Svegliàti
dal sonno, abbiamo rotto col torpore che ci incatenava le membra, che
ci paralizzava nell'agire; ci siamo gettati fuori chiamati dalla voce
del Cristo che ci donava nuova energia per metterci in cammino, per
riprendere il peso dei nostri doveri, per applicarci al compimento di
quelle che sono le nostre responsabilità in casa, in ufficio, nei
campi, nella scuola.
Il
primo atto che si impone, una volta usciti dal letto, è di lavarci.
È il primo atto della giornata dopo esserci svegliati, così come è
il primo atto di tutta la vita cristiana. Di fatto il lavarci ha un
rapporto col Battesimo. È la medesima acqua che un giorno, segno
della grazia divina che lavava la nostra anima e la rivestiva di sé,
ci fu versata sul capo ed ora serve a purificarci, a liberarci da
quello che ci ha insudiciato e che ancora ci insudicia, e serve a
darci un nuovo vigore nel risvegliarci e nel rinfrescarci. L’atto
di lavarci ricorda il nostro Battesimo, e noi dobbiamo vivere
quest’atto così come lo vissero un giorno i discepoli quando
furono lavati da Cristo.
Prima
di entrare nel sacro mistero della sua passione, Gesù si cinse di un
grembiule, prese il catino e la brocca dell’acqua e si inginocchiò
a lavare i piedi dei discepoli (cfr. Gv 13,1-20). Ogni qualvolta ci
laviamo, dobbiamo rivivere quell’atto, dobbiamo sentire che in
qualche modo è il Cristo stesso che ci lava. Non è soltanto un
lavarci esteriormente: il viso, le mani, tutto il corpo. Attraverso
quest’atto, è una nuova purificazione che invochiamo da Cristo.
Coscienti della nostra impotenza, consapevoli della nostra miseria,
nel sentimento dello stato di peccato in cui viviamo — non perché
commettiamo peccato, ma perché portiamo le conseguenze di tanti
peccati commessi e che ci hanno in qualche modo legato, appesantito,
paralizzato le membra, resi più tardi al servizio di Dio –,
consapevoli di tutto questo, noi invochiamo un nuovo Battesimo che ci
rinnovi: lo imploriamo ogni qualvolta ci laviamo. Che il Signore
stesso operi questo lavacro, ci purifichi e ci rinnovi.
Noi
vorremmo vivere i nostri atti umani indipendentemente da Dio. Ci
sembra che sia un umiliare troppo la vita religiosa pensare che i
nostri atti hanno tutti, anche il lavarci, un rapporto con Cristo; ci
scandalizziamo un poco, come l’apostolo Pietro: «Tu lavarmi i
piedi! Non mi laverò più in eterno, se devi essere tu a lavarmi».
Anche noi, per un falso pudore del sacro, per una falsa stima dei
beni soprannaturali, vorremmo vivere il nostro rapporto con Cristo
soltanto quando facciamo la Comunione eucaristica o quando siamo in
chiesa. Lavarci, vorremmo lavarci da soli; ci sembra di umiliare il
Signore invitandolo a venire nella nostra casa per farlo assistere
alla nostra povera vita. Non è così. Dio si è fatto uomo: egli ha
vissuto già la tua vita. Non solo si è fatto uomo per vivere la tua
vita, ma per essere il tuo servo, colui che ti lava. Toccava allo
schiavo lavare gli ospiti quando entravano in casa. Ed ecco: egli si
è fatto tuo schiavo, è venuto a compiere l'atto più umile: lui
stesso vuole lavarti. Viviamo dunque quest’atto come rinnovazione
del nostro Battesimo: di un Battesimo però che ci purifica dalla
polvere, non dal peccato grave. Dice Pietro: «Se io non devo aver
parte con te, allora è meglio che tu mi lavi non solo i piedi, ma
anche il capo, le mani e tutto!». « Non hai bisogno – risponde
Gesù – di esser lavato tutto. La mia parola già ti ha
purificato». Tuttavia non del tutto, se Gesù si getta ai suoi piedi
e li bagna e li asciuga. Così noi. Possiamo certo vivere in grazia
di Dio, anzi viviamo abitualmente in grazia di Dio, questo non porta
però che non ci sentiamo ancora indegni di una sua compagnia, di
vivere insieme con Lui.
Come
oseremo parlare di vivere in comunione con Cristo senza un bisogno
continuo di purificazione interiore? Voi che tanto vi scandalizzate
di chiamare Gesù nella volta casa per vivere insieme con Lui anche
l'atto del lavarvi perché, così comune e umile qual è, sia quasi
un sacramentale che vi purifichi, come potreste poi avere la pretesa
di vivere con Lui tutta la vostra giornata? Che sia già questo primo
atto della vostra giornata ad essere vissuto con Lui. «Purificami e
sarò mondo» (Sal 51[50],9), diceva l’antico salmista; e noi
dobbiamo ripetere quelle stesse parole col salmista. Voi sapete che
cosa è disposto nella cella di una monaca carmelitana? Un catino in
terra. La carmelitana deve lavarsi in ginocchio, deve vivere fin dal
primo atto della sua giornata la sua comunione con Cristo, ma non può
viverla che implorando fin dall'inizio il perdono del Signore, la sua
pietà, implorando dal Signore che voglia liberare l'anima sua da
tutte le reliquie del peccato perché ella possa intraprendere il suo
cammino con nuova lena, con nuova freschezza d’amore. Ed è l’acqua
che ci purifica e ci dona questa freschezza. La freschezza fisica del
nostro corpo deve essere il segno soltanto di quella freschezza
interiore che ogni giorno deve rinnovarsi al contatto con Cristo. Non
vivete da soli quesťatto. È naturale voler essere soli quando ci
laviamo, non ammettiamo che ci siano presenti altri, ma il Signore
sì, Lui non dobbiamo escluderlo, Lui lo dobbiamo sentire presente
anche in quest’atto. Che Egli venga con voi sempre. È una cosa
mirabile, grandissima, questa: che nulla possa menomare la grandezza
e la santità di Dio. Egli è sceso più in basso di quanto tu non
possa scendere, e proprio scendendo ha potuto rendere sacro ogni atto
della tua vita.
