sabato 6 settembre 2014

Lettera n.39 - di Fr. M.D. Molinié, o.p - Van BAMBINO MARTIRE



Miei cari Amici, abbiamo celebrato quest‟anno, per la prima volta, la messa di Teresa del Bambino Gesù, Dottore della Chiesa. In questa occasione, ho pensato che nelle mie lettere c‟è una lacuna: non ho mai parlato di Marcel Van, il cui messaggio prolunga quello di Teresa per il nostro secolo. Dal 1928 al 1959, durante tutta la vita di Van, Teresa ha vegliato su di lui, segretamente sino all‟età di 12 anni. Poi si è rivelata con una forza straordinaria, chiamandolo il suo “caro fratellino,” donandogli numerosi “baci,” e soprattutto insegnandogli la sua “piccola via.” E di questa “piccola via” Teresa ha chiesto a Van di essere il “segretario” per i figli di questo secolo.
È dunque una grave omissione non avere parlato prima nelle mie lettere della figura di questo grande santo, e soprattutto delle luci dottrinali che Teresa gli ha offerto a nostro beneficio. Voglio porvi rimedio oggi stesso, in onore del nuovo Dottore della Chiesa che il Papa ci ha dato.
Van BAMBINO MARTIRE
Van è nato il 15 marzo del 1928. Come Teresa, e altrettanto precocemente, ha ricevuto, in seno a una famiglia cattolica ricca d‟amore e materialmente agiata, la grazia di gustare il cielo con un‟intensità altrettanto forte... e forse anche più forte di quella di Teresa. La soavità indescrivibile di questo presentimento di cui Teresa dirà più tardi: “Il cielo mi sembrava così evidente che non potevo credere che gli atei fossero sinceri,” costituisce la “confettura” promessa da Grignion de Montfort ai figli di Maria. 7 Oso dire che fu immerso in questa soavità dal suo battesimo (come Obelix nella pozione magica). In esso Van ha ricevuto desideri ancora più forti di quelli che Teresa ebbe alla sua età e questa soavità ha relativizzato in modo invisibile, incomprensibile, ma perfettamente efficace, le sofferenze terribili che Teresa non ha conosciuto con la stessa intensità, né soprattutto così giovane. A 6 anni, si confessa per la prima volta, “timidamente, ma con un cuore sincero... Dopo avermi ascoltato, il parroco mi disse: tra le colpe che tu hai appena accusato non ce n‟è nessuna che abbia fatto soffrire il Buon Dio (come Teresa!). Ti do il permesso di comunicarti domani. Questo discorso colpì il mio orecchio come il fragore di una grande onda... Avevo un solo desiderio: che fosse ben presto l‟indomani. Presi la risoluzione di non mangiare niente, con l‟intento che Gesù venendo in me potesse giocare liberamente con la mia anima, poiché gli avevo chiesto di venire sotto le sembianze di un bambino affinché mi fosse possibile manifestarGli in modo del tutto naturale il mio amore di bambino.” Racconta allora la sua Prima Comunione: 7 Vedi Volume 1, Lettera n. 7, nota n. 49 (ndt).


L‟ora è suonata, il momento tanto desiderato è giunto. Mi avvicino verso l‟altare con l‟anima traboccante di gioia. Non manco di ricordare senza sosta a Gesù di venire in me sotto la forma di un piccolo bambino... Tiro fuori dolcemente la lingua per ricevere il Pane dell‟Amore. Il mio cuore sente una gioia straordinaria. Non so cosa dire, non posso neanche più versare una sola lacrima per esprimere tutta la felicità di cui la mia anima trabocca. Di fatto, in quel momento la mia anima era come inghiottita nelle delizie dell‟Amore. Se non parlavo, era solo perché non trovavo le parole per esprimermi. Ancor più la mia anima era estasiata in presenza dell‟Immensità di Dio, davanti al Quale non sono che un nulla indegno. E se mi rendo conto che esisto ancora, il mio essere non è nient‟altro che Gesù stesso che abita in me. In un istante sono diventato come una goccia d‟acqua perduta nell‟oceano. Adesso non rimane più che Gesù; ed io, sono solo il piccolo niente di Gesù. È come dire che sono diventato Gesù, e che Gesù non è che uno con me... [...] Purtroppo, questa concezione che avevo della preghiera è stata per me più volte causa di tormento e alla fine sono stato costretto ad abbandonarla per adeguarmi all‟opinione di molti confessori e catechisti che affermavano che era meglio recitare molte formule: « Queste cose, dette „voce del cuore,‟ sono solo divagazioni e immaginazioni inutili. Anche se fossero possibili, è solo più tardi, in Cielo, che potremo intrattenerci intimamente con Dio in questo modo. Sulla terra bisogna recitare sempre molte preghiere affinché Dio ci comprenda e possiamo ricevere le sue grazie. Allora, nel mio rapporto con Dio ho perso tutta la mia spontaneità, poiché ogni volta che mi intrattenevo con Lui, invece di dire: « Mio Dio vi amo! » dovevo recitare questa formula: « Mio Dio, vi amo con tutto il mio cuore, con tutte le mie forze, ecc. » come se si trattasse di leggere un testo di meditazione. Per questo motivo sentivo che c‟era una lacuna nel mio modo di amare. Lo sapevo ma non osavo ammetterlo, per questo più tardi Dio mi avrebbe inviato una santa per far rivivere questa concezione della preghiera che ero stato obbligato ad abbandonare dalla mia infanzia. Questa santa, è stata la piccola Teresa di cui avrò l‟occasione di parlare più tardi. Gesù presente nella mia anima ha dovuto, come me, rassegnarsi a rimanere in silenzio: la guardava senza dire una parola, senza far sentire il più piccolo mormorio. La sola cosa che potevamo fare era capirci a vicenda come due piccoli amici ancora nella culla si scambiano sguardi silenziosi. E tuttavia ci capivamo molto bene e ci amavamo molto intimamente. Le grazie che chiesi a Gesù quel giorno possono riassumersi in queste due:
1 - Custodirmi puro da ogni peccato per amarLo con tutto il mio cuore.
