“... COMME L’APE DI FIORE IN FIORE...”
«Tu parti per il Cielo, ma la
tua grazia, le tue virtù restano sulla terra: è profumo che si
estende su tutta l'umanità.
Tu parti per la Patria e resti
con Me nell'Eucaristia :
sarai la colombina eucaristica
che non abbandona il suo nido.
È come colombina e pastorella
delle anime che ti voglio dipingere sulle porticine e sulle
cortine dei Miei Tabernacoli. Così io voglio, figlia Mia, regina
del mondo, regina dei cuori.
Voglio,
figlia Mia, ho fretta, molta fretta che la tua vita sia
conosciuta : il mondo necessita
di questo. È grazie a te, è attraverso te che lo mostro il Mio
Amore, la Mia Misericordia, le ansie che ho di vedere salve le
anime ». (Sp.185)
Gesù ad Alexandrina il 2
marzo 1945
|
PRESENTAZIONE
Il 12 gennaio
1996, la Chiesa ha proclamato venerabile Alexandrina Maria da Costa,
membro dell'Associazione dei Cooperatori di S. Giovanni Bosco. Nata a
Balasar (Portogallo) il 30 marzo 1904, morì il 13 ottobre 1955.
Ad un anno di
distanza, per ricordare questo, felice giorno nella storia della
Chiesa e della Famiglia Salesiana, abbiamo pensato di pubblicare una
parte degli scritti relativi alla Missione dei Tabernacoli che Gesù
aveva affidato ad Alexandrina con queste parole:
« La
Missione che ti ho affidata sono i Miei Tabernacoli ed i peccatori.
Sono stato lo ad elevarti a così alto grado. E’ stato il Mio
amore ! ». (20 dicembre 1934) (L p. 51)
Questa
iniziativa vuole essere anche il “nostro grazie » alla
Santissima Trinità che ci ha donato Alexandrina per la felicità
delle nostre anime.
Figlia povera
di una terra povera, ma ricca di fede, Alexandrina sotto l'influsso
della Grazia e delle lezioni del Divino Maestro, diventerà un' anima
altamente eucaristica, vittima di espiazione in riparazione sia delle
profanazioni e degli oltraggi contro l'Eucaristia, sia in riparazione
di tutti i peccati, per la salvezza delle anime ».
La risposta
generosa e senza riserve di Alexandrina alle richieste del Salvatore
di essere « amato, consolato e riparato nel Santissimo
Sacramento dell'Amore », non può che aiutarci ad abbandonare
le nostre freddezze, le nostre indifferenze e negligenze verso questo
dono immenso della Santissima Trinità. Quanto Gesù va richiedendo
ad Alexandrina e via via manifestando nella Missione dei Tabernacoli,
si rivela drammaticamente attuale ancora ai nostri giorni. Basti qui
ricordare le Chiese vuote se non addirittura chiuse, con l'abbandono
e la solitudine che ne conseguono per Gesù continuamente presente ed
orante per noi in tutti i Tabernacoli del mondo, l'indifferenza e
l'irriverenza diffusa per la Presenza reale del Corpo, Sangue, Anima
e Divinità di Gesù nell'Ostia consacrata, gli oltraggi ed i
sacrilegi che ancora vengono commessi contro di Essa.
Nell'indifferenza
per il Tabernacolo e nell'indifferenza per il Crocefisso Gesù,
possiamo oggi ravvedere l'offesa
più diffusa verso nostro Signore, ovvero la mancanza d'amore che
maggiormente colpisce sia i cristiani che tali si professano, sia i
cristiani che lo sono in virtù del Battesimo ricevuto, ma che non si
riconoscono tali per una scelta personale di allontanamento dalla
Chiesa. Le conseguenze che ne derivano riguardano l'indebolimento
della fede stessa che si protende verso un Dio lontano nei Cieli e
non vicino a noi, presente nel Tabernacolo della Chiesa accanto a
casa nostra; viene resa così vana ed inutilizzata la Sua Presenza
viva tra di noi. L'altra conseguenza si riflette sull'indebolimento
della coscienza stessa del peccato ovvero delle offese arrecate a Dio
e al prossimo, col rischio di rendere vana la morte di Cristo sulla
Croce, ed il Suo perenne Sacrificio reso attuale nella Eucaristia; ne
conseguono scelte di vita e di valori che non si radicano
nell'Umanità di Cristo, ma che sono espressione dei valori
predominanti del tempo.
L'invito di
San Paolo nella lettera ai Romani, risuona ancora ai nostri
giorni, con tutta la forza della sua validità :
« Non
conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi
rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio,
ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto.
Ma ancora una
volta, Gesù risorto, ci viene incontro attraverso le anime che,
come Alexandrina, Egli sceglie per Sue portavoce e che per noi
associa alla Sua missione di Redenzione. L'amore per Gesù Eucaristia
e per Alexandrina, ci spinge a non far cadere nel silenzio gli
insegnamenti e gli inviti che ancora oggi Gesù rivolge a noi,
attraverso la Sua portavoce, Alexandrina da Costa.
La Missione
dei Tabernacoli, l'opera d'amore e di riparazione a Gesù
Sacramentato, continuerà attraverso quanti la accoglieranno e la
faranno propria nel silenzio del proprio cuore. Anche noi, come
Alexandrina, saremo così accompagnati da Gesù, alla scuola dei
Tabernacoli e là introdotti nel Cuore sempre pulsante d'amore del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Dal Tabernacolo Gesù
continua ad essere il Divino Maestro per la sua Chiesa e per quanti
desiderano ed amano essere ancora suoi discepoli ».
Ciò
corrisponde anche al desiderio di Gesù espresso ad Alexandrina il
24.3.1938 :
« Di'
che Mi trovino anime che Mi amino nel Mio Sacramento d'Amore le quali
ti suppliscano nella adorazione ai Miei Tabernacoli, alla tua
partenza per il Cielo ». (AIex. p. 89)
Ci aiuti
Alexandrina e ci guidi Maria Santissima affinché la lettura e la
diffusione di queste pagine, facciano fiorire intorno ai Tabernacoli
di tutto il mondo, tanti eucaristici fiori che consolino il Cuore di
Gesù con il loro profumo di amore e di adorazione.
Milano,
12 gennaio 1997COOPERATORI
SALESIANI DI LOMBARDIA
Centro di Bonvesin de la Riva Milano
Centro di Bonvesin de la Riva Milano
Il Tribunale
ecclesiastico della diocesi di Braga iniziò il processo sulle virtù
e fama di Santità della Serva di Dio Alexandrina Maria da Costa il
14 gennaio 1967.
Interrogati
48 testimoni ed approvati gli scritti, fu chiuso felicemente il 10
aprile 1973.
Nel maggio
seguente tutta la documentazione passò alle Congregazioni romane.
Nel dicembre
1975 i teologi specializzati in dogma, morale e mistica diedero il
loro voto positivo sugli scritti della Serva di Dio.
Il 31 gennaio
1983 il Promotore generale della Fede, mons. A. Petti, firmò il
Decreto di Introduzione della Causa.
Il 12 gennaio
1996 la Chiesa ha proclamato Alexandrina Maria da Costa Venerabile.
PREMESSA
Penso che per
ciascuno di noi esista un mistico pozzo di Sicar, dove Gesù lo
attende.
L'esperienza
e la storia di questo incontro, è quanto di più personale ed
irripetibile possa accadere all'essere umano: personale ed unico come
ciascuno di noi è per il Padre che, solo, conosce i segreti dei
nostri cuori ed invia il Figlio Gesù ad attenderci là dove
passeremo ad attingere l'acqua della vita quotidiana.
Egli attende
nell'amore, e all'incontro, rivela la Sua sete, il desiderio
intenso che ha di vivere con me, con te...
« Dammi
da bere », ripete al nostro cuore.
E l'unica
acqua che ora lo può dissetare è il nostro amore così come è,
povero, fragile, infedele.
Sì, con
nostra sorpresa, come lo fu per la Samaritana, Gesù vuole il nostro
amore. Vuole il nostro cuore umano per potervi versare Lui l'acqua
del Suo Amore, l'acqua del Perdono : la Grazia, unica sorgente
d'acqua viva che ci disseterà per sempre restituendoci la « gioia
piena della Sua Presenza ».
Sì, come
davanti alla Samaritana, Gesù legge nei nostri cuori : sa che
per amare come Lui e il Padre ci amano, non bastano i nostri cuori
umani, ci vuole un cuore nuovo, il Suo Cuore: l'Eucaristia.
Ritorneremo
così sulle strade della vita, ma ora le ripercorriamo con Lui, e
nella nostra vita di comunione, nuovi percorsi e nuove finalità mai
intraviste, si dischiudono ai nostri occhi.
Alexandrina
da Costa è stata il mio mistico pozzo dove Gesù mi ha attesa e dove
è avvenuto e si è sviluppato il mio cammino di conversione. La Sua
pazienza nell' attendermi è stata veramente infinita, e desidero per
questo ringraziarLo, offrendogli, attraverso le Mani Sante di Maria,
le pagine di questo lavoro scritte per la Sua gloria.
Aveva detto
Gesù ad Alexandrina :
« Voglio
che tu, Figlia Mia, appaia come una fontana d'amore, con uno
stormo di colombine che bevono in essa :
significano
le anime che tu infiammi nell'amore Divino e quelle che tu purifichi
e salvi ». (S p. 334)
Ad
Alexandrina, fontana viva d'amore anche per me, tutto il mio grazie
riconoscente.
Desidero
inoltre ringraziare in modo particolare i coniugi Proff. Eugenia e
Chiaffredo Signorile, che con il loro libro « Figlia del
dolore, madre di amore », hanno contribuito a preparare il mio
incontro ; ed inoltre li ringrazio per aver messo a mia
disposizione ulteriore materiale per la preparazione di questo
lavoro.
Un grazie
affettuoso a don Ettore Bonaldi, Salesiano del Centro di Bonvesin de
la Riva, per aver letto queste pagine fornendomi preziosi
suggerimenti.
Ed infine, ma
non ultimo per importanza ed affetto, un grazie a tutti i fratelli
che in Gesù Eucaristia hanno contribuito alla nascita di questa
iniziativa, con la loro preghiera silenziosa e nascosta.
Milano,
24 maggio 1997 Festa di Maria AusiliatriceMARIA
RITA SCRIMIERI PEDRIALICooperatrice
Salesiana
VITA DI ALEXANDRINA
“Ti ho scelta per la felicità di molte anime”
Gesù
ad Alexandrina il 4 ottobre 1934
Alexandrina
nacque a Balasar, un piccolo paese agricolo situato a Nord del
Portogallo, il 30 marzo 1904, mercoledì della Settimana Santa.
Trascorse
la sua infanzia a Balasar con la mamma Maria Anna e la sorella
Deolinda, maggiore di lei di 3 anni, nella frazione dal nome
profetico Calvario. Il padre, emigrato in Brasile, alla ricerca di
lavoro, al suo ritorno abbandonò la famiglia per sposare un'altra
donna, venendo così meno alle promesse di matrimonio fatte in
precedenza alla madre di Alexandrina. Da quel momento Maria Anna si
occupò da sola della famiglia, continuando a lavorare in campagna;
durante tutta la sua vita si prodigò per le persone ammalate e
povere del paese e benché vivesse in condizioni economiche
ristrette, aiutò generosamente chiunque avesse bisogno.
Fin da
bambina, Alexandrina amava aiutare la mamma nei campi, perché questo
lavoro le permetteva di restare per ore ed ore a contatto con la
natura: si alzava all'aurora ed il sorgere del sole, il cinguettìo
degli uccelli ed il mormorìo del fiume, la lasciavano con il fiato
sospeso nella contemplazione della potenza di Dio.
« Quanto
più crescevo, scrive nella sua autobiografia, tanto più aumentava
in me, il desiderio della preghiera ». (A p.4)
Il
raccoglimento nelle profondità del cuore, non tolsero ad Alexandrina
la vivacità e la spensieratezza giocosa che la contraddistinguevano
anche tra le sue compagne. Le piaceva giocare, inventare scherzi come
quello di annodare tra di loro le frange degli scialli delle donne
durante la funzione in Chiesa, le piaceva farsi trainare dai carretti
ed arrampicarsi sugli alberi, dai quali più di una volta cadde.
Frequentò la scuola fino alla seconda elementare, a Povoa do Varzim,
paese distante 7 Km da Balasar, ospite con la sorella presso una
famiglia. Quando Deolinda tornò a casa, a conclusione del ciclo
delle elementari, anche Alexandrina volle seguirla perché la
lontananza da casa le procurava una grande sofferenza emotiva.
Continuò a lavorare nei campi fino all'età di 14 anni, quando
iniziò ad accusare dolori alla schiena e all'addome. Nello stesso
periodo, si verificò un fatto traumatico: Alexandrina si gettò
dalla finestra di casa, da un'altezza di 4 metri circa, per sfuggire
a tre uomini male intenzionati che si erano introdotti in casa con
forza. Da allora la sua salute andò peggiorando: fece sempre più
fatica a camminare ed i dolori nel corpo divennero molto forti.
A 18 anni, il
dottor Giovanni de Almeida di Oporto, formulò l'ipotesi che si
trattasse di una mielite alla spina dorsale, e per la prima volta
Alexandrina fu messa al corrente del rischio che questa malattia
comportava, quello cioè di non poter più camminare. La previsione
del medico non fu azzardata, ed infatti tre anni dopo, nell'aprile
del 1925, Alexandrina non si alzò più dal letto, rimanendo per
sempre paralizzata: aveva 21 anni. Ma non si arrese.
Aveva voglia
di vivere, di ritornare nei campi per poter sentire nelle bellezze
della natura, il Cuore pulsante del Dio Creatore. Aveva voglia di
perdersi ancora con lo sguardo nell'immensità del cielo stellato,
aveva sognato di sposarsi per poter allevare tanti bambini nell'amore
di Dio, voleva continuare a cantare con le amiche e la sorella, nel
coro parrocchiale. Non si arrese e sperando nel miracolo, pregò
intensamente e fece diversi voti a Dio.
« Se un
giorno mi sentirete cantare per le strade – diceva alle amiche –
sappiate che sono io a ringraziare il Signore per il dono della
salute ». (A p. 14)
Per il dono
della salute, rinunciò a tutti i suoi sogni, promettendo che sarebbe
andata missionaria in terre lontane. Trascorsero alcuni anni senza
che la guarigione avvenisse; Alexandrina comprese, allora, che la
volontà del Signore era un'altra, ed in questa consapevolezza,
incominciò per lei la trasformazione del cuore: accettò la sua
malattia rinunciando al desiderio di guarigione, desiderò sempre più
immergersi nella preghiera, e nella preghiera intuì l'intimo legame
che la univa a Gesù nel Tabernacolo: entrambi erano prigionieri, lei
nel suo letto di dolore e Gesù nelle sue Prigioni d'amore.
Si consacrò
ai Tabernacoli Eucaristici per riparare l'abbandono in cui è
lasciato nostro Signore. Al mattino iniziava la sua giornata unendosi
a Gesù Eucaristia con questa preghiera :
« Mi
unisco spiritualmente ora e per sempre a tutte le Messe che, giorno e
notte, si celebrano sulla terra. O Gesù, immolami ogni momento con
Te sull'altare del Sacrificio : offrimi all'Eterno Padre secondo
le Tue intenzioni ». (A p. 16)
Consacrò
tutta se stessa alla Madonna, facendo della consacrazione non
soltanto la recita di una preghiera, ma un quotidiano vivere con la
Mamma del Cielo, dalla quale dipendeva totalmente per compiere la
volontà del Signore.
« Madre
di Gesù e Madre mia. Ascoltate la mia preghiera. lo consacro il mio
corpo e tutto il mio cuore a Voi. Purificatemi Madre Santissima,
riempitemi del Vostro Santo amore. Collocatemi proprio Voi presso i
Tabernacoli di Gesù, affinché serva da lampada finché durerà il
mondo. Beneditemi, santificatemi, o mia cara Mamma del Cielo ».
(Alex. pp. 53-54)
In questo
periodo, 1930/31, ogni volta che chiedeva al Signore che cosa
desiderava che lei facesse, si sentiva sempre ripetere « soffrire,
amare, riparare ». È l'intimo invito di Gesù all'immolazione,
al quale seguirà nel 1934 quello di essere crocifissa a Sua
somiglianza, per la salvezza dei peccatori e per ricordare al mondo
la Sua Passione. In questo stesso anno Gesù le affidò i suoi
Tabernacoli, rendendole così esplicita la missione per la quale era
stata creata e scelta. Il 3 ottobre 1938, venerdì, per la prima
volta dalle 12 alle 15, Alexandrina visse la Passione di
nostro Signore.
Da
allora questa esperienza mistica si ripeterà ogni venerdì fino alla
Settimana Santa del 1942. Durante la Passione, Alexandrina riacquista
i movimenti del corpo e attraverso lei diventano visibili le
sofferenze vissute da nostro Signore dal Getsemani al Calvario fino
alla Crocifissione.[1]
(...)
Da allora in
poi, Alexandrina, nelle estasi del venerdì visse la Passione intima
di Gesù, l'agonia dell'anima, senza i movimenti del corpo e
contemporaneamente cessò di nutrirsi e di bere, fino al giorno del
suo passaggio in Cielo avvenuto il 13 ottobre 1955. Gesù la fece
vivere di sola Eucaristia per 13 anni, per dimostrare al mondo il
valore dell'Ostia consacrata che è Vita e Salvezza per l'umanità.
Privata
del primo direttore spirituale nel '42 venne successivamente seguita
dal 1944 al 1948 da don Umberto Pasquale, sacerdote salesiano che la
iscrisse tra leCooperatrici Salesiane e tra le Lampade
Viventi di Milano. Negli ultimi anni visse la vita pubblica
di Gesù, ricevendo migliaia di persone che uscivano da quella
cameretta toccate nel cuore dal sorriso di Alexandrina e dalle parole
che, nelle estasi, Gesù rivolgeva a tutti attraverso di lei. Il
segreto di quel sorriso era racchiuso in due nomi: Maria Santissima e
Gesù Eucaristia. La Madonna, che ogni primo sabato del mese non
mancava di apparirle visibilmente, le aveva donato il Suo sorriso:
dalla bellezza e dalla dolcezza di quel sorriso, Alexandrina trasse
la forza non solo per sostenere le sofferenze del corpo e dell'anima,
ma ancor di più, per nasconderle, come era desiderio di Gesù.
Scriveva nel
suo diario :
« La
Madonna non mi lasciò tutta sola nel mio martirio: mi soavizzò il
dolore con la Sua Santissima presenza. Quanto era bella! Ebbe per me
un tenero e dolce sorriso. Alcuni di questi momenti danno forza
all'anima per sopportare molto dolore ». (Sp. 118)
E Gesù le
aveva fatto comprendere quanto Lui desiderasse, e quanto amasse il
suo sorriso, trasfigurazione del suo dolore.
Le diceva :
« Voglio
che il tuo sorriso abbia lo splendore del sole, i fascini delle
stelle. Io voglio, si lo voglio, che la Mia Vita traspaia da te; lo
voglio che il Mio amore, grazie a te, vada a penetrare nei cuori come
i raggi del sole attraverso la vetrata.
Offrimi il
tuo dolore nascosto nel sorriso e nell'amore. Sorridi al dolore,
perché io possa sorridere quando giudico i peccatori.
Tutto quanto
hai ricevuto dallo Spirito Santo, passerà alle anime attraverso i
tuoi sguardi, attraverso i tuoi sorrisi, attraverso la tenerezza e la
dolcezza del tuo cuore.
lo sto nel
tuo cuore con il Padre e con lo Spirito Santo: parlo con le tue
labbra e sorrido sulle tue labbra ». (S
pp. 108, 150, 216, 10)
L'Eucaristia
fu la fonte dalla quale Alexandrina ricevette la forza necessaria per
sorridere al Redentore nella missione di vittima per la salvezza dei
peccatori.
