INTRODUZIONE
Un'insegnante
di quarta elementare diede a svolgere alle alunne il tema: "
Dite chi è la mamma ».
Lo
svolgimento doveva farsi in classe. Le bambinette fecero del loro
meglio per esporre i sentimenti verso la propria mamma. Tutte alla
fine presentarono il compito, con una o due paginette di
svolgimento.
Il
migliore voto fu dato ad una bambina, che ridusse il compito ad
una sola proposizione: " La mamma... è... la mamma! ..."
L'insegnante,
madre di famiglia, vide in questa proposizione l'animo dell'alunna,
l'effluvio dei suoi sentimenti filiali e l'incapacità di esprimere
ciò che sentiva in cuore, e, quando scorse sul foglio in bianco
l'impronta di due lacrimoni, si commosse e diede un bel dieci di
svolgimento.
Scrivere
un libro per svolgere il tema: « Gesù mio, chi sei Tu? Chi sono io?
» non è cosa facile. Per quanto di bello, di grande e di santo si
possa dire, si dice sempre poco. Lo svolgimento potrebbe ridursi ad
una sola espressione: « Gesù mio, Tu sei il tutto! Io sono il
nulla! ».
Tuttavia
tenterò di esprimere i miei sentimenti di amore e di riconoscenza
verso Gesù, facendo miei i sentimenti di molte anime. Che queste
pagine diventino fuoco ed infiammino i cuori di amore verso
Gesù, Figlio di Dio, Verbo Incarnato!
PROEMIO
Un
uomo viveva della sua figliuola; la vedeva crescere buona e
giudiziosa e faceva sogni d'oro sul suo avvenire; aveva posato
gli occhi sopra un bravo giovane, fiducioso di darlo ad essa
come compagno della vita.
Niente
mancava in casa alla signorina; avrebbe potuto dirsi felice, a
preferenza di cento altre coetanee.
Un
pomeriggio, nella solitudine della camera, si svolse un colloquio tra
figlia e padre:
-
Tu sai, babbo mio, quanto ti ami. Ho fatto di tutto per risparmiarti
i dispiaceri. Eppure, devo dirti una cosa che ferirà il tuo
cuore.
-
Parla pure, figlia mia!
-
Devo lasciarti, per seguire la mia vocazione religiosa; da anni
coltivo l'aspirazione di divenire Suora; è Gesù che mi chiama
e m'invita dolcemente; Gesù mi ha fatto comprendere che nel mondo è
tutto vanità, felicità falsa. Sono risoluta di seguire Gesù molto
da vicino e di servirlo fra le mura di un convento. -
Il
padre, tanto affettuoso verso la figlia, ma ateo, rimase impietrito e
poi esclamò:
-
E tu avresti il coraggio di lasciare me, tuo padre?... E tu dici di
amarmi?... Se mi ami, non devi staccarti da me!
-
Ti amo, ma più di te amo Gesù. Egli ha detto: Chi ama il padre o la
madre più di me, non è degno di me!
-
Ma, dunque, tu sei innamorata di questo Gesù?
-
Sì, e sono disposta a seguirlo ove Egli mi vuole! -
Il
padre invitò la figlia a lasciarlo solo un momento; passeggiando
concitatamente nella camera, livido per la rabbia, sembrava un
orso ferito. Il suo sguardo si posò sopra un'immagine di Gesù,
davanti alla quale spesso la figlia si raccoglieva in preghiera.
I
due sguardi s'incontrarono e subito l'uomo esclamò: Chi sei tu, o
Gesù, che hai la forza di strapparmi la figlia? –
Gesù
Gli
uomini mi chiedono chi sia io! Me lo chiesero anche gli Ebrei,
meravigliati della mia dottrina e dei miei prodigi; e la
risposta fu: Sono il Principio, che vi parlo! - Nessuno mi conosce
appieno, tranne il Padre mio Celeste. Mi conobbe Simon Pietro,
quando disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. - Ed io
gli soggiunsi: Beato te, Simone, figlio di Giona! Non é stata la
carne nè il sangue a rivelarti ciò, ma il Padre mio che è nei
Cieli. - Tanti altri mi conoscono, perchè il Padre lo rivela loro.
Io
sono l'alfa e l'omega; il principio e la fine; sono il primo e
l'ultimo. Io sono il Vivente; fui morto, ma ecco che io vivo nei
secoli dei secoli. Ho in mano le chiavi della morte e dell'Inferno.
Sono
la Seconda Persona della Santissima Trinità, uguale al Padre
nella potenza e nella gloria. Sono lo splendore e l'immagine
vivente del Padre!
Sono
la felicità della Corte Celeste. Gli Angeli lodano eternamente la
mia maestà; mi adorano le Dominazioni e tremano dinanzi a
me le Potestà celesti. Le Potenze dei Cieli ed i Cori dei Serafini
esultano, cantando le mie lodi.
Sono
il Padrone degli abissi infernali. L'onnipotente mia giustizia
trattiene nel luogo dei tormenti Satana ed i suoi seguaci.
Sono
il Creatore dell'universo, delle cose visibili ed invisibili. Tutto
esiste per me, perchè tutto per me è stato tratto dal nulla. I
cieli cantano la mia gloria ed il firmamento manifesta le opere delle
mie mani.
Sono
il Padrone assoluto di tutto, il Re dei re, il Dominatore dei
dominanti; a me è dovuto ogni onore e gloria.
Sono
il Redentore dell'umanità, essendomi degnato farmi uomo per
salvare gli uomini.
Sono
il Giudice supremo; ogni creatura deve ricevere da me la
sentenza di eterna ricompensa o di eterna riprovazione.
Al
mio nome piega le ginocchia tutto ciò che esiste in Cielo, in terra
e nell'Inferno!
Signore
Gesù, piego anch'io le ginocchia e ti adoro, riconoscendoti per
mio Creatore e Redentore!
Se
l'universo è nulla davanti a te, cosa sono io, piccolo atomo, che
esisto per tua misericordia?
La
tua luce divina, infinitamente maggiore di quella del sole, mi
abbaglia e mi fa esclamare: Ti adoro e ti benedico, o Gesù, Re
d'infinita maestà! -
Ma
chi sono io, che ardisco parlare al mio Dio?
Un
giorno non esistevo; tu, o Gesù, mi hai dato la vita. Aperti gli
occhi alla luce, cominciai a piangere; questo fu il primo saluto che
diedi al mondo.
Cosa
è la mia vita? È un fiore che sboccia e secca; è un'ombra che
fugge senza fermarsi. I miei giorni sono brevi ed il numero dei miei
mesi è presso di te. Tu mi hai fissato un termine di tempo, che non
può essere oltrepassato.
La
mia vita è breve, ma ripiena di molte miserie.
Passano
i miei giorni nella fatica e nel combattimento; il mio sentiero è
cosparso di spine e presto giungerò alla fine. Come si disse un
giorno: E’ nato un uomo! - così anche si dirà: E' morto un uomo!
-
Sarò
in una fossa a marcire ed il mio corpo si ridurrà in cenere.
Passerò
presto nel numero dei più ed il mio nome sarà dimenticato.
Tu
invece, o Gesù, che sei il tutto, infinito nelle tue perfezioni,
resti immutabile. Tu solo sei il Santo, tu solo il Signore, tu
solo l'Altissimo, o Gesù Cristo, nella gloria di Dio Padre!
L'ERA
ATOMICA
All'ora
stabilita si sono raccolti numerosissimi spettatori, per
assistere al lancio dell'« Echo », del pianeta artificiale.
L'ordigno misura trenta metri di diametro e deve girare attorno
alla terra, completando in cento minuti il percorso del globo.
Parte
il piccolo pianeta; può vedersi nelle ore buie; sembra una stella e
si distingue dagli astri per la celerità, essendo vicinissimo
alla terra, perchè nell'orbita terrestre.
Qualcuno
esclama: Con il progresso della scienza l'uomo ha dato lo sgambetto a
Dio! -
Con
frase esaltata Quasimodo scrive: Non sei tu soltanto, o Dio, a
mettere i pianeti nel cielo! Anche l'uomo lancia i suoi pianeti! -
Gesù
Chi
sei tu, o uomo, che pensi di dare lo sgambetto a me, Creatore
dell'universo? Vuoi dare la scalata all'Onnipotente? Vuoi uguagliarti
a me, imitando la condotta di Lucifero, che subito fu rigettato da me
e piombò nel profondo degli abissi?
Come
puoi stimarti grande, o uomo, se neppure conosci il numero dei
capelli del tuo capo e se non puoi dare al tuo corpo un centimetro in
più di statura?
Se
hai intelligenza, rispondi al tuo Dio! Conosci il numero dei tuoi
giorni di vita?... E prima di nascere, dov'eri?... Sapevi di dover
nascere? lo ti ho tratto dal nulla; io ti ho dato quanto oggi hai ed
in quella misura che ho voluto.
Ti
senti orgoglioso, perché oggi hai raccolto il frutto dello studio di
milioni d'intelligenze, le quali nel corso dei secoli hanno sudato
per sfiorare qualche cosa delle leggi, che io stesso ho messo
nell'universo.
Potresti
tu, o uomo, toccare un monte e renderlo un vulcano? Prova a spegnere
un cratere in eruzione! Hai il potere di camminare sulle acque come
sulla terraferma, siccome ho fatto io sul mare di Tiberiade?
Potresti con una parola asciugare un mare, per farvi passare un
intero popolo a piede asciutto, come feci io con gli Ebrei al
passaggio del Mar Rosso?
Anche
tu lanci i pianeti nel firmamento ... come me Creatore; e già
ti uguagli a me! Un ordigno lanciato attorno alla terra, è meno
che un giocattolo in rapporto agli astri!
Il
pianeta artificiale tu non l'hai creato; tanti tuoi simili hanno
elaborata la materia, che io ho creato, e con l'applicazione di
alcune leggi di natura, esso per un dato periodo conserva il suo
movimento e poi... cade.
Ma
contempla il firmamento! La terra che tu abiti è grande; il sole,
attorno al quale essa gira, è un milione e settecento mila volte più
grande del globo terrestre; il sistema solare con i suoi pianeti
maestosi è ben piccola cosa a confronto delle centinaia di galassie
che ornano i cieli. Tutti questi astri io li ho creati in un attimo,
con una sola parola onnipotente; ho dato loro delle leggi, alle
quali sottostanno irrevocabilmente; ad un atto della mia volontà
potrebbero cessare di esistere.
E
tu, o uomo, vorresti metterti a confronto di Dio Creatore,
mentre neppure conosci il numero degli astri, di cui io conosco il
nome, ciò che contengono ed il tempo della loro durata?
L'era
atomica dà lo sgambetto a Dio!... Se vuoi essere sapiente, o povero
mortale, non contentarti di studiare l'universo, ma
attraverso le opere create, contempla il Creatore ed adoralo!
Gesù,
mio Signore e mio Dio, ti adoro per quelli che non ti adorano!
Tu
sei il Figlio Unigenito di Dio, generato dal Padre prima di tutti i
secoli. Tu sei Dio da Dio, Luce dalla Luce, Dio vero da Dio vero. Tu,
Gesù, sei consostanziale al Padre e per te sono state create
tutte le cose!
Vorrei
che tutti ti conoscessero e ti amassero; invece sei poco conosciuto e
poco amato.
Gli
scienziati dovrebbero conoscerti meglio degli altri; al contrario,
taluni non si danno premura di conoscerti. Oh, se tanti impiegassero
una minima parte del tempo che impiegano a conoscere i misteri
della natura, a conoscere te, Creatore di tutto, quanta gloria
tu ne avresti!
Tu
hai detto che non ti riveli ai sapienti del mondo, bensì ai
piccoli ed ai semplici, poiché ami l'umiltà e la semplicità.
Io,
Gesù mio, non invidio i grandi della terra e non mi preoccupo di
sapere come sia formato il creato; a me basta conoscere ed amare
te, che sei il Creatore.
Nella
mia piccolezza vedo con gli occhi della fede la tua maestosa
grandezza e godo che un giorno verrò a contemplarti in
Paradiso, faccia a faccia.
Ho
compreso, o Signore, che più l'anima è umile e più viene
illuminata dalla tua luce divina.
Abbi
pietà, o Gesù, di coloro che il mondo chiama grandi, ma che in
realtà sono miseri, perché superbi!
IL
CHIRURGO
Un
improvviso malore aveva colpito un contadino mentre lavorava; fra
dolori atroci fu trasportato a casa. Era urgente il caso e si dovette
portare all'ospedale, ove fu sottoposto a un'operazione chirurgica.
Intanto
la sposa ed i figli pregavano Gesù, affinché tutto riuscisse bene.
Quanti Rosari e quante promesse!
Il
paziente, buon cristiano, in mezzo ai dolori non cessava di
raccomandarsi a Dio.
L'indomani
dell'operazione il chirurgo fece una visita nelle corsie
dell'ospedale. Chiese al contadino:
-
Lei come sta oggi?
-
Sto meglio di ieri e ringrazio Gesù.
-
Ma che Gesù! - esclamò il chirurgo. Deve ringraziare me, che
le ho dato la vita con quell'operazione! – E si allontanò
borbottando: Gesù... Gesù... Che gente ignorante! -
Gesù
Misero
uomo, ascolta quel Gesù che tu non conosci e che ti rendi sempre più
indegno di conoscere!
Nella
tua superbia e nella tua ignoranza hai detto ad un mio umile
seguace: Io ti ho dato la vita! - Se hai questo potere, va' in un
cimitero e da' la vita ai cadaveri che marciscono sotto terra, come
ho dato io la vita a Lazzaro che giaceva nel sepolcro!
E
tu, da medico, non ti sei trovato le tante volte presso agonizzanti
ed hai esclamato: Non c'è più cosa fare per salvare quest'uomo!...?
E
non ti troverai anche tu sul letto di morte, un giorno non lontano ed
inaspettato? Tu che dici di dare la vita agli altri, potresti
prolungarti la vita di un giorno, di un'ora?...
L'unica
cosa che puoi fare è di aiutare la natura (la quale dipende da me).
Per mezzo delle risorse della scienza, l'uomo può soltanto aiutare a
prolungare la vita, quando questa c'è!
Io
invece sono la Vita per essenza e dò la vita agli esseri. Tutto ciò
che vive, vive per me. Richiamare alla vita un morto, è un
nulla per me, che sono Dio. Nella mia vita terrena ad un
semplice mio cenno i morti risorgevano ed alla fine del mondo ridarò
la vita a tutti coloro che dormono il sonno di morte.
La
scienza progredisce sempre più, perché così io ho stabilito, ma
non giungerà mai a dare la vita al minimo essere.
Oggi
gli uomini moltiplicano i fiori, che sono artificiali; danno i
colori; ma nessuno è così pazzo da dire: Dò la vita e la fecondità
al fiore! -
Io,
Gesù, Creatore degli esseri visibili ed invisibili, dò la vita
a chi voglio ed alla fine di essa a ciascuno domanderò conto di
come si è impiegata!
O
Gesù, tu sei la Vita e da te ha origine la mia vita. Ti ringrazio di
avermi data l'esistenza. Per te, per farti conoscere ed
amare, per la tua gloria, voglio spendere tutti i giorni della mia
dimora sulla terra.
La
vita che dài, è una grande responsabilità per chi la riceve.
Ti
chiedo perdono del mio passato, poichè parte della mia vita è
trascorsa lontana da te, offendendoti o curandomi poco di amarti.
Aiutami
ad impiegare bene il tempo della vita terrena, per meritare la vita
eterna!
DACHAU
La
guerra del 1939-45 fu un vero flagello, che ebbe ripercussioni in
tutto il mondo: odio, uccisioni, distruzioni.
La
Germania, che iniziò la guerra, aveva tanti campi di concentramento,
ove raccoglieva i prigionieri; il campo di Dachau, poco distante
dalla città di Monaco, è tra i più rinomati.
Centinaia
di migliaia di giovani militari vi trascorsero lunghi anni,
ammassati nelle baracche, maltrattati ed affamati.
Due
volte al giorno nel grande viale di centro c'era l'appello;
saltuariamente c'era un appello... straordinario. Una buona
schiera di militari, i più deperiti dalla fame, usciva dal campo di
concentramento ed andava in un altro recinto. In un grande
camerone si ordinava a quegli infelici di disporsi alla doccia.
Chiuse
ermeticamente le porte, in pochi secondi tutti quei giovani
erano cadaveri, poiché dai tubi non veniva acqua... ma gas
micidiale.
Di
poi quei corpi, per mezzo di forcelle, erano trascinati nella
camera dei forni crematori; i cadaveri in breve divenivano
cenere.
Dal
vicino campo di concentramento si vedeva uscire la colonna di fumo
dall'alto camino e nessuno dei prigionieri poteva immaginare
quello che era avvenuto.
La
cenere veniva gettata in un vicino torrente o si spargeva
sull'estesa campagna per ingrassare i campi.
