Preghiera davanti alla Sindone
davanti
alla Sindone, come in uno specchio,
contempliamo il mistero della tua passione e morte per noi.
È l’Amore più grande
con cui ci hai amati, fino a dare la vita per l’ultimo peccatore.
È l’Amore più grande,
che spinge anche noi a dare la vita per i nostri fratelli e sorelle.
Nelle ferite del tuo corpo martoriato
meditiamo le ferite causate da ogni peccato:
perdonaci, Signore.
Nel silenzio del tuo volto umiliato
riconosciamo il volto sofferente di ogni uomo:
soccorrici, Signore.
Nella pace del tuo corpo adagiato nel sepolcro
meditiamo il mistero della morte che attende la risurrezione:
contempliamo il mistero della tua passione e morte per noi.
È l’Amore più grande
con cui ci hai amati, fino a dare la vita per l’ultimo peccatore.
È l’Amore più grande,
che spinge anche noi a dare la vita per i nostri fratelli e sorelle.
Nelle ferite del tuo corpo martoriato
meditiamo le ferite causate da ogni peccato:
perdonaci, Signore.
Nel silenzio del tuo volto umiliato
riconosciamo il volto sofferente di ogni uomo:
soccorrici, Signore.
Nella pace del tuo corpo adagiato nel sepolcro
meditiamo il mistero della morte che attende la risurrezione:
ascoltaci,
Signore.
Tu
che sulla croce hai abbracciato tutti noi,
e ci hai affidati come figli alla Vergine Maria,
fa’ che nessuno si senta lontano dal tuo amore,
e in ogni volto possiamo riconoscere il tuo volto,
che ci invita ad amarci come tu ci ami.
e ci hai affidati come figli alla Vergine Maria,
fa’ che nessuno si senta lontano dal tuo amore,
e in ogni volto possiamo riconoscere il tuo volto,
che ci invita ad amarci come tu ci ami.
+
Cesare
Nosiglia
Arcivescovo di Torino
Custode Pontificio della S. Sindone
Commento
dei Padri al Vangelo della deposizione
Gli
scritti dei padri accompagnano oggi la meditazione del pellegrino sul
racconto della deposizione di Cristo nel sepolcro, racconto evocato
dalla Sindone. Il loro commento ci guida a vedere la scena, a
scoprirne il valore spirituale, a interiorizzarne il senso. Gli
autori di questi brani sono diversi per provenienza e periodo
storico, ma accomunati da un amore profondo per la Parola di Dio;
Parola che risuona nella contemplazione della Sindone, icona di Gesù
Cristo.
Nella
meditazione lo sguardo cade su alcune cose e si incontrano persone; i
padri ci aiutano a scoprire il valore simbolico di ogni elemento che
scaturisce dalla Parola.
Il
telo, simbolo della purezza , è considerato non solo candida veste
per il Signore Gesù, ma anche per tutta la Chiesa. E' paragonato
alla tovaglia posta sull'altare del banchetto eucaristico; nonché
alla tovaglia che Pietro vede calare dal cielo (At 10,11) portando
ogni genere di animale, simbolo della chiesa che accoglie anche
uomini pagani. Il lenzuolo semplice ed essenziale richiama l'umiltà
del cuore puro che accoglie Cristo; contro ogni sfarzo e ostentazione
di ricchezza.
I
padri si avvicinano a Giuseppe, scrutando le sue azioni; egli è
considerato il discepolo fedele, pienamente consapevole dell'umanità
di Cristo, per il quale organizza la sepoltura, e non ancora giunto,
forse, alla fede nella resurrezione. Giuseppe che vigila il sepolcro
richiama, al momento della morte di Gesù, l'altro Giuseppe, che lo
accolse al suo nascere, vegliandolo nella grotta di Betlemme. Anche
il suo cuore svela carità: Giuseppe, in qualche modo, vestendo il
corpo nudo di Cristo, si è fatto prossimo.
I
Padri si sforzano di immaginare questo sepolcro, di visitarlo, di
entrarvi dentro; addirittura di parlarvi come fosse un essere
vivente; anche quando si tratta del sepolcro della Madre di Dio. Non
mancano le domande su dove il sepolcro fosse situato, da chi e come
fosse stato costruito, per poi trasferirlo presto sul piano
spirituale, considerandolo un giardino. La grotta di Betlemme è
misteriosa anticipazione della pietra del sepolcro: le immagini si
scoprono legate una all'altra, a racchiudere un unico messaggio
d'amore e di salvezza. La roccia tagliata è simbolo della durezza
del mondo pagano in cui Cristo è chiamato a restare; un sepolcro che
non ha confini perché quell'uomo racchiuso nella tomba è già
nell'alto del cielo; nuovo perché mai un uomo vi era stato deposto
prima, sigillando così la novità assoluta della morte di Cristo,
morte presto destinata a sottrarsi per lasciare che si faccia
presente il Risorto.
