Molti
sono i cristiani, figli miei, che non sanno assolutamente perché
sono al mondo... “Mio Dio, perché mi hai messo al mondo?”. “Per
salvarti”. “E perché vuoi salvarmi?”, “Perché ti amo”.
Com’è bello conoscere, amare e servire Dio! Non abbiamo
nient’altro da fare in questa vita. Tutto ciò che facciamo al di
fuori di questo è tempo perso. Bisogna agire soltanto per Dio,
mettere le nostre opere nelle sue mani... Svegliandosi al mattino
bisogna dire: “Oggi voglio lavorare per te, mio Dio! Accetterò
tutto quello che vorrai inviarmi in quanto tuo dono. Offro me stesso
in sacrificio. Tuttavia, mio Dio, io non posso nulla senza di te:
aiutami!”. Oh! Come rimpiangeremo, in punto di morte, tutto il
tempo che avremo dedicato ai piaceri, alle conversazioni inutili, al
riposo anziché dedicarlo alla mortificazione, alla preghiera, alle
buone opere, a pensare alla nostra miseria, a piangere sui nostri
peccati! Allora ci renderemo conto di non aver fatto nulla per il
cielo.
Che
triste, figli miei! La maggior parte dei cristiani non fa altro che
lavorare per soddisfare questo “cadavere” che presto marcirà
sotto terra, senza alcun riguardo per la povera anima, che è
destinata ad essere felice o infelice per l’eternità. La loro
mancanza di spirito e di buon senso fa accapponare la pelle!
Vedete,
figli miei, non bisogna dimenticare che abbiamo un’anima da salvare
ed un’eternità che ci aspetta. Il mondo, le ricchezze, i piaceri,
gli onori passeranno; il Cielo e l’Inferno non passeranno mai.
Stiamo quindi attenti!
I
santi non hanno cominciato tutti bene, ma hanno finito tutti bene.
Noi abbiamo cominciato male: finiamo bene, e potremo un giorno
congiungerci a loro in cielo.
Coloro
che vivono secondo il mondo ritengono sia troppo difficile salvarsi.
Eppure non vi è nulla di più facile: basta osservare i comandamenti
di Dio e della Chiesa ed evitare i sette peccati capitali; oppure, se
preferite, fare il bene ed evitare il male; tutto qua! I buoni
cristiani, che si danno da fare per salvare la propria anima, sono
sempre felici e contenti: godono anticipatamente della felicità del
cielo e saranno felici per l’eternità. I cattivi cristiani,
invece, quelli che si dannano, sono da compatire: mormorano, sono
tristi e lo saranno per l’eternità. Un buon cristiano, un avaro
del cielo, tiene in poco conto i beni terreni: egli pensa soltanto a
render bella la propria anima, ad accumulare ciò che lo renderà
felice in eterno, ciò che dura in eterno. Guardate i re, gli
imperatori, i grandi della terra: sono molto ricchi, ma sono
contenti? Se amano il buon Dio, sì; ma se non lo amano, no, non sono
contenti. Personalmente trovo che non vi sia nulla di più triste dei
ricchi, quando non amano il buon Dio. Andate pure di continente in
continente, di regno in regno, di ricchezza in ricchezza, di piacere
in piacere: non troverete la felicità che cercate. La terra e quanto
contiene non possono appagare un’anima immortale più di quanto un
pizzico di farina, in bocca ad un affamato, possa saziarlo.
Il
mondo passa e noi passiamo con esso. I re, gli imperatori, tutto
passa. Precipitiamo nell’eternità dalla quale non si torna più
indietro. L’unica cosa da fare è salvare la propria anima. I santi
non erano attaccati ai beni terreni; pensavano solamente a quelli
celesti. Noi, al contrario, non facciamo altro che pensare al
presente. Bisogna fare come i re. Quando stanno per essere
detronizzati, spediscono i loro tesori nel luogo ove intendono
rifugiarsi; là, i loro tesori li aspettano. Allo stesso modo, un
buon cristiano manda tutte le sue buone opere in cielo. Il buon Dio
ci ha posto sulla terra per vedere come ci comporteremo e se lo
ameremo; tuttavia, nessuno resta al mondo per sempre. Se
riflettessimo su questo fatto, alzeremmo continuamente lo sguardo
verso il cielo, che è la nostra patria.
