In
occasione del suo viaggio in Angola, papa Benedetto XVI ha rilevato
un'obiezione spesso fatta ai missionari del Vangelo: «Perché non
lasciamo gli altri in pace? Essi hanno la loro verità ; e noi, la
nostra. Cerchiamo di convivere pacificamente, lasciando ognuno com'è,
perché realizzi nel modo migliore la propria identità ». Il Papa
ha risposto: «Se noi siamo convinti e abbiamo fatto l'esperienza
che, senza Cristo, la vita è incompleta, le manca una realtà –
anzi la realtà fondamentale –, dobbiamo essere convinti anche del
fatto che non facciamo ingiustizia a nessuno se gli presentiamo
Cristo e gli diamo la possibilità di trovare, in questo modo, anche
la sua vera autenticità, la gioia di avere trovato la vita. Anzi,
dobbiamo farlo, è un obbligo nostro offrire a tutti questa
possibilità di raggiungere la vita eterna» (Omelia nella chiesa di
São Paulo di Luanda, 21 marzo 2009). Tra i predicatori che hanno
preso sul serio questo dovere di annunciare la salvezza a tutti è
San Leonardo da Porto Maurizio.
Il
20 dicembre 1676, a Porto Maurizio, sulla costa ligure, nel nord
Italia, viene al mondo un bambino posto con il battesimo sotto il
patrocinio dei Santi Paolo e Girolamo. Dirà in seguito di aver
ricevuto la grazia di avere dei genitori molto bravi. La sua
giovinezza è esemplare; trascina facilmente i compagni a pregare e a
fare opere buone. Uno dei suoi autori spirituali preferiti è
San Francesco di Sales di cui ha sempre con sé il libro
Introduzione alla vita devota. Trova sostegno morale e spirituale
negli incontri di giovani organizzati dai gesuiti e degli oratoriani;
vi attinge un crescente fervore per la pratica delle virtù,
accompagnato dal desiderio delle penitenze. Nei giorni di festa,
percorre le strade e le piazze di Roma, e, sfidando lo sprezzo e gli
insulti, esorta tutti coloro che vogliono ascoltarlo a recarsi a
sentire i sermoni nelle chiese.
Parole
che vanno diritto al cuore
Paolo
Girolamo si sente chiamato allo stato religioso. Il suo
confessore lo stimola a intensificare la sua vita di preghiera e di
penitenza per ottenere la grazia di conoscere la volontà di Dio. Un
giorno, al vedere due religiosi vestiti poveramente e
dall'atteggiamento modesto, Frati Minori Riformati del «Ritiro di
San Bonaventura», sente nascere in sé il desiderio di abbracciare
il loro genere di vita. Entrando nella chiesa del convento nel
momento in cui i Fratelli iniziano la recita della Compieta, sente
queste parole: « Convertici, Dio, nostra Salvezza ! » Queste parole
gli vanno diritto al cuore e decide di chiedere la sua ammissione.
Accolto nel noviziato, riceve, il 2 ottobre 1697, l'abito e il nome
di Fra Leonardo. Un anno dopo, pronuncia i suoi voti. Il giovane
religioso è l'edificazione di tutti, in particolare per la sua
fedeltà alle osservanze, anche a quelle che sembrano più
insignificanti. Egli ama dire: «Se, mentre siamo giovani, teniamo in
poco conto le piccole cose e vi manchiamo volontariamente, quando
saremo avanti negli anni e avremo più libertà, ci permetteremo di
mancare ai punti più importanti».
Zelante
per gli studi sacri, insiste sulla necessità di acquisire nuove
conoscenze per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Dopo la
sua ordinazione sacerdotale, viene nominato professore di filosofia.
Si ammala però gravemente. I suoi superiori lo mandano a Porto
Maurizio, suo paese natale, ma questo cambiamento d'aria si rivela
inefficace. Il giovane Padre supplica allora la Vergine Maria di
ottenergli dal suo divin Figlio una salute robusta che dedicherà a
guadagnare anime per il Cielo. La sua preghiera viene esaudita;
l'infermità di cui soffre scompare completamente.
Nel
1708, padre Leonardo predica, non lontano da Porto Maurizio, la sua
prima «missione popolare». Questo nome viene dato a una serie di
sermoni predicati nel corso di diversi giorni o settimane, presso una
parrocchia, da un sacerdote di passaggio. Queste missioni, allora in
voga, portavano frutti abbondanti. Tradizionalmente, il predicatore
prendeva per tema la necessità di convertirsi al Signore al fine di
condurre una vita veramente cristiana per la salvezza della propria
anima.
