giovedì 11 febbraio 2016

Miracoli di Lourdes Tema: Pieter de Rudder - Alexis Carrel - Istituzioni mediche di Lourdes - Guarigioni fisiche e spirituali



«So bene che, in certi ambienti, il pensiero stesso del miracolo appare  antiquato e impensabile, scriveva il dottor Olivieri, presidente  dell’Ufficio medico di Lourdes dal 1959 al 1971... Per questo, quando si parla davanti a queste persone di guarigioni miracolose, hanno sempre una risposta pronta: questi fatti, dicono, o non sono stati studiati, o si spiegano con ogni sorta di cause naturali... oppure saranno spiegabili in seguito... In fin dei conti, ciò che è comune a tutte queste spiegazioni è la motivazione fondamentale a priori che “il miracolo non esiste”. A questo, posso rispondere: “Il miracolo esiste”. Come riconosceva il grande Carrel, le guarigioni di Lourdes sono un fatto contro il quale nessuna affermazione può reggere.»
Uno dei miracoli più celebri e più antichi della Madonna di Lourdes fu la guarigione di Pieter de Rudder. Il 16 febbraio 1867, Pieter de Rudder, recandosi al suo lavoro nei pressi di Jabbeke (Belgio), incontra due giovani che tagliano alberi in prossimità del castello. Uno degli alberi è caduto in un campo vicino e i boscaioli stanno cercando di riportarlo sulla strada con l’aiuto di leve. Pieter offre loro il suo aiuto. Improvvi-samente l’albero sollevato crolla e il tronco gli stritola la gamba sinistra. Il medico, chiamato immediatamente, non può che constatare la frattura della tibia e del perone; per tenere insieme le ossa rotte e cercare di risaldarle, avvolge la gamba con una fasciatura inamidata. Nelle settimane seguenti, il dolore di Pieter aumenta: si è formata una piaga cancrenosa, che attacca ora i tessuti muscolari circostanti. Trascorrono dodici mesi, senza miglioramento: l’infermo, che ha allora 44 anni, resta immobilizzato sul suo letto, senza speranza di guarigione. I medici gli consigliarono l’amputazione, ma egli la rifiuta.
«Che cosa fai?»

Passano otto anni. Nel 1875, Pieter decide di recarsi in  pellegrinaggio a Oostakker, località in cui è stata costruita una replica della “Grotta di Lourdes”, in onore delle apparizioni della Vergine Immacolata a santa Bernadetta. Il 5 aprile, Pieter si reca al castello di Jabbeke e confida al visconte il suo progetto: andrà a Oostakker per implorare la sua guarigione. Spinta dalla curiosità, la fidanzata del visconte chiede di vedere la ferita. L’invalido srotola le sue bende e appare il male, grande come il palmo della mano: le due parti delle ossa rotte sono separate da una piaga purulenta, e non vi è la minima apparenza di cicatrizzazione. Pieter può girare il tallone in avanti e le dita dei piedi all’indietro. Il 7 aprile, appoggiato sulle sue stampelle e aiutato dalla moglie, il ferito si mette in cammino. Arrivato a Oostakker, dopo un momento di riposo, Pieter beve un po’ d’acqua e fa con le sue stampelle per due volte il giro della grotta. Poi si siede, esausto, davanti all’immagine della Santa Vergine, su una delle panchine riservate ai pellegrini. Implora il perdono di tutti i suoi peccati, poi chiede alla Madonna di Lourdes la grazia di poter di nuovo lavorare, per mantenere la sua famiglia. Subito si sente turbato e sconvolto. Senza sapere quello che fa, si alza senza appoggio, attraversa le file dei pellegrini e va a inginocchiarsi davanti alla statua. Improvvisamente, torna in sé ed esclama: «Io, in ginocchio! Dove sono, Dio mio?» Si rialza subito, ebbro di gioia, e inizia a fare devotamente il giro della Grotta. «Che cosa succede? Che cosa fai, che cosa fai?» grida sua moglie. Ci si accalca attorno a Pieter; lo si interroga; non c’è dubbio: riesce a stare diritto e a camminare; le sue due gambe lo portano con facilità e senza dolore. Grazie, Vergine Maria!
