giovedì 22 gennaio 2015

Dal Vangelo secondo Marco - Mc 3, 13-19 - Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui.




In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Parola del Signore


Riflessione

Tanti seguono Gesù... ma, alla fine, è Lui solo che decide chi avere con se per una missione particolare.

E' importante per noi sapere che è sempre Lui che chiama e che sceglie. E' bello osservare come la scelta dei Dodici avviene dopo una lunghissima notte in preghiera, infatti, solo all'alba chiama i discepoli e comunica loro la Sua decisione.

E' quello che dovremmo fare noi... pregare e chiedere al buon Dio il Suo parere prima di prendere qualsiasi decisione importante.

Ne sceglie dunque dodici che rappresentano in qualche modo tutti i popoli: nessuno deve rimanere senza un buon pastore. Ma per essere tale, Gesù è come se mettesse una condizione: “Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni”.

Questo significa che la cosa più importante è prima di tutto stare con Gesù, conoscere Gesù e amare Gesù sopra ogni cosa. I nostri occhi devono essere orientati verso di Lui... il nostro cuore deve palpitare per Lui... e le nostre braccia devono dirigersi verso di Lui. E solo dopo che avremmo posto Gesù al centro della nostra vita, saremmo in grado di essere degli strumenti affidabili per la costruzione del Suo Regno. Riusciremo quindi ad amare il prossimo, a servirlo e a guarirlo, solo se Cristo è radicato nel nostro cuore. Dobbiamo insomma conoscere ogni cosa di Gesù: le parole, le opere, gli insegnamenti, le risposte, ma soprattutto gli atteggiamenti, un certo stile, un certo sentire come Cristo...

Nella nostra società c'è un po' di confusione... si pensa di essere religiosi compiendo un certo numero di pratiche esteriori, ma questo non significa avere fede, o al massimo è come la fede di un granello di senapa diviso quattro. L'errore di tanti consiste nel pretendere di fare proseliti da ogni parte a suon di parole; parole che vengono spesso smentire dai fatti, ossia dall'incoerenza dei comportamenti; parole che non hanno molta autorità perché ripetono più che altro cose sentite da altri, ma non sono  veramente assimilate, vissute, "sofferte"...

Troppi si credono evangelizzatori, troppi si credono buoni, troppi si credono miti, troppi si credono umili, troppi credono di amare Dio... Ma troppo pochi hanno il coraggio di dire gemendo: "Mio Dio, io non ti amo... io non credo in te... io non spero in te...". A questo punto mi domando, ma il Curato d'Ars quando esclamava: “Popolo insensibile, perché non ti lasci toccare!?... a chi si rivolgeva, se tutti sono così perfettini?... Diceva bene Benedetto XVI: “Conoscere Cristo, come processo intellettuale e sopratutto esistenziale, è un processo che ci fa testimoni. In altre parole, possiamo essere testimoni soltanto se Cristo lo conosciamo di prima mano e non solo da altri, dalla nostra propria vita, dal nostro incontro personale con Cristo. Le belle parole non incantano il Signore, ma è il riconoscere la nostra miseria che commuove il buon Dio, perché sa di grido e di gemito... e questi gemiti sono musica per le Sue orecchie... allora non rimarrà sordo, ma trasformerà i nostri cuori. Quindi, suggerimento pratico... non iniziare e non terminare mai una giornata senza almeno una bella chiacchierata con Dio.

Quando Dio sceglie qualcuno usa dei criteri diversi dai nostri; come vediamo, infatti, i discepoli non erano farina da ostie, ma Gesù non li ha scelti perché erano belli, intelligenti, dolci o irresistibili, ma perché ha visto nel loro cuore qualcosa di speciale. Essi volevano veramente conoscere Cristo, e anche se non capivano subito - l'amore di Dio è più forte delle nostre comprensioni -, il loro desiderio di verità, di giustizia, di amore... ha fatto superare loro tante paure, tanti dubbi, tante difficoltà... 

Chiediamo al buon Dio di rafforzare la nostra fede perché gli altri, vedendoci, possano dire: "Ecco, quello è un vero discepolo!". Chiediamogli di aiutarci ad imitare i dodici; e che anche loro ci incoraggino quando andiamo contro corrente, quando siamo derisi perché andiamo in Chiesa, quando parliamo di Lui, quando non vogliamo adeguarci alla logica del mondo... ma sopratutto ci aiutino a cedere le redini della nostra vita al capitano migliore che c'è sulla piazza.

Pace e bene




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