LA CONFESSIONE:
PERCHÉ? COME?
P. SLAVKO BARBARIC
PRESENTAZIONE
Dopo il compendio
"Pregate con il cuore" , ecco ancora una riflessione del
dott. Fra Slavko Barbaric, che fa appello anch'essa al cuore.
Infatti, siccome quest'organo si pone quale centro vitale di tutto
l'essere umano e della sua esistenza, è facile dedurne che anche
questa meditazione avrà per oggetto uno dei perni fondamentali della
realtà cristiana. Nel lavoro precedente tale realtà si realizzava
con la preghiera; in questo, invece, si esplica nel sacramento della
Riconciliazione, ovvero: la Santa Confessione.
Per il cristiano
convinto questo Sacramento è parte essenziale e centrale della
propria vita di credente, perché una vita che si professi tale è
inimmaginabile senza la costante rappacificazione con Dio e con gli
uomini. E questa conciliazione non si ottiene con nessun compromesso
verbale, come avviene per i politici, ma con la totale trasformazione
della propria coscienza e si realizza appunto mediante la Confessione
correttamente effettuata.
Invece, esiste il
timore considerevole che i credenti non comprendano tale Sacramento
come si dovrebbe e come è spiegato secondo lo spirito del Santo
Vangelo. Molto spesso esso viene inteso in modo estremamente generico
e, senza dubbio, fuorviante. Così, per esempio, non sono rari i casi
in cui si affronta questo Sacramento alla stregua di un processo che
si deve subire e, faticosamente, superare! Quando poi in certi
ambienti si comincia a parlare di Confessione, spesso si sente dire e
si conclude che essa non consiste in altro che nel rivelare il
proprio peccato ed attendere la penitenza e la relativa assoluzione.
E coloro che ritengono di non essere in peccato o che addirittura ne
sono convinti, mettono in rilievo il fatto che non hanno ucciso
nessuno, che non hanno rubato niente e non hanno bruciato nulla al
proprio vicino, per danneggiarlo. Tutto ciò si può anche ritenere
collegato con il Sacramento, ma in questo caso già si manca di
annoverare i peccati di omissione.
Altri poi, che si
ritengono più liberi, aggiungeranno che la Confessione è un inutile
peso e si domandano perché non ci si può confessare direttamente
con Dio anziché con il suo mediatore, il sacerdote, che è un uomo
come tutti gli altri.
Simili riflessioni
chiarificano quanto si è già affermato, che cioè la Confessione si
prende con troppa leggerezza ed in maniera errata! La Confessione è,
infatti, prima di tutto un incontro dell'uomo, nella sua condizione
di peccatore, con la infinita e misericordiosa CARITA' DI DIO:
proprio come ci viene descritto nella parabola del FIGLIOL PRODIGO
che ritorna al PADRE BUONO. La confessione è, inoltre, un
indefinibile atto di amore verso Dio e verso il prossimo: quell'Amore
che costituisce il più grande comandamento della Legge di Dio. Dove
andare contro l'amore costituirebbe per il cristiano il più grande
peccato: quello di tradire il Vangelo stesso di Gesù!
D'altra parte solo chi
non cade in errore contro l'amore sarebbe veramente un uomo senza
peccato! Tant'è: come si è detto, sbaglierebbe di grosso chi
volesse definire "senza peccato" una persona, solo perché
non ha commesso alcuna cattiveria: si è peccatori, infatti, anche e
solo se non si è compiuto totalmente il proprio dovere secondo la
Legge dell'amore. Pertanto tutti siamo peccatori e tutti siamo feriti
dal male. Per il ferito sono necessarie le medicine e le cure, come
per il malato è essenziale la guarigione. Ebbene, questo è la
Confessione: è la casa di cura e il "luogo di convalescenza".
Essa guarisce il nostro cuore ferito. Cura il nostro essere malato.
Il medico e guaritore è il Signore Dio, ma ne è mediatore il
sacerdote, colui che confessa. Se si comprende la Confessione così
come veramente si deve comprendere, la Confessione cristiana
diventerà molto più profonda e più semplice da accettare.
Questa meditazione
sulla Confessione di Fra Slavko Barbaric, che reca un titolo
significativo, "Dammi il tuo cuore ferito", è un segno di
fiducia nei confronti di questo insigne Sacramento! E anche di più.
E' la vera linfa di un cuore caldo che brilla d'amore ed invita
all'amore.
Queste pagine
richiedono anche un po' d'attenzione. E' possibile, infatti, che i
lettori che pregano notino nella sezione dedicata alla preghiera,
talune ripetizioni. Queste non devono costituire un elemento di
disturbo. Esse sono infatti sinceri impeti dell'anima che non si
possono ascrivere a nessuna norma letteraria. Perciò, se le
ripetizioni sono un riflesso della fiamma dell'amore, come qui,
allora non sono mai troppe. Nel sottotitolo apposto a questo scritto
si legge che esso è particolarmente indicato per la confessione a
Medjugorje. Non c'è dubbio, tuttavia, che sarà utile per tutti i
credenti ed i sacerdoti in qualsiasi altro posto. Jakov Bubalo
IL NOSTRO CUORE E'
COME UN FIORE
Marija
Pavlovic, veggente, racconta: "Durante la preghiera mi è
apparsa per tre volte l'immagine di un fiore. La prima volta era
meraviglioso, fresco, coloratissimo. Ed io ne ero felice! Poi ho
visto lo stesso fiore chiuso, appassito, aveva perduto completamente
la sua bellezza. Ero triste! Ma, ecco una goccia d'acqua cadde sul
fiore appassito ed esso subito riacquistò tutta la sua freschezza ed
il suo fulgore! Ho cercato di capire che cosa potesse significare per
me questa visione, ma non ci sono riuscita... Perciò decisi di
chiederlo alla Madonna durante una delle Sue apparizioni. Le dissi:
“Madonna mia, che cosa vuol dire quello che ho visto durante la
preghiera? Che significato aveva quel fiore?” La Madonna sorrise e
rispose: “Il vostro cuore è come quel fiore. Ogni cuore è
meraviglioso nella bellezza creata da Dio. Ma quando sopraggiunge il
peccato, il fiore appassisce ed il fulgore svanisce. Quella goccia
caduta sul fiore per ravvivarlo, è il simbolo della Confessione.
Voi, quando siete nel peccato, non potete aiutarvi da soli: vi serve
aiuto”.
Caro
amico! Sono sicuro che qualcosa, almeno, di questa esperienza narrata
dalla veggente Marija faccia parte della tua realtà. Molte volte
anche tu avrai sentito dire che il tuo cuore è come un fiore,
palpitante di amore, di gioia e di pace; pronto a donare felicità
agli altri e pronto ad amare chiunque, disinteressatamente. Ma,
certamente, hai anche provato e vissuto momenti in cui esso appariva
chiuso, ferito, appassito, senza felicità né speranza, senza pace
né amore. Questi sono, purtroppo, i momenti più difficili e
faticosi, sia per te stesso che per coloro che ti circondano. Ma poi
è accaduto sempre qualcosa e, immediatamente, tu rinvigorito, hai
cantato di nuovo, hai donato ancora felicità!
Questo
libretto, nato dall'esperienza degli avvenimenti di Medjugorje,
vuol essere un aiuto per il tuo cammino. Ti vuol aiutare a capire in
che modo il tuo cuore può diventare e rimanere per sempre splendido,
fiore in boccio, ricco di freschezza, pronto ad emanare un PROFUMO DI
PACE e RICONCILIAZIONE. A Medjugorje molti cuori sono diventati così!
Molte famiglie si SONO trasformate in oasi di felicità e di pace
perché hanno sperimentato il rinnovamento della coscienza beneficata
dalla rugiada della Misericordia di Dio discesa generosamente su
ognuno!
Questo
libretto desidera aiutarti per far sbocciare il fiore del tuo animo e
a goderne i frutti: AMORE, BONTA', PERDONO, CARITA', PACE,
BENEVOLENZA, FORZA, SAPIENZA! Vuol esserti vicino per compiere
assieme a te il lavoro fecondante e disinquinante!
Solo i
frutti dell'anima rendono l'uomo felice. E anche quando si
sfioreranno gli abissi più profondi del peccato, l'intento di queste
pagine non sarà per compiere su di te un atto di giustizia o per
spaventarti, ma per accendere nuovamente in te l'entusiasmo per
rinnovare la vita. Secondo la convinzione di milioni di credenti, la
Madonna ci sta educando per il futuro. Ella ci sta conducendo nei
Templi a Lei dedicati per festeggiare insieme i 2000 anni della
nascita di Gesù. Perciò rimane con noi così a lungo! Come ha detto
in un messaggio: "Io sono con voi così tanto tempo perché
voglio insegnarvi come si ama".
Se questo
libretto si rivelerà realmente il frutto della scuola della Madonna,
allora nessuno si sentirà condannato e tutti potranno trovare la
forza per cominciare ad amare Dio, che è Perdono ed Amore. Non ho
mai sentito che qualcuno è tornato da Medjugorje con la "paura
di Dio". Anzi molti hanno asserito: "Subito ho capito che
Dio è amore, carità e perdono". Tanti hanno ricominciato ad
amare il Signore che è Padre e che tiene al bene dei suoi figli, che
con serenità attende e viene incontrato da tutti.
Questo
libretto, dunque, vuole aiutare tutti noi ad incontrarci con Dio che
crea e rinnova, che ama ogni sua creatura e si rattrista per chi ha
timore di Lui! Questo libretto vuole essere semplicemente quello che
i messaggi della Madonna costituiscono per la parrocchia di
Medjugorje (validi per tutti coloro che vogliono accoglierli): un
incoraggiamento lungo il cammino che conduce alla PACE. Alla luce del
messaggio si può affermare: "Nessuno ha il diritto di avere dei
dubbi, di disperarsi, di spaventarsi, di smettere di andare avanti".
Si sente
spesso la domanda: "Perché la Madonna nei suoi messaggi non
rimprovera più?! Perché non mostra più al mondo i disagi ed i
peccati, da cui hanno origine tutti i problemi?".
La
risposta è chiara: la Madonna è Madre. Ha fiducia nei suoi figli,
Lei sa che i suoi figli conoscono ciò che non è buono e ciò che
non è giusto. Ma sa anche che molte volte è più facile discernere
"che cosa non si può" da quello "che si può e si
deve fare"! Per questo è sempre positiva, incoraggia sempre,
esorta e non si stanca mai.
E quando
si percorre la strada giusta al seguito della Madonna, allora si
svelano le paure che sorgono dal peccato, l'uomo si decide più
facilmente alla battaglia contro il male e la distruzione che lo
accompagna!
Sono
convinto che tutti potranno provare quello che Ella ci ha detto:
"Fate quello che vi dico e non vi pentirete mai"!
ESPERIENZA
PERSONALE
Credo che
ognuno di noi si sia posto una domanda che lo ha torturato e ancora
lo tortura: "Perché esiste il peccato? Perché ci sono cose
proibite e che si considerano peccato?".
Sono
convinto che solo pochi di noi sono stati esentati dal dubbio: "Può
darsi che il peccato sia solo un'invenzione creata solo per farci
spavento, per tenerci legati, per imporci più facilmente degli
ordini". Non abbiamo forse covato in qualche recesso della
nostra anima il dubbio che il peccato lo hanno creato i vecchi, i
genitori, i preti, la Chiesa o altri che si sono riferiti a Dio per
esercitare con maggior facilità il proprio potere?
Può darsi
che tutto appaia più chiaro se vi racconto dell'esperienza che porto
dentro di me.
Fin dagli
anni di seminario mi torturava un interrogativo che pure sembrava
tanto semplice: "Perché qualcosa è peccato?". Non ho mai
osato porre questa domanda agli altri perché pensavo che essa
avrebbe potuto farmi diventare, se non stupido, sicuramente ateo.
Eppure tale quesito, come un'ombra nera, mi ha perseguitato e
tormentato durante tutti gli anni di studio.
Quando
sono diventato sacerdote ho cercato di prendere seriamente la Santa
Confessione. Ma il mio interrogativo si faceva più complesso.
Ascoltare le molte esperienze altrui faceva sì che avvertissi nel
mio intimo che parecchi non avessero compreso veramente in che cosa
consiste il peccato. E quando si confessavano, passavano facilmente
oltre, per cui non si aveva la certezza che fosse sincero pentimento.
Da giovane
sacerdote, poi, ho avuto una profonda crisi. Mi chiedevo: "Perché
la Confessione?". Dall'altare si annuncia la lieta novella. Si
parla di peccato e si prega affinché si arresti l'abitudine al
peccato. Eppure, molto di rado sentivo qualcuno in confessione
riferirsi alla Parola di Gesù o all'Omelia e dimostrarsi convinto
dell'urgenza di smettere di peccare. Mi sono allora chiesto nel
profondo della mia anima: "Che senso ha fare le prediche? Perché
confessare?" Tentavo di vedere almeno qualche differenza tra una
confessione e l'altra. E poiché non riuscivo mai a distinguerne una,
la domanda dentro di me diventava sempre più complessa ed intricata.
Ora mi
rendo conto che qui ha inizio il dramma del ministero del sacerdote,
cioè quando egli non riesce a dare un'identità, un significato alla
sua missione. Allo stesso modo anche molti cristiani hanno difficoltà
con la confessione, soprattutto i giovani! Incontrano gli stessi
ostacoli! E si ripropone lo stesso dramma: "Perché devo
raccontare quello che mi succede al sacerdote?".
Accade
quindi che molti si limitano solo a cose superficiali, considerano
l'apparenza e non la sostanza, così che nascondono e tacciono ciò
che è realmente essenziale. E' successo di sicuro a tutti i giovani.
Particolarmente negli anni di maturazione e dello sviluppo in
generale. E' proprio in questo periodo, infatti, che parecchi hanno
smesso di confessarsi. Ed ecco così l'amarezza e l'inquietudine del
sacerdote: coloro che si devono confessare non si confessano e,
quelli che lo fanno, prendono la cosa con faciloneria e leggerezza!
Mi ricordo
bene di una credente che mi aveva chiesto di parlare della
Confessione, mettendo però bene in chiaro il fatto che non voleva
confessarsi. La sua prima domanda fu: "Perché mi devo
confessare ad un sacerdote che è un uomo come me? Io lo faccio
direttamente con Dio".
Mi sono
fermato un momento. Sono rimasto stretto in una morsa. Questa era
anche la mia domanda!... Non sapevo nemmeno io come rispondere.
Allora le ho detto: "Anch'io ho lo stesso problema con la
Confessione. Perché le persone si devono confessare ad un sacerdote
che è solo un uomo? Può darsi che sia solo perché i sacerdoti sono
curiosi e vogliono scoprire quello che avete fatto! Penso che nessuno
dica poi qualcosa di nuovo. Il sacerdote conosce tutti i peccati,
tutti i fatti degli uomini. Questo è il mio problema anche dal mio
punto di vista!".
Allora,
anche lei si è fermata e nello stesso momento ci siamo capiti: qui
nel Sacramento c'è qualcosa di diverso.
Non si
tratta semplicemente del perché confessarsi, ma anche di qualcosa di
più profondo.
Si tratta
di un incontro, il più straordinario che ci sia: l'incontro con
Cristo che è nel più meraviglioso dei modi l'incontro tra il ferito
ed il medico, tra il peccatore ed il Santo, tra l'offeso ed il
Consolatore, tra uno che è degradato e Colui che risolleva i
degradati, tra uno che ha fame e Colui che sazia ogni digiuno, tra
uno che si è perso e Colui che lascia le novantanove pecorelle per
cercare quella sola smarrita!
Insomma,
l'incontro tra uno ormai al buio e Colui che afferma di essere la
Luce.
Tra uno
che è senza strada e Colui che disse di essere la Via.
Tra uno
che è morto e Colui che assicura di essere la Vita.
Tra il
solitario e Colui che vuol essere l'amico più vero. Parlammo molto e
allo stesso tempo guarivamo insieme e riuscivamo a penetrare il senso
della confessione.
"Cari
figli! Oggi desidero avvolgervi con il mio manto e condurvi tutti
verso la via della conversione. Cari figli, vi prego, date al Signore
tutto il vostro passato, tutto il male che si è accumulato nei
vostri cuori. Desidero che ognuno di voi sia felice, ma con il
peccato nessuno può esserlo. Perciò, cari figli, pregate e nella
preghiera conoscerete la nuova via della gioia. La gioia si
manifesterà nei vostri cuori e così potrete essere testimoni
gioiosi di ciò che io e mio Figlio desideriamo da ognuno di voi. Vi
benedico.
Grazie
per aver risposto alla mia chiamata!" (25.2.1987).
CHIEDI ED ASCOLTA
In cerca
di una prima risposta alle domande sulla Confessione e continuando a
fare le confessioni, ho avuto la possibilità di incontrarmi con il
più grande teologo del nostro secolo: Hans Urs von Balthasar. Gli ho
detto: "Da quando sono a Medjugorje, ed anche prima, ho
incontrato persone che vengono a confessarsi solo per attenersi ai
messaggi che invitano a farlo mensilmente, però spesso mi hanno
detto: “Non ho niente, ma sono ugualmente venuto a confessarmi”.
Ho chiesto dunque al teologo: "Come bisogna comportarsi con
questo tipo di pentimenti? Che cosa bisogna dire?" Egli mi ha
sorriso ed ha risposto: "Non deve aver paura, padre. Quando
dicono che non hanno nulla da confessare, ringraziate insieme ad essi
il Signore perché non hanno peccati. E poi fate questa domanda:
“Avete in ogni caso amato Dio più di tutte le altre cose? Ed il
vostro prossimo come voi stessi?”.
Domanda ed
ascolta! Perché, chi può dire di aver amato perfettamente? Finché
non può affermare ciò, deve ammettere qualcosa e per questo deve
chiedere perdono.
In quel
momento ho capito le parole della Sacra Scrittura in cui si dice che
anche l'uomo giusto compie il peccato sette volte: "State
attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproverarlo; ma se
si pente, perdonargli. E se pecca sette volte al giorno contro di te
e sette volte ti dice: mi pento, tu gli perdonerai" (Lc 17,3-4).
Perché
succede facilmente anche quando si dice che non si odia nessuno e che
si amano gli altri come se stessi. Si scopre che in verità ancora
non si ama Dio più di ogni altra cosa. Penso che non esprimiamo una
condanna quando diciamo che nessuno può dire mai: "Il mio amore
è perfetto. Il mio sentimento di pace e la volontà di
riconciliazione sono così perfetti che posso rispondere sempre più
affermativamente alla domanda: “Hai sempre amato Dio più di ogni
altra cosa ed il tuo prossimo come te stesso?”
Intanto,
si badi bene, questo interrogativo non viene posto per scovare in
ogni occasione il peccato, ma viene rivolto per trovare, sempre, il
modo di operare un maggior bene. Mi sembra, infatti, che non si
sottolinei mai abbastanza che il Cristianesimo non è una ricerca del
peccato per poi spaventare l'uomo.
Il
Cristianesimo non si è manifestato per giudicare gli uomini, ma è
una realtà presente per la sua salvezza. Il Cristianesimo è,
inoltre, la Luce che segue le tracce dell'uomo al buio. E' l'amore
che si manifesta e salva l'uomo dall'odio, è la pace che si offre
all'uomo agitato, è il tutto che si offre all'uomo agitato e
torturato. La Carità che si dona a coloro che sono torturati con
crudeltà. E' il perdono che si concede all'uomo distrutto dalla sua
implacabilità.
Dunque,
come il medico non è importante in quanto scopre la malattia, ma in
quanto ne conosce la cura, così avviene per la cristianità nei
confronti della Confessione. Il medico non è colpevole perché
scopre la malattia, è invece degno di lode proprio perché scopre o
riesce ad individuare il medicinale appropriato.
Può
capitare che talvolta nella mente del malato si presenti il dubbio
che la sua malattia sia stata causata dal medico. Ciò non è giusto
e non aiuta a guarire dal male. Qualcosa del genere si può dire del
Cristianesimo. Non per difenderlo, ma per comprenderlo con maggiore
semplicità.
Quando il
Cristianesimo parla di peccato o quando invita alla Confessione, non
è per svelare il peccato, ma perché desidera offrire salvezza.
Donando
salvezza, più facilmente si trova il peccato. Più facilmente si
trova l'uomo distrutto. Il Cristianesimo non ha avuto origine da un
malato e peccatore, ma da un sano e santo. Al Cristianesimo non serve
l'uomo peccatore, ma per manifestarsi gli è assolutamente necessario
l'uomo capace di crescere nell'amore ed in tutte le buone virtù.
In altre
parole, la mia domanda e la domanda di molti credenti sulla
Confessione è molto fondata, se consideriamo la Confessione solo dal
punto di vista di un errore o di una trasgressione compiuti. Ma ciò
non è la Confessione e neppure la missione universale del
Cristianesimo. La Confessione serve ed è motivata come Sacramento
della Riconciliazione. Poiché così l'uomo può crescere sino a
giungere alla sua immagine di perfezione che è annunciata e
realizzata in Gesù Cristo.
"Cari
figli! Per questa solennità desidero dirvi di aprire il cuore al
Signore di tutti i cuori. Datemi tutti i vostri problemi. Io voglio
consolarvi nelle vostre prove. Desidero colmarvi di pace, di gioia e
di amore di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!"
