domenica 24 luglio 2016

Tribolazione e Lotta interiore di San Josemaria Escrivà



Tribolazione

L'uragano della persecuzione è buono. —Che cosa si perde?... Non si perde ciò che è già perduto. —Se non si sradica l'albero —e non c'è vento né bufera che possa sradicare l'albero della Chiesa— cadono solo i rami secchi... E quelli è bene che cadano.

D'accordo: quella persona è stata cattiva con te. —Ma tu non ti sei comportato ancor peggio con Dio?

Gesù: dovunque tu sei passato nessun cuore è rimasto indifferente. —O ti si ama, o ti si odia.

Quando un uomo-apostolo ti segue, compiendo il suo dovere, potrà sorprendermi —se è un altro Cristo!— che sollevi analoghi mormorii di avversione o di affetto?

Siamo alle solite...: Hanno detto, hanno scritto...: a favore, contro...: con buona volontà o non così buona...: reticenze e calunnie, elogi ed esaltazioni...: cose balorde e cose azzeccate...

—Sciocco, sciocchissimo! Se vai dritto al tuo fine, testa e cuore inebriati di Dio, che cosa importano il rumore del vento, il canto delle cicale, il muggito, il grugnito, il nitrito?... E poi... è inevitabile: non pretendere di mettere porte alla campagna.

Si sono sciolte le lingue e hai sofferto ingiurie che ti hanno ferito di più perché non te le aspettavi.

La tua reazione soprannaturale dev'essere perdonare —e persino chiedere perdono— e approfittare dell'esperienza per distaccarti dalle creature.

Quando viene la sofferenza, il disprezzo..., la Croce, pensa: che cos'è tutto questo a confronto di quello che merito?

Stai soffrendo una grande tribolazione? —Hai delle contrarietà? Di', molto adagio, assaporandola, questa orazione forte e virile:

“Sia fatta, si compia, sia lodata ed eternamente esaltata la giustissima e amabilissima Volontà di Dio sopra tutte le cose. —Amen. —Amen”.

Io ti assicuro che raggiungerai la pace.


Soffri in questa vita quaggiù..., che è un sogno... breve. —Rallegrati: perché tuo Padre-Dio ti vuole molto bene e, se non frapponi ostacoli, dopo questo brutto sogno ti darà un buon risveglio.

Ti duole che non ti siano grati di quel favore. —Rispondimi a queste due domande: sei veramente riconoscente tu a Cristo Gesù?... Sei forse stato capace di fare quel favore in vista della riconoscenza terrena?

Non so perché ti spaventi. —I nemici di Cristo sono sempre stati poco ragionevoli.

Dopo la risurrezione di Lazzaro avrebbero dovuto arrendersi e confessare la divinità di Gesù. —Ebbene, no: uccidiamo —dissero— colui che dà la Vita!

E oggi, come ieri.

Nelle ore di lotta e di contrarietà, quando forse “i buoni” riempiono di ostacoli il tuo cammino, innalza il tuo cuore d'apostolo: ascolta Gesù che parla del granello di senape e del lievito. —E digli: “Edissere nobis parabolam” —spiegami la parabola.

E sentirai la gioia di contemplare la vittoria futura: gli uccelli del cielo al riparo del tuo apostolato, oggi incipiente; e lievitata tutta la massa.

Se ricevi la tribolazione con animo intimorito perdi la gioia e la pace, e ti esponi a non trarre profitto spirituale da quella prova.

Gli avvenimenti pubblici ti hanno costretto a una reclusione volontaria, forse peggiore, date le circostanze, della reclusione in un carcere. —Hai subìto un'eclissi della tua personalità.

Non trovi un campo d'azione: egoismi, curiosità, incomprensione e mormorazione. —Bene, e con questo? Dimentichi la tua liberissima volontà e il tuo potere di “bambino”? —La mancanza di foglie e di fiori (di azione esterna) non esclude il moltiplicarsi e l'attività delle radici (vita interiore).

Lavora: poi il corso delle cose cambierà, e darai più frutti di prima, e più saporiti.

Ti rimproverano? —Non t'arrabbiare, come ti consiglia la superbia. —Pensa: che carità hanno con me! Quante cose avranno taciuto!

Croce, travagli, tribolazioni: ne avrai finché vivrai. —Per questa via è passato Cristo, e il discepolo non è più del Maestro.