Fu solo la
forza dell'amore di Dio Padre, riversato nel cuore della sua
creatura, e l'amore della creatura che volle riamare con lo stesso
amore, che fece del Calvario di Balasar un nuovo Tabor e delle
tenebre del Venerdì un'alba di Resurrezione. E il miracolo
dell'Eucaristia che in Alexandrina si compì perfettamente, facendo
del suo cuore un solo cuore con quello del Padre, del Figlio Gesù e
dello Spirito Santo, diventando così Tabernacolo vivente, dove la
Santissima Trinità aveva stabile dimora. Amava con il Cuore di Dio,
l'amore e la vita divina si irradiavano da lei su quanti la
avvicinavano.
Gesù volle
sigillare questa profonda assimilazione a Sé nell'amore, con il
dono delle mistiche stigmate ai piedi, alle mani e al costato
(1954): doveva infiammare il mondo con l'amore di Gesù e di
Maria ora, nel tempo, e poi nell'eternità. Per desiderio di
Alexandrina le stigmate rimasero occulte, non visibili all'occhio
umano, ma sempre dolorose.
Il 6 maggio
del 1955, la Madonna le preannunciò :
« Tra
poco vengo a prenderti », ed il 13 ottobre dello stesso anno
Alexandrina raggiunse il Cielo.
« Sono
felice perché oggi vado in Cielo! » andava ripetendo fin dal
mattino ed alle 8 di sera baciò per l'ultima volta il suo
Crocifisso.
« Desidero
essere sepolta, se sarà possibile, con il viso rivolto verso il
Tabernacolo della nostra Chiesa. Come in vita desiderai sempre unirmi
a Gesù Sacramentato e guardare quanto più spesso mi fosse possibile
il mio Tabernacolo, voglio, dopo la mia morte, continuare a vegliarlo
mantenendomi rivolta verso di Esso. So che con gli occhi del mio
corpo non vedrò più Gesù, ma voglio essere collocata in quella
posizione per dimostrargli l'amore che nutro per la Divina
Eucaristia ». (A p. 49)
La
compiacenza e l'amore del Signore verso questa umile e generosa
figlia del Portogallo, andarono ben oltre il suo semplice desiderio:
dal 1978, infatti, il corpo di Alexandrina riposa nella Chiesa
Parrocchiale di Balasar, accanto al Tabernacolo.
Il capolavoro
della Grazia in quest'anima, ci è stato tramandato dalle migliaia di
pagine che costituiscono il suo diario, scritto in obbedienza ai
direttori spirituali: « Documenti di autentico valore
letterario, ascetico e persino teologico di tale interiorità che non
è facile eguagliare » scriverà il suo primo direttore
spirituale P. Mariano Pinho.
L'ESPERIENZA
MISTICA IN ALEXANDRINA
COME VIENE DESCRITTA DA P. DE BERNARDI S.J.
La condizione
mistica è un fenomeno noto nella Chiesa. Essa comporta una
dilatazione di percettività che, a differenza delle esperienze
parapsichiche, sempre contenute nella sfera dell'umano, si immerge
più o meno profondamente nel mondo soprannaturale, con
manifestazioni esterne inconfondibili sempre improntate a santità.
A differenza
delle manifestazioni pseudo-mistiche provocate ad arte con varie
tecniche di tipo orientale, e delle manifestazioni provocate da vari
stati di psicosi, le esperienze mistiche autentiche non
dipendono dall’iniziativa di chi ne è
soggetto, il quale rimane puramente recettivo, passivo. Il
panorama divino che si schiude al mistico, astraendolo spesso dal
mondo sensibile, provoca in esso una dilatazione delle facoltà
spirituali, cioè di personalità, e, di riflesso, un accrescimento
sovrumano di gioia e di dolore.
La prima
esperienza mistica di Alexandrina fu come l'immersione di un metallo
nel fuoco : ne uscì rovente d'amore, con un senso di pesantezza
per tutto ciò che è terreno.
« Quale
confusione prova l'anima nel ritornare in sé stessa, scrive in
quell'occasione. Quali ardenti desideri di impegnarsi nel servizio di
Dio in qualunque modo egli desideri! Si vorrebbe avere mille vite per
impiegarle tutte per Dio, e si desidera che tutte le cose della terra
siano altrettante lingue che lodino per noi. Vivissimi i desideri di
penitenza, benché non si soffra molto per la gran forza d'amore che
impedisce di sentire ciò che si fa » (8 settembre
1934).
Al dileguarsi
di queste impressioni mistiche, tuttavia, la capacità di soffrire
ritorna in tutta la sua ampiezza, e Alexandrina si inoltra in
quell'incessante alternarsi di gioie indicibili e di dolori sovrumani
che sono caratteristici di uno stato mistico prolungato: per lei sino
al termine della vita, secondo una spirale sempre più avvolgente.
Ora lo Sposo Divino l'avvolge con abbaglianti fiammate d'amore che la
fanno gemere per lo spasimo d'essere tutta di Lui; ora la immerge
nella desolazione e nell'oscurità, col dubbio che tutto sia
un'illusione, un inganno satanico.
« Ho
stabilito in te la mia dimora, le dice Gesù, colmandola di gioia. O
figlia mia cara, lo voglio che tu sia tutta mia e che viva solo per
Me, e ami solo Me e cerchi Me solo... lo sono il tuo Maestro: te
felice se imparerai bene le mie lezioni e le metterai in pratica ».
(L p. 40)
Alexandrina
rimane talmente presa da queste visite Divine, che quasi non riesce
più a distrarsi da questa presenza. Poi Gesù l'abbandona alla
prova. Scrive al suo direttore spirituale :
« Da
parecchio tempo sentivo agonie nella mia anima, e sovente ero
sull'orlo di cadere in abissi spaventosi. Ma nei giorni di ritiro le
mie sofferenze si raddoppiarono. Gli abissi erano minacciosi. La
giustizia dell'Eterno Padre cadeva su di me, aumentando i miei dolori
dell'anima e del corpo ». (A p. 39)
Il mattino
del 2 ottobre 1938 informa :
« Il
Signore mi disse che mi avrebbe fatta passare attraverso tutta la sua
Passione, dall'Orto al Calvario, ma che non sarei arrivata al
"Consummatum est"... L'avrei sofferta tutti i Venerdì
subito dopo il mezzogiorno fino alle tre pomeridiane ». (A p.
39)
Dal giorno
dopo la sorella, la mamma e le altre persone che erano ammesse in
casa cominciarono ad assistere alle sue estasi dolorose in cui
riviveva nel corpo e nello spirito i dolori della Passione di Gesù.
Dal
3 ottobre del '38 al 20 marzo del '42 Alexandrina partecipa quindi,
ogni venerdì, estaticamente alla Passione di Gesù, con segni
visibili nelle membra e nel corpo e soffre la purificazione dei sensi
attraverso una sete bruciante e una persistente nausea olfattiva. Dal
7 gennaio 1942 al 24 ottobre 1944 vive un'ulteriore tappa nella
esperienza mistica: subisce la seconda morte mistica, (la prima è
del 1936) con una diuturna sensazione di dissolvimento del propno
corpo. Dal 1942 il suo corpo non sarà più alimentato da alcun cibo
né da alcuna bevanda, e per il resto della sua vita, tredici anni,
Alexandrina vive di sola Eucaristia.
L'ulteriore
fase inizia nel 1944 periodo in cui si sente tutta impregnata di
peccato e sperimenta le pene del purgatorio e dell'inferno,
contemporaneamente comincia una partecipazione più intima alla
Passione di Gesù che durerà fino alla morte.
Queste
indicibili pene interiori sono accompagnate da molte sofferenze che
le vengono dagli uomini: viene privata della direzione spirituale,
viene sottoposta a controlli dolorosi, soprattutto per il soggiorno
di 40 giorni all'ospedale per la verifica del suo digiuno,
clinicamente inspiegabile, soffre per il rovescio economico della
famiglia, per le dicerie calunniose che circolano nei suoi riguardi.
Queste esperienze dolorose di purificazione sono intramezzate da
interventi mistici unitivi che lasciano Alexandrina in una
pregustazione della gioia del Paradiso, ed il ricordo di questi
momenti rimane in lei come viatico per continuare fino all'ultimo
l'ardua salita del Calvario.
Dopo una
prima promessa di fidanzamento da parte di Gesù con lei (ottobre
1934, rinnovata il 5 aprile del 1938), il 3 luglio 1944 Gesù la
introduce per un giorno nella gloria Celeste, preparandola alle
singolari effusioni di grazia che culmineranno il 29 dicembre 1944
nelle nozze mistiche, seguite dallo scambio dei cuori, dalla mistica
resurrezione e ascensione al Cielo, da momenti di specialissima
unione con la Trinità e infine dalle stigmate d'amore (aprile 1954).
In assenza del sacerdote riceverà la Comunione da mani angeliche.
L'unione a Cristo la porta ad essere da Lui assimilata alla missione
redentiva: nel suo mondo interiore, ed anche nel suo corpo, si
ripercuote, a ondate sempre più penetranti, il dramma della
redenzione nelle sue fondamentali componenti, il bene e il male, Gesù
e Satana. Il suo essere è come uno scoglio di cristallo posto tra ìl
fluttuare permanente di due opposti oceani che si infrangono su di
lei e la compenetrano: Dio, Gesù, il regno della luce con riflessi
luminosi di Paradiso ; il male, il peccato coi rigurgiti
tenebrosi della perdizione, dell'inferno. E più di una volta essa
esprime la sensazione che sotto il turbinare di questi opposti marosi
il corpo stesso non regga più e si dissolva nella morte.
Riecheggia
insieme, nei suoi scritti, il grido disperato :
« Chi
mi libererà da questo corpo di morte ? », e il grido
gioioso :
« Compio
nelle mie membra ciò che manca alla Passione di Cristo a pro del Suo
Corpo che è la Chiesa ».
Finché amore
e dolore, i due dissolventi universali, ne infrangono l'involucro
terreno, per la beatitudine eterna.
MISTICA LAMPADA DEI TABERNACOLI
O
Dio, Tu sei il mio Dio, all'aurora Ti cerco, di Te ha sete l'anima
mia... Salmo 63 (62)
« Figlia
mia, figlia mia, luce e stella eucaristica, tu sarai per il mondo ciò
che fui lo in un'altra ora e continuo ad essere: fui Redentore, morii
per dare il Cielo alle anime, mi feci alimento per le anime.
Ti ho creata
perché tu in tal modo assomigliassi a Me: ti ho scelta come vittima
perché tu continuassi la Mia opera di Redenzione, ho posto nel tuo
cuore l'amore, l'amore folle per l'Eucaristia. È grazie a te, è
alla luce del fuoco che hai lasciato accendere, che molte anime,
guidate da questa stella, scelta da Me, trascinate dal tuo esempio,
si trasformeranno in anime ardenti, in anime veramente eucaristiche.
Povero mondo,
senza l'Eucaristia !
Povero mondo
senza le mie vittime, senza ostie immolate con Me continuamente. lo
voglio, figlia mia, di'che lo voglio un mondo nuovo, un mondo di
purezza, un mondo tutto eucaristico... ». (S p. 318)
Siamo nel
gennaio 1952: sono passati 18 anni dalla prima volta in cui Gesù
aveva rivelato ad Alexandrina la Missione che le stava affidando
sulla terra e per la quale era venuta al mondo.
Nel dicembre
del 1934, infatti, Gesù le aveva detto :
« La
missione che ti ho affidato sono i Miei Tabernacoli ed i peccatori.
Sono stato lo ad elevarti a così alto grado: è stato il Mio amore;
grazie a te saranno salvi molti e molti peccatori, non per i tuoi
meriti, ma grazie a Me che procuro tutti i mezzi per salvarli ».
(L p. 51)
Risulta
evidente come Alexandrina sia rimasta fedele alla chiamata del
Signore, sino all'ultimo giorno della sua vita, perseverando anche
tra terribili sofferenze, rispondendo sempre con generosità alle
richieste di amore e di immolazione che le venivano via via rivolte
da Gesù e non opponendo ostacoli alle azioni della Grazia che
operava in lei le trasformazioni necessarie affinché potesse
adempiere la sua missione.
Vogliamo ora
ripercorrere lo sviluppo di questa dinamica spirituale che vede da un
lato l'iniziativa della Grazia, e dall'altra la risposta d'amore di
Alexandrina. La prima percezione cosciente di un vincolo d'amore
avvenuto tra lei e Gesù risale alla Prima Comunione, quando
Alexandrina aveva 7 anni. Nel suo diario così la ricorda :
« Il
Padre Alvaro Matos che mi esaminò in catechismo, mi confessò e mi
diede Gesù. Ho voluto stare sempre in ginocchio sebbene molto
piccola, fissando poi bene la mia Sacra Ostia cosicché mi rimase
molto impressa nell'anima. Mi parve di unirmi a Gesù in modo da non
separarmi mai più da Lui. Mi parve che mi prendesse il cuore. La
gioia che provai non si può esprimere. Davo a tutti la buona
notizia. Da quel giorno la signora di Povoa, alla quale eravamo
affidate, mi conduceva alla Comunione ogni mattina ». (A p. 4)
Successivamente,
è a partire dal 1924, da quando cioè Alexandrina appena ventenne
rimase paralizzata per sempre nel letto che, abbandonato ogni
desiderio di guarigione, ella comprese ed accettò senza riserve la
volontà del Signore.
Infatti,
nella solitudine della sua cameretta, Alexandrina intuì l'intimo
legame che la univa a Gesù nel Tabernacolo ed in risposta a Colui
che per primo aveva scelto per amore nostro di restare prigioniero
nelle nostre Chiese, si consacrò totalmente a Lui :
« Un
giorno in cui ero sola ricordandomi che Gesù stava nel Tabernacolo
dissi: – Mio buon Gesù, Voi siete prigioniero ed anch'io lo sono.
Siamo prigionieri entrambi, Voi siete prigioniero per mio bene, io lo
sono delle Vostre mani. Siete il Re, il Signore di tutto ed io sono
un verme della terra. Vi ho lasciato in abbandono pensando solo a
questo mondo che è perdizione delle anime. Ma ora, pentita di tutto
cuore, voglio quello che voi volete e soffrire con rassegnazione. Non
venitemi meno, o Gesù, con la Vostra protezione ». (A p. 15)
« Madre
di Gesù e Madre mia, ascoltate la mia preghiera. Io consacro il mio
corpo e tutto il mio cuore a Voi. Purificatemi Madre Santissima,
riempitemi del Vostro Santo amore. Collocatemi proprio Voi presso i
Tabernacoli di Gesù affinché serva da lampada finché durerà il
mondo. Beneditemi, santificatemi, o mia cara Mamma del Cielo ».
(A p. 27)
Alexandrina
aderisce docilmente alle ispirazioni della Grazia che in questo primo
periodo si manifesta intimamente attraverso le vie ordinarie, senza
manifestazioni straordinarie. « Senza sapere come », si
offre volontariamente al Signore come vittima per la salvezza dei
peccatori e contemporaneamente aumenta in lei il desiderio di amare e
di essere sempre unita a Gesù nel Tabernacolo.
« O mio
caro Gesù, vorrei visitarvi nei vostri Tabernacoli, ma non posso
perché la mia malattia mi trattiene al mio caro lettino di dolore.
Sia fatta la Vostra volontà, Signore, ma almeno mio Gesù,
permettete che neppure un momento trascorra senza che io venga in
spirito alle porticine dei Vostri Tabernacoli a dirvi :
― Mio
Gesù, voglio amarvi, voglio incendiarmi tutta nelle fiamme del
Vostro amore e pregarvi per i peccatori e per le anime del
purgatorio ». (A pp. 15-16)
Compone in
questo stesso periodo la bellissima preghiera per i tabernacoli, ed è
proprio nella preghiera, durante gli slanci generosi d'amore per
Gesù, che Alexandrina inizia a percepire un forte calore che brucia
internamente con « una forza che mi abbracciava tanto che
pareva strapparmi dal mondo». In questi momenti di intensa
preghiera, fu vista dalla sorella Deolinda restare sollevata dal
letto sospesa nell'aria come una piuma (levitazione). E’ in questo
periodo che sente l'invito del Signore racchiuso nelle parole
« soffrire, amare, riparare ».
« O
Gesù, eccovi qui la Mamma. Ascoltatela. È Lei che Vi parlerà per
me, e Voi, cara Mamma del Cielo, andate a dare baci ai Tabernacoli,
un'infinità di baci e di abbracci, un'infinità di tenerezze e
carezze. Tutte per Gesù Sacramentato, tutto per la Santissima
Trinità, tutto per Voi. Moltiplicateli, moltiplicateli, dateli pieni
di un amore puro e santo di un amore oltre ogni amore, di sante
nostalgie per non potermi più muovere e andare io a baciare e
abbracciare Gesù Sacramentato, la SS. Trinità, e Voi, o Madre cara.
O mio Gesù,
io voglio che ogni mio dolore, ogni palpito, ogni respiro, ogni
minuto secondo che passerò, siano
atti di amore
per i Vostri Tabernacoli.
lo voglio che
ogni movimento dei miei piedi, delle mani, delle labbra, della
lingua, degli occhi, ogni lacrima e sorriso, ogni allegria e
tristezza, ogni tribolazione, distrazione, contrarietà o dispiacere
siano
atti di amore
per i Vostri Tabernacoli.
lo voglio che
ogni lettera delle orazioni che recito o sento recitare, ogni lettera
che leggo o udirò leggere, che scriverò o vedrò scrivere, che
canterò o udirò cantare siano
atti di amore
per i Vostri Tabernacoli.
Io voglio che
ogni bacio che darò a Voi nelle Vostre S. Immagini, in quelle della
Vostra e mia Madre amata, in quelle dei Vostri santi e sante siano
atti di amore
per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù io
voglio che ogni goccia di pioggia che viene dal cielo alla terra, che
tutta l'acqua del mondo offerta a gocce, tutta l'arena del mare e
tutto ciò che il mare racchiude siano
atti di amore
per i Vostri Tabernacoli.
lo vi offro
le foglie degli alberi, tutti i frutti che possono avere, i fiori
offerti petalo per petalo, tutti i granelli di semente che sono nel
mondo e tutto ciò che vi è nei giardini, nei campi nelle valli e
nei monti, io tutto Vi offro come
atti di amore
per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù Vi
offro le penne degli uccelli e il loro canto, i peli e le voci
di tutti gli animali come
atti di amore
per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù, Vi
offro il giorno e la notte, il caldo e il freddo, il vento, la neve,
la luna e i suoi raggi, il sole, l'oscurità, le stelle del
firmamento, il mio dormire e il mio sognare come
atti di amore
per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù
accettate tutto quanto vi è nel mondo, le grandezze, le ricchezze, i
tesori, tutto quanto avviene in me, tutto quanto ho per abitudine di
offrirvi, tutto quanto si possa immaginare come
atti di amore
per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù
accettate il cielo e la terra, il mare, tutto ciò che contengono
come se tutto fosse mio e io potessi disporne e offrirvelo come
atti di amore
per i Vostri Tabernacoli ». (A pp. 18-19)
Qualche anno
dopo, nel dicembre del 1934, diventa esplicito anche da parte di
Gesù, il suo invito a fare del Tabernacolo il centro di tutte le sue
attenzioni, pensieri e atti d'amore.
