Visualizzazione post con etichetta Dal Vangelo secondo Luca. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Dal Vangelo secondo Luca. Mostra tutti i post

domenica 30 giugno 2019

Dal Vangelo secondo Luca Lc 9,51-62 Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme. Ti seguirò ovunque tu vada


                                                       Lc 9,51-62

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

Parola del Signore


Riflessione personale

Il Vangelo di oggi è pieno di insegnamenti e allo stesso tempo molto impegnativo, perché ci fa riflettere sulla nostra limitatezza.
Gesù oggi vuole aiutarci a conoscere noi stessi, così ci interroga, conducendoci ad una conoscenza di Lui più profonda.
Mi ha subito colpito la frase: “... Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme...”.
Gesù prende dunque la “ferma decisione” di andare incontro alla morte. Lui sa molto bene cosa gli aspetta!
Pensando a tutto il male che gli uomini gli hanno fatto e che si continua a farGli , mi fa stare molto male.
Lui sapeva tutto, eppure ha preso la ferma decisione di andare incontro a tutte le brutture possibili e lo ha fatto per noi.
Il cuore dell’uomo non è mai cambiato. Oggi infatti si continua ad essere dubbiosi, vuoti ed egoisti, proprio come i tre personaggi del Vangelo di oggi che sulla strada verso Gerusalemme avvicinano Gesù con l’intenzione di seguirLo.
Ma come dico sempre, a parole siamo dei fenomeni… è con i fatti che lasciamo a desiderare!
Seguire Gesù non è una passeggiata… significa intraprendere un viaggio che può comportare alienazione. Si tratta di prendere la croce ogni giorno e seguirlo. E’ questo il nostro problema… appena il gioco si fa duro e iniziano i primi intoppi, noi ce la squagliamo!
Una volta che decidi di seguirLo non è un impegno part-time, ma radicale. Gesù ci chiama a mettere da parte tutte le nostre aspettative e questo molto spesso ci fa paura.

martedì 29 novembre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 10, 17-24 - Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli.



 

Lc 10, 17-24
 

In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Parola del Signore

Riflessione

Il Vangelo di oggi inizia con i 72 discepoli che rientrano dalla missione che Gesù aveva loro affidato; tutti sono molto entusiasti ed emozionati perché le cose erano andate assai bene; Gesù li aveva mandati, come agnelli in mezzo ai lupi, ad annunicare il Suo Regno, a portare la pace, a guarire i malati a scacciare i demoni.
Di primo acchito sembra che Gesù sia un “guastafeste”... Forse si aspettavano che dicesse loro: "Ma che bravi siete stati, complimenti, sono orgoglioso di voi, non me lo aspettavo...". Invece, dopo averli ascoltati, calma subito i loro animi eccitati dicendo: Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”... Ecco un modo per far scoppiare le “bolliccine”!!!
L'ammonimento di Gesù vale anche per tutti noi, che spesso, quando ci riesce qualche cosa, ci prendiamo il merito senza riconoscere che è la benevolenza di Dio che ha permesso tutto. Con il successo, il più delle volte si insunua l'orgoglio... ecco allora che, conoscendo il nostro cuore, Dio ci fa capire che non sono la nostra abilità, la nostra intelligenza o il nostro carisma ad essere decisivi per la riuscita di un'impresa, ma è solo per la Sua grazia che riusciamo a fare cose belle e imprevedibili... Non dobbiamo però scoraggiarci quando le nostre imprese non hanno successo, Dio permette anche questo... e gli amici di Gesù sanno bene che dopo aver sperimentato un fallimento, dopo aver sofferto, dopo che il loro muso si è appiattito a forza di sbattere contro le porte chiuse in faccia, dopo aver sopportato con fede tante umiliazioni e tanti no, si diventa più forti, più dolci, si diventa più solidali con chi è debole e subisce in silenzio... Ricordiamoci sempre che la nostra gioia sta nel fatto che i nostri nomi sono scritti nel Cielo. Il resto, alla fine, trova il tempo che trova...

domenica 20 novembre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Signore, ricordarti di me quando entrerai nel tuo regno - Lc 23, 35-43