D'accordo: c'è molta lotta al di fuori, e questo ti scusa, in parte. —Però c'è anche complicità al di dentro —guarda bene— e qui non vedo attenuanti.

Non hai sentito dalle labbra del Maestro la parabola della vite e dei tralci? —Consòlati: esige molto da te, proprio perché sei tralcio che dà frutto... E ti pota “ut fructum plus afferas” —perché tu dia frutto più abbondante.

Certo! Quei tagli e quegli strappi fanno male. Ma, poi, quanta freschezza nei frutti, che maturità nelle opere!

Sei inquieto. —Ascolta: succeda quel che succeda nella tua vita interiore o nel mondo che ti circonda, non dimenticare mai che l'importanza degli avvenimenti o delle persone è assai relativa. —Calma: lascia correre il tempo; e poi, vedrai da lontano e senza passione i fatti e la gente, acquisterai il senso della prospettiva, metterai ogni cosa al suo posto secondo la sua vera dimensione.

Se agisci in questo modo, sarai più giusto e ti risparmierai molte preoccupazioni.

Una cattiva notte in una cattiva locanda. —Dicono che Teresa di Gesù abbia definito così questa vita terrena. —Non ti pare che sia un paragone indovinato?

Visita a un monastero famoso. —Quella signora straniera sentì una stretta al cuore nel considerare la povertà dell'edificio: “Loro devono fare una vita assai dura..., non è vero?”. E il monaco, contento, si limitò a rispondere: “L'hai voluto tu, caro il mio frate; tu l'hai voluto e te lo tieni”.

Questa frase, che sentii dire con gioia da quel sant'uomo, devo ripeterla a te con pena, quando mi dici che non sei felice.

Inquietarti? —Mai: questo è perdere la pace.

Abbattimento fisico. —Sei... a pezzi. —Riposa. Sospendi questa attività esterna. —Consulta il medico. Obbedisci e non preoccuparti.

Presto tornerai alla tua vita e migliorerai, se sei fedele, i tuoi apostolati.



Lotta interiore


Non turbarti se, nel considerare le meraviglie del mondo soprannaturale, senti l'altra voce —intima, insinuante— dell'uomo vecchio.

È “il corpo di morte” che reclama i suoi privilegi perduti... Ti basta la grazia: sii fedele e vincerai.

Il mondo, il demonio e la carne sono degli avventurieri che, approfittando della debolezza del selvaggio che c’è in te, vogliono che, in cambio del misero specchietto d'un piacere — che non vale niente —, tu consegni l'oro fino e le perle e i brillanti e i rubini imbevuti del sangue vivo e redentore del tuo Dio, che sono il prezzo e il tesoro della tua eternità.

Mi senti? —In un altro stato, in un altro posto, in un altro grado o incarico potresti fare il bene in misura certamente maggiore. —Per fare quello che fai non è necessario talento!...

Ebbene, io ti dico: là dove ti hanno messo piaci a Dio..., e quello che stavi pensando è chiaramente una suggestione infernale.

Ti preoccupi e ti rattristi perché le tue Comunioni sono fredde, piene d'aridità. —Quando ti accosti al Sacramento, dimmi: cerchi te stesso o cerchi Gesù? —Se cerchi te stesso, hai ben motivo di rattristarti... Ma se —come devi— cerchi Cristo, vuoi segno più certo della Croce per sapere che l'hai trovato?

Un'altra caduta..., e che caduta!... Disperarti? No: umìliati e ricorri, per mezzo di Maria, tua Madre, all'Amore Misericordioso di Gesù. —Un miserere e in alto il cuore! —Si ricomincia di nuovo.

Molto profonda è la tua caduta! —Comincia le fondamenta da laggiù. —Sii umile. —“Cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies.” —Dio non disprezzerà un cuore contrito e umiliato.

Tu non vai contro Dio. —Le tue cadute sono di fragilità. —D'accordo: ma sono così frequenti queste fragilità —non sai evitarle— che, se non vuoi che ti consideri cattivo, dovrò considerarti cattivo e sciocco!

È un volere senza volere, il tuo, se non elimini decisamente l'occasione. —Non cercare di ingannarti dicendomi che sei debole. Sei... codardo, e non è la stessa cosa.

Quella trepidazione del tuo spirito, la tentazione che ti avvolge, è come una benda sugli occhi della tua anima.