Queste
pagine emanano i profumi del sepolcro: mirra e aloe. "Unguento
mistico" dice Ambrogio, in cui la Chiesa riunisce in un unico
soave odore la diversità delle genti.
Nella
scena emerge anche Maria, partecipe nel dolore. Non solo è notata
dai Padri, ma gli stessi elementi della scena tornano al momento
della sua sepoltura. E' lei che sollecita la sepoltura del figlio
Gesù, lei invita Giuseppe d'Arimatea a trovare degna sistemazione
per il corpo.
Era
vicina la fine del tempo presente e la promessa aveva il suo
compimento e la legge, per mezzo di Cristo, conseguiva l'atteso
adempimento. Tutti i profeti in Gerusalemme e i giusti che
aspettavano la redenzione di Israele, apprendendo dallo Spirito che
questa era vicina, desideravano vederne l'avvento non solo con gli
occhi dell'anima, ma anche con quelli del corpo, prima di morire. E
non solo desideravano, ma anche pregavano e innalzavano suppliche a
Dio e, poiché ne erano degni, ottenevano ciò che desideravano. Tale
era Simone che, in quanto sacerdote, ha accolto Cristo nelle sue
braccia e l'ha riconosciuto Signore di tutta la creazione. Tale era
Anna che, trascorrendo onorevolmente la sua lunga vedovanza, serviva
notte e giorno Dio nel tempio e, dotata di spirito profetico, ha
rivelato a quanti allora erano lì la presenza di Cristo. Tale era
Giuseppe d'Arimatea che ha avuto il coraggio di seppellire la vita di
tutti ed è proclamato valente consigliere soprattutto per questo
motivo, perché ha rifiutato, come turpe e indecorosa, la decisione
dei giudei nei confronti del salvatore. "Egli infatti - così
sta scritto - non aveva aderito alla decisione e all'operato degli
altri" (Lc 23,51). E' stato il solo a dare, in maniera splendida
e onesta, il suo onesto e splendido consiglio.
Sofronio
di Gerusalemme -
Omelia VI, 5
Allora
anche Nicodemo viene in aiuto a Giuseppe: e danno a Gesù una
dignitosa sepoltura. Lo ritenevano infatti ancora un semplice uomo. E
portano gli aromi più adatti a conservare a lungo il corpo, perché
non si corrompa troppo presto: cosa che indica che essi non avevano
del Cristo un concetto molto alto; gli dimostrarono però in questo
modo il loro grande affetto. Ma perché non venne nessuno dei dodici,
non Giovanni, non Pietro e nemmeno qualche altro tra i più illustri?
L'evangelista ne lascia intravedere anche il motivo. Se si avanzasse
infatti l'ipotesi che quelli erano assenti per timore dei giudei,
resta il fatto che anche questi altri avevano paura: tanto che
Giuseppe "se ne stava nascosto per paura dei giudei". E non
si dica che egli fece tutto ciò perché sprezzava il pericolo, dato
che anche lui ne aveva paura; Giovanni, invece, che aveva assistito
alla sua agonia e lo aveva visto spirare, non fece niente di questo
genere. Che dovremo dunque dire? Io ritengo che Giuseppe fosse uno
degli uomini più illustri, come risulta chiaro dal fatto che si
accollò le spese del funerale e che era conosciuto da Pilato:
proprio per questo ottenne tale grazia. E poi seppellisce il corpo di
Gesù non come quello di un condannato, ma nel modo in cui i giudei
usavano seppellire un uomo grande e illustre.
Giovanni
Crisostomo -
Commento al Vangelo di Giovanni LXXXV 19,14
Come
a Giuseppe d'Arimatea,
il
discepolo giusto e santo,
accordami
il tuo corpo come dono di grazia,
Tu
che distribuisci a tutti la vita.
In
un lenzuolo puro Tu sei stato avvolto,
in
una tomba nuova Tu sei stato posto;
non
permettere mai che io sia simile
a
coloro che discendono negli inferi.