Il
grande Congresso Eucaristico Internazionale, svoltosi
nell'Agosto del 1960 a Monaco di Baviera, destinò un giorno di
espiazione al campo di concentramento di Dachau.
Si
scelse il venerdì. Circa settantamila congressisti, tra cui
centinaia di giornalisti (a dire dell'Osservatore Romano) si
recarono in pellegrinaggio al campo della morte.
Il
Cardinale Legata, verso mezzogiorno, inaugurò l'austera
Cappella, eretta là, ove due volte al giorno si faceva l'appello
dei prigionieri. Una corona di spine, in acciaio, larga parecchi
metri, era sospesa in alto, all'ingresso; nell'interno una
grande Croce.
Tre
ore durò la sacra funzione, tra preghiere e commemorazioni. Era
edificante vedere tremila giovani, in ginocchio davanti alla
Cappella dell'Agonia di Gesù; avevano fatto a piedi sedici
chilometri, portando una schiera di essi un pesante Crocifisso di
ferro. Il loro grido: Sia lodato Gesù Cristo! - era una
professione di fede ed un contrappeso all'odio ch'era regnato in quel
luogo.
Fu
notato un giovane, raccolto in preghiera, con una croce in mano.
Richiesto chi fosse, rispose: Ero ebreo; ora sono cattolico. Qui mio
padre, perché ebreo, fu messo nel forno crematorio; qui vengo a
pregare per colui che lo uccise! -
Delicato
il pensiero di quella donna, che aveva perduto il figlio, di comprare
un poco di frumento di quella campagna vicina, per farne ostie e
così comunicarsi con esse, pregando per gli uccisori del
figlio.
Solenne
fu l'inaugurazione, che potrebbe dirsi profonda meditazione.
Quando i congressisti visitarono le camere a gas e si trovarono
davanti a quei forni crematori... quante lacrime, sospiri e
preghiere!
Sulla
parete di una di quelle camere è scritto in diverse lingue: « Dio è
amore ».
Tra
gli oratori di quella giornata memoranda è da ricordarsi
l'Arcivescovo della Rodesia, che era stato da semplice
Sacerdote in quel campo. Fra l'altro disse: Il minimo dei
maltrattamenti che io potevo avere, quasi tutti i giorni, era il
ricevere parecchi schiaffi. - Una volta mi permisi dire a chi mi
batteva: Perché trattate così i Cattolici e specialmente i
Sacerdoti? - Mi fu risposto: Perché a noi non piace la dottrina del
vostro Cristo. È contraria a quanto noi vogliamo fare! –
Gesù
Chi
è quel Cristo, la cui dottrina è tanto odiata da voi? Non è forse
il vostro più grande benefattore, il vostro Redentore?
Se
mi conosceste, non trattereste così me e la mia dottrina!
Sono
venuto al mondo per riparare le vostre colpe, pagando per voi col
dare la mia vita; eravate, figli dell'ira divina ed io, con la mia
Incarnazione, vi ho nobilitati, rendendovi consorti della Divina
Natura, figli adottivi di Dio, miei fratelli, eredi del Paradiso.
Il
mondo brancolava nelle tenebre dell'errore e della morte e sono
apparso nel mondo io, Figlio Eterno di Dio Padre. Io sono la Luce ed
ho sparso nel mondo lo splendore della mia dottrina, che è divina,
perfettissima. Ma gli uomini preferiscono le tenebre, perché le
loro opere sono malvage.
Sono
venuto a portare la vita; ma gli uomini, privi della mia luce, danno
la morte. La mia dottrina è amore, compassione, perdono; ma
quelli che non sono del mio gregge e non ascoltano la mia voce,
vivono odiando, facendo versare lacrime di sangue ai miei
seguaci.
Però
il Redentore trionfa su tutto e su tutti! Sono la pietra angolare e
chiunque cadrà su questa pietra, si sfracellerà.
Un
campo di concentramento per prigionieri di guerra: prima vi
regnava l'odio; ora vi regna l'amore, la fratellanza, per cui uomini
di ogni nazione si sentono fratelli e si accomunano nella preghiera
ai piedi della mia Croce. Prima il combattuto ero io per la mia
dottrina; ora in quel campo, in una semplice frase, c'è tutta la mia
dottrina, in sintesi: « Dio è amore ».
Come
sarebbe differente il mondo, se si conoscesse il Redentore e la sua
dottrina!
Gesù,
mio Salvatore e mio Redentore, per tua misericordia io faccio
parte del tuo mistico gregge. Tu hai detto che le tue pecorelle
conoscono la tua voce e ti seguono.
Ti
ringrazio di avermi fatto conoscere te e la tua dottrina, sin
dai miei primi anni.
Cosa
sarebbe stato di me, se la mia nascita fosse avvenuta in una nazione
pagana o in seno a famiglia priva della tua luce? Come tanti altri,
io non ti conoscerei, o Gesù, ed a quest'ora vivrei nel buio
delle passioni.
Ti
ringrazio, o Signore; voglio pregare molto per quelli che vivono
lontano da te. Con la preghiera assidua posso ottenere la
tua luce a tante anime.
NOBILE
GESTO
Nella
Chiesa del Sacro Cuore, a Roma, in via Marsala, si vedeva la
mattina un giovane in ginocchio; vi trascorreva circa un'ora,
per ascoltare la Messa, ricevere la S. Comunione e fare la
meditazione.
Era
un giovane dottore, che prestava l'opera sua in un ospedale di
Roma. Pieno di fede e zelante, amante di Gesù, desiderava
portare anime a Dio.
Si
accorse che nell'ospedale era stato ricoverato un povero uomo;
povero perché privo di salute, più povero perché privo di
fede. Dal parlare il dottore comprese che prima l'infermo si
accostava ai Sacramenti e che da anni ormai li aveva
abbandonati.
Un
giorno gli disse: Lei potrebbe rimettersi in salute con la
trasfusione di sangue; si richiede però un sangue buono, ricco di
globuli rossi.
-
Son venuto qui per curarmi; mi sobbarcherò a qualunque spesa, purché
la cura sia efficace.
-
Le darò il mio sangue; sono giovane, ho ottima salute e con
piacere oggi stesso farò la trasfusione.
-
Dottore, non credevo di trovare tanta bontà in questo ospedale! -
Nella
giornata si fece la trasfusione; il sangue del dottore passò nel
corpo dell'ammalato.
Diceva
poi il dottore a chi scrive queste pagine: Quando mi alzai, sentivo
la debolezza e provavo dei capogiri; l'infermo invece cominciò a
sentire il benessere ed esclamò: Come posso disobbligarmi
con lei?
-
In una maniera semplicissima! - Cioè?
-
È vicina la Pasqua. In qualcuno di questi giorni riceva la Santa
Comunione e preghi per me.
-
Ma la mia riconoscenza dev'essere duratura! Lei si è privato della
cosa più preziosa, del suo sangue, per darlo a me! Come posso io
dimenticare il suo nobile gesto? -
Gesù
Un
uomo dà un po' di sangue ad un altro uomo; il beneficato esclama: La
mia riconoscenza dev'essere duratura! - Il Figlio di Dio, splendore
della Corte Celeste, si fa uomo per salvare l'uomo, impiega
tutta la sua vita nel beneficarlo ed in fine per lui dà il suo
Sangue, sino all'ultima goccia.
Come
risponde l'uomo a tanta generosità?... Quanti sono quelli che
realmente apprezzano il gran dono?... Cosa avrei potuto fare di
più, per spingere tutti i cuori alla riconoscenza?
Mi
sono fatto uomo!... Sublime mistero!... Lucifero ed i suoi
seguaci non vollero approvare il disegno del mio Eterno Padre e
si ribellarono davanti al mistero della mia Incarnazione.
Ma
ciò che Dio decreta, si attua; ed io, pur restando vero Dio,
cominciai ad essere vero uomo. Alla mia comparsa nel mondo gioirono
gli Angeli.
Ma
gli uomini rimasero indifferenti; anzi uno di loro, un re, fece di
tutto per troncarmi la vita mentre ero ancora in fasce.
Come
può l'umanità ricordare il giorno della mia nascita, senza
sciogliersi in lacrime di adorazione e di riconoscenza? Per opera
della mia Chiesa il fausto giorno, il mio Natale, è ufficialmente
ricordato nel mondo.
Ma
per molti cosa è il Natale? Soltanto un'occasione per darsi con più
veemenza ai piaceri ed agli spassi.
Tanti,
che secondo loro festeggiano il Natale, neppure sanno chi sia nato,
né importa loro saperlo. Altri, pur sapendo vagamente chi sia
il Bambino del presepio, restano freddi, come le pareti della grotta
di Betlem.
Un
piccolo numero di fedeli, piccolo davanti alla massa, degli uomini,
sente il dovere della gratitudine e cerca di onorarmi.
Ma
io mi son fatto uomo per tutti e mi si fa un torto da coloro che non
mi ringraziano.
Comprendo,
o Signore, che il tuo amore per me non ha limiti. Da Re Immortale ti
sei fatto Figlio dell'uomo, cioè umile servo. È ben giusto che io
ti ringrazi, e per me e per coloro che non lo fanno.
Il
tuo Cuore Divino é delicatissimo e non resta indifferente davanti
all'ingratitudine.
Voglio
prendere una buona risoluzione e farò di tutto per metterla in
pratica e farla attuare da altri. Ogni anno all'avvicinarsi del Santo
Natale, quando comincia la novena, metterò questa intenzione:
Santificare l'intera novena con una vita più santa, col ricevere
spesso te Sacramentato e col compiere molte opere buone, per
dimostrarti la mia riconoscenza e per ringraziarti a nome
dell'umanità ingrata! Desidero darti io ciò che altri non ti
danno.
EROINA
Una
giovanetta di quattordici anni, nobile per il casato e più nobile
per le virtù, era un fiore di bellezza.
Da
bambina aveva conosciuto Gesù e voleva essere sua per sempre. Non
amava le vanità del mondo e rifuggiva dai pericoli morali.
Il
suo aspetto, bello, modesto e dignitoso, colpì gli occhi di
Quinziano, ch'era il Pretore Romano di quella regione. Questi
sospettò che la giovanetta fosse Cristiana; valendosi della sua
autorità, essendo già in corso l'editto dell'Imperatore
Diocleziano contro i Cristiani, era sicuro di avere la mano di
essa, o per amore o per forza.
Il
Pretore manifestò il suo desiderio: Voglio averti per compagna
della mia vita.
-
Questo non sarà mai! Ho offerta a Gesù la mia verginità.
-
Ma lascia il Nazareno Crocifisso! Prendi tutti i piaceri della vita!
-
Sarò irremovibile! - Quinziano, deluso, la fece rinchiudere
nella prigione, col pretesto di essere Cristiana e le mise a fianco
una certa Afrodisia, donna di pessimi costumi, affinché la
distogliesse dal proposito della verginità. Ogni tentativo fu
inutile.
Il
Pretore diede ordine che la giovanetta gli fosse condotta
innanzi e poi le disse: Non ti vergogni tu, di nobile famiglia, di
vivere la vita umile e servile dei Cristiani?
-
Non mi vergogno! L'umiltà e la servitù dei seguaci di Gesù Cristo,
sono tesori più eccellenti della ricchezza e della superbia dei
re. -
Quinziano,
furente di rabbia, esclamò: O rinunzi a Gesù ed adori le
nostre divinità, o subirai la forza dei tormenti! -
La
fanciulla perseverava nella fede e nel suo cuore pregava Gesù che la
sostenesse nella lotta. Fu presa a schiaffi e poi rinchiusa
nella prigione.
Dopo
due giorni fu condotta al luogo dei tormenti, alla presenza del
popolo. Fu tormentava con uncini infuocati e con piastre roventi; con
una grossa tenaglia infuocata le fu squarciato il petto. Allora
la verginella esclamò: Quinziano crudele, e non ti vergogni di
strappare ad una donna quella mammella, che tu stesso hai
succhiato a tua madre? - Grondante sangue, l'eroina della fede
fu ricondotta nella prigione. Nella notte le apparve l'Apostolo San
Pietro, che a nome di Gesù la consolò; poi le toccò il petto, che
sull'istante si risanò. La mattina era vegeta e serena.
Quinziano
aveva deciso di farla morire e pubblicamente la sottopose ad un
altro tormento. Era preparato un letto, formato da grossi chiodi, e
sotto stavano i carboni ardenti.
La
giovanetta vi fu messa sopra e poi rotolata sui chiodi. Nel frattempo
un forte terremoto scosse la città; il popolo che assisteva al
martirio riconobbe la mano di Dio e cominciò a fare tumulto.
Impaurito Quinziano, fece ricondurre segretamente in carcere la
fanciulla, già semiviva.
Abbattuta
nel corpo, ma non nello spirito, così la verginella pregò: Signore
Gesù, che mi hai custodita sin dall'infanzia, che mi hai
liberata dall'amore mondano, che mi hai fatto superare i tormenti dei
carnefici, ricevi ora l'anima mia! -
Così
spirava a Catania la Martire Sant'Agata.
Gesù
I
Profeti, scrivendo di me, mi chiamarono l'Uomo dei Dolori. I
trentatrè anni della mia vita terrena furono un continuo intreccio
di sofferenze, che raggiunsero il massimo limite sulla Croce. Fa
meraviglia il pensare che io abbia scelto il dolore come mezzo
di redenzione umana. Se nella mia sapienza infinita avessi
trovata una via più preziosa di quella della Croce, quella
avrei scelta e quella avrei indicata ai miei seguaci. Ma è il
dolore che prepara la gloria eterna.
Questa
grande verità la ricordai dopo la mia risurrezione ai due
fratelli di Emmaus: Era necessario che il Cristo patisse per
entrare nella sua gloria. -
Ho
sofferto io, che sono il Redentore, il capo dell'umanità;
dovete soffrire voi, che ne siete le membra. Ho lanciato
l'invito a tutte le generazioni: Chi vuoi venire dietro di me,
rinneghi se stesso, porti ogni giorno la sua croce e mi segua! -
Il
mondo, avido di piaceri, si ribella a tale invito, fa di tutto per
tenere lontana la sofferenza, anche minima, e non vuole sentirne
di penitenza. `
Purtroppo,
non pochi di coloro che si dicono miei seguaci, hanno lo spirito del
mondo e vogliono sempre godere. Vorrebbero due paradisi: uno sulla
terra e l'altro nel Cielo. Si sbagliano! ... Il regno dei Cieli è
premio; si acquista con la fatica e soltanto chi si fa violenza
se ne impossessa. Se non farete penitenza, perirete tutti.
La
penitenza che d'ordinario chiedo ai miei redenti è il distacco dai
beni terreni, il freno delle passioni, la fuga dei pericoli
morali, i quali sono apprestati dai divertimenti mondani, la
rassegnazione umile nelle pene della vita ed anche certe privazioni
volontarie di piaceri leciti.
Ad
anime più generose chiedo lo stato di vittima riparatrice, per
riparare la divina giustizia per sé e per gli altri.
A
milioni di anime ho domandato e continuerò a domandare il dono
completo della vita con il martirio di sangue. Ma chi avrà
perduto la vita per me, la troverà!
Agata,
la Martire catanese, morì per me; fu generosa; ebbe da me la forza
di sostenere i tormenti ed oggi è beata nella Corte Celeste. Da
diciassette secoli gode in Cielo la gloria dei Santi e la godrà
per tutta l'eternità.
Perdette
per me la vita terrena e trovò la vera vita, quella eterna.
O
voi, che sulla terra soffrite, non scoraggiatevi! Il dolore vi
avvicina a me e vi rende simili a me. Domandate a me la forza di
portare la croce; verrò subito in vostro aiuto.
Il
momento in cui sono più vicino alle anime, è proprio quello in cui
la croce è più pesante, per aiutare a portarla. Se si meditassero
di più i miei dolori, si avrebbe più pace nel cuore, più forza
nella prova e maggiore premio in Cielo.
O
Signore, io sono una di quelle anime che vorrebbero il Paradiso
in terra e poi anche in Cielo.
Tu,
Gesù mio, sei stato nel mare delle sofferenze ed io voglio stare nel
mare delle delizie. Tu sulla Croce ed io desiderosa di piaceri.
Come
posso dirmi amante di te Crocifisso, se rifuggo da tutto ciò
che fa soffrire?
Tu
hai sofferto per riparare i miei peccati. Ed io non devo soffrire
qualche cosa per dimostrarti il mio amore?
Quando
ti guardo Crocifisso, dovrei sentire vergogna di me, perché sono
tanto dissimile da te.
O
Gesù, voglio avere più generosità; non vorrò lamentarmi delle
croci che mi mandi, come non si lamentava la tua Vergine Madre, Donna
dei Dolori, quando con te soffriva ai piedi della Croce.
CHESSMAN
In
questi ultimi tempi tutti i giornali hanno molto parlato del
bandito americano Chessman, che era ateo, ladro ed assassino. Il
suo nome faceva paura; era chiamato « Il bandito della luce rossa ».