Lc 23, 35-43
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Parola del Signore
Riflessione personale
In questo passo di Vangelo si mettono in evidenza due modi di pregare, due modi di affrontare le sofferenze della vita, due modi di affrontare la morte.
L'atteggiamento dei due ladroni crocifissi insieme a Gesù è opposto, ed anche la risposta di Cristo è opposta.
Stanno entrambi accanto a Gesù sofferente, ma come vediamo, stare vicino vicino a Gesù e vedere quanto soffre, non da la sicurezza della salvezza. Una persona può nascere e vivere in una famiglia praticante, può conoscere la Bibbia o le preghiere a memoria, può frequentare la Chiesa ogni giorno e tuttavia può perdersi se, come il cattivo ladrone, pretende una salvezza che non debba passare per l'umiliazione e la morte del proprio "Io"...
I due malviventi di professione, crocifissi insieme a Gesù, rappresentano in qualche modo l'intera umanità, rappresentano il bene e il male, rappresentano l'orgoglio e l'umiltà.
Il primo ladrone è disperato per la morte imminente e per il dolore della crocifissione, ma si rivolge a Gesù in modo arrogante, inoltre è molto aspro e arrabbiato.
L'altro ladrone, che è chiamato il buon ladrone, parla a Gesù in modo diverso... Il suo cuore è contrito, non c'è in lui né disperazione né arroganza, c'è soltanto pentimento. Riconosce il suo peccato e lo detesta, non cerca di nasconderlo; non dice a Gesù che cosa deve fare, ma osa fargli una richiesta, una richiesta di misericordia quando, dopo la sua morte, Gesù entrerà nel suo Regno. Si affida totalmente a Gesù e alla Sua volontà. Le parole: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno»... sono una preghiera semplice, umile e pura, proprio come piace a Gesù. Diceva bene Blaise Pascal: “La conoscenza di Dio senza la conoscenza della propria miseria genera l'orgoglio. La conoscenza della propria miseria senza la conoscenza di Dio genera la disperazione. La conoscenza di Gesù Cristo sta tra i due estremi, perché in essa troviamo Dio e la nostra miseria”.
La risposta di Gesù ai due ladroni è naturalmente opposta... Al ladrone impenitente risponde con un silenzio assordante... E' un silenzio terribile, è un silenzio privo di conforto, è un silenzio senza speranza, è un silenzio che lascia presagire chiuse le porte del Cielo.

giovedì 10 novembre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - 17, 26-37 - Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva



In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

Parola del Signore
Riflessione
Il  Vangelo di oggi è un pochetto inquietante...
Certo che chi legge questo passo e continua a vivere la sua vita sempre alla ricerca di piaceri, di sicurezze e di comfort esagerati come se nulla potesse accadergli, è veramente duro di cervice!!!
Gesù oggi ci parla di due avvenimenti molto conosciuti: il diluvio e la distruzione di Sodoma e Gomorra. I periodi storici sono diversi, ma due cose hanno in comune: la prima è che la gente continuava a vivere serenamente senza Dio facendo come si dice oggi: i propri "porci comodi"... e la seconda è che la distruzione è avvenuta senza preavviso. Eh caro Gesù... ma lo sai che oggi ti avrebbero denunciato? Lo sai che bisogna dare sempre il preavviso? Eh... ma quante cose ti devo dire?
In ogni caso Gesù, con questo vangelo, cerca di svegliarci tutti da un sonno che è molto simile a quello che aveva addormentato gli uomini al tempo di Noè e al tempo di Lot... il comportamento degli uomini di oggi non è molto diverso da quello degli uomini di allora.
Continuiamo a essere sempre preoccupati e in ansia per le cose di questo mondo e, invece di gareggiare nello stimarci a vicenda, invece di aiutarci nelle cose di Dio, ci facciamo lo sgambetto gli uni gli altri, gareggiamo per essere considerati i primi della classe, per accaparrarci i primi posti, per essere "ammirati e riveriti dagli uomini". Le nostre giornate sono centrate sulla costruzione di noi stessi. Ci alziamo di buon mattino e stiamo ore davanti all'armadio per scegliere il vestitino più adatto, poi c'è il trucco... guai a uscire senza il cemento sul viso... poi i capelli... oh Signore!!! Assomiglio al moccio Vileda!!! Bisogna che vada subito dal parrucchiere... per non parlare dei tacchetti e della borsa da abbinare... dimenticavo... anche la cintura deve essere dello stesso colore... Poi ci sono le unghie, oh mamma... bisogna rifare il french... il brillantino è cascato... Oh Signore, quanto corriamo per queste stupidaggini e quanto ci affanniamo!!!... E perdiamo di vista la cosa essenziale: la nostra salvezza, la Vita Eterna... Quanta miseria spirituale in questo mondo!!! La si taglia col coltello. Oh Gesù... abbi pietà di noi! Ci alziamo di buon mattino per farci belle - per modo di dire -... e a Gesù diamo solo le briciole... Ebbene, un pochetto mi vergogno a dirlo: io, ero una di queste donne... ma grazie al cielo, il buon Dio senza troppi complimenti ha pensato bene di togliermi tutte queste cose, e ora mi sembrano tutte sciocchezze... Affannarsi per queste cose è davvero stupido... Ma a questo punto, per consolarmi un po', non posso non pensare a Santa Teresa d'Avila che al capitolo 2 del libro della sua vita scrive: Cominciai a portare abiti di lusso e a desiderare di piacere, cercando di far bella figura; a curare molto le mani e i capelli, a usare profumi e a far ricorso a tutte le possibili vanità, che erano molte, essendo io molto raffinata. Non avevo cattiva intenzione, perché non avrei voluto che mai nessuno offendesse Dio per causa mia. Ebbi per molti anni esagerata cura della mia persona e di altre ricercatezze nelle quali non scorgevo alcuna colpa. Ora so quanto nocive dovevano essere”. E ora posso dire anch'io come lei: “Provo tanta gioia nel pensare che le mie infedeltà fanno meglio conoscere la vostra misericordia, che mi sento mitigare il dolore delle gravi offese che vi ho fatte”. Abbiamo dunque tutti qualche speranza. Teresa era una di noi!!! Cerchiamo però di imitare quello che ha fatto dopo...

