In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai
suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla,
lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche
altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Parola del Signore
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Parola del Signore
Riflessione
Nel
Vangelo di oggi Gesù ci fa una bellissima esortazione: «Passiamo
all’altra riva»... Ma noi, siamo disposti a cambiare rotta?
Siamo disposti a modificare i nostri piani, le nostre abitudini, i
nostri comportamenti, i nostri pensieri, la nostra serenità
apparente, i nostri desideri? Abbiamo il coraggio di prendere Gesù
nella nostra vita così com'è, senza sé e senza ma?
Ascoltiamo sempre la Sua voce o quando la Parola si fa dura, facciamo
le orecchie da mercante e ci ribelliamo?... “...lo presero
con sé, così com’era, nella barca”... La
realtà è che vogliamo
un Gesù
a nostra immagine... Vogliamo
le Sue coccole,
ma non i Suoi
ceffoni... vogliamo le Sue
consolazioni ma non le
afflizioni o le prove... vogliamo tutto
senza rinunciare a nulla... come si dice: vogliamo la botte piena e
moglie ubriaca... vogliamo, insomma,
stare sempre sul
monte Tabor.
Quanto
è facile dire di amare
Gesù nei momenti di quiete... il bello è amare Lui nelle prove,
quando tutto ti va storto, quando tutto ti sembra impossibile e
assurdo... “Ma l'uomo nella prosperità non
comprende, è come gli animali che periscono” (Salmo 49,
13). Come non dare
ragione al salmista!!!
Nei
momenti difficili infatti, tutti noi tendiamo a pensare e a dire che
Gesù sonnecchia un pochetto e che non si cura affatto di noi.
Diciamo proprio le stesse parole dei poveri discepoli che ormai prevedono il naufragio:
«Maestro, non t’importa che siamo perduti?»... Come
loro, facciamo un errore madornale... Non ci rendiamo conto che
proprio in questi momenti Gesù è accanto a noi e che il
controllo della nostra vita non gli è certo sfuggito di mano. Ma a noi, tutto questo, è sufficiente?
Oppure continuiamo a contare sempre e solo sul nostro io, a pensare di potercela fare con le
nostre forze, a pensare di
non aver bisogno di Lui?...
Immaginiamo
la scena nella barca... Gesù, tranquillo, dorme beato appoggiato
su un guanciale
e viene svegliato dalle urla disperate
dei suoi
discepoli. La sua risposta non si fa attendere e, a
dire il vero, non è molto carina: «Perché
avete paura? Non avete ancora fede?». Terribile... Il
nostro Gesù non dice che abbiamo poca fede, ma che ancora non ne
abbiamo... A battaglia navale si dice: colpiti e affondati!!!
Incassiamo, che è meglio!!!
La
fiducia che Gesù ci domanda non è solo di credere che Lui interverrà per rimediare ai disagi, alle sofferenze, ai problemi che affliggono la nostra vita,
ma soprattutto di
rimanere sereni, fiduciosi e senza paura, anche quando Lui ci lascia macerare a lungo nei nostri guai. Vogliamo la pace
interiore e la gioia?… Becchiamoci anche la Croce!!!
Quando
chiediamo a Dio di non farci bere il calice amaro, dobbiamo
continuare la frase: "...Tuttavia non sia fatta la
mia, ma la tua volontà" (Lc 22, 42).
Siamo sempre i
soliti, tutte le cose che non ci garbano le vogliamo accorciare!!!...
La
sfiducia è un grave peccato... non fidarsi di Dio in
certi momenti di prova porta la
nostra vita a infrangersi sugli scogli. Nei
momenti di sconforto infatti, se ci allontaniamo
da Dio, un tarlo
inizia a roderci
dentro... diventiamo pessimisti, iniziamo a mormorare contro gli
altri, a vedere nei nostri fratelli solo cose che non vanno,
insomma, ci viene la sindrome della vittima e
le onde ci sommergono. La tempesta
più brutta non sempre arriva da fuori, molto spesso è dentro di
noi. Il nostro “IO” è
come un onda continua che si infrange sugli scogli e che pian piano
fa cambiare fisionomia alla roccia. Ma mentre la roccia, prima
appuntita, diventa meno spigolosa, il nostro io, la nostra superbia,
il nostro egoismo, la nostra
poca fede, ci cambiano in
peggio e le nostre spigolature aumentano... Che
fare allora? Non possiamo fare altro
che
gemere e dire: “Da me non stare lontano, poiché
l'angoscia è vicina e nessuno mi aiuta” (Salmo 22, 12).
Chiediamo
al buon Dio di avere
misericordia di
noi, chiediamogli
la pace e la gioia interiore,
le uniche
grandi
grazie
che consentono al nostro cuore di
rimanere saldo durante le avversità... e una
volta ricevute,
custodiamole
come una perla preziosa. Diceva Santa Teresa d'Avila: “Per questa tempesta non vi è rimedio di sorta: bisogna
aspettare la misericordia di Dio, il quale, con una sola parola o con
qualunque fortuito avvenimento, toglie immediatamente ogni angoscia
quando meno si pensa” (Castello interiore Seste Mansioni – Cap 1 punto 10).
Invece,
cosa facciamo quando gli eventi prendono una brutta piega? Urliamo,
ci agitiamo e spaventiamo anche gli altri... Vogliamo strappare il
timone della nostra vita a colui che invece ci vuole portare
all'altra riva. Ne abbiamo solo Uno che è disposto a salvarci e noi che
facciamo? "Passa un'altra volta"!!! Siamo proprio dei fenomeni!!! Proviamo
invece ad abbandonarci a Gesù, perché Lui non permetterà mai che
facciamo un passo oltre il ciglio del dirupo. A volte però
pongo a Gesù una domanda: "Scusa... perché farmi arrivare fino al
ciglio del burrone, se poi mi prendi la mano e risolvi tutto?". Penso
che Dio permetta tutto questo per insegnarci a dominare le nostre
paure e i nostri pensieri catastrofici, per purificare il nostro io troppo attaccato alle cose della terra, perché guardiamo unicamente a Lui e al Suo desiderio di salvarci, perché vuole provare la nostra virtù e darci un bel premio... Lui
sonnecchia?... E noi appoggiamoci sul Suo petto, rilassiamoci con Lui. Diceva Santa Teresa d'Avila di certe anime: “...Non si
angustiano, né perdono la pace: tutto passa rapidamente come
un'onda, o come una tempesta a cui segua la bonaccia” (Castello interiore Settime Mansioni - Cap 3 punto 15).
E
poi... se vogliamo essere sinceri... Gesù ha così pochi
amici, volete che non salvi la sua combriccola superstite?
Fermiamoci
allora un
attimo e, quando gli eventi
prendono una brutta piega, prima
di partire sparati per andare chi sa dove... diciamo:
“Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non
teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia (Salmo 27, 3).
La
prima regola di un discernimento che ho fatto è: mai prendere una
decisione importante nei momenti di disagio, ma sopratutto, non
cambiare mai la decisione presa fino a quel momento. Affidiamo
invece i nostri tormenti a Dio e a Sua Madre, la stella più bella
che illumina la nostra notte
ci darà
la speranza per un nuovo giorno.
Pace
e bene
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