In
quei giorni, il figlio della padrona di casa, [la vedova di Sarepta
di Sidòne,] si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli
cessò di respirare. Allora lei disse a Elìa: «Che cosa c’è fra
me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo
della mia colpa e per far morire mio figlio?».
Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo».
Il Signore ascoltò la voce di Elìa; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elìa prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elìa disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elìa: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità».
Parola di Dio
Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo».
Il Signore ascoltò la voce di Elìa; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elìa prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elìa disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elìa: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità».
Parola di Dio
Riflessione
Quando
pensiamo che fare del bene in questo mondo non serva a niente, quando
pensiamo che Dio ci abbia abbandonato, quando pensiamo che le
sofferenze siano solo il frutto del nostro peccato, quando pensiamo
che i nostri tormenti abbiano vita lunga... dobbiamo meditare questo
bellissimo
brano che oggi la Chiesa ci propone. La
resurrezione del figlio della vedova di Sarepta
non è altro che la risposta di Dio alle nostre continue sofferenze.
Andiamo
per ordine...
Elia
è ospite di una vedova di Sidone, molto credente,
che vive poveramente con il suo bimbo; questa donna, nonostante la sua estrema povertà, aiuta Elia a
sopravvivere dividendo con lui il suo cibo. Dopo qualche tempo però,
il bambino si sente male e all'improvviso muore. Questa
tragedia
mette a dura prova la fede della vedova, perché è come se il Signore le avesse tolto l'unica
ragione della sua vita. E'
normale dunque la sua reazione nei confronti dell'ospite: "Ma come?!... Ti ospito a casa mia, vedo in te un uomo di Dio, divido con te
quel poco di farina e olio che ho e tu che fai?... Porti dentro casa mia
la sfortuna?... La pazienza ha un limite!!!".
Non
ce niente da fare... Le tragedie, i problemi, le sofferenze fisiche e
dell'anima, mettono in crisi la nostra poca fede. Pensiamo
di amare Dio con tutta l'anima, ma al momento della prova ci viene
una fifa mostruosa e così ce la prendiamo con Dio che ci ha
abbandonato, e poi cadiamo nella trappola
del demonio, convincendoci che tutte le nostre sofferenze sono
la punizione tremenda di Dio perché abbiamo peccato contro di Lui.
E
così, invece di andare da Gesù, invece di abbandonarci tra le Sue
braccia, lo accusiamo di essere ingiusto, lo accusiamo di averci
portato sulle sabbie mobili per farci affogare, lo supplichiamo di non
farci bere il calice amaro, iniziamo a fare le nostre preghiere in
modo svogliato, se ci va bene, altrimenti smettiamo anche di
recitarle!... Iniziamo a fare le vittime della situazione, a
lamentarci con tutti, a prendercela con tutti, pretendendo magari che sia Dio a doversi scusare con noi per quello che ci sta facendo
passare. Che presuntuosi!!! Crediamo di dettare noi la legge a Dio! Poveri
noi... Il problema è che abbiamo una memoria molto corta...
proprio come quella della vedova di Sarepta... Infatti, poco tempo prima il Signore le aveva manifestato la Sua potenza non
facendogli mancare il sostentamento quotidiano, e questo in modo straordinario; ma poi, ecco
che le cose belle che Dio ci fa si dimenticano all'istante, perché
nel momento della prova ci facciamo prendere dal panico e non
vediamo più niente. Diventiamo cechi e sordi.
In questi momenti dobbiamo
sempre tenere a mente che il buon Dio non ci abbandona mai e che ha
tutto sotto controllo. Anche se all'ultimo istante, Lui interviene
sempre e non si dimentica delle opere buone che facciamo nei
confronti dei fratelli, anche se sono insignificanti agli
occhi del mondo, per Dio valgono molto. Dio alla fine ci premia...
molto spesso già su questa terra, inviandoci persone sante che ci aiutano materialmente e che
resuscitano la nostra piccola fede intaccata e ridotta in fin di vita dalle sofferenze che abbiamo patito.
Chiediamo
allora al buon Dio di rafforzare la nostra fede, affinché in mezzo a
mille difficoltà continuiamo a lasciarci fare e a
fidarci di Gesù, certi che ogni lacrima sarà asciugata da Lui e dalla
nostra Mamma.
Proviamo
a imitare Elia e il Suo modo di pregare. Dobbiamo avere con Gesù
quel contatto intimo che il profeta ha con il bambino e perseverare
nella preghiera; Elia infatti, per ben tre volte si stende sul bimbo, questo per farci comprendere che non dobbiamo scoraggiarci quando non siamo esauditi al primo battito di ciglia, ma
dobbiamo continuare a sperare che Dio ci salverà, perché quando ci
facciamo prendere dal panico lasciamo libero il campo al nemico, che non aspetta altro di vederci persi e sfiduciati...
non aspetta altro che il nostro cuore smetta di battere per Dio. Non
permettiamo che questo accada... Non permettiamo al demonio di
accecarci con i problemi, le difficoltà, le angosce, perché lui
metterà sempre davanti ai nostri occhi solo i tormenti, e mai la soluzione.
Ricordiamoci sempre che la soluzione a tutti i nostri tormenti è
Gesù... Lui ci ama di un amore immenso e ha per ognuno di noi dei
piani meravigliosi. Proviamo ad accogliere tutte le occasioni che si
presentano ogni giorno appena varchiamo l'uscio di casa, e se
il nuovo giorno inizia con disagi o problemi, non vediamoli come una
disgrazia, ma come un'opportunità per conoscere di più la potenza e la
misericordia di Gesù nostro.
Gesù
mio... io
non merito nulla, ma ti chiedo di avere pietà di me. Grazie per
tutto
quello che mi stai donando,
grazie
anche se molto spesso non rispondi subito alla mia preghiera, perché
la mia fede così si rafforza, proprio come succede ai bimbi; da
piccola infatti, mi dicevano che piangere fa bene ai polmoni e li
rinvigorisce... mah... A me, a forza di gridare, al posto dei polmoni si sono formate due camere iperbariche! Comunque,
lascio
a Te decidere cosa è bene fare per me. Io
ho risposto SI e con il Tuo aiuto non voglio tornare indietro, indipendentemente da ciò che
vorrai donarmi.
Concludo
con una citazione di don Divo Barsotti: “Se
il Signore vi fa soffrire qualcosa – ricordatevelo – valgono più
le sofferenze accettate umilmente dalla mano di Dio che non la vostra
preghiera”.
Pace
e bene.
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