(20.6.1985). "Cari figli! Vi esorto verso il prossimo, e
soprattutto all'amore verso chi vi procura del male. Così, con
l'amore, potrete apprezzare le intenzioni del cuore. Pregate ed
amate, cari figli: con l'amore potrete fare anche ciò che vi
sembrava impossibile. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! "
(7.11.1985).
LA DOMANDA GIUSTA
Ed ora a
voi che dite: "Oggi o domani andremo nella tal città e vi
passeremo un anno e faremo affari e guadagni", mentre non sapete
cosa sarà domani!
Ma che è
mai la vostra vita? Siete come vapore che appare per un istante e poi
scompare. Dovreste dire invece: Se il Signore vorrà, vivremo e
faremo questo o quello. Ora invece vi vantate nella vostra arroganza;
ogni vanto di questo genere è iniquo. Chi dunque sa fare il bene e
non lo compie, commette peccato" (Gc 4,13-17).
Santa
Teresa d' Avila nelle sue sante esperienze ha registrato anche questo
aspetto: "E' facile essere combattuti tra bontà e cattiveria a
favore della bontà. Ma quando il dibattimento interiore è tra ciò
che è bene e ciò che è il meglio assoluto, allora la situazione è
sicuramente diversa".
Se
vogliamo comprendere fino in fondo questo concetto e farne
l'esperienza, la domanda del cristiano non è: "Odi Dio o
qualcuno degli uomini?" Perché l'odio è dettato dal male e
distrugge ogni persona, indipendentemente dal fatto che uno sia
credente o meno. La domanda del cristiano sarà: "Ami Dio più
di ogni altra cosa ed il tuo prossimo come te stesso"?
Il
Cristianesimo è, secondo il desiderio di Cristo, la scuola
dell'amore. Se nasce una conversazione sull'odio, ciò deve
verificarsi solo come un discorso riguardo ad una malattia che si
deve evitare e debellare.
La domanda
cristiana non è: "Hai rubato qualcosa ad altri, o ti sei
appropriato di quello che non ti appartiene"?
La domanda
cristiana sarà: "Hai fatto buon uso delle cose materiali che
erano a tua disposizione"? Ciò significa che anche quando
affermo "io non rubo" non ho risposto neppure lontanamente
alla domanda cristiana su quello che faccio di bene con le cose che
ho a mia disposizione.
E quando
uno crede di poter dire: "Questo è mio, questo mi hanno
lasciato i miei vecchi, non ho preso da nessuno la mia ricchezza,
l'ho guadagnata con i calli delle mie mani", anche questo tale
deve ammettere di non avere ancora raggiunto quel livello dell'amore
cristiano che stimola ed esorta a fare delle cose un uso caritatevole
e premuroso, attento e generoso!
La domanda
cristiana non è: "Bestemmi Dio? Racconti bugie, chiacchiere e
pettegolezzi?"
La domanda
cristiana è: "Come ho impiegato e fatto uso del dono della
favella?" E anche quando posso rispondere di non aver offeso
nessuno, rimane col suo pungolo la vera richiesta cristiana: "Ho
saputo ringraziare e glorificare Dio? Ho saputo dare consiglio agli
altri, donare una parola di incoraggiamento, trattare in modo giusto
e sereno i miei figli?"
Tutti
abbiamo potuto qualche volta sperimentare la verità di queste
domande e di queste riflessioni sulla nostra pelle; per esempio, se
qualcuno ci passa accanto e non dice nulla e non saluta, noi restiamo
offesi o delusi e ci sentiamo disprezzati, mentre quel tale
continuerà ad affermare di non averci fatto alcun male!
Ma la vera
questione non è se stavo distruggendo la vita mia e quella degli
altri, bensì: " Che cosa ho fatto o non ho fatto affinché la
mia vita e quella degli altri possa crescere nel bene?"
Quando
comincio a riflettere in tal modo, comprendo subito perché si parla
di alcoolismo, di droga, di eccessivo godimento dei cibi e di piaceri
voluttuosi del corpo in genere. E' chiaro che bere non è peccato
perché Dio ha creato la, sete e le bevande. Ma quando l'uomo si
riduce in modo tale da non farsi più guidare dalle semplici
necessità del corpo, bensì da qualche altra passione, allora
distrugge se stesso ed il suo corpo. Annienta la sua possibilità di
crescere. Egli blocca o impedisce il positivo. Entra nella fase di
distruzione.
E' proprio
perché esiste una simile fase di distruzione che il peccato assume
significato crescente, ma sempre in relazione ai valori contrari di
sano, buono, trasparente e generoso.
Sbaglia
enormemente, dunque, il cristiano che ritiene di porre il suo essere
esclusivamente in lotta contro il peccato. Allora egli si stancherà,
diventerà pauroso, maldisposto, svogliato o perderà per sempre il
senso della missione cristiana. E così la sua vita non sarà affatto
diversa da quella di coloro che non conoscono Cristo.
Pensare di
comprendere il Cristianesimo semplicemente come lotta contro il
peccato, ci condurrà alla stessa condizione di quel giardiniere che
trascorre tutto il suo tempo a pulire il giardino dalle piante
nocive, ma non si sforza mai di piantare un nobile albero da frutto.
In questo senso il giardiniere dovrebbe chiedersi: "Perché è
tutta la vita che pulisco il giardino eppure non cambia mai nulla?
Sempre di nuovo la stessa malerba!" Forse perderà ogni
entusiasmo e tutta la vita sarà per lui un peso. Invece, se nella
terra pronta seminasse dei buoni semi, quelli comincerebbero a
germogliare ed a crescere, ed egli non si stancherebbe tanto
facilmente di pulire il giardino e di creare le condizioni migliori
per un così brillante e nobile risultato!
Il
Cristianesimo non si riduce allora ad una battaglia contro il
peccato, ma è la battaglia a favore dei valori positivi. Una lotta
che dura tutta la vita e che può richiedere sacrifici per potersi
donare agli altri. Qui è tutta la bellezza della professione
cristiana, degli esercizi cristiani, delle preghiere, dei digiuni,
della Confessione, dell'invito ad eroici atti d'amore.
D'altronde,
se qualcuno vi dicesse: "Dio mi ha dato le gambe per non farmi
cadere", non sareste sicuramente d'accordo con lui, ma
cerchereste di dimostrargli che le gambe servono per camminare, e non
solo per non cadere. Ma se qualcuno dovesse rimanere nella sua
convinzione, allora la sua condizione sarebbe quella, veramente
avvilente, di dover stare seduto per tutta la vita. Perché, allorché
decidesse di alzarsi, potrebbe effettivamente cadere.
E sarebbe
un problema più grave per chi sta sempre seduto e non vuole
muoversi, che non per chi, camminando, potrebbe talvolta anche
cadere. Trasferito sul piano della nostra missione cristiana,
possiamo chiederci: chi si danneggia di più, uno che per la paura di
cadere non si alza, o uno che si alza, cammina e qualche volta cade?
"Cari
figli! Voi siete troppo presi dalle cose materiali, e per esse
perdete tutto quello che Dio desidera darvi. Vi invito a chiedere i
doni dello Spirito Santo, che adesso vi sono necessari per poter
testimoniare la mia presenza e tutto quello che io vi do. Cari figli,
abbandonatevi totalmente a me, perché io possa guidarvi pienamente.
Non preoccupatevi delle cose materiali. Grazie per aver risposto alla
mia chiamata!" (17.4.1986). "Cari figli! Oggi vi invito
tutti a vivere l'amore verso Dio e verso il prossimo nella vostra
vita. Senza amore, cari figli, voi non potete fare nulla. Perciò vi
invito, cari figli, a vivere l'amore reciproco. Solo così potrete
amare ed accettare me e tutti quelli che vengono nella vostra
parrocchia: tutti sentiranno il mio amore attraverso di voi. Perciò
vi prego, cari figli, di cominciare da oggi ad amare con amore
fervente, con quell'amore con cui vi amo io. Grazie per aver risposto
alla mia chiamata! " (29.5.1986).
ECCOTI I DONI
Gesù ha
raccontato molte parabole, con le quali ha commentato i segreti del
Suo Regno. Una di tali parabole è anche questa dei talenti. Ecco
come la racconta il Vangelo: "Avverrà come di uomo che,
partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi
beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a
ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto
cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri
cinque.
Così
anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
Colui
invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel
terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto
tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con
loro.
Colui che
aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo:
Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco ne ho guadagnati
altri cinque.
Bene,
servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel
poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo
padrone.
Presentandosi
poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai
consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.
Bene,
servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel
poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo
padrone.
Venuto
infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so
che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove
non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra;
ecco qui il tuo.
Il padrone
gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non
ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il
mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio
con l'interesse.
Toglietegli
dunque il talento e datelo a chi ha i dieci talenti.
Perché a
chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà
tolto anche quello che ha.
E il servo
fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore
di denti". (Mt 25,14-30).
Che cosa è
importante qui osservare?
L' uomo
con cinque talenti li fa fruttare e ne riceve altri cinque. Un altro
che ne ha ricevuti due, ne guadagna ancora due e nuove città.
Quello con
un solo talento non ha sperperato, e non ha perso il suo talento. Al
contrario lo ha conservato e restituito al suo padrone, così come
l'aveva ricevuto.
Invece il
padrone non è contento di lui; gli riprende anche quello che gli
aveva affidato in precedenza, e lo consegna ad uno degli altri servi
per farlo fruttare ancora di più. Questa parola suona in modo molto
strano e, si potrebbe dire, in modo ingiusto. Soffre sempre chi non
possiede mai niente, mentre continua a guadagnare chi già ha tutto!
Invece, se
questa parabola si osserva e si spiega alla luce del tema della
Confessione, sarà semplice comprendere che non c'è nessuna
ingiustizia da parte del padrone, ma una nuova comprensione del
compito dell'uomo.
Solo colui
che lavora, va avanti, cresce, non si fa spaventare da nulla; anche
in caso di perdite, farà qualcosa di buono! Potrà crescere e sarà
ricompensato. Chi vuole conservare i semi dei doni, già compie un
grande peccato. Chi non cresce, già sta cadendo. "Chi sta
fermo, deve stare attento a non cadere".
Da questa
parabola possiamo capire perché la pigrizia è compresa tra i
peccati principali. Qui non si pensa sicuramente a quando si dorme
un'ora in più o quando si è in ritardo a scuola, o non si finiscono
in tempo le cose che ci sono state ordinate. La pigrizia rientra
nella condizione di collaborazione dell'uomo con Dio. Se collaboro
allo sviluppo dei doni ricevuti sono diligente. Se poi non cerco di
far fruttare i doni, sono pigro. Se sono pigro, vuol dire che non
diventerò mai un uomo maturo creato ad immagine e somiglianza di
Dio. Questa è la resistenza più forte all'adempiersi della volontà
di Dio. Dio è geloso dei semi che ha posto nei nostri cuori. Per Lui
non è la stessa cosa se noi ci comportiamo in un modo o in un altro.
Che Padre sarebbe se per Lui non ci fosse differenza fra i modi in
cui crescono i suoi figli o sul come vanno avanti? Che giardiniere
sarebbe se gli resta indifferente che il fiore cresca solo a metà o
raggiunga il pieno fulgore della sua bellezza? Sicuramente se ne
rattristerebbe e si sentirebbe avvilito, perché avrebbe lavorato
inutilmente e perché si sarebbe giocato la fiducia in sé. L'uomo è
fatto in modo da poter crescere. Durante la creazione, Dio ha detto
che tutte le cose sono buone. Ma ha detto anche "crescete".
Questa è la legge divina. Questa è l'esigenza interiore di tutto
ciò che ha creato, e soprattutto dell'uomo. Ogni cosa porta dentro
di sé la legge della crescita! E non esiste nessun seme al mondo che
può opporsi alla sua crescita, quando se ne creano le possibilità.
Solo l'uomo, in tutta la sua libertà, può dire: 'Non cresco!"
Può decidere di non crescere. O, detto con parole diverse, egli si
può dare alla pigrizia. Se vede qualcosa di buono nella pigrizia,
l'uomo si contrappone alla volontà generale di Dio, che ha fissato
nella Sua Legge di far crescere tutto ciò che è stato creato.
"Cari
figli! Voi siete responsabili dei messaggi. Qui si trova la fonte
della grazia, e voi cari figli siete i vassoi nei quali vengono
trasmessi questi doni. Perciò, cari figli, vi invito a compiere
questo servizio con responsabilità. Ognuno risponderà secondo la
propria capacità. Vi invito a distribuire i doni agli altri con
amore, e a non conservarli per voi soli. Grazie per aver risposto
alla mia chiamata!" (8.5.1986). "Cari figli! Oggi vi
ringrazio per la vostra presenza in questo luogo nel quale vi offro
grazie speciali. Invito ognuno di voi a incominciare a vivere la vita
che Dio desidera da voi e ad incominciare a fare buone opere d'amore
e di misericordia. Non desidero che voi, cari figli, viviate i
messaggi e nello stesso tempo facciate il peccato, che non mi è
gradito. Perciò, cari figli, desidero che ognuno di voi cominci una
nuova vita senza distruggere tutto quello che Dio opera in voi e
che vi sta dando. Vi do la mia benedizione speciale e resto con voi
sulla strada di conversione. Grazie per aver risposto alla mia
chiamata!" (25.3.1987).
IL PECCATO PIÙ
GRANDE
Spesso mi
ha terrorizzato una domanda: "Qual è il peccato più grande?"
L'ho cercato nella Sacra Scrittura. Ed in tempi diversi ho trovato
diverse risposte. Adesso mi sembra di aver trovato la risposta
esatta: tutto ciò che è nell'oscurità è solo il risultato di
qualche altra cosa! E la causa è sempre più grave e più pericolosa
del risultato. Inoltre, non possiamo eliminare il risultato se non
annulliamo la causa. In concreto, ecco cosa voglio dire: tutti i
peccati possibili sono solo il risultato della mancanza di amore. E
tutti i problemi possibili sono solo derivanti dall'assenza di amore.
Quando non
c'è l'amore, tutte le porte sono aperte al male ed a ogni peccato.
Tutte le guerre, tutti gli scontri familiari, tra individui, tutte le
mancanze, le ingiustizie, gli assassini, gli aborti: tutto è esito
diretto della mancanza di amore per la vita e per l'Animatore della
vita, il Creatore di tutte le cose! Ciò significa: la mancanza
d'amore è il peccato più grande. L'odio non è così pericoloso
come è rischiosa invece la mancanza d'amore. Perché, può anche
capitare che per un momento l'odio prenda il sopravvento, ma se c'è
l'amore, esso può rimettere a posto le cose e donare la salvezza.
Invece, se l'amore non cresce affatto, allora non c'è nessuna
speranza che le cose si mettano bene, piuttosto ci si apre ancora di
più verso il peccato.
Se
vogliamo proporre un paragone, possiamo dire così: è più
pericoloso non avere la luce, che non sviluppare un sistema di
illuminazione (anche se per un attimo si potrà rimanere al buio e
perdere talvolta la strada).
Dio ha
ispirato nel cuore dell'uomo non solo il dono della capacità di
amare, ma anche un profondo desiderio di essere amati ed accettati
dagli altri. C'è grande differenza tra l'essere amati o non esserlo
affatto!
Nel
Battesimo ci è stato dato il divino seme dell'amore, della fede e
della speranza. Dio ha preparato la terra per far crescere e
sviluppare questo seme. Solo in virtù di esso, cioè facendolo
germogliare, possiamo essere ad immagine e somiglianza del Padre. Se
invece non agiamo in questo modo, allora la fede, l'amore e la
speranza rimangono solo un chicco, che resta camuffato e nascosto, ed
anche se si conserva bene, tuttavia non dà fiotto, non è più seme!
Ma se
avviene questo nell'amore, allora è stato commesso il primo peccato,
scintilla di tutti i peccati, di tutti i guai e distruzioni! Se non
ci si impegna quotidianamente a far crescere l'amore, allora la morte
dello spirito è già arrivata, e con essa tutti gli altri mali.
Intanto,
per l'uomo non esiste nulla di così entusiasmante e così
importante, del rendersi conto della propria crescita nell'amore.
Quando fa ogni cosa in virtù di questo dono verso Dio e verso il suo
prossimo, verso sé stesso e tutte le creature, diventa maturo.
Quando sta sulle sue gambe e nel momento in cui si stacca da tutti i
condizionamenti che il mondo può generare. Ma quando ridurrà il suo
amore solo alle persone che gliene dimostrano a loro volta e lo
rifiuterà a coloro dai quali si vede non corrisposto, allora non si
distinguerà dai pagani che sanno amare solo coloro che li amano, che
sanno dare solo a coloro che certamente restituiranno il dovuto.
Entusiasmarsi
per l'amore e sforzarsi di renderlo forte, vuol dire essere capaci di
compiere le più belle azioni nel mondo e agire per l'unica vera
efficace lotta contro lo sterminio e la distruzione. Contro il
peccato in ogni campo!
Non
sarebbe difficile ora immaginare per un momento che tutte le guerre
potrebbero finire, tutti i digiuni sarebbero saziati, tutti i malati
sarebbero degnamente accettati e curati. Che tutti gli abbandonati
troverebbero qualcuno disposto a prenderli con sé, che tutti gli
esiliati sarebbero rispettati per la loro libertà, che tutte le
persone tristi diventerebbero felici, che tutti gli infermi
tornerebbero sani. Solo l'amore può tutto questo: se adesso non ne
siamo convinti e non abbiamo il coraggio per sognare, è
semplicemente segno che non abbiamo neppure idea della potenza
dell'amore! Quell'amore che è innestato nel nostro cuore, come ci
insegna San Paolo: "L'amore di Dio è versato nel nostro cuore"
(Rm 5.5). Dove esso accenni a venir meno, tutte le angosce interiori
od esteriori cadranno sull'uomo e lo distruggeranno.
Dunque è
il peccato, nel modo più assoluto, il pericolo maggiore. Perché di
qualunque natura esso sia, soffoca l'amore.
L'AMORE AMATO
Se anche
parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la
carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E
se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta
la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare
le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche
distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser
bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è
paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si
vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo
interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode
dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto
crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità
non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue
cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e
imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto,
quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da
bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo,
ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno
specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia.
Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente,
come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che
rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande
è la carità, (1 Cor.13,1-13).
Senza
nessuna condizione da parte nostra, quell'amore discende nei
nostri cuori....
Il mondo è
inficiato dal male: conflitti, dimostrazioni di odio e altre cose del
genere. E non c'è nessun uomo e nessun sistema al mondo capace di
sciogliere il nodo quotidiano del disordine che è costituito dalla
mancanza d'amore. Non si troverà infatti nessun uomo e nessun
sistema per ovviare a ciò, perché solo la divina spada è in grado
di tagliare, e solo se portata con mano divina ed affilata con divina
potenza. Tale è veramente l'AMORE DI DIO. Egli non vuole che il suo
seme, posto nei nostri cuori, vada disperso e venga distrutto. Senza
alcun obbligo da parte nostra, l'amore scende nel nostro cuore. Non
solo per guarirci, ma anche per darci la possibilità di crescere. Il
divino amore non vuole operare nel mondo senza venire coltivato nel
cuore delle persone.
Il suo
amore è pegno e condizione assoluta per la nostra crescita
nell'amore. In ciò consiste la grande, ineffabile, universale
possibilità per l'uomo, che nel Cristianesimo è chiamato a divenire
completo e compiuto.
Siamo
dunque giunti al punto di poter affermare: il Cristianesimo non cerca
l'uomo per modellarlo secondo una sua forma, neppure secondo un suo
preciso scopo. Bensì è l'uomo che cerca il Cristianesimo, perché
esso riesce con amore divino ad animare l'uomo proprio secondo lo
stesso amore che gli è stato seminato nel cuore. E quando l'uomo si
rende consapevole che il seme è stato gettato e che può crescere
nel giardino della sua vita, allora non si stancherà mai di
coltivarlo ed accrescerlo con l'educazione e l'esercizio.
LA SANTA FIAMMA
Ora mi
sembra sia giunto il momento opportuno per leggere insieme una
storia. Consideratela attentamente, come è scritta qui. Credo che
servirà a comprenderci meglio ed a proseguire più utilmente la
nostra meditazione.
C'era una
volta nella appena nata repubblica di Firenze, un uomo che si
chiamava Raniero de' Ranieri. Lasciato dalla moglie, che lo temeva,
Raniero andò con i crociati a conquistare il Sepolcro di Cristo a
Gerusalemme. Raniero si distingueva per la sua prepotenza. Fu il
primo a salire con Goffredo di Buglione sulle mura di Gerusalemme,
perciò la sera stessa gli spettò l'onore di accendere la sua torcia
sulla fiamma del Sepolcro di Cristo. La liberazione per molti
crociati era un pretesto per il saccheggio. Secondo le parole di un
burlone, che in quelle sere gironzolava da una tenda all'altra, tanti
tra i crociati erano assassini e banditi prima ancora di partire
dalla patria. Intrattenendosi nella tenda di Raniero, il burlone con
abilità e spigliatezza spinse Raniero a fare il voto di portare da
solo la Fiamma fino a Firenze. Tra le risa e il divertimento generale
dei cavalieri ubriachi, Raniero si intestardì affermando che
avrebbero fatto l'impossibile. E la sua natura selvaggia e dispettosa
lo costrinse al passo che lo fece di più assomigliare ai selvaggi.
