Mt 7, 21-27
Come
già altre volte (Mt 15,8), il Signore richiama i suoi ascoltatori
alla necessità della coerenza fra il dire e il fare, ed invita ad
aderire a Lui non solo con le parole ma anche con i fatti. Parlare è
sempre molto più facile che fare, e il fatto che il Signore vuole da
noi è che gli facciamo dono della nostra volontà, perché solo così
riuscirà a salvarci veramente, solo così riuscirà a condurci nel
suo Regno per una strada che Lui solo conosce.
Lui
solo conosce in profondità la natura delle malattie spirituali che
ci affliggono, Lui solo conosce le operazioni a cui dovrà sottoporci
e le terapie che dovremo seguire per riacquistare la salute. Ma non
potrà sottoporci a nessuna operazione, non ci prescriverà nessuna
terapia se non decidiamo liberamente di metterci nelle sue mani, se
non decidiamo seriamente di affidargli la nostra vita dicendo: Non
la mia, ma la tua volontà sia fatta.
Qualcuno
potrebbe dire: A me non sembra proprio di essere ammalato.
Conviene allora riflettere sul fatto che c'è una salute del corpo e
c'è una salute dell'anima e chiederci: quando possiamo dire che il
corpo è in buona salute e quando possiamo dire altrettanto
dell'anima? Possiamo dire che il nostro corpo è in buona salute
quando progredisce ordinatamente verso il suo pieno sviluppo, e una
volta che l'ha raggiunto è in grado di contrastare tutti quei
fattori che, minacciando la sua integrità, tendono a poco a poco a
fargli perdere le sue funzioni fino a farlo morire. Così, anche la
nostra anima è in buona salute quando progredisce ordinatamente
verso il suo pieno sviluppo, verso la sua piena vitalità, ed è in
grado di resistere a tutto ciò che minaccia la sua integrità o
rischia di intossicarla fino a farla morire.
Ma
quando possiamo dire che un'anima progredisce verso il suo pieno
sviluppo o verso la sua piena vitalità? Un'anima progredisce verso
il suo pieno sviluppo quando progredisce in lei l'amore di Dio e
l'amore del prossimo; un'anima raggiunge la pienezza di vita quando
l'amore di Dio e l'amore del prossimo hanno raggiunto in lei quella
perfezione a cui Dio la vuole condurre. Un'anima è viva quando è
vivo in lei l'amore di Dio. Ora, ognuno di noi ha un'anima che
rispetto all'amore di Dio e del prossimo può essere: quasi morta,
più o meno ammalata, più o meno in via di guarigione; in ogni caso
ognuno di noi ha un'anima che non potrà rivivere, guarire, o
giungere alla pienezza della vita se non accetta seriamente e
liberamente di mettersi nelle mani di Dio, cioè di fare la sua
volontà.
Ma
che cosa succede a quelli che accettano di mettersi nelle mani di
Dio? Quelli che accettano di mettersi nelle mani di Dio, verranno da
Lui sottoposti ad una vera e propria operazione, un'operazione al
cuore (Ez 36, 25-27); Dio si propone di togliere il loro cuore di
pietra per mettere al suo posto un cuore di carne, un cuore che
sappia amare, perché quelli che non sanno amare non possono entrare
nel suo Regno, essendo il suo il Regno dell'amore. Verrà poi un
certo giorno... il giorno in cui il Signore renderà noto a ciascuno
di noi qual è lo stato di salute della nostra anima, e ci farà
sapere se possiamo entrare oppure no nel suo Regno; entreremo se
l'operazione al cuore, cioè la sostituzione del nostro cuore di
pietra sarà riuscita bene.
Siccome
questa operazione è della massima importanza, in quanto dipende da
essa la nostra felicità eterna, Gesù dice senza mezzi termini ciò
che può capitare a chi si presenterà a Lui con un cuore che, in
apparenza è un cuore di carne, ma in realtà è un cuore di pietra.