Noi,
però, ci lasciamo trascinare di qua e di là dal mondo, dalle
ricchezze, dai piaceri. Guardate i santi: come erano distaccati dal
mondo e da tutte le cose materiali! Come guardavano tutto ciò con
disprezzo! Un religioso si trovò, dopo la morte dei genitori, in
possesso di cospicue sostanze. Quando apprese la notizia chiese: “Da
quanto tempo sono morti i miei genitori?”. “Da tre settimane”,
gli risposero. “Ditemi: una persona che è morta può ereditare?”,
“No di certo”, “Sta bene! Allora, non posso ereditare da coloro
che sono morti da tre settimane, io che sono morto da vent’anni”.
La
terra è come un ponte per attraversare un fiume: serve solo a
sostenere i nostri piedi... Noi siamo in questo mondo, ma non siamo
di questo mondo, giacché tutti i giorni diciamo: “Padre nostro che
sei nei cieli...”. Per avere la nostra ricompensa dobbiamo pertanto
aspettare di essere “a casa nostra” nella casa del Padre.
Chi
non ha la fede ha l’anima ben più cieca di coloro che non hanno
occhi... Viviamo in questo mondo come avvolti nella nebbia; ma la
fede è il vento che dilegua la nebbia e che fa splendere sulla
nostra anima un bel sole... Guardate come per i protestanti tutto è
triste e freddo! È un lungo inverno. Per noi, invece, tutto è gaio,
gioioso e consolante. Lasciamo che la gente mondana dica quello che
vuole. Ahimè! Come potrebbe vedere? È cieca. Se anche nostro
Signore Gesù Cristo facesse oggi tutti i miracoli che ha fatto in
Giudea, ancora non verrebbe creduto. Vedete, figli miei: quello che
manca è la fede... Quando non si ha fede, si è ciechi. Chi non
vede, non conosce; chi non conosce, non ama; chi non ama Dio, ama se
stesso e i piaceri della vita. Lega il suo cuore a cose che passano
come una nube di fumo. Non può conoscere né la verità, né alcun
bene; può conoscere soltanto la menzogna, perché non ha in sé la
luce. Se avesse in sé la luce, vedrebbe chiaramente che tutto ciò
che ama può solamente portarlo alla morte eterna. Quando diciamo:
“Mio Dio, io credo, credo fermamente, vale a dire senza il minimo
dubbio, senza la minima esitazione...” oh! Se ci lasciassimo
inondare da queste parole: “Credo fermamente che tu sei presente
ovunque, che tu mi vedi, che il tuo sguardo è su di me, che un
giorno ti vedrò chiaramente di persona, che godrò di tutti i beni
che mi hai promesso!... Mio Dio, spero che mi ricompenserai di tutto
ciò che avrò fatto per esserti gradito!... Mio Dio, ti amo! È per
amare te che ho un cuore!...” Oh! Basterebbe questo atto di fede,
che è al tempo stesso anche un atto d’amore!...
L’umiltà
è il miglior modo per amare Dio. È il nostro orgoglio ad impedirci
di diventare santi. L’orgoglio è il filo che tiene unito il
rosario di tutti i vizi; l’umiltà è il filo che tiene unito il
rosario di tutte le virtù. I Santi conoscevano se stessi meglio di
quanto conoscessero gli altri: ecco perché erano umili. Ahimè! È
difficile capire come e per quale cosa una creatura insignificante
quale siamo noi può inorgoglirsi. Un pugnetto di polvere grande come
una noce: ecco cosa diventeremo dopo la morte. C’è di che essere
ben fieri! Quelli che ci umiliano Sono nostri amici, non quelli che
ci lodano. L’umiltà è come una bilancia: più ci si abbassa da
una parte, più ci si innalza dall’altra. Una persona orgogliosa
crede che tutto ciò che fa sia fatto bene; vuole dominare su tutti
quelli che hanno a che fare con lei; ha sempre ragione; crede sempre
che le sue opinioni siano migliori di quelle degli altri... Non è
così!... Se si domanda ad una persona umile ed istruita di esprimere
il Suo parere, questa lo dice con semplicità, dopodiché lascia
parlare gli altri. Sia che abbiano ragione, sia che abbiano torto,
non dice più nulla.
