Miei
cari Amici,
per
quasi un anno ho cambiato alloggio una volta al mese, prima di
stabilirmi a N. D. St. Eustase. Poco importano le ragioni di queste
peregrinazioni, ma sono addolorato per non aver potuto trovare il
tempo di dare mie notizie alla maggior parte di voi. Provo oggi a
riscattarmi offrendovi il riassunto di una conferenza di cui potete
richiedere la cassetta (ma preferisco il riassunto). Vi parlo di
supplica, offritela per me a motivo dei miei spostamenti e
aggiungeteci un rendimento di grazie per il mio soggiorno
nell’Abbazia
che mi ha benevolmente accolto...
Festa
della Natività di Maria 1995
Fr.
M. D. Molinié o.p.
LA
VORAGINE DELLA SUPPLICA FIDUCIOSA
C’è
una voragine della supplica fiduciosa, nella quale ci si butta o non
ci si butta.
L’immagine
della voragine, può far pensare ai buchi neri della fisica moderna,
al Maelstrom di Edgar Allan Poe, a un ciclone o alle cascate del
Niagara... o ancora al vuoto in cui si lancia un paracadutista. Ciò
suppone evidentemente un certo coraggio, diver-so però da quello
degli alpinisti o dei soldati. Buttarsi in acqua o nel vuoto richiede
un coraggio diverso da quello di arrampicarsi o di lottare...
richiede il coraggio di buttarsi!
Si
dice che nella vita spirituale è il primo passo quello che costa. In
questo caso non può valere la stessa affermazione perché il primo
passo è nello stesso tempo anche l’ultimo,
come per gli Angeli: Satana non ha accettato di buttarsi nella
voragine della supplica fiduciosa.
Si
può praticare la supplica fiduciosa senza perdersi ancora nella
voragine della supplica fiduciosa. Scrivo questa lettera per farvi
sentire un appello: “Vieni
verso la voragine della supplica fiduciosa! Lasciati trascinare come
da un fiume nelle cascate del Niagara.”
All’inizio
il fiume è tranquillo, scorre appena, come la Saone, di cui Cesare
diceva che non si sa in quale senso scorra, tanto è calma. Si tratta
dell’inizio
della vita spirituale: supplichiamo, ma non siamo trascinati con
forza verso la voragine, poi la pressione aumenta (la carità di
Cristo ci incalza) e ci trascina verso un abisso di fiducia che si
delinea poco a poco.
Siamo
più o meno trascinati, secondo la nostra maggiore o minore fedeltà
nell’ascoltare
l’appello:
qui si gioca la lotta fra la grazia e Satana, che fa di tutto perché
non ascoltiamo la chiamata. L’arbitro
di questa lotta è la nostra libertà. La liturgia, il Cristo in
Croce, il Cristo risorto, la Santa Vergine, i nostri veri amici, i
nostri Angeli Custodi ci dicono: “Vieni!
Vieni, lasciati trascinare verso la voragine.”
Finché
non ci siamo dentro, noi ascoltiamo più o meno, rispondiamo più o
meno, avanziamo più o meno, resistiamo più o meno. Forse, se siamo
fedeli, andremo velocemente, avanzeremo con rapida andatura, ma
possiamo ancora sfuggire, possiamo resistere... sempre di meno
senz’altro,
ma ugualmente ancora.
Allora
si conoscono le lotte della vita spirituale, le cadute, le riprese,
le oscurità, i dubbi, talora seri e gravi, gli scoraggiamenti, ah,
gli scoraggiamenti!
Allora
sì che ci sono reali pericoli. Finché non siamo caduti nella
voragine, sono sempre possibili problemi, ansietà, illusioni.
Invece
il giorno in cui si cade nella voragine della supplica fiduciosa, non
c’è
più nessun pericolo: questa è la santità. Succede allora qualcosa
di assolutamente straordinario che chiamo la scomparsa del pericolo:
non scompare la lotta, ma il pericolo.