venerdì 28 ottobre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 19,1-10 - Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.


Lc 19,1-10

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Parola del Signore


Riflessione

Ecco una bella storia di conversione radicale!!!

Zaccheo, un uomo che non solo aveva il difetto di essere ricco, ma era anche un esattore delle tasse, quindi non molto amato dal popolo. Che gente!!! Per fortuna oggi gli esattori delle tasse sono molto più amati... Ogni giorno infatti, quando rientriamo a casa, guardiamo nella cassetta delle lettere sperando di trovare una bella cartella esattoriale!!! Si... si...

Quest'uomo però, nella sua vita era destinato a incontrare Dio... come tanti di noi. La sua curiosità di vedere Gesù non era casuale... evidentemente la calamita che il buon Dio mette nel cuore dei suoi figli aveva iniziato a funzionare. In ogni caso è Dio che decide quando e come...

Zaccheo dunque, preso da curiosità, supera i limiti della sua statura arrampicandosi su una pianta. La bassa statura forse non era solo di tipo fisico... Se consideriamo la statura fisica io dovrei essere sempre appesa a un albero... In ogni caso è un esempio di coraggio per molti di noi... Se vogliamo che Gesù ci guardi con amore, se vogliamo che ci chiami per nome, se vogliamo che si auto-inviti a casa nostra... dobbiamo sforzarci di cercarlo abbandonando tutte le nostre paure e tutte le nostre perplessità.La bassa statura può anche essere vista come una figura dei nostri limiti, degli ostacoli che incontriamo ogni giorno, dei nostri peccati, delle nostre mancanze, dei nostri bla bla bla... che ci impediscono di vedere oltre. Dobbiamo allora darci da fare come ha fatto Zaccheo, il quale aveva un desiderio talmente grande di vedere Gesù che è stato esaudito.

mercoledì 26 ottobre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 13,22-30 - Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.



Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Parola del Signore
Riflessione
 
In questo brano Gesù ci spiega che la salvezza richiede uno sforzo da parte nostra. La strada per arrivare a Lui infatti, non è dura... ma molto dura... perché prima di attraversare la porta stretta, la si deve individuare. Una volta però che l'abbiamo focalizzata, allora sarà più facile entrarci e se non riusciremo ad entrare, sarà perché il padrone di casa ha chiuso per bene i battenti. Questo, naturalmente, non significa che Gesù non è misericordioso o che non voglia la salvezza di tutti, ma non possiamo neanche pretendere di essere amici di Gesù a metà... senza cambiare le nostre abitudini, i nostri gusti, le nostre comuni distrazioni e specialmente senza porci la domanda su cosa accadrà dopo la nostra morte.
Chi decide di seguire Gesù deve essere consapevole che non è un gioco... ma dobbiamo accettare di convertirci continuamente. Per passare attraverso un cunicolo stretto di una grotta o passare attraverso un metal detector di un aereoporto, bisogna essere un pochetto magri nel primo caso e sbarazzarci di cose metalliche nell'altro. Così è la vita spirituale. Se vogliamo entrare per la porta stretta dobbiamo metterci a dieta... dobbiamo evitare tutti quei comportamenti poco consoni a un vero cristiano e sforzarci di compiere ogni santo giorno il nostro dovere con amore. La nostra salvezza dipende molto dal tipo di dieta che decidiamo di fare.

martedì 25 ottobre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 13, 18-21 - ll granello crebbe e divenne un albero.