Seguiamo il
dialogo di amore e di passione che ne segue, tra Gesù ed
Alexandrina:
« Vieni
ai miei Tabernacoli, vivi là: è da là che viene la forza per
tutto. Amami molto, pensa solo a Me ». (L p. 51)
Ecco la
risposta di Alexandrina all'invito del Signore :
« lo
faccio il possibile per passare il tempo spiritualmente in tutti i
Tabernacoli del mondo unita al Signore. Così dico molte volte al mio
Gesù : io voglio vivere unita a Voi
in tutti i Tabernacoli del mondo, in tutti i luoghi ove abitate
Sacramentato non assentandomi un istante, né di giorno, né di
notte.
Gli
offro il mio cuore e gli chiedo che lo collochi come lampada luminosa
e amorosa per illuminarli. E chiedo alla Madonna di venire con me e
di mandare una moltitudine di Angeli, Cherubini, Serafini per amare,
lodare, far compagnia a Gesù Sacramentato ».
(L p. 81)
Gesù
la incoraggia e la conferma ulteriormente nel desiderio di vivere
unita a Lui :
« Accostati
al tuo Gesù, mia sposa, mia bella, tutta mia. Fammi compagnia nei
miei Tabernacoli: sono tutto solo... ».
(L p. 169)
Alexandrina :
« lo mi
sentivo tanto viva nei Tabernacoli! Il mio cuore volava presso Gesù:
svolazzava sopra al Tabernacolo e con le ali batteva sulla
porticina ». (L p. 288)
« Mio
Gesù, io vorrei che il mio cuore fosse una lampada sempre ardente in
ciascuno dei Vostri Tabernacoli e nel mio stesso petto, vorrei la
medesima lampada di amore per proiettare luce sulle Persone Divine,
alle quali solo voglio appartenere. Fate sì che non vi sia nulla che
possa spegnere la lampada del mio amore, e che, giorno e notte, senza
interruzione di un solo istante voglio arda presso di Voi ».
(S p. 121)
VA' ALLA MIA SCUOLA : I TABERNACOLI
« Rabbì,
dove abiti ? »
disse loro : « Venite
e vedrete ». Andarono dunque e
videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di Lui. Gv
1,38-39
Gesù :
« Vieni
ai Miei Tabernacoli. Vivi là, Io pure là vivo ».
Imitare Gesù
nella Sua vita eucaristica, è la prima lezione di Gesù Maestro ad
Alexandrina, lezione che attraverso di lei desidera estendere a tutti
noi. La scuola è il Tabernacolo.
Scrive
Alexandrina in una lettera a Padre Pinho, suo primo direttore
spirituale:
« Il
Signore mi disse che vuole che io mi abbandoni tutta a Lui, che non
abbia a che fare col mondo se non in quanto sia necessario: vuole che
io lo imiti nei suoi Tabernacoli.
...Io
alle volte dico :
― O
mio caro Gesù, io voglio essere tutta Vostra e solo per Voi voglio
vivere -.
E il mio Gesù
mi risponde:
― O
mia cara figlia, e lo voglio che tu sia tutta, tutta mia e che solo
per Me tu viva, che solo Me ami, che solo Me cerchi.
Vieni
alla mia scuola, impara dal Tuo Gesù ad amare il silenzio, l'umiltà,
l'ubbidienza e l'abbandono ». (L pp.
36, 37, 38)
Vita
nascosta, silenzio, affidamento, amore puro: Gesù continua le sue
lezioni.
« Contempla
oggi molto i Miei Tabernacoli !
Osserva attentamente quello che lo faccio là perché è ciò che
voglio che tu faccia.
Ama
la solitudine ; va'
ai Miei Tabernacoli, è là dove impari, è là ove la solitudine è
più praticata da anni, da secoli.
Stai in
raccoglimento con Me, mantieni il silenzio. Mettiti come in un
esilio, in un deserto.
Parliamo l'un
l'altro con amore e tenerezza di sposi. Metti su di Me tutte le
preoccupazioni della tua vita e chiedimi ciò che vorrai. Confida
in Me. La tua fede, la tua speranza ti ha salvata.
Non
lasciarmi, figlia mia, nemmeno un momento, solo, nella Mia
Eucaristia: sia là il tuo deserto ».
(L pp. 63, 50, 179)
La
risposta di Alexandrina è di totale adesione all'invito di Gesù :
« Parlate
o mio Gesù, parlate che la vostra figliolina Vi ascolta. Sento
l'ansia di istruirmi alla Vostra scuola ».
Gesù :
« Sono
il tuo Maestro. Felice te se imparerai bene le mie lezioni e le
metterai bene in pratica ! Ho
stabilito in te la Mia dimora. Sei un Tabernacolo non costruito da
mani umane, ma da mani divine...
...Cercami
nei Miei Tabernacoli, così Mi consolerai molto; ma cercami (anche)
dentro di te, nel Tabernacolo della tua anima che lo ho preparato per
Mia abitazione. Là Mi troverai... lo desidero ansiosamente che tu
impari le Mie lezioni, ed io ho molto da insegnarti, e tu hai molto
da imparare affinché molti vengano ad imparare da te le stesse
lezioni, calcando le stesse orme per seguire gli stessi cammini ».
(Lp.40)
Nel
Tabernacolo l'amore di Gesù per l'umanità raggiunge il vertice
massimo : mentre sulla Croce vi era
ancora il corpo umano che da tutti poteva essere visto, e quindi non
ignorato, nell'Eucaristia l'annientamento è totale: solo una piccola
ostia, bianca, leggera, inerme. Con maggior facilità Gesù
Eucaristico è quindi esposto alla dimenticanza, al misconoscimento,
pur vivendo molto vicino a noi, nel Tabernacolo della nostra Chiesa.
Gesù
dice ad Alexandrina :
« Come
la Maddalena, hai scelto la parte migliore: amare il Mio Cuore.
Amarmi
Crocifisso è bene, ma quando hai scelto di amarmi nei Miei
Tabernacoli, ove Mi puoi contemplare non con gli occhi del corpo, ma
con quelli dell'anima e dello spirito, ove Mi trovo col Corpo, Anima
e Divinità, come in Cielo, hai scelto quello che vi è di più
sublime ». (L p. 44)
Alexandrina
fa sentire quanto è grande il suo desiderio di essere discepola di
Gesù e con la forza del suo amore vorrebbe essere sempre presente
nel Tabernacolo, la sua scuola :
« Vorrei
essere con Te, o Gesù, giorno e notte e in ogni ora. Però ora non
posso venire, ben lo sapete... sono legata mani e piedi, ma più
legata, vorrei essere unita a Voi nel Tabernacolo, e non assentarmi
un momento solo.
...Voi
sapete i miei desideri che sono di stare alla Vostra Presenza nel
Santissimo Sacramento, ma siccome non posso, Vi mando il mio cuore,
la mia intelligenza, per imparare tutte le Vostre lezioni; Vi mando
il mio pensiero perché io pensi solo a Voi, il mio amore perché
solo Voi io ami, in tutto e per tutto ».
(A p. 21)
La
garanzia di poter realizzare i propri aneliti d'amore è Maria, la
Mamma Celeste, ed a Lei Alexandrina affida tutti i suoi desideri :
« Mamma,
venite con me ai Tabernacoli, a tutti i Tabernacoli del mondo, in
ogni parte e luogo dove Gesù abita Sacramentato. Fategli la mia
umile offerta. O Mamma, voglio andare da Tabernacolo a Tabernacolo a
chiedere grazie a Gesù, come l'ape di fiore in fiore, va a succhiare
nettare. O Mamma, io voglio formare una rocca d'amore, in ogni luogo
dove abita Gesù Sacramentato, affinché non vi sia nulla che possa
intromettersi nell'amore per andare a ferire il Suo Cuore Santissimo.
Mamma, parlate Voi nel mio cuore e nelle mie labbra, rendete più
calde le mie preghiere e più forti le mie domande ».
(A p. 17)
VA', SONO TUE LE MIE PRIGIONI
Beato
chi abita la tua Casa: sempre canta le Tue lodi !
Beato chi trova in Te la sua forza e decide nel suo cuore il santo
viaggio Salmo 84 (83)
Gesù :
« Vieni
a passare un po' della notte sveglia nei miei Tabernacoli, nelle mie
Prigioni. Sono tue e Mie. Ciò
che mi portò là fu l'amore ».
(L pp. 45-46)
La vita di
intima unione con Gesù, porta ora Alexandrina a partecipare degli
stessi sentimenti e condizioni che sono proprie dell'Amato, ed in tal
senso i Tabernacoli, le prigioni d'amore di Gesù, diventano anche le
prigioni d'amore e di dolore di Alexandrina.
Il fine è di
consolare l'Amato offeso dal peccato dell'indifferenza verso la Sua
Presenza Eucaristica; conseguenza benefica della riparazione è il
perdono dei peccatori e quindi la loro salvezza: la più grande
consolazione e gioia di Gesù, e della Santissima Trinità.
« Sei
un canale per il quale », le dice
Gesù, « devono passare le grazie che
dovrò distribuire alle anime e per il quale le anime dovranno venire
a Me.
Per mezzo tuo
saranno salvi molti, molti peccatori: non per i tuoi meriti, ma per
Me che cerco tutti i mezzi per salvarli ».
« Vieni,
figlia mia a rattristarti con Me partecipando alla Mia prigionia
d'amore e riparando tanto abbandono e oblìo ».
(L pp. 31, 29)
Alexandrina :
« ...Ore
della notte sveglia in continua unione con Gesù. Le sue Prigioni
d'amore sono le mie prigioni, sempre consumata in ansie di amarlo.
Tutto in silenzio, io con Lui.
― Non
sei solo, mio Amore: io sto con Te, Ti amo, sono tutta tua...
― Mio
Gesù, dissi con la mente, ad ogni palpito del mio cuore, voglio
strappare un'anima dagli artigli del demonio e voglio tanti atti
d'amore per i Vostri Tabernacoli, quanti granelli di sabbia ha il
mare... ».
(S pp. 96, 359)
Gesù
triste... [2]
« Vuoi
consolarmi ? Vuoi consolare il
Santificatore della tua anima ? Sai
chi è ? È il tuo Gesù !
Va'
ai Tabernacoli ! Va' a praticare opere
di Misericordia. Va' a consolare i tristi. lo sono tanto triste !
Sono tanto offeso ! Va' al tuo
compito : soffrire, amare, riparare ».
(L p. 48)
Alexandrina :
« Contemplavo
il Cielo e le stelle. Chiedevo a Gesù di moltiplicare milioni e
milioni di volte più del numero delle stelle, i miei atti d'amore
verso i Tabernacoli.
Non
lo volevo solo e volevo che là avesse solo amore ».
(L pp.48, 163-164)
Gesù
carcerato e schernito...
« Non
hai compassione di Me ? Sono nei
Tabernacoli tutto solo. Tanto schernito, abbandonato e tanto
offeso... Va' a consolarmi e a riparare :
ripara tanto abbandono.
Visitare
i carcerati e consolarli è opera buona. Io sono carcerato e
carcerato per amore. Io sono il Carcerato dei carcerati ».
(L p. 31)
Alexandrina :
« Vorrei,
mio Gesù, stare alla Vostra Presenza giorno e notte, ad ogni ora
stare unita a Voi e non lasciarvi, mio Gesù, tutto solo; vorrei non
assentarmi neppure per un istante e darvi tutto quanto posseggo e che
appartiene tutto a Voi: il mio cuore, il mio corpo con tutti i suoi
sensi: è tutta la mia ricchezza ».
(A p. 22)
Gesù
invita ora Alexandrina ad essere presente spiritualmente con maggior
assiduità nei Tabernacoli più abbandonati :
« Sono
tanti, tanti e tanti quelli in cui sono lasciato solo :
per
giorni e giorni le anime non Mi
visitano, non Mi amano, non riparano ;
quando vanno, lo fanno per
abitudine, per un obbligo.
Sai
che cosa non manca colà ? Un torrente
di peccati e di crimini. Sono i loro atti di amore, così Mi
consolano, così Mi riparano, così Mi amano ».
(Lp.43)
Alexandrina :
« O
mio caro Gesù, io mi unisco in spirito, in questo istante e da
questo momento per sempre a tutte le Sante Ostie della terra in ogni
luogo dove abitate Sacramentato. Lì voglio trascorrere tutti i
momenti della mia vita, contnuamente, di giorno e di notte, allegra o
triste, sola o accompagnata, sempre a consolarvi, ad adorarvi, ad
amarvi, a lodarvi, a glorificarvi ».
(A p. 30)
Pochi giorni
dopo Gesù gliene indica altri :
« Ciò
che mi portò nelle Prigioni fu l'amore. E per tanti, per che
cosa ? Non
credono alla Mia esistenza, non
credono che lo abito là! Bestemmiano contro di Me. Altri credono, ma
non Mi amano e non Mi fanno visita: vivono come se lo non fossi
presente là.
Vieni
qui, sono tue e Mie. Ti ho scelta per farMi compagnia in questi
piccoli rifugi: tanti sono così poverelli... ma là dentro che
ricchezza ! Vi è la ricchezza del
Cielo e della Terra ».
Alexandrina :
« Mio
Gesù, mio Gesù, Vi offro la mia tristezza, le mie nostalgie, il
desiderio che ho di riceverVi, per
coloro che Vi dimenticano, che Vi disprezzano e che vivono come se
voi non esisteste nella Santissima Eucaristia ».
(L pp. 46, 368)
Mesi dopo il
Signore rivolge ai fedeli ed ai sacerdoti un accorato appello :
« Manda
a dire al tuo Padre Spirituale che lo voglio che si predichi bene la
devozione ai Tabernacoli, che voglio molto, ma molto che accenda
nelle anime la devozione verso queste Prigioni d'amore ;
non sono rimasto là soltanto per amore di coloro che Mi amano, ma
per tutti: in ogni attività Mi possono consolare...
Che
sia ben predicata e ben propagata la devozione ai Tabernacoli, perché
non sono solo coloro che non vogliono credere alla Mia esistenza nel
Santissimo Sacramento, ma sono tanti, tanti coloro che entrano nelle
Chiese e si fermano là senza salutarmi, non pensano a Me neppure un
momento ». (L pp. 29, 39-40)
Alexandrina
condivide il dolore di Gesù :
« ...Benedette
sofferenze che mi fanno unire sempre più al mio Gesù !
Mi vengono in
mente le sue prigioni d'amore. Mi sento sola e abbandonata così come
Gesù lo è in tanti e tanti Tabernacoli del mondo. E da qui, da
questa cameretta, il mio spirito ed il mio cuore vanno volando presso
di Lui per più e meglio poter condividere i dolori, le tristezze, le
agonie di Gesù ». (L p. 379)
Gesù
desidera e cerca tante guardie fedeli per i suoi Tabernacoli...
« Di'
che Mi trovino anime che Mi amino nel Mio Sacramento d'Amore le quali
ti suppliscano alla tua partenza per il Cielo.
...Io vorrei
molte guardie fedeli, prostrate davanti ai Tabernacoli per non
lasciarvi accadere tanti e tanti crimini ». (Lp.42)
In particolar
modo, Gesù cerca le « sentinelle » per i Tabernacoli più
abbandonati, ma vuole che siano solo sentinelle per amore. E’
un passaggio chiave importante: la Missione dei Tabernacoli, può
nascere solo da una personale risposta d'amore ad una realtà
conosciuta: la solitudine di Gesù nel Tabernacolo e l'amore è anche
l'unica garanzia per la riuscita della Missione stessa.
Ecco come
viene oggi consegnato a noi questo desiderio di Gesù, attraverso la
Sua portavoce Alexandrina :
« Figlia,
ascolta : lo sono abbandonato in tanti Tabernacoli. Manda a dire
al tuo Padre Spirituale, che cerchi di sapere quali sono tutti i
Tabernacoli del mondo poveri e abbandonati, e cerchi un numero di
persone per ogni Tabernacolo che Mi amino, Mi riparino e Mi facciano
spiritualmente visita, e Mi aiutino con le loro offerte.
Sono colà
come un povero mendico, sporco e trasandato. Facciano le anime che
sia pulito e decoroso ! ». (Lp. 106)
Alexandrina
nella lettera al padre spirituale continua :
« Chiesi
al Signore quale numero volesse per ciascun Tabernacolo ; mi
rispose, a seconda delle persone che si sarebbero trovate ».
Gesù :
« Ma non
voglio che le preghi, (il Padre Spirituale) perché
altrimenti non portano a termine questa missione :
voglio che
ciò sia pubblicato, e che sia il loro cuore che lo
chiede. Avete capito ? Rendi noto tutto ». (L p.
106)
Alexandrina :
« Senza
nemmeno un momento di consolazione io vado vivendo in mezzo alle
tenebre e nell'abbandono, ma sempre nelle braccia di Gesù, facendo
la sentinella davanti ai Suoi Tabernacoli. Gli dico :
― O
mio Gesù, se io mi distraessi o dormissi e venissero sopra di Voi i
crimini dal mondo, chiamatemi con una grande afflizione e forti
dolori affinché venga io in Vostra difesa per non lasciare
avvicinare alle Vostre Prigioni d'amore i peccati del mondo ».
(L p. 146)
Ed ancora, è
a Maria, Madre del Divino Amore, che Alexandrina affida il compito di
creare un baluardo d'amore intorno ai Tabernacoli di tutto il
mondo :
« O
cara Mamma del Cielo, andate a dare baci ai Tabernacoli, una infinità
di baci, un'infinità di tenerezze, una infinità di carezze. Tutto
per Gesù, tutto per la Santissima Trinità, tutto per Voi ».
(A p. 18)
VITTIMA DELLE PRIGIONI EUCARISTICHE
Io
quando sarò elevato da terra attirerò tutti a Me. Gv 12,32
Gesù :
« Figlia
mia, Figlia mia, perla, pietra preziosa che adorni la pisside della
Mia Eucaristia! Io voglio cuori ardenti, anime eucaristiche che Mi
diano riparazione e consolazione nelle Mie Prigioni d'amore. Ne ho
così poche che si avvicinano a Me con la purezza ed i sentimenti di
cui sono degno. Oh, quanto soffro !
Mio fiore
eucaristico, tu Mi ami e Mi consoli, tu sei tutta veramente Mia ».
(S p. 320)
Grazie
all'amore ed alla generosità con cui Alexandrina ha corrisposto alla
Grazia Divina, Gesù, nel settembre del 1935, ad un anno di distanza
da quando le aveva rivelato la missione dei Tabernacoli, la vuole ora
maestra di altre anime che Egli cerca ansiosamente.
« Trovami
anime che Mi amino e vivano là nei Tabernacoli nella stessa unione
come vivi tu: voglio che tu sia la loro maestra.
Di' al tuo
Padre Spirituale, che io voglio che le tue lezioni
siano insegnate e ben comprese: sono le vittime dei Tabernacoli che
devono sostenere il braccio della giustizia Divina, perché non
distrugga il mondo, perché non vengano maggiori castighi ». (L
pp. 129-130)
È
l'immolazione, il dono totale di sé, senza riserve, in unione a Gesù
Vittima che continuamente si immola in ogni celebrazione
eucaristica, per il perdono dei peccatori.
Le dice
Gesù :
« Se tu
sapessi come furono profanati i Miei Tabernacoli, come lo fui offeso!
Là, puoi servirmi come vittima per i peccati del mondo, in questo
tempo in cui il mondo si rivolta contro di Me e contro la Mia
Chiesa ». (L p. 129)
Ed
ancora, usando il linguaggio della delicatezza dei fiori :
« Figlia
Mia, sono il giardiniere, vengo al mio giardino, al giardino più
bello che ha ciò che vi è di più ricco. Vengo a prendere fiori per
la Mia Eucaristia, per ornare i Miei Tabernacoli. Vengo a prendere il
loro nettare per le mie ferite, per la piaga del Mio Divin Cuore.