Era uomo perverso, ma molto intelligente, autore di noti libri
scritti in carcere, tra cui il più famoso « Cella della
morte».
La
giustizia umana, dopo tanta fatica, riuscì ad arrestarlo e
chiuderlo in prigione. Quivi l'infelice trascorse lunghi anni, sempre
in attesa della sentenza.
Nella
solitudine e nelle sofferenze della prigione non rinsaviva, si
professava senza fede e si dimostrava indifferente davanti alla
morte.
I
numerosi delitti meritavano la pena di morte. L'esecuzione della
sentenza fu fissata per il giorno 2 Maggio 1960.
Morire,
carica la coscienza di delitti, senza fede in Dio e nella vita
futura, morire per passare dalle pene della vita terrena alle
pene dell'Inferno... che disgrazia!
Pochi
giorni prima di quello fissato per l'esecuzione, si presentò a
me, scrittore di queste pagine, un Sacerdote, raggiante di gioia.
Gli
chiesi: Qual è il motivo di tanta gioia?
-
Probabilmente fra qualche giorno sarò nella gloria del
Paradiso!
-
Pensa di morire a quarantacinque anni? Sta così bene in salute!
-
Si tratta di questo: Chessman è stato condannato a morte; se morrà
male, come male è vissuto, andrà all'Inferno. Ho deciso di compiere
un atto di carità: morire io per lui. La giustizia umana in
certi casi, che registra la storia, ha accettato simili cambi. Ho
fatto le pratiche necessarie; se l'Alta Corte Americana
accetterà, per via aerea mi troverò in tempo sul luogo
dell'esecuzione della sentenza. Entrerò io nella camera a gas e dopo
qualche istante sarò in Paradiso. La mia entrata in Cielo sarà
sicura, perché per amore di Dio darò la mia vita a vantaggio del
prossimo e metterò l'infelice assassino in condizione di poter
salvare in seguito l'anima sua. Se morrò io, Chessman qualche
giorno potrebbe rientrare in se stesso e dire: Io sono vivo, ma per
me è morto un Prete Cattolico! - Questo pensiero, vivendo ancora,
potrebbe apportargli la luce della fede e morire nell'amicizia di
Dio. -
Davanti
a sì nobili sentimenti, io dissi: Ringrazi Dio che le ha
ispirato quest'atto eroico di carità! Si ricordi che, ancorché
la sua domanda non fosse accettata, di certo avrà in Cielo la
ricompensa dell'atto che desidera compiere. -
E
di fatti la domanda non fu accettata; nel giorno e nell'ora
stabilita l'assassino entrò nella camera a gas e dopo qualche
momento la radio annunziava: Giustizia è fatta! Chessman è morto! -
Se la magistratura avesse accettato il cambio, cosa avrebbe dovuto
fare quell'assassino? Almeno, di tanto in tanto, rivolgere
un pensiero di riconoscenza al suo grande benefattore; almeno tenere
presso di sé una fotografia, per guardare e baciare l'immagine di
colui ch'era morto affinché lui vivesse! ... Il non fare questo,
sarebbe stata la più nera mostruosità.
Gesù
Degno
di lode, di riconoscenza, degno di ricompensa eterna è colui
che dà la vita per il prossimo, se fa questo per dare gloria a Dio.
Però in questo eccellente atto di carità è l'uomo che dà la
vita per un altro uomo.
Anch'io
ho dato la mia vita per tutti gli uomini e per ciascuno in
particolare; ma il mio atto di carità non può avere pari.
Io,
Dio, felicità eterna, sorgente inesauribile di ogni bene, io
perfettissimo, che basto a me stesso, mi sono fatto uomo per dare la
vita eterna all'uomo; trentatrè anni dedicati a beneficare tutti ed
infine diedi la vita.
Andai
alla morte, non per me, ma per voi, per liberarvi dalla morte eterna.
Abbracciai la morte di croce, dolorosissima... e questa mi fu
inflitta da coloro per i quali io morivo!
Quante
miriadi di anime, che avrebbero dovuto subire la morte eterna,
godono invece ora, nella vita eterna! E quante schiere di anime
attende ancora la Corte Celeste! Tutto ciò è dovuto alla mia morte
in Croce.
Come
potete, o mie creature, pensare a me, vostro Dio, pendente dalla
Croce, e non sentirvi spezzare il cuore dall'amore, dal dolore,
dalla riconoscenza?... Tanti mi guardano Crocifisso, ma con
indifferenza, come se io fossi morto per altri e non per loro.
Benedico quelli che danno gloria alla mia morte, col richiamarla
spesso alla memoria e con l'emettere atti di amore e di doverosa
riconoscenza.
Gesù
Crocifisso, ti ringrazio che sei morto in Croce per me! La tua morte
atrocissima mi ha apportato la vera vita. Cosa sarebbe di me,
nel tempo e nell'eternità, se non fossi morto per amor mio?
Devo
imparare a meditare, ma più che sui libri, sulla tua immagine di
Crocifisso.
Tanti
portano addosso. gioielli e talismani, ma il mio gioiello prezioso
che devo portare notte e giorno, deve essere l'immagine di te
Crocifisso!
Non
basta portarti addosso, ma lungo il giorno voglio mirarti
meditando. Almeno due volte al giorno, mattino e sera, voglio
baciarti, o Gesù Crocifisso, e dirti con amore: Ti ringrazio,
Gesù mio, che sei morto in Croce per dare a me la vita!
Voglio
suggerire ad altri questa devota pratica.
CELLULA
COMUNISTA
Un
uomo, « cellula comunista », spinto dall'odio contro la
Religione, svolgeva la sua opera deleteria tra i compagni di lavoro,
visitando famiglie ed attirando a sé bambini, di ambo i sessi.
Disponendo di somme, ricevute per la propaganda atea, facilmente si
formava dei seguaci, tra i cattivi e tra gl'ignoranti.
Il
lavorio più nefasto preferiva compierlo tra i piccoli. Trovò
un locale fuori della periferia della città e qui diede
l'appuntamento ai ragazzi, promettendo regali.
Come
agnelli innocenti chiamati dal lupo, andarono molti alla riunione.
Il
comunista insegnò loro che Dio non esiste, che non è necessario
andare in Chiesa, anzi doversi odiare il Prete ed ingiuriarlo,
incontrandolo, perché è il nemico della società. Raccomandò di
non pregare mai, perché Dio, non esistendo, non può ascoltare le
preghiere. Li convinse con una trovata... secondo lui
originale. Li esortò a ripetere: O Dio, dà a noi le caramelle,
che tanto ci piacciono! -
I
ragazzi ripetevano a coro la preghiera e siccome le caramelle
non venivano, il comunista, concluse: Avete visto che Dio
non c'è e non sente le preghiere? Dite invece così: Vogliamo
le caramelle e le vogliamo subito! -
Appena
il coro disse così, quell'uomo - mise fuori alcuni pacchi di
caramelle e ne distribuì generosamente a tutti.
Quegli
innocenti ed incauti furono conquistati.
Il
comunista non si fermò lì, ma perfidamente andò oltre.
Presentò molte monete, dicendo: Questo denaro è per voi. Chi
bestemmia contro Gesù Cristo, riceverà delle monete; chi
bestemmia di più, ne riceverà di più. -
Davanti
al denaro i ragazzi sogliono perdere il controllo di sé e, senza
pensarci due volte, cominciarono a bestemmiare.
Finita
la diabolica riunione, ognuno ritornò a casa. È naturale che il
ragazzo racconti ciò che vede e sente. Non pochi genitori si
allarmarono e taluni si rivolsero alla Questura.
La
risposta fu: Sappiamo quanto avviene clandestinamente e non solo
in questa città, ma quasi in tutti i grossi centri. La Polizia
ha l'ordine di arrestare questi disseminatori d'irreligiosità e
d'immoralità e c'è di già qualche processo in corso. -
Gesù
I
seguaci di Satana danno la paga a chi bestemmia il mio nome! ... E la
paga sarà data anche da me, Dio d'infinità giustizia! Nell'Antica
Legge era ordinato agli Ebrei di uccidere a colpi di pietra il
bestemmiatore; l'ordine veniva direttamente da Dio.
Venuto
io nel mondo, nella Nuova Legge dell'amore, è stato tolto all'uomo
il potere di troncare la vita al bestemmiatore; però io non
posso lasciare impunito chi profana il mio nome; non pago al
sabato, ma in qualunque giorno della vita; e se il bestemmiatore
muore impenitente, avrà la dovuta paga... nell'Inferno!
Bestemmiare
il nome di Gesù!... Ho voluto questo nome, perché significa «
Salvatore ». Gli uomini dovrebbero cadere al suolo in
adorazione, pronunziarlo e benedirlo di continuo, come fanno i Beati
in Cielo.
Il
mio nome è ammirabile in tutto l'universo e deve lodarlo ogni
lingua; è data molta misericordia a coloro che lo invocano.
Nella
Cantica è detto che il mio nome è olio diffuso; l'olio infatti
è balsamo per le ferite, perché rinfresca e risana. Ed io,
vostro Salvatore, da buon samaritano, curo le ferite delle anime
vostre, per darvi la vita eterna.
Non
è dato agli uomini altro nome sotto il cielo per salvarsi che il mio
nome: Gesù!
Chi
opera il male, è sulla via della perdizione eterna; finché sta in
questa terra di esilio, può rimettersi, ma ha bisogno di uno che lo
salvi, che lo strappi a Satana, ha bisogno di un Salvatore
potente... E questo Salvatore sono io, Gesù! Amo essere chiamato
Salvatore.
Ma
come può salvarsi chi si avventa contro il Salvatore? Come può
sfuggire alla morte, chi sta sospeso sopra un precipizio e si
avventa contro la corda che lo sostiene? Così fa colui che bestemmia
il mio nome!
Non
c'è sulla terra un nome tanto bestemmiato quanto quello del Figlio
di Dio! Ed allora, io che sono il Salvatore per eccellenza, dovrò
esercitare l'ufficio di tremendo Giudice.
O
Dio d'infinita bontà, adoro il tuo santo nome!
Inorridisco
all'udire delle bestemmie contro di te. È mio dovere riparare
gl'insulti che tu ricevi.
Ti
chiedo perdono delle bestemmie, che forse altri avranno pronunziato
per cagione mia.
Tu
sei il Salvatore ed io, anima cristiana, devo essere salvata da
te. Quante volte mi hai salvato, togliendomi da certe occasioni
che probabilmente mi avrebbero condotto al peccato!
Ti
ringrazio dell'aiuto che sempre mi dài, quando il demonio mi assale
con terribili tentazioni. Sei tu, o Gesù, che mi salvi e mi liberi
dalla bocca del leone ruggente.
Ti
prego, sii sempre il mio Salvatore; ricordati che sono opera delle
tue mani e frutto del tuo preziosissimo Sangue!
Il
tuo nome, o Gesù, voglio pronunziarlo sovente, per adorarlo; e
concedimi questa grazia: l'ultima parola che dirò alla fine
della mia vita, sia « Gesù! »
IL
TEMPIO DI SANTA CROCE
È
tanto facile oggi il viaggiare. Si fanno viaggi di piacere e anche
devoti pellegrinaggi.
Roma,
centro del mondo antico e centro del mondo cattolico, vede ogni
giorno decine e spesso centinaia di migliaia di pellegrini. C'è
molto da vedere e su cui meditare nella città eterna. Non pochi si
contentano di visitare i monumenti nazionali o il Villaggio
Olimpico o il Giardino Zoologico e niente si curano delle bellezze
storiche cristiane. I buoni cattolici sogliono visitare le
quattro Basiliche Maggiori, la Cappella della Scala Santa e le
Catacombe. Ma c'è un Tempio assai importante, degno di
essere visitato dagli amanti di Gesù, che porta il nome di « Santa
Croce in Gerusalemme »; trovasi quasi dirimpetto alla Chiesa di San
Giovanni in Laterano, in fondo alla grande piazza.
Qui
si venerano le Reliquie insigni della Passione di Gesù, tra cui è
uno dei chiodi che trapassarono le mani del Figlio di Dio.
Può
vedersi anche una tavola, contro una lastra di vetro, che porta
un'iscrizione in tre lingue: in latino, in greco ed in ebraico;
la dicitura, incisa con uno stilo, va da destra a sinistra ed è
ancora leggibile: «Jesus Nazarenus Rex Judeorum», cioè
«Gesù Nazareno Re dei Giudei». Una parte della tavola manca,
quindi l'iscrizione non è completa; in venti secoli ha subìto
questa mutilazione e non sappiamo per opera di chi.
Questa
è la tavola di cui si servì Ponzio Pilato, Procuratore Romano, per
scrivere la sentenza di morte di Gesù. Aveva egli scritto su tante
altre tavole i nomi dei più famosi malfattori Ebrei, ladri od
assassini, e scrisse anche il nome del Figlio di Dio, mettendolo nel
numero dei rei di morte.
La
preziosa tavola, attaccata alla Croce e posta sul capo di Gesù, fu
testimone degli spasimi del Redentore agonizzante.
Gesù
Essere
annoverato tra i malfattori e morire tra due ladroni... Fu questo
l'epilogo della mia vita terrena!
Per
riparare la colpa d'origine e tutte le colpe dei figli di Adamo,
mi sono offerto al Padre Celeste quale vittima divina.
Ho
preso sopra di me, innocente, tutte le iniquità umane, per ridare al
Padre mio la gloria che gli toglie il peccato.
Ponzio
Pilato riconobbe la mia innocenza e la proclamò solennemente:
Non trovo in Costui colpa alcuna! - Con tutto ciò, per
debolezza, cedette al furore dei Giudei e scrisse la mia sentenza di
morte.
Avrei
potuto liberarmi dalle mani dei miei nemici, avrei almeno potuto
protestare contro la mia condanna; ma io tacevo, tanto che
Pilato ne fece le meraviglie.
La
mia sentenza di morte, in qualità di Vittima Divina, cancellava
la seritenza di morte eterna delle mie creature.
Se
voi comprendeste la preziosità delle mie sofferenze, del mio Sangue
sparso e di tutti gli atti che ho compiuto sulla terra, come
sfruttereste i miei meriti!
Tutte
le opere buone compiute dagli uomini sin dal principio del mondo e
quelle che ancora si compiranno, tutto il sangue dei Martiri, quanto
di eroico possa farsi sulla terra, è uno zero davanti alla
Divina Giustizia. Lo zero acquista valore quando è congiunto
all'unità; così le vostre opere acquistano valore, soltanto se
si uniscono a me.
Sono
i meriti della Vittima Divina che rendono meritori i vostri atti,
anche minimi.
Chi
vuole amarmi ed arricchirsi di tesori celesti, si appigli ai miei
meriti. Il Padre Celeste gradisce le vostre opere buone,
solamente se portano il suggello dei meriti del suo Divino
Figlio. Dite dunque sovente: Eterno Padre, vi offro i meriti della
Vittima Divina, per me e per tutte le anime. -
Quando
compite un'opera buona, offritela al Divin Padre, dicendo così:
Eterno Padre, vi offro questa sofferenza in unione alle sofferenze di
Gesù!... Vi offro le mie fatiche in unione alle fatiche di
Gesù!... Vi offro gli atti di adorazione, di ringraziamento e
di riparazione, in unione agli atti che compiva Gesù sulla
terra!... Per le Piaghe di Gesù sanate le piaghe dell'anima mia! -
In
tale offerta il Padre vede i meriti della mia Incarnazione,
Passione e Morte, ed allora gradisce immensamente i vostri atti.
Quante
volte, Gesù mio, ho scritto misteriosamente la sentenza della tua
morte con i miei peccati! Le colpe gravi della mia vita ti hanno
crocifisso. Ne sento vivo dolore.
Ho
meritato la sentenza di eterna morte e cagione delle mie ricadute nel
peccato; ho abusato della tua misericordia. In avvenire non sarà
più così. Sento di essere numero negativo, cioè meno di zero;
voglio però unirmi sempre a te, Vittima Divina, per rendere
meritoria la mia vita.
Tutto
ciò che penso, dico e faccio, da ora in poi intendo offrirlo al tuo
Divin Padre in unione a quanto tu, Gesù mio, hai pensato, detto e
fatto nella tua vita terrena.
INCONTENTABILE
-
Pane e divertimenti! - era il grido del popolo romano sotto i Cesari.
Oggi,
che rivive il paganesimo, i popoli ripetono lo stesso grido e
comunemente non cercano altro che pane e divertimenti.
Il
cinema e la televisione incatenano le masse degli spettatori; gli
artisti e le artiste diventano gl'idoli della società.
La
sete del denaro suole moltiplicare le energie ai registi ed
agl'impresari, i quali calpestano spesso la moralità e disseminano
scandali. Più che tutto trionfa negli spettacoli la vanità
della donna: Mentre scrivo queste pagine, la più celebre diva dello
schermo internazionale è Brigitte Bardot.