 Lc 13, 18-21

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Parola del Signore

Riflessione

Nel Vangelo di oggi Gesù si aspetta da noi due cose: la prima è che cresca in noi l'amore che Lui ci ha messo nel cuore; e la seconda è che perseveriamo nel cammino di fede fino all'incontro con Lui, "finché non fu tutta lievitata"... Solo quando ci troveremo faccia a faccia con Lui sapremmo se il nostro impasto sarà degno di essere "cibo per il Cielo".
Questo Vangelo viene a volte rappresentato con l'immagine di un granellino di senape giallo, pacioccone, sorridente, con a fianco un grande albero e tanti uccellini colorati sui rami fra le foglie. Nella seconda immagine c'è invece una donna che lavora la farina. Tutte immagini carine, è vero... ma se ci pensiamo bene potremmo anche vedere attraverso queste immagini l'autobiografia di Gesù.
L'uomo che getta il seme è Dio Padre che, un bel giorno, ha deciso di mandare il Suo unico figlio sulla terra. Come sappiamo però, Gesù non è stato catapultato da un aereo, ma è stato concepito per opera dello Spirito Santo e seminato, non in una terra arida, ma nel grembo di Maria Santissima... giardino molto curato, giardino preservato fin dalla creazione del mondo per essere l'unico adatto ad accogliere il Verbo di Dio. Gesù si è fatto piccolo proprio come un granellino di senape, è nato in una grotta al freddo, riscaldato da un po' di paglia e dal calore di animali. Più piccolo di così!!!

giovedì 20 ottobre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 18,9-14 - Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.


In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore

Riflessione

E' una malattia terribile quella del “fariseo” e pochi ne sono immuni. Non si fa altro che vantare i propri meriti (come se gli altri non avessero virtù), con la convinzione di essere i soli giusti e a posto agli occhi del Signore.
Ma Dio invece non approva questo atteggiamento, perché nessuno di noi è giusto, tutti commettiamo dei peccati, anche se la frase mitica che esce spesso dalla nostra bocca è: “io non farei mai una cosa del genere... io non direi mai quella cosa... io... io... io... Che pena facciamo!!! Caterina da Siena dava un nome a questa malattia e la chiamava “la nuvola della superbia”; essa impedisce di avere uno sguardo veritiero sia sui nostri atteggiamenti sia su quelli degli altri. La cosa buffa è che la stessa mancanza, fatta da noi o da un altro, viene pesata in maniera diversa, diciamo pure che falsiamo la bilancia. Quindi, oltre a essere presuntuosi e ciechi, siamo anche disonesti. Perfetto!!! Non ci manca niente!!!
L'unica cosa che ci tocca fare, se vogliamo che Dio ci ascolti, è usare la stessa compassione che Lui usa con noi e con gli altri, non solo, dovremmo imitare il pubblicano e pregare con le sue stesse parole: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”, è una preghiera fatta di una sola frase, ma va all'essenziale e non è una filastrocca... quella la si dice ai bambini per farli addormentare... e il nostro Gesù non soffre di insonnia!!! Quindi proviamo a non esigere niente da Dio, ma facciamo affidamento su di Lui e speriamo nella Sua grande misericordia. Lui non vuole dei figli obbedienti come soldatini, ma dei figli capaci di amare con tutto il cuore e con tutta l'anima.
Pace e bene

martedì 18 ottobre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 12, 39-48 - A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.


 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Parola del Signore

Riflessione

Il tema di oggi è la vigilanza; Gesù, con la Sua ammonizione, ci fa un bel regalino... ci avverte in anticipo di un pericolo imminente e, se lo ascoltiamo, eviteremo di farci del male.
Ma Pietro, come al solito, pensa di essere migliore degli altri... con un po' di compiacimento e una certa presunzione chiede a Gesù: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”. Caro Pietro, anche tu, come tutti gli altri, devi vigilare, anzi, forse di più, visto quello che hai combinato dopo!!!... O pensi,  perché stai vicino al Maestro, di poter stare su un'amaca a pancia all'aria!?... Scendi dal Tabor e inizia a pedalare!!!
Attenzione, l'atteggiamento del caro Pietro, a me molto simpatico, è molto comune anche oggi... Pietro infatti rappresenta in qualche modo ognuno di noi... con le proprie debolezze, con le proprie miserie, con le proprie infedeltà e sopratutto con la propria spavalderia. 