Donami
di far morire la mia anima al vizio,
rendila
viva con lo Spirito,
a
causa del mistero della santa mirra
e
dell'incenso puro dal profumo soave.
Tu
che dai cori angelici
in
maniera invisibile sei onorato con timore,
Tu
il medesimo, Tu sei stato vegliato dai soldati,
o
guardiano vigilante d'Israele. Proteggimi con la legge,
e
affidami all'Angelo santo,
affinché
di notte mi mantenga sano e salvo
nel
combattimento spirituale.
Tu
sei stato sigillato con l'anello
della
guardia sacerdotale dissoluta;
Tu
che sei tesoro di vita immortale,
Tu
sei stato sigillato nel cuore della terra.
Le
porte del mio spirito e dei miei sensi,
dove
si trovano bene e male,
sigillale
con il segno della tua Croce,
e
stabilisci in me il bene.
Nerses
Snorhali -
Gesù unico Figlio del Puro, 758-764
(Commento
al versetto: " Ero nudo e voi mi avete vestito", Mt 25,43)
Martino,
per esempio, ancora catecumeno, ha tagliato in due il suo mantello e
ha rivestito il Cristo. Giuseppe ha deposto il Cristo dalla Croce e
l'ha avvolto in un sudario, fornendo così un vestito al suo
cadavere, senza parlare dell'imbalsamazione. Fai lo stesso anche tu,
per fiorire come il giglio nel suoi quattro petali. "Se tu hai
due tuniche, donane a colui che non ne ha". Io non ordino di
dividerne una a metà, come fece Martino, ma se tu hai due tuniche e
incontri un povero nudo, vestilo.
Julien
De Vezelay -
Sermone XVI (127-133)
L'Apostolo
(1Cor 11,28) ha decretato "Ognuno esamini se stesso e solo dopo
mangi il pane e beva dal calice". Chi mangia e beve senza
esserne degno si condanna con questo suo atto. A mio parere l'
evangelista, tenendo presente quest' esigenza, allude ad essa in modo
inequivocabile là dove narra che subito dopo la passione mistica
quel giusto membro del consiglio avvolse il corpo del Signore in un
lenzuolo senza macchia e pura e lo depose in un sepolcro nuovo e
puro: di conseguenza, sia il precetto dell'Apostolo sia la scrupolosa
osservanza di cui parla l'Evangelista, sono diventati per noi una
legge, che ci prescrive di accogliere il santo corpo in una coscienza
pura, lavando con l'acqua delle lacrime le eventuali macchie prodotte
dal peccato.
Gregorio
di Nissa -
La perfezione cristiana 192, 8
Quella
candida sindone, che viene posta per il servizio dei doni divini,
ricorda il ministero svolto da Giuseppe d'Arimatea. Infatti, come
Giuseppe depose nella tomba il corpo del Signore avvolto in un
candido lenzuolo, per mezzo del quale tutto il genere umano ha
ottenuto la risurrezione; allo stesso modo noi, consacrando il pane,
ci troviamo di fronte al corpo di Cristo, dal quale zampilla come da
una fonte, quellimmortalità che il Salvatore Gesù, deposto nel
sepolcro da Giuseppe, ma risuscitato dai morti, ci ha benignamente
donato.
Isidoro
di Pelusio -
Lettere al Conte Doroteo I, 123
Eva
rappresenta Maria e Giuseppe un altro Giuseppe. Infatti colui che
domandò il cadavere del Signore si chiamava Giuseppe. Per prima cosa
Giuseppe fu giusto nel fatto che non rientrò nel numero dei suoi
accusatori; così è chiaro che il Signore, che si era affidato al
primo Giuseppe al momento della sua nascita, concesse all'altro
Giuseppe di sorvegliarlo dopo la sua morte, affinché fosse
pienamente onorato il nome di Giuseppe il quale, come al tempo della
sua nascita nella grotta, aveva assistito alla sua deposizione nel
sepolcro.
Effrem
il Siro -
Diatesseron II, 20
Anche
la sua sepoltura ha qualcosa di mirabile. Infatti, sebbene fosse
stato unto da Giuseppe e posto nel sepolcro, con un'azione davvero
nuova, egli stesso, sebbene morto, dischiudeva il sepolcro dei morti.
Il suo corpo giaceva nella tomba, ma egli, libero tra i morti,
distrutta le legge della morte, donava il perdono a coloro che
stavano nell'inferno. Dunque la sua carne era nel sepolcro, ma la sua
potenza operava dal cielo. Si mostrava a tutti attraverso la realtà
del suo corpo perché la carne non era il Verbo, ma era la carne del
Verbo.