Anche
noi, quando ci laviamo, dovremmo ripetere le parole che dice la
carmelitana in ginocchio mentre si lava: «Purificami con issopo e
sarò monda, lavami e diventerò più bianca della neve» (Sal
51[50],9). È Lui che ci deve lavare. Mentre l”acqua scorre sulle
nostre mani, sul nostro viso, è Lui con la sua grazia che deve
bagnare la nostra anima e purificarla; è Lui che deve rinnovare il
nostro spirito e dargli una nuova freschezza.
«Lavami»,
dice il salmista. Prima ancora che il Verbo di Dio s'incarnasse,
l’uomo aveva osato dire a Dio: «Lavami»; aveva osato chiedergli
che compisse quest’atto di suprema umiltà verso l’uomo.
Ricordiamoci: Dio non si abbassa mai. Egli è l’Infinito, non si
potrebbe mai abbassare. Nell’abbassarsi Egli piuttosto innalza chi
è in basso. Non è Lui che discende: nell'atto della sua discesa è
l'uomo invece che sale, è ogni atto umano che acquista nuovo valore;
ogni atto umano, il più semplice, il più comune, anche il più
ordinario, il più trascurabile, può divenire divino se lo compiamo
con Lui.
Che
cosa di più umano, alcune volte troppo umano, del mangiare, del
lavarsi? Eppure il primo atto onde noi entriamo in comunione con Dio,
il Battesimo, è un lavarci. È Cristo che ti lava.
Sei
tu, anche, che puoi lavare Gesù, che Lo puoi accogliere come ospite:
non è fin dall'inizio della giornata che tu devi vivere con nostro
Signore? Egli è entrato nella tua vita, nella tua casa. E allora, se
è entrato nella tua casa, non devi fare verso di Lui l'atto che è
il primo che si compie verso l’ospite? All’ospite antico lo
schiavo della famiglia si chinava e lavava i piedi. Entrato nella
casa di Simone, Simone non Gli lava i piedi; ma una donna entra, si
getta ai piedi del Cristo, li bagna con le sue lacrime e li asciuga
coi suoi capelli (cfr. Lc 7,36-50). Ecco: non siete soltanto voi che
dovete lavarvi. Se Gesù entra nella vostra vita, nella vostra casa,
se diviene ospite vostro, non vorrete fare questo atto che si compie
verso l’Ospite sacro in segno di onore e di amore per Lui?
Come
si lavano i piedi del Cristo? Con le lacrime, col pentimento.
S'inizia la nostra giornata col sentimento di quanto noi abbiamo
peccato nel passato, perché il ricordo delle nostre infedeltà sia
precisamente lo stimolo ad operare meglio nella giornata che viene,
ad essere più fedeli e più generosi con Dio. Il ricordo del nostro
passato noi lo vivremo nel pentimento sincero che lava i piedi di
Gesù, che accoglie l'Ospite divino nella nostra casa col bagnare i
suoi piedi con le lacrime, come la Maddalena. Quante volte entra
nella nostra casa e non bagniamo i suoi piedi! Crediamo di poter
subito vivere con Lui alla buona, senza sentire la degnazione
infinita di Lui che viene e si fa nostro compagno, di Lui che viene e
vuol vivere insieme con noi! Lo accogliamo, Gli diamo anche da
mangiare come Simone, ma non vogliamo piegarci a fare quest'atto di
umile ossequio all’Ospite che è entrato, All'Ospite, che entra
nella tua giornata per vivere con te, tu devi fare prima questo atto
di servizio umile e pieno di amore: gettati ai suoi piedi, bagna
delle tue lacrime questi piedi divini! Non fare come Simone: siamo
disposti a fargli onore, ma siamo sempre disposti a umiliarci
all’Ospite sacro? Il primo atto sia un atto di umiltà, sia il
pentimento, il riconoscimento delle infedeltà passate, che ci
ottenga il perdono, l'amore. Maddalena si getta ai piedi del Cristo,
bagna delle sue lacrime quei piedi divini, e Gesù dice alla
Maddalena che molto le è stato perdonato perché molto ha amato; e a
Simone dice, riguardo alla Maddalena, che tanto più si ama quanto
più siamo coscienti di essere perdonati da Lui.
Il
nostro amore per Cristo, che deve riempire tutta la nostra vita ed
essere il contenuto della nostra giornata, dipende forse da questo
atto di umiltà: lavarci noi nel pentimento, lavare noi i piedi del
Cristo in questo nostro pentimento. Esser lavati noi da Lui che ci
purifica e ci salva, lavare noi Lui, l’Ospite divino che entra, con
le lacrime nostre.
Ecco
come vivere il secondo atto della nostra giornata, il nostro lavarci.
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