giovedì 6 agosto 2015

MI LAVO - di don Divo Barsotti – Tratto da “ La mia giornata con Cristo”




Svegliàti dal sonno, abbiamo rotto col torpore che ci incatenava le membra, che ci paralizzava nell'agire; ci siamo gettati fuori chiamati dalla voce del Cristo che ci donava nuova energia per metterci in cammino, per riprendere il peso dei nostri doveri, per applicarci al compimento di quelle che sono le nostre responsabilità in casa, in ufficio, nei campi, nella scuola.
Il primo atto che si impone, una volta usciti dal letto, è di lavarci. È il primo atto della giornata dopo esserci svegliati, così come è il primo atto di tutta la vita cristiana. Di fatto il lavarci ha un rapporto col Battesimo. È la medesima acqua che un giorno, segno della grazia divina che lavava la nostra anima e la rivestiva di sé, ci fu versata sul capo ed ora serve a purificarci, a liberarci da quello che ci ha insudiciato e che ancora ci insudicia, e serve a darci un nuovo vigore nel risvegliarci e nel rinfrescarci. L’atto di lavarci ricorda il nostro Battesimo, e noi dobbiamo vivere quest’atto così come lo vissero un giorno i discepoli quando furono lavati da Cristo.
Prima di entrare nel sacro mistero della sua passione, Gesù si cinse di un grembiule, prese il catino e la brocca dell’acqua e si inginocchiò a lavare i piedi dei discepoli (cfr. Gv 13,1-20). Ogni qualvolta ci laviamo, dobbiamo rivivere quell’atto, dobbiamo sentire che in qualche modo è il Cristo stesso che ci lava. Non è soltanto un lavarci esteriormente: il viso, le mani, tutto il corpo. Attraverso quest’atto, è una nuova purificazione che invochiamo da Cristo. Coscienti della nostra impotenza, consapevoli della nostra miseria, nel sentimento dello stato di peccato in cui viviamo — non perché commettiamo peccato, ma perché portiamo le conseguenze di tanti peccati commessi e che ci hanno in qualche modo legato, appesantito, paralizzato le membra, resi più tardi al servizio di Dio –, consapevoli di tutto questo, noi invochiamo un nuovo Battesimo che ci rinnovi: lo imploriamo ogni qualvolta ci laviamo. Che il Signore stesso operi questo lavacro, ci purifichi e ci rinnovi.
Noi vorremmo vivere i nostri atti umani indipendentemente da Dio. Ci sembra che sia un umiliare troppo la vita religiosa pensare che i nostri atti hanno tutti, anche il lavarci, un rapporto con Cristo; ci scandalizziamo un poco, come l’apostolo Pietro: «Tu lavarmi i piedi! Non mi laverò più in eterno, se devi essere tu a lavarmi». Anche noi, per un falso pudore del sacro, per una falsa stima dei beni soprannaturali, vorremmo vivere il nostro rapporto con Cristo soltanto quando facciamo la Comunione eucaristica o quando siamo in chiesa. Lavarci, vorremmo lavarci da soli; ci sembra di umiliare il Signore invitandolo a venire nella nostra casa per farlo assistere alla nostra povera vita. Non è così. Dio si è fatto uomo: egli ha vissuto già la tua vita. Non solo si è fatto uomo per vivere la tua vita, ma per essere il tuo servo, colui che ti lava. Toccava allo schiavo lavare gli ospiti quando entravano in casa. Ed ecco: egli si è fatto tuo schiavo, è venuto a compiere l'atto più umile: lui stesso vuole lavarti. Viviamo dunque quest’atto come rinnovazione del nostro Battesimo: di un Battesimo però che ci purifica dalla polvere, non dal peccato grave. Dice Pietro: «Se io non devo aver parte con te, allora è meglio che tu mi lavi non solo i piedi, ma anche il capo, le mani e tutto!». « Non hai bisogno – risponde Gesù – di esser lavato tutto. La mia parola già ti ha purificato». Tuttavia non del tutto, se Gesù si getta ai suoi piedi e li bagna e li asciuga. Così noi. Possiamo certo vivere in grazia di Dio, anzi viviamo abitualmente in grazia di Dio, questo non porta però che non ci sentiamo ancora indegni di una sua compagnia, di vivere insieme con Lui.
Come oseremo parlare di vivere in comunione con Cristo senza un bisogno continuo di purificazione interiore? Voi che tanto vi scandalizzate di chiamare Gesù nella volta casa per vivere insieme con Lui anche l'atto del lavarvi perché, così comune e umile qual è, sia quasi un sacramentale che vi purifichi, come potreste poi avere la pretesa di vivere con Lui tutta la vostra giornata? Che sia già questo primo atto della vostra giornata ad essere vissuto con Lui.  «Purificami e sarò mondo» (Sal 51[50],9), diceva l’antico salmista; e noi dobbiamo ripetere quelle stesse parole col salmista. Voi sapete che cosa è disposto nella cella di una monaca carmelitana? Un catino in terra. La carmelitana deve lavarsi in ginocchio, deve vivere fin dal primo atto della sua giornata la sua comunione con Cristo, ma non può viverla che implorando fin dall'inizio il perdono del Signore, la sua pietà, implorando dal Signore che voglia liberare l'anima sua da tutte le reliquie del peccato perché ella possa intraprendere il suo cammino con nuova lena, con nuova freschezza d’amore. Ed è l’acqua che ci purifica e ci dona questa freschezza. La freschezza fisica del nostro corpo deve essere il segno soltanto di quella freschezza interiore che ogni giorno deve rinnovarsi al contatto con Cristo. Non vivete da soli quesťatto. È naturale voler essere soli quando ci laviamo, non ammettiamo che ci siano presenti altri, ma il Signore sì, Lui non dobbiamo escluderlo, Lui lo dobbiamo sentire presente anche in quest’atto. Che Egli venga con voi sempre. È una cosa mirabile, grandissima, questa: che nulla possa menomare la grandezza e la santità di Dio. Egli è sceso più in basso di quanto tu non possa scendere, e proprio scendendo ha potuto rendere sacro ogni atto della tua vita.
