù Cristo solo vale, ed io nella mia vita non fo che esprimere o positivamente o negativamente la grandezza della sua vita.
Sono come un barometro; la sua lancetta si sposta verso la tempesta; sembra un disappunto, perché si è contratto il piccolo filamento che forma l'anima del barometro. Quel piccolo spostamento appartiene al barometro, ma segna qualche cosa di colossale. Solleva lo sguardo in alto: vedrai le nubi oscure addensate nel cielo, ed ogni tanto un lampeggiare sinistro... Un cupo rimbombo ti assorda...è il fulmine che cade... Scroscia la pioggia, inonda i campi, soffia il vento terribile, e tutto questo è segnato dal disappunto del barometro, dalla sua contrazione.
Così quando si dilata e segna il bel tempo, quel movimento segna sul piccolo quadrante il sole splendente, l'azzurro del cielo, il pacifico corso delle cose. Chi può disprezzare la vita nostra, che raccoglie tanti misteri di amore, e che è piena di tanta attività? E' un errore pericoloso il considerare nella vita soltanto il nostro tornaconto particolare.
Un sofferente non è un infelice, è uno che è più attivo di tutti: o è un santo, ed allora rappresenta l'operaio che lavora per avere la sua giornata e per glorificare il suo padrone; o è un perverso, ed allora rappresenta la bruttura del male, ed il fermentare di chi si separa dalla pianta viva e cade nell'acqua appantanata dove marcisce. Sta in nostro potere impedire questa fermentazione: basta unirsi a Gesù Cristo vivente.
Un bambino che nasce macilento, e magari tisico, è sempre una vita preziosa e raccoglie sempre un'anima immortale, predestinata all'eternità. Impedire quella vita o stroncarla, è un inaudito delitto. Bisogna raccogliere anche gli ultimi palpiti di questa vita preziosa, come si spreme l'oliva nel torchio. Un morente a cui si prolunga la vita di un minuto, rappresenta un uomo che compie la sua missione e suona gli ultimi rintocchi delle ore che gli furono assegnate per glorificare Dio nella felicità eterna.
Prostiamoci innanzi a Dio con grande riconoscenza, perché ci ha dato la vita! Noi non siamo abbandonati o soli, o reietti, su di noi veglia l'amor suo; e sappiamo di fede che tutto è per nostro bene. Anche un'amarezza. un dolore, un'angoscia, un'incertezza dobbiamo accoglierla come un tesoro di Dio. Egli è Padre, e noi siamo sue creature! E' quando ci assale il tedio e tutto par che ci vada male allora, proprio allora la nostra vita è gettata nel fuoco della Passione di Gesù Cristo per essere fusa e modellata in Lui.
Raccogliamoci con Lui nel tedio dell'Orto degli ulivi, nella amarezza della Passione, e prepariamoci ad essere con Lui glorificati.
Dal sito http://www.dolindo.org/

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