Ambrogio
-
Il mistero dell'Incarnazione, 40
Cristo,
luce del mondo dei ciechi, purificazione dalla lebbra, udito per i
sordi, riposo agli affaticati, piede degli zoppi, lingua dei muti,
redentore del mondo e vera salvezza del popolo schiavo, benché
immortale sopportò l'angustia della comune sepoltura e rimane eterno
colui che un sepolcro rinchiuse. Era immortale: morì ed ora vive;
egli che prima era Dio è uomo; ora come Dio dall'umanità sale al
cielo accolto nella sacra dimora; come eterno Signore è, era e
verrà.
Paolino
da Nola -
Carme III, 217-225
Se
tu vedi colui che ti guida a operare miracoli e ricevere la gloria,
guarda, gioisci, rendi grazie a Dio di aver trovato un tale maestro,
ma non ti scandalizzare di vederlo disonorato dagli uomini, vederlo
schiaffeggiato e trascinato a terra: con l'ardore di un nuovo Pietro
afferra la tua spada, stendi la mano, taglia non soltanto il lobo
dell'orecchio, ma la mano e la lingua di colui che osa parlare contro
tuo padre. E allo stesso modo se, come Pietro, tu capisci i suoi
rimproveri, in ogni caso riceverai ancora di più per il tuo grande
amore e la tua fede. E ugualmente se, da uomo quale sei, nel tuo
spavento tu dirai: "Non conosco questo uomo", piangi non
meno, piangi amaramente su di lui, ma non farti sommergere dalla
disperazione. Io confido che Lui, il Primo, ti ricondurrà a sé. Se
tu lo vedi messo in croce come un criminale, sofferente dalla parte
dei criminali, se lo puoi, muori con Lui: altrimenti non ti unire al
malvagio e al traditore, non condividere con loro il sangue
innocente, ma dopo aver abbandonato un momento il tuo pastore, come
uno stolto e un pusillanime, conserva la fede in Lui. Se Lui è
liberato dai suoi lacci, ritorna presso di Lui e, come un martire,
veneralo di più: ma se Lui soccombe ai tormenti, prendi il tuo
coraggio, reclama il suo corpo e rendigli i più grandi onori.
Stringilo a te, ricoprilo di profumi e seppelliscilo sontuosamente:
di fatto, anche se non è il terzo giorno, nientemeno l'ultimo giorno
resusciterà. Credilo, Lui si avvicina a Dio in tutta libertà, anche
se tu hai deposto il suo corpo dentro la tomba: invoca senza esitare
la sua intercessione, Lui ti soccorrerà quaggiù, ti guarderà da
tutte le avversità, ti accoglierà alluscire dal tuo corpo e ti
preparerà una dimora eterna.
Simeone
Nuovo Teologo -
Catechesi, XX, 130-160
Gesù
viene deposto in un sepolcro nuovo e in un lenzuolo intatto e non sta
tra i morti più di quattro giorni. Per questo egli era "libero
tra i morti"; e si desta nel (giorno) numero tre, il numero
libero e santo. In esso egli santifica anche noi con il lavacro
dell'acqua, dicendo che noi dovevamo essere battezzati nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Origene
-
Commento al Vangelo di Giovanni, Frammenti LXXIX
La
semplicità della sepoltura del Signore condanna le pretese dei
ricchi, che non possono portare con sé le loro ricchezze fin nelle
loro tombe. Ecco quello che noi possiamo comprendere in senso
spirituale: il corpo del Signore non deve essere avvolto nell'oro,
nelle perle o nella seta, ma in un lino puro. Inoltre c'è un altro
possibile significato. Colui che avvolge Gesù in un lenzuolo bianco
è colui che l'ha ricevuto con un cuore puro.
San
Girolamo -
Su S. Matteo 27,59, (441-459)
E
il giusto avvolge il corpo di Cristo in un lenzuolo, l'innocente lo
unge con il profumo; troviamo che queste precisazioni non sono
superflue, poiché la giustizia veste la Chiesa e l'innocenza
somministra la grazia. Perciò rivesti anche tu della sua gloria il
corpo del Signore, in modo da essere anche tu giusto, e sebbene lo
giudichi morto, coprilo con la pienezza della sua divinità. Ungilo
di mirra e di aloe, affinché tu sia il buon profumo di Cristo.