Vengo a prendere riparazione per
tanti crimini ». (L
pp. 257-258)
Alexandrina è
pronta per accogliere i desideri di Gesù. Ma ancora una volta è
alla Madonna che si affida per poter compiere la volontà di Dio:
nella sua grande umiltà, non conta su stessa, sulle proprie forze
umane, ma, riconoscendosi debole, chiede tutto a Maria e a Gesù.
« O mia
Mamma del Cielo, ecco qui ai Vostri Santissimi piedi un' anima che
desidera amarVi. O mia amabile Signora, voglio un amore che sia
capace di soffrire tutto per amore a Voi e per amore del mio caro
Gesù! Sì, del mio caro Gesù che è il tutto della mia anima.
Egli è la
Luce che mi illumina, è il Pane che mi alimenta, è il mio cammino,
quello solo che voglio seguire. Ma, mia Sovrana Regina, mi sento così
debole per passare attraverso tante contrarietà della vita! Che
sarebbe di me, senza Voi e senza il mio caro Gesù ? !... »
(A p. 20)
Gesù le
chiede di riparare con il suo amore e con la sua sofferenza le
profanazioni, i sacrilegi, gli oltraggi, le indifferenze.
« Figlia
mia, fiorellino eucaristico, fa' che Io sia amato nella Divina
Eucaristia: sono tanti e tanto gravi i sacrilegi ! Dammi
riparazione, ripara figlia mia. Amami e fa' che sia amato, fa' che
sia consolato. È un Dio che chiama, è un Dio che chiede, è un Dio
che vuole salvare ». (S p. 25)
Alexandrina :
« Piansi
con grande dolore.
Nello stesso
tempo dicevo a Gesù :
― Accettate
le mie lacrime, voglio che ciascuna di esse sia un mare immenso di
amore nel quale io possa rinchiudere tutti i vostri Tabernacoli
affinché non possano essere più offesi e profanati dai vostri
figli ». (S p. 69)
Dopo aver
ricevuto l'Ostia consacrata, Alexandrina sente Gesù che le parla :
« Sto
tremando di freddo. Mi sono seduto qui per riscaldarmi al calore del
tuo amore. A raggelarmi così furono le anime tiepide che si
accostarono alla Mia Eucaristia e fu tanto grande il loro numero !
Il Mio Divin Cuore non è lacerato solo dai pugnali di coloro che si
comunicano sacrilegamente, che mi offendono con ogni varietà di
crimini, ma è anche lacerato da queste anime gelide che non avanzano
per nulla nel cammino della virtù e della perfezione, anzi
indietreggiano, e a poco a poco deviano dal giusto cammino. Soffrì
tanto per queste anime ! Ripara per questa freddezza : dammi
il tuo amore al posto loro ! »
Alexandrina :
« Vorrei
bene, Gesù, ma non sarò io pure in questo numero ? Prendete
come mio tutto l'amore del Cielo, e tutto l'amore puro dei cuori
della terra, così sono sicura di accontentarVi ». (S p. 244)
Gesù la
rassicura :
« La
tua vita è un insieme della vita di Cristo e della Madre Mia
benedetta. Confida in me. Io non vengo meno. Tu sei il nido del Mio
amore o colomba dell'Eucarestia; il tuo volo continuo verso di Me
nell'Eucaristia, delizia il Mio Cuore : è per questo che ti
chiamo sposa Eucaristica. Grazie al tuo fuoco eucaristico, avrò dopo
la tua morte, molte anime e spose eucaristiche ». (S p. 53)
Alessandrina :
« lo
voglio riparare, o mio Gesù, per tutti i cuori, per tutte le anime.
Sì, voglio, voglio Gesù che esse credano in Voi, voglio che vadano
nei Vostri Tabernacoli, voglio vedere il mondo ardere in quel fuoco
in cui Voi state ardendo e nel quale fate ardere il mio cuore...
― Mia
cara figlia, il fuoco in cui ardo e ti faccio ardere è il fuoco
dell'Eucaristia ». (S p. 144)
L'amore,
la preghiera e la sofferenza sono
i mezzi che Gesù indica ad Alexandrina
per riparare le offese.
Gesù,
Presenza orante per noi, in tutti i Tabernacoli del mondo, chiede ad
Alexandrina di essere, a sua somiglianza, preghiera continua e
vivente per il perdono dei peccatori :
« Vengo
a chiederti di venire a passare parte della notte nei Miei
Tabernacoli.
Prostrati in
una orazione continua, implorando il perdono per i peccatori.
Vivi là e
ripetimi molte volte :
“lo
Vi riparo le offese, Vi consolo Signore, per le offese che ricevete
in queste prigioni d'amore” ». (L pp. 84, 112)
Ed ancora :
« Vieni
a guarire oggi, le Mie piaghe col tuo silenzio, con i tuoi dolori,
sacrifici ed afflizioni. Offrimi tutto. Vieni con il balsamo prezioso
delle tue preghiere a guarirmi le piaghe che sono tanto vive...
Dimmi molte e
molte volte :
"lo Vi
offro tutto, Signore, per curarvi le piaghe, fatte con tanta malizia
e tanta crudeltà e senza alcun rimorso".
Quale
ingratitudine ! Chi offendono! Un Dio Creatore, il Re del Cielo
e della terra ! ». (Lpp. 130,115)
Per
i peccati che si commettono durante la notte :
« Ti
chiedo il sacrificio di venire a passare una parte di questa notte
con Me nei Miei Tabernacoli. Abbi compassione di Me, abbi compassione
del prigioniero d'amore in questo momento in cui sono tanto offeso.
Con i tuoi dolori vieni a formare un riparo sopra i Miei Tabernacoli
affinché i crimini non vengano su di Me. lo ti prometto una grande
ricompensa, la Madonna e la Santissima Trinità ti sono molto
riconoscenti ». (L p. 52)
Alexandrina,
per l'amore grande che la lega a Gesù, non Gli rifiuta nulla :
« Facevo
di tutto per stare sveglia, molto sveglia con il mio Gesù nella
Santissima Eucaristia, senza nessuna consolazione : mi pareva di
non essere là. Che tremenda desolazione ! ».
Passo ore ed
ore della notte a servire da sentinella delle sue prigioni d'amore.
« Mi
sentivo tanto male che solo verso le tre di notte potei riposare. Con
questo ero contenta perché il mio più grande desiderio, era ed è,
non dormire mai nè di giorno, nè di notte perché così posso fare
meglio compagnia a Gesù Sacramentato ». (L pp. 211, 331, 148)
Attraverso
Alexandrina Gesù, chiarisce la continuazione della Redenzione grazie
alle anime che, per amore suo e degli uomini, accettano la croce
diventando Ostie viventi in unione con la Sua Passione perpetua nel
Sacrificio Eucaristico.
Gesù :
« Figlia
mia, la sofferenza, la Croce è la chiave del Cielo. Ho tanto
sofferto per aprire il Cielo all'umanità e, per molti, inutilmente.
Dicono :
― Voglio
godere, venni al mondo soltanto per questo, voglio soddisfare le
Mie passioni.
Dicono :
― Non
esiste l'inferno ! – Io sono morto per loro e dicono che non
Me lo avevano chiesto, e contro di Me pronunciano eresie e bestemmie.
Per salvarli Io scelgo anime e metto sulle loro spalle la Croce e Mi
assoggetto ad aiutarle. Felice l'anima che comprende il valore della
sofferenza ! La mia Croce è soave se è portata per amore
Mio ». (L p. 60)
Ricordiamo
qui alcuni tra i peccati, per i quali Gesù le chiese riparazione
sottolineando anche contemporaneamente, con fermezza, la necessità
che su di essi non cada il silenzio.
Sono i
peccati di impurità, di immoralità, della profanazione della
domenica. Le chiese inoltre riparazione per le vanità, lo spreco, la
mancanza di fede.
Il loro
diffondersi oggi è drammaticamente attuale, facilitato anche da una
cultura che tende a giustificarli omologandoli tra le conquiste
emancipative dell'uomo.
Alexandrina,
per essi, accettò di vivere nel suo corpo e nella sua anima la
Passione di Cristo, dal Getsemani al Calvario, oltre ad accettare e
ad offrire le sofferenze relative alla sua malattia. Seguiamo i
dialoghi di amore e di dolore che si svolsero tra Gesù ed
Alexandrina, uniti in un unica Passione Redentrice :
Alexandrina :
« ...leri
pomeriggio... ho sentito come se l'anima piangesse nella massima
tristezza e amarezza, non solo su una città, ma sul mondo intero.
Mentre l'anima così piangeva, le lacrime tentavano di uscire dagli
occhi del corpo e scendermi sulle gote; mio Dio che dolore! La mia
agonia non era solo sopra il suolo dell'Orto, ma agonizzavo in tutta
l'umanità...
Il mio cuore
pareva coprire tutta la terra; l'amore mi assoggettò a tutte
le sofferenze.
Durante la
notte mi unii il più possibile a Gesù; in questa unione percorsi il
cammino del Calvario...
― O
mio Gesù, vedi come sono piccola, vedi il mio dolore, vedi che io
sono niente e Tu sei tutto...
lo vorrei
piangere ai Tuoi piedi le mie miserie e colpe. Perdonami mio
Gesù e perdona il mondo ! ».
Gesù :
― Vi
è motivo per le lacrime : tu sei vittima, l'ora è grave.
Le
famiglie, le spiagge, i casinò, i cinema sono
nella febbre di crimini innominabili. Le
mie Chiese sono vuote, le anime
fuggono da me; non si avvicinano ai miei Tabernacoli, tra quelle che
lo fanno, poche ci vanno con le debite disposizioni, poche mi amano.
Dammi dolore,
dammi riparazione...
Figlia mia,
per un mondo di dolore un mondo di amore; il tuo dolore è mondiale,
si estende a tutta l'umanità. Per essa soffri, ma per mezzo tuo il
povero e ingrato mondo riceve il mio amore: è attraverso te che
glielo do.
Ti do amore
per le anime; pace, conforto e luce per il tuo cuore. (S pp. 289-290)
Mettiti nei
Miei Tabernacoli che non corri pericolo ; vivi là e fammi
compagnia, consolami e invocami per i peccatori. Figlia mia, lo non
fui mai tanto offeso come ora. Mai in nessun altro tempo della
storia, la malizia fu tanto grande. Per questo più
che mai, ho bisogno di vittime...
È dal dolore
che nascono anime eucaristiche, Ostie immolate per amore.
Manda a dire
al tuo Padre Spirituale che è proprio necessario che si predichi
contro l'impurità che copre ed avvelena tutto il mondo... (L p.
110)
I
fanciulli, i fanciulli, le pupille
dei Miei occhi, quanto sono trascinati al male! Quanta innocenza
perduta! Come sono offeso dai piccoli con malizia e cattiveria!
Chiedi, chiedi che si raccomandino al Mio nome tutta la cura e la
vigilanza per i fanciulli.
Oh il mondo
dove è incamminato, povero mondo, cosa lo aspetta ! ».
Prosegue
Alexandrina :
« Gesù
parlava e singhiozzava...
Rimanemmo noi
due uniti in profondo silenzio, ma io con un dolore di morte nel
cuore ». (S p. 310)
Gesù
chiede riparazione per i peccati di
impurità nelle famiglie e nella
vita consacrata :
« Vengo
a chiederti ciò che in nome mio venne a chiedere a Fatima la Mia
Madre benedetta: penitenza, orazione, emendamento di vita. Dammi il
tuo dolore, placa la giustizia di Mio Padre, ripara il Mio Divin
Cuore. Lo esigono i peccati di lussuria, le iniquità degli sposi,
delle anime pie a Me consacrate ». (S p. 56)
È con la sua
purezza che Alexandrina ripara il dolore di Gesù. Ella amò questa
virtù più di ogni altra, e per essa fu martire adolescente a 14
anni.
Fu compito
poi della Vergine Maria, la « Tutta Pura », alla quale
Alexandrina aveva consacrato il suo corpo, la sua mente, il suo
cuore, quello di prepararla, con il dono della Sua Purezza a
diventare come Lei, Tabernacolo vivente dove la Santissima Trinità
aveva preso stabile dimora.
Gesù poteva
ben dirle che era veramente pura :
« La
purezza, la castità è il fior fiore (delle virtù), è quello che
Mi incanta di più.
Poiché sei
veramente pura, vengo alla tua purezza a chiedere riparazione
per gli impuri e la riparazione per le famiglie.
Quale dolore
per me !
Le famiglie
profanano il grande Sacramento del Matrimonio. Peccano,
e io a vederli peccare! Peccano alla mia Divina Presenza. Io volto le
spalle, nascondo il mio volto. Non hanno vergogna di me, mi vergogno
Io di loro. Riparami, riparami per tante anime folli, che,
mostrandosi nude invitano al peccato, mi offendono gravemente ».
(S p. 331)
Gesù
chiede riparazione ad Alexandrina per i peccati
di vanità ed attraverso lei
rivolge a tutti l'interrogativo più che mai attuale :
« Perché tanto sperpero ? ».
Gesù :
« lo
posso dire con tutta ragione ciò che Giuda disse (circa il profumo
versato dalla Maddalena) :
― Perché
tanto sperpero ?
Questo spreco
grida al Cielo: ciò che si spreca in vanità estinguerebbe la fame a
tanti affamati, coprirebbe tanti ignudi. Diffondi, figlia mia, nel
mondo le mie lamentele. (S pp. 56-57).
Io
piango, Io piango, mia cara figlia per non poter aiutare di più i
miei figli. Io li amo ed essi non mi amano ; Io li voglio ed
essi non Mi vogliono; voglio perdonare loro ed essi non vogliono il
Mio perdono ! ». [3]
Alexandrina :
« Lo
vogliono, lo vogliono mio Gesù !...
Accettate
tutte le sofferenze del mondo come se fossero mie. Accettate tutto
l'amore del mondo come se fosse mio... Tutto in unione al dolore
della Mamma e ai Vostri meriti, ai meriti della Vostra Santa
Passione, mio Gesù ! Formate uno scudo che sostenga il braccio
del Padre Celeste.
"Presto",
Voi dite, perché si convertano. E ora io dico :
― Aspettate !
Voi... Voi
dite: "Presto!", perché si convertano, e io dico :
― Aspettate !
Date loro tempo.
Gesù !...
lo sono la vostra vittima, Gesù, sono la Vostra vittima e voglio
perdono per il mondo... ». (S p. 166)
In
riparazione per la mancanza di fede, Alexandrina
vive la desolazione, la morte dell'anima, e sostiene la
tentazione della disperazione per il vuoto e la nullità
dell'esistenza che ne conseguono:
« Dopo
aver perduto Gesù e Mammina, sento che sto qui nel mondo a fare
nulla.
Una tremenda
tentazione vorrebbe persuadermi: dal momento che l'eternità
non esiste, che faccio qui, senza godere e sempre a
soffrire ?...
Così sono
salita al Calvario, senza fede, senza credere nell'eternità e
in tale tentazione sentivo di volermi suicidare; mi pareva di voler
liquidare la vita senza vita, in qualsiasi modo.
Con fatica
chiamavo Gesù e mammina, ripetendo loro il mio "credo";
nelle tenebre dell'agonia e della morte ho voluto ripeterlo e non ho
potuto.
È venuto
Gesù, a voce alta e con dolcezza :
― O
Mia figlia, la tua riparazione è per quelli senza fede, per i
senza-Dio, per gli increduli.
Ripari la
Maestà Divina per tutto e per tutti.
Sei stata
scelta per la missione più nobile e più difficile... La tua vita è
simile a quella della Santa Chiesa: sempre combattuta, mai vinta fino
alla fine dei secoli. La tua vita, la mia divina causa, sempre
perseguitata, ritardata; ma vincerà, trionferà sino alla fine dei
secoli e poi per tutta l'eternità ». (S p. 374)
Gesù,
nell'invito fatto giungere al Padre Spirituale di Alexandrina
sollecita i sacerdoti a parlare della profanazione
della domenica :
« ...Manda
a dire al tuo Padre Spirituale che predichi contro la profanazione
della domenica. Che non dimentichi devozione alla Mia Eucaristia,
perché lo ho molto bisogno di essere amato in quel Sacramento di
Amore. Continua, figlia Mia, a vivere con Me, e ad offrirti a Me
tutta senza condizioni e riserve ». (Lp. 110)
Gesù
insiste sull'amore all'Eucaristia, ed indica nell'adorazione
Eucaristica, il rimedio per tutti i mali ed il mezzo a noi offerto
per collaborare con lui nella salvezza delle anime. Con
la dolcezza dell'animo poetico Gesù invita ancora Alexandrina ai
Tabernacoli :
« Va',
tortorella dei Tabernacoli, tortorella delle Prigioni Divine, canta
con gioia il tuo inno di dolore, che sale al Cielo come inno del più
grande amore. Sei mia e lo sono tuo ». (S p. 48)
Gesù cerca
gli adoratori, le rondinelle dei suoi Tabernacoli :
« Io
voglio molte anime eucaristiche: io voglio anime, molte anime che
stiano attorno ai Tabernacoli, che volino a Me come le rondinelle a
stormo volano verso i loro nidi. (S p. 143, 48)
Che
mi chiedano tutto ciò che vorranno davanti a Me, nella Santissima
Eucaristia : è
da là che viene il rimedio per tutti i mali. Che mi invochino per
gli infelici peccatori, che si abbandonano alle passioni, e non si
ricordano che hanno un' anima da salvare e un'eternità li aspetta
tra breve ». (L p. 84)
L'Eucaristia
è la Vita dell'anima, da Lei riceviamo la Vita Divina :
per dimostrare al mondo il suo valore e la Sua esistenza nell'Ostia
consacrata, Gesù fece vivere Alexandrina di sola Eucaristia per
tredici anni ; ma anche di fronte a questo segno straordinario,
a questa prova d'amore, molti rimangono indifferenti, continuando a
restare lontani da Lui e lontani dalla Sua Mensa. Gesù confida ad
Alexandrina il Suo dolore per quanti non traggono profitto
spirituale, neppure di fronte al miracolo della sua vita.
Gesù :
« Vivi,
vivi fiorellino eucaristico, vivi la Mia vita, tu che vivi del Mio
Corpo e del Mio Sangue, che continui la mia opera di
salvezza.
Che pena, che
pena, figlia mia! Il Mio Cuore soffre per l'indifferenza di tanti e
tanti cuori ; il Mio Cuore soffre per l'insensibilità degli
uomini.
Nell'ora
presente, Nota: (Siamo
nel 1953) nell'ora gravissima che l'umanità attraversa, lo ho posto
in questo Calvario un mezzo di salvezza, ho dato agli uomini questo
Calvario come prova del Mio infinito Amore.
Soffro perché
non traggono profitto tutti quanti il mio cuore desidera. Soffro
perché non corrispondono ad una grazia tanto grande, prova
dell'Amore del Mio Divin Cuore ». (S pp. 143-144)
Alexandrina :
« Nel
ricevere Gesù e nel sentirmi un mondo orribile di miserie e di
crimini dicevo :
― Mio
Gesù, io vorrei che questo mondo che sento tanto terribile, fosse un
mondo pieno di ardente amore per Voi, e con tutto questo amore vorrei
amarVi e con esso circondare tutti i Vostri Tabernacoli per potervi
dire :
"State
sicuro, Gesù, siete circondato di amore, solo l'amore regna attorno
a Voi ; non potranno più ferirvi i crimini dell'umanità..."
In altre ore
di dolori più acuti Gli dicevo :
― Accettate,
mio Gesù, questa pioggia di dolori ; fate che salga dalla terra
al Cielo, fate che cada sul Vostro trono Divino, fate che cada sulla
Vostra Divina Eucaristia.