Così,
all'alba, Raniero, di nascosto dagli altri, prese la torcia che aveva
acceso al Sepolcro di Cristo. Ammantato con il mantello da pellegrino
per riparare la fiamma dal vento, intraprese nella foschia mattutina
il lungo viaggio verso Firenze. Capì subito che la fiamma gli si
sarebbe spenta se avesse cavalcato velocemente. Ma il suo puledro da
guerra non era abituato a cavalcare piano. Perciò Raniero decise di
montarlo al contrario, in modo da riparare con il petto la fiamma dal
vento. Ma attraverso la steppa lo attaccarono i banditi, gente
maledetta e malata che seguiva le tracce dei soldati. Raniero era
naturalmente in grado di scacciarne da solo una dozzina per volta, ma
temeva che nel frattempo gli si spegnesse la fiamma. Allora offrì
loro tutto ciò che possedeva: il vestito, il cavallo e l'armatura,
lasciandosi solo le candele e chiedendo di essere lasciato in pace.
Per quei delinquenti andò bene così, perché anche loro non erano
pronti per il conflitto e gli presero dunque tutto fuorché le
candele, il mantello da pellegrino e la torcia accesa. Lo misero poi
su un ronzino al posto del suo bel cavallo. Raniero cominciò a
meravigliarsi di se stesso: "Non mi sto comportando come un
cavaliere - si disse -, condottiero di gloriosi crociati, ma proprio
come un mendicante. Forse è meglio che io smetta. Perché chissà
che cosa avverrà di me a causa di questa fiamma".
Ma non si
arrese. E per la sua strada incontrò umiliazioni ed angosce di ogni
sorta. I suoi compaesani, pellegrini verso Gerusalemme, gli gridavano
nella lingua materna: "Pazzo!" Quando poi veniva attaccato
da pastori agguerriti, Raniero si preoccupava solo di salvare la
fiamma. Una volta dormì in una locanda dove erano solite fermarsi le
carovane dei pellegrini e dei mercanti. Il proprietario, nonostante
l'affollamento della locanda, trovò una sistemazione per Raniero ed
il suo cavallo. Ramero pensò: "Quell'uomo ha avuto pietà di
me. Se possedevo ancora il mio prezioso abbigliamento ed il cavallo
bianco, avrei avuto sicuramente molte più difficoltà
nell'attraversare questo paese. Posso quasi credere che i briganti mi
abbiano fatto un favore".
Quella
notte era molto stanco, era riuscito solo a rinforzare la candela con
dei sassi. E sebbene avesse pensato di trascorrere la notte vegliando
il fuoco, cadde in mezzo al fieno e si addormentò. Al mattino il suo
primo pensiero fu per la fiamma. La candela non si trovava più dove
l'aveva lasciata. Quasi era contento, poiché in tal modo il suo
viaggio era così concluso, ma in verità non poteva essere contento.
Gli sembrava inutile tornare nella sua tenda di guerriero. Proprio in
quel momento giunse il padrone della locanda con la candela accesa.
Gli disse che l'aveva protetta perché aveva capito che era
importante che rimanesse accesa. Raniero risplendeva di felicità.
Allora prese la fiamma e montò a cavallo. Ma si meravigliava ancora
al pensiero di quello che ormai rappresentava per lui quella fiamma e
al modo in cui essa lo proteggeva. Quando minacciava infatti la
pioggia, quando attraversava le montagne del Libano, Raniero riusciva
a trovare sempre un nascondiglio nelle grotte. Una volta per poco non
morì assiderato. Aveva nascosto la candela in una tomba saracena,
perché non voleva accendere con essa della legna per riscaldarsi. E
quando già stava cominciando a congelarsi dal freddo, cadde un lampo
che incendiò un albero vicino. Così ebbe il fuoco senza bisogno di
accenderlo con la Santa Fiamma.
Alla fine
non si meravigliò neanche più. Vicino Nicea incontrò alcuni
cavalieri provenienti dall'Oriente, tra cui c'era anche un trovatore
girovago. Essi, vedendo Raniero cavalcare la sella al contrario, con
il mantello sfilacciato, coperto dalla barba e con la candela in
mano, cominciarono al solito a gridargli: "Pazzo". Solo il
poeta girovago fece loro segno di tacere. Si avvicinò, cavalcando, a
Raniero e gli chiese da quando tempo viaggiasse in quel modo. "Da
Gerusalemme, Signore", rispose umilmente Raniero. "E la
fiamma non si è mai spenta durante tutto il viaggio?". "La
mia candela arde della stessa fiamma di cui l'ho accesa alla tomba di
Cristo", affermò Raniero. Il trovatore aggiunse: "Anch'io
sono di quelli che portano solo una fiamma.
Perciò mi
piacerebbe se potesse ardere per sempre. Dimmi, tu che conduci
innanzi la tua fiamma da Gerusalemme, che cosa devo fare per non far
spegnere la fiamma? "
"Signore,
replicò allora Raniero, gravoso è questo compito, anche se sembrava
irrilevante. Poiché questa fiammella esige che voi smettiate
totalmente di pensare a qualcos'altro. Lei non vi permette di avere
un'amante, se avete deciso di mantenerla accesa. E per volontà di
questa fiamma non potrete neppure sedervi ad una allegra tavolata.
Non potrete avere nient'altro in mente se non la fiamma. E nessun
altro potrà essere più importante per voi. Ma il motivo per cui vi
sto sconsigliando dall'avere una simile intenzione, è che non sarete
mai sicuro di riuscire a portare la fiamma fino alla fine del
viaggio. In nessun momento, anzi, dovrete esserne sicuro, ma restar
sempre pronto all'eventualità che già nell'istante successivo la
fiamma vi potrà essere rubata". Così rispose Raniero. Ma
Roberto, il poeta trovatore, alzò orgoglioso la testa e disse:
"Quello che hai fatto tu per la tua fiamma, saprò fare anch'io
per la mia!"
Gli
avvenimenti successivi si svolgono in Italia. Raniero cavalcava per
un sentiero isolato attraverso le colline, quando accorse da lui una
donna che gli chiese il fuoco della sua candela: “Il mio camino è
spento - esclamò la donna -, i miei bambini hanno fame. Prestami il
fuoco per riscaldare il forno e cuocere il pane”. Ed ella allungò
la mano verso la candela. Ma Raniero si ritrasse, perché si era
messo in testa che la fiamma della sua candela non avrebbe acceso
nessun altro fuoco se non all'altare della Beata Vergine del Duomo
fiorentino. Allora la donna aggiunse: "Dammi il fuoco
pellegrino, perché la vita dei miei bambini è la fiamma che mi è
stata ordinata di mantenere accesa!" Grazie a queste parole
Raniero le permise di accendere alla candela lo stoppino della sua
lampada. Dopo qualche ora, in un villaggio, un contadino gettò a
Raniero un mantello in segno di carità. Ma il mantello cadde sulla
candela e la spense. In quell'istante Raniero si ricordò della donna
a cui aveva offerto il fuoco. Tornò da lei e riaccese la sua candela
dal fuoco del camino di costei.
Ormai
cavalcava già tra le colline azzurre di Firenze. Pensava che tra
breve si sarebbe liberato della fiamma. Riandava con la memoria al
suo bottino di guerra ed ai suoi compagni di Gerusalemme che di
sicuro erano rimasti meravigliati dalla sua scomparsa. Ma si accorse
che simili pensieri non lo divertivano più. Come non lo attraeva più
la sua vita di conquiste e di avventure. Alla fine si rese conto che
lui non era più lo stesso uomo che era uscito a cavallo fuori delle
mura della Città Santa. Adesso era felice solo per le cose buone
apportatrici di pace.
A Pasqua,
Raniero finalmente giunse a cavallo a Firenze. Ma improvvisamente,
proprio alla fine, cominciarono le angosce peggiori. Appena
oltrepassata la porta della città, i ragazzetti ed i familiari che
si trovavano lì, si alzarono in piedi e con gran clamore andavano
dietro al pellegrino, cercando di spegnere la candela. Raniero
sollevava il suo fuoco per ripararlo da quella gente maledetta che
lanciava cappelli e soffiava a viva forza contro la candela. Era una
scena squallida e meschina. Il povero cavaliere sembrava veramente un
pazzo. La massa della persone, folla brutale, si divertiva. Le
finestre si riempivano di facce desiderose di sollazzarlo. Raniero
appariva come un selvaggio. Si sollevava sulla sella per riparare la
sua fiamma. Ma una donna da un balcone basso, prese la candela con le
mani e di corsa rientrò dentro casa. Tutti scoppiarono a ridere e
presero ad esultare. Ma Raniero cominciò a dondolarsi sulla sella e
cadde per terra. La strada divenne d'un tratto deserta. In quel
momento Francesca, la moglie di Raniero, uscì fuori con la candela
accesa in mano. Era lei quella che aveva afferrato la candela
sporgendosi dal balcone, con l'intenzione di salvarla. Quando la luce
della candela cadde sul viso di Raniero, egli trasalì ed aprì gli
occhi. Francesca gli porse la fiamma: egli non riconobbe la donna
perché non la guardava. Guardava solo la fiamma. La voleva portare
al duomo. Francesca lo aiutò a rimettersi in sella. Ella lo aveva
riconosciuto subito. Pensava però che fosse diventato veramente
pazzo, perché non aveva distolto gli occhi dalla fiamma. Raniero
sobbalzò allorché sentì la donna accanto a lui piangere. Le
rivolse allora lo sguardo e si avvide che la donna che lo stava
conducendo alla Cattedrale e colei che aveva salvato la fiamma erano
in realtà una sola persona: sua moglie. La guardò un momento, ma
non disse nulla. Con la fiamma entrò in Chiesa. Presto sarebbe stato
annunciato al popolo che era tornato il cavaliere Raniero de' Ranieri
con la fiamma da lui accesa al Sepolcro di Cristo. Francesca, dalla
più profonda disperazione e miseria si trovò improvvisamente al
centro di un miracolo ed al colmo della felicità. Si sollevarono
però voci polemiche, soprattutto da parte di persone a cui Raniero
prima aveva fatto del male con la sua brutalità. Queste chiesero
così le prove che Raniero aveva realmente compiuto quella missione.
Egli però non aveva pensato a questo. "Chi posso chiamare a
testimoniare?! - disse - Nessuno scudiero volle seguirmi. Deserti e
montagne sono i miei testimoni!"
Nella
Chiesa si generò la confusione. Raniero temeva che ora, a poca
distanza dall'altare, gli venisse spenta la fiamma. In quel momento
sbatté contro la candela un uccello che per sbaglio era entrato
attraverso la porta aperta della Chiesa. La fiamma si spense, le mani
di Raniero ricaddero lungo i suoi fianchi, sfinite, ed i suoi occhi
si riempirono di lacrime. Ma nella chiesa si udì il grido della
gente: le ali dell'uccellino si erano incendiate, accese dalla santa
fiamma. Volava cinguettando disperatamente, finché non cadde
bruciato sull'altare. E prima che la fiamma si spegnesse, dalle sue
ali Raniero corse a riaccendere la sua candela nella fiamma che si
stava smorzando. Questa era la prova che cercavano.
Da quel
giorno Raniero divenne il protettore delle vedove e degli orfanelli,
visse nella pace e nella felicità con Francesca e i suoi
concittadini lo amavano e lo rispettavano. A ricordo dell'impresa di
Raniero, tutta la sua famiglia fu soprannominata pazzo di Raniero, e
questo fu il soprannome più autorevole per i suoi discendenti ".
(V KRMPOTIC 114,
118, tratto del libro di Vesna Krmpotic "La camicia dell'uomo
felice")
Questo
racconto è chiaro: il cavaliere si era entusiasmato per la fiamma
accesa sul sepolcro di Cristo. Nulla gli è sembrato difficile per
conservare la fiamma e portarla nella sua patria. Non esisteva dunque
più nessun ostacolo che egli non potesse affrontare e superare. Ma
tutte le volte che non sapeva come agire, le cose si sistemavano da
sole, senza di lui ma per lui, perché aveva un desiderio buono e
nobile. Non gli fu difficile abbandonare il suo abito da cavaliere e
neppure la sua armatura da guerra. Tutto questo per condurre nel modo
più sicuro e con più tranquillità la fiamma dell'amore. Dopo aver
rinunciato a tutto, scomparsi i nemici esterni che minacciavano le
cose materiali, giunsero i pericoli del di dentro: il vecchio
orgoglio, i vecchi nemici che non credevano nella verità delle sue
affermazioni o che lo chiamavano pazzo. Ma alla fine si formò e si
rinnovò ogni cosa. Applicare il valore di questa storia ad un
cristiano significherà entusiasmarsi per la crescita nell' amore,
nella pace e nella carità. Quante volte sono solo le piccole cose ad
allontanarci gli uni dagli altri! E proprio allora, occorrerà essere
pronti a sacrificare tutto per crescere nell'amore, nella pace e
nella carità. Quante volte il vecchio orgoglio soffoca la fiamma
dell'amore, mentre a noi tutto sembra normale: questo è vero
peccato!
LAVORARE SUL CUORE
Quando
sentiamo l'invito della Madre a lavorare sul cuore come nel campo,
allora è facile capire ciò che Ella vuole che sia il nostro lavoro.
Chiunque abbia lavorato nei campi sa una cosa per esperienza: è
inutile spargere un seme, anche divino, nel campo se la terra non si
prepara come si deve. E' inutile adoperarsi tanto se non vengono
completamente estirpate le radici delle erbe cattive. Altrimenti esse
cresceranno e soffocheranno anche il miglior seme. Se una persona è
superficiale e si reca solo di rado nella sua vigna o nel suo campo
coltivato, non riuscirà mai ad ottenere abbondanti frutti.
E' nella
natura dell'uomo diventare instancabile quando ci si entusiasma per
le proprie idee! Quindi, l'uomo non si sente stanco quando lavora e
si impegna, bensì quando non troverà più valide motivazioni. Il
problema non consiste nel vedere se l'uomo possiede la forza per
compiere qualcosa, ma nel trovare uno "stimolo" per
sollecitare e mettere in movimento tale forza. D'altra parte va anche
notato che ogni uomo, nel profondo del suo animo, si adopera senza
tregua per la realizzazione dell'amore, anche quando tutto fa pensare
che egli agisca contro, restando invischiato nell'odio e nel male in
generale.
E' anche
una realtà che l'uomo non giunge mai allo stato estremo in cui tutto
appare talmente annientato da non riuscire a riconoscere l'amore
dall'odio, l'accoglienza dal rifiuto, il caldo dal freddo, la gioia
dalla tristezza, il rispetto dal disprezzo. In altre parole, il
Cristianesimo può essere presente in ogni uomo, in qualunque epoca
od occasione, perché l'uomo, nell'intimità del suo cuore è sempre
aperto e desidera godere dei frutti dell'amore e della pace.
Per questo
ogni cuore umano è un campo fertile per l'opera cristiana, che in sé
provvede alla pulizia, alla potatura ed alla semina del nuovo, divino
seme.
Quando non
si conosce l'arte della viticoltura, ci si meraviglia nel vedere
potare le viti, ritenendo che sia una tecnica alquanto cruda e
violenta quella di mutilare le piante. Ma tutti sappiamo che cosa
accadrebbe se le viti non si potassero!
Le leggi
della crescita, umana e della penetrazione dei valori cristiani
assomigliano alle leggi che governano la crescita ed i processi di
maturazione che osserviamo in natura.
Purificandosi,
l'uomo risveglia le sue forze, quasi che le generasse di nuovo, e
liberandole promuove la crescita e lo sviluppo di se stesso. Se
invece non avviene alcun processo di purificazione, di rinnovamento,
l'uomo scende man mano in uno stato di degradazione e di
annientamento. E con il singolo individuo va in rovina l'intera
famiglia ed il popolo a cui esso appartiene.
L'opera
effettuata sul giardino spirituale, cioè sul cuore, è profondamente
collegata con il senso della vita. Quanto più l'uomo investe in
quest'opera, tanto più egli è felice, riconciliato, contento: e più
facile gli diventa impiegare nella costruzione dell'edificio
spirituale tutte le sue forze, giorno dopo giorno. In tal modo si
realizza il senso dell'esistenza dell'uomo. Ma quando l'uomo si
trascura, non riesce più a trovare il senso della sua vita e del suo
lavoro. Ogni azione, ogni gesto gli sembrano assurdi. E quanto più
assurdi gli sembrano i suoi atti, tanto più egli si sente ferito nel
profondo. E le ferite spirituali portano l'uomo lontano da se stesso
e dagli altri.
Si può
dunque dire veramente: o lavorare sul cuore e vivere, o non lavorare
e morire!
"Cari
figli! Ogni cosa ha il suo tempo. Oggi vi esorto ad iniziare a
lavorare nei vostri cuori. Ormai tutti i lavori dei campi sono
terminati. Voi trovate il tempo per ripulire anche i locali più
nascosti, ma il cuore lo lasciate da parte. Lavorare di più, e con
amore ripulite ogni angolino del vostro cuore. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata!" (17.10.1985). "Cari figli!
Oggi vi voglio dire di cominciare a lavorare nei vostri cuori come
lavorate sui vostri campi. Lavorate e trasformate i vostri cuori,
perché nei vostri cuori prenda possesso un nuovo spirito che
proviene da Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!"
(25.4.1985).
CHI STABILISCE IL
CRITERIO?
"Gesù
si avviò allora verso il monte degli ulivi. Ma all'alba si recò di
nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi,
li ammaestrava. Allora gli scribi e farisei gli conducono una donna
sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro,
questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè,
nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne
dici?” Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che
accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per
terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse
loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra
contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma
quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più
anziani fino agli ultimi.
Rimase
solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse:
“Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?” Ed essa rispose:
“Nessuno, Signore”! E Gesù le disse: “Neanche io ti condanno;
va' e d'ora in poi non peccare più”. (Gv 8,1-11).
Certamente
ci si pone la domanda: come si può intuire il significato della
vita? E in che cosa consiste la pienezza della vita? In quale
direzione deve crescere l'uomo? Cosa sono in realtà i genitori, la
Chiesa, il popolo, la famiglia, le comunità religiose? Chi è che
reca il fine ultimo e fondamentale per la maturità dell'uomo?
Certamente
non sono interrogativi di poco conto. Solo l'ultimo di essi
basterebbe a fare insorgere conflitti, separazioni, omicidi,
persecuzioni, assenza di libertà.
Non accade
infatti tutto questo quando un uomo, o la famiglia, il padre o la
madre o la comunità cominciano ad imporre a qualcuno i loro limiti,
a stabilire regole ed a fissare stili e schemi di vita? Ed allora?
Tutte le rivoluzioni dei giovani o meno, si fondano e si comprendono
proprio sulla base di questa domanda: chi è che stabilisce per me la
regola o la direttiva di vita? Inizialmente si potrebbe dare la
seguente risposta: l'uomo non deve determinare né la regola né la
strada per un altro uomo. Ciò non possono farlo né la famiglia, né
il popolo o la nazione in cui si vive, né il sistema di governo a
cui si è sottoposti.
L'uomo
conduce già con sé medesimo i principi più profondi che devono
dirigerlo. Tutte le altre componenti devono solo servire ad
estrinsecare tali principi. Allora, diciamo diversamente, i genitori
non sono tenuti ad educare il figlio o la figlia secondo le proprie
finalità, ma per formarli come persone autonome. Il sistema non
esiste per istruire gli uomini secondo le proprie direttive, ma per
aiutarli a realizzare ed a sviluppare le doti di cui già dispongono:
lo spirito di libertà, di giustizia, di carità. Se accade che gli
individui, i sistemi di governo, le famiglie, le comunità tentano di
indirizzare l'animo dei propri simili per i propri scopi, l'uomo
diventa un mezzo, la persona subisce un'errata involuzione anziché
evoluzione. E se la persona si sviluppa in modo sbagliato, tutto il
resto ha una crescita distorta. Quindi governi, scuole ed istituzioni
educative, inclusa la famiglia, hanno la loro ragione d'essere solo
in qualità di sopporto alla maturazione dell'uomo.
Una volta
che l'uomo è cresciuto ed ha raggiunto la maturità, saprà
assumersi le proprie responsabilità ed osservare e rispettare i
propri diritti e quelli degli altri. Salvo però che, in lotta per la
sua posizione nella comunità e nella famiglia, non torni ad essere
capriccioso, a scegliere mezzi e persone secondo il suo
discernimento, rischiando così di perdersi nuovamente, proprio come
gli sarebbe accaduto se fosse cresciuto agli ordini di qualcun altro.
In ogni
caso l'uomo non è stato creato per stabilire da sé medesimo un
criterio arbitrario che determini una linea di condotta per sé e per
gli altri, così che neppure gli altri possono fare nulla che sia
arbitrariamente fondato. La vita in sé e per sé ed il profondo
bisogno dell'uomo di crescere nell'amore sono i fondamenti su cui
tutto deve basarsi ed ai quali si deve sottomettere tutto. Da questo
nasce il vero e corretto rapporto tra individuo e comunità, la
relazione giusta che è sicuramente frutto di maturità.
"Quando
il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli,
si sederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a
lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il
pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua
destra e i capri alla sua sinistra. Allora il re dirà a quelli che
stanno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in
eredità il regno preparato per voi sin dalla fondazione del mondo.
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e
mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi
avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a
trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti
abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti
abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo
ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto
ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re
dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste
cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a
me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me,
maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi
angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho
avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete
ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi
avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai
ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o
in carcere e non abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità
vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi
miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno,
questi, al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna". (Mt
25,31-46).