Il
rinomato regista Vadim, attratto dalla bellezza di questa donna, la
lanciò per primo sullo schermo ed in seguito volle
sposarla. Non trascorse molto tempo ed arrivarono al divorzio.
La Bardot contrasse le nozze con un altro giovane artista.
Oggi,
dicono i giornali, Brigitte Bardot è la persona più rinomata
del mondo. Milioni di uomini sembrano impazziti davanti alla
figura di quest'artista; quando costei si muove, è seguita da una
grande schiera di giornalisti e di fotografi; nessun uomo politico ha
mai avuto tanta pubblicità.- A milioni circolano le foto di
questa diva. I rotocalchi ed i giornali hanno parlato di lei
come di nessuna altra persona.
Sono
felici i registi quando riescono a trovare una « stella » o « diva
» del cinema.
Umanamente
parlando, alla Bardot non mancherebbe nulla: ha l'ammirazione
frenetica degli uomini, ha l'appagamento della sua vanità muliebre,
ha le ricchezze esorbitanti ed è ricoperta di gioielli. Eppure...
non è felice!
In
questi giorni, tutti i giornali, compreso l'Osservatore Romano,
hanno narrato il tentativo di suicidio della famosa artista.
Costei, sentendosi infelice, ingoiò due tubetti di barbiturici e
dopo si tagliò le vene dei polsi. Provvidenzialmente si potè
correre ai ripari e fu salvata.
Il
medico curante, dimettendola dall'ospedale, dichiarò: La Bardot
è ammalata d'infinita tristezza; sicuramente ripeterà il
suo gesto disperato, se non riuscirà a dare uno scopo alla sua vita.
Cerca la felicità e non la trova. -
Gesù
La
felicità sono io! Invano si cerca fuori di me.
Ponzio
Pilato durante l'interrogatorio mi chiese: Sei tu il Re dei
Giudei? Gli risposi: Tu lo dici!... Sono Re. Son nato per questo e
per questo son venuto al mondo, a rendere testimonianza
alla verità. -
Quando
poi scrisse la sentenza di morte e mise « Re dei Giudei », i miei
accusatori protestarono; ma Pilato rispose: « Ciò che ho
scritto, ho scritto! ». Sono Re, e non solo dei Giudei, ma di tutti
i popoli, di tutti i cuori.
Sono
Re pacifico, perché ove regno io, regna la pace, la gioia più pura,
la felicità.
Apportatrice
di pace e di felicità è la mia dottrina. Ho detto al mondo:
Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete la pace
per le anime vostre! ... Beati i poveri in ispirito!... Beati i puri
di cuore! -
Come
può essere felice una diva mondana, avida di onori, ricoperta
di gioielli, immersa nel peccato che fa rossore ?
Sente
il vuoto nel suo cuore e preferisce troncarsi la vita, anziché
vivere nell'infelicità.
E’
del tutto differente lo stato del cuore di chi ama. Nel cuore dei
miei amanti regno io, Re pacifico; dò la pace, che supera ogni
gaudio terreno; dò il sorriso anche nelle tribolazioni; rendo
la vita bella e meritoria per l'eternità. Il mio giogo è soave
e le dolcezze che dò a chi mi serve con generosità, sono
indescrivibili.
Io
sono il Re per eccellenza; non posso però regnare nei cuori dominati
dalla superbia, dall'attacco sregolato alle ricchezze e dal vizio
dell'impurità.
In
simili cuori regna Satana, apportatore di amarezza e di
disperazione. La Samaritana, pubblica peccatrice, trovò la felicità
presso il pozzo di Giacobbe, appena ebbe l'incontro con me.
Maria di Magdala soltanto allora potè dire di essere felice, quando
si aggrappò ai miei piedi e li bagnò di lacrime.
Mi
prostro ai tuoi piedi, o Gesù, perla dell'amore, fonte di felicità
e Re del mio cuore!
Anch'io
nella vita ho provato il vuoto del cuore e l'amarezza del rimorso
dopo certi peccati. Accecata dalla passione, l'anima mia ha cercato
la felicità fuori di te ed è rimasta delusa.
Quante
amarezze mi sono procurate per colpa mia, andando dietro alla mia
superbia e dando al mio cuore libertà illecite o pericolose!
Soltanto
ora godo della tua pace, perché regni tu nel mio cuore con la
tua grazia. Non permettere mai, o Signore, che in me regni Satana,
neppure per un istante.
Prima
morire, anziché cadere sotto la schiavitù del nemico infernale!
PAGINA
NERA
La
Spagna stava per diventare preda dei comunisti. Il Generale Franco,
buon cattolico, per difendere la Religione e la patria, si mise a
capo del movimento anticomunista e riuscì nella difficile impresa.
I
comunisti commisero orrende atrocità; basta pensare come furono
martirizzati circa ventimila Sacerdoti e oltre centomila membri
di Azione Cattolica.
Elena
Nicholson, scrittrice americana, nella sua pubblicazione sulla Spagna
Rossa riporta degli episodi terrificanti. Eccone uno.
Si
teneva un'adunanza comunista, per uno scambio d'idee. Si proponevano
dei piani da attuare, si parlava delle gesta compiute nelle diverse
zone; taluni per farsi belli davanti ai compagni, raccontavano
gli atti di valore, o meglio, descrivevano i delitti compiuti.
Un
tale, dal volto fiero, estrasse dalla tasca una manata di occhi umani
e, mostrandoli ai convenuti, disse: Questi sono occhi di
signorine; li ho strappati io, con le mie mani! - Pagina nera della
storia umana!
Gesù
Vi
ho creati per amare me e per amarvi scambievolmente; invece vi
odiate!
I
cattivi odiano i miei amici, perché odiano me; i senza-Dio
vorrebbero che tutti fossero senza fede.
Perché
c'è la perenne lotta nel mondo? L'umanità è divisa in due
schiere: i buoni ed i cattivi, i credenti ed i miscredenti. Una
schiera è con me e l'altra contro di me.
Alla
fine del mondo, quando verrò a giudicare l'umana generazione, in
quel giorno ci saranno le due schiere ben distinte: una alla mia
destra e l'altra alla mia sinistra. Per la prima schiera sarò
Salvatore e per la seconda sarò Giudice inesorabile.
Quando
la Vergine Madre presentò me, Bambino, al Tempio, mi pose sulle
braccia del vecchio Simeone. Questi, ripieno di Spiritò Santo,
profetizzò dicendo alla Madre mia: Ecco, questo Bambino è
posto a rovina ed a risurrezione di molti. -
Io
sono il Redentore; voglio che tutti entriate in Paradiso; non
sono venuto al mondo per condannarlo, ma per salvarlo. Tuttavia
non tutti gli uomini si salveranno.
Io
sarò la rovina dei miei nemici, i quali saranno lo sgabello dei miei
piedi. Condannerò al fuoco eterno quelli che colpevolmente non
vogliono riconoscere la mia Divinità; quelli che non vogliono
entrare nella Chiesa da me istituita, pur riconoscendone i caratteri
che la distinguono dalle false Chiese.
Coloro
che sono nella mia Chiesa, quantunque siano stati tutti chiamati, non
tutti però sono eletti, poiché tanti vivono senza la veste
nuziale della mia amicizia; costoro da me saranno condannati
alla prigione eterna, ove sarà pianto e stridor di denti.
Sarò
specialmente la rovina degli scandalosi, i quali lavorano per
strappare alle anime la mia Grazia. Le false dottrine che diffondono,
dicendo che il mio Vangelo è una favola; le provocazioni al
male che apprestano agli innocenti per rapire loro la purezza; lo
scherno che fanno di coloro che osservano la mia Legge... tutti
questi scandalosi saranno vagliati da me, Redentore e Giudice.
Se
è delitto strappare gli occhi del corpo ad una persona, è delitto
maggiore strappare la fede a chi crede in me. Tutti questi
infelici saranno messi da me nel numero dei dannati; per loro la mia
Incarnazione, Passione e Morte, sarà motivo di rovina eterna!
Dando,
o Gesù, uno sguardo sul mondo, inorridisco a vedere quanti stanno
lontani da te! Attratti dai piaceri corporali, dal denaro e
dalla superbia, molti battono la via del male e non si ritrarranno da
essa, se non sopravverrà un miracolo della tua misericordia.
Pietà,
o Signore, dei tuoi nemici! Pietà degli scandalosi!
Anch'io
ho dei rimorsi! La mia vita non è stata sempre irreprensibile. La
mia condotta leggera in quel periodo di giovinezza,... certi
suggerimenti maliziosi... certe occasioni date al prossimo di
peccare... tutte queste mie colpe, quantunque tu me le
abbia perdonate, tuttavia voglio piangerle finché avrò vita. Guai a
me, se tu non avessi avuto pietà di quest'anima peccatrice!
Tu,
o Gesù, sei per me risurrezione e non rovina; mi hai fatto risorgere
dalla vita di peccato, per scrivermi nel libro della vita.
Voglio
pregare per coloro che sono lontani da te. Se ti ho rapito un'anima,
voglio in compenso salvarne cento, dando buon esempio, pregando
molto, offrendoti molti sacrifici per i peccatori.
E
L'ALTRO FIGLIO?
In
prossimità della guerra, nel 1915, l'esercito italiano ingrossò le
sue file; moltissimi giovani furono richiamati alle armi.
Anche
i due fratelli dello scrivente lasciarono la mamma per rispondere
all'appello della Patria.
I
figli stavano in trincea, notte e giorno davanti alla morte, e la
mamma era loro presente con il pensiero, trepidando per la loro
sorte.
Dopo
tre anni finì la guerra ed i militari superstiti ritornarono in
famiglia. Ricordo ancora quel giorno! Appena mia madre vide entrare
in casa mio fratello, quasi dimentica di quella gioia, emise
un grido straziante: E l'altro figlio?
L'altro
figlio da un anno era morto! Povera madre! In quell'istante vedeva
due figli: uno vivo, presente, e l'altro, sepolto nel cimitero di
Palmanova.
Chi
può descrivere il dolore di una madre dopo la morte di un figlio, a
ventidue anni, morto lontano e chi sa in che modo?
Gesù
È
grande il dolore di una donna per la morte di un figlio; ma
immensamente maggiore è il mio dolore per la perdita di una sola
anima. Nessuna madre potrà amare suo figlio, quanto io amo la mia
creatura; nessuno potrà tanto sacrificarsi, quanto io mi sono
sacrificato per ciascun'anima in particolare.
Ogni
anima che va all'eterna perdizione, è un'amarezza per me, che
sono il Redentore.
Anima
dannata, cosa avrei potuto fare di più per darti la felicità del
Paradiso. Per te sono morto in Croce! E tu hai voluto dannarti!
Quando
muore un figlio, soffre la madre; ma, sebbene in proporzione minore,
soffrono i fratelli e le sorelle.
La
perdita delle anime deve apportare amarezza anche a coloro che
mi amano; non devono restare indifferenti.
Ogni
giorno passano all'eternità numerosissime anime. Ma tutte si
salvano? La Madre mia Maria, apparendo ai fanciulli di Fatima,
fece loro vedere il baratro infernale e coloro che vi piombavano
tra le fiamme.
Ho
bisogno di cuori generosi, disposti a sacrificarsi, affinché
l'Inferno perda molte prede. Un'anima può salvarne molte altre.
Chi coopera alla salvezza delle anime, anche di una sola, apporta al
mio Cuore una gioia incomparabile.
Io
sono il Redentore; coloro che mi aiutano nella salvezza altrui, sono
corredentori.
L'amarezza
del Getsemani che mi fece sudare Sangue, fu causata principalmente da
questo pensiero: malgrado la mia dolorosa Passione, tanti si
danneranno.
Come
vorrei che i miei amanti fossero più solleciti a venire in
aiuto a coloro che stanno sull'orlo dell'Inferno, prossimi a
cadervi per sempre!
Voglio
consolarti io, o Signore, dell'amarezza che ti cagiona la
perdita delle anime!
Cuori
induriti nel male, restii alla tua grazia, ostili o indifferenti a
tutto ciò che sa di Religione, ne conosco e non pochi. Qualcuno vive
con me, in famiglia; altri sono a me legati col vincolo del
sangue o dell'amicizia; la loro vita è tutt'altro che edificante. Se
in tale condizione passassero all'eternità, andrebbero
all'Inferno. Non permettere, o Gesù, che si dannino! Voglio mettere
queste anime infelici sotto la mia cura spirituale. Ogni giorno ti
offrirò preghiere ed opere buone per loro, affinché la tua
misericordia trionfi.
Poiché
è la tua grazia che lavora nei cuori e nelle menti, e poiché questa
grazia misericordiosa si ottiene con la preghiera, farò mia questa
orazione: O Gesù, metto nelle tue Sante Piaghe e nel Cuore
Immacolato e Addolorato di Maria le anime più bisognose della
divina misericordia, specialmente quelle che mi appartengono e
quelle che oggi passeranno all'eternità. -
CUORE
ARDENTE
Uscivo
da un Istituto Religioso. Una giovane donna a vedermi esclamò: È
Gesù che vuole quest'incontro! -
La
persona di cui parlo è un'anima veramente pia. Aspetto sereno,
sguardo dolce, parlare calmo. A vederla si sarebbe detto: È una
giovane gaudente; è la salute in persona; suscita invidia! -
Tutt'altro!
La
conoscevo intimamente e le diedi agio di parlare.
-
Da tempo, Reverendo, ho desiderato quest'incontro. Gesù mi vuol bene
e mi vuole per compagna della sua Croce. Come vede, sono vestita a
nero; da pochi mesi è morto mio padre. - Si comprende
quale ferita abbia il mio cuore. In questo periodo ho dovuto subire
un'operazione chirurgica, che durò a lungo, ed ancora ne porto
le conseguenze; sono stato parecchio nell'ospedale.
-
Ha fatto fruttare le sofferenze?
-
Tutte, tutte per Gesù, per salvare molte anime e così
consolare il suo Divin Cuore! Sento in cuore un fuoco che mi divora.
Non saprei più cosa fare per piacere a Gesù. Vorrei che le mie
ossa fossero macinate e ridotte in polvere, per farne pane e
saziare Gesù! Quante anime si perdono! Ma io mi sono offerta al
mio Sposo Celeste per la salvezza dei peccatori. Sono in cerca di
altre anime, che si uniscano a me nella santa crociata. -
Avevo
poco da suggerire ad un'anima tanto amante di Gesù; tuttavia le
diedi qualche suggerimento, per rendere più fruttuoso il suo
apostolato.
Dicevo
a me stesso: Che anime belle Gesù sa coltivarsi in mezzo al fango
del mondo!
Gesù
Ho
bisogno di tali anime e le suscito in ogni ambiente ed in
qualunque stato. Se io sono la rovina di molti, di coloro cioè
che non vogliono credere in me e praticare i miei insegnamenti, sono
anche la risurrezione di molti e bramo ardentemente che molti
risorgano a nuova vita, lasciando la vita di peccato.
L'amico
Lazzaro da quattro giorni era morto; il suo corpo già andava in
putrefazione; ma ad una mia parola Lazzaro risuscitò.
Il
prodigio dell'amico di Betania si rinnova ogni giorno in molte anime,
morte alla mia grazia. Le conversioni, i miracoli della mia
misericordia, potrebbero moltiplicarsi se io avessi molte anime
vittime, disposte ad immolarsi per coloro che battono la via del
male.
La
mia grazia per agire nel cuore in peccato, ha bisogno di opere buone,
offerte da chi è nella mia amicizia. Più si prega, più si
soffre, più si ama, e più peccatori risorgono e si salvano.
La
sete che avevo sulla Croce, sete che mi divorava, più che sete di
acqua era di anime. Chi dice di amarmi, dovrebbe ardere di
questa sete: dare la vita a chi è morto per il peccato!
Ogni
peccatore dovrebbe fare compassione e spingere ad andargli in
aiuto. Come per il corpo, quando c'è un ammalato grave, si
moltiplicano le cure e si ricorre a tutte le risorse della scienza
per strapparlo alla morte, così dovrebbe farsi anche per l'anima.
I
peccatori più bisognosi di aiuti spirituali - sono quelli che
stanno per morire; dall'ultima ora dipende la loro sorte eterna.
Se
non c'è una mano pietosa che li strappi a Satana, si danneranno. Ed
io intensifico la mia grazia su questi infelici vorrei dire ad
ognuno di loro ciò che dissi al buon ladrone: Oggi sarai con me in
Paradiso! -
Se
tutti i fedeli mi dessero ogni giorno qualche bene spirituale da
applicare ai moribondi della giornata, quanti peccatori si
salverebbero!
Tenere
presenti i moribondi della giornata, specialmente se peccatori
ostinati!... Ogni giorno c'è chi muore, o in casa, o in
viaggio, o sul lavoro, o per malattia naturale o per infortunio!...
Si può affermare che istante per istante c'è chi entra
nell'eternità.