Tenersi pronti...
A molti, anche cristiani, non piace troppo questo avvertimento del Signore, infatti fanno gli scongiuri... Ma l'incontro con Gesù e la Sua venuta, non devono necessariamente accadere con la morte... "Ti voglio bene... però se tardi ad arrivare è meglio o se non arrivi per niente è ancora meglio". Dobbiamo metterci in testa che Gesù è vivo e vegeto, è già presente nella nostra quotidianità e non vorrebbe certo aspettare la fine della vita terrena per incontrarci. Ma noi non Lo aspettiamo, non desideriamo vederLo molto presto, abbiamo paura di Lui... allora non riusciamo a riconoscerLo e a coccolarLo come dovremmo.
Non dobbiamo neanche pensare che chi è vigilante e cerca di tenere l'abito lindo, sia sempre sulla soglia di casa con la valigia in mano pronto a partire per l'altra vita... semplicemente non è ossessionato dalla morte fisica, ma cerca di vivere in questo mondo senza troppi debiti con Dio e con i fratelli. Allora... perché non iniziare oggi? Cosa aspettiamo a cambiare? Se sapessimo infatti che oggi è l'ultimo giorno della nostra vita, cosa faremmo? Forse vorremmo chiedere perdono a tante persone o dire quella parola che poco spesso ci esce dalla bocca: ti voglio bene o ti amo, faremmo qualche sorriso in più al mondo e chissà quante altre cose... Sapere per tempo di un pericolo a cui andiamo incontro è una vera benedizione e Gesù oggi ci da questa possibilità. Se dobbiamo fare un viaggio in qualche paese tropicale e ci avvertono che sarebbe meglio fare dei vaccini e noi non ce ne curiamo, la nostra negligenza potrà avere conseguenze gravi per noi e per le persone a noi vicine. Dobbiamo quindi decidere se accettare questo avvertimento oppure no.

sabato 15 ottobre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 12, 13-21 - Quello che hai preparato, di chi sarà?



 Lc 12, 13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Parola del Signore

Riflessione

Il Vangelo di oggi inizia con la storia di due fratelli che litigano per un'eredità non condivisa. Che incivili, dico io!!! Meno male che oggi non abbiamo questi problemi!? Infatti, non si litiga, ci si ammazza!!!... Quante liti per questo motivo, famiglie intere che si sfasciano per colpa dell'ingordigia.
Gesù dunque è interpellato da uno dei fratelli perché faccia da giudice nella loro causa. Ma mi sa che si è rivolto alla persona sbagliata!!! Gesù non sgrida il fratello, come forse si sarebbe aspettato l'altro: “Ei tu... brutto mascalzone, dai a tuo fratello quanto gli spetta!!!...”. No, niente del genere, ma Gesù, dopo aver dato una risposta da lasciare stecchito chiunque: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?"... fà una bella raccomandazione e poi racconta una parabola.
La raccomandazione di Gesù

venerdì 7 ottobre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 17, 11-19 - Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.