Un medico esamina l’arto e scopre che la gamba e il piede, molto gonfi qualche istante prima, hanno ripreso il loro volume normale, al punto che le bende sono cadute da sole; la piaga è cicatrizzata, le ossa rotte si sono ricongiunte nonostante la distanza che le separava, e le due gambe sono di uguale lunghezza. In riconoscenza per la sua guarigione, Pieter ritornerà quattrocento volte alla Grotta durante i ventitré anni nei quali vivrà ancora su questa terra. Senza più risentire del suo male, eserciterà la sua professione di giardiniere fino alla morte, all’età di sessantacinque anni, nel 1898. Per meglio assicurarsi dell’autenticità della guarigione, le ossa delle sue gambe vennero esumate dopo la sua morte. Esse permisero di mostrare la realtà oggettiva della lesione come anche della saldatura. È stato effettuato un calco di queste ossa, che si trova presso l’Ufficio medico di Lourdes. Nel 1908, il vescovo di Bruges ha dichiarato che vi erano gli elementi per vedere nella guarigione di Pieter de Rudder un miracolo attribuito a un intervento di Dio, ottenuto per intercessione della Santissima Vergine Maria.
Una lunga procedura
La guarigione di Pieter de Rudder ha avuto luogo in  Belgio, ma è soprattutto a Lourdes stessa che avvengono molte guarigioni. Nel 2011, ad esempio, sono stati notificati quarantotto casi di guarigioni all’Ufficio medico di Lourdes. Alla sua creazione, nel 1884, quest’ultimo si chiamava Bureau des consultations. I medici, credenti o non credenti, che vi si trovano verificano la realtà di ogni guarigione dichiarata dai malati, poi studiano da vicino queste guarigioni per vedere se presentino un carattere straordinario che la scienza medica non possa spiegare. Alla conclusione degli esami eseguiti dall’Ufficio medico, se almeno due terzi dei medici ritengono che una guarigione avvenuta sia certa, duratura e inspiegabile dal punto di vista medico, il dossier viene trasmesso all’autorità medica superiore, il Comitato medico internazionale di Lourdes, creato nel 1947. Totalmente indipendente dall’Ufficio medico, questo comitato ha sede a Parigi e si riunisce una volta all’anno. Esso comprende una trentina di membri scelti per cooptazione e nominati dal vescovo di Tarbes e Lourdes. Vi sono rappresentate la maggior parte delle discipline mediche, e la maggioranza dei membri sono professori di ruolo o primari degli ospedali universitari, di diverse nazionalità. Per ogni caso, un membro del comitato, specialista della malattia in questione, redige una relazione che verrà discussa da tutti i membri. Al termine di questa procedura che dura diversi anni, questi rispondono alla domanda seguente: la guarigione constatata costituisce un fenomeno in contrasto con le osservazioni e le previsioni dell’esperienza medica, e scientificamente inspiegabile? Se i due terzi dei membri del comitato rispondono affermativamente a questa domanda, il dossier viene trasmesso al vescovo della diocesi di cui è originaria la persona guarita. Spetta in seguito a quest’ultimo dichiarare, se lo ritiene opportuno, che la guarigione è stata miracolosa. Egli comincia con il costituire una commissione che indagherà di nuovo sulla guarigione, e in particolare sulle sue circostanze sul piano spirituale. Infine, egli prende la decisione di riconoscere o no, ufficialmente, la guarigione come un miracolo.
Da quando sono avvenute le apparizioni di Lourdes, sono state così riconosciute come miracolose sessantasette guarigioni (altre due guarigioni sono state riconosciute inspiegabili dal Comitato internazionale di Lourdes nell’autunno 2011). Tuttavia, il numero effettivo di guarigioni autentiche e complete è molto maggiore. «Tra i numerosi malati guariti a Lourdes ogni anno, afferma l’abate Laurentin, un certo numero non si dichiara e mantiene questa grazia nella discrezione. Conosco diversi casi di questo tipo. Tra coloro che si dichiarano, molti non hanno gli elementi sufficienti per costituire una pratica che attesti la malattia e il suo carattere. Tra coloro che possono presentare un dossier, molti casi sono scartati, o perché la documentazione è incompleta, o perché la prova è carente su un qualsiasi punto...» (Lourdes. Histoire authentique des apparitions, Paris Lethielleux 1961-1964). Nel 1993, il presidente dell’Ufficio medico stimava che sulle circa seimila dichiarazioni di guarigione contate dalle autorità mediche di Lourdes a partire dalle apparizioni, circa duemila casi potessero essere considerati guarigioni straordinarie.