Molti diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi
profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto
miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai
conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
Queste
parole dure, che forse ci spaventano anche un po', sono dette per il
nostro bene, hanno cioè lo scopo di farci riflettere attentamente
sulle motivazioni ultime delle nostre azioni. Esse dovrebbero
suggerirci la domanda: quando la motivazione ultima delle nostre
azioni è buona? E quando non lo è? La motivazione ultima delle
nostre azioni è buona quando tende all'amore di Dio, oppure
all'amore del prossimo, oppure ad un ordinato amore di sé; ora, uno
ama ordinatamente se stesso quando cerca il proprio bene in Dio e lo
loda e lo ringrazia per quanto da Lui riceve; allo stesso modo, uno
ama ordinatamente il prossimo quando vuole per il prossimo quello che
vuole per sé, ossia che il prossimo cerchi in Dio ogni suo bene e lo
ringrazi e lo lodi per quanto da Lui riceve. Vediamo così che, in
fondo, l'intenzione di un'azione è buona quando tende in qualche
modo alla lode e alla gloria di Dio.
Secondo
questo modo di vedere possiamo ora tentare di capire dove sta la
malvagità o l'iniquità di quelli che, pur compiendo azioni buone
come profetare, scacciare demoni o compiere miracoli, vengono
rimproverati duramente dal Signore, anzi, vengono esclusi dal suo
Regno. La loro malvagità non stava nelle azioni compiute, che anzi
erano buone, ma nell'intenzione con cui le compivano; se la loro
intenzione fosse stata la gloria di Dio, il Signore non li avrebbe
certamente rimproverati, se li ha rimproverati è perché cercavano
un'altra gloria, ossia la propria. Con altre parole si potrebbe dire:
in tutte le loro azioni il loro sguardo non era rivolto verso Dio, ma
verso il proprio io. Ma uno sguardo rivolto verso il proprio io è
contrario a una delle leggi fondamentali dell'amore, infatti, perché
una comunità funzioni secondo le leggi dell'amore si richiede che le
preoccupazioni, le attenzioni, le delicatezze, il desiderio della
gloria, siano per gli altri e non per se stessi. Tutto ciò che uno
fa e tutto ciò che uno è deve essere per l'altro; nel Regno dei
cieli, tutti si comporteranno in questo modo, e sarà lo splendore
dell'amore.
Mentre
siamo su questa terra, la nostra situazione si trova da qualche parte
fra questi due estremi: un estremo positivo, in cui lo sguardo è
completamente e stabilmente rivolto verso Dio e verso i fratelli, e
un estremo negativo in cui lo sguardo è completamente e stabilmente
rivolto verso il proprio io; noi ci muoviamo inevitabilmente verso
l'uno o verso l'altro estremo. Ogni nostra azione rischia di essere
inquinata da un desiderio più o meno forte di essere al centro
dell'attenzione, da un desiderio che cerca la lode degli uomini. Solo
se accetteremo di dare la nostra vita a Dio, solo se accetteremo di
fare la sua volontà e non la nostra, Lui riuscirà a convertire il
nostro sguardo per orientarlo sempre più verso di Lui; se invece non
accettiamo di fare la sua volontà saremo sempre più attratti
dall'estremo negativo, ossia diventeremo o rimarremo sempre più
prigionieri di noi stessi, e da noi stessi non possiamo far altro che
andare in rovina e venire esclusi dal Regno dei cieli.
La
casa costruita sulla roccia o sulla sabbia
La
parabola che segue ci fa riflettere sulla saggezza di chi sceglie di
regolare la propria vita secondo la volontà di Dio, e la stoltezza
di chi vuole regolarsi secondo la propria.
Il
desiderio di costruirsi una casa è comune ai saggi e agli stolti. La
casa infatti è il luogo della protezione, della sicurezza, del
riposo, degli affetti, della serenità, dell'amore, e tutti
desiderano questi beni. È inoltre cosa nota che costruire sulla
roccia è molto più faticoso che costruire sulla sabbia. Così, chi
costruisce sulla sabbia finisce il lavoro molto prima e mentre si
riposa e gode per quanto ha fatto, forse deride o critica chi, dopo
lunghe ed estenuanti fatiche, lavorando con mazze e punteruoli, non è
ancora riuscito a finire le fondamenta. Un'ulteriore differenza fra
il saggio e lo stolto è che il saggio, ragionando anche a lungo
termine, vuole tener conto delle probabili intemperie che possono
abbattersi su una casa, vuole che la sua sia solida e possa
proteggerlo anche nei casi avversi; lo stolto invece, non si sforza
di ragionare, è superficiale, non vede più in là del suo naso, non
pensa che ci potranno essere momenti in cui la sua costruzione sarà
esposta all'imperversare di violente tempeste.