 Lc 17, 11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Parola del Signore



Riflessione

L'ironia di Gesù è splendida!!!... “Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?”.
Quante volte anche a noi è capitato di fare del bene a qualcuno con vero amore, senza interesse, e poi non riceviamo né un grazie, né un sorriso? In questi casi io dico sempre: "Un grazie no, eh?!... Mica porta sfortuna?!... Ma santa pazienza!!!". "Grazie" è una parola così semplice, ma dimenticata da tanti!
Quanto è bello invece ricevere un grazie, una carezza o un sorriso... Molte volte basta poco per alleviare un pochetto le nostre tribolazioni. Questi comportamenti di amore non sono scontati neanche tra i fratelli di fede, l'apertura del cuore e la riconoscenza non sono così frequenti come sarebbe giusto aspettarsi.
A me viene “freddo” quando devo fare qualche favore a delle persone ingrate... perché è come se non apprezzassero quello che fai, è come se fossero indifferenti alle tue attenzioni e al tuo impegno... puoi fare bene o male, per loro non cambia.
Oggi Gesù si rattrista per questo comportamento ingrato, e anche se fa dell'ironia non è detto che non soffra... anzi... forse chi fa della sana ironia soffre più degli altri. A volte anche un genitore fa dell'ironia quando un figlio non ringrazia... e gli dice: "Ei tu, giovanotto... non ti sei dimenticato niente?".
La cosa bella è che Gesù guarisce tutti... Lui vuole guarire tutti, ma attenzione, solo a uno di questi dice: “...la tua fede ti ha salvato”.
Dunque Gesù guarisce tutti, ma uno solo su dieci è anche "salvato"... ed esattamente chi riconosce la grazia ricevuta e la misericordia di Gesù; chi riconosce che senza di Lui non poteva fare nulla.
Guarire non significa essere salvati. Possiamo anche dire che nove sono stati guariti dalla lebbra del corpo, ma non sono stati guariti dalla lebbra del cuore... Quella sparisce solo se evitiamo di fare gli avari con Dio, sparisce quando riconosciamo con gratitudine quello che Lui ci dona ogni giorno. Perché, purtroppo, a volte siamo pure convinti di meritare tutto ciò che abbiamo... Mi sa che è più facile guarire da una malattia del corpo che dall'ingratitudine, e questa è pure contagiosa!!! Solo dopo aver fatto i conti con Dio possiamo essere salvati. Il Sacramento della Riconciliazione serve a questo... «Andate a presentarvi ai sacerdoti».
In qualche modo è il “foglio di dimissioni” che rilasciano in ospedale per attestare che sei finalmente guarito. Quando il Sacerdote dice: "Io ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" la nostra anima si trova in grazia di Dio e, per il momento, “salvata”... Dico per il momento perché siamo talmente fragili che non ci dura tanto questa “grazia”... i nostri propositi vanno presto a farsi “friggere”... Ma Dio, nonostante la nostra continua infedeltà, continua a essere fedele, continua ad amarci e continua a guarirci. Tutti noi infatti, ogni tanto, ci comportiamo come i nove lebbrosi guariti, incapaci, una volta che otteniamo quello che desideriamo, di ringraziare il Signore. Diciamo che ci "dimentichiamo", che non è colpa nostra... è che abbiamo la memoria un po' labile!!! Oh poveri noi!!!
Se abbiamo una malattia grave e il medico ci guarisce, la prima cosa che diciamo è: "Grazie dottore!"... poi alla prima occasione, generalmente a Natale o a Pasqua, gli regaliamo un bel cesto natalizio o una colomba. E' un modo carino per dirgli che gli siamo grati e abbiamo apprezzato molto quanto ha fatto per noi.

domenica 18 settembre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 8, 16-18 - La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.