L'amore,
quale realtà profonda e più viva esigenza di tutti gli uomini, è
diventato nell'insegnamento di Gesù il criterio principale. Per Lui
la prima ed ultima domanda è: Hai amato? Quindi questo è il
fondamento di tutto: servire nell'amore reciproco ed essere pronti a
morire perché altri possano vivere. E morire per amore non significa
scomparire, distruggersi, ma significa diventare capaci in ogni senso
a vivere pienamente nell'amore.
L'uomo è
stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, e Dio è amore. Quindi
l'unica e vera immagine dell'uomo ed il suo unico ideale è l'amore.
Diventare simile a Dio nell'amore. E più l'uomo ama e più
assomiglia a Dio, rendendosi così più vicino agli altri uomini ed
alle creature tutte. Allora diventa chiaro che l'uomo non è stato
creato ad immagine e somiglianza della sua famiglia o della società,
e neppure ad immagine e somiglianza della Chiesa, ma tutto concorre
affinché l'uomo sia aiutato ad assomigliare nell'amore al suo
Creatore.
Per
comprendere bene che cosa sono le buone famiglie, i buoni educatori,
la buona Chiesa, dobbiamo avere chiaro in mente qual è il loro
ruolo. Nella misura in cui qualcuno o qualcosa aiutano l'uomo,
l'individuo, a scoprire la sua somiglianza con Dio ed a crescere
tendendo verso questo modello ideale rendendo felice se stesso e
coloro che lo circondano, questo qualcuno o qualcosa sono buoni.
La
risposta alla nostra domanda: qual è il criterio per il bene e chi
lo stabilisce, qual è il criterio per il peccato e chi lo
stabilisce, la troviamo in una espressione molto semplice: nessuno
costituisce per se stesso un criterio per discernere il peccato e
nessuno se l'inventa per propria ispirazione, ma il peccato si può
solo individuare e connotare come un pericolo che avvelena e
distrugge il seme dell'amore nel cuore dell'uomo e che per questo
bisogna combattere.
Lo stesso
si potrà dire per i mezzi che ci aiutano a far fiorire l'amore: essi
non sono invenzioni escogitate dalla Chiesa o dalle altre istituzioni
educative, ma sono gli imprescindibili presupposti perché l'uomo
sappia scegliere gli strumenti utili e più adatti per la crescita
della propria anima.
L'invito
cristiano alla preghiera, al digiuno, alla confessione, alla
partecipazione alla Messa, alla lettura ed alla meditazione della
Parola di Dio, rappresenta semplicemente un'offerta d'aiuto perché
ognuno possa trovare la strada ed i mezzi per raggiungere lo scopo. E
queste offerte d'aiuto saranno accettate anche dai non cristiani solo
se essi si renderanno consapevoli di quanto siano importanti per la
maturazione di ciascuno.
LA CONFESSIONE,
PERCHÉ?
"Disse
ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre:
Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise
tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane,
raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le
sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel
paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel
bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di
quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe
voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno
gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati
in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato
contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato
tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò
verso suo padre.
Quando era
ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si
gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato
contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato
tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il
vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i
calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e
facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in
vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa".
(Lc 15,11-24).
Per molti
la confessione è un momento faticoso, nel quale bisogna rivelare ad
un altro i propri peccati, le trasgressioni, i difetti ed attenderne
le parole di rimprovero, di divieto, di minaccia ed infine la
punizione. Spesso poi si tratta di una forma di punizione
diversificata e dipendente dal fatto se conosciamo o no il
confessore. Infatti, a un sacerdote che conosciamo evitiamo di dire
tutto, magari tralasciamo, per timore, le cose più importanti,
cercando così di "farla franca".
Negli
ultimi tempi, per sacerdoti e credenti la Confessione è in crisi. Al
contrario, tanti cercano persone con le quali poter conversare dei
loro problemi, delle loro situazioni spirituali, dei peccati e delle
ferite ricevute dagli altri; molti individui ed intere famiglie
cercano psicoterapeuti e psicanalisti, aspettandosi un aiuto per
superare le loro crisi spirituali. E quando si trova un buon
consigliere o uno psico-terapeuta attento, davanti a lui si apre
l'anima ed il cuore, e così l'uomo riceve dall'uomo l'aiuto
desiderato per superare i propri problemi.
L'esperienza
sociale ha confermato il fatto che l'uomo cerca sempre un'altra
persona ed un momento per stare insieme in modo riservato, al fine di
dare lenimento al proprio cuore ed alla propria anima. E se esiste
disordine nella vita, allora maggiori e più dolorose sono le ferite
e le pene, e maggiore è il bisogno che si ha dell'altra persona che
possa ascoltarci e procurarci, già solo mediante l'atto
dell'ascolto, calma, consolazione ed aiuto.
Nella
confessione cristiana troviamo questo grande ed importante momento di
riservatezza confidenziale. L'uomo-sacerdote è a disposizione di un
altro uomo e, accordandogli confidenziale fiducia, è pronto ad
ascoltare i suoi problemi ed i suoi peccati. Ma la confessione,
grazie alla divina potenza di Gesù Signore, supera la sua entità di
incontro umano conducendo l'uomo fino all'incontro con Dio, con il
Padre buono che, dopo aver tanto atteso, ora con gioia corre
all'abbraccio, dona vesti nuove ed invita tutti alla mensa della
comunione dove si festeggia l'immensità della Divina Misericordia.
Perciò la
Confessione è un incontro tra l'umano e il divino, attraverso lo
strumento umano della conversazione e della reciproca fiducia.
IL CONFESSORE
"Cosicché
ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se
abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più
così. Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose
vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
Tutto
questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante
Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. E'
stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non
imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della
riconciliazione. Noi fungiamo quindi ambasciatori per Cristo, come se
Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo:
lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto
peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi
potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio". (2 Cor
5,16-21).
Gli
elementi umani preparano lo spazio per l'opera divina, per questo è
molto importante sottolineare il ruolo del sacerdote nella
confessione.
Lo
possiamo paragonare facilmente al ruolo del medico durante la cura di
un malato. Il medico deve conoscere bene la malattia, ma ancora di
più deve conoscere i farmaci ed il processo di guarigione. Così è
anche il sacerdote. Egli deve essere un uomo con fede profonda, amore
e speranza vivi, ma deve anche possedere esperienza della vita
spirituale ed essere un attento conoscitore delle leggi della
crescita, e deve, infine, saper ascoltare e capire quello che sta
succedendo nell'anima del penitente. Solo così il confessore può
rappresentare tutto sul piano umano, in modo da preparare il terreno
per l'accesso al divino.
Nella
Confessione, il sacerdote indica ciò che è bene, mette in guardia
dai pericoli e getta nuovo seme divino nell'anima del penitente.
Il secondo
nome del sacerdote è "medico della anime". Colui cioè che
si prende cura delle anime. Egli prepara l'anima e, nel nome di Dio,
perdona i peccati e risana le ferite. Nell'ambito di tutta la
sapienza umana e della conoscenza dell'anima e del cuore dell'uomo in
generale, è necessario, quando ciò sia possibile, che il sacerdote
conosca praticamente la persona che da lui si confessa e che questa
si faccia conoscere. Dire quello che si è o che lavoro si fa, da
quali condizioni materiali - sociali, morali, etniche - si proviene.
E' importante illustrare brevemente anche la propria storia
spirituale. In questo modo, molto semplicemente, si rivelano
informazioni utili per poter facilitare il compito di chi deve dare
consigli e chiarimenti sul modo di riuscire a superare gli errori e a
cautelarsi da rischi. Ecco perché è un bene per chi si confessa
cercare, nei limiti del possibile, sempre lo stesso sacerdote
confessore. E solo di tanto in tanto, secondo le eventualità,
accostarsi ad un altro sacerdote. Questo è molto importante per il
rafforzamento della vita spirituale.
L'uomo che
non vive una forte vita spirituale, cambierà sicuramente più
volentieri confessore, perché vuole presentarsi nella luce che può
soddisfare il nuovo sacerdote. Ha pura delle domande che gli possono
venir rivolte in quanto sa di non essere migliorato affatto.
Insomma,
la Confessione è un amichevole incontro tra l'uomo che cerca la
pietà della riconciliazione e che vuole guarire interionnente dai
peccati perdonati e l'uomo che in nome di Dio ascolta e dice: "Non
aver paura! Ti sono perdonati tutti i peccati. Vai in pace e non
sbagliare più". Il confessore ed il penitente, nell'incontro
determinato dalla confessione, festeggiano in fondo la carità di
Dio, l'amore di Dio ed il suo perdono. La confessione, dunque, è un
atto che racchiude in sé la gloria a Dio e rappresenta un momento di
gioia!
INVITO TUTTI VOI
ALLA CONFESSIONE
Nel giorno
dell'annunciazione di Maria, il 25 marzo 1985, la Madonna, per mezzo
di Maria Pavlovic, ha dato questo messaggio: "Cari figli!
Oggi voglio invitare tutti alla Confessione anche se vi siete
confessati solo qualche giorno fa. Desidero che viviate la mia festa
nel vostro intimo. Ma non la potete vivere, se non vi abbandonate
completamente a Dio. Perciò vi invito tutti a riconciliarvi con
Dio".
Questo è
uno dei messaggi in cui la Madonna rivolge il suo invito alla
Confessione. Alla luce della festa dell'Annunciazione, ci si rende
ancora più vivo e chiaro il senso della Confessione.
Maria è
la nuova Eva che ha detto: "Ecco l'ancella del Signore, si
faccia di me secondo la tua volontà" (Lc 1,38).
E con
queste parole di Maria, l'ancella del Signore, inizia il Nuovo
Testamento. La prima donna, Eva, non ha realizzato nella sua vita il
progetto di Dio. Ha avuto luogo il peccato originale e, per causa di
esso, l'uomo si è allontanato da Dio e dai suoi disegni. Con il
peccato l'uomo ha deciso di seguire la propria, anziché la volontà
di Dio. Maria risana tale situazione negativa verificatasi per
l'indisciplina dei primi uomini. Questo è possibile perché Cristo -
nuovo Adamo - ha accettato la volontà del Padre ed è venuto nel
mondo per salvarlo, facendovi il suo ingresso attraverso Maria, la
nuova ancella devota ed obbediente.
Allora, il
senso più profondo della festività dell'annunciazione non risiede
solo nel fatto che in quel giorno Cristo, il Verbo di Dio, si è
fatto uomo per noi, incarnandosi nel seno della Vergine Maria, ma
anche nel fatto che Maria, con la sua accoglienza della Volontà di
Dio, ha dato inizio alla nuova storia della salvezza.
Proprio
dall'evento e dalla verità dell'Incarnazione determinata
dall'accettazione di Maria della Volontà di Dio riscopriamo il
significato profondo della confessione. Certamente non è un caso che
Maria ci abbia invitati alla confessione in occasione della sua
festa, ma ciò è una risposta alla domanda: "Che cos'è la
confessione?" La confessione è l'accettazione della Volontà di
Dio ed il rifiuto del mondo che imprigiona e disprezza, l'adesione
alla sorgente di salvezza e di luce, di pace e di amore, ed il
rifiuto delle tenebre, dell'odio e del disordine! Tutto nella piena
consapevolezza dei nostri gesti.
Maria
dice: Non potete festeggiare la mia festa se non vi confessate, il
che significa: non potete cominciare la vita nuova se non dite a Dio:
Ecco, Signore, sono pronto a fare secondo la tua Volontà! La volontà
di Dio per me è prima di tutto chiedere perdono per tutto quello che
abbiamo fatto contro la Sua Volontà, per aver preferito noi stessi
alla voce di Dio, per essere stati più vicini alla vecchia Eva che a
Maria, la nuova Eva.
Allora la
confessione è il momento del ritorno e della rinnovata accettazione
del Paradiso terrestre, l'inizio della costituzione del nuovo mondo.
E' il momento in cui Dio ha diritto ad entrare di nuovo nella nostra
vita e a riacquistare il primo posto. Questo è anche il momento in
cui il nostro uomo vecchio, distrutto, si rinnova nella piena umanità
di Cristo.
Se
svolgiamo più spesso e con maggiore consapevolezza il rituale
della Confessione, ci avviciniamo sempre di più alla festa che
Maria, Madre di tutti i viventi,
Nuova Eva,
annuncia nel suo messaggio. Quella è la festa della glorificazione
della vita, della pace, della gioia, dell'amore e della comunione tra
Dio e gli uomini ed in mezzo agli uomini.
Avvicinandoci
sempre di più alla meta dove Maria vuole condurci, ci allontaniamo
altrettanto dalla potenza distruttrice del peccato, diventiamo sempre
più resistenti alle tentazioni, avvertiamo di meno la paura e
l'angoscia.
È
veramente questo il processo vitale dell'ingresso nella gloria dei
Figli di Dio. Non è perciò un caso che molti sacerdoti e pellegrini
hanno confessato che proprio con la confessione a Medjugorje hanno
scoperto la bellezza e la profondità dell'invito alla confessione;
il ritorno all'amicizia desiderata da Dio con gli uomini.
La
missione della riconciliazione donata ai sacerdoti diventa così più
chiara ed ha maggiore valore agli occhi del sacerdote e del fedele.
Sicuramente non esiste missione più bella per l'uomo di quella della
riconciliazione.
DELLA PENITENZA
"Anche
noi, dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto
tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con
perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo
su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della
gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce,
disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di
Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una
così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate
perdendovi d'animo.
Non avete
ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato,
e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli:
Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti
perdere d'animo quando sei ripreso da lui". (Eb 12,1-5).
Nella
Confessione il sacerdote ordina di solito una preghiera o un atto
specifico che noi chiamiamo penitenza. Una persona adulta, che
stimolata dagli avvenimenti di Medjugorje si è convertita e si è
preparata per i Sacramenti, al momento della Confessione, quando il
sacerdote le ha prescritto per penitenza una particolare preghiera, è
rimasta sorpresa e con voce seria ha ripetuto: "la penitenza!?
Ma non mi ha spiegato che la felicità consiste nel poter pregare ed
essere invitati alla preghiera, e specialmente che la felicità più
grande è quando possiamo dire: perdona e sarai perdonato? Pregherò
dunque volentieri, e questo per me non sarà una penitenza".
Un'altra
persona che da tanto tempo aveva il solo desiderio di confessarsi,
alla fine della confessione ha gentilmente chiesto: 'Ti prego,
reverendo, che cosa devo fare ora per punizione?". Il sacerdote
ha risposto: "Per punizione niente. Ma in segno della sua buona
volontà e della promessa di non distruggere né annullare più se
stessa, preghi...".
Ciò che
si chiama penitenza non si deve intendere come una punizione,
l'alienazione di un diritto o la negazione di qualcosa.
La
penitenza è la parte più bella della confessione, quando cioè
possiamo offrire a colui che ci ha invitato a sedere di nuovo alla
sua mensa, in segno di gratitudine da parte nostra, un atto concreto
della nostra rinnovata disponibilità.
La
Confessione è il momento gioioso della liberazione da un peso e
della guarigione di una ferita; e la penitenza è solo la nostra
testimonianza di un simile evento. E' il simbolo che Dio ci dona
ancora tempo e possibilità di fare sviluppare e maturare la nostra
vita. La penitenza, in se stessa, è il proseguimento della cura. Può
essere dolorosa, ma è sempre meglio essere in cura che perdere ogni
speranza.
Avere vera
coscienza della penitenza significherà essere pronti per la continua
lotta contro quelle cose che sono fonte di peccato e che
costituiscono offesa a se stessi, agli altri, a Dio. Se ad esempio
uno si dà all'alcool, insidia la sua pace interiore e quella della
sua famiglia o della comunità a cui appartiene.
Quale può
essere allora la penitenza adatta a lui? Cercare ogni giorno con la
preghiera di trovare la forza di dominare la tentazione dell' alcool
fino a quando non guarisca completamente. Per chi bestemmia o si
inquieta sempre con gli altri, la relativa penitenza sarà: coltivare
quotidianamente e con cura l'anima finché non riesca a mutare
atteggiamento... Laddove non esiste una viva coscienza della
penitenza, può darsi che sia già accaduto ciò che non doveva
succedere: cioè che il peccato non venga inteso seriamente e non
costituisca, quindi, una ferita dalla quale sia necessario guarire.
Ecco perché a volte si ha l'impressione che veramente non accada
nulla nell'anima dopo la Confessione.
Insieme al
dono della pietà è necessaria la collaborazione. Se non si
collabora, allora è inutile tutto, è inutile gettare sulla terra
non coltivata o su quella pietrosa il seme migliore.
La
penitenza è quindi una disposizione interiore per ottenere pietà,
guarigione e per poter ricominciare. Quando ci convinceremo che
conviene essere sani, il che significa poter amare, perdonare, essere
pietosi, allora non avremo più difficoltà a prendere alcun tipo di
medicina, per una guarigione che dura tutta la vita.
DELLA PREPARAZIONE
ALLA CONFESSIONE
"Del
resto le opere della carne sono ben note: fornicazioni, impurità,
libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia,
gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e
cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto,
che chi le compie non erediterà il regno di Dio". (Gal
5,19-21).
Chi si
vuole confessare, deve prepararsi alla Confessione, o, in altre
parole, esaminare la propria coscienza. L' esame di coscienza può
essere fatto in diversi modi, ma lo scopo è sempre lo stesso: vedere
e considerare la propria vita e le azioni compiute davanti a Dio alla
luce della Divina Verità, secondo le parole di Gesù Cristo,
riguardare la propria vita e i propri atti e riflettere su di essi.
È utile
mettere qui in evidenza due possibilità: l'uomo può esaminare la
propria coscienza riportando alla mente tutto quanto da lui compiuto
e riferirlo. Ma può anche considerare la sua posizione davanti a Dio
e cercare di vedere da dove viene il male.
Forse
possiamo capire meglio quest'ultimo pensiero se per un attimo
facciamo riferimento ad una relazione tipica nel campo della
medicina: si dice che di frequente la medicina scolastica guardi solo
i sintomi della malattia e proponga quindi il farmaco, ma esistono
anche altri orientamenti. Uno di questi è la omeopatia, che non
tiene tanto conto dei sintomi, ma piuttosto cerca di individuare le
cause della malattia da cui provengono d'altra parte anche i sintomi.
Ad esempio, si può avere mal di testa e far uso delle medicine
adatte per combatterlo, ma il mal di testa può verificarsi per
motivi specifici, a cominciare dalle forme di nevrosi, ecc.
Lo stesso
avviene con la Confessione. Possiamo dire di essere stati inquieti,
ma quel che conta è vedere da che cosa deriva la nostra
inquietudine. Forse perché non tutto va per il verso giusto nel
campo del lavoro, oppure perché siamo egoisti o orgogliosi e dunque
ci adiriamo con gli altri se non si comportano come vogliamo noi.
Quindi,
per buona preparazione alla confessione, bisogna esaminare
maggiormente i presupposti che favoriscono il peccato, invece di
enumerare i peccati isolatamente.
Qualcuno
infatti potrà dire che non prega e se ne accusa, ma è probabile che
il problema sia più radicale a livello di fede e di bisogno emotivo
di Dio. Perciò, invece di accusarsi perché non prega, quell'uomo
dovrebbe considerare attentamente il fatto che la sua fede si è
indebolita ed egli non si cura più della vera crescita spirituale.
Solo
quando si sarà esaminata la disposizione interiore, tutto diventerà
più chiaro. E allora la vera domanda da porsi sarà sempre: "Sto
facendo tutto in modo tale che dentro di me crescano l'amore, la
fede, la speranza?" In conclusione: è pur vero che i peccati
concreti costituiscono per noi la base di partenza per scrutare la
nostra coscienza, ma lo scopo principale del nostro esaminarci a
fondo è la continua rieducazione alla fede e all'amore. Noi non ci
esaminiamo solo per trovare il peccato, ma anche per cercare le
condizioni migliori per la nostra crescita come Cristiani.
La
preparazione alla confessione si fa in riferimento ai Dieci
Comandamenti. Essi ci aiutano a creare l'esatto rapporto tra noi e
Dio, gli uomini, le cose e noi stessi. Gesù nel comandamento
dell'amore a Dio e al prossimo ha fornito un criterio assoluto per
esaminare la nostra posizione. Questo comandamento contiene in sé
tutta la Legge ed i Profeti. Per Gesù è l'unico criterio per mezzo
del quale riconoscere i suoi, premiare e rifiutare. Tramite il
comandamento dell'Amore consideriamo con la maggiore chiarezza
possibile la nostra posizione, possiamo scorgere con maggiore
facilità le mancanze personali e quelle degli altri, ma anche
scoprire il fine della nostra vita cristiana e come metterlo in
pratica.
IL PENTIMENTO
Per una
buona confessione il pentimento è una condizione essenziale. Esso
non è nient'altro che il sincero dispiacere per esserci distrutti
con il peccato e per aver annullato con esso i doni della Grazia, non
impegnandoci a crescere nell'amore. Da qui deve scaturire una forte
detenninazione contro il male che ci annienta ed anche la seria
decisione di servirci dei mezzi che ci aiutano a crescere nell'amore.