San
Luigi Gonzaga, quand'era scolaro, non cercava mai di scusarsi se gli
veniva rivolto qualche rimprovero; diceva ciò che pensava e non si
preoccupava più di quello che pensavano gli altri. Se aveva torto,
aveva torto; se aveva ragione, diceva a se stesso: “Altre volte,
però, ho avuto proprio torto”.
Figli
miei, i santi erano morti a se stessi a tal punto da non curarsi del
fatto che gli altri fossero o meno della loro stessa opinione. Si è
soliti dire: “Oh! Com'erano semplici i santi!”. Sì, erano
semplici riguardo alle cose del mondo, ma, riguardo alle cose di Dio,
se ne intendevano, eccome! Certo, non comprendevano nulla delle cose
del mondo! Ma solo perché esse apparivano ai loro occhi di così
scarsa importanza che non vi facevano attenzione.
Il
buon Dio perdonerà solamente coloro che avranno perdonato: è la
legge. I santi non nutrono né odio, né astio; essi perdonano tutto,
anzi, ritengono sempre di meritare, per le offese che hanno arrecato
al buon Dio, molto di più del male che viene loro fatto. I cattivi
cristiani, invece, sono vendicativi. Quando si odia il proprio
prossimo, Dio ci restituisce questo odio: è un atto che si ritorce
contro di noi. Un giorno dicevo ad una persona: “Ma allora non
desidera andare in Paradiso, dato che non vuole vedere quell’uomo!”,
“Oh, sì che voglio andarci... tuttavia cercheremo di stare lontani
l’uno dall’altro, in modo da non vederci”. Non avranno di che
preoccuparsi, poiché la porta del Paradiso è chiusa all’odio. In
Paradiso non esiste il rancore. Per questo, i cuori buoni e umili,
che sopportano le ingiurie e le calunnie con gioia o indifferenza,
cominciano a godere del loro Paradiso in questo mondo; coloro,
invece, che serbano rancore sono infelici: hanno l’espressione
preoccupata ed uno sguardo che sembra divorare ogni cosa attorno a
sé. Ci sono persone che, in apparenza devote, se la prendono per la
minima ingiuria, per la più piccola calunnia... Si può essere santi
da fare miracoli, ma se non si ha la carità non si andrà in
Paradiso. L’unico modo per spiazzare il demonio, quando questi
suscita in noi sentimenti di odio verso coloro che ci fanno del male,
è pregare subito per loro. Ecco come si riesce a vincere il male con
il bene, ed ecco cosa significa essere santi.
Non
crediamo che esista un luogo su questa terra ove poter sfuggire alla
lotta contro il demonio. Ovunque lo troveremo ed ovunque cercherà di
toglierci la possibilità del Paradiso, ma sempre e in ogni luogo
potremo uscire vincitori dal confronto. Non è come per gli altri
combattimenti, in cui, tra le due parti in causa, c’è sempre un
vinto; nella lotta contro il demonio, invece, se vogliamo possiamo
sempre trionfare con l’aiuto della grazia di Dio che non ci viene
mai rifiutata. Quando crediamo che tutto sia perduto, non abbiamo
altro da fare che gridare: “Signore, salvaci, stiamo perendo!”.
Nostro Signore, infatti, è là, proprio vicino a noi e ci guarda con
compiacimento, ci sorride e ci dice: “Allora tu mi ami davvero,
riconosco che mi ami!...”. È proprio nelle lotte contro l’inferno
e nella resistenza alle tentazioni che proviamo a Dio il nostro
amore. Quante anime senza storia nel mondo appariranno un giorno
ricche di tutte le vittorie contro il male ottenute istante dopo
istante! È a queste anime che il Buon Dio dirà: “Venite,
benedetti del Padre mio... entrate nella gioia del vostro Signore”.
Noi non abbiamo ancora sofferto quanto i martiri: eppure domandate
loro se ora si rammaricano di quanto hanno passato... Il buon Dio non
ci chiede di fare altrettanto... C’è qualcuno che rimane travolto
da una sola parola. Una piccola umiliazione fa rovesciare
l’imbarcazione... Coraggio, amici miei, coraggio! Quando verrà
l’ultimo giorno, direte: “Beate lotte che mi sono valse il
Paradiso!”. Due sono le possibilità: o un cristiano domina le
sue inclinazioni oppure le sue inclinazioni lo dominano; non esiste
via di mezzo. Se marciassimo sempre in prima linea come i bravi
soldati, al sopraggiungere della guerra o della tentazione sapremmo
elevare il cuore a Dio e riprendere coraggio. Noi, invece, rimaniamo
nelle retrovie e diciamo a noi stessi: “L’importante è salvarsi.