Acqua potabile
Questi fatti hanno suscitato molti interrogativi e  hanno indotto a cercare cause naturali che potessero spiegarli. Ci si è interrogati sulle proprietà fisiche e chimiche dell’acqua della Grotta. Ne sono state eseguite molte analisi. Il 7 agosto 1858, un professore di chimica della Facoltà delle scienze di Tolosa concludeva così la sua analisi: «L’acqua della Grotta di Lourdes ha una composizione tale da poter essere considerata come un’acqua potabile analoga alla maggior parte di quelle che s’incontrano sulle montagne il cui terreno è ricco di calcare. Quest’acqua non contiene alcun principio attivo in grado di conferirle proprietà terapeutiche spiccate» (cfr. Henri Lasserre, Notre-Dame de Lourdes, 1880). Altre analisi, effettuate in seguito, hanno dato risultati simili.
Si tenta a volte di spiegare le guarigioni di Lourdes con fenomeni psichici. Ma è opportuno osservare che la grandissima diversità delle malattie guarite (tubercolosi, sclerosi a placche, morbo di Pott, tumori...) esclude la possibilità di un unico agente terapeutico naturale, fisico o psichico. Tra i medici che esaminano i casi proposti, e in particolare quelli del Comitato internazionale, vi sono d’altronde specialisti in psichiatria, perfettamente qualificati.
Il dottor Alexis Carrel (1873-1944), professore di anatomia presso la Facoltà di Lione, si è trovato anch’egli a far fronte ai miracoli di Lourdes. Un giorno del 1903, infatti, per fare un favore a un collega, questo medico non credente accetta di accompagnare a Lourdes un treno di malati. Deve prendersi cura di una giovane agonizzante, Marie Bailly, affetta da peritonite tubercolare all’ultimo stadio. Durante una conversazione con un amico che gli riferisce il caso di una suora guarita improvvisamente dopo aver bevuto dell’acqua, Alexis Carrel mormora: «Caso interessante di autosuggestione. Da una folla in preghiera emana una specie di fluido che agisce con una forza incredibile sul sistema nervoso, ma fallisce quando si tratta di affezioni organiche.» Il suo amico cerca di farlo ricredere, ma Alexis rimane irremovibile: «Rimango incredulo. Nessuno ha fatto un lavoro scientifico. Bisognerebbe che il malato avesse potuto essere esaminato da un medico competente, immediatamente prima della sua guarigione. Il miracolo è assurdo, è evidente. Ma se viene constatato il miracolo, in condizioni abbastanza concrete da avere la certezza di non essersi sbagliati, bisognerà ben ammetterlo. Nessun argomento può reggere contro la realtà di un fatto... Sono venuto qui senza altro scopo che essere un buon strumento registratore... Ma se io vedessi solamente una piaga chiudersi sotto i miei occhi, diventerei un credente fanatico o diventerei pazzo.» Poi prosegue: «C’è anche questa ragazza, Marie Bailly... Ho paura che mi muoia tra le mani. Se questa guarisse, sarebbe veramente un miracolo. Crederei a tutto e mi farei monaco!»
Alle ore quindici
Marie Bailly chiede di essere immersa nell’acqua  delle piscine. Il dottor Carrel pensa che questo bagno la ucciderà, ma non può opporsi alla sua volontà. Arrivata sul posto, la malata non viene immersa nell’acqua, ma ci si accontenta di farle qualche lozione sul ventre gonfiato dalla malattia, poi viene trasportata davanti alla Grotta. Carrel l’accompagna. Egli mormora: «Ah, come vorrei, come tutti questi sventurati, credere che non sei solo una fontana deliziosa, creata dai nostri cervelli, o Vergine Maria. Guarisci dunque questa ragazza; ha troppo sofferto. Permettile di vivere un po’, e fammi credere.» Improvvisamente, sotto i suoi occhi, la morente riprende vita: i suoi lineamenti si colorano, il polso diventa normale, il ventre straordinariamente rigonfio diminuisce gradualmente di volume. Con la sua penna, Carrel annota l’ora esatta sul suo polsino: 14.40. Alle 15, la guarigione totale è un fatto compiuto. «Sono guarita!», dice Marie Bailly. Carrel scriverà: «Era la cosa impossibile. Era la cosa inaspettata. Era avvenuto il miracolo!»