Solo
quando capiremo che cosa significa non crescere e, oltre a ciò,
distruggersi, potremo esclamare con tutto il cuore: "Mi
dispiace, non mi comporterò mai più così". Nel frattempo
qualcuno potrebbe cadere nel dubbio: "Ecco, io mi pento. Ma non
posso promettere che un'altra volta non mi succederà la stessa cosa.
Se dunque io so che potrà accadere di nuovo, allora non sono sincero
e mi comporto da bugiardo davanti a Dio e a me stesso".
Il fatto è
che noi, così come siamo e nel mondo in cui viviamo, abbiamo molte
difficoltà a raggiungere la condizione ottimale in cui operare
conformemente alla legge dell'Amore a Dio e al prossimo.
Non è
bene comunque dar luogo ad una convinzione dalla quale poi dovessero
nascere tensioni interne e paure, ma con fiducia, con l'aiuto di Dio
e con la Divina Carità, bisogna andare avanti nella vita.
La
direzione della nostra vita e tutto il nostro impegno consistono nel
fatto che ogni giorno ci miglioriamo e che con l'amore ci avviciniamo
sempre di più a Dio e al nostro prossimo. Solo così ci renderemo
conto in che modo quella distruzione di noi stessi, che è il
peccato, offende e rattrista Dio.
La
possibilità e l'invito alla confessione mensile ci aiutano a capire
che nel pentimento non si cerca una soluzione certa ed una
realizzazione di vita lontana dal peccato; ogni volta, invece,
dobbiamo affrontare la confessione con l'intima persuasione che
faremo di tutto per crescere nell'amore, evitando il peccato ed il
male.
Quando ci
mettiamo di fronte alla vita con questa convinzione e definitivamente
decisi a combattere, sarà più semplice aver successo in questo
campo.
Nel
pentimento è assolutamente inclusa la decisione di evitare i posti e
le occasioni dove è più facile cadere. E la confessione regolare è,
a questo scopo, una buona medicina e forma di protezione.
L'ATTIVITÀ DI
SATANA
E'
importante ricordarsi che tutto il senso del discorso sul peccato e
sulla guarigione, attraverso il sacramento della Riconciliazione, è
presente nei messaggi della Madonna a Medjugorje. La Madonna parla
spesso in modo semplice e chiaro: ci avverte che Satana esiste, che è
in azione, che vuole portare scompiglio, accendere focolai d'odio e
sostenere il male. Ella ci mette in guardia dal collaborare con
Satana. Ci dice di non aver paura di lui, ma di pregare ed amare
intensamente per migliorarci: tutti. Quando scopriamo, dentro di noi,
il male con le cattive abitudini che ci conducono alla distruzione ed
al peccato, allora dobbiamo renderci conto che non siamo soli quando
operiamo il male: c'è qualcosa fuori di noi che ci spinge a fare del
male. E' l'azione congiunta del Mondo e del Male. Purtroppo è
qualcosa di molto forte: Satana può influire direttamente sulle
nostre decisioni, promettendoci ogni sorta di divertimento,
distogliendo la nostra mente ed il nostro cuore dal bene,
consigliandoci ciò che è male.
Molte
persone provano, per esempio durante le preghiera, la tentazione
insistente di bestemmiare, di disonorare il sacro, etc. Talvolta
qualcuno si spaventa per tali pensieri e si sente colpevole. No!
Invece non deve lasciarsi sopraffare. Non deve sentirsi così,
specialmente durante la preghiera, che è pace.
Tali
occasioni si rivelano buone per il singolo e per tutti coloro che
bestemmiano. Perché c'è qualcuno che redime i bestemmiatori e
chiunque altro non si penta.
Non c'è
bisogno di cercare Satana in tutti i posti e pensare che sia tutta
colpa sua.
Infatti,
noi possiamo veramente essere partecipi del Male per attuare nostre
libere decisioni o per nostre cattive abitudini. Allo stesso modo,
però, non si deve assolutamente escludere l'attività di Satana.
Egli non lascia in pace nessuno di quelli a cui passa vicino.
In
particolar modo non lascia in pace colui che decide di glorificare il
nome di Dio, invece di bestemmiare. Neppure colui che decide di amare
e di perdonare invece di perseverare nell'odio. Neanche quello che
decide di non bere più e che si sforza di star lontano dalle
occasioni che potrebbero più facilmente tentarlo in tal senso.
Neanche chi decide di smettere di abusare del dono della sessualità
e cominciare ad attenersi agli insegnamenti di Dio.
Satana non
è ingenuo. Egli riconosce chi rappresenta per lui pericolo e chi
invece può essere messo tranquillamente alla prova ed essere indotto
al male.
E' bene
che nella confessione si indaghi specialmente se è presente qualche
fattore che stimola ed incita. Se è un fattore negativo e volto al
male, allora senza esitazione si può affermare che è l'azione di
Satana. Soprattutto bisogna prestare parecchia attenzione alle anime
molto religiose che vogliono stare totalmente al servizio di Dio.
"Siate
temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone
ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella
fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le
stesse sofferenze di voi. E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha
chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi
ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà
forti e saldi. A Lui la potenza nei secoli. Amen!"
(I Pt.
5,8-11).
"Cari
figli! Vi prego di accogliere da oggi la vita della santità. Vi amo,
e per questo desidero che siate santi. Non voglio che Satana vi
ostacoli su tale strada. Cari figli, pregate ed accogliete tutto ciò
che Dio vi porge su questa via, che è dolorosa, ma per chi comincia
a percorrerla Dio ne rivela tutta la dolcezza, in modo che risponderà
volentieri ad ogni sua chiamata. Non date importanza alle piccole
cose (di quaggiù). Tendete al cielo! Grazie per aver risposto alla
mia chiamata!" (25.7.1987). "Cari figli! In questi giorni
Satana cerca di ostacolare i miei progetti. Pregate che non si
realizzi il suo disegno. Io pregherò il mio Figlio Gesù perché vi
conceda la grazia di sperimentare - nella prova di Satana - la
vittoria di Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!"
(12.7.1984).
Non basta
comunque guardarsi da Satana solo per portare a compimento il nostro
progetto di salvezza, ma da tutto quanto egli cerca di opporre al
disegno di Dio. E' così che la Madonna ci invita contro Satana.
"Cari
figli! Oggi vi invito ad entrare in lotta contro Satana per mezzo
della preghiera, particolarmente in questo periodo (Novena
dell'Assunta). Adesso Satana vuole agire di più, dato che voi siete
a conoscenza della sua attività: Cari figli, rivestitevi
dell'armatura contro Satana e vincetelo con il Rosario in mano.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (8.8.1985).
GUIDA
PRATICA PER ACCOSTARSI AL SACRAMENTO DELLA CONFESSIONE
L'ESAME DI
COSCIENZA SECONDO IL CRITERIO DELLA RICONOSCENZA
Il
rapporto con la propria coscienza si può instaurare partendo da
differenti presupposti. Fondamentale, però, in ogni esame di
coscienza, è chiedersi a che punto si è con il rapporto verso Dio,
verso se stessi e verso il prossimo. Accostiamoci ora al nostro esame
di coscienza facendo riferimento al criterio della RICONOSCENZA, cioè
ponendo alla base delle nostre domande e delle risposte, delle
preghiere e delle meditazioni il sentimento di gratitudine a Dio per
i suoi doni.
Per
capirci meglio, cerchiamo prima di tutto di comprendere che cos'è la
riconoscenza.
La
riconoscenza è il secondo nome per la fede. Chi è grato a Dio, vuol
dire che riconosce Dio quale suo Signore e Creatore ed accoglie Dio
nella sua vita. Essere grato significa accettare con gioia i doni che
Dio ci dà ed impiegarli secondo la sua volontà.
Riconoscere
significa credere con il cuore, e credere con il cuore significa
essere presente in un costante incontro con Dio, scoprendoLo in tutte
le cose e collaborando con Lui al mistero della divina Creazione.
Riconoscenza, allora, non significa dire a Dio "grazie",
ma, più concretamente, vuol dire collaborare con Lui. Questo è il
vero senso della preghiera espressa nel Padre Nostro: "Sia fatta
la Tua Volontà!" Il tema della riconoscenza ci porta
direttamente davanti a Dio, ci pone di fronte a noi stessi, di fronte
alle persone con le quali conviviamo, alla natura e a tutte le
creature ed esige da noi una risposta.
L'ingratitudine,
al contrario, include in sé il misconoscimento di Dio e dei suoi
doni, il rifiuto della collaborazione con Dio e con gli altri, ed
infine l'abuso dei Suoi doni.
Il seme di
un fiore esprime la sua gratitudine attraverso la sua crescita
rigogliosa e la sua bellezza, rendendo bello il mondo che lo
circonda. Se tutti i semi rifiutassero la loro obbedienza e la loro
collaborazione, rovinando la loro crescita e maturazione, noi non
avremmo neppure un fiore né un frutto, addirittura non si
creerebbero per noi le condizioni necessarie alla vita.
L'uomo
mostra la sua più sincera e fattiva gratitudine quando accoglie Dio
nel suo cuore, rendendogli Gloria per mezzo della crescita e della
maturazione della propria anima; è invece segno della più profonda
ingratitudine il rifiuto dell'uomo ad ogni collaborazione con Dio,
rimanendo a metà strada del suo cammino di crescita.
Coloro che
attendono i messaggi di Medjugorje ascoltano sempre, alla fine,
parole di riconoscenza: "Grazie per aver risposto al mio
invito!".
Di più,
oltre alla gratitudine che la Madonna esprime nei suoi messaggi, ci
sono anche i suoi appelli che invitano chiaramente a ringraziare Dio
e a benedirLo per ogni suo dono!
"Cari
figli! Oggi vi invito a ringraziare Dio per tutti i doni che avete
scoperto durante la vostra vita, anche per il dono più piccolo che
avete percepito. Io rendo grazie insieme a voi e desidero che tutti
sentiate la gioia dei doni e che Dio sia tutto per ognuno di voi.
Allora, figliuoli, potrete crescere incessantemente sul cammino della
santità. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!"
(25.9.1989).
LA GRATITUDINE
VERSO DIO
"E'
la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati
chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!
La parola
di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e
ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con
gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. E tutto quello che fate
in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù,
rendendo, per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col. 3,15-17).
PREGHIERA
O Dio, mio
creatore, ora, in questo momento, io ti riconosco come mio Dio.
Scelgo Te come mia unica Guida. Ti ringrazio perché sei il mio
Signore e perché mi hai creato. Sarai glorificato e lodato, perché
mi hai chiamato alla vita dal profondo nulla. Grazie, perché ora
posso venire a Te, come il figlio perduto torna dal padre. Grazie
perché ti sei rallegrato con me e perché il tuo cuore di Padre è
pieno di carità e perdono.
Ora voglio
venire davanti a Te, Padre, e voglio rimanere con Te, perché so che
Tu vuoi stare con me. E quanto può essere triste il tuo cuore perché
mi sono allontanato e sono rimasto senza di Te, tanto ora è contento
perché sono di ritorno, pieno di gratitudine.
Eccomi,
Padre! Mi manda lo Spirito Santo, che mi insegna come devo
incontrarmi con Te! Che il tuo Spirito mi illumini, così che questo
incontro con Te possa darmi gioia per sempre, perché Tu mi farai
rinascere. Io renderò gloria alla tua pietà e riconoscerò la Fede
che mi hai donato. Così sia.
Padre, mi
dispiace perché non sei stato nella mia vita sempre il primo ed al
primo posto. Mi sono ingannato ed ho lasciato che le cose e le tue
creature si impadronissero dei miei sentimenti e dei miei pensieri.
In questo modo ti ho recato offesa, come un figlio offende e
rattrista i genitori quando se ne va e li dimentica, e ripone la sua
fiducia in altre persone ed in altre cose, pensando di trovare in
esse pace e salvezza.
Mi
dispiace perché ho presunto di essere come Te e di decidere da solo
il bene ed il male. Mi dispiace, perché spesso ho cercato di agire
secondo la mia volontà, convinto di saperne più di Te. In tal modo
ho indotto in grave errore me stesso e gli altri. Tante volte ho
reagito contro la tua Santa Volontà.
Oggi mi
dispiace perché spesso mi sono fatto prendere dalla paura e dalla
sfiducia. E così da solo mi torturavo e mi ingannavo, dimenticando
che non dovevo preoccuparmi di nulla, poiché Tu ti prendi cura
di coloro che, nella loro vita, cercano per prima cosa il tuo Regno e
la tua giustizia. Mi dispiace, perché con il mio comportamento ho
perduto la dignità che Tu mi hai conferito per mezzo del Battesimo.
Tu mi hai
dato la possibilità di incontrarti nella preghiera nella Santa
Messa, nella Confessione e nella Comunione, ed io ho solo avuto un
atteggiamento di indifferenza nei riguardi delle tue offerte d'aiuto,
perdendo così il sostegno che Tu mi offrivi. Ti ringrazio perché mi
hai creato libero! Ma perdonami per tutte le volte che nella mia
libertà ho deciso di agire contro la tua Santa Volontà. La tua
Santa Volontà è per il mio bene e per il bene di tutti gli altri.
Padre, con
questa confessione voglio decidermi completamente per Te.
Ti
consegno il mio cuore ferito e annientato dai peccati, il cuore che
non è stato riempito dalla bontà, dall'amore, dalla pace e dalla
gioia, Ti prego, perdonami e rinnova la mia anima per mezzo di questa
confessione.
Ti prego,
con spirito di carità, per il sacerdote che nel tuo nome rimette la
mia vita sulla strada che Tu mi hai indicato. Signore, aiuta anche
lui ad essere per sempre tuo. Che anche il suo cuore sia rivolto
sempre a Te! E che anche egli riesca a rifiutarsi a tutti gli altri
padroni. Che anche egli si salvi da ogni tipo di schiavitù. Sii
sempre presente in lui in tutte le cose, in modo che egli come tuo
servo possa, nel tuo nome, insegnarmi ed incoraggiarmi. Aprigli il
cuore e l'orecchio per comprendere me e potermi guidare al bene.
Perdonami
perché non ho saputo amarti, scorgendoti in tutte le persone ed in
tutte le creature come mio Dio e mio Padrone. Signore, ti prego per
tutti coloro che ti hanno abbandonato, benché ti avessero conosciuto
e fossero tuoi figli. Che il tuo cuore di Padre gioisca per il loro
ritorno a Te.
Ti prego
per tutti quelli che non ti hanno mai conosciuto.
Ti prego
per i genitori che non insegnano ai loro bambini a metterti al primo
posto nella loro vita. Perdonali e mostrati loro come Signore e
Salvatore di tutti.
Rivolgi
uno sguardo misericordioso anche a coloro che consapevolmente lottano
contro di Te. Anch'essi sono tuoi figli. Voglio confessare, a nome di
tutti coloro che non ti accettano, il loro ed il nostro ateismo. E Ti
prego, rivela il tuo amore a tutti noi, per poter accoglierti e
servirti tutti insieme, come Ti hanno servito Maria ed il Tuo Figlio
Gesù Cristo.
"L'anima
mia magnifica il Signore
e il mio
spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l'umiltà
della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno
beata.
Grandi
cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome:
di
generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli
che lo temono.
Ha
spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei
pensieri del loro cuore;
ha
rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha
ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo ed alla sua
discendenza, per sempre". (Lc.1,46-56).
(Resto
ancora in silenzio ed esamino la mia coscienza, per poter raddrizzare
la mia strada e continuare nella crescita verso Dio!)
"Cari
figli! Anche oggi vi invito alla preghiera. Io vi invito
ripetutamente, ma voi siete ancora lontani. Perciò decidetevi da
oggi, seriamente, a consacrare del tempo a Dio. Io sono con voi e
desidero insegnarvi a pregare con il cuore. Nella preghiera del cuore
incontrerete Dio. Perciò, figliuoli, pregate, pregate. Grazie per
aver risposto alla mia chiamata!" (25.10.1989).
TI RINGRAZIO PER
IL DONO DELLA VITA
"Vi
dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i
pagani nella vanità della loro mente, accecati nei loro pensieri,
estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e
per la durezza del loro cuore. Diventati così insensibili, si sono
abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità
con avidità insaziabile. Ma voi non così avete imparato a conoscere
Cristo, se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati
istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete
deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si
corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello
spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo
Dio nella giustizia e nella santità vera". (Ef. 4,17-24).
PREGHIERA
Dio,
creatore di ogni cosa, Ti ringrazio perché hai creato la vita. Ti
lodo, Ti rendo grazia per avermi creato, per avermi chiamato
all'esistenza dal nulla. Oggi accolgo con consapevolezza il dono
della vita. Sii benedetto nell'atto della creazione. Benedici mio
padre e mia madre. Tu mi hai generato nel seno di mia madre. Ti rendo
grazie per l'amore con cui essi mi hanno accettato e si sono presi
cura di me.
Ti
ringrazio perché hai voluto che io fossi simile a Te nell'amore, Ti
ringrazio perché vuoi che la mia vita sia ricca della tua vita.
Padre
celeste, Ti confesso che non ho preso sempre sul serio la vita che mi
hai dato. Ti confesso di averla distrutta con quello che si chiama
peccato.
lo spesso
ho lasciato che l'orgoglio ed il nervosismo soffocassero il dono
dell'amore impedendogli di svilupparsi. Ho distrutto la mia vita
anche perché non ho dedicato abbastanza tempo alla mia anima ed al
mio spirito. Peccavo contro la vita perché curavo il mio corpo
invece di curarmi dei valori spirituali: l'amore, la religione, la
speranza, la pazienza, l'umiltà e la fede.
So che
così facendo sminuivo la mia amicizia con Te, non facendo abbastanza
per far fruttificare i talenti che Tu mi avevi affidato. Ero pigro,
perciò molti dei tuoi doni sono rimasti inutilizzati e sono state
ostacolate tante possibilità di crescita. Sono rimasto incompiuto,
inespresso, immaturo. E Tu volevi per me la pienezza. Tu volevi
essere orgoglioso di me, come ogni padre è orgoglioso del figlio che
diventa in tutto simile al suo papà e alla sua mamma.
Creando
disarmonia tra il corpo e l'anima sono rimasto uomo a metà: la tua
imperfetta immagine nel mondo. Non posso dunque essere vero testimone
del tuo amore, della carità e del perdono, perché ho smesso di
crescere. Perdonami.
Mi
dispiace di aver abusato della mia libertà, della mia opportunità
di parlare, operare e collaborare con Te. Perdonami per essermi fatto
imprigionare dalle cose materiali e perché i miei vizi mi hanno
portato lontano da Te e dagli altri.
Molte
volte sono stato agitato ed inquieto. Non sono riuscito ad essere
d'accordo con gli altri, a comprenderli. Perdonami perché ho abusato
della tua bontà, torturandomi ed affliggendomi. Oggi accetto di
nuovo la mia vita con gratitudine. Desidero esprimere la mia
gratitudine
collaborando con la tua santa volontà. A causa della mia
irresponsabilità sono rimasto come la pianta di fico che non
produce. Oggi decido di collaborare con Te, con tutto il mio cuore.
Ti ringrazio perché per mezzo del perdono mi apri il cuore a nuova
crescita, mi dai modo di ricominciare.
Ti
ringrazio perché in me si compirà la Parola: "Beato il
peccatore", e proverò così il tuo amore e la tua carità.
Mandami lo Spirito Santo. Che Egli mi guidi, che mi conduca alla
pienezza, nella dimensione che Tu volevi io raggiungessi.
(Ora resto
un attimo in silenzio e mi esamino proprio in riferimento alla mia
vita: forse l'ho danneggiata con l'orgoglio, il nervosismo; con la
stizza verso gli altri, la compiacenza di me, col culto del corpo,
col cibo eccessivo, con l'alcool, con la droga, con una forma di
squilibrio tra corpo e anima. In particolar modo mi chiedo se nella
mia vita non si sia generato il disordine a causa del mio immorale
comportamento spirituale, una minaccia per il mio sviluppo emotivo.
Vivendo negli abusi sono diventato un egoista che pensa solo ai
propri godimenti).
Adesso,
con questa confessione, Tu mi guarisci completamente e mi riabiliti
alla collaborazione con Te. E la mia vita sarà per la tua gloria e a
beneficio dei miei fratelli. Non voglio rimanere come una pianta non
produttiva nel tuo giardino, non voglio essere il fico che non porta
frutto nel tuo campo. E neppure l'erba cattiva vicina alle tue nobili
piante.
Voglio
essere una città costruita sul monte. Voglio essere la lampada
accesa che si mette in alto perché illumini tutta la casa. Voglio
essere il granello di senapa che germoglia e cresce, nonostante che
sia così piccolo. Voglio che da adesso Tu possa accettarmi come
maturo e serio collaboratore per la realizzazione del tuo Regno!
Ti
ringrazio perché non mi hai allontanato dal Tuo cospetto e perché
mi offri un'altra opportunità.
Rendi puro
il mio cuore da tutte le piaghe formatesi a causa del peccato e del
male, e da tutti i sentimenti negativi, in modo che io possa crescere
e portare i frutti a dimostrazione della vita vissuta secondo lo
Spirito!
Che questo
incontro con Te sia dentro di me come nuova primavera. Che in me
tutto rifiorisca e rechi abbondanti frutti. Che io sia come la
pioggia primaverile per la terra arida, come il sole primaverile per
la terra ghiacciata. Come il bacio della mamma, la quale riesce a
trarre dal suo bambino quanto di migliore e di più prezioso egli
possiede, facendolo crescere come uomo e come Cristiano.