2 - Accordare a tutti gli uomini una Fede solida e perfetta. La prima grazia Dio l‟ha realizzata in me alla lettera... Nonostante tutte le vicende della mia vita, a dispetto di tutte le brutture incontrate sulla mia strada e degli scandali che avrebbero potuto trascinarmi in colpe gravi, la grazia di Dio non ha smesso di avvolgere la mia anima e di conservarle tutta la sua bellezza. Per quanto riguarda la seconda grazia richiesta, solo più tardi in Cielo potrò vedere se è stata accordata. Tuttavia, penso che il mio desiderio di vedere gli uomini amare Dio e credere in Lui, mi abbia stimolato a fare degli sforzi per accogliere una gran quantità di sacrifici e preghiere. E ancora oggi ho lo stesso desiderio di allora... Le mie impressioni erano quelle di Santa Teresa nella sera della sua Prima Comunione. Questo giorno trascorso nella gioia fece posto a una notte di una tristezza indescrivibile, così che la felicità del giorno trascorso era incapace di ridarmi la gioia. Però, al solo pensiero che l‟indomani avrei ricevuto di nuovo Gesù nel mio cuore, provai un sentimento di pace e sentii il coraggio di accettare questa vita di sofferenza. L‟abate Ngia mi permise di fare la comunione tutti i giorni... Questa era la mia fonte di vita, e ogni volta che andavo a ricevere Gesù la mia anima traboccava di gioia. Seconda rassomiglianza con Teresa: Van ebbe, presto come lei, il desiderio della vita religiosa. Dal giorno in cui ho cominciato a riflettere ho desiderato consacrarmi a Dio, pur non avendo una nozione molto chiara della vita religiosa. A partire dalla prima comunione, questo desiderio è diventato sempre più pressante. Desideravo trovare un luogo lontano dal mondo, pur sapendo che in questo luogo avrei dovuto rinunciare a mio padre, a mia ma-dre, ai miei fratelli e sorelle così come a tutte le dolcezze che mi venivano dalla mia famiglia tanto amata. Ero pronto a fare questa scelta con gioia, pur di vivere solo con Gesù che mi aveva inebriato del suo amore. Allora Van lascia i suoi genitori a sette anni per entrare al servizio di Dio in una specie di piccolo seminario con dei catechisti per i bambini. Non vedo Teresa capace di lasciare la sua famiglia
a quell‟età. Ella stessa riconosce che, senza la grazia di Natale, non avrebbe mai potuto sopportare la separazione dai suoi. E la vita in Carmelo, anche considerando le sue follie di mortificazioni nascoste, rimane una vita di rose paragonata a quella sopportata da Van in quel seminario molto particolare che era la parrocchia del curato, al quale sua madre e lui stesso si erano affidati. Egli fu quindi con ogni evidenza un bambino martire, martire dell‟Eucarestia e della castità. Dall‟età di 7 anni i suoi maestri tentarono di violentarlo. Van resiste con tutte le sue forze nonostante la minaccia di essere sepolto vivo: allora gli proibiscono di comunicarsi, facendogli delle domande imbarazzanti sull‟Eucarestia, e rimproverandogli la sua temerarietà di volersi comunicare tutti i giorni. Non solo Van è un bambino martire, ma è un martire della via d‟infanzia. Prolunga la luce di Teresa offrendola alla prova di una persecuzione che Teresa stessa non ha mai conosciuto: i capricci tirannici della Madre Maria di Gonzaga sono amabili scherzi se paragonati a ciò che Van ha dovuto subire. La persecuzione contro la castità fu la più spettacolare, se non la più grave. Subirà numerosi attacchi, e soprattutto l‟esempio continuo di una dissolutezza degna di ciò che si potrebbe già definire prostituzione infantile. Mai cederà, mai conoscerà il minimo cedimento su questo punto. È un miracolo straordinario che supera quello che ha conosciuto Teresa – prima di tutto perché era una ragazza, quindi perché ha sempre vissuto in un ambiente protetto, non avendo da guardarsi, come dice lei stessa, che dagli sguardi degli Angeli...