Permettete
che i dolori si trasformino in rose con le quali io possa adornarvi
meglio. Fate del mio corpo un giardino, preparate in esso il terreno:
dai dolori fate spuntare fiori. Venite Voi, mio Amato, venite a
coglierli e fateli cadere sulle anime dei peccatori affinché esse
diventino tanto belle, tanto incantevoli e profumate da obbligarvi a
chinarvi su di loro e a dimenticare la ingratitudine che da loro
avete ricevuto ». (L p. 324)
Le parole
d'amore di Alexandrina, toccano il Cuore di Gesù : è la
debolezza di Dio che non resiste ad ogni pur piccolo pensiero, gesto
e palpito che nascano dal cuore della creatura per puro amore Suo. Le
onde della Sua Misericordia, infatti, si riversano sull'umanità, la
diretta beneficiaria della Passione che unisce Alexandrina a Gesù.
Ecco come prosegue questo dialogo d'amore.
Gesù :
« Figlia
mia, Tabernacolo Divino ove Io abito, prigione di
dolcezza e di amore ! Ho legato il Mio Cuore al tuo con i
vincoli del più santo amore. Mi hanno legato a te i tuoi lacci
incantevoli...
Nulla ci può
separare, non vi è nulla che possa tagliare i vincoli coniugali che
ci uniscono.
O mia
colomba... per il tuo amore serafico il mondo Mi amerà... sei
e sarai sempre la calamita dei peccatori.
Alexandrina :
― Sì,
Gesù, voglio attirarli a Te a qualsiasi costo. La grande grazia di
racchiuderli tutti nel Tuo Divin Che nessuno si perda. Non Ti rifiuto
sofferenze, non negarmi anime.
Gesù :
― Figlioletta,
eroina del mondo senza pari, così come senza pari sono il tuo dolore
ed il tuo amore. Sei ricca e potente. Ho preparato in te un
armamento forte, armamento di guerra : non armi né fuoco
distruttore, ma armamento delle virtù più eroiche, della purezza
più angelica, dell'amore dei cherubini e serafini non solo per
combattere per il Portogallo, ma per il mondo intero. Combatterai e
vincerai... ». (S pp. 156-157)
La vittoria
di Alexandrina sul dolore e sul peccato si chiama Maria, Regina di
tutte le vittorie. Più che mai la Madonna è presente lungo la
strada del Calvario di Alexandrina; la sollecitudine, il Suo amore ed
il Suo dolore di madre per questa figlia generosa e per l'umanità
intera, vanno al di là di ogni nostra stereotipata aspettativa:
« Ti
voglio, figlia mia, tra le mie braccia come tenni il mio Gesù sul
Calvario : Lui, lo tenni morto, per l'umanità, invece tengo te
fra le mie braccia, per confortarti affinché tu possa continuare ad
essere la grande vittima per la stessa umanità.
Non negare a
Gesù il tuo dolore: sono tanti e tanto gravi i crimini! Il mondo si
trova in pericolo imminente. Il Cuore del tuo e mio Gesù, in unione
col Mio, non può soffrire di più.
Soffri,
soffri per le anime: non permettere che il Sangue di Gesù vada
perduto ! ».
Alexandrina :
« In
quel momento la Mamma scoppiò in un pianto. Non volli più saperne
di riposare tra le sue braccia. Mi buttai al suo collo e Le dissi :
― No,
no, Mamma ! Non voglio che piangiate.
lo non ho con
che asciugarvi le lacrime, ma lo ha il Vostro Gesù – Afferrai con
le mani la tunica di Gesù e con essa gliele asciugai.
― Soltanto
Gesù, o cara Mamma, solo Lui può soavizzare il Vostro pianto.
Non piangete
più ! ». (S7.5.49, pp. 235-236)
È’
commovente l'impeto d'amore di Alexandrina di fronte al dolore della
Madonna, un dolore che sembra inconsolabile per la creatura che ha
fatto della propria nullità la sua forza : Gesù è lì
accanto, basta la sua tunica per asciugare le lacrime di Maria.
Accanto all'umile c'è sempre Dio che si fa sua forza, e come un
tempo, per le strade della Palestina fu sufficiente il desiderio
ardente di una donna di sfiorare il Suo mantello, per
ridarle la gioia della guarigione, così oggi, il Risorto è qui
accanto ad ogni creatura che in Lui spera, per asciugarle le lacrime
con le Sue candide vesti.
« Ecco
la dimora di Dio con gli uomini ! Egli dimora tra di loro ed
essi saranno il suo popolo ed Egli sarà il Dio-con-loro. E tergerà
ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto,
né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate
».
INVITA TUTTI A VENIRE AL MIO TABERNACOLO
Venite
a Me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi
ristorerò. Mt 11,28
Gesù :
« Va',
fiorellino eucaristico, invita tutti a venire al Mio Tabernacolo con
purezza, con amore.
Va', astro
del mondo, vai ad istruirlo con la Mia scienza, vai ad arricchirlo
con la Mia ricchezza! Chiedi agli uomini penitenza e preghiera,
perché non odano la sentenza di condanna ». (S p. 341)
Gesù invita
i Sacerdoti a predicare la devozione ai Tabernacoli per poter
condurre le anime a conoscerlo e ad amarlo nelle sue Prigioni
d'amore :
«
Scrivi che lo voglio che si predichi la devozione ai Tabernacoli, che
voglio che si accenda nelle anime la devozione verso queste prigioni
d'amore.
Di' al tuo
Padre Spirituale, che non indugi a diffondere per il
mondo ciò che ho detto della Mia Eucaristia; non vi è altro
rimedio: è da lì che vengono gli aiuti saldi per sostenere la
giustizia Divina.
Il Santo
Padre dia ordine a tutto il mondo Cattolico, che Io regni nei Miei
Tabernacoli, ma in mezzo a zelo e amore. Che riprenda i Miei
discepoli, perché sono loro che dovrebbero amarmi di più e dare
l'esempio, ma molti non lo fanno. (Lpp.29, 113)
Parla alle
anime figlia Mia, abbi coraggio, abbiate coraggio.
Tu spandi la
rugiada Celeste, semini semente Divina. È attraverso te che mi do al
mondo; parlo Io nelle tue labbra. Qualunque cosa sgradevole che
sorga, non è nulla in confronto al bene. È il demonio rabbioso, che
vuole bruciare la semente Divina, ma si ostinerà invano.
Si faccia
preghiera, si faccia penitenza! Incominci la Chiesa ! Quante
cose deve correggere e perfezionare ! Le Case Religiose, le Case
Religiose ; frati e suore che non vivono la vita dei loro
fondatori. Incominci la Chiesa! Vi sia tutta la vigilanza nella
Chiesa.
Si
risollevi il mondo verso di Me ». (S
pp. 364-365)
È’ il
Tabernacolo il luogo dove rivolgere di nuovo il nostro sguardo :
Alexandrina :
« Gesù
mi apparve nel Tabernacolo con la porticina del Tabernacolo aperta:
― Ascolta,
innamorata folle delle anime, ascolta, innamorata folle
dell'Eucaristia ! Sto qui nel tabernacolo solo per amore :
gli uomini non comprendono questo amore; sto qui per essere alimento
e vita : gli uomini non vogliono alimentarsi e vivere la mia
vita.
Parla loro
del Mio amore, comunica loro il Mio amore ! Tu che sei stata
creata per essere distributrice di tutto quanto è Mio, parla Mia
innamorata, parla, sposa Mia, della Eucaristia.
Chiedi alle
anime di venire al Tabernacolo e di vivere del Tabernacolo.
Mostrandomi
la corona del Rosario mi fece sentire come se la intrecciasse molto
stretta alle mie mani e continuò :
― Parla
del Rosario di Mia Madre benedetta, parla alle anime dei grandi mezzi
di salvezza. (Eucaristia e Rosario).
Vidi Gesù
che irradiava amore, sentii che era tutto dolcezza e carità e vidi
che le Piaghe Sue spargevano sangue vermiglio, molto vermiglio.
― O
Gesù, io non ho fede, sono miserabile, io sono un nulla per parlare
del sublime, per parlare di cose tanto belle e grandi, per parlare
dell'Onnipotente !
Essendo Voi
nel Tabernacolo, cosa rappresenta quel sangue ?
― Tu
hai fede, figlia mia, hai amore, hai tutto. Sei la più grande
vittima di espiazione. Parla al mondo, ricordagli le minacce e la
giustizia di Mio Padre, se esso non si converte e non vive una vita
nuova, una vita pura e santa.
Questo sangue
è sangue versato per amore, le Piaghe sono ravvivate giorno e notte
da tante, tante anime che Mi ricevono nel l'Eucaristia
sacrilegamente.
Venite al
Tabernacolo, veniteci in grazia e ardenti d'amore ! ». (S pp.
383-384)
« Lontano
dal Cielo, lontano da Gesù sta chiunque è lontano dal Tabernacolo.
lo voglio anime, molte anime eucaristiche. Il Tabernacolo, il
Tabernacolo, il Tabernacolo, oh se fosse ben compreso il
Tabernacolo !
Il
Tabernacolo è la Vita, il Tabernacolo è l'amore, il Tabernacolo è
la gioia e la pace.
Il
Tabernacolo è luogo di dolore, è luogo di offesa, è luogo di
sofferenza: il Tabernacolo è disprezzato, il Gesù del
Tabernacolo non è compreso.
Del
Tabernacolo vivono alcune delle Mie vittime, delle Mie spose elette.
Il Tabernacolo non è compreso, no, no, figlia Mia, e come può
essere compresa la tua vita ? Coraggio, coraggio avanti !
Poveretti
coloro che non vogliono riconoscere ed amare il Signore del
Tabernacolo ! Poveretti coloro che non vogliono vedere con
quella luce sprigionata dal Tabernacolo !
Tu vivi di Me
e per Me; vivi di Me e per le anime. Coraggio e fiducia, sposa
diletta ! La tua vita è ricca, piena di prodigi del Signore:
trionferà, trionferà, trionferà !
― O
Gesù, o Gesù, o mio Amore, la mia anima vede il Vostro Divin Cuore
fatto Tabernacolo : le porte sono spalancate. I raggi, le fiamme
divoratrici che escono da Esso, vengono incontro a me :
bruciatemi, Gesù, bruciatemi ! Consumatemi, fate che io
sparisca in Voi ; fate, fate Signore che tutte le anime si
accostino al Tabernacolo e vivano sempre e soltanto del Tabernacolo !
― Guarda,
guarda mia sposa diletta il tuo sposo Eucaristico, il Prigioniero
d'amore ! lo voglio anime eucaristiche, ma veramente
eucaristiche e non anime che profanano e oltraggiano il Mio Cuore
Divino ». (S pp. 242-243)
Un
richiamo importante viene fatto da Gesù, sulla sua presenza reale
nell'Eucaristia come Uomo e come Dio, mettendo in guardia quindi
dalla tentazione di considerare o solo la dimensione umana escludendo
la Divinità, o considerando solo quest'ultima, escludendo
l'Incarnazione :
« Figlia
Mia ! Come lo vedo il mondo !...
Parla della
Mia Eucaristia : di' che lì sto come Uomo e come Dio.
Di' che
voglio che Mi amino come amo Io. Parla loro dell'amore Eucaristico, e
della necessità di ricevermi ». (S
p. 396)
« Fa'
che lo sia amato da tutti nel Mio Sacramento d'amore, il maggiore dei
Miei Sacramenti, il maggior miracolo della Mia sapienza.
...È
l'alimento che genera le vergini, le più pure, le più care e amate
dal Mio Divin Cuore. Quanto Mi devi, figlia mia, quanto Mi devi,
figlia amata, tu insieme a tutta l'umanità, per avere Io istituito
questo Santo Alimento ! ». (L p. 39)
In diverse
estasi Alexandrina vide l'istituzione dell'Eucaristia, la sera del
Giovedì Santo.
Gesù :
« Vieni
al Cenacolo: medita quanto Io là già soffrii, ma non volli
lasciarvi soli: istituii il Mio grande Sacramento ». (L p. 87)
Alexandrina :
« Salii
con Gesù e con gli apostoli verso la grande sala dove si tenne la
Cena.
Mentre salivo
la scalinata, sentivo che Gesù era affamato di andare a mangiare
quella cena con gli apostoli.
Durante
questa, Gesù con gli occhi al Cielo, si infiammò tutto in fuoco,
tutto in amore. Che volto bellissimo ! E gli apostoli, in
quell'ora, più che mai si saziarono di Gesù, si infiammarono
d'amore giunsero a comprendere tutto quanto Egli diceva.
Vidi il dolce
Gesù benedire il pane e in quel momento d'amore e di meraviglia
senza pari, sentii che il mondo era un altro: Gesù si dava a lui in
alimento, partiva per il Cielo e rimaneva col mondo. Quell'amore si
estese su tutta l'umanità. Questa benedizione fu fatta prima che San
Giovanni si abbandonasse sul petto del Signore. (S pp. 124, 78-79)
...Mentre
si sedeva, parlò tra sé il Suo Divin Cuore :
― Cibo
Divino, la Cena del Mio amore !
Tutta la sala
si illuminò, tutti gli apostoli restarono imbevuti in
quell'amore che Gesù irradiava dai suoi divini occhi, dalle labbra e
da tutto il Suo Essere, perché Egli era tutto amore.
Solo Giuda,
disperato, con il demonio e il fuoco infernale in sé, non ricevette
l'amore di Gesù.
Come Egli
amava, soffriva, sorrideva! Come vedeva tutto ciò che l'attendeva !
...Mai sentii
tanto al vivo le tenerezze e l'amore di Gesù verso i Suoi apostoli.
Gesù, con
gli occhi fissi al Cielo, in fiamme di fuoco, pregò per molto tempo
il Suo Eterno Padre. Erano tali le tenerezze che Egli aveva verso gli
apostoli, che io sentivo come se li prendesse in braccio, in un
abbraccio amoroso ed eterno, li stringesse al Suo Divin Cuore.
Giuda pareva
avere in sé il demonio.
Tutti gli
apostoli ricevettero la Comunione dalle mani di Gesù, ardenti
d'amore. Devo dire che anche Giuda la ricevette ! Egli stava
appartato, Gesù stese verso di lui la sua mano Divina con il Cibo
Celeste. E subito dopo, Giuda uscì con un aspetto tale da far
disperare : non solo aspetto di un demonio, ma di molti demoni.
Tutte le persone presenti rimasero in pace e in amore.
Vorrei che
tutti conoscessero quel mistero del pane e del vino trasformati nel
Corpo e nel Sangue del Signore. Miracolo prestigioso! Abisso
insondabile d'amore !...
Fu tale la
luce, fu tale l'amore che imbevve tutti gli apostoli e me ! ».
(S pp. 259,43-44, 121)
NON TI ALIMENTERAI MAI PIÙ SULLA TERRA
Io
sono il Pane della Vita. Se uno mangia di questo Pane vivrà in
eterno e il Pane che Io darò è la Mia Carne per la Vita del mondo.
Gv 6,48-51
Gesù :
« Non
ti alimenterai mai più sulla terra.
Il tuo
alimento è la Mia Carne, il tuo sangue è il Mio Divino Sangue, la
tua vita è la Mia Vita: da Me la ricevi quando ti alito sopra e ti
consolo, quando unisco il Mio Cuore al tuo. Non voglio che usi
medicine, eccetto quelle a cui non si possa attribuire alimentazione.
Grande è il
miracolo della tua vita ». (S p. 133)
Con il
venerdì santo del 1942, Alexandrina non vivrà più la Passione di
Gesù nel corpo e con movimenti esteriori, ma vivrà l'agonia
dell'anima e dello spirito condividendo il martirio di Gesù iniziato
nel Getsemani.
Inizia
contemporaneamente per lei una nuova sofferenza legata
all'impossibilità di ingerire qualsiasi alimento e bevanda,
sofferenza che permarrà per tredici anni, fino al giorno della sua
morte avvenuta il 13 ottobre 1955. È’ l'Eucaristia il suo unico
alimento. [4]
La causa di
tale digiuno resterà per un certo tempo misteriosa e sconosciuta
fino a che ne viene svelato il senso e l'origine dalla Madonna stessa
e da Gesù.
Infatti nel
giorno dell'anniversario dell'inizio del digiuno, la Madonna le
dice :
« Figlia
mia, Vengo a confortarti in questo giorno di anniversario per la
liturgia della Santa Chiesa, giorno in cui il Mio Divin Figlio
modificò in te la sua Santa Passione perché continuasse nel
profondo e misticamente nascosta; vi aggiunse poi il tuo
digiuno, come prova per l'umanità, per chiamarla a
sé, al Suo Divin Cuore, mediante tale meraviglia ».
« Figlia
mia, le dice Gesù, faccio che tu viva solo di Me, per
mostrare al mondo il valore dell'Eucaristia e ciò che è la Mia Vita
nelle anime.
Sei luce e
salvezza per l'umanità : fortunati coloro che si lasciano
illuminare ! ». (S pp. 220, 319)
Questa nuova
situazione fa provare ad Alexandrina nostalgie fortissime di cibo e
di acqua, una fame ed una sete struggenti ed inestinguibili, pur
sentendosi contemporaneamente sazia. Ella vive in sé la fame e la
sete delle anime che non si nutrono di Dio, e che rischiano quindi di
morire, cioè perdersi per sempre, e che lei nutre e salva con la sua
sofferenza, fonte di perdono e di Vita.Contemporaneamente conosce
misticamente la fame e la sete che Gesù ha delle anime, e cioè il
Suo desiderio infinito di salvarle.
« Io,
senza la Grazia Divina, non posso resistere al pensiero di non poter
mai più alimentarmi, alla nostalgia di cibo : è un tormento
vivissimo che ferisce invisibilmente.
Con
questo dolore e queste nostalgie posso pensare e sentire più al vivo
ciò che sono le Vostre nostalgie, Gesù, le ansie e la Vostra fame
di anime, il dolore che esse Vi causano con il loro perdersi... ».
(S pp. 14, 206)
Gesù, nel
ribadire che è Lui a tenere in vita Alexandrina con l'Eucaristia,
fornisce ulteriore comprensione sul valore redentivo della sua
sofferenza :
« lo
sono la tua vita : tu vivi di Me.
Di', scrivi,
te Io ordina Gesù. Di' perché sappiano: sei la Mia sposa ed Io il
tuo Sposo.
Di' perché
comprendano. Per te faccio di più di quanto feci nel deserto :
ti do la Mia Carne, ti do il Mio Sangue.
E questo non
è vita migliore, manna migliore, più dolce della manna del
deserto ?
Donandomi Io
tutto a te, non ti lascio senza conforto.
― Gesù
mio, perché mai, poiché Vi possiedo così, io sento tanta nostalgia
di alimentarmi, e tante volte nei miei leggeri sonni sento questa
voglia e mi sveglio come se stessi inghiottendo per alimentarmi ?
― Figlia
Mia, stella del mondo, arcobaleno di tutta l'umanità, possedendoti
interamente, amandoti ed arricchendoti come nessun'altra anima e
facendo in te la copia più fedele della Mia Divina Passione, non
potevo tralasciare di associarti alla Mia sete, alla fame che ho di
anime. Non sai che lo soffro questa sete, questa fame notte e
giorno ? È più completo il ritratto di Gesù nella Sua sposa.
Abbi coraggio ! Questa nostalgia e questa ansia non cesseranno :
termineranno solo nei tuoi ultimi momenti ». (S p. 66)
Alexandrina
vive quindi un nuovo martirio dell'anima : percepisce in sé
l'umanità che non crede in Dio, sotto la forma del mondo o dello
stormo di uccelli che si aggrappano a lei, esile stelo, per non
perdersi :
« Non
ebbi mai tentazioni tanto terribili contro la fede. Gesù mi ordina
di ripetere molte volte la parola "credo". Non credo in
Dio, nell'eternità, nel Cielo e nell'inferno. Ecco il pensiero
tremendo: muoio, e tutto finisce. A che mi serve questa vita di
sofferenza ?