Quello
che accade nella costruzione di una casa materiale è simile a quello
che accade a noi quando cerchiamo di costruirci una vita in cui ci
sia sicurezza, gioia, amore, riposo, protezione nei casi avversi.
Questi beni sono ricercati da tutti, non tutti però basano la loro
ricerca sul medesimo fondamento; ora, i fondamenti possibili sono
solo due: o uno costruisce la sua vita avendo come riferimento la
propria volontà, oppure la costruisce avendo come riferimento la
volontà di Dio. Chi adotta il primo metodo sembra riuscire ad
ottenere in breve tempo, e senza troppa fatica, notevoli successi. La
prima fatica che evita è quella dell'osservanza e della fedeltà nei
confronti della legge di Dio; anche se non uccide e non ruba, non si
preoccupa affatto di cercare di conoscere e amare Dio, di rispettarlo
e di onorarlo, quanto poi ai piaceri che questa vita offre, non si
chiede troppo se siano leciti o illeciti, se goderne in modo misurato
o senza freno. La sua coscienza non si fa troppi scrupoli, se qualche
piccola o grande menzogna riesce a risolvere situazioni imbarazzanti
o favorirlo negli affari, ne approfitta subito. Essendo abituato a
pensare quasi esclusivamente a se stesso, si accorge poco delle
sofferenze o dello stato di necessità di chi gli sta vicino,
figuriamoci di chi gli sta lontano. Non si preoccupa di evitare le
compagnie pericolose o i discorsi vani, anzi, come uno che sa cos'è
la vita e come va il mondo, sentenzia con arroganza su ogni argomento
e sulle questioni più complesse. Libero da ogni riferimento a Dio e
dall'osservanza della sua legge, trascorre la vita senza troppi
problemi, con una certa serenità e l'amicizia di chi pensa e si
comporta allo stesso modo.
Le
cose vanno diversamente per chi vuole costruire sulla roccia, per chi
vuole costruire prendendo come riferimento la volontà di Dio. La
prima manifestazione della volontà di Dio nei nostri confronti, la
prima cosa che Lui vuole per il nostro bene, è che osserviamo la sua
legge e la mettiamo in pratica, la sua legge sono i dieci
comandamenti, tutti i dieci comandamenti, non un comandamento si e
l'altro no. Evidentemente chi vuole osservare i comandamenti non è
più libero di fare quello che vuole, ma dovrà impegnarsi a cercare
di conoscere e amare Dio, rispettarlo, onorarlo, pregarlo. Dovrà
cercare la rettitudine nei pensieri, nelle parole, nelle azioni.
Dovrà fuggire i piaceri illeciti e moderarsi in quelli leciti. Dovrà
fuggire con orrore ogni forma di menzogna e di ipocrisia. Dovrà
cercare di assolvere meglio che può i doveri del proprio stato -
mentre l'uomo stolto spesso si accontenta delle apparenze -. Dovrà
essere attento a chi, vicino o lontano, soffre o si trova in stato di
necessità e cercare per quanto può di aiutare il suo prossimo.
Un
altro esercizio molto importante per chi vuole costruire sulla roccia
è quello di imparare a fidarsi di Dio. Così, quando arriveranno
momenti di difficoltà e di sconforto, invece di cercare l'aiuto e la
consolazione che si possono ottenere con i mezzi umani, dovrà a poco
a poco imparare a cercare l'aiuto, la consolazione e la forza che
vengono da Dio, ricorrendo a Lui con una preghiera umile e fiduciosa
in ogni circostanza. Questo esercizio richiede ancora che ci fidiamo
di Lui anche quando sembra non rispondere alle nostre preghiere,
anche quando, magari dopo anni ed anni, Lui non realizza quello che
noi con il suo aiuto avremmo voluto realizzare. Un giorno vedremo...
un giorno capiremo... Imparare a fare la volontà di Dio vuole anche
dire che non dobbiamo tanto pregarlo perché realizzi i progetti che
abbiamo in mente noi, ma piuttosto perché possiamo capire, essere
docili e realizzare i progetti che Lui ha in mente per noi. Fare la
volontà di Dio è anche accettare, con il suo aiuto, le
tribolazioni, a volte non piccole, attraverso le quali vuole che
passiamo.
