giovedì 25 maggio 2017

Dio abita in mezzo a noi... Tratto da “Trionfo del Cuore” - Sia Lodato e Ringraziato! - Famiglia di Maria - Novembre -Dicembre 2016 – n° 40.



Duemila anni fa un angelo annunziò ai pastori la buona novella della nascita del Bambino Gesù. Luca riferisce: “Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere.
Andarono, senza indugio ... '' e adorarono il Messia, il loro Salvatore. Anche noi possiamo vivere la stessa esperienza dei pastori perché nella Santa Eucaristia il Signore ci ha lasciato l'inconcepibile regalo della Sua presenza.

Quanto Dio ci rende facile incontrarlo personalmente! Dobbiamo solo entrare in una chiesa. “Egli, che ha creato tutto il mondo e con il suo Preziosissimo Sangue ha lavato i miei peccati, è presente qui nel tabernacolo. Non è un'immaginazione: il Dio vivente è veramente presente. Posso comprendere la maestà di Dio, ma non la Sua umiltà”: confessò la santa Madre Teresa riguardo al mistero della presenza di Dio in una piccola ostia. Non stupisce che i Santi siano innamorati del Santissimo Sacramento!
Quando il fondatore della Congregazione del Santissimo Sacramento, san Pierre Julien Eymard (1811-1868), giunse a Parigi, vi abitò in condizioni poverissime. Gli mancava quasi tutto, ma se qualcuno mostrava di avere compassione di lui, deciso rispondeva: "Il Santissimo è qui, è tutto ciò che mi serve”. E invitava tutti coloro che chiedevano il suo aiuto e la sua consolazione ad andare davanti al tabernacolo: "Troverete tutto nell'Eucaristia, la forza della parola, la saggezza e il miracolo, Si, anche i miracoli. L'Eucaristia è la più alta rivelazione dell'amore di Gesù. Essa può essere superata solo in Cielo”.
Santa Caterina da Genova (1447 – 1510), la grande teologa del purgatorio, disse: "Il tempo che passo davanti al tabernacolo è il meglio speso della mia vita”. È vero, lo comprendiamo perché quando preghiamo permettiamo a Dio di operare dentro di noi. Per noi cristiani, iperattivi nella società di oggi, non è facile credere che il tempo passato davanti all'Eucaristia sia davvero quello meglio usato. Anche Madre Teresa affrontò questa difficoltà. Il postulatore del suo processo di beatificazione e di canonizzazione, Padre Brian Kolodiejchuk MC, nel bestseller da lui curato: “Dove c'è amore, c'è Dio”, racconta che nel 1973, durante un capitolo, una suora chiese: "Madre, vorremmo avere un'ora di adorazione Ogni giorno". La prima reazione della madre fu: "Non è possibile, abbiamo troppo lavoro: i malati, i morenti, i lebbrosi, i bambini !”.
Le suore poi però fecero una prova: "Da allora abbiamo un amore più grande e profondo per Gesù e un affetto più grande e disponibile fra noi. Ancora di più: l'adorazione ha portato una maggiore comprensione verso i poveri. Capiamo meglio le loro sofferenze e ciò che potrebbe servire loro. Anzi ancora: abbiamo tante meravigliose vocazioni dico sempre: è il frutto dell'adorazione, viene dalla presenza di Cristo, dalla nostra adorazione”.
Il Santo Papa Giovanni Paolo II ci ha lasciato una testimonianza toccante. Il cardinale AndrZe Deskur (1924-2011), che aveva conosciuto Karol Wojtyla quando era studente, racconta: "Quando Karol era in cappella, lo si sentiva parlare come se si intrattenesse con un altra persona”.
Da sacerdote, da vescovo e infine da papa passava molte ore in ginocchio davanti al Santissimo.
Egli stesso confermò: “Per vivere dell'Eucaristia, bisogna passare molto tempo davanti al Santissimo Sacramento. Questa esperienza io la faccio ogni giorno. Lì trovò la forza, la consolazione e il sostegno”.
Giovanni Paolo II dimostrò la sua stima e il suo amore per il Signore Eucaristico durante l'ultima processione del Corpus Domini da lui guidata il 10 giugno 2004. Poiché non riusciva più a camminare, fu necessario fissare la sua poltrona alla piattaforma del veicolo appositamente preparato per la processione. Davanti al Papa, al di sopra dell'inginocchiatoio, era posto l'ostensorio con il Santissimo Sacramento. Il cerimoniere mons. Konrad Krajewski racconta: "Durante la processione il Pontefice si è rivolto a me in polacco, chiedendo di potersi inginocchiare. Sono rimasto imbarazzato da tale domanda, perché fisicamente il Papa non era in grado di farlo. Con grande delicatezza ho suggerito l'impossibilità di inginocchiarsi, poiché la macchina oscillava durante il percorso, e sarebbe stato molto pericoloso compiere un gesto simile. Il Papa ha risposto con il suo famoso dolce “mormorio”. Trascorso un