Lc 8, 16-18

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Parola del Signore

Riflessione

Nella società in cui viviamo ci sono molte luci, anche forti, che purtroppo non sono la Luce di Dio, queste luci ci seducono, ci attirano e molti si lasciano sedurre e attirare... Gesù però ci dice: "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa..." (Mt 7, 13). La via più trafficata infatti, non è certo quella di Cristo, ma è la superstrada che porta ai centri commerciali dal lunedì' alla domenica, sono le luci psichedeliche delle discoteche, sono le luci dei locali stracolmi fino a tarda notte... evidentemente queste luci attirano di più. Caro Gesù mio... qualcuno ti potrebbe definire un po' antiquato. Oggi si mette in discussione anche l'indissolubilità del matrimonio... si discute se permettere o non permettere la comunione ai divorziati, e magari fra un po' si dirà che farsi “una canna” glorifica Dio.
"Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto...". Certo che è veramente strano il linguaggio di Gesù... A chi verrebbe in mente di mettere una lampada accesa sotto un letto, col rischio di dare fuoco al materasso o di coprirla con un vaso e non vedere più niente? A nessuno penso!... Ma allora, a cosa si riferisce Gesù quando usa il termine vaso o letto? Forse si riferisce a tutti gli ostacoli che noi mettiamo alle Sue innumerevoli Grazie... sono forse i nostri peccati, la nostra pigrizia, il nostro “io”, sono le nostre paure, sono i nostri imbarazzi a dire apertamente di essere innamorati di Gesù, sono le nostre paralisi nel pregare serenamente con atteggiamenti di devozione davanti ad altri... ci vergogniamo! Abbiamo timore di essere derisi e di essere giudicati esagerati.
Per i cristiani che hanno deciso di seguire Gesù non è facile camminare da soli, o insieme ai pochi che Lo hanno scelto, i più, al primo posto hanno messo tutto tranne Lui. I momenti di sconforto sono tanti e a volte ti chiedi se tutto questo abbia un senso... nessuno ti ascolta, ti guardano come se fossi una matta, una poveretta che vive su una nuvoletta, una che non si rende conto della realtà... La cosa triste, e che ti fa più male, è scorgere uno sguardo quasi di compassione nelle persone che dicono di amare il Signore. Sei considerata come una del tempo delle caverne con tanto di clava e torcia...!!! Proviamo però a vederla così: come la clava e la torcia sono tanto indispensabili in una grotta buia, così è la luce di Cristo. Infatti, Gesù sulla Croce, in cima al Golgota, è la nostra lampada, indispensabile per illuminare la nostra vita e il cammino verso di Lui... "Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino" (Sal 118, 105). Le Sue braccia spalancate mi fanno pensare a un candelabro... e che luce!!!... "E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1, 14).
La Parola di Dio è la lampada che deve rimanere sempre accesa nel nostro cuore, e l'unico modo per alimentarla è la preghiera costante e fiduciosa insieme ai sacramenti che Gesù ha affidato alla sua Chiesa. Il Vangelo dovrebbe essere il libro più consumato in una famiglia, ma purtroppo il più delle volte è solo un bel soprammobile da spolverare ogni tanto.
Chiediamo al buon Dio di rafforzare ogni giorno la nostra fede, chiediamogli di darci nuovi occhi per vedere non una luce qualunque... ma la vera Luce. Se guardiamo Gesù in modo superficiale e tiepido, anche la nostra testimonianza sarà superficiale e tiepida. Guardare Gesù nel modo giusto ci permetterà di riflettere veramente la Sua luce. Una luce che da forza, coraggio, gioia, sicurezza... senza la Sua luce le nostre debolezze e le tenebre del mondo prenderanno prima o poi il sopravvento e ci allontaneranno da Lui, allora la nostra testimonianza sarà più che altro una controtestimonianza: Infatti il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani...” (Rm 2, 24). Ma Gesù oggi ci avverte: “Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere”. Stiamo all'erta quindi, perché Gesù è come se avesse inserito nel nostro cuore un'applicazione tipo "Google Maps”, e la fotocamera di Lassù non solo è molto potente, ma registra tutto con altissima fedeltà, inoltre, solo Lui ha il tasto ON/OFF... Noi potremmo anche cercare di nascondere le nostre miserie, le nostre cattiverie, i nostri egoismi, le nostre infedeltà, i nostri tradimenti... ma a Dio nulla sfugge: "Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta" (Sal 139, 1 - 4). Quindi, se utilizziamo bene le Grazie di Dio Lui ce ne concederà altre di maggior valore, ma se al contrario non vigiliamo e non facciamo qualche sforzo per tenere la luce accesa, ne avremo una grande perdita spirituale e perderemo anche quello che siamo convinti di avere. Dio ci mette un attimo a toglierci ciò che ci ha dato, ci mette un secondo a stenderci al suolo! Come ci mette un attimo per risolvere ogni nostro problema quando decide che è venuto il momento di cambiare il nostro pianto in gioia!
"Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo. Ora, se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio, del quale conosci la volontà e, istruito come sei dalla legge, sai discernere ciò che è meglio, e sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre, educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché possiedi nella legge l'espressione della sapienza e della verità... ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? Tu che proibisci l'adulterio, sei adultero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi? Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge?" (Rm 2, 16-23). "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 8,12).
Proviamo allora ad andare da Gesù per ricevere la scintilla del Suo amore, per conoscerlo sempre di più ed alimentare la nostra lampada che contiene pochissimo “olio”, ma Lui, se siamo fedeli, continuerà a riempirla e a non farla spegnere. Avremo così tanta luce da dare vita all'anima nostra e anche per diventare la luce del mondo. Senza Gesù è come camminare in un bosco di notte al buio, non faremo molta strada e la caduta in qualche burrone è assicurata. Facciamo brillare allora la luce di Cristo sulle nostre strade, nei nostri ambienti di lavoro e in ogni situazione in cui la provvidenza ci mette, perché è lì che il Signore vuole fare i miracoli più grandi, ossia far brillare la bellezza del suo volto nei nostri cuori afflitti.
Ascoltiamo la Sua Parola, approfondiamola, proviamo a metterla in pratica e non in un baule - le tarme le farebbero fare una brutta fine -. Proviamo a diventare anche noi, con l'aiuto del Signore, una piccola fiaccola, proviamo ad essere un punto di riferimento per gli altri non solo con le labbra... Il nostro comportamento e le nostre parole possono essere o luce o tenebra, sta a noi decidere cosa vogliamo diventare, sta a noi decidere se guardare con amore l'Amore Crocifisso o crocifiggere l'Amore. Tanto grande è l'amore di Dio per noi, tanto grande e grave è la nostra responsabilità nel rispondere o non rispondere al suo amore. Gesù deve diventare la nostra Luce, il nostro consigliere, il nostro rifugio, la nostra forza, il nostro miglior amico... insomma, deve diventare il nostro TUTTO!!!
Pace e bene

sabato 17 settembre 2016

Dal Vangelo secondo Luca -Lc 16, 1-8 - I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.