Meglio
sarebbe uccidermi o non essere nata. Separarmi da
Deolinda e da tanti che mi sono cari e non vederli più, mio Dio, mio
Dio ! Però il maggior tormento è di non vedere Dio
nell'eternità, di non poterlo amare perché non esiste. L'eternità
che io vivo è morte, è putrefatta. Povera vita, povera eternità
senza Dio !
Nuovo
martirio dell 'anima mia: essa è come un gambo di lino già
sfruttato ; a queste fibre insanguinate il mondo viene a
succhiare tutto il mio essere.
Ora è uno
che ha la grandezza del mondo, ora sono molti che si presentano come
uccelli in stormi, hanno mani con artigli, occhi stralunati, capelli
scapigliati, sono degli affamati insaziabili, sono dei
perfetti scheletri. lo non ho più sangue, non ho più
essere da dare loro. L'anima si stanca e muore di sgomento. Essa poi
ha una fame infinita che viene ad aumentare il tormento del corpo.
Questa fame dell'anima mi causa nostalgia della alimentazione :
ho nostalgia
di ogni alimento e sentendomi sazia sento un vuoto che solo il mondo
può colmare.
Gesù, in
estasi, mi disse che questo che sento nell'anima è il mondo, sono le
anime che vedono già gli orrori dell'inferno : restano
aggrappate alle fibre della mia anima, a succhiarmi tutta per non
perdersi. Mi ha detto poi che la fame infinita è Sua ». (L p.
138)
Nel
1942, poco prima che iniziasse il suo digiuno, Alexandrina aveva
rivolto al Signore questa preghiera :
« O mio
amore Sacramentato, non posso vivere senza di Te ! O Gesù,
trasformami nella Tua Eucaristia ! Mammina, o mia Mammina cara,
voglio essere di Gesù, voglio essere Tua ».
La sua
preghiera è stata esaudita: se le anime che restano aggrappate
all'esile stelo, non si perdono è perché Alexandrina è ostia
vivente: può trasmettere la Vita Divina anche a quanti la avvicinano
perché Cristo ha assunto la sua umanità e vive in lei :
Gesù :
« Faccio
questa trasformazione Sacra, trasformazione Divna: trasformarmi
in te, trasformarti in Me ». (S p.
390)
Nel donarle
le sue gocce di Sangue per farla vivere, aggiunge :
« ...ti
faccio una nuova trasfusione, affinché Cristo viva nella sua
crocifissa e la Sua crocifissa viva in Cristo. Vengo ad alimentare la
tua anima come Medico Divino e a dare al tuo corpo quello che il
medico della terra non può darti: il Mio Divino Sangue, il Mio
Divino Amore, perché tu viva e dia la Vita alle
anime ». (S pp. 75,110)
Attraverso
lei, Gesù può donarsi a quanti la avvicinano :
« O
sposa cara, Io sono qui nel Tabernacolo del tuo cuore... Tu sei il
Tabernacolo ove abito giorno e notte senza assentarmi.
Tu sei
l'ostia che con Me si immola, tu sei l'ostia con la quale le anime
comunicano con me.
Tu vivi con
Me nell'Eucaristia, vivi la Mia Vita.
In questa
immolazione continua, in questa unione indissolubile, in questa vita
tanto mistica e Divina, le anime Mi ricevono attraverso te ».
« Comunica
al mondo, comunica alle anime questa Vita. Lascia che se ne servano e
traggano da essa profitto, a misura delle loro ansie di unione con
Me...». (S pp. 397, 308) Lascia che dai tuoi
sguardi, dalla tua vita, traspaia tutto ciò che è Celestiale, e le
anime che si accostano a te, ricevano da te questa Vita, come aria
pura che si respira. È Gesù ad affermarlo, e Gesù non mente, non
inganna : le anime che si accostano a te ricevono la Vita
Celeste ». (S p. 435)
Per gli
scettici e gli increduli di tutti i tempi, valgano le seguenti parole
di Gesù :
« La
vita che vivi, la vita delle più alte meraviglie, può essere
veramente compresa solo da alcune anime di grande e profonda vita
interiore, da anime veramente mistiche. E sono tanto rare! Quale pena
per il Mio Cuore Divino... L'Eucaristia è l'alimento che ti fa
vivere, è l'alimento cui gli increduli non credono.
Non posso Io
far vivere le Mie vittime nel modo che voglio, ossia con la Vita
Divina ? ». (S pp. 32, 249)
COMUNIONE SPIRITUALE E COMUNIONE SACRAMENTALE
Se uno Mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre Mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Gv 14,23-24
« Figlia
mia, sempre nella croce con Me, sempre con Me nella Mia Eucaristia :
la croce è segno di Redenzione, l'Eucaristia è amore. Quanto
soffro, quanto soffro, prigioniero lì !
Di' alle
anime che Mi amano, che vivano nei loro lavori unite a Me.
Quando sono
nelle loro stanze, molte volte, sia di giorno che di notte, si
inginocchino con il capo chino dicendo :
― Gesù,
io Vi adoro in ogni luogo dove abitate Sacramentato; Vi faccio
compagnia per coloro che Vi disprezzano, Vi amo per coloro che non Vi
amano, Vi do sollievo per coloro che Vi offendono. Gesù, venite nel
mio cuore.
Questi
momenti saranno per me di grande gioia e consolazione ».
(S p. 131)
Alexandrina :
« O mio
Gesù, venite al mio povero cuore ! lo Vi desidero, non
tardate ! Venite ad arricchirmi delle Vostre grazie, aumentate
in me il Vostro Santo e Divino amore. Unitemi a Voi, nascondetemi nel
Vostro Sacro Costato ; non voglio altro bene se non Voi, sospiro
solo per Voi.
Vi ringrazio,
Eterno Padre, per avermi lasciato Gesù nel Santissimo Sacramento, Vi
ringrazio, mio Gesù, e infine Vi chiedo la Vostra Santa benedizione.
Sia lodato e
ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento ».
(A p. 8)
Forse non è
senza significato il fatto che Gesù abbia affidato la missione dei
Tabernacoli, ad una ragazza totalmente paralizzata come Alexandrina.
La sua immobilità fisica, ci costringe ad entrare inevitabilmente
nella dimensione interiore dell'uomo, nell'unico spazio in cui può
avvenire l'incontro con il Signore: è nella cella del cuore, che può
avvenire il nostro incontro con Lui, ed è solo nell'amore che
si può sviluppare la vita di comunione con Lui.
È’ solo la
forza dell'amore che ci rende misticamente presenti là dove Lui è,
in tutti i Tabernacoli del mondo, e rende presente Lui in noi,
ovunque noi siamo, nel Tabernacolo del nostro cuore.
Più volte,
attraverso Alexandrina, Gesù ci ha ripetuto che nell'abitudine,
nell'obbligo, nella freddezza, nell' indifferenza non avviene nessun
incontro vivo, nessuna unione feconda con Lui, e noi restiamo
umanamente e tristemente uguali a noi stessi senza la Sua gioia e
senza la Sua pace. Come a Nazaret Gesù compì pochi miracoli per la
mancanza di fede dei suoi abitanti, così il nostro cuore può essere
ora una nuova Nazaret, dove Gesù Eucaristia non può compiere il
miracolo della nostra trasformazione da figli dell'uomo in figli di
Dio, per la nostra incredulità, e per la mancanza in noi del reale
amore e desiderio di Lui.
È’ solo
l'amore che ci fa vivere in continua unione con Lui e che ci porta a
desiderare ardentemente il momento del nostro incontro nella Santa
Eucaristia.
« Se uno
Mi ama, osserverà la Mia parola, e il Padre Mio lo amerà e noi
verremo a lui e faremo dimora presso di lui... » Gv
14,23-24
Anche qui, le
parole di Gesù ribadiscono come la grande promessa della vita di
comunione con il Padre può avvenire solo nell'amore :
la Santissima
Trinità tutta, entra nelle nostre case, abitando nel Tabernacolo del
nostro cuore.
Chi Lo ama
osserverà la Sua parola.
L'amore per
Gesù non è separabile dal fare la Sua volontà che ci viene
indicata nella Sacra Scrittura come ricorda il salmista, lampada per
i miei passi è la tua parola » e, dalla Chiesa
che ne custodisce le verità di fede.
Non è
pensabile un Cristianesimo « fai da te », che trovi la
propria autogiustificazione nella concezione e relazione
individualistica, al di fuori quindi della vita Ecclesiale e
Sacramentale. È la posizione di quanti oggi affermano :
« Cristo sì, la Chiesa no ».
Né è
pensabile un Cristianesimo che separi il momento della celebrazione
liturgica dalla vita vissuta e testimoniata oltre la soglia della
porta della propria Chiesa, se non si vuole correre il rischio di
alimentare una falsa coscienza di sé, andando ad aumentare le fila
dei « sepolcri imbiancati ».
« Chi
Mi ama osservera la Mia parola », ci ripete Gesù, e la vita di
comunione con Lui nasce e persiste nella condizione di Grazia e si
interrompe al di fuori di Essa. Cosa comporti per l'anima essere
separata da Dio ce lo dice Alexandrina che rivisse la profonda
sofferenza che ne deriva, mentre Gesù, nel dialogo che segue, ci
ricorda che è nel peccato che avviene la separazione da Lui.
Alexandrina
in un giorno in cui non poté ricevere la Santa Comunione :
« ...in
tutto il giorno ho lottato per il vuoto indicibile della
mancata Comunione, contro una fame di Lui insopportabile.
Senza
fede, senza sentirla e senza sentire il dolore salii la montagna :
non fui capace, nel mio intimo, di ripetere il mio "credo"
e di fare un atto di amore. Volevo dire con il pensiero – Credo,
mio Gesù –, ma era una cosa tanto vaga che non giungeva al
Cielo: ciò
che nasce alla superficie, non vale nulla. Avevo
bisogno di dirlo dal profondo, ma non fui capace, tale era la mia
sfinitezza. [5]
Con molto
ritardo venne Gesù: pareva non venisse più, che separazione
tremenda !
Venne, ma non
portò luce, però mi rialzò e mi parlò con dolcezza e con amore.
― Figlia
Mia, sposa cara, sono Gesù, sono Gesù, rialzati, abbi coraggio,
vieni a Me.
Sai già che
è tutto tuo il Mio amore, tutto tuo il Mio Cuore con tutti i tesori
e le grazie perché tu distribuisca tutto. I tuoi sono sentimenti
simbolici, sentimenti Divini: il tuo allontanamento da Me è
l'allontanamento delle anime. Come possono dire che credono in Me, se
peccano come se Io non esistessi ? Come possono dire di amarmi,
nei loro peccati e vizi, rinnovando giorno e notte la Mia Passione ?
Sentimenti simbolici: leggete e comprendete, maestri delle anime !
». (S pp. 363-364)
E durante
l'estasi precedente a questa, Gesù aveva raccomandato :
« Obbedienza
al Papa, obbedienza alla Chiesa ». (S
p. 356)
Ecco invece
come Gesù comunica la Sua presenza continua, la Sua unione
indissolubile dall'anima che vive nella Grazia, in risposta ad
Alexandrina che aveva espresso il suo intenso desiderio di riceverLo
Sacramentalmente :
« Figlia
Mia, non giudicarmi assente da te, perché mai ti abbandono.
In te abita
sempre la Santissima Trinità, credi nella Mia Presenza Sacramentale
in te, perché mai, mai ti abbandono ». (L p. 125)
Come a Santa
Margherita Maria Alacoque il Signore affidò la richiesta della
Comunione nei primi venerdì dei nove mesi consecutivi in riparazione
delle offese fatte al Suo Sacro Cuore, come a Fatima venne richiesta
la Comunione nei primi sabati dei cinque mesi consecutivi in
riparazione delle offese fatte al Cuore Immacolato di Maria, ad
Alexandrina Gesù affidò la richiesta della Comunione nei primi
giovedì dei sei mesi consecutivi in onore della Santissima
Eucaristia, adorando in Essa la Sua perenne Presenza e contemplando
contemporaneamente il Suo perenne Sacrificio.
Gesù :
« Mia
figlia, Mia cara sposa, fa' che lo sia amato, consolato e riparato
nella Mia Eucaristia.
Di' in Mio
nome che a quanti faranno bene la Santa Comunione, con sincera
umiltà, fervore ed amore nei primi sei giovedì consecutivi e
passeranno un'ora di adorazione davanti al Mio Tabernacolo in intima
unione con Me, prometto il Cielo.
È per
onorare attraverso l'Eucaristia, le Mie Sante Piaghe, onorando per
prima quella della Mia Sacra spalla, così poco ricordata.
Coloro che al
ricordo delle Mie Piaghe uniranno quello dei dolori della Mia Madre
benedetta e per essi ci chiederanno grazie sia spirituali che
corporali, hanno la Mia promessa che saranno accordate, a meno che
non siano di danno per la loro anima.
Nel momento
della loro morte condurrò con Me la Mia Santissima Madre per
difenderli ». (S p. 197)
Nelle pagine
del suo diario, Alexandrina ci ha lasciato una splendida
testimonianza di come lei affidasse ancora una volta alla Madonna, il
compito di preparare la sua anima a ricevere Gesù Eucaristia :
Alexandrina dipendeva in tutto da Maria, e la « Piena di
Grazia » non deluse il suo abbandonarsi fiducioso in Lei.
« Ieri
ebbi la consolazione di ricevere il mio caro Gesù. Avevo l'abitudine
di chiedere alla Madonna di inviare una moltitudine di Angeli,
Cherubini e Serafini per accompagnare il mio Gesù dal Tabernacolo
fino a me, e di venire Lei stessa con un'altra moltitudine a
preparare il trono dell 'anima mia, di ricevere Gesù, e infine, a
fare il ringraziamento per me. Questa volta avvenne così. E dopo
aver ricevuto il Signore, che pace io sentii !
Stavo ad
occhi aperti e cominciai a vedere davanti a me una quantità di
Angeli formanti un grande arco. Da un lato figure più grandi che
tenevano in mano qualcosa: non so cosa fosse. In mezzo una figura più
grande ancora, ma non la distinguevo bene. Di fronte vi era un trono
con colori tanto belli e di là uscivano ad inondarli raggi dorati.
Nel vedere
questo, pensavo fosse la Madonna accompagnata dai Suoi Angeli,
come Le avevo chiesto ». (L p. 68)
Alexandrina
rimase dubbiosa se parlarne o meno con il Padre Spirituale, ma
ricevette questo ordine e questa spiegazione da Gesù :
« Di'
tutto, tutto. Ti ho presentato questo perché tu veda che le tue
preghiere sono accette al Cielo. Hai visto la Madonna con i Suoi
Angeli, i Cherubini e Serafini con i loro strumenti; vennero a
preparare la tua anima; poi Mi hanno ringraziato, amato e lodato come
in Cielo. Sono su un trono dentro di te ». (L pp. 68-69)
Affidiamo
alle parole di Gesù il compito di ricordarci che la Sua Presenza
Eucaristica è solo presenza d'amore, e che la comunione è tale se è
comunione di due cuori che si amano e che si donano totalmente l'uno
all'altro senza riserve.
Sono le
parole che Gesù rivolse ad Alexandrina nel giorno in cui volle
renderla simile a Sé anche nel corpo, con il dono delle Mistiche
Stigmate :
« È
venuto Gesù, e in un impulso d'amore, mi ha dato più forza e mi ha
parlato così :
― Vieni,
Figlia mia ! lo sono con te. È con te il Cielo con tutta la
forza.
In quel
momento dalla Piaga del Suo Divin Cuore è uscito un lampo così
grande con raggi tanto luminosi che fecero risplendere tutto. Poco
dopo, da tutte le Sue Piaghe Divine sono usciti raggi che mi hanno
trapassato i piedi e le mani; dal Suo Capo sacrosanto veniva verso il
mio un "sole" che mi ha trapassato il cervello.
Circa il
primo lampo e i raggi che uscivano dal Suo Divin Cuore, Gesù mi ha
detto con tutta chiarezza :
― Mia
figlia, come Santa Margherita Maria, lo voglio che tu accenda nel
mondo questo amore del Mio Divin Cuore oggi tanto spento, nei cuori
degli uomini. Accendilo, Accendilo! lo voglio dare, voglio dare ad
essi il Mio amore. lo voglio essere da loro amato. Essi non lo
accettano e non Mi amano.
Per mezzo tuo
voglio che questo amore sia acceso in tutta l'umanità, così come,
per mezzo tuo fu consacrato il mondo a Mia Madre Benedetta.
Fa', o Mia
sposa amata, che si diffonda nel mondo tutto l'amore dei nostri
Cuori.
Alexandrina :
« Ma
come, Gesù, come fare ? Se non lo accettano da Te, gli uomini,
come lo riceveranno per mezzo mio ? ».
Gesù :
« Con
il tuo dolore, figlia Mia! Soltanto con il dolore le anime rimangono
attaccate alle fibre della tua anima e poi si lasceranno incendiare i
cuori nel Mio Amore. Lascia che questi raggi delle Mie Piaghe Divine
penetrino nelle tue piaghe nascoste, nelle tue piaghe mistiche.
Lascia che il
Mio balsamo le addolcisca, come anche le spine del tuo capo.
Tu non vivi
la vita del mondo, anche se sei nel mondo. Vivi la Mia Vita
Divina... ». (S p. 370)
EUCARISTIA E ROSARIO
« Donna,
ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua
Madre ! ». E da quel momento il discepolo la prese nella
sua casa. Gv 19,26-27
Era
il 30 maggio 1862, la sera in cui don Bosco raccontò ai suoi ragazzi
il sogno profetico sulla Chiesa, diventato poi famoso come il sogno
delle due colonne.
In questo
sogno, don Bosco vide la nave, che rappresentava la Chiesa, pilotata
dal Papa, navigare con grande difficoltà in un mare pieno di navi
schierate in battaglia contro di lei.
Ma dalla
distesa del mare, vide elevarsi due colonne, molto alte e robuste: su
una colonna c'era la statua della Vergine Immacolata, che
recava ai piedi il cartello con la scritta «Auxilium
Christianorum », sull'altra colonna, più alta e più grossa,
vide l'Ostia e sotto un cartello con le
parole « Salus Credentium » (Salvezza dei credenti). Il
Papa, per due volte, venne colpito e ferito, la seconda volta muore.
Il suo
successore riesce a raggiungere le due colonne e a legare ad esse la
Chiesa.
« Allora
succede un gran rivolgimento»: Tutte le navi avverse colano a picco,
la tempesta cessa.
La Chiesa
aveva vinto la terribile battaglia con l'aiuto della Madonna e
dell'Eucaristia.
Alexandrina
da Costa fu, con la sua vita, la testimone fedele del messaggio
racchiuso nel sogno di don Bosco: il Signore condusse questa umile
figlia del Portogallo a diventare Eucaristia Vivente, nutrendosi solo
dell'Ostia Consacrata, durante gli ultimi tredici anni della sua
vita, per dimostrare al mondo che Lui esiste e che è la fonte della
Vita Eterna.
Inoltre, per
ricordare al mondo ed alla Chiesa il posto che occupa Maria
Santissima nel Cuore di Dio Padre e nel piano di salvezza
dell'umanità, Gesù chiese, attraverso la sua portavoce Alexandrina,
che il Papa consacrasse il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria.
Ecco le due colonne di don Bosco, che continuamente ci vengono
riproposte, a memoria di Colui che solo può sedare le tempeste del
mondo, insieme a Sua Madre, così come un giorno sedò quella che
minacciava la piccola barca sulla quale si trovava insieme agli
Apostoli sul lago di Tiberiade.