Nel
nostro tempo, parlare della salvezza dell'anima non è più di moda.
Il contesto culturale e le ideologie diffuse rinchiudono sempre più
l'uomo all'interno delle realtà terrene: molti vivono solo per
questo mondo e non pensano a ciò che segue la morte. Per altri, vi è
certo «un'eternità» dopo la morte, ma la salvezza non costituisce
un problema: si immagina che tutti senza distinzione vadano in
Paradiso. Il risultato, in entrambi i casi, è la noncuranza per la
salvezza delle anime.
La
vera felicità
Ora,
«Dio ci ha creati per conoscerlo, servirlo e amar- lo, e così
giungere in Paradiso... La beatitudine promessa ci pone di fronte
alle scelte morali decisive. Essa ci invita a purificare il nostro
cuore dai suoi istinti cattivi e a cercare l'amore di Dio al di sopra
di tutto. Ci insegna che la vera felicità non si trova... in alcuna
creatura, ma in Dio solo, sorgente di ogni bene e di ogni amore... Il
Decalogo, il Discorso della Montagna e la catechesi apostolica ci
descrivono le vie che conducono al Regno dei Cieli» (Catechismo
della Chiesa Cattolica, CCC, 1721-1724). Il Signore Gesù è venuto a
rivelare agli uomini l'amore infinito del Padre che vuole che tutti
siano salvati e partecipino alla sua vita divina in Cielo, ma Egli
insiste anche sul fatto che gli uomini saranno giudicati secondo le
loro opere e che coloro che non muoiono nell'amicizia divina non
possiederanno la vita eterna. «Gesù parla ripetutamente della
geenna, del fuoco inestinguibile, (cf. Mt 5,22.29;
13,42.50; Mt 9,43-48) che è riservato a chi sino alla fine della
vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia
l'anima che il corpo (cf. Mt 10,28). Gesù annunzia con parole severe
che egli manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno (...) tutti
gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente (Mt
13,41-42), e che pronunzierà la condanna: Via, lontano da me,
maledetti, nel fuoco eterno! (Mt 25,41). La Chiesa nel suo
insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le
anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale dopo la morte
discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene
dell'inferno, «il fuoco eterno». La pena principale dell'inferno
consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo
può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle
quali aspira» (CCC, 1034-1035).
La
considerazione dei Novissimi, cioè delle realtà ultime, è al cuore
dell'insegnamento di padre Leonardo. «Considera, scrive, quanto sia
importante per te giungere alla tua meta ultima. Ne va di tutto per
te; perché, se vi arrivi, sei salvato, sei eternamente felice, colmo
di tutti i beni per l'anima e per il corpo. Se invece la manchi, sei
perduto, corpo e anima, perdi Dio e il paradiso, sei eternamente
infelice, dannato per sempre. Ecco allora, tra tutte le occupazioni,
l'unica utile, importante, necessaria: servire Dio e salvarsi. Se tu
perdessi ora una parte dei tuoi beni, te ne resterebbero degli altri;
se perdessi una causa, potresti ricorrere in appello; se ti accadesse
di commettere qualche errore temporale, può essere riparato. E
qualora tu venissi anche a perdere tutto, che importa? Comunque, che
ti piaccia o no, verrà un giorno in cui bisognerà lasciare tutto.
Ma se manchi la tua meta ultima, perdi tutti i beni e attiri su di te
mali irreparabili per tutta un'eternità. Che giova all'uomo, dice il
Salvatore, se guadagna tutto il mondo e poi perde la propria anima?
(Mt 16,26). Salvarci! ecco la nostra grande, la nostra unica
occupazione. Quando non si tratta che delle faccende di questo mondo,
se non ci pensi, un altro può pensarci per te; ma quando si tratta
di quella grande della tua salvezza eterna, se non ci pensi, chi può
pensarci per te? Se non te ne prendi cura, chi può assumere questo
incarico per te? Se non ti aiuti da te stesso a salvarti, chi ti
salverà ? Quel Dio che ti ha creato senza di te non vuole salvarti
senza di te. Se vuoi salvarti , bisogna che tu ci pensi»
(Meditazione sul fine dell'uomo).