O
voi che mi amate, io sono il grande assetato di anime, il buon
pastore che cerca la pecorella smarrita. Domando la vostra
cooperazione e questo è un onore che vi rendo. Rispondete al mio
appello! Non lasciate passare giorno senza aver fatta qualche opera
buona per i moribondi della giornata. Nel bene che fate, mettete pure
altre intenzioni, ma non escludete mai quella degli agonizzanti
bisognosi!
Una
Comunione, una Messa, un Rosario, un piccolo sacrificio... tutto
giova alla grande impresa.
Ogni
fedele scelga un'opera buona particolare, quotidiana, e la chiami «
1'aiuto dei moribondi »; la compia tutti i giorni, con amore
perseverante. Nell'altra vita ne vedrà i frutti meravigliosi.
Tanta
gioia mi danno e temperano così la mia amarezza per la perdita
delle anime, quegli Ordini Claustrali che fanno l'Adorazione
Perpetua per gli agonizzanti del giorno; quei Sacerdoti zelanti
che, a turno, celebrano la Messa per i moribondi, per tutti i
giorni dell'anno; quei fedeli delicati, che s'industriano a gruppi,
perché sia celebrata per i moribondi qualche Messa settimanale
o mensile!
Beato
chi ascolta la mia parola e la mette in pratica!
Signore
Gesù, godo a sapere che nel mondo ci sono anime innamorate di te!
Tale conoscenza è anche un rimprovero alla mia tiepidezza ed
indolenza. Poiché le anime sono i tesori che tu cerchi, voglio
mettermi a tuo fianco con generosità.
Innanzi
tutto è mia intenzione offrirmi vittima. Tu sei la Vittima dei
peccatori; cerchi chi ti segua; metti anche me nel numero delle
anime generose.
Quando
mi presenterai la croce, sotto qualunque forma, chiunque sia che
l'abbia preparata, l'abbraccerò con amore, dice ido: Gesù, tu
con la Croce hai salvato me; io con la croce che tu mi presenti
intendo salvare i peccatori, specialmente se ostinati e se di
già sul letto di morte! -
Sarà
questa una delle giaculatorie a me più care: Gesù, per la tua
agonia sulla Croce, pietà degli agonizzanti di questo giorno! -
UN
QUADRO
Mi
avevano parlato di un quadro artistico, esposto in un Istituto
Religioso di Roma; non mi mancò l'occasione di andarlo a vedere.
La
pittura, fatta su tela di discreti dimensioni, mi tenne lì fermo,
inchiodato, a contemplare.
L'artista
scrisse alla base del quadro: « Il Gesù di ognuno ».
Sono
raffigurati tanti personaggi; l'aspetto di uno è differente
dall'aspetto dell'altro, riflettendo lo stato dell'anima;
chi è sereno, chi turbato, chi perplesso, chi disperato.
Dietro
ad ogni personaggio c'è la figura di Gesù. Anche Gesù ha
differenti espressioni nel volto: guarda uno con gioia, un altro
soprapensiero; un terzo con commiserazione, un quarto quasi
piangente...
Mentre
contemplavo, pensavo all'idea geniale del pittore, che seppe
colpire nel segno: ognuno ha l'identico Gesù, ma non tutti lo
trattano bene ugualmente, come - Egli merita e desidera.
Gesù
Le
anime sono da me amate tutte con infinito amore; se io fossi più
conosciuto, sarei più riamato. Non tutti mi stimano e mi
trattano come merita il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo.
C'è
chi mi considera estraneo alla sua vita.
Altri
mi offendono e continuano serenamente i loro affari, pensando:
Prima di morire, aggiusterò i conti con Gesù!
Taluni
fanno il male e quasi si arrabbiano contro di me, perché faccio
sentir loro il pungolo del rimorso.
C'è
chi si dispera, pensando che le sue colpe hanno oltrepassato i limiti
della mia misericordia.
Non
pochi mi pensano così lontano, sino a perdermi di vista.
Anime,
che si dicono pie, al momento della prova, quando poggio la croce
sulle loro spalle, pensano che io sia crudele e che non sappia
trattare i miei amici. Ci sono però le anime che camminano
sulla via della mia volontà, disposte a qualunque sacrificio, pur di
farmi piacere. Io sono il fine del loro operare; mi tengono in
cima ai loro pensieri; nel cuore mi tengono come in un trono di
amore.
Stanno
vigilanti per non commettere venialità; se per caso mancano,
riparano, si umiliano e riallacciano subito i loro vincoli
amorosi. Di tali anime ne tengo in gran numero e sono esse che
formano le mie delizie. Le benedico di continuo, distribuisco con
sapienza le loro ore di gioia e di dolore, le sostengo nella prova.
Le aspetto a braccia aperte nella gloria del Paradiso, per
ricompensarle di tutto l'amore che mi dimostrano.
Per
costoro io sono il Gesù soave, dolce, sorridente.
Quando
mi fermai a contemplare la città di Gerusalemme che si stendeva
sotto il mio sguardo, pensando all'ingratitudine dimostrata
verso di me, Messia, ed alla distruzione che l'attendeva, fui preso
da tanta tristezza che piansi.
Quante
anime mi tocca guardare con profonda tristezza, perchè non
corrispondono alle mie cure e non sanno darmi che dispiaceri!
E
su quante altre piango, prevedendo la loro eterna perdizione!
O
Gesù, io desidero che tu resti contento di me! Preferirei
morire, anziché saperti triste o piangente per colpa mia.
Voglio
vivere per te ed in te. Sinora ti ho tenuto in un cantuccio
della mia mente e del mio cuore; da ora in poi voglio pensarti
spesso, con gioia, con amore; il mio cuore deve battere per te solo,
cercando di piacerti istante per istante. Cosa mi giova per
l'eternità il piacere alle creature, il lasciarle contente di
me, se non lascio pienamente contento te, che sei il mio tutto e
l'eterna ricompensa?
Vorrei
essere anch'io riprodotta in quel quadro artistico e saperti lieto di
me e sorridente!
UN'ARTISTA
Nell'apostolato
sacerdotale la corrispondenza epistolare non è cosa
trascurabile. Allo scrivente giungono molte lettere, delle
quali non poche sono edificanti e spronano al bene. Ne riporto
una.
«
Non sono un'italiana, ma conosco bene la lingua dell'Italia.
Appartengo a famiglia cristiana. Sin dai primi anni ho sentito molto
trasporto per Gesù. e per la Madonna.
«
Sono nel fiore degli anni e voglio offrire a Dio tutte le mie energie
giovanili. Posso affermare che Gesù è stato largo dei suoi
doni verso di me. Al presente sono un'artista cinematografica;
la televisione si occupa di me; periodici cattolici spesso mi mettono
in evidenza. Il Sommo Pontefice più volte mi ha ricevuta, mi ha
benedetta ed ha avuto verso la mia povera persona delle parole
di encomio. Tante nazioni ascoltano alla radio la mia voce.
«
Ma io considero nulla tutto ciò; amo Gesù e voglio farlo amare. La
vita di artista per me è un apostolato; la Massoneria tenta
ostacolarmi.
«
Ogni giorno ricevo Gesù Eucaristico; è Gesù la mia forza ed
il mio amore. Attraverso la lettura spirituale e la meditazione
alimento i buoni pensieri.
«
Prima di mettermi al microfono bacio il Crocifisso che porto al
collo, affinché Gesù m'ispiri mentre parlo alla radio e
benedica le mie parole.
«
Desidero dei suggerimenti, affinché il mio apostolato sia fecondo e
così fare amare da tutti Gesù e la Vergine Santissima! ».
Gesù
Quante
ne vorrei artiste simili a questa! Arde d'amore e desidera
infiammare gli altri!
L'amore
è operoso; è un fuoco che ingigantisce ed ha bisogno di
espandersi. Chi mi ama, deve sentire il bisogno dell'apostolato;
non può contentarsi di amarmi, ma cerca altri amanti.
La
mia vita pubblica fu un apostolato ininterrotto, con la
predicazione e con l'esempio. Ovunque disseminavo il bene, tanto che
gli Ebrei dissero di me: Ha fatto bene tutte le cose! -
Io
sono il Divino amante e desidero che i miei amici mi suscitino altri
amanti. Non posso contentarmi delle anime egoiste, che pensano solo a
se stesse, curandosi poco o niente del bene spirituale altrui.
Chi
mi ama, parla di me a chi non mi conosce ed a chi mi ha dimenticato;
sa trovare la parola opportuna per toccare il cuore del
peccatore indurito, per scuotere l'apatia religiosa
degl'indifferenti, per trovarmi anime riparatrici. Se non riesce
subito nell'apostolato, non si scoraggia ma si appiglia al gran
mezzo della preghiera ed all'offerta dei sacrifici, offrendosi
vittima per le anime bisognose.
L'apostolato
dei miei amanti si svolge, con prudenza, in ogni luogo, in ogni
tempo, con ogni ceto di persone.
Fa
l'apostolato chi scrive buoni libri, chi li diffonde, chi li
consiglia, chi racconta quanto avrà letto.
È
apostolato l'interessarsi dell'assistenza religiosa degli
agonizzanti, l'impartire l'istruzione catechistica ai piccoli,
l'interessamento della sistemazione di un matrimonio.
È
grande apostolato l'aiutare i giovani poveri che sono chiamati
al Sacerdozio e il lavorare per le Missioni. Più che tutto si compie
l'apostolato con l’esempio, in casa, in Chiesa, nel posto di
lavoro, lungo la via; è apostolato il vestire modesto, il
rispondere col sorriso benevolo a chi tratta male.
Le
anime si possono conquistare, alle volte, con un nonnulla, come
si possono allontanare da me per un'inezia.
O
Dio, come sono lontana dalla perfezione! L'anima mia dovrebbe, o
Gesù, amarti molto e farti amare. Dovrei sentire di più il
bisogno dell'apostolato, per portare anime a te; eppure faccio così
poco.
Gli
affari temporali, le cure del corpo, assorbono i miei pensierí
e mi fanno dimenticare gl'interessi spirituali miei e del
prossimo.
Con
un po' di buona volontà, pur attendendo ai miei doveri quotidiani,
mi sarebbe facile essere utile ai cuori bisognosi. Davanti agli
esempi luminosi di apostolato di certe persone, provo una santa
invidia.
Infiamma,
o Gesù, il mio cuore del tuo amore, affinché io possa infiammare il
cuore dei miei fratelli!
L'UOMO
DEL SACCO
Ero
sul Corso Vittorio, a Roma. Vidi un vecchietto sdraiato presso un
muro e mi avvicinai.
Era
un mendicante; aveva le gambe gonfie, piagate, e dalle piaghe
veniva fuori il pus. Mi fece pena. Gli chiesi: - Non ci sono
ricoveri a Roma?
-
Sì, ci sono, ma non bastano. Ero ricoverato a Monte Mario, ma fui
messo fuori perché vennero altri più bisognosi. -
Diedi
uno sguardo all'intorno ed a vedere lo sfarzo della città ed il
lusso dei viandanti, esclamai: Pare impossibile! Tanta miseria anche
qui! -
La
capitale del mondo cattolico ha le sue migliaia di senza-tetto e di
mendícantí; c'è chi dorme nei cunicoli del Circo Massimo, sotto
gli archi del Colosseo e sui ruderi delle mura imperiali.
Mosso
da carità cristiana, un buon padre di famiglia, certo Mario
Tírabassi, abruzzese, ha ideata un'opera di misericordia
meravigliosa: raccogliere quanto i generosi gli dànno e poi di
notte, con un sacco sulle spalle, andare in giro per la città a
distribuire tutto ai bisognosi.
I
romani lo chiamano « l'uomo del sacco ». Ha attirato gli occhi dei
cittadini e dei poliziotti e si è guadagnata la simpatia
popolare.
Tutte
le notti immancabilmente, anche al presente, continua l'opera
sua. Spesso trova dietro la sua porta i doni delle persone
caritatevoli ed egli con scrupolosa delicatezza li distribuisce.
Porta ai bisognosi il denaro, i viveri e gl'indumenti che la
Provvidenza manda e sa dire la parola cristiana, che esorta alla
fiducia in Dio ed al retto vivere. Nei suoi viaggi notturni, sempre
col sacco sulle spalle, gli sono capitate delle avventure, non sempre
liete.
Tempo
fa, sulla via Appia Antica fu fermato da un uomo barbuto, che
gl'impose di consegnargli il sacco. Tirabassi aprì il sacco e
disse: Prenda quello che le serve, ma lasci qualche cosa anche
agli altri, perché ci sono delle bocche affamate che a quest'ora mi
attendono. -
Meravigliato
l'aggressore non prese nulla e camminò a fianco dell'abruzzese tutta
la notte; vide i miserabili, tra cui non mancavano i malati; osservò
l'uomo del sacco mentre abbracciava i beneficati, ascoltò le sue
buone parole... e non credeva ai propri occhi.
Quando
all'alba l'aggressore stava per separarsi, commosso sino alle
lagrime, si tolse la barba finta e consegnò a Tirabassi un pugnale,
che avrebbe usato contro di lui, se avesse fatto resistenza. Da quel
momento il malvivente cambiò condotta.
Hanno
seguito l'esempio dell'abruzzese altri quattro: un principe
romano, uno studente, un ammiraglio in pensione ed un commerciante
napoletano. Anche costoro con il sacco sulle spalle hanno dato prova
di vera carità.
Il
Papa, informato di tutto, ha donato al Tirabassi una macchina,
affinché possa fare con sveltezza e con meno fatica il suo viaggio
notturno. Al benefattore dei poveri è stato conferito il « Premio
della Bontà ».
Da
diciotto anni in qua, cioè dal 1942, chi spinge il pio abruzzese
all'eroismo della carità? E’ Gesù. È la parola di Gesù che lo
ispira, lo guida e lo sorregge: « Quello che avrete fatto all'ultimo
dei miei fratelli, l'avrete fatto a me! »
Gesù
Non
si può amare me, se non si ama il prossimo. La carità è il
distintivo dei miei seguaci.
Il
Giudizio Universale sarà poggiato tutto sulla carità. Se ci
pensassero i ricchi, i benestanti e coloro che sogliono sprecare
il denaro! Quanti potrebbero guadagnare il Paradiso, facendo
buon uso del mammona d'iniquità, del denaro, ed invece
preferiscono andare all'Inferno co me il ricco epulone!
I
poveri nel mondo sono la ricchezza spirituale, perché chi li
benefica acquista tesori celesti. Bisogna guardarli con fede ed
aiutarli con amore.
C'è
denaro per abiti eleganti non necessari, per arredamenti
lussuosi, per cibi ricercati, per divertimenti mondani, per gite di
piacere, per gingilli e capricci... ma per i bisognosi, per i miei
fratelli, non c'è denaro.
Nella
mia vita pubblica ho dato l'esempio della carità sfamando le
turbe ed ho proclamato beati i poveri.
Poiché
la carità non è di solo pane, ho dato l'esempio di tutte le opere
di misericordia, istruendo gl'ignoranti, consolando gli
afflitti, dando la salute agli infermi.
Anima
fedele, che desideri farmi piacere e mi domandi chi sia io,
sappi che io sono Dio dell'amore e della bontà; e, se vuoi essere a
me molto vicina, procura di amare e di beneficare il tuo prossimo per
amor mio:
La
carità del cuore è più preziosa di quella della mano: Non tutti
pur volendo, possono dare ai poveri; ma la carità del cuore possono
praticarla tutti, e con frequenza, poiché le occasioni giornaliere
non mancano.
Carità
del cuore significa non contristare gli altri per colpa propria,
godere del bene dei fratelli, non giudicare quando non se ne
hanno i motivi sufficienti, sopportare i difetti altrui, fare
bene a chi fa del male.
Vorrei
fermare l'attenzione tua, o anima, sopra un punto della carità,
che praticato con esattezza, diviene fonte di gioia per me e per
te.
Tutti
avete dei difetti personali, più o meno accentuati: la diversità di
carattere, i diversi gradi di virtù, la forza delle passioni...
Tutto ciò produce la disarmonia tra i cuori. Io permetto certe
miserie, lasciando sempre libera la vostra volontà, affinché i
volonterosi acquistino dei meriti.
Tu,
ad esempio, sei stata trattata male, con parole aspre ed
umilianti. Ricordati che quello è il momento prezioso della
carità:
1)
Compatisci chi ha mancato verso te, come tu desideri essere compatita
quando manchi.
2)
Perdona subito.
3)
Prega, prega brevemente, anche col semplice pensiero, ma prega con
ardore, dicendo: Ti ringrazio, Gesù, che mi presenti una buona
occasione per esercitare la carità! Benedici chi mi ha trattata
male, perché mi fa acquistare tesori celesti! -
Chi
non potrebbe praticare così la carità? Eppure, quanto pochi sono
coloro che la esercitano con questa perfezione!
Tu,
Gesù, sei amore ed io sono egoismo. Poco ho amato il mio
prossimo, pur sapendo che è la tua immagine.