A più riprese questi attacchi lo metteranno in pericolo di morte. Bisogna considerare, d‟altronde, che Van non ha mai esitato a detestare i suoi torturatori, a rivoltarsi contro di loro e, quando necessario, a far loro guerra. Appena Van entra sul sentiero di guerra, non sembra godere della stessa delicatezza di coscienza di cui fa prova nel campo della purezza. Vivendo in un contesto di violenza, le sue collere potevano spingersi lontano. In un certo senso, amava la guerra come amava il gioco (e il gioco della guerra), con una passione impensabile in Teresa del Bambino Gesù. Un giorno, una banda di ragazzi di cui fa parte saccheggia il presbiterio: Dopo aver finito di distruggere, ci siamo messi d‟accordo di andare dal vecchio catechista, ben decisi a dargli un mucchio di botte fino a rompergli le ossa. Ma si era rintanato in un angolo della sua camera, dopo aver chiuso la porta a chiave. Abbiamo picchiato alla porta minacciandolo di morte. Alcuni di noi, di solito calmi, erano diventati furiosi e minacciavano di incendiare la casa se il vecchio non si fosse deciso a uscire... Per sua fortuna, seppe parlare riuscì a parlare senza arroganza, altrimenti quel giorno lo avremmo reso zoppo... Non avrei mai pensato che potessimo essere capaci di eseguire gli ordini del nostro capo con una tale energia. La maggior parte di noi aveva solo 12 anni o anche meno: io stesso ne avevo solo 10... Quando diventavamo furiosi, qualsiasi forza davanti a noi era costretta a indietreggiare. In caso contrario, non c‟era che la morte. Inoltre, potevamo farci forza anche del diritto. Così, qualunque fossero le conseguenze, non avevamo paura di niente. Questa dichiarazione non è davvero quella di un peccatore che si batte il petto, né che si rifugia “col cuore spezzato dal pentimento” nelle braccia della Misericordia. Se Van assomiglia a Teresa per il presentimento del Cielo, se la supera di molto per le sofferenze subite, sembra ignorare lo slancio del pubblicano. Tutti quelli che lo hanno conosciuto sembrano averlo accusato di orgoglio, e questo continuerà nei Redentoristi. Certamente c‟è molta ingiustizia in questa accuse, ma forse non sono del tutto infondate. Ho letto che si può ottenere dagli Asiatici tutto ciò che si vuole... tranne il perdere la faccia. Di fatto Van e i suoi compagni non hanno mai torto, non chiedono mai scusa, hanno sempre l‟ultima parola, e si burlano dei loro persecutori tanto quanto li giudicano. Non chiudo la questione, la lascio aperta... Tuttavia, mancando dell‟atteggiamento del pubblicano e delle dolcezze della contrizione ha sentito il suo peccato fino alla disperazione: Passando attraverso questa serie di prove e di sofferenze, la mia anima ne era stata trasformata... In poco tempo, arrivai a considerarmi come un essere degno di abominio. Il demonio faceva nascere nel mio animo questo pensiero amaro: se gli uomini non possono sopportarmi, potrà Dio sopportarmi più di loro? Morirò presto e precipiterò nell‟inferno. Il giudizio di Dio mi castiga fin da quaggiù. Questo pensiero aumentava ancor più il mio timore. Avevo paura di morire all‟improvviso e di essere trascinato all‟inferno dai demoni, persino senza ch‟io avessi già scelto di andarvi. Malgrado ciò, avevo sempre una ferma fiducia nella Madonna. E ogni volta che il demonio mi insinuava nell‟animo i terribili castighi che mi aspettavano all‟inferno, facevo ricorso a mia Madre Maria, e la supplicavo gemendo: « O Madre, sapete che dovrò andare all‟inferno, ma non lo voglio davvero. Comunque sia, se Dio lo volesse, accetterei di buon cuore la sua santa volontà. Tuttavia, sono convinto che Dio non vorrà farmi mai andare in quel luogo di tormenti. Eppure, lo sento, merito solo di cadere in quel luogo di tenebre e umiliazioni. Vedo che in questo mondo non c‟è più nessuno che sia capace di amarmi. I miei stessi genitori, che rappresentano Dio sulla terra, mi maledicono [allusione a delle sofferenze intime che non ho il tempo di esporre qui, e dalle quali Teresa, anche in questo caso, fu preservata]. Come potrà dunque amarmi Dio? Comunque sia, o Madre, vogliate ugualmente aiutarmi a perseverare nella grazia di Dio sino alla fine. Aiutatemi a compiere