venerdì 29 gennaio 2016

Dal Vangelo secondo Marco - Mc 4, 35-41 - Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?



In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore
Riflessione

Nel Vangelo di oggi Gesù ci fa una bellissima esortazione: «Passiamo all’altra riva»... Ma noi, siamo disposti a cambiare rotta? Siamo disposti a modificare i nostri piani, le nostre abitudini, i nostri comportamenti, i nostri pensieri, la nostra serenità apparente, i nostri desideri? Abbiamo il coraggio di prendere Gesù nella nostra vita così com'è, senza sé e senza ma? Ascoltiamo sempre la Sua voce o quando la Parola si fa dura, facciamo le orecchie da mercante e ci ribelliamo?... “...lo presero con sé, così com’era, nella barca”... La realtà è che vogliamo un Gesù a nostra immagine... Vogliamo le Sue coccole, ma non i Suoi ceffoni... vogliamo le Sue consolazioni ma non le afflizioni o le prove... vogliamo tutto senza rinunciare a nulla... come si dice: vogliamo la botte piena e moglie ubriaca... vogliamo, insomma, stare sempre sul monte Tabor.
Quanto è facile dire di amare Gesù nei momenti di quiete... il bello è amare Lui nelle prove, quando tutto ti va storto, quando tutto ti sembra impossibile e assurdo... Ma l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono” (Salmo 49, 13). Come non dare ragione al salmista!!!

Nei momenti difficili infatti, tutti noi tendiamo a pensare e a dire che Gesù sonnecchia un pochetto e che non si cura affatto di noi. Diciamo proprio le stesse parole dei poveri discepoli che ormai prevedono il naufragio: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?»... Come loro, facciamo un errore madornale... Non ci rendiamo conto che proprio in questi momenti Gesù è accanto a noi e che il controllo della nostra vita non gli è certo sfuggito di mano. Ma a noi, tutto questo, è sufficiente? Oppure continuiamo a contare sempre e solo sul nostro io, a pensare di potercela fare con le nostre forze, a pensare di non aver bisogno di Lui?...
Immaginiamo la scena nella barca... Gesù, tranquillo, dorme beato appoggiato su un guanciale e viene svegliato dalle urla disperate dei suoi discepoli. La sua risposta non si fa attendere e, a dire il vero, non è molto carina: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Terribile... Il nostro Gesù non dice che abbiamo poca fede, ma che ancora non ne abbiamo... A battaglia navale si dice: colpiti e affondati!!! Incassiamo, che è meglio!!!
La fiducia che Gesù ci domanda non è solo di credere che Lui interverrà per rimediare ai disagi, alle sofferenze, ai problemi che affliggono la nostra vita, ma soprattutto di rimanere sereni, fiduciosi e senza paura, anche quando Lui ci lascia macerare a lungo nei nostri guai. Vogliamo la pace interiore e la gioia?… Becchiamoci anche la Croce!!!
Quando chiediamo a Dio di non farci bere il calice amaro, dobbiamo continuare la frase: "...Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Lc 22, 42). Siamo sempre i soliti, tutte le cose che non ci garbano le vogliamo accorciare!!!...
La sfiducia è un grave peccato... non fidarsi di Dio in certi momenti di prova porta la nostra vita a infrangersi sugli scogli. Nei momenti di sconforto infatti, se ci allontaniamo da Dio, un tarlo inizia a roderci dentro... diventiamo pessimisti, iniziamo a mormorare contro gli altri, a vedere nei nostri fratelli solo cose che non vanno, insomma, ci viene la sindrome della vittima e le onde ci sommergono. La tempesta più brutta non sempre arriva da fuori, molto spesso è dentro di noi. Il nostro “IO” è come un onda continua che si infrange sugli scogli e che pian piano fa cambiare fisionomia alla roccia. Ma mentre la roccia, prima appuntita, diventa meno spigolosa, il nostro io, la nostra superbia, il nostro egoismo, la nostra poca fede, ci cambiano in peggio e le nostre spigolature aumentano... Che fare allora? Non possiamo fare altro che gemere e dire: Da me non stare lontano, poiché l'angoscia è vicina e nessuno mi aiuta” (Salmo 22, 12).
Chiediamo al buon Dio di avere misericordia di noi, chiediamogli la pace e la gioia interiore, le uniche grandi grazie che consentono al nostro cuore di rimanere saldo durante le avversità... e una volta ricevute, custodiamole come una perla preziosa. Diceva Santa Teresa d'Avila: Per questa tempesta non vi è rimedio di sorta: bisogna aspettare la misericordia di Dio, il quale, con una sola parola o con qualunque fortuito avvenimento, toglie immediatamente ogni angoscia quando meno si pensa” (Castello interiore Seste Mansioni – Cap 1 punto 10).
Invece, cosa facciamo quando gli eventi prendono una brutta piega? Urliamo, ci agitiamo e spaventiamo anche gli altri... Vogliamo strappare il timone della nostra vita a colui che invece ci vuole portare all'altra riva. Ne abbiamo solo Uno che è disposto a salvarci e noi che facciamo? "Passa un'altra volta"!!! Siamo proprio dei fenomeni!!! Proviamo invece ad abbandonarci a Gesù, perché Lui non permetterà mai che facciamo un passo oltre il ciglio del dirupo. A volte però pongo a Gesù una domanda: "Scusa... perché farmi arrivare fino al ciglio del burrone, se poi mi prendi la mano e risolvi tutto?". Penso che Dio permetta tutto questo per insegnarci a dominare le nostre paure e i nostri pensieri catastrofici, per purificare il nostro io troppo attaccato alle cose della terra, perché guardiamo unicamente a Lui e al Suo desiderio di salvarci, perché vuole provare la nostra virtù e darci un bel premio... Lui sonnecchia?... E noi appoggiamoci sul Suo petto, rilassiamoci con Lui. Diceva Santa Teresa d'Avila di certe anime: “...Non si angustiano, né perdono la pace: tutto passa rapidamente come un'onda, o come una tempesta a cui segua la bonaccia” (Castello interiore Settime Mansioni - Cap 3 punto 15).
E poi... se vogliamo essere sinceri... Gesù ha così pochi amici, volete che non salvi la sua combriccola superstite?
Fermiamoci allora un attimo e, quando gli eventi prendono una brutta piega, prima di partire sparati per andare chi sa dove... diciamo:Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia (Salmo 27, 3). 
La prima regola di un discernimento che ho fatto è: mai prendere una decisione importante nei momenti di disagio, ma sopratutto, non cambiare mai la decisione presa fino a quel momento. Affidiamo invece i nostri tormenti a Dio e a Sua Madre, la stella più bella che illumina la nostra notte ci darà la speranza per un nuovo giorno.
Pace e bene

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