Come
spiegare che non c’è
più pericolo se rimangono delle lotte? Pensiamo alla psicologia di
Cristo: Egli era impeccabile, tuttavia ha conosciuto delle lotte, e
quali lotte! L’agonia,
la tentazione: “Padre
tu puoi tutto, allontana da me questo calice.”
Quello
che è successo non era di tutto riposo!
La
Santa Vergine non era impeccabile, ma “impeccante,”
dicono
i teologi: praticamente significa la stessa cosa, ella non correva
alcun pericolo di peccare. Però ha conosciuto anche lei terribili
lotte, non le nostre perché nelle lotte che noi conosciamo c’è
ancora un pericolo reale di sfuggire a Dio.
La
lotta degl’impeccanti
non è quella dei peccatori! Restiamo dei peccatori, finché non
cadiamo nella voragine: quando si cade nella voragine si diventa
impeccanti.
Esempio:
Marthe Robin. Non è sempre stata impeccante, all’inizio
si è battuta, si è ribellata contro la malattia. In quel momento
non era alle prese con cose straordinarie. Quello che sopportava era
molto doloroso, ma alla portata del coraggio umano, della fedeltà
umana, e anche della debolezza umana. Ha anche detto: “No,
non posso”...
e poi, un bel giorno, ha ceduto il suo posto per Lourdes a una
malata, perché il suo parroco gliel’aveva
chiesto: non è straordinario, non erano i misteri della Passione! Si
è messa da parte a favore di una malata perché non c’era
più posto.
Fu
una lotta, avrebbe potuto sfuggire alla grazia, era ancora una
peccatrice, rischiava di non dire Sì. Ma ha detto Sì, un piccolo
Sì... ed è caduta nella voragine. Il frutto di quel piccolo Sì e
di quella caduta nella voragine furono cinquant’anni
di passione e di gioia. Tutti i giovedì diceva a Padre Finet: “Non
ce la farò, non ce la farò! Ho paura, non ci riuscirò. –
Sì, figlia mia! –
No, Padre non ce la
farò! – Sì,
figlia mia!” Il
lunedì aveva dimenticato la sofferenza, era felice di vivere nella
grande gioia molto semplice dei figli di Dio, con quella premura,
quella delicatezza che aveva verso gli altri: “Avete
freddo, avete fame?” Si
è tentati di pensare: con quello che viveva, cosa importavano quelle
cose!”
Sì,
è ben diverso dalla nostra psicologia: la voragine cambia tutto. La
supplica fiduciosa va bene, ma non è essa che cambia tutto: è la
voragine. Potrei chiamare altrettanto bene questa voragine, voragine
della pace di Dio che supera ogni sentimento, che inghiotte tutto...
la voragine dell’abbandono,
della fiducia, dello spirito d’infanzia,
dell’umiltà
– più
semplicemente, della Pace...
Tutto
questo non è falso, ma quelli che non sono nella voragine rischiano
di commettere un grave errore immaginandosi che nella voragine non ci
sia più supplica... che non ci sia altro che stare immersi nella
pace! Ah no, per niente, essere immersi in questa voragine è un
altro modo di essere attivi, più intenso di tutte le attività del
tempo in cui non si era completamente posseduti da Dio.
Questa
voragine è infatti quella dei gemiti inesprimibili dello Spirito
Santo. Egli non si riposa, non dice semplicemente grazie! Certo, dice
grazie, ma non si dice grazie quando non si chiede niente: si dice
grazie perché si chiede e si riceve. Si dice grazie eternamente
perché si riceve eternamente: ma appunto bisogna chiedere, e questa
domanda è una delle componenti dell’amore.
Non
si supplica soltanto perché si è nello sconforto e nel pericolo, ma
prima di tutto, e forse soprattutto, perché si ama. Lo Spirito Santo
ci insegna il gemito come attributo dell’amore,
quel gemito che Egli dona alla creazione tutta intera, anche prima
delle origini dell’uomo....
È
una delle cose sulle quali si scontrano i sapienti e gli increduli.
La morte esiste da sempre. Koestler, un sapiente che non ha la fede,
dice: “Credo
ad una intelligenza organizzatrice del mondo; ma non posso credere
che sia buona, perché avrebbe potuto creare la vita senza la morte.”