po' di tempo ha ripetuto di nuovo: Voglio inginocchiarmi, e io, con grande difficoltà nel dover ripetere il rifiuto, ho suggerito che sarebbe stato più prudente tentare di farlo nelle vicinanze di Santa Maria Maggiore, e di nuovo ho sentito quel “mormorio”. Tuttavia, dopo qualche istante ha esclamato con determinazione, e quasi gridando, in polacco: - Qui c'è Gesù! Per favore… - Non era più possibile contraddirlo. Abbiamo cominciato ad aiutarlo a inginocchiarsi. Lo abbiamo fatto con grande difficoltà, e quasi lo abbiamo messo di peso sull'inginocchiatoio. Il Papa si aggrappava al bordo dell'inginocchiatoio e cercava di sorreggersi ... Abbiamo assistito a una grande dimostrazione di fede”.
Come eredità del suo operato episcopale, il cardinale Joachim Meisner ha lasciato alla sua arcidiocesi la pratica dell'adorazione perpetua. In un ostensorio, al “Maternushaus” di Colonia, il Signore è esposto giorno e notte. Per quanto gli è possibile, il cardinale stesso si ferma lì in preghiera tra i fedeli. Durante la sua omelia di congedo, nel duomo di Colonia, il 9 marzo 2014, ha detto: "Un uomo in ginocchio davanti a Dio è qualcosa di grandioso. Chi adora sta al posto giusto e comprende le proporzioni e la misura della realtà. Egli conferma di essere un essere umano e non Dio. È pura realtà e giustizia. L'adorazione è il principio di ogni sana umana consapevolezza. Ma dove l'uomo si inginocchia per adorare, li viene santificato, li sale di livello”.
Lasciamoci edificare dalle testimonianze che seguono e decidiamo di iniziare con zelo ad adorare il Signore. Tutta la nostra vita cambierà. Per quanti tra voi, cari lettori, che hanno ancora poca esperienza dell'adorazione silenziosa, all'interno di questo numero della rivista, in un pieghevole, inseriamo un testo di sant'Antonio Maria Claret (1807 – 1870) con degli spunti su come usare bene il silenzio davanti al Signore. La Madonna, la più grande adoratrice, prenderà per mano chiunque le chiederà di insegnargli ad adorare Suo Figlio.
Il Gesù Bambino di Manzaneda
Il 20 aprile 1903 un'intera comunità parrocchiale, che non praticava più la fede, fu convertita da un'apparizione del Bambino Gesù nell'Ostia. Il villaggio di Manzaneda fa parte della diocesi di Astorga nel nord della Spagna. All'epoca gli abitanti del luogo erano in lite con il parroco, don Pedro Rodriguez, che aveva addirittura abbandonato la sua comunità e si era stabilito a San Martino, un villaggio limitrofo. La situazione era grave e il rispetto verso i preti era scomparso del tutto. Fu allora che il vescovo di Astorga pensò che una missione avrebbe potuto calmare le anime sconvolte e inviò a Manzaneda due redentoristi, p. Mariscal e p. Romero.
Ecco un estratto del racconto di p. Mariscal: “Al nostro arrivo non fummo ricevuti festosamente dalla popolazione. Gli abitanti non si curavano di noi e avevano deciso di non frequentare le nostre omelie. Con fiducia nell'aiuto di Dio, iniziammo la missione nel vicino villaggio di San Martino e non nella parrocchia. Solo pochi fedeli dai casali vicini accompagnavano i propri figli alla missione, da Manzaneda però nessun partecipante. Finché giunse il 20 aprile 1903, festa del patrono della diocesi, san Turibio Vescovo di Astorga. I ragazzi, la mattina, avevano ricevuto la loro Comunione. Li esortai a chiedere intensamente al caro Gesù la conversione dei loro genitori e parenti. Essi seguirono il mio consiglio e l'Amico divino dei fanciulli, pieno di misericordia, esaudì la loro preghiera. Per la sera di quel giorno era stabilita una solenne celebrazione di perdono davanti al Santissimo. Io avrei dovuto tenere l'omelia, ma divenni rauco senza più un filo di voce.
Incaricai il mio confratello, p. Romero, di predicare. Contro ogni aspettativa erano presenti molti adulti, anche se non per sentire la Parola di Dio, bensì per vedere la splendida illuminazione preparata per la festa. La maggior parte seguiva malvolentieri e con scherno l'omelia.
All’improvviso la chiesa fu inondata da un tale fulgore che le 200 candele che avevamo acceso scomparirono. Sembrò essere entrata la luce del pieno sole. La gente balzò in piedi. Dritti fissavano immobili l'altare assistendo al miracolo che accadeva. Nel grande silenzio, una bambina di sei anni, Eudoxia Vega, con voce chiara, esclamò dalla porta: Voglio vedere anch'io il Bambino!'.
Cosa era accaduto? Cosa vedeva la gente? Faccio fatica a descriverlo. Iniziai a predicare dal pulpito e nello stesso momento la mia raucedine scomparve. La mia voce, prima così debole, acquistò una forza che non avevo mai avuto prima in vita mia.