L'ostacolo
da rimuovere
Prima
di iniziare un'opera, è necessario rimuovere gli ostacoli che
si oppongono alla sua realizzazione. L'ostacolo alla salvezza eterna
è il peccato mortale, vale a dire una violazione pienamente
cosciente della legge di Dio su una questione grave. «Il peccato
mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo
stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la
privazione della grazia santificante, cioè dello stato di grazia. Se
non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca
l'esclusione dal Regno di Cristo e la morte eterna dell'inferno;
infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive,
irreversibili» (CCC, 1861).
A
questo proposito, ecco in quali termini padre Leonardo era solito
rivolgersi ai suoi ascoltatori: «Ah! come aveva ben ragione
sant'Agostino a prendersela con la strana cecità che considera il
male come un bene, e il bene come un male, secondo le parole di Isaia
(5,20): Guai a coloro che chiamano «bene» il male e «male» il
bene! Egli non sa come chiamare, se sia frenesia, passione o demenza,
questo disordine, così comune tra gli uomini, per cui, pur essendo
il peccato il male più abominevole che vi sia al mondo, non vi è al
mondo un male che sia detestato meno del peccato... Ecco qual è
l'origine di tante cadute, e perché tante anime fanno passi falsi, e
si precipitano in un abisso di iniquità: il motivo è che non si
pensa, no, non si riflette al male che si fa commettendo un peccato
mortale» (Sermone sulla malizia del peccato mortale).
Alcuni
pensano che il peccato mortale sia commesso solo in casi eccezionali
di odio o di disprezzo esplicito di Dio. Ma Giovanni Paolo II ha
ricordato nell'Enciclica Veritatis splendor (6 agosto 1993): «La
grazia della giustificazione, una volta ricevuta, può essere perduta
non solo per l'infedeltà, che fa perdere la stessa fede, ma anche
per qualsiasi altro peccato mortale... È peccato mortale quello che
ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con
piena consapevolezza e deliberato consenso... Si ha, infatti, peccato
mortale anche quando l'uomo, sapendo e volendo, per qualsiasi ragione
sceglie qualcosa di gravemente disordinato», il che avviene «in
tutte le disubbidienze ai comandamenti di Dio in materia grave» (nn.
68 e 70). Il Catechismo spiega: «La materia grave è precisata dai
dieci comandamenti, secondo la risposta di Gesù al giovane ricco:
Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa
testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre (Mc 10,19)»
(CCC, 1858). Tra i peccati gravi frequenti, bisogna menzionare i
peccati contro il sesto e il nono comandamento: «Sono peccati
gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura del
proprio oggetto: l'adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la
pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali.
Questi peccati sono espressione del vizio della lussuria» (Compendio
del CCC, 492), che, senza essere il più grave, tuttavia porta alla
cecità della mente sulle realtà eterne.
Non
ci si deve quindi stupire delle seguenti parole di padre Leonardo:
«Peccatore, a che cosa pensi? Saresti più duro della pietra? Hai
mai riflettuto alla grazia tutta speciale che Dio ti fa dandoti il
tempo di fare penitenza? Insensato che sei!... Che cosa fai per
metterti al sicuro? Sarebbe troppo praticare qualche piccola
mortificazione?... Sarebbe troppo preparare una buona confessione
generale, per porre fine a questa vita piena di disordini che
conosci?» (Invito alla penitenza).
Il
rimedio
Ma
padre Leonardo non si accontenta di fustigare il male; fornisce
anche il rimedio: lasciarsi conquistare dal Signore che offre a tutti
la sua misericordia: «Considerate che se la giustizia di Dio è
infinita nei confronti dei peccatori ostinati, la sua misericordia
non è meno infinita nei confronti dei peccatori penitenti. Dio odia
infinitamente il peccato; ma ama infinitamente le sue creature: non
appena l'anima si pente del suo peccato, ritrova l'amore del suo Dio;
se tutti i peccatori volessero ricorrere a Dio con un cuore contrito
e umiliato, tutti sarebbero salvati. Questa bontà infinita desidera
che tutti gli uomini arrivino in Paradiso... Una madre sarebbe meno
sollecita nel soccorrere il suo bambino caduto nel fuoco di quanto
Dio sia sollecito nell'abbracciare il peccatore pentito. Più i
vostri peccati sono grandi, più è grande anche il trionfo della
bontà, della carità, della clemenza di questo Dio infinitamente
ricco di misericordia» (Meditazione sulla misericordia di Dio).