Giuseppe, l'uomo giusto, adoperò un eccellente lenzuolo:
probabilmente era quello che Pietro vide calare verso di sé dal
cielo, pieno di ogni genere di quadrupede e di fiere per
rappresentare i pagani (At 10,11). Pertanto la Chiesa viene con Lui
seppellita in quell'unguento mistico, autentico, perché in essa ha
riunito insieme le diversità dei popoli comunicando loro la sua
fede.
Ambrogio
-
Esposizione del Vangelo secondo Luca X, 137
Giuseppe,
dopo aver chiesto a Pilato di consegnargli il corpo, lo avvolge in un
lenzuolo, lo depone in una tomba nuova scavata nella roccia e fa
rotolare una grande pietra all'ingresso del sepolcro. Benché tutto
ciò sia nell'ordine dei fatti e fosse necessario seppellire colui
che sarebbe risuscitato dai morti, tuttavia le azioni sono state
annotate una per una, perché non sono senza una qualche importanza.
Giuseppe è figura degli apostoli: perciò è chiamato discepolo del
Signore, anche se non era nel numero dei dodici apostoli. Egli
avvolse il corpo in un candido lenzuolo. In questa stessa tovaglia
noi vediamo ogni sorta di animali discendere dal cielo davanti a
Pietro (At 10,11). Per cui non è esagerato ritenere che la Chiesa è
sepolta con Cristo nel nome di questa tovaglia, poiché in essa, come
nella confessione della Chiesa, sono riunite le diverse specie di
esseri viventi puri e impuri. Così il corpo del Signore è come
deposto mediante l'insegnamento degli apostoli in un luogo di riposo,
vuoto e nuovo, di una roccia tagliata: il Cristo è quindi deposto,
come mediante unopera di insegnamento, nel cuore scavato della
durezza pagana, cioè rozzo, nuovo e inaccessibile in precedenza
all'entrata del timore di Dio.
Ilario
di Poitiers -
Commentario a Matteo, XXXIII, 8
Noi
dobbiamo quindi impararlo: tutto ciò che il Cristo ha subito, Lui
l'ha sopportato per noi e per la nostra salvezza, realmente e non in
apparenza; e noi allora diventiamo partecipi delle sue sofferenze. Di
qui la giustissima dichiarazione di Paolo (Rom 6,5): "Se noi
siamo divenuti una stessa pianta con il Cristo, tramite la
somiglianza con la Sua morte, noi lo saremo anche per la somiglianza
con la Sua Resurrezione." Allo stesso modo è efficace
l'espressione "una stessa pianta". Poiché di fatto qui è
stata piantata una vigna, e anche noi, con la partecipazione al
battesimo della sua morte, siamo divenuti "una stessa pianta con
Lui." Applica il tuo spirito con molta attenzione alle parole
dell'apostolo. Egli non dice: "Noi siamo divenuti una stessa
pianta tramite la morte", ma "tramite la somiglianza con la
morte".
In
realtà, infatti, una morte vera ha toccato il Cristo, la Sua anima è
stata separata dal Suo corpo e reale fu anche la sua sepoltura,
poiché il suo santo corpo fu avvolto in un lenzuolo puro, e tutto in
lui è giunto a verità. Per noi questa è la somiglianza con la
morte e con le sofferenze; ma quando si tratta della salvezza non è
una somiglianza ma la realtà.
Cirillo
d'Alessandria -
Catechesi mistagogiche II, 7
Alcuni
obiettano che, quando si tratta del problema della divinità, io
attribuisca a Gesù Cristo una divinità sostanziale e che, tuttavia,
io ho professato davanti alla Chiesa la resurrezione del corpo morto.
Ebbene! Poiché il nostro Salvatore e Signore ha assunto un corpo,
esaminiamo ciò che era quel corpo. Solo la chiesa, contro tutte le
eresie che negano la resurrezione, professa la resurrezione del corpo
morto, poiché dal fatto che le primizie sono resuscitate dai morti,
ne consegue che i morti resuscitano. Le primizie, il Cristo; è per
questo che il suo corpo è divenuto cadavere. Poiché, se il suo
corpo non fosse divenuto cadavere in grado di essere avvolto in un
telo, di ricevere delle essenze e tutto ciò che è d'uso per il
trattamento dei cadaveri, e di essere seppellito in un sepolcro -
cose che non possono accadere a un corpo spirituale, poiché non è
assolutamente possibile che lo spirituale diventi cadavere, e ancora
non è possibile che lo spirituale divenga insensibile - se, di
fatto, è possibile che lo spirituale divenga cadavere, c'è da
temere che dopo la resurrezione, quando il nostro corpo sarà
resuscitato secondo la parola dell'Apostolo (1Cor 15,14): "Se
c'è un corpo animale, c'è anche un corpo spirituale", noi
moriamo tutti.