« Maestro,
non ti importa che affondiamo ? ! », fu il grido di
Pietro, sconcertato dal sonno tranquillo di Gesù.
« Taci,
fa' silenzio », ordinò Gesù al vento e si fece gran bonaccia.
Ma disse loro :
« Perché
siete così paurosi? Non avete ancora fede ? ».
Abbiamo
bisogno anche noi, uomini e donne del 2000, di sentire risuonare nel
profondo del nostro cuore la voce di Gesù che ci ripete quelle
parole eterne, soprattutto ora che l'onda del mondo impazzito in un
delirio di autosufficienza e di onnipotenza, sotto diversi nomi,
tenta di offuscare e di nascondere ai nostri occhi la presenza stessa
del Signore che, invece, continua a viaggiare con noi, sulla nostra
barca personale perché il Suo nome è Emmanuele, Dio con noi.
Ecco come
Gesù e Maria, attraverso le labbra di Alexandrina, ci consegnano,
oggi, gli stessi mezzi di salvezza ; a noi la libertà di
condividere o meno il progetto d'amore in essi racchiuso, offrendo la
nostra disponibilità per attuarlo :
Alexandrina :
« ...venne
Mammina: aveva un manto bianco e dorato.
Mi prese tra
le Sue braccia, mi accarezzò, avvolse attorno alle mie mani il
Rosario che pendeva dalle Sue e così pure la Croce del Rosario, dopo
averla baciata :
― Figlia
mia, lo sono la Vergine del Rosario: gioisco quando vedo che tu ne
consigli la recita di almeno una terza parte per onorarmi. Continua a
farlo : è devozione di Salvezza.
Il mondo
agonizza e muore nel peccato. Voglio preghiera, voglio penitenza.
Avvolgi, figlia Mia, in questo Mio Rosario, coloro che ami e che sono
tuoi: anch'Io li amo e Gesù pure li ama; avvolgi chi si raccomanda
alle tue preghiere, avvolgi il mondo intero, in un mazzo, come Io ho
avvolto te, stringilo al tuo cuore come Io ho stretto te fra le Mie
braccia.
...Parla alle
anime dell'Eucaristia, parla loro del Rosario; di' che si cibino del
Corpo di Cristo e dell'alimento della preghiera del Mio Rosario ».
(S pp. 308, 373)
Alcuni giorni
dopo, è Gesù che pone tra le mani di Alexandrina la Croce del
Rosario ; l'esperienza mistica che ne segue e che Alexandrina ci
consegna nelle pagine del suo diario è di estrema importanza per
comprendere il valore del Rosario e dell'Eucaristia:
« ...Gesù
mi pose in mano la Croce che pendeva dalla corona del Rosario :
questa volta, non rimase avvolta nelle mani, ma distesa e aperta;
qualcuno dal lato opposto la sosteneva.
Gesù si pose
in mezzo alla corona aprendola sempre più e disse :
― Tieni
nelle tue mani la Croce, stringila forte al cuore.
L'umanità
intera rimarrà dentro al Rosario.
Parla alle
anime, parla loro del Rosario e dell'Eucaristia.
Rosario,
Rosario, Rosario! Eucaristia, il Mio Corpo, il Mio Sangue !
L'Eucaristia
con le Mie vittime: ecco la salvezza del mondo... ».
Alexandrina :
« Allora,
senza sapere come, fui elevata molto in alto. La Croce che avevo in
mano rimase dietro di me come se io vi fossi crocifissa.
Il
mio cuore diventò un vaso che custodiva sangue. Si alzarono due
scale che appoggiavano sui bracci della Croce : quella a destra
era la scala del Rosario, quella
a sinistra della Eucaristia. A
metà di questa un mazzo di spighe bionde e due grappoli di uva.
Le anime vi
salivano in fretta, riempivano tutta la larghezza delle scale ;
passavano dai bracci della Croce dentro il vaso con il sangue. Lì si
bagnavano poi volavano in alto ed entravano in Cielo. Quanto sarei
contenta se tutti vedessero questo !
Gesù mi
disse :
― Figlia
Mia, la tua vita è una predicazione continua :
quando parli,
quando sorridi, quando piangi e gemi sotto il peso gravoso della
Croce : è esempio per i grandi e per gli umili, per i sapienti
e i dottori della Chiesa.
Se tu potessi
vedere, figlia cara, tutta la gloria che fu data al Cielo, le anime
che hai salvato, il bene che hai fatto a tutta l'umanità in questi
sedici anni di crocifissione continua, moriresti per la gioia
abbagliante.
Il tuo dolore
porta anime al Rosario, alla Eucaristia.
Per il tuo
dolore salgono le due scale di salvezza : dolore e sangue,
dolore e Croce, Croce di salvezza...
Mi consolano
di più le sofferenze di un solo giorno delle anime vittime, che
tutte le preghiere e le opere del mondo intero.
L'umanità
senza vittime sarebbe un giardino senza fiori, un cadavere senza
vita, una vita senza luce. Tu sei la vita di questi cadaveri che il
peccato uccise, tu sei il faro e il giardino fiorito, sei luce che
splende.
Da te le
anime sono arricchite prima e dopo la morte. Che pioggia di
grazie !... ». (S pp. 377, 163)
Nell'ultimo
anno di vita terrena di Alexandrina, Gesù affida ancora alla Sua
portavoce, parole di amore e di invito per tutti noi: l'Eucaristia ed
il Rosario sono le armi che Gesù consegna alle sentinelle dei Suoi
Tabernacoli per sconfiggere con Maria, Aurora del nuovo giorno, il
potere e la seduzione del male in ciascuno di noi e nell'umanità
intera.
Le dice
Gesù :
Figlia Mia,
violetta nascosta, piccola, ma grande agli occhi di Dio...
Sei violetta
nascosta, anche se il tuo nome, la tua vita percorrono già il mondo.
Le vere grandezze, l'opera mia, il mio lavoro Divino in te, saranno
veduti e compresi soltanto dopo la morte, alla luce dell'eternità.
Quante
meraviglie! Quanti prodigi ! Questo per la tua corrispondenza e
la tua fedeltà. Il mondo, come ti è debitore !
Riposati qui
e parliamo delle Mie cose, del Mio amore». Apparve un altare, scrive
Alexandrina, la porta del Tabernacolo era aperta. Nella pisside
c'erano le Ostie bianche. Gesù si sedette a fianco dell'altare e mi
fece sedere dall'altro lato. Non vidi su cosa sedevamo. Gesù
posò sull'altare la Sua mano e su di essa il Suo capo Santo; la
stessa cosa fece fare a me. La mia mano destra rimase unita alla Sua
mano sinistra.
Dal
Tabernacolo, da quelle Ostie così bianche uscivano raggi più
splendenti del sole e passarono tra noi.
Gesù, pieno
di dolcezza, mi disse :
― Mia
Figlia, gioiello eucaristico, lo sono lì nel Tabernacolo, in
quell'Ostia pura, in Corpo, Anima e Divinità, come sono qui.
Confida, figlia Mia !
Parla al
mondo di questo amore. Di' agli uomini che si avvicinino a Me. Voglio
darmi a loro. Molte volte, tutti i giorni se è possibile. Vengano
con cuore puro, molto puro e assetato. Se verranno al Tabernacolo con
le dovute disposizioni e reciteranno il Rosario, o la sua terza
parte, tutti i giorni, non occorrerà altro per allontanare la
giustizia di Dio.
Il Rosario,
il Tabernacolo e le mie vittime, la vittima di questo Calvario, sono
sufficienti perché al mondo siano dati il perdono e la pace. Chi
viene al Tabernacolo vive puro ; chi vive all'ombra di Mia Madre
benedetta, vive della Sua purezza. E così l'umanità vive la vita
nuova, pura e santa da Me raccomandata tante volte da questa
cameretta ». (S pp. 387-388)
Alexandrina :
« O mio
Gesù, io vorrei che il mio amore fosse come la luce che non si
spegne, come la brezza continua che si diffonde in ogni luogo.
Fate che il
mio amore entri e si posi in ogni luogo dove abitate Sacramentato.
Vi amo, Vi
amo eternamente ». (S p. 69)
Per questo
amore grande e generoso che nulla negò al Redentore, pur di salvare
le anime dall'infelicità eterna, Alexandrina sarà nell'eternità,
l'angelo confortatore per chiunque cercherà in lei forza e sollievo
nella sofferenza. Le dice infatti la Madonna :
« Lasciami
coprirti col manto di tristezza, col Mio manto di dolore, affinché
con questo segno, attraverso i tempi tu possa essere invocata per
tutti i dolori dell'anima e del corpo, invocandoti dalla terra quando
sarai in Cielo, come martire dei dolori, per conforto e balsamo dei
dolori umani ». (S p. 220)
E Gesù le
preannuncia :
« Che
trionfo la tua entrata in Cielo ! »
Le anime che
salvasti col tuo martirio, strette al Rosario, alle perle
innumerevoli delle tue virtù e all'ombra del tuo manto, canteranno,
loderanno il Signore per averti creata. (S pp. 424, 443)
Subito dopo
la tua entrata in Cielo, andrai verso il Trono della Santissima
Trinità, farai scendere rugiade fecondatrici, piogge di benedizioni
e di grazie...
Su quanti ti
sono cari e su quanti invocheranno il tuo aiuto, lascio che tu mandi
una pioggia di pietre preziose. Ti darò tutto quello che mi
chiederai.
Figlia Mia,
dove sta scritto tutto quanto è Divino. In te impareranno ad amare,
in te impareranno a soffrire, in te impareranno a conoscere come Io
Mi comunico alle anime.
lo vorrei,
sposa cara, che la tua vita venisse diffusa, arrivando presto ai
confini del mondo, come pioggia di belle rose cadute dal Cielo: quale
pioggia di meraviglie, quale balsamo di salvezza per le anime ».
Così
sia...
PORTANDO GESÙ PER LE VIE DI MILANO
FESTA DEL CORPUS DOMINI 1995
« Ecco,
io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo ». Mt
28,20
Card. Carlo
Maria Martini :
« 18
giugno 1995, domenica del Corpus Domini : processione
eucaristica sui Navigli. Sto tenendo fra le mani l'ostensorio con il
pane consacrato che è il Signore Gesù morto e risorto per noi e
moltissima gente adora il Signore con me. Si concentrano in quest'
ostia i ricordi dell' anno, la conclusione del Sinodo, le memorie di
quindici anni di episcopato a servizio di questo popolo. Contemplo il
Signore e mi prende come un brivido di spavento per la sua inermità.
È qui osannato da tanta gente, eppure è debole e tutto si lascia
fare dalle nostre mani. Potremmo fare di Lui qualunque cosa e non
reagirebbe, come non ha reagito nella Passione. E questo il Signore
della Gloria, l'Onnipotente, Colui che tiene in mano i destini dei
popoli! Di questo Signore della Gloria noi conosciamo poco ;
davvero è al di là di ogni nostro atto di intelligenza, non
comprendiamo il rapporto tra la sua infinità e la sua inermità. E
Dio e perciò al di sopra di ogni nostro pensiero : Deus
semper maior, Dio sempre più grande di quanto non possiamo
immaginare e comprendere.
Eppure Tu,
Signore Gesù, sei qui per noi e l'ostia che contemplo è la Tua vita
per noi. Tu sei il nostro tutto, Colui al di là del quale non
possiamo cercare altro, perché in Te vediamo il Padre. A Te consegno
le intercessioni e le preghiere di tutta la Chiesa di Milano al
termine del Sinodo, in un momento in cui le è chiesto di ripartire
per camminare verso il nuovo millennio.
Ma ripartire
come ? e da dove ? Qui la Tua essenzialità, o Signore, mi
grida : mi sono spogliato di tutto, ho lasciato perdere tutto,
per mostrare solo il Padre, il suo amore per voi. Sì, ne sono
certo : da Dio occorre ripartire, dall'Essenziale, da ciò che
unicamente conta, da ciò che dà a tutto essere e senso.
Signore, Ti
sto sostenendo fra le mie mani, mentre la gente Ti adora e Ti loda,
ma in realtà sei Tu che stai sostenendo me, sei Tu che stai
sostenendo questo popolo. Esso contempla il primato del tuo amore,
che ti ha messo qui nelle specie del pane, in memoria vivente della
tua passione e morte, della tua debolezza e solitudine.
Signore,
nella tua debolezza e solitudine Tu sei la nostra forza. Tu sei il
risorto, Tu cammini in mezzo a noi dando vita e speranza. Tu non
deludi coloro che si appoggiano a Te e credono al primato del tuo
amore.
Tu ci inviti
a ripartire da Te, a ripartire dopo il nostro Sinodo dalla
proclamazione del primato del Padre tuo, a rifarci a quelle cose
essenziali da cui deriva ogni nostra forza e gioia. Nutrici, o
Signore, col tuo pane. Nutrici con quelle cose che danno senso alla
nostra vita, fa' che nella contemplazione di Te nel tuo vangelo noi
attingiamo coraggio per riprendere il nostro cammino verso la fine
del secondo millennio, incontro al mistero di Dio.
Maria,
Madre di Gesù e della Chiesa, tu che dall'alto del Duomo vedi il
lungo itinerario del tuo popolo, fa' che troviamo la via gista. Non
permettere che ci smarriamo tra le molteplici strade del nostro
mondo. Ci accompagnino in questo viaggio verso l'eternità di Dio i
nostri santi, in particolare i santi vescovi che in questo secolo
hanno retto la nostra Chiesa ».
« EUCARISTIA, PANE PER LA NUOVA VITA »
Nell'anno
di Dio Padre nel giorno dello Spirito Santo celebriamo Gesù
Eucaristia.
Balasar vive
oggi un giorno particolarmente felice e significativo :
la
diocesi di Braga ha convocato qui, per la prima volta, tutti i suoi
fedeli per una solenne giornata di preghiera in preparazione del 3°
Congresso Eucaristico Nazionale (Braga 3-6 giugno 1999).
La scelta di
Balasar è legata alla venerabile Alexandrina da Costa ed al
messaggio eucaristico scritto nel suo corpo e nella sua anima, dall'
amore di Colui che, fonte della vita divina, volle trasformarla in un
altro se stesso per la salvezza delle anime : Gesù Cristo.
Con
l'incontro di preghiera culminato nella solenne processione
eucaristica lungo il magnifico tappeto floreale che attraversava le
vie di Balasar, e con il Congresso Eucaristico di Braga, la Chiesa
portoghese, si incammina e si prepara a vivere il grande giubileo
nella sua centralità eucaristica, così come la parola del Santo
Padre, Giovanni Paolo Il, ha indicato alla Chiesa Universale :
« Il
duemila sarà un anno intensamente eucaristico : nel sacramento
dell'eucaristia, il Salvatore, incarnatosi nel grembo di
Maria venti secoli fa, continua ad offrirsi all'umanità come fonte
di vita divina. Essendo Cristo l'unica via di accesso al Padre, per
sottolinearne la presenza viva e salvifica nella Chiesa e nel mondo,
si terrà a Roma, in occasione del grande giubileo, il
congresso eucaristico internazionale» dal
18 al 25 giugno, dal titolo « Gesù Cristo unico Salvatore del
mondo, pane per la nuova vita », tema questo, fatto proprio
dalla Chiesa portoghese per il Congresso Eucaristico di Braga.
Sono
trascorsi 44 anni da quando Alexandrina lasciò la sua cameretta,
nella casa di « rua do Calvario », per vivere la sua
Pasqua, l'incontro definitivo con il Signore.
Tu parti per
la Patria e resti con Me nell'Eucaristia: sarai la colombina
eucaristica che non abbandona il suo nido...» le aveva detto Gesù
il 2 marzo 1945.
A Balasar,
dove il Cielo era entrato in quella piccola stanza con tutta la forza
dell'Amore con cui, duemila anni fa, a Gerusalemme, era entrato nel
Cenacolo il giorno di pentecoste, la Chiesa tutta ringrazia, oggi,
Dio Padre per averci donato e lasciato Gesù nella Santissima
Eucaristia, ed Alexandrina, Suo diletto fiore eucaristico.
«Il Signore
suscita i santi tra "i poveri e gli umili" del suo Regno,
nascosti al mondo ed alla stessa Chiesa "visibile" e li
rivela nel momento più opportuno e nelle forme più impensate, per
comunicare un messaggio di speranza e di salvezza per tutti gli
uomini.
Alexandrina è
certamente una delle figure più eroiche di questo secolo...
Dio prepara i
suoi santi purificandoli nel crogiolo della "Passione del suo
Divin Figlio" per perpetuare il suo amore infinito e
misericordioso nella Chiesa, suo Corpo Mistico, a salvezza del mondo.
Oggi Balasar
non è più il piccolo villaggio sconosciuto del Nord del Portogallo,
ma è meta di pellegrinaggi non solo della diocesi di Braga, ma di
tutta la sua patria. Molti pellegrini da ogni parte del mondo, vanno
a rivivere lo stesso clima soprannaturale anche nella semplice Chiesa
parrocchiale di Balasar, dove riposa vicino all'altare il corpo di
Alexandrina... per continuare la sua missione di apostola
dell'Eucaristia, con la Madre di Dio, Maria ».
APPENDICE N. 1
« RIPARAZIONE » : COSA SIGNIFICA RIPARARE
1. « "Ecco
quel Cuore che tanto ha amato gli uomini. Io mi aspetto da te
riparazione. Dammi almeno tu questo piacere di supplire alle
ingratitudini degli uomini"diceva Gesù a S. Margherita Maria
Alacoque.
In queste
parole c'è la definizione più autentica della riparazione : la
riparazione è un supplire alle mancanze altrui. Si supplisce sia
compensando, che espiando.
Gesù nella
Eucaristia è dimenticato e abbandonato : da ciò sorge, nell'
anima, il bisogno di compensare le trascuratezze e le ingratitudini
umane. Si sentirà quindi spinta a ringraziare, adorare, visitare e
ricevere Gesù Sacramentato anche per coloro che non Lo ringraziano,
non Lo adorano, non Lo visitano nel Tabernacolo, non Lo ricevono.
Gesù
Eucaristico è offeso e oltraggiato con irriverenze, bestemmie,
sacrilegi, profanazioni. Ecco la necessità, per le anime di riparare
e di espiare, che si tradurrà, in pratica, nell'accettazione della
sofferenza con l'intenzione di riparare l'offesa e impetrare il
perdono per i peccatori.
L'espiazione
fu e resta l'atto proprio ed esclusivo del Verbo Incarnato. San
Giovanni dice che Dio "ha mandato il Figliolo Suo nel mondo
perché fosse espiazione dei nostri peccati".
La
riparazione più efficace è quella fatta in unione a Cristo mediante
la vita Eucaristica. Col Sacramento del Pane Eucaristico, viene
rappresentata e riprodotta l'Unità dei fedeli, che costituiscono un
solo Corpo in Cristo; per cui il peccato di uno nuoce agli altri,
così come la Santità di uno apporta benefici agli altri.
I fedeli
cristiani, più sono animati dal fervore della carità, tanto
maggiormente imitano Cristo sofferente, portando la propria croce in
espiazione dei propri e altrui peccati.
È
nell'Eucaristia, infatti, intesa come Sacramento e come Sacrificio,
che si effettua nel modo migliore la nostra conformazione alla
Vittima Divina ».
2. « Il
Concilio Vaticano II ha messo in evidenza la necessità e preziosità
della collaborazione che ogni cristiano può dare all'opera del
Salvatore "venuto a chiamare i peccatori" (Mt 11,12).