Minuziosamente, nel corso della serata e della notte, egli studia il caso, annota i dettagli. Altri due medici aggiungono le loro constatazioni alle sue. Egli interroga la miracolata: «Che cosa farà ora? – Andrò dalle religiose di San Vincenzo De Paoli; sarò da loro accolta e mi prenderò cura dei malati.» Nello stesso tempo felice e infastidito dall’avventura, Carrel, dopo aver a lungo errato nella notte, entra nella basilica, si siede accanto a un vecchio contadino e, con la testa tra le mani, pronuncia questa preghiera: «Vergine dolce, che soccorri gli infelici che umilmente ti invocano, guardami. Io credo in te. Hai voluto rispondere al mio dubbio con un miracolo clamoroso. Io non so vederlo e dubito ancora. Ma il mio più grande desiderio e il fine ultimo di tutte le mie aspirazioni sono di credere.»
Tuttavia, non è ancora la conversione. I miracoli, pur debitamente constatati, provano certo che è logico credere, che bisogna credere. Ma l’atto di fede è opera di una grazia soprannaturale, che richiede il concorso della libertà dell’uomo. Ci vorranno per Alexis Carrel molti anni per arrivare alla pienezza della fede. Tornato a Lione, espone in un articolo leale i fatti di cui è stato testimone, senza formulare alcuna conclusione. Santa Edith Stein ha descritto uno stato d’animo che assomiglia a quello di Carrel in quel momento della sua vita: «Posso desiderare ardentemente la fede religiosa senza che essa mi venga per questo donata. Supponiamo che un ateo convinto prenda coscienza, nel corso di un’esperienza religiosa, dell’esistenza di Dio. Non può sottrarsi alla questione della fede, pur non penetrando nella sua sfera; non la lascia agire in sé, ma si aggrappa alla sua visione scientifica del mondo che avrebbe dovuto essere sconvolta.»
«Fiorisca il deserto!»
Nell’agosto 1909, Alexis Carrel è di nuovo a Lourdes.  Nella sala di esami dell’Ufficio delle constatazioni, si prepara a fotografare due fistole dell’articolazione coxo-femorale di un malato, quando, sotto i suoi occhi, esse si richiudono in un attimo. Ma questa nuova guarigione di cui è testimone diretto non è ancora l’occasione del suo ritorno alla fede. Le sue ricerche mediche gli valgono nel 1912 il premio Nobel di medicina (è il “padre” di diverse tecniche mediche moderne) e sono l’occasione di numerose riflessioni sull’uomo; egli arriva a constatare che la scienza sperimentale non è sufficiente a dire chi egli sia, perché non riesce a raggiungere la sua anima spirituale. Nel 1935, pubblica il suo capolavoro: L’homme, cet inconnu. Durante l’estate del 1937, incontra dom Alexis Presse, fondatore dell’abbazia cistercense di Boquen, in Bretagna. L’amicizia che s’instaura tra di loro lo aiuterà in modo molto efficace nel suo ritorno alla fede. Egli si rende conto ora che la sua carriera scientifica ha riguardato solo la “superficie della vita”, e scrive nel suo diario, il 3 novembre 1938: «Signore, la mia vita è stata un deserto, perché non ti ho conosciuto. Fa’ che, nonostante l’autunno, il deserto fiorisca! Che ogni minuto dei giorni che mi restano sia consacrato a te!» E, in un articolo sulla preghiera, nel 1940, scriverà: «Questo Dio così accessibile a chi sa amare si nasconde a chi sa solo comprendere.»
Alexis Carrel muore il 5 novembre 1944, dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti. Dom Presse scriverà: «Alcuni hanno sostenuto che non fosse cattolico (alla fine della sua vita). Lo sento ancora dirmi con forza: “Voglio credere e credo tutto quello che la Chiesa cattolica vuole che crediamo, e in questo non provo nessuna difficoltà, perché non vi incontro alcuna opposizione reale con i dati certi della scienza.”».
I miracoli che Dio compie attraverso l’intercessione dei santi sono destinati a sostenere la fede, che è necessaria per avere accesso alla vita eterna. Il motivo della fede non è il fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo per l’autorità di Dio stesso che rivela, e che non può né ingannarsi né ingannarci. Nondimeno, perché l’ossequio della nostra fede fosse conforme alla ragione, Dio ha voluto accompagnare le grazie interiori dello Spirito Santo con prove esteriori della sua Rivelazione. Così i miracoli di Cristo e dei santi, le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità sono segni certi della Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza: costituiscono motivi di credibilità, e mostrano che l’assenso della fede non è affatto un cieco moto dello spirito (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 156).