Rimanere
fedeli a questi esercizi per anni ed anni, resistere alle tentazioni
di vario tipo che si incontrano lungo il cammino, è un lavoro
faticoso come scavare le fondamenta di una casa su una roccia. Ci
sono dei momenti in cui si è esausti e non se ne può più, questi
però sono anche momenti preziosi in cui si impara a riconoscere che,
se non fosse il Signore ad aiutarci, da noi stessi non riusciremmo a
combinare nulla, proprio come dice il salmo 126: Se il Signore non
costruisce la casa, invano faticano i costruttori. Se il Signore non
custodisce la città, invano la veglia il custode. Se costruire
sulla roccia, ossia secondo la volontà di Dio, ha lo svantaggio di
essere un lavoro lungo, impegnativo e faticoso, ha però il vantaggio
di realizzare una costruzione solida, capace di resistere
all'imperversare delle più violente intemperie; chi vi abita può
stare sicuro, la costruzione è garantita contro ogni possibile
disastro.
L'inevitabile
tempesta
Rimane
da riflettere ora sull'eccezionale tempesta destinata ad abbattersi
sia sulla casa dell'uomo saggio sia su quella dello stolto. Possiamo
considerare questa tempesta da due diversi punti di vista, uno più
materiale, l'altro più spirituale. Incominciamo dal primo.
Nella
parabola, la pioggia, i fiumi che straripano, i venti eccezionali,
sono gli elementi che cercano di distruggere quanto l'uomo ha
costruito: in un caso ci riescono e nell'altro no. In un primo tempo,
cade la pioggia. Il cadere della pioggia non sembra una cosa tanto
grave e pericolosa, anzi, può essere benefica, ma se la pioggia
continua a cadere senza manifestare l'intenzione di smettere, i fiumi
a poco a poco si ingrossano e prima o poi rompono gli argini
travolgendo quanto incontrano sul loro cammino. Dopo la pioggia
arriva il vento. Il vento che con la sua violenza sradica gli alberi,
scoperchia i tetti oppure secca ed inaridisce tutto, si incarica di
distruggere quanto era stato risparmiato dall'alluvione.
Qualche
cosa di simile accade nella vita dell'uomo. La pioggia che, goccia
dopo goccia, va ad ingrossare i fiumi, è simile al passare del
tempo. A prima vista il passare del tempo non sembra una cosa tanto
grave e pericolosa, eppure, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno
dopo giorno, il passare del tempo che non manifesta affatto
l'intenzione di fermarsi, va ad ingrossare il numero degli anni, e il
peso degli anni che aumenta come aumenta il livello di un fiume,
provocherà inevitabilmente, prima o poi, qualche crollo nella
salute, così, con la salute, verranno meno tutta quella sicurezza,
quella serenità, quella gioia di vivere che si appoggiavano sulla
salute. Il vento poi, che sradica le piante, scoperchia i tetti,
secca ed inaridisce, viene a completare l'opera di distruzione. È
infatti inevitabile che con gli anni certi affetti e certe amicizie
ci vengano strappati o inaridiscano, e così, tutto ciò che si
basava sugli affetti e sulle amicizie riceverà un duro colpo. Il
vento si incaricherà anche di seccare ed inaridire il gusto che ci
proviene dal lavoro o dall'esercizio delle attività in cui più
troviamo soddisfazione; così, tutto ciò che si era costruito sul
lavoro e sulla gratificazione proveniente da certe passioni andrà in
rovina. Allora, per l'apatia, il disgusto, la noia o l'impotenza
causati da questa tempesta, anche prima che giunga il momento della
morte, tutto sarà perso e ridotto in macerie, proprio come dice il
Signore nella parabola: La rovina di quella casa fu grande, e
la rovina sarà veramente grande se il Signore non potrà ammettere
quell'uomo nel suo Regno.