Non so più cosa dissi. Sentivo però che qualcuno parlava dentro di me. Era lo stesso Salvatore divino citai il profeta Isaia e nell'Ostia esposta solennemente fu all'improvviso visibile l'immagine di un bambino dai capelli biondi, che all'inizio aveva la stessa grandezza della particola. Poi si videro anche le sue braccia e infine tutto il corpo. Il piccolo Gesù uscì dall'Ostia e si mise con le braccia aperte davanti all'ostensorio, quasi volesse abbracciare tutti i bambini della parrocchia, che si erano inginocchiati davanti all'altare.
Il petto del Bambino Gesù, pieno di luce, era aperto e si vedeva il suo Cuore. Sulle mani e sui piedi aveva le stigmate dalle quali usciva sangue. Indossava un vestitino bianco ricamato con fiori viola e lo splendore della sua apparizione superava la luce delle 200 candele. Rimase visibile per venti minuti, mentre io predicavo alla comunità. Il parroco, don Pedro, che era davanti all'altare, vide all'improvviso il Bimbo con il cuore che perdeva sangue e trovandosi al cospetto del suo Signore sentì le ginocchia tremargli fortemente per lo sgomento e l'emozione. Sollecitai i ragazzi a chiedere perdono a Gesù per i propri genitori e parenti. Tutti si alzarono in piedi con le braccia aperte, ma non riuscirono a ripetere le parole che pronunciavo perché erano in estasi!
Gli adulti invece risposero all'unisono alla mia esortazione e insieme ripeterono le mie parole. Con una promessa solenne, come nel passato il popolo di Dio nel deserto, strinsero un'alleanza di fede con il loro Dio. Infine chiesi al parroco di impartire la benedizione con il Santissimo. Nel momento in cui stava per togliere l'Ostia dall'ostensorio per riporla nel ciborio, tremò talmente che non fu in grado di toccarla. Qui si verificò il secondo miracolo. Sembrò che l'Ostia diventasse viva. Maestosamente si elevò da sola e scese nel ciborio che don Pedro ripose nel tabernacolo. Egli poi si ritirò in sagrestia. La gente, però, non voleva uscire dalla chiesa, dovetti ordinare di tornare a casa.
Quando la sera tardi le campane, dando il segnale del perdono, esortarono gli adulti che vivevano in discordia a comporre le controversie e a riconciliarsi, tutti gli abitanti di Manzaneda vennero a trovare il loro parroco a San Martino. In ginocchio Supplicarono don Pedro Rodriguez di perdonare le loro offese e di tornare a vivere in paese con loro.
Come fummo contenti, noi missionari, del cambiamento avvenuto in parrocchia!
La mattina dopo, al momento di celebrare la Santa Messa, fui costretto a farmi largo per raggiungere l'altare. Tutti i parrocchiani, nessuno escluso, si confessarono in uno stato straordinariamente buono. L'ultimo giorno della missione la distribuzione della Comunione durò circa tre ore perché da tutti i dintorni erano giunti fedeli per ricevere la santa Eucaristia all'altare dell'apparizione.
Era il 27 aprile: feci cantare un solenne Te Deum come ringraziamento per la conversione di tutta la parrocchia. Che miracolo! Nell'istante in cui intonammo la lode, il Bambino Gesù apparve nuovamente nell'Ostia, come la prima volta, nella figura di un ragazzino di sei anni. Ora il Bambino non aveva più le stigmate e i fiori viola sul suo vestitino erano scomparsi. Il suo volto era raggiante ed esprimeva gioia celestiale.
(Ostensorio originale del miracolo eucaristico, presente ancora oggi nel museo della parrocchia)

Poco tempo dopo il vescovo pubblicò sulla Gazzetta ufficiale della diocesi il risultato di un'inchiesta da lui ordinata: “L'apparizione del Bambino Gesù a Manzaneda è un fatto che non lascia alcun dubbio”. Gli abitanti erano talmente convinti dell'autenticità del miracolo, che tutti gli uomini si riunirono in una confraternita eucaristica per pregare a turno, di giorno e di notte, davanti al Santissimo. Ma il segno più grande dell'autenticità dell'apparizione del Bambino Gesù è nel fatto che tutta la comunità, prima piena di odio contro la religione e i sacerdoti, cambiò di colpo diventando zelante, riconciliata e piena di fede.

Fonti: Maria Haesele, “Eucharistische Wunder aus aller Welt”, Christiana-Verlag Stein am Rhein; Don Magin Jose de Prada Rodriguez, pochi anni fa parroco di San Martino in Manzaneda.

Tratto da “Trionfo del Cuore” - Sia Lodato e Ringraziato! - Famiglia di Maria - Novembre -Dicembre 2016 – n° 40.




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