giovedì 8 dicembre 2016

BETLEMME E LA PIENEZZA DEL TEMPO



Se nel giorno di Natale io mi trovassi solo in chiesa, mi toglierei le scarpe e, camminando scalzo, attraverserei lentamente tutta la chiesa ricordando il lungo cammino che porta a Betlemme. E poi mi inginocchierei davanti a Gesù Bambino e gli consegnerei due lacrime! Sì, due lacrime di pentimento per non aver ascoltato la voce buona di Betlemme, per non aver capito la meravigliosa lezione di Betlemme.
Poniamoci ancora una volta la domanda: che cosa è accaduto a Betlemme? Perché da tanti secoli il mondo sembra fermarsi in questa notte e in questo giorno? Mi trema la voce e mi batte il cuore nel ricordare il fatto incredibile: duemila anni fa, Dio ha fatto un passo decisivo e irreversibile verso di noi; Dio ha lasciato che il suo Figlio stesso in qualche modo uscisse dall'abbraccio divino ed entrasse nella nostra storia pericolosa, infida, inospitale: Sì, inospitale soprattutto per Dio!
Eppure è accaduto: è accaduto duemila anni fa e questo avvenimento è la vertebra che tiene in piedi tutta la storia umana: alcuni non lo sanno, altri non ci credono, ma noi sappiamo che questa è la verità. E proprio perché lo sappiamo, noi abbiamo una grande responsabilità davanti a Dio e davanti all'umanità. Cerchiamo, allora, di capire bene il Natale.
Perché Dio ha fatto questo passo? Perché il Figlio di Dio si è fatto uomo? La risposta che noi abitualmente diamo è questa : era giunta la «pienezza del tempo». Ma che cosa significa?
Alcuni pensano che la «pienezza del tempo» sia il momento giusto, l'epoca più opportuna, il tempo più favorevole per la venuta di Dio in mezzo a noi.
Però, se andiamo a scrutare i tempi di Gesù, noi restiamo sconcertati: a Roma comandava Ottaviano Augusto, che aveva conquistato il potere attraverso una guerra civile crudelissima e l'eliminazione di tutti i suoi avversari; a Gerusalemme regnava Erode, che era un tiranno infame con le mani sempre macchiate di sangue (anche di suo figlio!) e con la vita affogata in una stomachevole lussuria. Altro che «pienezza del tempo»!
Eppure la Scrittura ci dice: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio nato da donna» (Gal 4,4).
Cos’è la «pienezza del tempo»?
Cos'è, allora, la «pienezza del tempo»? Non è il tempo favorevole dalla parte degli uomini, ma è il tempo favorevole dalla parte di Dio: cioè è il momento nel quale Dio non ha potuto più resistere ed è esploso in un gesto d’amore che, ancora oggi, ci fa piangere di commozione. Gesù è un dono d’amore; il Natale è la festa dell'amore puro e gratuito; il Natale è la più bella notizia che si possa raccontare agli uomini. Ce ne rendiamo conto? Come dovremmo commuoverci, intenerirci, sentirci inondati di gioia! Dio, l'infinito, si è fatto vicino e si è legato irreversibilmente a noi per puro amore, per irresistibile esplosione di bontà: questo fatto deve farci amare la vita e deve ricolmarci di ottimismo a tutta prova.
E le conseguenze? Si vede qualche conseguenza della venuta di Dio in mezzo a noi? Sì, certamente!
Gesù è un potenziale d’amore divino, che si è inserito nel tronco inaridito dell’umanità. Basta allora che un persecutore, davanti a lui, cada dal cavallo dell'orgoglio... ed ecco il miracolo: il persecutore si alza innamorato di Cristo, fino a girare il mondo per lui e a morire per lui: è la storia meravigliosa di Paolo di Tarso.
Basta che un lussurioso inquieto si nasconda nel silenzio e nella preghiera per ascoltare Cristo... e nasce un gigante di santità che ancora oggi fa venire le vertigini: è la vicenda incantevole di Aurelio Agostino di Ippona.
Basta che un giovane gaudente e malaticcio ascolti la voce del Crocifisso... e nasce Francesco d'Assisi: un gigante della poesia, un gigante della libertà interiore, un gigante della pace, un gigante del dialogo e della comunicazione... perché era un gigante della santità, cioè un uomo che si è offerto a Dio come un’umile culla. Questi sono fatti!
Basta che una donna analfabeta si inginocchi davanti a Gesù e si consegni totalmente a lui... e nasce Caterina da Siena: una donna che è stata capace di dare una svolta decisiva alla storia del suo tempo. E ha avuto il coraggio di ricordare il Vangelo al primo responsabile del Vangelo: il Papa! E possiamo continuare quanto vogliamo.
Basta che in pieno secolo XX un povero fraticello, discepolo di Francesco d’Assisi, si metta in sincero ascolto di Cristo... e nasce Padre Pio da Pietrelcina: un uomo che, vivendo in pochi metri quadrati di convento, attira attorno a sé una folla strabocchevole di pellegrini provenienti da tutti gli angoli della terra.
Basta che una fragile donna senta la voce di Gesù che le dice: «Ho sete!»... e nasce il miracolo d’amore di Madre Teresa di Calcutta: una donna che, pregando, è diventata un incendio di carità e un contagioso esempio di misericordia, che ha stupito il mondo intero.
Tutto questo nasce da Gesù: tutto questo parte da Betlemme!
E poi milioni e milioni di persone che, nel silenzio della casa o della fabbrica o degli ospedali o dei lebbrosari o di mille altre frontiere d’amore, hanno scritto pagine meravigliose di bontà... sempre e soltanto per lui: per Gesù!
Questo è il Natale: accorgersi di Gesù, accoglierlo nella vita e lasciar continuare in noi la novità della santità sbocciata, come un inatteso miracolo, nella povera mangiatoia di Betlemme.


Cardinale Angelo Comastri     Tratto da “L’attesa del Messia”


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