Infatti,
il Cristo resuscitato dai morti non muore più. E non solamente il
Cristo resuscitato dai morti non muore più, ma coloro che sono da
Cristo resuscitati dai morti non muoiono più. Se voi siete d'accordo
su questi punti, anche quelli, con l'adesione solenne dei fedeli,
saranno d'ora in poi regolati in forza della legge e fissati
definitivamente.
Origene
-
Disputa con Eraclide 5,8-6,8
Chi
è sorpreso ad assaggiare dall'albero originario,
colto
dal terribile mistero della Croce,
sarà
condannato per l'eternità;
chi
è spinto a ribellarsi e a disobbedire agli ordini del Signore,
sarà
distrutto dall'inclinazione della testa dell'Infinito;
chi
perseguita e ferisce a morte,
sarà
trapassato dall'arma della lancia terribile,
affondata
nel costato del creatore d'Adamo;
chi
è avvolto da dolori e da sofferenze terribili,
sarà
stretto nella stoffa del sudario
di
Colui che governa l'universo;
chi
con astuzia sente il bisogno di guardare l'abisso della morte,
sarà
ucciso dentro la roccia della morte;
chi
si rallegra davanti alle mie cadute troppo umane,
di
nuovo, che egli si curvi e si ripieghi
alla
vista del Dio immortale che, resuscitando nella gloria,
ha
rinnovato con sé tutti coloro che sono morti.
Gregorio
di Narek -
Il libro delle preghiere 66,IV
(I
magi) offrirono anche la mirra, penso, a indicare attraverso questo
dono il patimento della morte. Osserva come anche i magi riconobbero
che rimase Dio e divenne uomo, accettando la morte. Divenne come me
per innalzare la nostra natura alla sua dignità. L'unione
indissolubile realizza questa realtà, nel momento in cui unisce ad
uno ciò che è proprio dell'altro. Perciò, pur essendo Dio, divenne
uomo, affinché anche l'uomo divenisse Dio, elevato da questa unione
alla gloria divina, poiché era uno e il medesimo ad essere
glorificato come Dio e a soffrire la realtà umana.
Teodoto
di Ancira
- Omelia II, 5
Questo è il crocifisso che Giuseppe e Nicodemo, l'angelo e l'amico, depongono e ungono con una mistura di mirra e aloe, affinché colui che non ha amato la corruzione nel sepolcro non senta dall'inferno i vermi che non muoiono mai. Senza alcun dubbio Lui avrà, alla testa e ai piedi, angeli che guarderanno la sua entrata e lo condurranno fino al riposo
Piero
della Cella
- La scuola del chiostro 7 98,102
Una notte, siccome il crocifisso che lei aveva vicino al letto, inclinato su di lei, sembrava sul punto di cadere, lei lo raddrizzò e gli rivolse queste dolci parole "O mio dolcissimo piccolo Gesù, perché ti inclini così?" Le fu subito risposto:" L'amore del mio cuore mi attira verso di te" Allora, preso il crocifisso, lei lo strinse dolcemente al suo cuore, lo avvolse di carezze e lo coprì di baci dicendo "Il mio amato è per me come mirra profumata" E subito il Signore aggiunse, come togliendole la parola per continuare: "Riposa qui sul mio seno".
Con
questo le fece comprendere che tutti gli uomini dovranno avvolgere
tutte le loro pene e le loro avversità, tanto dellanima come del
corpo, nella Santissima passione del Signore come uno stelo secco in
un mazzo di fiori.
Gertrude
d Helfta
- Opere spirituali, XLII, 1-13e
Guarda come avvolge il corpo e serra le sue braccia sul suo petto. Quel sant' uomo poteva ben dire: "Mio bene amato, riposa sul mio petto come un sacchetto di mirra" (Cant 1,12). Sii allora il tesoro più prezioso del mondo e reggi i piedi oppure sostieni le braccia e le mani, o ancora raccogli gelosamente le gocce di questo sangue prezioso che vengano a cadere, e posa le tue labbra sulla polvere dei suoi piedi. Guarda anche il beato Nicodemo: con quella cura affettuosa lui toccò con le sue dita quelle membra così sante e le cosparse d'unguento; come, con il venerabile Giuseppe, lo avvolse nel lenzuolo e lo depose nella tomba.