Voglio
intensificare la mia carità verso i bisognosi, evitando spese
inutili; privandomi di qualche cosa, potrò sollevare qualche
indigente.
Più
che tutto è mio proposito praticare la carità del cuore. Per il
passato, dopo un'offesa ho moltiplicato le mie colpe,
ribellandomi, non frenando la lingua, augurando qualche volta il
male e facendo propositi di piccole vendette. Mi atterrò al tuo
desiderio: perdonare, pregare, dimenticare.
PERDONO
Il
21 Aprile 1937, epoca in cui si combatteva nella Spagna tra
comunisti e nazionalisti, l'Osservatore Romano pubblicò quanto
segue:
«
Dopo molta resistenza, i nazionalisti avevano occupato un
villaggio. In una casa, quasi intieramente distrutta, fu trovato
un soldato della milizia rossa, ferito gravemente al petto da una
scheggia di granata.
«
Davanti ad un uomo prossimo a morire, quantunque sia stato
pessimo il suo passato, cessa ogni animosità e subentra l'umanità e
la carità cristiana.
«
Constatata la gravità del caso, al ferito fu chiesto cosa avesse di
bisogno e cosa desiderasse.
«
- Desidero un Sacerdote; voglio morire con il conforto dei
Sacramenti. - « Un Sacerdote andò al suo capezzale.
«
Il soldato, prima di confessarsi, alla presenza di parecchie
persone, disse con accento penoso: Io ho odiato Gesù e la sua
Religione. Con queste mani io ho ucciso trentadue Sacerdoti. Non
potrei precisare il numero degli altri cittadini uccisi.
Tutti hanno affrontato la morte con coraggio e sono caduti gridando:
Viva Cristo Re! -
«
Il Sacerdote ascoltò in silenzio, ma con una commozione crescente;
poi disse: Non affliggerti più! A nome di tutti ti perdono io.
Sei proprio tu che hai ucciso mio padre e due miei fratelli; con
tutto ciò, io ti assisto, ti amministro i Sacramenti e ti
prometto che pregherò sempre per te. -
«
Il comunista era già convertito; potè confessarsi e comunicarsi.
Prima di morire disse: Accetto la morte come un sacrificio espiatorio
per i miei delitti. Viva Cristo Re! - »
Furono
queste le ultime parole dell'assassino pentito.
È
da ammirare una conversione così strepitosa e l'eroismo del
Sacerdote, che seppe trattare con tanta carità l'uccisore di suo
padre e dei suoi fratelli.
Gesù
Perdonare
è ciò che facevo nella mia vita pubblica e che insegnavo ai miei
discepoli ed alle turbe. Perdonare fu uno degli atti miei più
solenni, mentre pendevo dalla Croce; ed il perdono che uscì
allora dal mio Cuore Divino, era perdono di cuore, completo,
sino a scusare il deicidio dei Giudei e ad implorare ad essi perdono
dal Padre mio.
Come
può dirsi anima cristiana, quella che non sa perdonare?
Il
perdonare ai nemici ed a quelli che fanno del male, è condizione
essenziale per ottenere da me la remissione dei peccati. A chi
non perdona, non sarà perdonato.
Quanti
pretesti mette avanti il vostro orgoglio per negare al colpevole
il perdono, o per differirlo, o per darlo parziale e condizionato! Il
perdono è tale, se è dato di cuore.
La
parabola dei diecimila talenti, perdonati dal buon padrone al
servo infedele, vi dice come dovete comportarvi con il prossimo. Come
potete chiedere a Dio che vi perdoni il molto, se non siete disposti
a perdonare il poco al vostro simile?
Come
quel padrone fece chiudere in prigione il servo cattivo, che aveva
trattato male il suo conservo per una piccola somma, così
vi tratterà il Padre mio se non perdonerete di cuore.
Il
mio Cuore Divino, aperto sempre al perdono, resta afflitto davanti
all'agire di quell'anima che dice: Io perdono a quella persona; però
non voglio guardarla, né aver da fare con essa. Io perdono...
ma ognuno per la sua strada; se posso evitare l'incontro, meglio
ancora; se non posso evitarlo, fingo di non vedere. Pregare per
quel tale?... Preghi lui per sé, se ne ha voglia!
È
questa la carità da me predicata? Il mio insegnamento è tutt'altra
cosa: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano,
pregate per coloro che vi perseguitano e vi calunniano, affinché
siate figli del Padre vostro che è nei Cieli, il quale fa sorgere il
sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugl'ingiusti.
Perché, se amate chi vi ama, quale premio ne avrete? Non fanno
altrettanto anche i peccatori? E se salutate soltanto i
vostri fratelli, cosa fate di speciale? Non fanno altrettanto i
pagani? Siate dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro
Celeste!
Quante
volte, Gesù mio, ti ho supplicato di perdonare a me i peccati,
di cancellarli del tutto e di dimenticarli per sempre!
Però
devo dire, con mio rossore, che non ho agito con la stessa misura nei
rapporti del prossimo.
Non
mi mancheranno le occasioni di perdonare e vorrò dimostrarti in esse
il mio amore. Quando il mio amor proprio offeso troverà difficoltà
a perdonare generosamente, dirò subito: Come desidero che mi
perdoni Gesù, così devo perdonare anch'io. -
La
prima preghiera che avrò da fare dopo aver ricevuta un'offesa, sarà
offerta, o Gesù mio, a bene di chi mi avrà offeso.
Non
oserò dire la seconda parte del Padre Nostro... « Rimetti a noi i
nostri debiti... », se il mio cuore non sarà in pace con il
prossimo.
Inoltre,
propongo di trovare l'occasione di fare qualche bene a chiunque
mi abbia fatto del male.
E
PER I MIEI POVERI?
I
poveri raccolti nel Ricovero erano molti; vivevano di
Provvidenza. Qualche volta la beneficienza si lasciava
desiderare ed allora le Suore andavano in giro per la questua.
Presentarsi
a questa ed a quella porta, chiedere per altri, ricevere rifiuti e
talvolta parole d'insulto, è vita di umiliazione, che
abbracciano solo coloro che ne hanno la vocazione.
Una
Suora entrò in una rivendita, sperando ricevere qualche offerta per
i suoi poveri.
Il
padrone, indispettito forse per gli affari scarsi o irritato dalla
presenza di quella Suora, le diede uno schiaffo, dicendo:
L'avete avuto; ora potete andare! - La Religiosa, umiliata e dolente,
senza perdere la pazienza, disse: Questo schiaffo è per me! ... E
per i miei poveri cosa mi date? -
Quell'uomo
brutale mutò aspetto; non poteva immaginare tanta virtù in una
Suora; le chiese scusa e dopo le diede una generosa offerta,
soggiungendo: Questo è per i vostri poveri! -
Gesù
Uno
schiaffo ricevuto con pazienza, per amore mio, rende l'anima
somigliante a me.
Anch'io
fui schiaffeggiato, nel Sinedrio e nel Pretorio; una tempesta di
schiaffi, accompagnati da sputi, si riversò sul mio volto durante la
Passione. Lasciavo fare, restavo calmo, non parlavo, soltanto
al primo schiaffo chiesi al soldato: Perché mi percuoti? Se ho detto
male, dimmi cosa ho detto? - Il mio parlare non era agitato,
solamente volevo che il mondo conoscesse che nella mia risposta al
Sommo Sacerdote non c'era nulla di riprensibile o di poco riverente
all'autorità costituita.
Come
agnello mansueto, senza aprir bocca, andai alla morte. Tutta la mia
vita fu un continuo esempio di pazienza, di mansuetudine e di
mitezza soave. Vi lasciai questo insegnamento: Imparate da me
che sono mite di cuore!
Anima
devota che ascolti le lezioni del tuo Divin Maestro, puoi
sinceramente dire di essere mite? Cerca di renderti simile a me,
più che ti sia possibile. Non subirai mai le ingiustizie inflitte a
me dai Giudei, per gelosia e per odio; si tratterà soltanto di
accettare un rimprovero, una piccola ingiustizia, uno sgarbo...
piccole cose in paragone a quelle da me sopportate. Sii generosa
all'occasione!
Non
scattare per un nonnulla. Frena la lingua. Domina subito i tuoi
nervi. La irascibilità è madre di tante colpe; deriva dalla
superbia e dispiace a Dio ed agli uomini.
Con
quale compiacenza guardo un'anima, che sa conservare la calma
nelle contrarietà! Vedo in essa qualche cosa di me, perché imita la
condotta da me tenuta durante la Passione.
Beati
i mansueti, perché essi possederanno la terra!
L'infedeltà,
o Signore, ove cado sovente, è l'impazienza. Riconosco di
essere debole. Oh, come sono dissimile da te! Come invidio
coloro che sanno conservare la calma interna in ogni
circostanza! Vorrei appigliarmi a qualunque mezzo, pur di
conservare la pazienza.
La
mia volontà è questa: nelle contrarietà non agitarmi; non parlare
forte, o meglio, tacere; pensare alla mansuetudine che
dimostravi mentre i Giudei ti schernivano e ti schiaffeggiavano.
È
mio dovere pregare per ottenere questa virtù e te la chiederò tutti
i giorni: Rendi il mio cuore mite come il tuo!
PERCHÈ
A TE?
Il
Poverello di Assisi, San Francesco, amava molto Frate Masseo,
uomo di grande santità.
Un
giorno ritornavano assieme dalla selva, dopo aver pregato.
A
Frate Masseo venne in mente di assicurarsi se Francesco fosse davvero
umile; gli rivolse una domanda, con tono di rimprovero:
-
Perché a te?... Perché a te?... - Francesco rispose: Cosa vuoi
dire? - Dico, ..perché a te tutto il mondo vieno dietro ed ogni
persona desidera vederti ed udire la tua parola? Tu non sei bello di
corpo, non hai grande scienza, non sei un nobile. Come mai dunque
tutti ti vengono dietro? - Contento Francesco di essere stimato per
nulla, sollevò gli occhi al cielo e così rimase a lungo, pregando.
Dopo s'inginocchiò e rese grazie a Dio; di poi disse a frate
Masseo:
-
Vuoi sapere perché tutto il mondo viene dietro di me? Gli occhi
dell'Altissimo Dia in ogni luogo contemplano i buoni ed i
cattivi. Quegli occhi santissimi non hanno veduto tra i
peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande
peccatore di me; per fare l'opera meravigliosa ch'Egli intende fare,
non ha trovato sulla terra creatura più vile di me; e perciò ha
eletto me per confondere la nobiltà, la grandezza, la fortezza, la
bellezza, la scienza del mondo, affinché si conosca che ogni virtù
ed ogni bene viene da Dio e non dalla creatura e nessuno si possa
gloriare al suo cospetto; ma chi si gloria, si glorii nel Signore, al
quale si deve ogni onore e gloria! -
Frate
Masseo a così umile risposta, data con molto fervore, riconobbe che
il Poverello di Assisi era fondato sulla vera umiltà e ne accrebbe
la stima.
Gesù
L'umiltà
ha fatto grande. Francesco d'Assisi, sino a fargli occupare in Cielo
il posto, che perdette Lucifero per la sua superbia.
L'umiltà
mi attira alle anime, perché io sono l'umile per eccellenza.
Da
Dio mi son fatto uomo; da Padrone assoluto sono divenuto servo;
da Creatore mi sono sottomesso alle creature.
Sono
il Dominatore dell'Inferno; eppure dagli uomini sono stato
chiamato « indemoniato ».
Sono
il Figlio Eterno di Dio Padre, uguale a lui; eppure sono stato
chiamato « bestemmiatore ».
Sono
stato condannato a morte per avere testimoniato la verità,
affermando essere io Figlio di Dio; la mia morte fu il colmo delle
umiliazioni.
La
mia umiltà ha riparata la superbia del mondo. Il cuore umano è arso
dalla febbre della superbia, desideroso di eccellere, di mettersi in
evidenza, di procacciarsi lodi. Le sofferenze più numerose e
più gravi ve le procurate a cagione della vostra superbia non
dominata, perché l'orgoglio ferito è come un leone sanguinante che
rugge.
Il
segreto della pace del cuore è l'umiltà.
Imparate
dunque da me, che sono umile di cuore, e troverete il riposo per le
anime vostre!
Anima
cristiana, se vuoi essere davvero tale, imita la mia umiltà.
Comportati da umile, sempre, ovunque, con tutti.
Sii
umile davanti a me, battendoti il petto come il pubblicano in fondo
al Tempio e dicendo: Sono indegna di alzare gli occhi al Cielo,
per i peccati che ho commessi! -
Sii
umile davanti al mondo, evitando le vanità e disprezzando la
vana lode umana.
Sii
specialmente umile davanti a te stessa, pensando che andrai a marcire
sotto terra e che sei un ammasso di miserie morali e di cattive
tendenze.
Non
gloriarti di nulla, neppure di qualche atto di virtù che compi,
poiché non potresti fare nulla di bene senza l'assistenza della mia
grazia.
Accetta
le umiliazioni che potrebbero capitarti, - pensando a me che
sono stato umiliato oltre misura e pensando che meriteresti maggiori
umiliazioni per riparare i tuoi peccati di superbia.
Il
mio Cuore è un abisso d'umiltà e m'innamoro dei cuori umili, mentre
respingo da me quelli superbi.
Tu,
o Gesù, sei l'Altissimo e ti sei abbassato tanto; io sono nulla e
vorrei innalzarmi sempre più! Perdona la mia superbia!
È
stato proprio l'orgoglio ferito che mi ha fatto trascorrere ore e
giorni di profonda afflizione. Un rimprovero, una disapprovazione,
una parola poco rispettosa, ha ferito il mio cuore e sono caduta
nella tristezza. Avrei fatto meglio ad accettare in silenzio
l'umiliazione. Avrei goduto il riposo del cuore e più che tutto
avrei dato piacere a te.
La
superbia mi fa stimare più virtuosa che io non sia e mi spinge
a disprezzare gli altri; ímito il superbo Fariseo, che
disprezzava il pubblicano peccatore.
O
Gesù, hai detto che se non diverremo piccoli come bambini cioè
umili, non entreremo nel regno dei Cieli. Per salvarmi dunque mi è
necessaria l'umiltà. Quante cose ti ho chiesto nelle mie preghiere;
però poco o niente ho pregato per ottenere l'umiltà. Intensificherò
le tuie suppliche per avere la vera umiltà, l'umiltà del
cuore.
FRECCIA:
« CAPPELLA »
In
tempo di tanto paganesimo non mancano le sante iniziative. La
Cappella con Gesù Sacramentato nelle principali stazioni
ferroviarie è una di queste iniziative.
Sono
costretto ad intraprendere dei viaggi, più o meno lunghi. Il mio
primo pensiero è dare il saluto a Gesù Sacramentato, che
dimora nella stazione.
Scendo
alla Centrale di Roma; migliaia di persone arrivano ed altre
partono.
Nell'immensa
tettoia - salone sono collocate tante segnalazioni, utili ai
viaggiatori. Vi si scorge pure questa freccia: « Cappella ».
Una
breve gradinata mi porta giù, al piano sotterraneo. Presso
l'ingresso della Cappella c'è un - mendicante; dentro vedo un
vecchietto e più in là una signora. O povero Gesù, dico dentro di
me, sei lasciato solo! È già qualche cosa che due anime ti facciano
compagnia. Ma quante volte ho trovato la Cappella deserta!
Gesù
mio, coloro che popolano la stazione, non sono anime da te redente?
Non ti appartengono tutte? Perché dunque non ti pensano e non
vengono a salutarti, o perché arrivati o perché prossimi a
partire? Il mondo pensa ad altro; ha gli affari, ha i divertimenti;
non si preoccupa di te. Eppure tu sei nella stazione per loro!
Accetta,
o Gesù, questa visita a nome di coloro che non te la fanno.
Benedici
il mio arrivo; benedici le mie imprese; liberami dai pericoli
dell'anima e del corpo. In questi giorni ti offro le mie povere
opere buone per riparare i peccati che si fanno in questa grande
città.
Ti
offro pure i meriti di tanti Martiri e Santi, che morirono in
questa città.
Invocata
la Benedizione di Gesù, della Madonna e dei Santi Protettori, esco
dalla Cappella, col proposito di ritornarvi prima di partire.
Gesù
L'amore
mi ha spinto a restare vivo e vero sulla terra sotto le Sacre Specie
Eucaristiche. Sto nei Tabernacoli per gli uomini ed essi non si
curano di me.
Quanto
gradisco una visita! Sono il Prigioniero d'amore ed il mio Cuore
palpita fortemente quando vedo un'anima in adorazione davanti al mio
Altare.
Le
mie mani allora si aprono per elargire grazie e si sollevano per
benedire.
Se
tutti quelli che giungono in una città o ne partono, venissero a
darmi il saluto, o nella Cappella della stazione o in qualche Chiesa,
oh, come risentirebbero gli effetti di quella Visita Eucaristica! Ne
avvantaggerebbero i loro affari, ma più ne avvantaggerebbe il loro
spirito.