Non voglio essere un santo”. Se non siete dei santi, sarete dei
reprobi; non c’è via di mezzo; bisogna essere o l’uno o l’altro:
fate attenzione! Tutti coloro che possederanno il Paradiso un giorno
saranno Santi. Il demonio ci distrae fino all’ultimo momento, così
come si distrae un povero condannato aspettando che i gendarmi
vengano a prenderlo. Quando i gendarmi arrivano, costui grida e si
tormenta, ma non per questo viene lasciato libero... La nostra vita
terrena è come un vascello in mezzo al mare. Che cosa produce le
onde? La burrasca. Nella vita, il vento soffia sempre; le passioni
sollevano nella nostra anima una vera e propria tempesta: ma queste
lotte ci faranno meritare il Paradiso.
La
Santa Vergine viene spesso paragonata ad una madre: in realtà ella
supera di gran lunga la migliore delle madri. La migliore delle
madri, infatti, di tanto in tanto punisce il figlio che le dà un
dispiacere; crede di fare la cosa giusta. La Santa Vergine, invece,
non agisce in questo modo: è così buona che ci tratta sempre con
amore.
Il
suo Cuore di Madre è solo amore e misericordia, il suo unico
desiderio quello di vederci felici. È sufficiente rivolgersi a lei
per essere esauditi.
Il
Figlio ha la sua giustizia, la Madre non ha che il suo amore. Dio ci
ha amati fino a morire per noi; tuttavia, nel Cuore di Nostro
Signore, regna la giustizia, che è un attributo di Dio, nel Cuore
della Vergine santissima esiste solo la misericordia... Immaginate il
Figlio, pronto a punire un peccatore: Maria si lancia in suo aiuto,
ferma la spada, chiede grazia per il povero peccatore: “Madre mia”,
le dice nostro Signore, “non posso rifiutarti nulla. Se l’inferno
potesse pentirsi, tu otterresti la grazia per lui”.
La
santissima Vergine fa da mediatrice tra suo Figlio e noi. Malgrado il
nostro essere peccatori, è piena di tenerezza e di compassione per
noi. Il figlio che è costato più lacrime alla madre non è forse
quello che le sta più a cuore? Una madre non si prende forse cura
sempre del più debole e del più indifeso? Un medico, in un
ospedale, non ha forse maggiore attenzione per i malati più gravi?
Quando
parliamo delle cose terrene, del commercio, della politica... ci
stanchiamo presto, ma quando parliamo della santa Vergine, è come se
fosse sempre una novità. Tutti i santi hanno avuto una grande
devozione per la santa Vergine; nessuna grazia viene dal cielo senza
prima passare per le sue mani. Non si entra in una casa senza prima
parlare al portinaio: ebbene! La Santa Vergine è la portinaia del
cielo. Penso che alla fine dei tempi la Santa Vergine potrà
finalmente godere di un po’ di tranquillità, ma finché il mondo
dura, tutti la tirano da ogni parte... La Santa Vergine è come una
madre che ha molti figli; è continuamente occupata ad andare da uno
all’altro. Quando si vuole offrire qualche cosa ad un personaggio
importante, si fa presentare l’oggetto dalla persona che egli
preferisce, di modo che l’omaggio gli sia più gradito. Allo stesso
modo le nostre preghiere, presentate dalla santa Vergine, hanno
tutt'altro valore, perché la santa Vergine è la sola creatura che
non abbia mai offeso Dio.
Quando
le nostre mani hanno sfiorato delle piante aromatiche, esse profumano
tutto ciò che toccano; facciamo quindi passare le nostre preghiere
per le mani della santa Vergine ed ella le renderà profumate.
Un
cristiano guidato dallo Spirito Santo non fa fatica a lasciare i beni
di questo mondo per inseguire i beni del cielo. Egli sa fare la
differenza. Chi è guidato dallo Spirito Santo ha idee rette. Ecco
perché ci sono tanti ignoranti che la sanno più lunga dei sapienti.