Aelred
De Rievaulx -
La vita del recluso 31
La
Madre benedetta soffrì con Giuseppe nel momento di staccare dalla
croce il suo Re e Figlio. Inondò con le sue lacrime la terra,
accolse tra le braccia colui che era stato deposto, ricevette in
grembo i chiodi, abbracciò con tenerezza le membra ferite, lavò il
sangue con le sue lacrime e pianse amaramente su quel figlio, che era
la dolcezza bramata dagli angeli e dagli uomini. Ma quando fu deposto
dal legno, e il corpo di colui che è più alto dei cieli toccò la
terra, anche lei cadde e quasi crollò. Lo lavò con le lacrime più
cocenti, e con parole divine proclamò la lode della sepoltura: "O
morte più ammirabile dellIncarnazione! Giace privo d'anima il
Creatore delle anime, riposa come un cadavere colui che a tutti dona
salvezza; è senza parola la Parola del Padre, che ha fatto ogni
creatura che parla; senza vita sono gli occhi spenti di colui alla
cui parola e al cui cenno si muove tutto ciò che ha vita, alla vista
del quale crollano le montagne, "lui che guarda la terra e la fa
tremare, tocca le montagne ed esse fumano" (Sal 103,32), che
legge il pensiero degli uomini, ne scruta il cuore e le viscere, che
dà testimonianza di sé ai figli dell'uomo che lo cercano, e
illumina e rende saggi i ciechi".
Massimo
il Confessore
- Vita di Maria, 89
(Maria)
quando vide il Figlio morto, riuscì a controllare il suo dolore.
Anzi, quando lo deposero dalla croce lo aiutò con le sue stesse mani
materne, riponendo sul suo seno i chiodi che venivano estratti.
Abbracciò le membra senza vita, ora stringendole tra le braccia, ora
lavando le piaghe con le lacrime; e infine riversò tutta se stessa
sull'intero corpo del Figlio. E con voce pacata gli disse: "Ecco
Signore, per te è giunto a compimento quel mistero stabilito prima
dei secoli". Poi, porgendo un candido lenzuolo a Giuseppe,
soggiunse: "Tu ti prenderai cura di ciò che ancora resta da
fare: lo avvolgerai ben bene in questo lenzuolo, cospargerai di mirra
il suo corpo e lo deporrai nel sepolcro come si conviene.
Simeone
Metafraste -
Vita di Maria, 34
(Parla
Maria, rivolta a Giuseppe e Nicodemo)
Prendete
il cadavere e portatelo nella tomba nuova, che lo attende. Andate,
tumulatelo in un sepolcro che risulterà splendido! Possiede tutti i
drappi che bene si addicono a quelli che sono sottoterra, esiguo
conforto per i morti. Sono convinta che per i morti non corra molta
differenza se uno ottiene ricche offerte funebri: queste non son
altro che vana gloria per i viventi! Ricoprite dunque, quanto più in
fretta potete, il volto con i drappi, toccatelo delicatamente con le
mani, tumulate in fretta il cadavere, il Sovrano che fu messo a morte
dai giudei; è necessario togliere rapidamente colui che è stato da
poco abbattuto... O Figlio, che tutto hai creato, di un Dio che è
causa di tutto, che si compie ai mortali senza te? Che cosa di quanto
avviene quaggiù non è, in realtà, voluto da Dio? Oh, oh. O Re,
come ti piangerò? Dio mio, Dio mio, come ti invocherò? Quali canti
ti rivolgerò mai dalla mia anima amante? Tu giaci avvolto in questi
tessuti, tu che un tempo fosti avviluppato in fasce.
(Dialogo
tra Nicodemo e Giuseppe)
Nicodemo.
Dai, vecchio mio, sistemiamo bene il capo di colui che è tre volte
beato; distendiamolo come si deve e sistemiamone con cura tutto il
corpo, per quanto ci riusciamo.
Giuseppe.
O carissimo volto, o guance giovanili, ecco io vi ricopro il capo con
questo velo, e proteggo con drappi nuovi le tue parti ed i tuoi arti
bagnati di sangue e trapassati da chiodi ed il costato trafitto
completamente insanguinato.
Gregorio
di Nazianzo -
La Passione di Cristo, 1446-1474
(La
vergine chiede aiuto a Giuseppe d Arimatea)
Deponi
il suo corpo; raccogli quel tesoro del mondo, che ti sta davanti.