Con
occhio di compiacenza miro quell'anima che volge il suo pensiero
a me Sacramentato, allorché passa vicino a qualche Chiesa o la
scorge da lontano.
Quante
pene, o anime, rendono amara la vostra vita! Perché non venite a me?
Io sono il Consolatore: Venite a me, o voi tutti, che siete
affaticati e stanchi ed, io vi ristorerò!
Cercate
conforto e sollievo presso le creature. Ma cosa possono esse darvi,
se sono tanto misere?
Sono
il Dio-Uomo dimorante tra gli uomini. Per mancanza di fede
eucaristica da molti sono lasciato in abbandono; restano deserte o
quasi le mie Chiese, mentre brulicano di spettatori gli stadi e
le sale cinematografiche e sono popolate le vie.
Il
mondo va male; è come un pauroso deserto. Le anime sono deboli
e cadono nella colpa. L'unico rimedio sono io, Gesù, sorgente
eterna di acqua viva, forza dei deboli, conforto dei tribolati,
salute dei viventi, speranza di chi muore e pegno di vita eterna. Dal
silenzio del Tabernacolo io parlo al mondo e chiamo tutti al mio
Cuore amante...
Credo,
Gesù mio, che tu sei realmente presente nel Santissimo
Sacramento.
Darei
la mia vita per testimoniare la verità eucaristica. Però la mia
fede è languida.
Se
io avessi più fede, in ogni pena correrei al tuo Tabernacolo per
avere conforto. Invece cerco sollievo lontano da te. Gradisco le
visite che mi fanno persone care e volentieri vado a visitare
conoscenti ed amici. Solo con te, o Gesù, sono avara di visite.
È il poco amore che nutro per te, che mi lascia in questa
indifferenza spirituale.
Ogni
giorno il mio pensiero vola di continuo a tante persone, vicine e
lontane; raramente vola a te, chiuso nel Tabernacolo.
In
avvenire, o Gesù, starò più vicino a te col pensiero e con la
presenza. Tu, Sacramentato, sei il tesoro dei cuori ed il Paradiso in
terra!
FERVORE
EUCARISTICO
Un
Missionario Salesiano andava per i villaggi della Malesia a visitare
i Cristiani. Il suo arrivo era salutato con segni di festa.
Sarebbero
dovuti passare due, tre ed anche cinque anni prima di ripetere la
visita, perciò molti approfittavano per farsi istruire, o per
regolare il matrimonio, o per accostarsi ai Sacramenti.
Nella
foresta, distante parecchi chilometri dal villaggio ove era
giunto il Missionario, dimorava un uomo paralizzato alle gambe.
Da tempo aveva lasciato il paganesimo ed era divenuto un vero
Cristiano.
Volendo
ricevere la Santa Comunione, supplicò gli amici affinché lo
trasportassero dov'era il Missionario. Ognuno si rifiutava,
perché non essendoci mezzi di trasporto, sarebbe stato necessario
prenderlo di peso sulle spalle.
L'amore
è industrioso. Il paralitico voleva assolutamente ricevere Gesù e
poiché nessuno lo aiutava; volle fare da sé. Si raccomandò a
Dio ed alla Madonna e partì per il villaggio. Non potendo reggersi
in piedi, cominciò a rotolare su se stesso. Partì la sera e giunse
al villaggio l'indomani mattina. Era andato avanti rotolando per
diversi chilometri, non curandosi delle spine e dei sassi.
Quando
giunse ai piedi del Missionario era sanguinante.
Il
fatto è stato narrato allo scrivente dallo stesso Missionario,
il quale ha affermato: Io rimasi commosso alla vista di
quell'uomo e con me anche gli altri. Dissi ai presenti: La vostra
fede è grande, ma quella di quest'uomo è massima!
-
Padre, disse il paralitico, ora che sono venuto qui, mi dài Gesù
Sacramentato?
-
Certamente! Questa Comunione ti è costata cara - e te la sei
meritata. Gesù verrà nel tuo cuore con molta gioia! -
Gesù
Un
convertito della Malesia che dà al mondo lezione di fede e di amore!
È proprio questo che manca a molti: fede ed amore eucaristico.
Il
mio amore onnipotente per voi tutti, mi tiene vivo e vero sulla terra
sotto le Specie Eucaristiche.
Ma
perché resto prigioniero nei Tabernacoli? Soltanto per essere
visitato e supplícato? Non basta ciò al mio amore.
Ho
istituito il grande Sacramento per darmi in cibo alle anime. Mi sono
messo sotto le apparenze di pane e di vino per unirmi più
intimamente a voi e per farvi comprendere che come il corpo ha
bisogno del pane, così l'anima ha bisogno della Comunione.
Non
tutti però si curano degli ardenti desideri di un Dio Eucaristico!
Per taluni il ricevermi Sacramentato è affare indifferente, che
trascurano senza rimorso. Per altri il ricevermi una volta l'anno
costituisce un gran peso e vi si sobbarcano per necessità o per
accontentare questa o quella persona. Certi infelici rifiutano
di ricevermi come Viatico e preferiscono morire nel loro
peccato.
Quante
amarezze mi danno i cattivi! Ma anche tanti fedeli mi contristano con
la loro tiepidezza eucaristica: o trascurano facilmente di
comunicarsi, o si accostano a me con poca fede, ricavandone poco
frutto.
Quali
possono essere i miei desideri? Li manifesto, nella speranza che
cuori generosi si muovano a soddisfarli.
1)
Comunione frequente, con preparazione e con ringraziamento.
Portare ad ogni Comunione il cuore sempre più ricco di buone opere e
sempre più disposto al bene.
2)
Fare apostolato, affinché i piccoli si accostino presto alla Prima
Comunione. Bisogna svegliare la coscienza dei genitori, i quali,
mentre sono avveduti nel resto, su questo punto sono ciechi.
Ritardando la Comunione, permettono che nel cuore dei piccoli
entri prima Satana, con le sue tristi conseguenze, e poi permettono
che vi entri io, per essere forse... cacciato al più presto!
3)
Si solennizzino le feste con la Comunione; e non solo quelle
liturgiche, ma anche le feste personali e familiari: compleanni,
anniversari, onomastici...
4)
Ciò che molto mi sta a cuore è la S. Comunione del giovedì, in
memoria dell'Istituzione Eucaristica.
Mi
dà gloria il ricevermi Sacramentato al giovedì con queste
intenzioni: ringraziarmi del dono dell'Eucaristia e riparare i
sacrilegi eucaristici e le profanazioni che si fanno davanti ai
miei Tabernacoli. Benedico le anime ferventi che sanno muovere
altre ad appagare il mio desiderio.
5)
La Santa Messa, rinnovazione incruenta del sacrificio della
Croce, sia più apprezzata. Vi si assista, se è possibile, anche nei
giorni feriali. Benedico coloro che nel gìorno festivo, potendo,
assistono ad una seconda Messa, per coprire il vuoto di coloro
che la trascurano; se non possono fare ciò nella festa, suppliscano
durante la settimana.
Io
sono Gesù Eucaristico; ardo d'amore e cerco amore e
riparazione.
O
Gesù Sacramentato, voglio soddisfare i tuoi desideri. Sarà mia
premura comunicarmi spesso e sarà da me considerato quasi
perduto quel giorno, in cui avrò tralasciato la S. Comunione per
colpa mia. E’ mia volontà cercare anime che al giovedì si
comunichino per ringraziarti e ripararti e che siano disposte ad
assistere nella festa ad una seconda Messa. Mattina e sera dirò
questa preghiera: Eterno Padre, vi offro per le mani della
Madonna tutte le Messe che sono state celebrate nel passato e che
saranno celebrate nel corso dei secoli, specialmente le Messe di
questo giorno. –
GRATA
A DIO
Nel
lebbrosario di Acquaviva delle Fonti (Bari) si trova una donna assai
sofferente.
Dopo
meno di un anno di matrimonio fu colpita dalla lebbra. Fu
costretta a lasciare lo sposo, i parenti e la casa per rinchiudersi
nel luogo del dolore, da dove uscirà morta.
Da
oltre venti anni è ammalata. Il microbo micidiale va consumando il
suo corpo, che fa pena a guardarsi.
In
conseguenza del male è divenuta perfettamente cieca e si avvia alla
sordità; è sopraggiunta la paralisi deformante, alle membra, che
suole provocare indicibili dolori.
Mosse
a compassione, lodevoli persone vanno a visitarla, con le dovute
precauzioni.
Un
Sacerdote tempo fa andò a trovarla. A vederla così sofferente
si commosse e pensò di dirle qualche parola dì conforto. -
-
Signora, come sta?
-
Oh, sono tanto, tanto felice! - Felice?
-
Sì! L'anima mia è ripiena di gioia. E’ stato Gesù a mandarmi
questa croce, croce preziosa, perché purifica l'anima mia e serve a
salvare altre anime.
-
Perciò lei ringrazia Gesù di questa croce?
-
Di questo dono devo essere grata a Dio. -
Il
Sacerdote rimase edificato e quasi sbalordito alla risposta della
signora Caterina Regis, ancora vivente...
Gesù
Sono
poche le anime che sanno ammirare la mia sapienza e lodare la
mia bontà, quando attuo su di loro i miei disegni per mezzo della
sofferenza.
Io
sono l'Artista Divino, che lavoro nelle anime per scolpirvi la mia
immagine. Lo scultore ha bisogno di martelli grossi e piccoli,
secondo i Casi; senza di essi non può dirozzare un blocco di marmo e
renderlo un capolavoro.
La
sofferenza è il martello principale di cui mi servo; per
sofferenza intendo tutto ciò che contrasta i gusti della
natura. Ora è il corpo che soffre, ora è l'anima che agonizza. I
piccoli martelli sono le croci quotidiane, che rendono la vita più
meritoria, perché fanno esercitare le virtù, specialmente la
carità, l'umiltà e la pazienza.
Più
un'anima mi è cara e più pesanti sono i martelli. Nel mio lavorìo
divino guardo la vita presente, ma di più guardo la vita
futura: il Purgatorio da fare evitare, scontando sulla terra, il
Paradiso più glorioso, con la corona di gloria ingemmata di
preziosissime perle, l'Inferno da fare evitare a tanti,
peccatori, in virtù del bene che compiono i cuori amanti.
Le
anime sapienti apprezzano la mia condotta e sentono il dovere di
ringraziare la mia bontà.
Le
anime piccine, preoccupate più dell'ora presente chea
dell'eternità, si lamentano, borbottando e non di raro si
ribellano al lavorìo che compio. Non mi comprendono e
pensano che io non sappia trattarle o che le abbia abbandonate al
destino.
Io
sono il Celeste Giardiniere, che ho cura delle mie piante e so a suo
tempo potarle, affinché producano più frutto.
Non
sto ozioso nelle anime. Beati coloro che mi danno libertà di
agire!
Ho
da chiederti perdono, o Signore, della mia condotta passata. Non ho
saputo apprezzare il lavorio paziente ed amoroso, che hai voluto
compiere in me iri tanti anni di vita.
Quando
mi hai mandato qualche, grave afflizione, ho pensato che tu mi
amassi poco e mi avessi quasi abbandonata, mentre tu hai inteso
purificarmi e distaccarmi dalle cose del mondo.
I
martelli provvidenziali, di cui ti sei servito per scolpire in me la
tua immagine, non li ho sopportati, anzi mi sono irritata al
loro tocco.
Voglio
essere generosa. Se la pianticella dell'anima mia ha bisogno di
potatura o di grossi tagli, ti dò, Gesù mio, libertà di
agire. Non più lamentele e ribellioni, ma tutto voglio
accettare dalle tue mani amorose e delicate.
Anch'io,
quando avrò da stare in croce, vorrò dire: Sono tanto felice...
perché sono, o Gesù, nelle mani divine!
TRISTE
STORIA
Una
signorina viveva cristianamente; era l'esempio del paese. Le mamme
l'additavano alle figliuole.
Disgrazia
volle che, commettesse un fallo. Non seppe mortificare il cuore e
poco per volta cadde nel disonore.
Quando
il fatto divenne di pubblica ragione, la signorina fu cacciata
da casa.
-
Hai disonorata la famiglia; vattene via e non lasciarti più
vedere! - La giovane, demoralizzata, pensò di rivolgersi a Dio e si
presentò al Parroco per essere confortata e sorretta in quell'ora
terribile.
Il
Parroco, non ponderando bene le cose, non trattò con delicatezza la
signorina e le rinfacciò il male fatto: E non ti vergogni di
presentarti a me dopo quanto è successo? -
La
giovane, che sperava trovare nel Ministro di Dio il Ministro della
divina misericordia, cadde nella disperazione: i genitori
mi hanno cacciata; Dio mi respinge. Cosa mi resta a fare? Togliermi
la vita!
II
demonio intensificò l'opera sua, facendo comprendere alla
peccatrice che per essa non c'era più misericordia.
La
signorina andò in altro paese ed aspettò il buio della sera per
suicidarsi, gettandosi nel fiume.
Affinché
si perdesse ogni traccia, dapprima buttò nelle acque la
borsetta, contenente le carte personali e un po' di denaro;
poi spiccò il salto per annegarsi. Come se una mano misteriosa la
trattenesse, non riuscì a gettarsi; tentò la seconda e la
terza volta e non riuscì ancora.
Indispettita,
si allontanò dal fiume, dicendo: Ritornerò domani sera.
Assolutamente devo troncare la vita! -
Non
sapendo dove passare la notte, per sfuggire agli sguardi altrui, si
sedette presso il muro del vicino cimitero.
Fatto
giorno, per trascorrere le lunghe ore che a separavano dalla
sera, gironzolò per il paese, sfamandosi con un pezzo di pane,
che un ragazzetto aveva gettato. Passando per una Chiesa, sentì
l'ispirazione di entrarvi, ma più per riposare che per pregare.
In
quel momento predicava un Sacerdote, mio amico, il quale, mentre io
scrivo, mi narra il fatto. Ecco le sue parole: Trattavo
l'argomento della divina misericordia, mostrando alle anime la bontà
di Gesù verso i peccatori. Quando, finita la predica, giunsi in
sacrestia, venne il Parroco a dirmi: C'è in fondo alla Chiesa una
signorina; dallo sguardo e dal parlare concitato pare una disperata.
Ha chiesto di parlarle. Ho risposto che lei è stanco e non può
riceverla. Essa insiste ancora.
-
Le dica che venga; l'ascolterò volentieri: -
La
giovane faceva pena a guardarsi. Mi disse commossa: Ho ascoltato la
sua predica. Dunque per me c'è ancora misericordia?... Gesù
perdonerà i miei peccati?... - e mi narrò in breve la triste
storia.
Potei
risollevarla nel suo morale; quella sera non tentò di gettarsi nel
fiume; ritornò tra le braccia di Gesù con la Confessione; la
Santa Comunione le fu di balsamo. Con l'aiuto di Dio potè
riabilitarsi davanti alla società.
Quel
giorno ib ebbi tanta gioia, pensando al frutto della mia modesta
predica.
Gesù
Sono
misericordioso, anzi sono la misericordia in persona. Qualunque
peccato, qualunque ne sia il numero e la gravità, si perde
nell'oceano della mia misericordia. Finché dura il tempo, cioè la
vita terrena, io sono Gesù misericordioso. Quando comincia
l'eternità, appena avviene la morte, io sono Gesù d'infinita
giustizia. Ho un'eternità per la mia giustizia; ho solo il tempo per
la misericordia; poiché sono tanto buono, con tutti coloro
che militano sulla terra, voglio usare continua misericordia.
E
non sono io quel Gesù, che perdonò la Samaritana, la donna
adultera, Zaccheo, Maria Maddalena, il ladrone morente sulla
croce, l'Apostolo Pietro spergiuro per tre volte? E non sono
quel Gesù, che ogni giorno perdono per mezzo del mio Ministro al
confessionale, bestemmie, delitti, scandali ed ogni iniquità?
Se
i peccatori riflettessero sulla mia misericordia, come correrebbero a
me senza alcun indugio!
Sono
buono, ma di una bontà infinitamente delicata. Ecco un esempio:
Un'anima desidera una grazia particolare e me la chiede con
insistenza. Sono più desideroso io di darla che essa di riceverla;
tuttavia non gliela do, perché prevedo che poi non corrisponderà ed
allora avrei il dispiacere di chiederle conto.
Due
peccati trafiggono specialmente il mio Cuore: il primo è la sfiducia
in me; il secondo è l'abuso della mia misericordia.
Non
fidarsi di me Redentore, che do la vita per la salvezza del mondo, è
un oltraggio al mio amore. Abusare della mia misericordia, peccando e
ripeccando, senza la volontà risoluta di lasciare il male, è un
insulto alla mia bontà.
Desidero
che la mia misericordia sia ringraziata e riparata.
Avere
un Dio disposto a perdonare tutto, purché si ricorra a lui prima di
essere giudicati, e non volerne approfittare in tempo, è la maggiore
delle stoltezze.