È
una questione grave, una di quelle che scompaiono nella vo-ragine
della supplica fiduciosa, ma solo in essa, perché non c’è
risposta. Posso soltanto dire (ma questo non può placare i non
credenti) che la creazione fu marchiata col segno della morte a causa
del peccato e del demonio, che ha avuto un potere su di essa fin
dall’inizio,
perché Dio lo ha permesso e anche voluto. Dio sapeva che il peccato
avrebbe avuto luogo, e a causa dell’uomo
peccatore, la morte era là. Da sempre la creazione geme nei dolori
del parto, non ha atteso l’uomo
per questo.
È
evidentemente un grande mistero, che può far perdere la fede.
L’unico
modo per non perderla è quello di non rompersi la testa (ma la
Chiesa non ci incoraggia in questo senso), oppure di cadere nella
voragine della supplica fiduciosa. Lì si dice: “Mio
Dio non capisco!” – ma
in un tale slancio d’amore
da essere trasportati, non si teme niente, si possono fare tutte le
domande che si vuole, sarei tentato di dire che si può perdere la
fede nella voragine della supplica fiduciosa, o almeno immaginarsi di
averla persa!
Dunque
la creazione geme nei dolori del parto sotto la pressione dei gemiti
inenarrabili dello Spirito Santo, e la voragine della supplica
fiduciosa è la voragine dello Spirito Santo che geme. Ricevendo
l’Eucaristia
beviamo la pozione magica di questa supplica, ma i santi sono come
Obelix che è caduto nella pentola da piccolo e gli è bastato per
sempre. Una volta che si è caduti nella voragine non ci sono da fare
esercizi penosi e faticosi per supplicare, avviene naturalmente!
Ma
non è di tutto riposo, non è una semplice lode: “Grazie
mio Dio, grazie Gesù.” C’è
un immenso dolore, il gemito dello Spirito Santo interroga Dio dal
profondo del nostro essere; non è l’inquietudine
umana, è l’inquietudine
divina. Attraverso le lotte, le sofferenze, le prove, le angosce,
attraverso questa porta che è la porta della Croce, siamo iniziati a
qualcosa di insensato che è il gemito dell’amore.
Perché l’amore
è gemito.
Quando
due esseri si amano, si parlano, e ciascuno dice “ti
amo” senza
stancarsi. Non solo non si stancano di dirlo, ma non si stancano di
chiedere: “E
tu mi ami?” Non
si stancano di chiederlo e di sentirselo chiedere, altrimenti quello
che dice “ti
amo” si
lamenterà: “Tu
non mi chiedi se ti amo, allora non mi ami!”
L’amore
non si accontenta di donare, l’amore
chiede, perché l’amore
è trinitario!
Qui
c’è
la voragine, voragine di splendore e più ancora. Perché in questa
voragine, Dio stesso si mette a supplicare la creatura: “Perché
mi hai fatto questo, Israele? Mi ami? Pietro, mi ami?”
– ed
è un gemito. Il mistero della Croce è il mistero della supplica
fiduciosa che Dio rivolge alla creatura: supplica crocifissa, perché
la creatura non risponde, o non risponde abbastanza, o per niente...
Come
fa Dio a essere felice in questa supplica, senza rimanere
indifferente alla ferita che Gli infligge la creatura non
rispondendo, non lo so... ma Gli chiedo con insistenza di dirmelo,
perché mi sento invitato a domandarlo in questa supplica infinita:
“Mio
Dio a che gioco stai giocando?”
La
Sapienza gioca con i figli dell’uomo,
ma “a
che gioco tu stai giocando?”
E
la risposta ultima è quella dello Spirito Santo: “È
bene chiedere tutto questo! Sì, sono le vere domande... ma non le
fai ancora abbastanza! Per farle bene bisogna cadere nella voragine
della mia domanda, del Mio modo di fare le domande. Tu vuoi fare
delle domande per avere una risposta! Sei un folle, è il contrario:
è una domanda eterna che farà, che sarà, la tua beatitudine. E
questa domanda è appunto, la voragine della supplica fiduciosa.”
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