 
Lc 16, 1-8
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».

Parola del Signore
Riflessione

Il Vangelo di oggi ci fa comprendere come la vita terrena sia sempre una scelta: fra l'onestà o la disonestà, fra il bene o il male, fra la fedeltà o l'infedel...
Gesù ci parla di un amministratore che è prossimo a spiccare il volo verso la cerchia dei disoccupati... Il suo licenziamento però, non è dovuto alla crisi economica, ma è dovuto al suo comportamento piuttosto disinvolto.
L'uomo ricco di questa parabola è Dio, mentre l'amministratore rappresenta ognuno di noi; ognuno di noi può amministrare la sua vita in modo onesto oppure disonesto. Ricordiamoci che siamo tutti dei fattori e che un giorno dovremmo rendere conto a Dio della nostra amministrazione, o pensiamo di vivere in eterno?!... O forse pensiamo che con il passare del tempo “Qualcuno” si dimenticherà delle nostre malefatte?... Oppure pensiamo, come oggi è molto in voga: "Ma Dio è misericordioso... Lui perdonerà ogni cosa"... Oggi, sul mercato, è molto richiesta la “grazia a buon mercato”... alla “faccia della Croce”!!!
L'amministratore disonesto e la vita terrena

domenica 11 settembre 2016

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 7, 11-17 - Ragazzo, dico a te, àlzati!



In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo»
. Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Parola del Signore
Riflessione

Il Vangelo di oggi racconta di una vedova devastata dal dolore per la morte del suo unico figlio; mentre un corteo di parenti, amici e conoscenti percorre la stradina che conduce al cimitero, dalla direzione opposta arriva Gesù con i discepoli e una grande folla festosa. Sembra quasi di assistere a una collissione tra la morte e la vita, tra il dolore e la speranza, tra le tenebre e la luce. Da una parte l'uomo sconfitto e impotente, dall'altro, l'uomo felice e pieno di speranze.
Proviamo ad immaginare la folla con Gesù... Poco prima c'era stato un miracolo, ed esattamente la guarigione del servo del centurione romano, è normale dunque pensare che i seguaci di Gesù fossero gioiosi e fervorosi come in un corteo di nozze per le stradine di un paese... amici e parenti sorridenti e gli sposi pieni di speranze per l'inizio della loro vita d'amore... e poi immaginiamo il corteo funebre... amici e parenti che piangono la scomparsa di un loro caro, con una mamma, per giunta vedova, che si trova a vivere una situazione drammatica: la perdita della sua unica consolazione; tutto è finito e lei non può fare più niente per suo figlio... E' normale che la folla festosa si sia sentita in imbarazzo, mentre il corteo funebre sia stato infastidito da un corteo gioioso.
Ecco allora alcune riflessioni che possiamo fare considerando i due gruppi di persone: è come se Gesù ci dicesse che chi si trova in una posizione favorevole, chi si trova a non avere problemi economici, chi si trova in ottima salute, chi nella vita è felice perché tutto gli va nel verso giusto... deve avere compassione di chi invece nella vita è stato meno fortunato. Chi ha avuto molto dalla vita, lo ha avuto soprattutto per la grande misericordia di Dio, dovrebbe allora evitare di sbandierare la propria gioia quando incontra persone che soffrono, ma dovrebbe averne compassione proprio come l'ha avuta Gesù... "Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!»".
Invece, succede molto spesso che nei momenti di sofferenza gli amici cambiano strada, ti “mollano” perché non sanno cosa dire... eppure basterebbe una sola parola: «Non piangere!», ma per dirla bisognerebbe avere un cuore che assomiglia a quello di Gesù... Ecco perché bisogna porre tutta la nostra fiducia solo in Gesù, Lui ci sta veramente accanto ogni momento, mentre gli uomini spesso deludono e sono poco affidabili; e neanche su noi stessi conviene fare affidamento, perché allora naufragheremmo del tutto. Conviene invece disporsi ad accettare le tribolazioni per amore di Gesù. Solo così potremo un giorno vedere il volto di Dio e godere la Sua presenza per tutta l'Eternità!... Perché, come dice San Giovanni nel libro dell'Apocalisse: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio” (Ap 2 , 7).
Il più delle volte però, nei momenti di dolore le parole umane non servono a niente... c'è bisogno di "Gesù che passa”... c'è bisogno che Gesù si manifesti... «Dio ha visitato il suo popolo» e vuole dire anche a noi: “Non piangere”!