Anche noi, quando ci laviamo, dovremmo ripetere le parole che dice la carmelitana in ginocchio mentre si lava: «Purificami con issopo e sarò monda, lavami e diventerò più bianca della neve» (Sal 51[50],9). È Lui che ci deve lavare. Mentre l”acqua scorre sulle nostre mani, sul nostro viso, è Lui con la sua grazia che deve bagnare la nostra anima e purificarla; è Lui che deve rinnovare il nostro spirito e dargli una nuova freschezza.
«Lavami», dice il salmista. Prima ancora che il Verbo di Dio s'incarnasse, l’uomo aveva osato dire a Dio: «Lavami»; aveva osato chiedergli che compisse quest’atto di suprema umiltà verso l’uomo. Ricordiamoci: Dio non si abbassa mai. Egli è l’Infinito, non si potrebbe mai abbassare. Nell’abbassarsi Egli piuttosto innalza chi è in basso. Non è Lui che discende: nell'atto della sua discesa è l'uomo invece che sale, è ogni atto umano che acquista nuovo valore; ogni atto umano, il più semplice, il più comune, anche il più ordinario, il più trascurabile, può divenire divino se lo compiamo con Lui.
Che cosa di più umano, alcune volte troppo umano, del mangiare, del lavarsi? Eppure il primo atto onde noi entriamo in comunione con Dio, il Battesimo, è un lavarci. È Cristo che ti lava.
Sei tu, anche, che puoi lavare Gesù, che Lo puoi accogliere come ospite: non è fin dall'inizio della giornata che tu devi vivere con nostro Signore? Egli è entrato nella tua vita, nella tua casa. E allora, se è entrato nella tua casa, non devi fare verso di Lui l'atto che è il primo che si compie verso l’ospite? All’ospite antico lo schiavo della famiglia si chinava e lavava i piedi. Entrato nella casa di Simone, Simone non Gli lava i piedi; ma una donna entra, si getta ai piedi del Cristo, li bagna con le sue lacrime e li asciuga coi suoi capelli (cfr. Lc 7,36-50). Ecco: non siete soltanto voi che dovete lavarvi. Se Gesù entra nella vostra vita, nella vostra casa, se diviene ospite vostro, non vorrete fare questo atto che si compie verso l’Ospite sacro in segno di onore e di amore per Lui?
Come si lavano i piedi del Cristo? Con le lacrime, col pentimento. S'inizia la nostra giornata col sentimento di quanto noi abbiamo peccato nel passato, perché il ricordo delle nostre infedeltà sia precisamente lo stimolo ad operare meglio nella giornata che viene, ad essere più fedeli e più generosi con Dio. Il ricordo del nostro passato noi lo vivremo nel pentimento sincero che lava i piedi di Gesù, che accoglie l'Ospite divino nella nostra casa col bagnare i suoi piedi con le lacrime, come la Maddalena. Quante volte entra nella nostra casa e non bagniamo i suoi piedi! Crediamo di poter subito vivere con Lui alla buona, senza sentire la degnazione infinita di Lui che viene e si fa nostro compagno, di Lui che viene e vuol vivere insieme con noi! Lo accogliamo, Gli diamo anche da mangiare come Simone, ma non vogliamo piegarci a fare quest'atto di umile ossequio all’Ospite che è entrato, All'Ospite, che entra nella tua giornata per vivere con te, tu devi fare prima questo atto di servizio umile e pieno di amore: gettati ai suoi piedi, bagna delle tue lacrime questi piedi divini! Non fare come Simone: siamo disposti a fargli onore, ma siamo sempre disposti a umiliarci all’Ospite sacro? Il primo atto sia un atto di umiltà, sia il pentimento, il riconoscimento delle infedeltà passate, che ci ottenga il perdono, l'amore. Maddalena si getta ai piedi del Cristo, bagna delle sue lacrime quei piedi divini, e Gesù dice alla Maddalena che molto le è stato perdonato perché molto ha amato; e a Simone dice, riguardo alla Maddalena, che tanto più si ama quanto più siamo coscienti di essere perdonati da Lui.
Il nostro amore per Cristo, che deve riempire tutta la nostra vita ed essere il contenuto della nostra giornata, dipende forse da questo atto di umiltà: lavarci noi nel pentimento, lavare noi i piedi del Cristo in questo nostro pentimento. Esser lavati noi da Lui che ci purifica e ci salva, lavare noi Lui, l’Ospite divino che entra, con le lacrime nostre.
Ecco come vivere il secondo atto della nostra giornata, il nostro lavarci.



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