Nei documenti
del Concilio si legge :
"Tutte
le opere, le preghiere,... se compiute nello Spirito (cioè in grazia
di Dio) diventano spirituali sacrifici graditi a Dio, per Gesù
Cristo, i quali nella celebrazione dell'Eucaristia sono piissimamente
offerte al Padre insieme all'oblazione del Corpo del Signore"
(Cost. Dog. sulla Chiesa n. 34).
E ancora :
"Sappiamo
per fede che, offrendo a Dio il proprio lavoro, l'uomo si associa
all'opera redentrice di Cristo" (Cost. Past. sulla Chiesa n.
67).
E infine :
"Ai
poveri, agli ammalati, a tutti coloro che soffrono : voi siete
fratelli del Cristo sofferente, e come Lui, se volete, salvate il
mondo" » (Messaggio – Concilio Vaticano II) 2.
APPENDICE N. 2
IL SOGNO DELLE DUE COLONNE DI S. GIOVANNI BOSCO
« Era
il 30 maggio 1862, penultimo giorno del mese della Madonna.
A sera, dopo
le preghiere, prima che centinaia di ragazzi andassero a dormire, San
Giovanni Bosco iniziò la "buona notte" così :
― Vi
voglio raccontare un sogno. È’ vero che chi sogna non ragiona,
tuttavia io, che a voi racconterei perfino i miei peccati, se non
avessi paura di farvi scappare tutti e di far crollare la casa, ve lo
racconto per vostra utilità spirituale. Il sogno l'ho fatto alcuni
giorni fa.
Figuratevi di
essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio
isolato e di non vedere altro spazio di terra se non quello che sta
sotto i piedi. In tutta quella vasta superficie di acqua si vede una
moltitudine innumerevole di navi schierate a battaglia : le loro
prore terminano con un rostro di ferro acuto a guisa di coltello o
freccia che, dove s'infigge, ferisce e trapassa ogni cosa. Queste
navi sono armate di cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni
genere, di materie incendiarie, e anche di libri, e avanzano contro
una nave molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di
speronarla con il rostro, di incendiarla o almeno di farle ogni
guasto possibile.
A quella
maestosa nave ammiraglia, attrezzata di tutto punto, fanno scorta
molte navicelle e velieri che da lei ricevono i segnali di comando ed
eseguono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. Il vento
è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.
In mezzo
all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste
colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra.
Sopra di una
vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo
cartello con questa scritta : "Auxilium
Christianrum" (aiuto dei cristiani); sull'altra che è
molto più alta e grossa, sta un'Ostia di grandezza proporzionata
alla colonna e sotto un cartello con le parole : "Salus
Credentium" (salvezza dei credenti).
Il comandante
supremo della gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il
furore dei nemici e la situazione critica nella quale si trovano i
suoi fedeli, pensa di convocare attorno a sé i piloti delle navi
secondarie (cioè i Vescovi) per enere consiglio e decidere il da
farsi. Tutti i piloti salgono e si radunano intorno al Papa. Tengono
concilio, ma infuriando il vento sempre di più e la tempesta, sono
mandati a governare le proprie navi.
Fattasi un
po' di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a sé i
piloti, mentre la nave ammiraglia prosegue la sua rotta. Ma la
burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta
al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in
mezzo alle due colonne, dalla sommità delle quali, tutto intorno,
pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. Le navi
nemiche scattano tutte ad assalirla e tentano in ogni modo di
arrestarla e farla sommergere. Le une con gli scritti, con i libri,
con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di
scaraventare a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili, coi rostri:
il combattimento diventa sempre più accanito. Le prore nemiche
l'urtano violentemente; ma inutili risultano i loro sforzi e il loro
attacco. Invano ritentano la prova; sciupano ogni loro fatica e
munizione, la grande nave ammiraglia procede sicura e franca nel suo
cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta
nei suoi fianchi larga e profonda fessura; ma non appena è avvenuto
il guasto, spira un Soffio (lo Spirito Santo) dalle due colonne e le
falle si richiudono e i fori si otturano.
Scoppiano
intanto i cannoni degli assalitori, si spezzano i fucili, ogni altra
arma e i rostri ; si sconquassano molte navi e sprofondano nel
mare. Allora i nemici furibondi iniziano, a combattere ad armi corte,
cioè a distanza ravvicinata: con le mani, con i pugni, con le
bestemmie e con le maledizioni.
Quand'ecco
che il Papa, colpito gravemente, cade. Subito coloro che stanno
insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano. Il Papa è
colpito per la seconda volta, cade di nuovo e muore.
Un grido di
vittoria e di giubilo si alza dai nemici; sulle loro navi dilaga un
indicibile tripudio. Ma appena morto il Pontefice, un altro Papa
subentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così
rapidamente, che la notizia della morte del Papa giunge con la
notizia dell'elezione del successore. Gli avversari cominciano a
perdersi di coraggio.
Il nuovo
Papa, sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave sino alle
due colonne e, giunto in mezzo ad esse, la lega con una catena che
pendeva dalla prora a un'ancora della colonna su cui sta l'Ostia; e
con l'altra catena, che pendeva a poppa, la lega dalla parte opposta
a un'altra ancora appesa alla colonna su cui e collocata la Vergine
Immacolata.
Allora
succede un gran rivolgimento.
Tutte le navi
che fino a quel momento avevano combattuto contro la nave ammiraglia
su cui sedeva il Papa fuggono, si disperdono, si urtano e si
fracassano a vicenda. Le une affondano e cercano di affondare le
altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente insieme
col Papa vengono a legarsi a quelle colonne.
Molte navi
che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran
lontananza, stanno prudentemente osservando, finché dileguati nei
gorghi del mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena
vogano alla volta di quelle due colonne, dove arrivate si attaccano
ai ganci pendenti e li rimangono tranquille e sicure, insieme con la
nave ammiraglia su cui sta il Papa.
Nel mare
regna una gran calma, una calma sovrana ».
APPENDICE N. 3
EUCHARISTICUM MYSTERIUM
Istruzione sul culto del mistero eucaristico
Il 25 maggio
1967 venne pubblicato il primo ed importante documento ufficiale
nato dalle indicazioni e innovazioni del Concilio Vaticano Il, sul
mistero eucaristico : « Istruzione sul culto del mistero
eucaristico » noto come Eucharisticum mysterium.
Questo
documento ha avuto il grande merito di ricomporre l'unità organica
dell'intero mistero eucaristico. « Di particolare rilievo, dopo
secoli di separazione in sede teologica e pratica, o celebrativa, è
la stretta connessione tra sacrificio e convito, che appartengono
allo stesso mistero ».
Riportiamo
alcuni punti significativi del documento, rimandando, per un
approfondimento, alla sua lettura integrale.
Il documento
è suddiviso in tre parti che riguardano :
1) Principi
generali per la catechesi al popolo sul mistero eucaristico.
2) La
celebrazione del memoriale del Signore.
3) Culto
della Santissima Eucaristia come Sacramento permanente.
« Il
mistero eucaristico è veramente il centro della sacra liturgia, anzi
di tutta la vita cristiana. (E.M. 1)
Occorre
infatti che il mistero eucaristico, considerato in tutti i suoi
aspetti, risplenda agli occhi dei fedeli con la chiarezza che gli
conviene e che i rapporti tra i vari aspetti di questo mistero,
obiettivamente riconosciuti dalla dottrina della Chiesa siano
inculcati anche nella vita e nell'anima dei fedeli ». (E.M.
2)
« Bisogna
dunque considerare il mistero eucaristico in tutta la sua ampiezza,
tanto nella stessa celebrazione della messa quanto nel culto delle
sacre Specie, che sono conservate dopo la Messa per estendere la
grazia del Sacrificio ». (E.M. sez. g)
« Nella
Messa, il Sacrificio e il sacro convito appartengono allo stesso
mistero al punto da essere legati l'uno all'altro da strettissimo
vincolo ». (E.M. 3)
« La
Messa, o Cena del Signore, è contemporaneamente e inseparabilmente :
― Sacrificio
in cui si perpetua il sacrificio della croce ;
― Memoriale
della Morte e Resurrezione del Signore che disse : "fate
questo in memoria di me" (Lc 22,19).
― Sacro
convito in cui, per mezzo della comunione del Corpo e del Sangue del
Signore, il popolo di Dio partecipa ai beni del sacrificio pasquale,
rinnova il nuovo patto fatto una volta per sempre nel Sangue di
Cristo da Dio con gli uomini, e nella fede e nella speranza prefigura
e anticipa il convito escatologico nel regno del Padre, annunziando
la morte del Signore "fino al suo ritorno".
Cristo affidò
alla Chiesa questo sacrificio a questo scopo : perché i fedeli
partecipassero ad esso, sia spiritualmente con la
fede e la carità, sia sacramentalmente, con il
banchetto della santa comunione. La partecipazione alla Cena del
Signore è sempre invero comunione con il Cristo, che si offre per
noi in sacrificio al Padre.
La
celebrazione eucaristica, che si compie nella Messa, è azione non
solo del Cristo, ma anche della Chiesa. In essa infatti il Cristo,
perpetuando nei secoli in modo incruento il sacrificio compiuto sulla
croce, mediante il ministero dei sacerdoti, si offre al Padre per la
salvezza del mondo. E la Chiesa, Sposa e ministra di Cristo,
adempiendo con Lui all'ufficio di sacerdote e vittima, lo offre al
Padre e insieme offre tutta se stessa con Lui ». (E.M.
3)
La comunione
che in precedenza veniva data all'inizio o alla fine della messa, con
il Concilio Vaticano Il viene riportata all'interno della
celebrazione eucaristica e, a differenza del passato, ne viene
inoltre raccomandata la frequenza quotidiana, riprendendo così le
disposizioni di Pio XII, poiché : « E
evidente che la santissima Eucaristia, ricevuta frequentemente o ogni
giorno, accresce l'unione con Cristo, alimenta più abbondantemente
la vita spirituale, arma più potentemente l'anima di virtù e dà a
colui che si comunica un pegno anche più sicuro della felicità
eterna, i parroci, i confessori e i predicatori invitino con
frequenti esortazioni e, molto zelo il popolo cristiano a questo uso
tanto pio e salutare ». (E.M. 37)
Il documento
invita, inoltre, a fare della propria vita una vita di comunione con
Cristo, non limitando l'unione a Lui solo alla
celebrazione eucaristica :
« Per
la partecipazione del Corpo e del sangue del Signore, si sparge
abbondantemente su ciascuno dei fedeli il dono dello Spirito Santo
come acqua viva (cf Gv 7,37-39), purché esso sia
stato ricevuto sacramentalmente e con la partecipazione dell'animo,
cioè con la fede viva, che opera attraverso l'amore. Ma l'unione con
il Cristo, cui è ordinato questo Sacramento, non deve essere
suscitata solo durante il tempo della celebrazione eucaristica, ma
deve essere prolungata durante tutta la vita cristiana, si che i
fedeli, contemplando ininterrottamente nella fede il dono ricevuto,
trascorrano la vita di ogni giorno nel rendimento di grazie, sotto la
guida dello Spirito Santo e producano più abbondanti frutti di
carità. Affinché, poi, restino con più facilità in questa azione
di grazia, che è resa a Dio in modo eminente nella Messa, si
raccomanda a coloro che si sono ristorati con la santa comunione, di
sostare qualche tempo in preghiera ». (E.M. 38)
Ed infine per
quanto riguarda il «culto della Santissima Eucaristia come
Sacramento permanente », fatta propria l'espressione del
Concilio di Trento, « il sacramento istituito come cibo, non
sminuisce il dovere di adorarlo », il documento ribadisce la
legittimità ed il dovere dei cristiani di adorare il Santissimo
Sacramento.
« La
devozione sia privata che pubblica verso il Sacramento dell'altare,
anche al di fuori della Messa, secondo le norme stabilite dalla
legittima autorità e nella presente Istruzione, è caldamente
raccomandata dalla Chiesa, perché il Sacrificio eucaristico è la
fonte e il culmine di tutta la vita cristiana ». (E.M.
58)
Vengono
ricordati i fini per cui vengono conservate le Sacre Specie ed il
contesto dell'adorazione eucaristica :
« La
celebrazione dell'Eucaristia nel sacrificio della Messa è veramente
l'origine e il fine del culto che si rende ad essa al di fuori della
Messa. Infatti non solo le sacre Specie che restano dopo la Messa
derivano da essa, ma vengono conservate perché i fedeli che non
possono partecipare alla Messa, per mezzo della comunione
sacramentale, ricevuta con le dovute disposizioni, si uniscano al
Cristo ed al suo sacrificio, che è elevato nella Messa. Perciò lo
stesso Sacrificio eucaristico è la fonte ed il culmine di tutto il
culto della Chiesa e di tutta la vita cristiana ». (E.M.
sez. e)
« I
fedeli poi, quando venerano Cristo presente nel Sacramento, ricordino
che questa presenza deriva dal Sacrificio e tende alla
comunione, sacramentale e spirituale insieme. La pietà,
dunque, che spinge i fedeli a prostrarsi presso la santa Eucaristia,
li attrae a partecipare più profondamente al mistero pasquale e a
rispondere con gratitudine al dono di Colui che con la sua umanità
infonde incessantemente la Vita divina nelle membra del suo Corpo.
Trattenendosi presso Cristo Signore, essi godono della sua intima
familiarità e dinanzi a Lui aprono il loro cuore per loro stessi e
per tutti i loro cari e pregano per la pace e la salvezza del mondo.
Offrendo tutta la loro vita con Cristo al Padre nello Spirito Santo,
attingono da quel mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e
di carità. Alimentano quindi, così, le giuste disposizioni per
celebrare, con la devozione conveniente, il memoriale del Signore e
ricevere frequentemente quel pane che ci è dato dal Padre.
Attendano, dunque,
i fedeli, con ardore alla
venerazione di Cristo Signore nel Sacramento, secondo
il loro stato di vita, e i Pastori li guidino a ciò con l'esempio e
li esortino con opportuni ammonimenti ». (E.M.
50)
« I
Pastori provvedano perché tutte le Chiese e pubblici oratori in cui
è conservata la Santissima Eucaristia restino aperti, almeno diverse
ore sia al mattino che alla sera, perché I fedeli possano
agevolmente pregare davanti al Santissimo Sacramento». (E.M.
5])
« La
Santissima Eucaristia, si custodisca in un Tabernacolo solido
e inviolabile, e che sia davvero nobile ».
(E.M. 54)
«Secondo
la tradizione, davanti al tabernacolo arda perennemente una lampada,
come segno dell'onore che è reso al Signore».(E.M. 57)
[1] Da
tredici anni Alexandrina viveva paralizzata a letto, senza poter
compiere alcun movimento. Nessuno mise in dubbio la sua malattia
fino al 3 ottobre 1938, quando per la prima volta, si alzò dal
letto vivendo la Passione di nostro Signore, dalle 12 alle 15.
Ritornava poi completamente paralizzata. Nuove sofferenze morali
iniziarono per Alexandrina che, per questo fatto straordinario, da
alcuni venne sospettata di essere una isterica grave. vi furono
diversi consulti medici, esami radiografici, fino a che, il 15
luglio 1941, il referto del dottor Gomes de Araùjo, il più
illustre neurologo del Portogallo, confermò la diagnosi di
«paraplegia spastica per compressione midollare alta, sola o
complicata da altri focolai compressivi più bassi». Da questo
momento, 1941, sarà sempre accanto ad Alexandrina, il medico dott.
Emanuele Dias de Azevedo che la seguirà fino alla sua morte. Uomo
di scienza e di fede, sollecitò a più riprese sia le Autorità
Diocesane che le autorità mediche, affinché il caso di Alexandrina
venisse studiato con tutta l'attenzione che meritava, sia dal punto
di vista della teologia mistica, che da quello medico. La
documentazione relativa alle commissioni ecclesiastiche, ed i
referti medici, vennero successivamente acclusi nella causa di
beatificazione di Alexandrina.
Il segno
dato da Gesù per avvalorare la sua richiesta, fatta pervenire al
Papa, circa la Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria,
inoltrata dal direttore spirituale di Alexandrina, padre Mariano
Pinho, gesuita. La Passione del venerdì terminò infatti, nel 1942
quando il Papa Pio XII, nell'ottobre di quell'anno, consacrò il
mondo al Cuore Immacolato di Maria, Regina di tutte le vittorie.
[2] « Come
afferma 5. Paolo, "Cristo, risorto da morte, non può morire,
la morte non ha più alcun potere su di Lui". Ciò che si dice
per la morte, vale anche per la sofferenza: nessun dolore può
colpire Gesù nello stato attuale. Tuttavia, afferma ancora
l'Apostolo, gli uomini che commettono il peccato mortale,
"crocifiggono di nuovo in sé stessi il Figlio di Dio".
Pio XI, nell'enciclica "Miserentissimus Redemptor" spiega
in che modo il Salvatore può dirsi, anche al presente, sofferente e
bisognoso di riparazione. Sappiamo che i peccati degli uomini, in
qualsiasi tempo commessi, furono la causa della morte di Gesù e che
al presente gli causerebbero le medesime sofferenze della Passione.
Questa relazione dei peccati con la Passione, per Gesù non è così
lontana e indiretta come per noi, ma è viva e presente come lo era
nell'Orto degli ulivi. Poi, la Passione di Cristo si rinnova nel
Corpo Mistico che è la Chiesa, sparsa in tutto il mondo. Le
sofferenze dei cristiani, le ingiustizie, le persecuzioni subite
dalla Chiesa sono sofferenze di Cristo, come risulta chiaro dalle
parole dette da Gesù a Saulo, persecutore dei cristiani :
« Saulo, Saulo, perché Mi perseguiti ?
Io sono Gesù che tu perseguiti". Ecco perciò che Saulo,
convertito in Paolo Apostolo, può affermare con piena ragione che
chi commette peccato, torna a crocifiggere in se stesso il Figlio di
Dio »
[3] Il
19 marzo 1945, festa di S. Giuseppe, Gesù chiede che la famiglia
umana cresca sul modello della famiglia di Nazaret. Alexandrina
riporta sul diario :
« Gesù
mi parlò: Desidero tanto che il mio caro padre S. Giuseppe sia
conosciuto e amato. Desidero ardentemente che tutti gli sposi lo
imitino, che le spose imitino la mia santissima Madre, e che i figli
imitino me. Vorrei che tutti i focolari, tutte le case fossero
simili a quella di Nazaret ». (S p. 200)
[4] Il
10 giugno 1943, dopo un anno di digiuno, Alexandrina venne
ricoverata presso l'Ospedale « Foce del Duro », a
Oporto, per gli accertamenti cimici relativi al digiuno. Il
ricovero, sollecitato dal dottor Azevedo, durò 40 giorni. venne
organizzata dai medici del reparto una sorveglianza strettissima
attraverso il personale infermieristico, incaricato di verificare se
Alexandrina assumeva cibi e bevande. vennero effettuati numerosi
esami clinici e diversi colloqui per valutare il suo stato psichico.
Non fu
possibile dare alcuna spiegazione medica sulle cause del digiuno, né
su come Alexandrina potesse sopravvivere conservando i valori degli
esami clinici entro la norma, come se si nutrisse, e conservando
anche un adeguato equilibrio psicologico.
[5] La
presenza della SS. Trinità nell'anima in grazia è Presenza
dinamica, cioè
Dio vuole santificare l'anima, vuole renderla sempre più
rassomigliante a Gesù, unico modello di Santità.
L'unico
ostacolo che può trovare in tale lavoro di trasformazione del
nostro essere, è la nostra libertà: ecco perché è indispensabile
il nostro consenso, accompagnato dal totale abbandono fiducioso in
Lui, consenso che diventa così collaborazione attiva all'azione
della Grazia.
Dal sito
http://alexandrina.balasar.free.fr/
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