Quando si è guidati da un Dio di forza e di luce, non ci si può
sbagliare. Lo Spirito Santo è luce e forza. È lo Spirito Santo che
ci fa distinguere il vero dal falso e il bene dal male. Lo Spirito
Santo è come quelle lenti che ingrandiscono gli oggetti: ci fa
vedere il bene e il male ingranditi. Con l’aiuto dello Spirito
Santo, tutto viene ingrandito: sia le azioni apparentemente
insignificanti fatte per amore di Dio che i minimi errori. Con le sue
lenti, un orologiaio distingue i più piccoli ingranaggi di un
orologio: allo stesso modo noi, illuminati dallo Spirito Santo,
possiamo distinguere tutti i dettagli della nostra povera vita. In
quest’ottica le più piccole imperfezioni sembrano enormi e i più
piccoli peccati fanno orrore. Il buon Dio, mandandoci lo Spirito
Santo, si è comportato con noi come un grande re che incaricasse il
suo ministro di guidare uno dei suoi sudditi dicendogli:
“Accompagnerai quest’uomo ovunque, e lo ricondurrai a me sano e
salvo”. Che bello essere accompagnati dallo Spirito Santo! È una
buona guida, lui... E pensare che ci sono persone che non ne vogliono
sapere di seguirlo! Se chiedessimo ai dannati: “Perché vi trovate
all’inferno?”, risponderebbero: “Perché abbiamo opposto
resistenza allo Spirito Santo”. Al contrario, se dicessimo ai
santi: “Perché siete in Paradiso?”, risponderebbero: “Perché
abbiamo ascoltato lo Spirito Santo...”. Chi si lascia guidare dallo
Spirito Santo prova dentro di sé un senso di felicità che investe
tutti gli aspetti della sua vita; il cattivo cristiano, invece, è
come se rotolasse su un terreno di spine e pietre. Senza lo Spirito
Santo, siamo come un sasso... Provate a prendere in una mano una
spugna imbevuta d’acqua e nell’altra un ciottolo, poi strizzateli
con la stessa forza. Dal ciottolo non uscirà nulla; dalla spugna, al
contrario, uscirà acqua in abbondanza. La spugna è l’anima piena
di Spirito Santo, mentre il sasso è il cuore duro e freddo nel quale
non abita lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo ci guida come una madre
guida il figlioletto di due anni tenendolo per mano o come una
persona che vede guida un cieco. Ogni mattina bisognerebbe dire: “Mio
Dio, mandami il tuo Spirito; possa egli farmi capire chi sono io e
chi sei tu...”. Un’anima che possiede lo Spirito Santo gusta la
dolcezza della preghiera, tanto che il tempo che vi dedica non sembra
mai abbastanza; essa sente che Dio le è sempre vicino; la sua santa
presenza non l’abbandona mai.
Il
santo Curato d’Ars era solito dire che, nella preghiera ben fatta,
i dolori si sciolgono come neve al sole. Eleviamo quindi con fiducia
la nostra preghiera a Dio, dicendo insieme: Ascoltaci, o Signore.
1.
Perché nella Chiesa si riscopra il profondo valore della confessione
e della direzione spirituale, per un graduale progresso nella vita
cristiana. Preghiamo.
2.
Perché l’Eucaristia, rinnovata per la remissione dei peccati e
adorata come presenza reale di Cristo Gesù, sostenga il cammino di
fede e di amore della nostra comunità parrocchiale e di ciascuno.
Preghiamo.
3.
Perché i sacerdoti vivano con amore il ministero al quale sono stati
chiamati e con la grazia dei Sacramenti santifichino il popolo loro
affidato. Preghiamo.
4.
Perché il Signore conceda alla sua Chiesa il dono di numerose e
sante vocazioni sacerdotali che, seguendo l’esempio del Santo
Curato d’Ars, siano instancabili nel dono di sé a servizio di Dio
e dei fratelli. Preghiamo.
Con
spirito filiale rivolgiamoci a Dio nostro Padre con le parole che
Gesù ci ha insegnato:
Padre
nostro...
O
Dio onnipotente e misericordioso, che in san Giovanni Maria Vianney,
patrono della nostra comunità parrocchiale, ci hai offerto un
mirabile pastore, pienamente consacrato al servizio del tuo popolo,
per la sua intercessione e il suo esempio fa che dedichiamo la nostra
vita per guadagnare a Cristo i fratelli e godere insieme con loro la
gioia senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.
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