Volgi il
tuo sguardo sul mio disordine e, con la potenza del tuo Spirito,
ricrea dentro di me l'ordine primitivo, perduto dal momento in cui in
me ha preso dimora il peccato. Accendimi d'entusiasmo per i nuovi
passi che muoverò insieme a Te. Aiutami a capire che la mia vita
cristiana non consiste solo nello stare attento a non peccare, ma nel
progredire sempre di più nella santità e nella bontà, così come
Tu vuoi, Padre.
Padre, ti
prego anche per il Sacerdote con il quale mi voglio confessare.
Aiutalo affinché riesca a realizzarsi secondo la Tua volontà.
Affinché l'amore, la fede, la speranza, la gioia, la pace, la
pazienza, la bontà, la sapienza e la forza che egli dimostra siano
per me uno stimolo a rinunciare ad ogni forma di autodistruzione e ad
accettare continuamente di collaborare con Te. Benedici questo mio
confessore, perché possa realizzarsi come persona e come sacerdote.
Benedici
questo mio confessore, che come il buon vignaiolo saprà darmi, nel
Tuo nome, il consiglio giusto e saprà trovare le parole migliori per
farmi agire e sfruttare la possibilità di crescere e di diventare
sempre più simile a Te.
Donagli la
capacità e la sapienza per potermi cautelare da tutto ciò che in me
è sbagliato, perché d'ora in poi tutto sia nella Tua gloria e lode.
Amen.
TI RENDO GRAZIE
PER COLORO CHE MI SONO VICINI
"Perciò,
bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo;
perché siamo membra gli uni degli altri. Nell'ira, non peccate; non
tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al
diavolo. Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare
lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si
trova in necessità. Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra
bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la
necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano. E non
vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati
per il giorno della redenzione. Scompaia da voi ogni asprezza,
sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate
invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi
a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo". (Ef 4,25-32).
PREGHIERA
Caro Dio,
per generazioni ti sei servito degli uomini. Hai voluto che anche la
mia educazione avvenisse attraverso altre persone. Perciò, ora,
consapevolmente Ti ringrazio per tutti coloro che mi sono vicini. Tu
li hai creati per rendere possibile a me la vita e perché io fossi
educato e guidato tramite loro.
Perdonami
perché molto spesso ho pensato in modo molto diverso dagli altri,
recando loro offesa, sottovalutandoli, trascurandoli, disprezzandoli,
denigrandoli, come una persona maleducata e sleale. Ora comprendo che
cos'è il peccato nei riguardi del mio prossimo: io, infatti, posso
ferirlo, confonderlo, rattristarlo, scoraggiarlo. Posso privarlo
della luce durante il cammino, arrestare la sua crescita nell'amore,
togliergli la pace.
Ora
capisco perché Tu, Gesù, hai detto: "Ama il prossimo tuo come
te stesso". Perché il prossimo è un dono per me: e non per
procurarmi fastidi, per farmi adirare, per essere per me una spinta
al male, ma per costruire con la sua presenza, le sue dori e gli
stessi suoi difetti un aiuto alla mia e, indirettamente, all' altrui
crescita. Come sono stato ingrato verso gli altri! Senza considerare
che tutta la mia vita dipende da loro! Mi dispiace dunque soprattutto
per non aver amato di più i miei genitori, perché essi mi hanno
dato la vita. Essi hanno avuto tanta cura di me ed hanno fatto di
tutto per me.
Mi
dispiace per non averli amati, anche quando essi non sono stati in
grado di amarmi; o quando, a causa delle difficoltà della vita,
hanno discusso, si sono lasciati andare, si sono disprezzati l'un
l'altro o si sono lasciati. lo li ho giudicati, non mi sono sforzato
di comprenderli.
Perdonami,
mio Dio, perché intorno a me ho avuto persone condannate,
emarginate, disprezzate, traviate, persone abbandonate, povere,
esiliate e non ho fatto nulla per loro: ora, il mio sogno è di
dedicare loro il mio amore. Perdonaci perché abbiamo dimenticato la
santa Fiamma dell'amore dentro di noi. Ci siamo occupati delle
piccole cose, abbiamo perso, inutilmente, il nostro tempo ed i doni
di cui disponiamo.
Perdonami
per tutta la freddezza che io ho mostrato verso gli altri in momenti
di particolari difficoltà personali. Perdonami perché non ascoltavo
gli altri
agendo
solo secondo la mia volontà. In tal modo io soffocavo lo spazio per
gli altri. Non davo loro la possibilità di manifestare i doni di cui
dispongono. Ora mi rendo conto perché ogni situazione di disordine
che provoco con la mia volontà o con la mia condotta è peccato: è
nocivo infatti agli altri, all'ordine e a coloro che Tu mi hai posto
accanto.
Mi
dispiace per il disordine nella mia vita sessuale. Tu ci hai fatto
dono della sessualità. Hai voluto che esistesse attrazione tra i
sessi. Hai voluto che marito e moglie si completassero e fossero un
corpo solo ed uno spirito solo. Tu sai, o Signore, quante volte ho
abusato di quel dono, preoccupandomi solo di soddisfare i miei
piaceri egoistici.
So che
cosi facendo ho minacciato seriamente la mia maturazione, perché non
ho esercitato sufficientemente la mia volontà.
Tu,
Signore, sai che cosa ho fatto con gli altri e che cosa gli altri
hanno fatto con me. Tante volte mi sono scandalizzato perché gli
altri si comportavano in modo indegno, vivendo la sessualità in modo
degradato. Perdonami ed aiutami affinché io sappia far uso di questo
dono così come Tu l'hai pensato.
(Ora mi
esamino per vedere come è stata la mia condotta in questo senso.
Vorrei parlarne francamente con il sacerdote; specialmente se si
verificano difficoltà o episodi poco chiari, o se si manifestano
alcune stravaganze. Non dico perché tutto ciò possa interessare al
sacerdote, ma perché la Confessione mi dà l'aiuto per trovare il
giusto equilibrio).
Ti prego
per coloro che hanno peccato assieme a me, che ho indotto alla
dissolutezza e che ora soffrono per la situazione di disarmonia
venutasi a creare nella loro vita sessuale. Perdonaci perché abbiamo
abusato troppo spesso del dono della sessualità ed abbiamo
disonorato il tempio che Tu hai costruito con l'atto della creazione.
Signore,
ci presentiamo dinanzi a Te vittime dello sfogo sessuale, con tutti
coloro che con il loro comportamento depravato hanno usato violenza
agli altri, hanno traviato i bambini ed hanno violato la santità del
loro corpo.
Ti prego
per la conversione di coloro che hanno disprezzato la naturalità
della vita sessuale internamente ed esternamente alla famiglia e si
sono abbandonati solo alla loro libidine, diventandone schiavi.
Abbi pietà
di tutti gli omosessuali e lesbiche. Salva quelli che si sono venduti
come schiavi bianchi nella case di tolleranza. Risveglia e converti i
padroni di quelle case ed i seduttori.
Tutto ciò
è il peccato collettivo del mondo in cui viviamo e di cui ora
soffriamo. Perdona il mondo e sii misericordioso verso di esso.
Ti prego
per tutti quelli che sono ammalati di AIDS, per aver fatto cattivo
uso della loro sessualità a causa della fragilità umana o perché
traviati.
Perdonaci
per ogni depravazione di questo dono, perché il nostro amore possa
guarire e perché tutti noi possiamo crescere nuovamente nell'amore.
Signore,
tutti noi soffriamo molto perché siamo nervosi ed impazienti, perché
siamo legati alle cose materiali ed alle persone, distruggendo e
calpestando così noi stessi, gli altri e le cose. Rendi pura,
Signore, la nostra condotta di fronte agli altri, in modo che il
nostro amore verso il prossimo sia perfetto.
(Resto
ancora in silenzio ed esamino la mia disponibilità nei riguardi del
prossimo. Mi chiedo se nel mio cuore c'è orgoglio nei confronti di
chi mi è vicino; se c'è un atteggiamento di ingiustizia o qualcosa
d'altro che spegne la Santa Fiamma dell'amore in me e negli altri...)
Padre
Santo, rendimi meritevole di amarti nel mio prossimo. E, chiedendoti
perdono per aver annientato i tuoi doni in me e negli altri, Ti prego
di concedere a tutti noi la forza di perdonarci l'un l'altro, per
poter andare avanti insieme nel nostro cammino verso quella santità
a cui ci chiama, ci educa ed abilita il tuo amore.
Dà a
coloro che mi sono accanto la forza di perdonarmi, ed aiuta anche me
a saper ricevere il loro perdono.
Ora scelgo
di nuovo di far splendere in me ed in ogni uomo la santa fiamma
dell'Amore. Farò di tutto perché essa non si spenga e si conservi,
per riscaldare sempre il cuore mio e del mio prossimo.
Maria,
Madre di tutti! Fa' che con il tuo consiglio ed il tuo sostegno tutti
noi, tuoi figli, possiamo crescere nell'amore reciproco.
Che la
pace e l'amore siano testimonianza della nostra appartenenza a Te.
Che sotto la tua protezione, la santa Fiamma risplenda e sia accesa
in ogni famiglia, in ogni comunità, nella Chiesa e nel mondo! Tu,
Vergine e Madre, che rechi in Te il mistero della verginità e della
maternità, aiutaci a serbare la santa Fiamma e non permettere mai
che venga spenta. Ma, se dovesse accadere, andremo in cerca, col tuo
aiuto, dell'autore della Fiamma Divina e non rimarremo mai più al
buio. Amen.
GRAZIE PER LE
CREATURE
"Un
germoglio spunterà dal tronco di lesse, un virgulto germoglierà
dalle sue radici.
Su di lui
si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di
intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di
conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del
Signore.
Non
giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per
sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà
decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una
verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra
ucciderà l'empio.
Fascia dei
suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà.
Il lupo
dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al
capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un
fanciullo li guiderà.
La vacca e
l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone
si ciberà di paglia, come il bue.
Il
lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà
la mano nel covo di serpenti velenosi.
Non
agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo
monte,
perché la
saggezza del Signore riempirà il paese
come le
acque ricoprono il mare"
(Is
11,1-10).
PREGHIERA
Padre del
cielo! Tu hai creato la Terra e tutto ciò che è in essa e l'hai
affidata all'uomo. Volevi che l'uomo sottomettesse la terra
lavorandola e traendone i frutti ricevuti da Te.
Oggi, ti
devo confessare il mio peccato, per aver abusato delle tue creature e
delle leggi che hai disposto per loro. Spesso le creature mi hanno
imprigionato e così, pur essendo Tu il Signore, io ho offerto i miei
servigi alle tue creature sempre pensando al mio tornaconto ed al mio
piacere. Tante volte per me è stato più importante avere qualcosa,
possedere qualcosa, godere di qualcosa, piuttosto che servire Te.
A causa
della schiavitù delle cose da Te create, sono giunto in conflitto
con la tua volontà e con le persone attorno a me. Sono stato
invidioso delle persone che avevano e sapevano più di me. Mi sono
lasciato assorbire così tanto dalle cose materiali, da dimenticare
che sei Tu il mio Bene Sommo. Perdonami!
Oggi,
prima della confessione, scelgo Te come mio Signore. Rifiuto ogni
genere di servitù a ciò da cui si generano solo litigi,
discussioni, odii, invidie e gelosie. Tu, e nessun altro, sei il mio
Dio. Che questa mia decisione sia per sempre!
Ho spesso
fatto uso, egoisticamente, di ciò che Tu mi hai affidato. Non ho
visto i poveri, ma ho considerato solo quelli che hanno di più di me
ed ho provato invidia. Quando mi hai dato in affidamento i beni
materiali, la tua volontà era di disporne secondo il tuo disegno, in
modo tale da esseme felice io stesso, condividendo tutto con gli
altri. Perdonami per non aver agito così.
Perdonami
per essere diventato cieco riguardo a ciò che possiedo, non
rimanendo mai soddisfatto, ma considerando invece ciò che mi manca,
lasciandomi così prendere dalla bramosia. Da adesso voglio essere
solo un buon amministratore delle cose che Tu mi hai affidato.
Concedimi
la possibilità di ammirarti, perché hai saputo pensare a me in modo
meraviglioso ed hai provveduto a tutto quello che può servirmi.
Perdonami per averlo dimenticato spesso. Padre, devo confessare
ancora una cosa. Non ho usato con moderazione i doni della natura. Ho
distrutto la mia vita godendo eccessivamente dei cibi e delle
bevande. Tu non volevi che arrivassi a ciò, perché già sapevi che
questo fa parte della mia rovina.
(Qui ora,
dovrebbero esaminarsi coloro che probabilmente si procurano gran
danno perché mangiano e bevono provandone estremamente piacere;
coloro che assumono droghe ed altre sostanze pericolose,
annientandosi completamente come persone e minando davvero le basi
della loro crescita nell'amore e nella pace, a scapito della serenità
di quelli che li amano!)
Padre, Tu
hai conferito alla terra la capacità di far maturare diversi frutti,
e noi siamo riusciti a danneggiarli a scapito nostro e di tutti. Tu
hai creato il ferro con cui fare cose buone, ma noi ce ne siamo
serviti per costruire le armi, con le quali distruggerci combattendo.
Nel nome
dell'intero genere umano, chiedo perdono per tanta depravazione.
Perdonaci per tutte le guerre, risana le ferite.
Aiutaci a
raddrizzare la nostra posizione, in modo che con amore e
responsabilità possiamo metterci al servizio del creato e
ristabilire quell'ordine originario che avevi posto nella natura e
l'uomo.
Perdona
tutti noi perché, a causa di certi atteggiamenti ed idee sbagliate,
ci siamo procurati il disfacimento reciproco ed abbiamo messo a
repentaglio la nostra stessa vita.
Ti
chiediamo perdono per le sofferenze che abbiamo arrecato alla natura,
per colpa della nostra condotta errata. Personalmente sono pronto a
rimediare a tutto. Aiuta tutti noi a non martoriare ulteriormente le
tue creature, secondo quanto ci avverte San Paolo sulla sofferenza
delle creature.
Padre, ora
ho considerato la mia posizione verso di Te, verso di me, verso il
mio prossimo e verso la natura. Vengo a Te consapevole della fiducia
che mi hai accordato e confesso di averla tradita. Eccomi. Mi pongo
davanti alla tua Carità ed al tuo Amore generoso.
Ti prego:
non condannarmi come tuo Figlio ha condannato il fico sterile.
Concedimi
la tua pietà perché da adesso voglio collaborare con Te in tutto.
Mi pento
sinceramente per gli errori commessi che hanno portato distruzione in
me stesso e negli altri, dimenticando Te e facendo cattivo uso di ciò
che avevi messo a mia disposizione. Tocca il mio cuore con la forza
del tuo Spirito, che Esso possa penetrare in me modificando la
situazione sorta ad opera del male.
Padre, fa
che io rinasca completamente da questa confessione in modo che io
possa lodare il tuo amore, nella tua carità e nel tuo perdono.
O Maria,
nuova Eva! Madre che mi insegna ad accogliere la volontà del Padre e
mi invita alla Confessione, Tu sarai ora con me! Ottieni per me, o
Maria, questa carità: che d'ora in poi io parli con semplicità ed
umiltà. O Maria, insegnami a non oppormi mai più alla volontà di
Dio, ma a metterla in pratica in ogni momento. Che essa sia facile o
meno. Che anche io, Maria, possa partecipare alla vittoria sul male
che riguarda me personalmente e tutto il mondo! Tu sei la Madre e la
Vergine che ha vinto il male e la sua discendenza, divenendo così
Redentrice.
Maria,
aiutami! Insegnami a contribuire alla glorificazione, sulla Terra,
del Padre che è nei cieli. Maria, Madre di tutti i viventi, sii con
me! Grazie! Amen!
LA PREGHIERA DEL
CONFESSORE
"Lo
spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha
consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio
ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a
proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei
prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore, un
giorno di vendetta per il nostro Dio,
per
consolare tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di Sion, per
dare loro una corona invece della cenere, olio di letizia invece
dell'abito da lutto, canto di lode invece di un cuore mesto.
Essi si
chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore per
manifestare la sua gloria". (Is 61,1-3).
PREGHIERA
Ti
ringrazio, Padre del Cielo, per aver mandato tuo Figlio Gesù Cristo
ad assolverci come sommo sacerdote. Ti ringrazio perché Egli è la
nostra Pace, venuto a distruggere il nemico, il peccato e la morte.
Ti benedico e Ti rendo grazie, per aver dato agli Apostoli il potere
di perdonare nel tuo nome i peccati e di curare i cuori feriti con la
potenza della carità. Ti ringrazio per la missione riconciliatrice
che hai affidato alla tua Chiesa.
Sii
benedetto e ringraziato, o Dio, per avermi chiamato alla missione
sacerdotale e per avermi affidato, per mezzo della Chiesa, il compito
di Conciliatore.
Ti
ringrazio perché ora, tramite me, accogli, nella pienezza del tuo
amore e della tua carità, i tuoi figli smarriti e feriti. Ti
ringrazio perché la tua carità è grande ed infinita. Gesù, Ti
ringrazio per aver redento il mondo con il tuo Sangue ed aver
ristabilito la pace con il Padre. Ti ringrazio per il tuo Cuore beato
ed umile. Ti ringrazio per la tua bontà e carità. Gesù, sommo
sacerdote, Ti prego, guarisci ora il mio cuore da ogni male. Sana le
mie ferite che ancora sanguinano nella mia anima, perché essa possa
accogliere con amore, nel tuo Nome, ogni altro cuore piegato dalla
colpa. Concedimi la grazia conciliatrice, sì che io possa dire
sempre nel tuo nome: "Va in pace. Ti sono perdonati tutti i tuoi
peccati!".
Signore
Gesù, Ti prego per tutti coloro che vengono a confessarsi da me.
Benedici ogni cuore ferito che si apre a me con fiducia. Concedimi di
saper ascoltare con lo stesso amore con cui ascoltavi Tu. Dammi la
carità necessaria per infondere di nuovo la gioia così come la
donavi Tu. Ti prego per coloro che hanno paura, che nella confessione
non sono sinceri perché spaventati, e si caricano così di un
fardello maggiore di peccati. Dammi un cuore sensibile. Che le mie
labbra non proferiscano mai parole di condanna, ma parole di conforto
per redimere con la forza del tuo Nome.
Riversa su
tutti coloro che si confessano il tuo Spirito Santo e guarisci ogni
cuore ferito dal peccato. Dà a ciascuno che si confessa la forza di
crescere costantemente nell'amore e nella pace. Colma il cuore di
tutti quelli che riconoscono il loro peccato e chiedono il perdono
con la pienezza dei tuoi doni; che ognuno, rinnovato e risanato in
virtù di questo sacramento, sappia superare tutte le tentazioni e le
prove. Che sappia opporsi ad ogni situazione e custodisca la Santa
Fiamma, che Tu accendi di nuovo nel cuore grazie al Sacramento della
Confessione. Rivolgi uno sguardo pietoso a chi è divenuto schiavo
del peccato e dipende dalle cose terrene. Rendilo libero con la
libertà che solo Tu sai dare.
A chi è
deluso, per essere caduto un'altra volta nel peccato, dà nuova forza
e coraggio per non cedere nella lotta contro il peccato. Fa' che io
sia attento ai problemi per poter amministrare l'assoluzione.
Benedici ogni buona decisione e stimola con la potenza del tuo
Spirito quelli che non vedono gli orrori che opera il peccato,
affinché possano finalmente opporsi al male. Che tutti possano
giungere alla Confessione con la determinazione del figlio prodigo:
"Mi alzerò ed andrò da mio padre!".
Maria,
Madre mia e Madre del Cristo Signore, del sommo Sacerdote, Madre di
tutti coloro che si confessano, a Te mi consacro. Accoglimi come hai
accolto Gesù, tuo figlio. Fa' che io possa sentire i tuoi figli come
miei figli, per poterli aiutare. A Te consacro anche tutti coloro che
si accosteranno alla Confessione. Essi sono tuoi. Tu li hai chiamati
e redenti con il tuo amore di Madre.
Ti prego,
Madre della bontà e dell'amore, della carità e della pace, perché
essi crescano nell'amore, nella carità e nella pace. Li affido tutti
alla tua protezione, o Madre! Che essi, forti del tuo materno
sostegno, si oppongano al male ed al peccato! E, sorretti da Te,
schiaccino la testa di Satana e resistano ad ogni sua seduzione. Dà
coraggio, o Madre, a quelli che hanno paura. Fascia le ferite che
sanguinano. Insegna a coloro che ancora non se ne rendono conto che
ogni confessione è la festa della Carità di Dio. Che ogni anima
canti insieme a Te: L'anima mia magnifica il Signore, perché grandi
cose Egli ha fatto per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
ALL' INGRESSO DEL
SACERDOTE
Padre,
benedicimi perché io possa fare questa Santa Confessione secondo la
volontà di Dio e secondo gli insegnamenti della Santa Chiesa.
L'ultima
volta che mi sono confessato è stato ... (Devo dire all'incirca a
quando risale l'ultima confessione); poi dico i peccati e chiedo
consiglio. Ascolto devotamente e faccio attenzione a cosa devo fare
per penitenza. Se non conosco la preghiera penitenziale abituale,
possa pregare così!
Mi pento,
Padre del cielo, per il male compiuto. Mi dispiace di aver opposto
resistenza con il peccato alla tua Volontà, annullando così me
stesso e gli altri. E non ero grato verso di Te.
