Preghiera davanti alla Sindone
davanti
alla Sindone, come in uno specchio,
contempliamo il mistero della tua passione e morte per noi.
È l’Amore più grande
con cui ci hai amati, fino a dare la vita per l’ultimo peccatore.
È l’Amore più grande,
che spinge anche noi a dare la vita per i nostri fratelli e sorelle.
Nelle ferite del tuo corpo martoriato
meditiamo le ferite causate da ogni peccato:
perdonaci, Signore.
Nel silenzio del tuo volto umiliato
riconosciamo il volto sofferente di ogni uomo:
soccorrici, Signore.
Nella pace del tuo corpo adagiato nel sepolcro
meditiamo il mistero della morte che attende la risurrezione:
contempliamo il mistero della tua passione e morte per noi.
È l’Amore più grande
con cui ci hai amati, fino a dare la vita per l’ultimo peccatore.
È l’Amore più grande,
che spinge anche noi a dare la vita per i nostri fratelli e sorelle.
Nelle ferite del tuo corpo martoriato
meditiamo le ferite causate da ogni peccato:
perdonaci, Signore.
Nel silenzio del tuo volto umiliato
riconosciamo il volto sofferente di ogni uomo:
soccorrici, Signore.
Nella pace del tuo corpo adagiato nel sepolcro
meditiamo il mistero della morte che attende la risurrezione:
ascoltaci,
Signore.
Tu
che sulla croce hai abbracciato tutti noi,
e ci hai affidati come figli alla Vergine Maria,
fa’ che nessuno si senta lontano dal tuo amore,
e in ogni volto possiamo riconoscere il tuo volto,
che ci invita ad amarci come tu ci ami.
e ci hai affidati come figli alla Vergine Maria,
fa’ che nessuno si senta lontano dal tuo amore,
e in ogni volto possiamo riconoscere il tuo volto,
che ci invita ad amarci come tu ci ami.
+
Cesare
Nosiglia
Arcivescovo di Torino
Custode Pontificio della S. Sindone
Commento
dei Padri al Vangelo della deposizione
Gli
scritti dei padri accompagnano oggi la meditazione del pellegrino sul
racconto della deposizione di Cristo nel sepolcro, racconto evocato
dalla Sindone. Il loro commento ci guida a vedere la scena, a
scoprirne il valore spirituale, a interiorizzarne il senso. Gli
autori di questi brani sono diversi per provenienza e periodo
storico, ma accomunati da un amore profondo per la Parola di Dio;
Parola che risuona nella contemplazione della Sindone, icona di Gesù
Cristo.
Nella
meditazione lo sguardo cade su alcune cose e si incontrano persone; i
padri ci aiutano a scoprire il valore simbolico di ogni elemento che
scaturisce dalla Parola.
Il
telo, simbolo della purezza , è considerato non solo candida veste
per il Signore Gesù, ma anche per tutta la Chiesa. E' paragonato
alla tovaglia posta sull'altare del banchetto eucaristico; nonché
alla tovaglia che Pietro vede calare dal cielo (At 10,11) portando
ogni genere di animale, simbolo della chiesa che accoglie anche
uomini pagani. Il lenzuolo semplice ed essenziale richiama l'umiltà
del cuore puro che accoglie Cristo; contro ogni sfarzo e ostentazione
di ricchezza.
I
padri si avvicinano a Giuseppe, scrutando le sue azioni; egli è
considerato il discepolo fedele, pienamente consapevole dell'umanità
di Cristo, per il quale organizza la sepoltura, e non ancora giunto,
forse, alla fede nella resurrezione. Giuseppe che vigila il sepolcro
richiama, al momento della morte di Gesù, l'altro Giuseppe, che lo
accolse al suo nascere, vegliandolo nella grotta di Betlemme. Anche
il suo cuore svela carità: Giuseppe, in qualche modo, vestendo il
corpo nudo di Cristo, si è fatto prossimo.
I
Padri si sforzano di immaginare questo sepolcro, di visitarlo, di
entrarvi dentro; addirittura di parlarvi come fosse un essere
vivente; anche quando si tratta del sepolcro della Madre di Dio. Non
mancano le domande su dove il sepolcro fosse situato, da chi e come
fosse stato costruito, per poi trasferirlo presto sul piano
spirituale, considerandolo un giardino. La grotta di Betlemme è
misteriosa anticipazione della pietra del sepolcro: le immagini si
scoprono legate una all'altra, a racchiudere un unico messaggio
d'amore e di salvezza. La roccia tagliata è simbolo della durezza
del mondo pagano in cui Cristo è chiamato a restare; un sepolcro che
non ha confini perché quell'uomo racchiuso nella tomba è già
nell'alto del cielo; nuovo perché mai un uomo vi era stato deposto
prima, sigillando così la novità assoluta della morte di Cristo,
morte presto destinata a sottrarsi per lasciare che si faccia
presente il Risorto.
Queste
pagine emanano i profumi del sepolcro: mirra e aloe. "Unguento
mistico" dice Ambrogio, in cui la Chiesa riunisce in un unico
soave odore la diversità delle genti.
Nella
scena emerge anche Maria, partecipe nel dolore. Non solo è notata
dai Padri, ma gli stessi elementi della scena tornano al momento
della sua sepoltura. E' lei che sollecita la sepoltura del figlio
Gesù, lei invita Giuseppe d'Arimatea a trovare degna sistemazione
per il corpo.