È
possibile scampare ad un simile disastro? Chi ci salverà da un
simile disastro? Ebbene, c'è una sorprendente buona notizia, ed è
che il Signore, sempre nella stessa parabola, ci dice e ci promette
che è possibile costruire una vita così solida da poter resistere a
qualsiasi tempesta.
Infatti,
chi costruisce secondo la volontà di Dio, anche se va incontro alle
stesse tribolazioni a cui va incontro l'uomo stolto, queste non
riusciranno a distruggerlo, ma passandovi attraverso ne uscirà
vittorioso, perché avrà imparato a funzionare non mediante le sue
povere forze, ma mediante la forza di Dio, così come dice il salmo:
Il Signore è la mia forza e il mio scudo, ho posto in Lui la mia
fiducia (Sal 27, 7). La forza di Dio è l'amore, e come insegna
il Cantico dei Cantici: Forte come la morte è l'amore. Le grandi
acque non possono spegnerlo né i fiumi travolgerlo (Ct 8,
6...7).
Ed
allora, quando la vecchiaia arriverà e con la vecchiaia gli
acciacchi e le malattie, chi ha costruito sulla roccia dirà quello
che dice San Paolo in una delle sue lettere: Anche se l'uomo
esteriore (cioè il corpo) si va disfacendo, l'uomo interiore (cioè
l'anima) si rinnova di giorno in giorno (2Cor 4, 16). L'uomo
interiore non decade con gli anni, anzi, si rinvigorisce sempre più
perché fortificato dalla grazia di Dio. E se lungo gli anni certi
affetti e certe amicizie vengono tolti, chi vive di fede sa che non
tutto è perduto, la separazione è solo temporanea ed ogni santo
affetto, ogni santa amicizia risorgeranno più belli nella patria
celeste, e se le separazioni sono motivo di dolore, non sono però
motivo di disperazione.
Quanto
poi al venir meno del lavoro, degli interessi, e delle loro
gratificazioni, molto presto il gusto di chi costruisce sulla roccia
viene cambiato così da non godere più per le cose della terra, ma
per quelle del Cielo. Le cose della terra sono destinate a passare
quelle del Cielo non passano mai. Ed anche se dovrà portare il peso
di una certa noia e di un certo disgusto per la vita presente, questo
è soprattutto causato dalla segreta speranza, dal segreto desiderio,
di andare finalmente a vivere nella vera casa, la casa celeste.
Secondo
modo di considerare la tempesta
Il
secondo modo di considerare la tempesta che si abbatte sia sull'uomo
saggio che su quello stolto è quello morale.
Nel
corso della vita presente noi commettiamo tante piccole trasgressioni
ai comandamenti di Dio, queste piccole trasgressioni che sul momento
non sembrano tanto gravi, se si trascurano, se continuano, sono come
tante gocce d'acqua che vanno ad ingrossare il livello di un fiume;
così, queste piccole trasgressioni preparano la via alle grandi
trasgressioni, sia nella vita della singola persona, sia nella vita
della società, ed allora sarà inevitabile che la corruzione e
l'immoralità tendano ad aumentare e a dilagare in tutti i campi,
travolgendo tutti coloro che si trovano sul loro cammino. Allora, chi
non si sarà costruito una solida coscienza morale cadrà certamente,
ossia sarà indotto a trasgredire gravemente e ripetutamente i
comandamenti di Dio, aiutato in questo anche dal soffiare dei venti,
ossia dall'insinuarsi nella mente di dottrine erronee, di
condizionamenti sociali o modelli di comportamento contrari alla
legge di Dio e all'insegnamento di Gesù.
L'immoralità,
la corruzione, la disonestà, i cattivi esempi, sono presenti
dappertutto e tentano di far cadere sia l'uomo saggio che quello
stolto, ma, come mostra la parabola del Signore, il primo resiste
mentre il secondo cade.
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