Fatevi
amico il giudice mentre siete lungo la via, affinché egli non abbia
a consegnarvi alle guardie per rinchiudervi nella prigione, ove sarà
pianto e stridore di denti.
Tu,
o Gesù, sei misericordia e me l'hai dimostrato le cento volte
durante la vita. A quest'ora dovrei essere tra i dannati
nell'Inferno, se la tua giustizia avesse troncata la mia esistenza in
quel periodo, in cui vivevo nel peccato. Invece mi hai
sopportata ed anzi ricolmata di grazie.
È
giusto rendere onore al tuo Cuore misericordioso, ringraziandoti con
un corso di Sante Comunioni.
Mi
comunicherò parecchie e parecchie volte con l'intenzione di
ringraziarti della misericordia usata a me ed a tante altre
anime ingrate, che non ti ringraziano. Anch'io ho abusato della tua
misericordia ed ho tanto oltraggiata la tua bontà.
Ti
chiedo perdono, o Signore, a nome mio e di tutti coloro che
continuano ad abusare del tuo buon Cuore!
MA...
DIO NON MUORE!
Nella
Repubblica dell'Equatore viveva un ottimo cattolico. Era Garcia
Moreno. Questi era avvocato, ingegnere e grande statista; il
popolo lo elesse Presidente della Repubblica.
Quantunque
occupasse un posto così eminente, non tralasciava le sue
pratiche devote giornaliere, dando così a tutti il buon
esempio.
Ogni
mattina, di buon ora, ascoltava la Messa, anzi si prestava a
servirla, e si accostava anche alla Comunione. Era il promotore e
l'animatore delle manifestazioni religiose. Molto devoto del
Sacro Cuore, consacrò la Repubblica al Cuore di Gesù.
Un
giorno il Parroco della Cattedrale di Quito disse al popolo che si
cercava un operaio, disposto a portare una pesante Croce all'ingresso
della città, ove bisognava collocarla. Garcia Moreno disse al
Parroco: Porterò io la Croce sulle mie spalle. Quest'onore è
riservato a me, quale Presidente della Repubblica. -
Quanto
bene operò finché fu al governo della nazione!
I
cattivi non potevano sopportarlo; i massoni decisero di ucciderlo,
pensando: Morto questo Presidente, sarà abbattuta la
Religione Cattolica nell'Equatore. Infatti, il 6 Agosto 1875, mentre
si recava al Palazzo del Governo, fu assalito dai settari e
colpito a morte.
Il
Moreno prima di spirare esclamò: Io muoio, ma... Dio non muore! –
Gesù
Al
mio valoroso soldato, che muore per la mia causa, a Garcia Moreno, è
dovuto il premio, il Paradiso; ai suoi uccisori, miei nemici, è
dovuto il castigo, l'Inferno.
Io
sono Gesù di misericordia. Ma appena si sta per entrare nella vita
eterna, appena l'anima spira, io sono Gesù di giustizia, il Re
della tremenda maestà, il Giudice supremo. Do a ciascuno secondo
le sue opere.
Ogni
carne viene a me per essere giudicata; a me si presenteranno coloro
che oggi mi bestemmiano, che mi combattono, che calpestano la
mia legge. Davanti al mio trono di inesorabile giustizia non ci
sono re e principi, padroni e servi; ma tutti tremanti hanno da
guardare un Dio fatto uomo, che è folgorante di luce nella sua
gloria eterna.
Come
il padrone, secondo la parabola del mio Vangelo, chiama a
raccolta i suoi -servitori per fare i conti e se ne trova qualcuno
infedele lo caccia in prigione senza pietà, così io, giusto
Giudice, chiamo alla resa dei conti ogni anima, appena si separa dal
corpo, e giudicherò tutta l'umana generazione riunita nell'ultimo
giorno del mondo.
Quello
sarà il mio giorno, il giorno di un Dio amato o disprezzato; sarà
giorno di dolore e di miseria, giorno grande ed amaro assai.
Di
tutto l'anima dovrà dar conto, anche di una parola oziosa. Beati
coloro ai quali sono state rimesse le iniquità ed i cui
peccati sono stati coperti dal manto della mía miserícordia.
Durante la vita mortale sono stati vigilanti; hanno combattuto;
se hanno ricevuta qualche ferita, hanno fatto subito ricorso a
rne, padre di misericordia, e così al passaggio per l'eternità
possono essere annoverati tra i servi fedeli. Ad ognuno di
costoro dico: Vieni, servo buono e fedele! Poiché sei stato fedele
nel poco, ti costituirò padrone sul molto. Entra nel gaudio del
tuo Signore. -
Ma
guai al fattore infedele, che ha sperperato i miei beni! Guai al
servo pigro che non ha fatto fruttare il talento che gli avevo
consegnato mettendolo nel mondo! Guai a coloro che hanno avuto
vergogna di me davanti al mondo! Allora io mi vergognerò di essi
davanti al Padre mio ed ai miei Angeli.
A
questi operatori d'iniquità, per i quali sono morto in Croce, ho da
dare la terribile sentenza: Via da me, maledetti! Andate nel
fuoco eterno, preparato a Satana ed ai suoi seguaci.
Giusto
sei, o Signore, e retto è il tuo giudizio!
Poiché
tu sarai il mio Giudice al mio ingresso nell'eternità, mentre sono
ancora per via su questa terra, voglio renderti mio amico. Gli amici
si aiutano, perché si amano. Se durante la vita ho te per amico, che
timore potrò avere pensandoti Giudice? Le mie iniquità sono state
perdonate ed i miei peccati sono stati distrutti col tuo
Divin Sangue.
Non
mi resta che essere vigilante, per conservare inalterata la preziosa
amicizia, preferendo la morte al peccato.
Poiché
è detto: Ricòrdati dei peccati che ti sono stati perdonati! -
voglio tenere presenti alla mia mente le mie colpe, non per
preoccuparmi, ma per umiliarmi e per avere una spinta maggiore
ad amarti.
Ogni
giorno, almeno prima di prendere riposo, voglio dire: Gesù mio,
metto nelle fiamme del tuo Cuore misericordioso tutti i
miei peccati! Distruggili completamente, affinché quando avrò da
presentarmi a te per il giudizio finale, tu non abbia a trovare in me
ombra di colpa! -
O
Gesù, al giudizio sii il mio Salvatore e non il mio Giudice!
VISIONE
PROFETICA
Ezechiele
è uno dei Profeti più famosi del popolo ebreo. Visse sei
secoli prima che nascesse Gesù Cristo.
Verso
i trenta anni cominciò il suo ministero profetico e per circa
ventidue anni ascoltò direttamente la voce di Dio, che poi trasmise
agli Ebrei. Le sue visioni profetiche sono meravigliose; eccone
una:
La
mano del Signore venne sopra di me e mi condusse in ispirito in mezzo
ad un campo pieno di ossa. Mi fece camminare tra le ossa, che erano
sovrabbondanti e molto secche.
Il
Signore mi disse: O uomo, credi tu che queste ossa diverranno vive? -
Voi lo sapete, o Signore Iddio! - Profetizzerai intorno a queste ossa
e dirai: Ossa secche, ascoltate la parola del Signore! Io manderò a
voi lo spirito e vivrete! Vi darò i nervi, vi farò crescere la
carne, stenderò su voi la pelle, vi darò l'anima e ritornerete in
vita. Cosa saprete che io sono il Signore. - Parlai a nome di Dio,
come mi era stato comandato; ed ecco farsi un grande movimento: le
ossa si accostarono alle ossa e ciascuno andava alla propria
giuntura. E mi accorsi che sopra le ossa erano andati i nervi,
la carne e la pelle, però non c'era l'anima.
Il
Signore mi disse: Parlerai nel mio nome allo spirito e dirai: Il
Signore Iddio dice questo: Vieni, o spirito, dai quattro venti, e va
sopra questi morti affinché risorgano! -
Feci
come m'era stato ordinato; entrò l'anima in quei corpi ed
ebbero vita; infatti si rizzarono in piedi e si formò una
grandissima moltitudine. (Ezechiele XXXVII, 1...)
Gesù
Al
mio Profeta feci vedere innanzi tempo quanto avverrà alla fine del
mondo, prima della mia comparsa gloriosa sulle nubi del cielo.
Al
suono delle angeliche trombe i morti risorgeranno; i corpi umani si
ricomporranno e si riuniranno all'anima. Il corpo seguirà la sorte
dell'anima.
Io
sono la risurrezione e la vita!
Mi
umiliai a morire sulla Croce; il mio corpo era tutto piagato e senza
sangue. Tre giorni stetti seppellito; ma poi il mio corpo si
riunì all'anima ed uscii dal sepolcro nello stato glorioso.
Io
sono la primizia della risurrezione! Durante la mia vita pubblica
avevo fatto risorgere dei morti, ma non nello stato glorioso.
L'onore della primizia era riservato a me, Dio, Verbo Incarnato.
Tuttavia,
anche voi un giorno risorgerete, alla fine del mondo; i vostri
corpi, dopo l'umiliazione del sepolcro, ritorneranno alla
vita, per andare assieme all'anima all'eternità felice o
infelice.
Il
vostro corpo, strumento dell'anima, è ben giusto che vada a
godere il frutto del bene operato in vita. Quelle membra, che
sono state sotto il dominio della volontà per custodire la mia
legge e vivere nella purezza, quelle mani che hanno beneficato il
prossimo; quei piedi che si sono mossi per ubbidire alla mia volontà;
quelle labbra e quella lingua che hanno cantato le mie lodi e mi
hanno supplicato, quel cuore desideroso di piacermi, quegli occhi che
mi hanno mirato sotto i Veli Eucaristici e quelle orecchie che hanno
ascoltato la mia parola per metterla in pratica... tutto il corpo
umano sarà ripagato eternamente nella gloria del Cielo,
gustando delizie, al cui confronto sono un nulla tutti i piaceri
dei sensi.
Ma
se l'anima è dannata, al corpo sono riservati i più terribili
tormenti e per sempre!
Quanta
compassione fanno coloro che rivolgono tutte le cure al corpo e poco
o niente si curano dell'anima! Preferiscono il secondario al
principale e non pensano che trascurando l'anima rovinano anche il
corpo. -
Oggi
nel mondo il corpo è idolatrato. Tutto è lecito, pur di procurare
una soddisfazione ai sensi.
Quale
sarà il destino eterno di quel corpo profumato, le cui membra sono
strumento di peccato? Cosa ne sarà di quegli occhi impuri, di quelle
mani profanate, di quel cuore arso da amori illeciti?
I
miei Santi sono stati sapienti; in vista della gloria eterna
riservata al corpo, hanno saputo tenerlo a freno con la temperanza,
con la mortificazione ed anche con le battiture.
Infelici
e stolti i gaudenti del mondo, perché non vogliono pensare alla
dissoluzione del corpo nella tomba e non vogliono credere
alla risurrezione universale! Hanno orrore di questa grande
verità predicata da me, verità eterna, e preferiscono non crederla.
Ma verrà anche per loro il giorno del giudizio; apriranno con
ritardo gli occhi, quando non potranno più rimediare.
Pensando,
o Gesù, al mio corpo, sento confusione e vergogna.
Avrei
dovuto trattarlo sempre con il massimo rispetto, come tempio dello
Spirito Santo e come immagine della tua Sacrosanta Umanità, ed
invece l'ho profanato.
Era
mio dovere tenerlo a freno nelle sue male voglie ed io, dimenticando
il suo destino eterno, ho voluto rendermi simile ai giumenti senza
intelletto.
Come
potrei pretendere che questo mio corpo abbia a risorgere un giorno
gloriosamente ed abbia ad entrare in Paradiso?... Ma la tua
misericordia mi dà piena fiducia. Il corpo della Maddalena,
strumento di peccato, fu ammesso a baciare i tuoi piedi, a
bagnarli con le sue lacrime e ad asciugarli con i suoi capelli; tu, o
Gesù, non avesti orrore di quel contatto, anzi fosti lieto di
quell'atto di fiducia e di amore e perdonasti tutto alla
peccatrice di Magdala.
Se
ho imitato la Maddalena nella colpa, voglio imitarla nella
penitenza e nell'amore.
Nel
resto della vita rispetterò il mio corpo, lo terrò sempre soggetto
alla retta ragione, farò uso della mortificazione cristiana per
custodire gelosamente i miei sensi. Devo riparare il passato e devo
rendermi degna della risurrezione gloriosa.
CONCLUSIONE
A
chiusura dello scritto riporto qualche brano della vita di Santa
Geltrude, preso dal libro « l'Araldo del Divino Amore ».
Il
primo periodo della vita della Santa non fu macchiato da gravi colpe,
ma fu offuscato dalla tiepidezza; nei primi anni della giovinezza
infatti si occupò più delle cose del mondo che del suo profitto
spirituale. Per cose del mondo s'intende l'ardente desiderio
cfie aveva di acquistare la scienza, per cui lo studio era il suo
maggiore godimento. Quando Gesù le fece aprire gli occhi alla
vera luce, Geltrude pianse.
Io
ti saluto, o mio Salvatore, luce dell'aníma mia! Tutto ciò che i
cieli racchiudono nelle loro sfere, la terra nel suo globo,
l'abisso dei mari nelle loro profondità, ti ringrazino dello
straordinario favore di avermi fatto conoscere e considerare i
segreti del mio cuore...
Prima
che tu mi dessi la vera luce, mi curavo poco del mio interno, poco
più delle calzature dei miei piedi.
In
questa nuova luce potei ricercare con cura nel mio cuore e scorgere
nella mia anima più di una macchia. Vidi nel mio interno tanto
disordine, da rendere impossibile la tua dimora in me. Però la mia
indegnità non ti ha allontanato da me, o Gesù mio amatissimo!
Con
tale dolce accondiscendenza tu hai voluto impegnare la mia anima a
fare nuovi sforzi, per unirmi più familiarmente a te, per
contemplarti con occhio più limpido e per gioire con pienezza
del tuo amore.
Quando
considero cosa era la mia vita in passato, devo proclamare con
sincerità che il beneficio della tua luce fu un dono gratuito
ed immeritato.
Da
quel benedetto istante, in cui tu, o Gesù, mi hai aperti gli occhi,
ho avuto una conoscenza così luminosa di te stesso, da essere
più commossa per la dolce tenerezza della tua familiarità che per
il timore dei tuoi castighi.
Un
giorno mi dicesti, o Signore: Se tu per riconoscenza facessi risalire
sino a me, come l'acqua di un fiume che precipita verso il mare,
le grazie di cui ti ho ricolmata, se ti sforzassi di crescere in
virtù, come un albero vigoroso si adorna di ricca verzura, se libera
di tutti i legami terrestri, spiccassi il volo come la colomba verso
le regioni celesti per dimorarvi con me, lungi dalle passioni e dal
rumore del mondo, allora tu mi prepareresti nel tuo cuore un
incantevole soggiorno. - Il mio spirito restò tutto il giorno
occupato da queste tue sante parole.
O
Gesù, chi mi darà di far scorrere sull'anima mia un vasto
oceano, le cui acque, mutate in sangue, purifichino questo mio cuore
vile e miserabile?
Chi
mi darà di strapparmi il cuore dal petto e, fattolo a brani,
gettarlo su carboni ardenti, affinché purificato col fuoco da
ogni scoria potesse essere se non degno di te, almeno un pò meno
indegno? Da che ho deciso di darmi a te generosamente, tu, o
Gesù, ti sei mostrato a me ora col volto benevolo ed ora con
espressione severa, secondo che sono stata più o meno vigilante nel
combattere i miei difetti.
Quando
ho commessa qualche infedeltà, nella tua infinita bontà, ti
sei mostrato più afflitto che irritato.
Prima
di darmi a te, o mio Signore, ti procurai un grande dispiacere con
una conversazione mondana. Mi meraviglio io stessa come abbia potuto
giungere a tale punto di demenza. Con tutto ciò tu mi amavi. Forse
volevi farmi esperimentare le parole di S. Bernardo: Quando fuggiamo,
tu c’insegui; se ti mostriamo ilo dorso tu ci presentimi volto; se
supplichi, ti disprezziamo. Ma né cattiveria, né disprezzo, possono
allontanarti da noi. Instancabile e buono t’industri di guidarci
sempre verso quella gioia che l’occhio umano non ha vista; né
l’orecchio intesa e cuore umano non conosce –
Per
i dono che mi hai fatto, sia lode a te, o Gesù, e ringraziamento
perenne!
Possa
io d’ora innanzi essere sempre presente a te, come tu lo sei a me.
Se
per necessità dovrò occuparmi di cose esteriori, possa io prestarmi
per il loro compimento, ma interiormente unita a te, così che,
quando le avrò adempite con cura, possa ritornare subito a godere di
te, nell’intimo del mio cuore!
Chi
sei Gesù?… La mia felicità… nel tempo e nell’eternità!
Dal sito http://www.preghiereagesuemaria.it/
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