Rinuncio a
Satana ed a ogni sua azione. Rinuncio al peccato e prometto di
sforzarmi di crescere nell'amore, sorretto dal tuo Spirito.
Grazie,
Padre, perché mi fai rinascere e mi educhi a fare il bene. Che io
possa con tutto il cuore evitare il male ed impegnarmi per ciò che è
giusto.
Mi
dispiace di aver giocato con la tua bontà, escludendomi così dal
banchetto con Te. Benedicimi e guariscimi. Amen.
DOPO LA
CONFESSIONE
Padre del
cielo! Ti ringrazio nel nome di Gesù Cristo, perché con questa
confessione mi hai rinnovato. Grazie per la felicità e la pace che
adesso sento. Grazie per aver fatto sì che io giungessi a questa
decisione. Grazie perché ora posso venire a sedere con Te alla Mensa
che Tu, nel tuo amore, hai preparato. Sazia e dà da bere a me che
sono digiuno e assetato. Riempimi con il tuo amore. Illumina me,
perché sono colui che era nel buio. Riconducimi sulla via che avevo
smarrito. Dammi la gioia di vivere felice con Te.
Ti prego
per tutti quelli che cercano il tuo amore e che non riescono a
raggiungere la tua mensa. Fa' che tutti gli uomini si ritrovino alla
stessa mensa dell'amore, riconciliati e felici. Ti prego per tutti
coloro che ancora si annientano e non trovano la forza di opporsi al
peccato. Convertili e fa' di tutto perché anch'essi possano sedersi
al banchetto che Tu hai preparato nel tuo infinito amore. Che nessuno
sia escluso dal banchetto finale che Tu, per mezzo di Cristo Gesù,
hai apparecchiato ed imbandito per i tuoi figli.
Ancora,
offro a Te il mio cuore ferito e tutti i cuori feriti, perché Tu
possa rinnovarli. Che possiamo esprimerti sin d'ora la nostra
riconoscenza facendo uso dei doni che ci hai dato secondo la tua
volontà.
Che sia
cosi adesso e per sempre e con ogni persona. Amen.
SUPPLEMENTO
ALL'ESAME DI COSCIENZA
HO DISONORATO IL
TUO SANTO NOME, SIGNORE, CON LA BESTEMMIA
(per i
bestemmiatori)
"Fratelli
miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un
giudizio più severo, poiché tutti quanti manchiamo in molte cose.
Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a
freno anche tutto il corpo. Quando mettiamo il morso in bocca ai
cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro
corpo. Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano
spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone
dovunque vuole chi le manovra. Così anche la lingua: è un piccolo
membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale
grande foresta può incendiare! Anche la lingua è un fuoco, è il
mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina
tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma
dalla Geenna. Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e
di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana,
ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena
di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa
malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. E' dalla stessa
bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev'essere così,
fratelli miei!" (Gc 3,1-10).
PREGHIERA
Padre, il
tuo santo Nome era e sarà glorificato e lodato per sempre. Grazie
per aver rivelato a tutti noi, tuoi figli, la santità del tuo Nome,
e perché milioni di tuoi figli nel mondo ti pregano: E' santo il tuo
Nome.
Ogni lode,
gloria e benedizione ti saranno date nel Figlio tuo Gesù Cristo, che
ha celebrato la santità del Nome tuo ed ha insegnato a noi ad
onorarlo. Ogni lode, gloria e benedizione ti saranno rese per mezzo
della Beata Vergine Maria, la Madre di tuo Figlio e Madre di tutti
noi. Perché Ella ha mostrato con la santità della sua vita quanto è
santo il tuo amore e la santità della tua volontà.
Che il
cielo e la terra ti cantino lode e gloria, così pure il mare e tutto
ciò che in esso vive. Tue siano la lode e la gloria per sempre. Mi
unisco nel canto di lode, gloria e benedizione di tutto il mondo.
Padre! lo
desidero, dunque, oggi pentirmi del peccato della bestemmia. Mi
vergogno perché il mio cuore è diventato fonte di bestemmia e di
calunnie.
Mi
dispiace perché dalla mia lingua vengono scoccate le frecce della
bestemmia contro di Te, i tuoi Santi e le tue creature. Tu volevi che
io Ti rendessi gloria e lode grazie al dono della parola. Che per
mezzo di essa donassi consolazione, consiglio e pace ad altri. lo,
invece, ho abusato della parola per disonorare, bestemmiare,
denigrare ed offendere...
Perdonami,
Padre! Rendi puro il mio cuore, perché possa diventare sorgente di
bellezza, di nobiltà ed amore nell'esprimermi con il mio prossimo e
con Te.
Ti prego,
fa' che la mia decisione di oggi sia vera per sempre. Abbi anche
pietà di tutti coloro che ho ascoltato bestemmiare, a cominciare
dalle persone anziane che prima mi hanno scandalizzato e poi mi hanno
condotto al male.
Ti prego
per tutti i bestemmiatori del mio popolo. Per quelli che non riescono
più a controllarsi, pur volendolo. Liberali Tu da questa pessima
abitudine.
Ti prego
anche per coloro che non riconoscono alcun errore nella bestemmia,
perché il cuore si è inaridito. Infondi su di loro la tua
benedizione e rendi i loro cuori, di nuovo, sensibili alla luce.
Proteggi i
bambini che sentono i genitori e gli adulti bestemmiare, litigare ed
esprimersi con parole sconvenienti. Che i loro cuori non vengano
avvelenati dalla bestemmia. Che sappiano glorificarti e lodarti.
Padre, illuminami con il tuo Spirito, perché, da oggi, ogni mia
parola sia per la tua maggior Gloria.
Ti prego
per la mia gente e per chi bestemmia. Dona a tutti noi lo Spirito di
carità affinché sentiamo con il cuore la santità del tuo nome e la
tua maestà, così che la bestemmia non possa mai più ingannarci!
Fà che i
nostri cuori intonino inni al tuo Nome e che noi possiamo diventare
il popolo che ti renderà per sempre gloria e annuncerà le
meraviglie del tuo Nome. Amen.
PERDONAMI,
DISTRUGGEVO LA VITA!
(Nel
caso di aborto)
"Gli
presentavano anche i bambini perché li accarezzasse; ma i
discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. Allora Gesù li fece
venire avanti e disse: `Lasciate che i bambini vengano a me, non
glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di
Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il Regno di Dio come un
bambino, non vi entrerà"'. (Lc 18,15-17).
PREGHIERA
Padre del
cielo! Tu hai pronunciato una parola e tutto è stato creato. Per
mezzo della tua volontà, tutto ancora esiste. Per il calore che il
tuo cuore effonde, tutto si sviluppa e cresce.
Grazie
perché hai creato la vita nel seno di mia madre. Sii benedetto
perché a noi uomini hai concesso di essere con Te i creatori della
vita.
Sia resa
gloria e lode a Te perché hai creato il corpo della donna capace di
accogliere la vita, nutrirla e portarla alla luce. Grazie a Te per
tutti quelli che collaborano con responsabilità alla creazione della
vita.
O Dio, ti
confesso che ho abusato del dono ricevuto e del compito che mi hai
affidato. Riconosco che è stato veramente un grosso errore. Ho
ucciso la vita al suo nascere. Ho abortito. Ho istigato altri, ho
costretto a farlo. Ho ucciso la vita innocente. Perdonami. Ho capito
che mi sono fatta guidare da ragioni false e sbagliate. Mi sono
giustificata con il fatto che non potevo avere più bambini, per
questo mi sono decisa ad attuare questo delitto. Mi sono vergognata
di avere più figli degli altri. Avevo sentito dire che entro i primi
tre mesi di gravidanza si poteva abortire. Ho creduto a questa
menzogna, dimenticando che la vita dell'uomo ha inizio dal
concepimento.
Mi pento
per essermi comportata così. Decido ora seriamente di proteggere con
piena responsabilità la vita dal suo concepimento. Aiutami Tu,
Signore e Padre della Vita, a tener fede a questa decisione. Infondi
di nuovo nel mio cuore l'amore. L'amore che mi darà la forza di
mettere in pratica il mio proposito.
O Maria,
Madre di tutti i viventi della vita, insegnami ad accogliere la vita
così come Tu l'hai accolta. Anche per Te non è stato facile
accettare il Bambino Gesù. Ma sapevi che il Creatore di tutte le
cose vuole la vita, perciò hai detto: "Eccomi, sono l'ancella
del Signore". Ora insegna anche a me a sorreggermi con la tua
protezione.
O Dio,
insieme a Maria ti prego per tutti i papà e le mamme, per tutti i
ragazzi e le ragazze, per i medici e per tutti. Educaci ed aiutaci
perché possiamo proteggere ed accettare con amore la vita non ancora
nata.
Ti prego
per coloro che corrono il pericolo di prendere la fatale decisione di
uccidere il proprio bimbo. Manda loro incontro qualcuno che li aiuti
a scegliere la vita. Manda me e dammi la forza necessaria e le parole
adatte per salvare la vita.
Ti prego
per tutte le madri e le ragazze che ora soffrono per aver compiuto un
simile delitto. Che chiedano da Te il perdono, la pace e l'amore. A
loro nome Ti prego. Prestami ascolto!
Perdona il
mio popolo per così tanti aborti! Non permettere che ci distruggiamo
a vicenda. Benedici tutte le donne incinte. Benedici tutti i bimbi
non ancora nati. Che i genitori non abbiano paura di loro. Che li
accolgano.
in questa
confessione includo tutti gli omicidi nei confronti dei bambini nati
e di quelli non nati. Concedi a noi stessi la pace, Tu che vivi e che
continuamente doni la vita. Gesù! Tu che sei il frutto del seno di
Maria vergine, Tu che hai amato e benedetto i bambini, fa' che noi
sappiamo accoglierli.
Benedici
tutti i bimbi. Accogli nel tuo regno anche quelli ai quali abbiamo
impedito l'ingresso alla vita. Che tutti assieme possiamo un giorno
godere della vita eterna in Te e per mezzo tuo, che sei la fonte
della vita.
E voi, che
siete vittime della violenza, perdonateci, perché con voi possiamo
gioire nella beatitudine eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo,
Amen.
RIMETTI I MIEI
DEBITI
"Da
che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non
vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre
membra? Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e
non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché
non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male per
spendere per i vostri piaceri. Gente infedele! Non sapete che amare
il mondo è odiare Dio?
Chi dunque
vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio: O forse pensate
che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito
che egli ha fatto abitare in noi? Ci dà anzi una grazia più grande;
per questo dice: Dio resiste ai superbi;
agli umili
invece dà la sua grazia. Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al
diavolo, ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si
avvicinerà a voi. Purificate le vostre mani, o peccatori, e
santificate i vostri cuori, o irresoluti. Gemete sulla vostra
miseria, fate lutto e piangete; il vostro viso si muti in lutto e la
vostra allegria in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore ed egli
vi esalterà", (Gc 4,1-10).
"Siate
misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate
e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e vi sarà perdonato". (Lc 6,36-37).
"Allora
Pietro gli si avvicinò e disse: “Signore, quante volte dovrò
perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette
volte?, e Gesù gli rispose: `Non ti dico fino a sette, ma fino a
settanta volte sette”! (Mt 18,21-22).
PREGHIERA
Padre del
cielo, caritatevole e buono! Tuo Figlio Gesù Cristo mi insegna a
perdonare ogni offesa e a chiedere perdono per ogni male arrecato
agli altri e a Te. Egli mi insegna a perdonare con tutto il cuore
anche i miei nemici. Perché, se io non perdono gli altri e non
chiedo perdono agli altri, neppure Tu puoi perdonarmi...
Padre, Ti
ringrazio perché esiste il perdono per poter ricominciare ad amare
Te e gli altri. Grazie, perché non chiudi la porta a chi bussa e
chiede la carità.
Ti siano
rese grazie e lode per la carità che Tu mi hai dimostrato finora e
che sarai pronto a dimostrarmi sempre. Gesù, insegnami ad essere
caritatevole e a saper perdonare, così come io stesso desidero
essere perdonato. Rafforza il mio amore e non si verificherà più
alcun sentimento di avversione e di agitazione verso di Te e verso
gli altri.
Maria! Tu
mi inviti sempre alla pace ed alla riconciliazione. Ora mi esorti a
concedere e a chiedere perdono. Insegnami a fare ciò che tuo Figlio
e mio Salvatore chiede da me.
Gesù, ti
confesso che mi è difficile perdonare. Per questo vivo in discordia
e nell'incomprensione con gli altri e con Te. Ti confesso che a causa
della mia indisponibilità alla riconciliazione sono nati nel mio
cuore invidia, gelosia, maldicenza, opere e parole cattive. E intanto
ho offeso e mi hanno offeso; il mio cuore è stato ferito ed ho
ferito il cuore degli altri per non volerli perdonare! Non
perdonando, ho portato la discordia nella mia vita, nella mia
famiglia, nella mia comunità. Vivendo in disarmonia con qualcuno,
confesso di aver sofferto e di soffrire tuttora tanto.
Tu sai
come mi è difficile perdonare!
Perciò,
Ti prego, prima che il sacerdote mi conceda il tuo perdono, dammi la
forza di perdonare sinceramente le persone con le quali non sono in
pace, dalle quali mi separa il muro costruito dall'odio,
dall'invidia, dalla gelosia e dall'orgoglio! Dammi la forza di
correre, per primo, ad abbracciare e tendere la mano per la
rappacificazione.
Perdonami
perché finora non ho preso sul serio l'atto della riconciliazione e
mi sono giustificato attribuendo la colpa agli altri, ritenendo che
dovessero essere loro a dover chiedere la pace, poiché erano stati
loro, per primi, ad offendere. Mi dispiace perché così spesso
dentro di me, hanno prevalso l'egoismo, l'orgoglio, anziché l'umiltà
o il desiderio di riportare l'armonia.
Perdonami!
Purifica il mio cuore da tutti i vincoli del peccato e
dall'attaccamento alle persone ed alle cose. Mi renderai libero ed
io, nella gioia e nella serenità, festeggerò la tua carità ed il
perdono.
Ti prego
per tutti coloro che ho offeso. Dà Tu a loro la forza di perdonarmi.
Fà che cessino discordia e rancore. Fa' che per mezzo del perdono
diventiamo simili a Te, o Padre.
Ti prego
per le famiglie che vivono delle situazioni di contrasto, dove i
genitori non perdonano i figli ed i figli non perdonano e non hanno
alcuna comprensione per i genitori. Che i coniugi riescano sempre a
perdonare e a vivere in armonia l'uno con l'altro.
Ti prego
per tutti coloro che corrono il pericolo di divorziare a causa delle
loro incomprensioni. Ti prego per i separati perché si
riappacifichino. Aiuta i figli dei genitori divorziati, perché non
restino nell'odio e nell'impossibilità di perdonare: sentimenti che
i genitori hanno loro trasmesso, ferendoli.
Volgi il
tuo sguardo sui popoli e sui sistemi di governo che non riescono a
trovare la strada della pace, perché non la conoscono e non sanno
perdonare. Che la mano tesa alla pace possa raggiungere tutti gli
uomini.
Regina
della pace, Madre di bontà, amore, carità! Con la tua bontà di
Madre intervieni laddove noi, tuoi figli, non possiamo e non sappiamo
riconciliarci. Tu, Madre della Chiesa, otterrai, con la tua preghiera
costante, pace per tutta la Chiesa, per tutte le comunità della
Chiesa. Che con la forza della tua raccomandazione si concilino tutte
le Chiese cristiane e tutte le religioni.
Gesù
buono! Tu ci hai fatto conoscere la carità del Padre e ci hai
invitati ad essere nella carità e a perdonare. Secondo la tua
parola, Ti prego per tutta la carità di cui c'è immenso bisogno,
perché giunga la pace, perché ognuno sappia perdonare l'altro, come
il Padre perdona tutti. Gesù, voglio amare anch'io così. Infondi in
me il tuo Spirito. Illuminami ed aiutami. Amen.
NEPPURE IO TI
GIUDICO...
PREGHIERA
Padre del
cielo, Ti ringrazio perché oggi, di nuovo, ho avuto la prova di
quanto siano grandi la tua bontà e la tua misericordia. Ti ringrazio
per le parole che il Sacerdote mi ha detto, illuminato dalla tua
grazia: "Ti sono rimessi i tuoi peccati. Va' in pace!".
Ora voglio
portare la pace, immediatamente, a casa, nella mia famiglia, fra le
persone con cui vivo. D'ora in poi, in virtù della tua misericordia,
voglio amare: amare Te più di ogni altra cosa ed il mio prossimo
come me stesso. Agli offesi voglio donare ogni giorno, con la mia
vita, pace e gioia. Voglio esprimere ogni giorno la mia gratitudine
verso di Te.
Desidero
avere attenzioni per tutti coloro che mi fanno del bene. Desidero
accorgermi di ogni minima delicatezza che le persone e le creature mi
riservano, e per esse ringraziare Te, Signore, con loro. Da questo
momento Ti rendo grazia per tutto il bene che io riuscirò ad operare
nel tuo nome. Che tutto si realizzi per la tua gloria e nella gioia.
Poiché
non mi hai condannato, fa' di me uno strumento della tua pace e
dell'amore nel mondo. Raccomando e offro a Te tutti quei momenti in
cui sarò messo alla prova e cadrò a causa della mia fragilità,
tradendo il tuo Nome.
Che il tuo
amore guarisca e rinnovi tutto.
Affido a
Te il mio cuore ferito, abbine cura Tu, in modo che possa imparare ad
amare di più.
In
particolare mi propongo di non scagliare più la pietra della
condanna contro nessuno dei miei fratelli. Ti pregherò seriamente
per coloro che si danneggiano perseverando nel peccato.
Dammi Tu
la forza e la luce per poter trovare la parola di conforto, di
coraggio, di speranza, capace di aiutare ed educare.
O Dio, per
intercessione della tua adorata Ancella, la Vergine Maria, fa' di me
lo strumento della tua pace. Che la pace con la quale il sacerdote mi
manda nel mondo in virtù della confessione, mi accompagni sempre.
Queste sono le tue parole: Andate in pace!
Che la
Madonna, Madre del Bell'Amore, insegni a me e a tutti i tuoi figli ad
amare ... (Messaggi)
Che il mio
amore si accresca e raggiunga la pienezza dell'eterno! Amen.
I DIECI
COMANDAMENTI DI DIO
lo sono il
Signore Dio tuo:
1. Non
avrai altro Dio fuori che me.
2. Non
nominare il nome di Dio invano.
3.
Ricordati di santificare le feste.
4. Onora
il padre e la madre.
5. Non
uccidere.
6. Non
commettere atti impuri.
7. Non
rubare.
8. Non
dire falsa testimonianza.
9. Non
desiderare la donna d'altri.
10. Non
desiderare la roba d'altri.
"COMANDAMENTI
PER LA VITA"
- Crederò
in Dio, Lo amerò con tutto il cuore;
- Loderò
Dio e Lo pregherò;
- La
domenica con la Santa Eucaristia glorificherò il Signore insieme a
tutto il suo popolo;
- Terrò
bene a mente che anch'io sono responsabile per la mia famiglia e non
solo i genitori;
- Starò
attento alla mia salute;
- Con
gioia darò in prestito e dividerò quello che possiedo con gli
altri;
- Dirò
sempre la verità e non rivelerò i segreti
che gli
altri vorranno confidarmi;
-
Espleterò con coscienza i miei doveri.
UN MODELLO PRATICO
PER LA PREPARAZIONE ALLA CONFESSIONE
(La
preparazione alla confessione è stata svolta all'inizio del maggio
1986 durante la veglia notturna con i giovani. Si può utilizzare
come modello concreto durante le processioni, i pellegrinaggi e gli
esercizi spirituali).
Consigli
pratici per chi la conduce:
1. Prima
di entrare in Chiesa spegnere la luce.
2. Il buio
è segno della situazione dell'anima dominata dal peccato.
3.
Accendere il cero pasquale e procurare una candela per ciascun fedele
e ciascun padre confessore.
4.
Osservare le pause di silenzio e farle durare a discrezione.
PAROLE
ACCOMPAGNATRICI
Fratelli e
sorelle in Cristo, tante volte noi uomini cominciamo proprio così!
Dovremmo portare la luce e noi invece la spegniamo... Tante volte
cominciamo proprio così. Al posto di portare l'amore, lo spegniamo e
portiamo l'odio.
Tantissime
volte cominciamo proprio così. Al posto di portare la speranza noi
uccidiamo la speranza e resta la disperazione.
Moltissime
volte, gli uomini cominciano così, e continuano così.
Siamo qui
perché vogliamo in questo momento passare il Mar Rosso. Abbiamo
provato che cosa significa essere nelle tenebre e nella schiavitù e
vogliamo accendere la luce.
lo non so
che cosa è successo nei vostri cuori in questi giorni: lo posso
immaginare. Scusatemi se comincio proprio dalla possibilità delle
tenebre del cuore.
Nella
vostra realtà forse qualcuno si sente come chi dopo aver parlato con
un medico, ha scoperto di essere malato!
Può darsi
che ora nel cuore ci siano tristezza, angoscia, debolezza, vuoto...
Ma ciò non importa più. Anche se senti l'altra legge nella tua
carne, nella tue ossa, nelle tue abitudini: in questo momento non c'è
bisogno di essere disperato. Perché esiste una risposta! Gesù è
qui con noi. Lui è venuto e ha portato la luce. Ha detto: "IO
SONO LA LUCE".