Aiutaci, siamo bisognosi e in terra straniera, odiati e avversati da
tutti; tutti ci detestano e ci scherniscono. Gli amici e i conoscenti
ci hanno abbandonati; nessuno ha compassione di noi. Nessuno ci
protegge; nessuno corre in nostro aiuto; nessuno osa chiedere il suo
corpo; nessuno ci ha pensato, nessuno si è preoccupato della sua
sepoltura! Come vedi, a me che sono sola, insieme all'unico discepolo
che mi è accanto, è impossibile l'una e l'altra cosa; né posso
rivolgermi direttamente a Pilato, né procurarmi altrove le cose
necessarie per la sepoltura. Non riusciamo a trovare altra soluzione
per toglierlo dalla croce e coprire la sua nudità. I soldati infatti
si sono divise le vesti, tirandole a sorte, senza lasciargli neppure
l'ultima tunichetta.
Giorgio
di Nicomedia -
Omelie, 34
E
tu, la più santa delle tombe consacrate, almeno dopo la tomba
vivificante del Signore, che fu la culla della resurrezione- io ti
parlerò come parlerei a un essere vivente -, dov'è l'oro puro che
le mani degli apostoli deposero in te come un tesoro? Dov'è la
ricchezza inesauribile? Dove è l'oggetto prezioso ricevuto da Dio?
Dov'è la tavola vivente, il libro nuovo in cui ineffabilmente la
Parola divina si è inscritta senza l'ausilio della mano? Dov'è
l'abisso della grazia, l'oceano delle guarigioni? Dov'è la fonte
generatrice di vita? Dov'è il corpo della Madre di Dio, oggetto di
tanti voti e tanto amore?
Perché
cercate in una tomba colei che fu elevata alle dimore celesti? Perché
mi fate domande sulla sua scomparsa? Io non so contrastare la volontà
divina. Quando ha lasciato la sindone, che ha santificato anche me
impregnandomi di soave profumo e facendo di me un tempio divino, il
corpo santo è stato rimosso e se ne è andato, accompagnato da
angeli e arcangeli e da tutte le potenze celesti. Adesso mi
custodiscono gli angeli; in me dimora la grazia di Dio. Io sono
diventata per i malati la medicina che scaccia i mali, io la fonte
eterna della guarigione, io la difesa dai demoni; io sono diventata
la città in cui trovano protezione tutti coloro che si rifugiano".
Giovanni
Damasceno -
Sulla dormizione II, 17
Una
folla incalcolabile accorse al funerale della madre della Vita. Tutti
erano meravigliati per la sua morte improvvisa, e si stupivano per
l'arrivo degli apostoli attraverso l'aria. Per tutta Gerusalemme si
era diffusa su di loro la notizia che una nuvola tuonante e
vorticosa, formatasi un attimo prima, li aveva fatti scendere sulla
casa della vergine come un vento che portava pioggia e rugiada.
Piacendo a Dio gli apostoli per riverenza e timore esitavano a
toccare il corpo della Vergine. Da una parte i discepoli per
eccellenza, convinti che il suo corpo era vaso di Dio, mostravano un
lodevole timore nel toccare il corpo di lei. Dall'altra la gente
fedele, per la propria santificazione, bramava prendere una sua
reliquia. Tuttavia nessuno pose le mani su di lei, avendo come
esempio la temerarietà dell'Ebreo che era già stato colpito. Per
decisione comune degli apostoli, Pietro e Paolo, avendo preso la
sindone che pendeva leggera da entrambe le parti del catafalco,
posero la salma nel sepolcro. Apostoli gloriosissimi e supremamente
pii, avendo toccato solo la sindone e non direttamente il corpo di
lei con le loro mani; mostrarono chiaramente, nell'umiltà, il loro
timore di Dio. (Gli apostoli) degni servi e annunciatori dell'amore
di Cristo, con straordinario onore venerarono Cristo a causa della
madre e la madre a causa di Cristo; a causa del Dio fatto uomo,
prestarono un nobile servizio alla Madre, che aveva generato lui
nella carne. Mentre tutti guardavano il corpo puro della Vergine fu
strappato via dalle loro mani. Nessuno vide Colui che lo portò via -
era l'Invisibile Dio - ma fra le mani degli apostoli la sindone
apparve allora leggermente mossa dal vento, in una leggera nuvola.
Germano
di Costantinopoli -
Omelie Mariane, IV
Dal
sito http://www.sindone.org/
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