Sei al buio. Non ostinarti a camminare da solo, perché, da solo, cadrai. —Va' dal tuo Direttore —dal tuo superiore— ed egli farà sì che tu avverta quelle parole dell'Arcangelo Raffaele a Tobia:

Forti animo esto, in proximo est ut a Deo cureris” —Coraggio, Dio presto ti guarirà. —Sii obbediente, e cadranno le squame, cadrà la benda dai tuoi occhi, e Dio ti colmerà di grazia e di pace.

Non so vincermi!, mi scrivi con sconforto. —E ti rispondo: Ma hai forse provato ad adoperare i mezzi?

O beate sventure della terra! —Povertà, lacrime, odii, ingiustizia, disonore... Tutto potrai in Colui che ti darà la forza.

Soffri... e non vorresti lamentarti. —Non importa se ti lamenti —è la reazione naturale della nostra povera carne—, purché la tua volontà voglia in te, ora e sempre, quello che vuole Dio.

Non disperare mai. Morto e corrotto era Lazzaro: “Iam foetet, quatriduanus est enim”; puzza —dice Marta a Gesù—, è sepolto già da quattro giorni.

Se ascolti l'ispirazione di Dio, e la segui —“Lazare, veni foras!” —Lazzaro, vieni fuori! —, tornerai alla Vita.

Costa! —Lo so bene. Ma avanti! Nessuno riceverà il premio —e che premio!— se non colui che lotta con bravura.

Se il tuo edificio spirituale traballa, se tutto ti sembra campato in aria..., appòggiati alla fiducia filiale in Gesù e in Maria, pietra salda e sicura sulla quale avresti dovuto edificare fin dall'inizio.

La prova questa volta è lunga. —Forse —e senza forse— non l'hai sopportata bene sin qui... perché cercavi ancora consolazioni umane. —E tuo Padre-Dio le ha strappate alla radice affinché tu non possa aggrapparti altro che a Lui.

Tutto ti lascia indifferente? —Non cercare di ingannarti. Proprio adesso, se io ti chiedessi di persone e d'imprese nelle quali, per amore di Dio, hai messo la tua anima, dovresti rispondermi con ardore, con l'interesse di chi parla di cosa propria!

Non tutto ti lascia indifferente: ma non sei instancabile... e hai bisogno di un po' più di tempo per te: tempo che servirà anche per le tue opere, perché, in fin dei conti, tu sei lo strumento.

Mi dici che nel tuo petto hai fuoco e acqua, freddo e calore, passioncelle e Dio...: una candela accesa a San Michele e un'altra al diavolo.

Tranquillizzati: finché vorrai lottare non ci sono due candele accese nel tuo petto, ma una sola, quella dell'Arcangelo.

Il nemico procede quasi sempre così con le anime che gli fanno resistenza: ipocritamente, dolcemente; motivi... spirituali!: senza attirare l'attenzione... —E poi, quando pare che non vi sia più rimedio (c'è sempre), sfacciatamente... cercando di ottenere una disperazione alla Giuda, senza pentimento.

Nel perdere quelle consolazioni umane sei rimasto con una sensazione di solitudine, come sospeso a un tenue filo sul vuoto d'un nero abisso. —E sembra che le tue invocazioni, le tue grida d'aiuto, non le ascolti nessuno.

Hai ben meritato questo abbandono. —Sii umile, non cercare te stesso, non cercare la tua comodità: ama la Croce —sopportarla è poco— e il Signore ascolterà la tua preghiera. —E i tuoi sensi si placheranno. —E il tuo cuore si richiuderà. —E avrai pace.

In carne viva. —Ecco come ti trovi. Tutto ti fa soffrire nelle potenze dell'anima e nei sensi. E tutto ti è di tentazione...

Sii umile —insisto—: e vedrai come ti faranno uscire in fretta da quello stato: e il dolore si trasformerà in gioia: e la tentazione in sicura fermezza.

Ma, intanto, ravviva la tua fede; riempiti di speranza; e fa' continui atti d'Amore, anche se ti pare che siano soltanto parole.

Tutta la nostra fortezza ci è data in prestito.

Dio mio: ogni giorno sono meno sicuro di me e più sicuro di Te!

Se tu non lo lasci, Egli non ti lascerà.

Spera tutto da Gesù: tu non hai nulla, tu non vali nulla, tu non puoi nulla. —Sarà Lui ad agire, se ti abbandoni in Lui.

O Gesù! —Riposo in Te.

Confida sempre nel tuo Dio. —Egli non perde battaglie.

Tratto da “Cammino” di san Josemaría Escrivá


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