Ma, oltre ai miracoli fisici, Lourdes è un luogo in cui si verificano molte guarigioni spirituali (conversioni, ritorni alla pratica religiosa, pacificazioni interiori...) Un teologo mariano faceva notare: «A Lourdes accorrono migliaia di persone che non pensano neppure a chiedere la guarigione del corpo; sono venute, non per vedere o perché hanno visto dei miracoli, ma per un rinnovamento spirituale. Senza nessun miracolo esterno, i pellegrinaggi continuerebbero allo stesso ritmo, perché si perpetuerebbero i miracoli interiori di conversione dei cuori: essi rivestono un’importanza ben maggiore!» (C. Balic, o.f.m., Un double problème d’actualité: miracles et guérisons de Lourdes, 1960). Jean-Pierre Bély, la sessantaseiesima persona la cui guarigione (9 ottobre 1987) è stata riconosciuta miracolosa nel 1999, testimonia che egli ha dapprima sentito una pace e una gioia spirituale intense, dopo aver ricevuto l’Unzione degli infermi; la guarigione fisica ha avuto luogo solo in seguito. Tutti i miracolati di Lourdes hanno visto la loro vita trasformata fisicamente, ma anche spiritualmente.
«Qui, si ama...»
Il messaggio rivolto dalla Vergine Maria a santa  Bernadette è prima di tutto un messaggio di guarigione interiore, vale a dire di conversione e di preghiera. Il 14 agosto 1983, a Lourdes, papa Giovanni Paolo II riprendeva questo messaggio: «Diciamolo francamente: il nostro mondo ha bisogno di conversione... Oggi il senso stesso del peccato è in parte scomparso, perché si perde il senso di Dio. Si è voluto costruire un umanesimo senza Dio e la fede rischia continuamente di apparire come un atteggiamento di originalità di qualcuno, privo di un ruolo necessario per la salvezza di tutti. Le coscienze si sono oscurate come al tempo del primo peccato, non distinguendo più il bene e il male... Rimane difficile convincere il mondo attuale sulla miseria del proprio peccato e sulla salvezza che Dio continuamente gli offre... Orbene, la Vergine senza peccato ci richiama qui a questo bisogno primordiale. Ella ci dice come a Bernardetta: pregate per i peccatori, venite a lavarvi, a purificarvi, a riprendere una vita nuova!... Perché, se Maria ha rappresentato l’avversario di Satana, l’opposto del peccato, qui si dimostra l’amica dei peccatori, come Cristo che mangiava e viveva in mezzo a loro, lui, il Santo di Dio. È la Buona Novella che ella ripete al mondo d’oggi e a ciascuno di noi. È possibile, è benefico, è vitale trovare e ritrovare il cammino di Dio... E infatti è come se qui (a Lourdes) il rispetto umano e tutte le altre difficoltà – che troppo sovente bloccano la conversione e l’espressione religiosa – fossero naturalmente superate. Qui si prega, si vuole pregare, si desidera riconciliarsi con Dio, si ama adorare l’Eucaristia, si dà un posto d’onore ai poveri e ai malati. È un luogo eccezionale di grazia. Dio sia lodato!»
L’indomani, 15 agosto, il Papa esortava i fedeli a conservare preziosamente la fede: «Non permettete che le certezze della fede si dissolvano o si spengano al vento di ideologie atee o semplicemente di sistematiche e sconsiderate problematizzazioni. Non lasciate che l’indifferenza religiosa si sostituisca alla fede nel Figlio del Dio vivente né che il materialismo pratico soffochi l’aspirazione verso Dio da cui siete segnati... Pregate anche voi, pregate di più... e preoccupatevi, giovani e adulti, di alimentare la vostra fede... Non conformatevi ai costumi del mondo. E soprattutto non scoraggiatevi. La vita secondo Cristo è possibile, perché ci è stato dato lo Spirito Santo... Non lasciate le nuove generazioni disorientate a motivo dell’ignoranza religiosa; ma che la vostra famiglia, il vostro ambiente avvertano la fermezza delle vostre convinzioni in coerenza con la vostra vita. Rendete conto della speranza che è in voi!»
Preghiamo l’umile santa Bernadetta di aiutarci a seguire queste raccomandazioni del beato Giovanni Paolo II.
Dom Antoine Marie osb

"Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph,
F. 21150 Flavigny- Francia (Website :www.clairval.com)"


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