«
Gesù invita i peccatori... alla conversione, senza la quale non si
può entrare nel Regno, ma nelle parole e nelle azioni mostra loro
l'infinita misericordia del Padre suo per loro (cf. Lc 15,11-32) e
l'immensa gioia [che] ci sarà in cielo per un peccatore convertito
(Lc 15,7). La prova suprema di tale amore sarà il sacrificio della
propria vita in remissione dei peccati (Mt 26,28)» (CCC 545).
Diventato
maestro nell'arte di guidare le anime, padre Leonardo ha spesso fatto
l'esperienza dell'utilità di certe devozioni per aiutarle a
convertirsi e a mantenersi nello stato di grazia ritrovato. Vi è
prima di tutto la pratica delle tre Ave Maria. Questa pratica deve la
sua origine alla benedettina tedesca santa Matilde, che un giorno
chiese alla Madonna di ispirarle una preghiera che le piacesse. Le
apparve la Vergine che portava sul petto a lettere d'oro l'Ave Maria.
«Mai, le disse, si arriverà più in alto di questo saluto, e non mi
si può salutare con più dolcezza che facendolo rispettosamente con
queste parole». Un altro giorno, la stessa santa chiedeva alla sua
celeste Regina come ottenere sicuramente la grazia della perseveranza
finale e della buona morte. Di nuovo, la santa Madre di Dio le si
mostrò e le disse: «Se vuoi ottenere questa grande grazia, recita
ogni giorno tre Ave Maria, in onore dei miei privilegi, e te la
concederò ». San Leonardo si fa propagatore di questa devozione
consigliando di recitare queste tre Ave Maria in onore dei privilegi
di Maria: «Tutte le mattine al suo risveglio, e alla sera prima di
coricarsi, l'anima devota a Maria chiederà la benedizione della sua
santa Madre; non mancherà di recitare tre Ave Maria, in onore della
sua purezza senza macchia, di offrirle i suoi sensi e tutte le
potenze della sua anima, affinché li custodisca come cose a lei
appartenenti e consacrate in suo onore, e le chiederà la grazia di
non cadere, in quel giorno (o in quella notte), nel peccato».
La
tromba dell'ultimo giorno
Il
santo diffonde anche la breve invocazione: « Gesù mio,
misericordia!» Egli riferisce queste parole di un missionario:
«Quando ritorno in un luogo in cui ho già predicato la missione, mi
accade spesso di veder venire a me dei penitenti che iniziano la loro
confessione con queste parole: «Padre mio, sono quel dissoluto che,
diversi anni fa, è venuto a sgravarsi ai vostri piedi di un sacco di
iniquità; non so se mi riconoscete, ma grazie a Dio, a partire da
quella missione, non ho più commesso alcun peccato disonesto, né
alcuna colpa mortale. – Come avete fatto? gli chiedeva il
missionario. – Ah! Padre mio, ho messo in pratica la grande
risoluzione che ci avete così fortemente inculcata di raccomandarci
sovente a Dio con questa pia invocazione: 'Gesù mio, misericordia!'
L'ho fatta tutti i giorni, mattino e sera, e, soprattutto nelle
tentazioni, imploravo spesso l'aiuto di Dio dicendo: 'Gesù mio,
misericordia!' Devo dirvi di più, Padre mio? Sentivo rinascere nella
mia anima nuove forze e, in questo modo, non mi è più accaduto di
soccombere»». E padre Leonardo proseguiva: «Fratelli miei
carissimi, chi mi darà una voce di tuono, o piuttosto una di quelle
trombe che risuoneranno nel giorno del giudizio finale, e,
trasportato da un santo zelo, m'innalzerò sulla cima delle più alte
montagne, e di là griderò con tutte le mie forze: Popoli smarriti!
Svegliatevi una buona volta, e se volete assicurarvi la vostra
eternità, raccomandatevi a Dio, ricorrete spesso a Lui, con queste o
altre simili parole: «Gesù mio, misericordia!» E vi do la mia
parola, poiché Gesù Cristo vi ha dato la sua prima di me nel suo
santo Vangelo: «Chiedete e vi sarà dato (Mt 7,7), chiedete il mio
aiuto e l'avrete, e con il mio aiuto non peccherete più». Ve ne do
la mia parola, ripeto, se vi raccomandate spesso a Dio dicendo dal
profondo del cuore: «Gesù mio, misericordia!» non peccherete
più, e vi salverete».
