Vescovo
del V secolo, morto verso il 470, San Massimo è, unitamente a
Sant'Agostino, uno dei primi Padri latini che ci hanno lasciato le
più belle raccolte di sermoni. Lo conosciamo quasi unicamente per la
sua opera letteraria ed oratoria. Tale opera ci rivela un vescovo
zelante nella battaglia per l'integrità della fede e preoccupato del
progresso spirituale dei suoi fedeli. La sua eloquenza, forte pur
nella sua semplicità, è ispirata da uno zelo pastorale che si
dedica alla dimostrazione della presenza di Cristo in tutta la Sacra
Scrittura.
Tutta la
creazione è invitata ora ad esultare e a gioire, perché la
resurrezione di Cristo ha spalancato le porte degli inferi, i nuovi
battezzati hanno rinnovato la terra e lo Spirito Santo apre il cielo.
L'inferno, a porte spalancate, lascia uscire i morti, dalla terra
rimessa a nuovo germogliano i resuscitati, il cielo aperto accoglie
coloro che ad esso salgono. Il ladrone è asceso in paradiso, i corpi
dei santi hanno accesso alla città santa, i morti ritornano presso i
vivi. In virtù di una specie di sviluppo della resurrezione di
Cristo, tutti gli elementi son portati verso l'alto. L'inferno lascia
risalire alla sommità quelli che deteneva, la terra invia verso il
cielo coloro che aveva sepolto, il cielo presenta al Signore coloro
che accoglie. Con un unico e medesimo movimento, la passione del
Salvatore ci fa risalire dai bassifondi, ci solleva dalla terra e ci
colloca nei cieli. La resurrezione di Cristo è vita per i defunti,
perdono per i peccatori e gloria per i santi. Quando Davide dice che
bisogna esultare e rallegrarci in questo giorno che il Signore fece
(cf. Sal. 117, 24), egli esorta tutta la creazione a festeggiare la
resurrezione di Cristo.
La luce di Cristo è un giorno senza notte, un giorno senza fine. Ovunque risplende, ovunque irraggia, ovunque è senza tramonto. Che cosa sia questo giorno di Cristo, ce lo dice l'Apostolo: La notte è già "inoltrata, il giorno s'avvicina (Rom. 13, 12). La notte è già inoltrata, non ritornerà più. Comprendilo: una volta apparsa la luce di Cristo, le tenebre del demonio si sono date alla fuga e l'oscurità del peccato non ritorna più; le foschie del passato sono disciolte dallo splendore eterno. Infatti il Figlio è questa stessa luce cui il giorno, suo Padre, ha comunicato l'intimo segreto della sua divinità (cf. Sal. 18, 3). Egli è la luce che ha detto per bocca di Salomone: Feci levare nel cielo una luce senza declino (Eccli. 24, 6). Come la notte non può succedere al giorno celeste, così le tenebre non possono succedere alla giustizia di Cristo. Il giorno celeste risplende, scintilla e sfolgora senza posa, e non può essere coperto da oscurità alcuna. La luce di Cristo splende, brilla e irraggia senza sosta, e non può essere coperta dalle ombre del peccato; da cui le parole dell'evangelista Giovanni: La luce risplende fra le tenebre; ma le tenebre non l'hanno ricevuta (Gv. 1, 5).
Questa è la ragione per cui, fratelli, noi tutti dobbiamo esultare in questo santo giorno. Nessuno si sottragga alla gioia comune a causa della consapevolezza dei propri peccati; nessuno si allontani dalle preghiere del popolo di Dio, a causa del peso dei propri errori. In questo giorno tanto privilegiato nessun peccatore deve perdere la speranza del perdono. perché. se il ladrone ha ricevuto la grazia del paradiso, come potrà mai il cristiano non avere quella del perdono?
La luce di Cristo è un giorno senza notte, un giorno senza fine. Ovunque risplende, ovunque irraggia, ovunque è senza tramonto. Che cosa sia questo giorno di Cristo, ce lo dice l'Apostolo: La notte è già "inoltrata, il giorno s'avvicina (Rom. 13, 12). La notte è già inoltrata, non ritornerà più. Comprendilo: una volta apparsa la luce di Cristo, le tenebre del demonio si sono date alla fuga e l'oscurità del peccato non ritorna più; le foschie del passato sono disciolte dallo splendore eterno. Infatti il Figlio è questa stessa luce cui il giorno, suo Padre, ha comunicato l'intimo segreto della sua divinità (cf. Sal. 18, 3). Egli è la luce che ha detto per bocca di Salomone: Feci levare nel cielo una luce senza declino (Eccli. 24, 6). Come la notte non può succedere al giorno celeste, così le tenebre non possono succedere alla giustizia di Cristo. Il giorno celeste risplende, scintilla e sfolgora senza posa, e non può essere coperto da oscurità alcuna. La luce di Cristo splende, brilla e irraggia senza sosta, e non può essere coperta dalle ombre del peccato; da cui le parole dell'evangelista Giovanni: La luce risplende fra le tenebre; ma le tenebre non l'hanno ricevuta (Gv. 1, 5).
Questa è la ragione per cui, fratelli, noi tutti dobbiamo esultare in questo santo giorno. Nessuno si sottragga alla gioia comune a causa della consapevolezza dei propri peccati; nessuno si allontani dalle preghiere del popolo di Dio, a causa del peso dei propri errori. In questo giorno tanto privilegiato nessun peccatore deve perdere la speranza del perdono. perché. se il ladrone ha ricevuto la grazia del paradiso, come potrà mai il cristiano non avere quella del perdono?
Sermone
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