Gesù, io
non voglio rimanere nelle tenebre. lo voglio adesso la tua luce, la
tua luce per il mio cuore, per la mia anima, per la mia vita.
lo voglio
la tua luce nella mia famiglia, nell'incontro con il mio prossimo.
lo voglio
la luce nella mia scuola, nei miei studi, nel mio lavoro.
Gesù, io
voglio la luce e Tu ti offri come la luce. lo ti apro il mio cuore.
Gesù, mi
domando davanti a Te, sinceramente: come è la mia vita?
Mi domando
davanti a Te, sinceramente, perché Tu sei la luce: come è adesso la
mia strada, il mio cammino?
Nella tua
luce mi domando: dove sei Tu?
Dove è la
legge dell'amore per Dio Padre, che Tu vuoi sia amato da me sopra
ogni cosa?
lo mi
domando, adesso, dove è il mio amore per il prossimo?
Dove è il
mio amore per i doni di cui mi hai ricolmato? Gesù, io mi interrogo
davanti a Te, nella tua luce aiutami a trovare la risposta!
Tu volevi,
o Gesù, che io pregassi, che io avessi fiducia.
lo mi
domando, davanti a Te, come è stata la mia preghiera?
Tu volevi,
o Gesù, che io avessi sempre un nuovo nutrimento spirituale durante
l'Eucaristia incontrando Te nella Parola e nel Corpo. Tu sei rimasto
per me, per il mio cuore, per la mia vita.
lo mi
domando come ho partecipato alla Santa Messa. Tante volte, forse,
partecipavo senza il cuore, e l'incontro con Te è stato impossibile.
Gesù,
davanti a Te io mi domando cosa ho fatto con la mia bocca, con la mia
lingua. Ti ho lodato o piuttosto ho bestemmiato il tuo Nome, facendo
del male, offendendo?
Mi domando
davanti a Te, o Signore, che cosa significhino per me la sigaretta,
l' alcool, la droga, il cibo esagerato. Mi chiedo davanti a Te che
cosa significhino per me la TV, i giornali, in che cosa spreco il mio
tempo...
Mi chiedo
che cosa significhi per me rispettare la mia anima ed il mio corpo e
l'anima ed il corpo degli altri. Mi domando davanti a Te che
significhi per me una vita umana prima della nascita e dopo la sua
venuta nel mondo. In modo particolare mi chiedo, alla luce dei tuoi
insegnamenti, che cosa vuol dire per me il tuo invito ad amare tutti!
Mi domando
che cosa è accaduto con il mio piano, con il progetto che hai messo
nel mio cuore, nella mia vita, di servire Te e gli altri.
Signore,
me lo domando e spero in questo momento di poter trovare la risposta,
illuminato dal tuo spirito... (Restiamo un po' in silenzio e proviamo
a trovare, a cercare le nostre risposte. Sentiamo il nostro cuore.
Sinceramente. Nessuno ci vede adesso, solo Dio. Con gli occhi chiusi
sentirai sicuramente la Sua voce e nella Sua luce vedrai la luce).
Per chi
conduce la confessione:
1. Invito
alla rinuncia al peccato;
2. La
decisione per la luce;
3.
Accensione del cero Pasquale;
4. Colui
che conduce la confessione si rivolge ai padri confessori e porge
loro le candele, poi si recita la preghiera per i sacerdoti.
PAROLE
ACCOMPAGNATRICI CHE PRECEDONO IL SACRAMENTO
Nel nome
di Gesù Cristo io vi domando: Rinunciate al peccato?
-
Rinunciamo!
Rinunciate
a ogni egoismo ed odio?
-
Rinunciamo!
Rinunciate
a ogni male, ad ogni influsso del maligno?
-
Rinunciamo!
Siete
pronti ad accettare Gesù Cristo come luce?
- Sì!
Nel vostro
nome io accendo adesso il cero grande che è il segno del Signore
risorto.
(Ai
sacerdoti) Voi, fratelli sacerdoti, davanti a questo popolo di Dio
siete pronti in questo momento, dando l'assoluzione nel nome del
Signore, siete pronti ad essere i servi della riconciliazione ed a
liberare dai peccati nel nome del Signore, a portare la luce in ogni
cuore di questi giovani?
Sì!
Se siete
pronti, vi prego, venite, prendete una candela, accendetela con la
candela grande che simboleggia Gesù e andate in Chiesa, mettetevi
pronti ad ascoltare le confessioni.
(...Finché
i sacerdoti fanno questo, nel silenzio, noi preghiamo per loro
affinché possano intermediare per noi...)
Signore
Gesù Cristo, io Ti prego per i miei fratelli nel sacerdozio. Accendi
il loro cuore nel tuo cuore come loro accendono adesso la candela.
Accendi il loro cuore come prendono la luce da Te e lasciano poi
accendere dalle loro candele. Signore aiutali a conservare questa
luce. Signore Gesù dà una parola, la vera parola con il tuo spirito
ai miei fratelli nel sacerdozio ed in questo servizio santo.
Attraverso loro vengano la riconciliazione, la pace, la guarigione,
tutto quello che è distrutto dal peccato. Guarisci il cuore dei miei
fratelli nel sacerdozio. Dà loro, Signore, la gioia, la pace.
Benedici tutti i sacerdoti che sono sempre disponibili ad ascoltare
gli altri uomini, loro fratelli, che Tu hai redento con il tuo
sangue. Benedici anche quelli che sono stanchi ed hanno difficoltà.
(Chi
conduce la confessione si rivolge ai fedeli, prega per loro ed essi
si recano dai padri confessori.
Dopo la
confessione e dopo la remissione dei peccati, il penitente accende la
sua candela alla candela del sacerdote. Questo è il simbolo della
riconciliazione, del servizio. Anche la penitenza si recita con la
candela accesa! Fare tutto ciò con dignità! Coloro che non vanno a
confessarsi è meglio che chiedano la benedizione ed accendano la
loro candela alla candela dei sacerdoti.)
Adesso
domando a voi, cari fratelli: "Siete pronti per andare dai
sacerdoti, confessare i vostri peccati ed accendere le vostre
candele?"
Vi prego,
adesso, di accostarvi all'altare, prendete la candela qui ed andate
dal sacerdote. Domandate la benedizione. Se volete confessarvi,
fatelo pure. Se non avete nulla da dire perché siete già
confessati, dite al sacerdote il proposito che avete fatto in questi
giorni e domandate la benedizione, la forza della grazia per poterlo
rispettare e per non dimenticarlo.
Accendete
la vostra candela alla candela del sacerdote. Che la Chiesa sia
sempre più illuminata. Con ogni confessione si aggiunge una nuova
fiammella accesa, quindi c'è sempre più luce.
(Mentre i
penitenti vengono, prendono le candele e vanno dai confessori, colui
che conduce la confessione prega:)
Signore
Gesù Cristo, io ti prego per questi miei fratelli che prendono la
candela non accesa e vanno dai padri confessori. Che l'incontro con
il sacerdote sia l'incontro tuo con i tuoi figli che cercano perdono
e guarigione. Rendi forte ogni loro decisione.
Signore
Gesù Cristo, concedi la pienezza della tua grazia a tutti coloro che
adesso si confessano. Che spariscano tutte le tenebre dai nostri
cuori, dalle nostre famiglie, dalla Chiesa e dal mondo...
O Maria,
Tu sei la nostra mamma, Tu vuoi che siamo rinnovati e ci inviti alla
purificazione per mezzo della riconciliazione. Tu vuoi che noi Ti
accogliamo come Madre così come Tu ci hai accettati quali tuoi
figli. Maria, intercedi presso il Padre per noi tutti. Che possiamo
realmente sentirci tuoi figli. Che possiamo diventare nuova luce del
mondo, nuova speranza e nuova pace con te, così come Tu sei
diventata l'alba del nuovo giorno con la forza di Dio.
Ti
preghiamo, Signore, manda su di noi il Santo Spirito. Ti preghiamo
insieme con Maria, tua umile ancella, illumina il nostro cuore,
ricolmo di gioia ed amore, rendici completamente sani. Che per mezzo
nostro il tuo Spirito possa guarire tutto il mondo.
(Mentre i
fedeli si stanno confessando, è bene cantare piano il canto del
perdono o quello della carità, oppure leggere e meditare brani della
Bibbia).
Può darsi
che il tuo peccato sia grande, molto grande, ed il tuo cuore ti
giudichi; devi sapere che Dio è sempre più grande del tuo cuore.
Ma se il
peccato è grande, proprio perché è grande il Signore ha preparato
una grazia più grande, e questa è la nostra speranza.
Non
domandare al Signore: `Cosa riceverò da Te se lascio questo mio
peccato, questo vizio, questa abitudine cattiva?' Non domandare
questo, perché Egli è solo Carità, e dà di più di quello che può
desiderare il nostro cuore. Egli è solo Amore e Perdono...
(Alla fine
della confessione il celebrante invita tutti ad alzarsi in piedi e ad
intonare un canto di resurrezione. Dopo il canto esorta a spegnere la
candela, perché i cuori sono diventati ora tante luci accese!)
Cari
fratelli e sorelle, cari amici, abbiamo cominciato con le tenebre ed
abbiamo detto che tante volte abbiamo cominciato il nostro giorno di
lavoro, la nostra vita, nel buio più completo provocato dal peccato.
Ora possiamo più facilmente vedere la luce. Ti ringraziamo, Gesù,
perché Tu sei la luce. Ci inginocchiamo e ti benediciamo, Tu sei la
nostra speranza, l'amore e la salvezza.
Nel nome
della Chiesa, dopo questa confessione, vi chiedo:
Credete in
Dio Padre onnipotente creatore del cielo e della terra?
-
Crediamo.
Credete in
Gesù Cristo nostro Salvatore e Redentore?
-Crediamo.
Credete
che l'amore è più forte dell'odio?
-
Crediamo.
Credete
che la luce è più forte delle tenebre?
-
Crediamo.
Accettate
oggi la Madonna come Madre?
- Sì.
Volete
dare in questo momento le vostre mani, la vostra vita nelle mani
della Madonna?
- Sì.
Prima di
andare nel mondo, ricevete la benedizione: E' nel nome del Padre,
nostro creatore, nel nome di Gesù Cristo, nostro Redentore e nel
nome dello Spirito Santo che vi ha consacrato, che la solenne
benedizione scenda su di voi.
La
benedizione della pace, della gioia, dell'amore e della speranza,
della comunione e del perdono, la benedizione di luce e di bontà, la
benedizione dello Spirito di Preghiera e dello Spirito d'Umiltà,
della Volontà di Dio. La benedizione della protezione dal male. La
benedizione della pienezza della vita vissuta con Dio.
Che
possiate vivere nella misericordia ed essere benedetti per sempre!
La pace
sia con voi! Amen.
(Si
consiglia di portare a casa la candela accesa in Chiesa, in ricordo
del momento in cui è stata presa la decisione di seguire Cristo,
perché la candela possa rappresentare un invito alla preghiera,
all'amore, al perdono, perché si preghi davanti a questa candela).
LA
CONFESSIONE MENSILE
I GIORNI DELLA
RICONCILIAZIONE
"Quindi,
chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. Nessuna tentazione
vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non
permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la
tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per
sopportarla:' (1Cor 10,12-13)
Nell'educazione
alla pace, la Madonna, stando a quanto ci riferiscono i veggenti,
chiede la confessione mensile. Nella comunità di Medjugorje il primo
venerdì del mese, il sabato e la domenica sono i giorni della
riconciliazione.
Ci si
porrà sicuramente la domanda: perché così spesso?
Alla luce
di quello che sappiamo sulle leggi della vita spirituale si può
comprendere facilmente l'invito mensile al sacramento della
confessione, perché il bisogno del sacramento della riconciliazione
non è solo collegato con quanto di negativo abbiamo compiuto, ma
soprattutto con la crescita nell'amore, nella pace, nella
misericordia e nel perdono. Anche quando si afferma di non aver nulla
da confessare, ciò non esclude l'esigenza di voler festeggiare la
riconciliazione.
Il
sacramento della riconciliazione include in sé il bisogno di festa,
di allegrezza, di gioia, di comunione, di guarigione, di vita. E
così, chi si avvicina mensilmente alla confessione, comprenderà
sicuramente le leggi della vita spirituale, l'incontro con il
sacerdote gli permetterà di capire con più facilità che cosa deve
fare, più semplicemente deciderà per la sua crescita e scoprirà i
pericoli che la ostacolano.Le ferite derivategli dal peccato gli
verranno risanate.
L'intimo
dell'uomo, la sua anima, assomigliano ad un vano ammobiliato. Da una
stanza arredata è facile scoprire, infatti, che tipo sia colui che
vi abita. Dai quadri e dagli oggetti che piacciono a questa persona
si vede chiaramente che cosa preferisce, che cosa ama e davanti a che
cosa si inchina. Lo stesso vale per l'anima.
Se la si
penetra regolarmente portando luce divina, allora l'anima sarà in
ordine e con più facilità si evidenzieranno anche i piccoli
difetti. Sarà più semplice allontanare gli ostacoli, opporsi alle
influenze pericolose e negative del mondo in cui si vive e si lavora.
E se l'uomo si trova in circostanze felici, allora ha maggiore
bisogno di pulizia, di liberazione, di cura interiore.
Tutto ciò
che succede nel mondo diventa parte della nostra anima,
giustificazione e senso del nostro agire, causa delle nostre paure,
sfiducia, nevrosi. Si perde dunque, così, il senso personale del
bello, del buono, del nobile, e intanto si perde fiducia nell'amore e
nella pace, nella sincerità e nell'amicizia. La confessione mensile
è un grande aiuto per eliminare le impurità e le cattive influenze
che ne derivano.
Ogni uomo
riflette ciò che porta nel cuore. Se c'è qualcosa di buono,
risplende il bene; se nel cuore c'è l'amore, rifulge l'amore. Da qui
si comprende la responsabilità che hanno tutti gli uomini gli uni
verso gli altri.
La
confessione mensile si può intendere anche come un Sacramento che
protegge dal male e non solo come la pulizia del male che già c'è
nel cuore.
Se una
persona lavora in un'industria dove si fabbricano sostanze velenose o
dove lo spazio, a causa di una determinata produzione, è inquinato e
pericoloso, è
più che
naturale che prenda delle precauzioni. Se non agisse così, si
comporterebbe da irresponsabile nei confronti della vita.
Il mondo
di oggi non deve essere condannato. Ugualmente un malato non deve
essere condannato, ma aiutato e compreso. Bisogna però proteggersi
dalla malattia del mondo, provocata dal peccato, per poter vivere in
modo sano ed aiutare gli altri a vivere sani nell'anima.
Dalle
esperienze collettive di preghiera si sa che la Madonna ha chiesto
talvolta anche la confessione settimanale. Si è verificato nelle
settimane di preparazione alla festa del Natale, dalla Pasqua, Ecc..
Maria non desidera altro per i suoi tigli che questa guarigione
spirituale per sempre, per poter vivere sempre nella pace.
LA CONFESSIONE
ANNUALE
Tutti noi
sappiamo che una delle prescrizioni della Chiesa è quella di
confessarsi almeno una volta all'anno e comunicarsi a Pasqua. Una
tale prescrizione ha i suoi motivi e in questo momento non è il caso
di analizzarli. Una cosa però è certa: la coscienza di confessarsi
una sola volta all'anno esiste nella natura di molti credenti.
Se
paragoniamo la vita spirituale a quella fisica, o se anche
consideriamo il peccato come una malattia, allora possiamo renderci
conto di quanto può essere pericolosa l'abitudine di confessarsi una
sola volta all'anno. Perché, quando si tratta di una malattia
fisica, è chiaro che si va subito a chiamare il medico. Sappiamo
bene quanto sia difficile sentirci dire dal medico che è stato
interpellato troppo tardi, perché la malattia si trova in uno stato
avanzato e non può essere più arrestata. Che tetra risonanza hanno
le parole di una tale diagnosi nelle orecchie del malato! Quando
l'uomo commette peccato, quando con il peccato distrugge se stesso e
gli altri, allora non bisogna aspettare tanto. Anche le ferite
spirituali ed i contrasti interiori a lungo andare si rivelano
estremamente pericolosi. Simili ferite conducono alla morte della
vita spirituale.
E' perciò
pericoloso aspettare per la confessione annuale, in una tale
disposizione d'animo. I fedeli non riescono ad intendere il peccato
come qualcosa di cui liberarsi il più presto possibile per aprirsi
alla carità, alla riconciliazione, al perdono. Pertanto si diventa
indifferenti al peccato. Restano insensibili. Si genera una
condizione particolare, pericolosa, per chi porta con sé il peccato
e per la comunità o la famiglia dove si vive. E' un colpo mortale
per la comunità, per l'amore, per la pace ed ogni progresso
spirituale. Una situazione simile ha necessariamente bisogno di
essere modificata. Si dovrebbe capire, allora, che è grave tardare a
confessarsi così come non si deve aspettare a curare una ferita, che
non guarisce da sola, ma che con il passare del tempo diventa sempre
più critica. Altrimenti il credente incomincia a pensare di essere
un buon cristiano, e allo stesso tempo non si spaventa del male,
esattamente come fanno coloro che non conoscono Dio. Da qui è facile
giungere al punto in cui il Cristianesimo diventa per lui un puro
elemento esteriore, superficiale e non maturo. Mano a mano che si
allontana dal contatto vero con Dio e con Cristo, egli stesso diviene
regola per la sua persona. Guidato dall'orgoglio, avvolto dalle
tenebre e dal male, forte probabilmente della sanità fisica, si
allontana dai frutti dello Spirito. In tale atteggiamento di vita è
facile comprendere la parola di San Paolo, secondo cui molti vivono
come nemici della croce di Cristo, avendo fatto dello stomaco il loro
Dio ed ignorando ciò che è bene.
La giusta
educazione della coscienza di un cristiano non dovrebbe trascurare di
insegnare che bisogna reagire al peccato, a costo della vita stessa,
per lasciar crescere e sviluppare i frutti dello spirito.
Accanto
alle singole confessioni mensili, ed oltre alle confessioni
occasionali, è bene pensare anche alla possibilità di confessarsi
tutti in famiglia per una occasione speciale, come può essere per
esempio un battesimo, un matrimonio, o dopo qualche tensione interna.
Ogni famiglia troverà più facilmente una simile occasione quando
tutti i suoi componenti festeggeranno spesso il sacramento della
riconciliazione, quando si comincerà a vivere con più coscienza la
vita spirituale di famiglia. In parecchie parti del mondo esiste la
bella consuetudine di invitare tutta la comunità parrocchiale alla
confessione comunitaria durante le feste della Parrocchia.
LA CONFESSIONE
GENERALE
Sappiamo
già che esiste quel tipo di confessione che si chiama confessione
generale. Di solito, nella confessione ordinaria si dice quando è
avvenuta l'ultima confessione, in modo che il sacerdote possa
consapevolmente formarsi un'idea della reale situazione spirituale.
Ma ci sono anche determinati momenti in cui le persone fanno la
cosiddetta confessione generale. Vuol dire che in una sola volta esse
confessano tutti i peccati commessi durante l'intera vita. Questo
avviene in diverse occasioni. Per esempio quando si entra in una
comunità, prima di farsi religiosi o prima dei voti, prima del
matrimonio o in generale prima di qualche evento importante della
vita. Durante gli esercizi spirituali o i pellegrinaggi. E' bene fare
ogni tanto questa confessione generale. Non ci si accosta ad essa,
infatti, perché si teme che Dio non ci abbia perdonato o perché
potremmo aver mancato o dimenticato di dichiarare qualcosa al
sacerdote. Infatti, aver taciuto qualcosa per paura o per vergogna
non è un motivo per accostarsi alla confessione generale.
La
confessione generale è opportuna e consigliabile per la crescita
spirituale e la comprensione della propria vita e per la protezione
che ci si aspetta da Dio, e ancor di più per guarire le ferite che
si sono aperte a causa del peccato. Non si vuol dire che è
necessario toccare le piaghe troppo spesso. Ma c'è qualcosa che
emerge di frequente nei nostri pensieri, ed allora è meglio fare di
nuovo la Confessione e pregare per il perdono.
Si noti
bene, però, che la paura nei confronti di Dio o la pignoleria nella
dichiarazione degli errori e dei peccati, insomma la cosiddetta
scrupolosità, non ha peso davanti all'immensa pietà e all'amore di
Dio. Il manifestarsi di tale atteggiamento è la spia di particolari
condizioni della vita spirituale, per cui è assolutamente necessario
ascoltare
il sacerdote. Questi casi derivano piuttosto o da malattie psichiche
o dalla profonda sfiducia che si avverte nei riguardi degli altri e
che si trasmette così a Dio, o, ancora, sono situazioni causate
dagli assalti del demonio. Se si tratta di una malattia psichica la
si deve curare ed ascoltare il confessore.
La
confessione è l'occasione per fare appello all'amore e alla pietà
di Dio innanzi al quale non c'è mai motivo per avere paura, neppure
quando ci si accorge di una dimenticanza o omissione. La confessione
generale, invece, è un impegno particolarmente interessante dal
quale ci si deve attendere gioia e serenità, perché Dio offre la
possibilità di un nuovo principio di pace e di conciliazione.
Dal
sito www.preghiereperlafamiglia.it/
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