L'esercizio
della Via Crucis – che consiste nel seguire Gesù nelle tappe
principali della sua Passione – esiste già a quell'epoca, ma è
poco in uso al di fuori dell'Ordine francescano. Grazie a padre
Leonardo, questa pratica si estenderà a tutta la Chiesa. Egli ne
parla con affetto, e non teme di chiamarla «la madre di tutte le
devozioni, in quanto la più antica, la più santa, la più pia, la
più divina, la più eccellente, e meritevole, per questo, di avere,
giustamente, la precedenza su tutte le altre». Da solo padre
Leonardo istituirà 572 Via Crucis. La sua devozione alla Passione
poggia su una lunga tradizione. San Bonaventura, per esempio,
dichiara che, tra tutti gli esercizi di pietà, non ve ne sono che
contribuiscano in modo più efficace alla santificazione.
Il
Cielo benedice le opere del Padre e le missioni si moltiplicano.
Quasi tutta l'Italia e la Corsica beneficiano delle sue predicazioni.
Nel 1715, padre Leonardo viene nominato custode del convento di
San Françesco al Monte, a Firenze, dove introduce la massima
regolarità. Ma la solitudine di un convento ordinario non gli basta;
cerca, come san Francesco ha fatto prima di lui, un luogo appartato
dove poter, di tanto in tanto, vivere da solo con Dio. Fonda un eremo
situato su una montagna, chiamato Santa Maria dell'Incontro, dove
possono ritirarsi i religiosi che vogliono raccogliervisi. Vi si
osservano le regole della più rigorosa povertà e ci si dedica ai
lavori manuali. Ben presto, religiosi di diversi istituti e anche
uomini laici chiedono di esservi accolti per partecipare agli
esercizi spirituali. Padre Leonardo stesso lo ama tanto che solo il
suo ardente zelo di apostolo può strapparlo da quel luogo.
Il
sole del cristianesimo
Partito
dopo il Giubileo del 1750 per un nuovo giro di missioni, il
Padre viene ben presto richiamato a Roma dal Papa. In uno spirito di
obbedienza al Vicario di Cristo, si mette in cammino. Questo viaggio,
in prossimità dell'inverno, gli è molto faticoso. Lasciando
Tolentino si sente male, ma deve valicare le montagne. Arrivato a
Foligno, desidera celebrare la Messa; a un Fratello che lo prega di
rinunciarvi a causa della sua grande stanchezza, risponde: «Fratello
mio, una Messa vale più di tutti i tesori del mondo». Aveva scritto
in un opuscolo: «La Santa Messa non è niente di meno che il sole
del cristianesimo, l'anima della fede, il cuore della religione di
Gesù Cristo; tutti i riti, tutte le cerimonie, tutti i sacramenti vi
si ricollegano. Essa è, in una parola, la quintessenza di tutto ciò
che vi è di bello e di buono nella Chiesa di Dio... Per me, non ne
ho nessun dubbio, senza la Santa Messa il mondo sarebbe a quest'ora
in fondo all'abisso, trascinato dal peso spaventoso di tante
iniquità. La Messa, ecco la leva vittoriosa che lo sostiene. Vedete
quindi, dopo questo, a che punto il divino Sacrificio ci è
indispensabile» (La Santa Messa, Tesoro Sconosciuto).
È
recitando il Te Deum che padre Leonardo arriva al convento di San
Bonaventura nel novembre 1751. Viene fatto scendere con difficoltà
dalla carrozza: è così debole che non si sente più il suo polso.
Appena arrivato all'infermeria, si confessa e riceve gli ultimi
sacramenti, dopo aver pronunciato con un'energia sorprendente gli
atti di fede, di speranza e di carità. Gli viene offerta una bevanda
che accetta, poi dice: «Non ho abbastanza parole per ringraziare Dio
per la grazia che mi concede di morire in mezzo ai miei confratelli».
Poco dopo aver ricevuto l'Estrema Unzione, si addormenta
tranquillamente nel Signore. Era il venerdì 26 novembre 1751.
Canonizzato dal beato Pio IX, è stata dichiarato da Pio XI «celeste
patrono dei sacerdoti che si dedicano alle missioni popolari».
San
Leonardo, ottienici la grazia di un grande zelo per la salvezza delle
anime!
Dom
Antoine Marie osb
"Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia
(Website : www.clairval.com)"
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