perfettamente il lavoro che Dio vuole vedermi realizzare in questo mondo: aiutatemi a seguire la sua volontà in ogni cosa. La mia vita è una sofferenza continua, sotto ogni aspetto. Ma se tale è la volontà di Dio nei miei riguardi, accetto tutto di buon cuore. E se un giorno per mia colpa dovessi mancare, dovessi dispiacere a Dio e meritare un castigo eterno, vi chiedo ancora di aiutarmi eternamente a sopportare questo castigo per glorificare la volontà di Dio. Penso che il demonio temesse molto questa preghiera. Così, quando mi sentivo turbato, non mancavo mai di ripetere queste parole, e la Santa Vergine mi rispondeva sempre con una consolazione soprannaturale di cui è impossibile descrivere tutta la forza misteriosa... In seguito feci anche un esame di coscienza seguito da una confessione generale, ed esposi al mio confessore tutte le circostanze dolorose della mia vita. Durante la mia prima confessione, mi aveva detto subito: « Tra le colpe che hai accusato, non c‟è niente che abbia recato pena al buon Dio ». Anche questa volta, mi disse in nome di Dio: « Accetta di buon grado queste prove e offrile a Dio. Puoi essere certo che se Dio ti ha inviato la croce, è segno che ti ha scelto ». Ma non ho parlato del fatto più grave: l‟attacco più profondo fu quello contro l‟Eucarestia. Dopo essere stato un “piccolo starets” venerato dai suoi compagni perché si comunicava tutti i giorni, si scatenò la persecuzione: “Ero diventato senza rendermene conto una lampada che obbligava tutti a guardare la luce... Vedendo questo, il demonio, folle per la rabbia, era fermamente deciso a dichiarare la guerra al figlio benedetto della Santa Vergine... Seguendo la sua tattica di battaglia, voleva tagliare la strada per mezzo della quale arrivava alla mia anima il nutrimento spirituale, nutrimento unico che non era altro che il Corpo Sacro di Gesù...” Un “consiglio popolare” riunito dai catechisti gli vieta di comunicarsi. Lo riempiono di botte e gli pongono delle domande difficili sull‟Eucarestia... degne del Processo di Giovanna D‟Arco. Van risponde: Non ho mai sentito parlare di queste cose segrete; tutto ciò che conosco è la dottrina che mia madre mi ha insegnato... Non oso contraddirvi, ma se mi impedite di comunicarmi, non posso vivere. – Chi ti ha detto che non puoi vivere senza comunicarti? Allora noialtri saremmo tutti dei morti? – Non oso dire che siete dei morti, ma se poteste comprendere da soli ciò che siete, sarebbe meglio.” Allora gli permisero di comunicarsi “ma con la proibizione di mangiare, per vedere se vivrai o morirai.” L‟indomani andai di nuovo a comunicarmi, ma era per l‟ultima volta. Quel giorno, dopo la comunione, sentii il mio cuore più arido del solito e fui invaso da una tristezza indescrivibile. Ero estremamente turbato dalle domande che mi avevano fatto.
I catechisti, infatti, si erano appellati alla vita degli antichi santi per paragonarli alla mia. Sostenevano che costoro “si comunicavano un giorno, e facevano un anno di azione di grazie. Si preparavano per mesi, tuttavia quando veniva il momento di comunicarsi, si battevano il petto dicendo: « Non ne siamo ancora degni... ». Poi mi lessero dei passaggi della vita di santi che, di fatto, si comunicavano davvero poco spesso... Se paragonati a me, c‟era una differenza enorme... Cominciai dunque a turbarmi, convinto di essere stato veramente temerario. Però, riflettendoci, mi dicevo: impossibile che mia madre mi abbia indotto in errore. Ora, secondo lei, se qualcuno ha coscienza di non avere dei peccati mortali e possiede la grazia santificante nella sua anima, quando desidera veramente ricevere Gesù può liberamente presentarsi alla tavola santa e comunicarsi. [È esattamente la dottrina che Pio X aveva definito all’inizio del secolo, dopo la battaglia condotta in modo speciale da Teresa. Qui si vede chiaramente all’opera l’infallibilità del popolo cristiano contro i sofismi del demonio.] Ma, in quel momento, queste parole non avevano più forza sufficiente per tranquillizzarmi. Ero turbato e soffrivo enormemente, poiché senza esserne degno come i santi, avevo osato in modo temerario comunicarmi tutti i giorni. Più cercavo di sciogliere la questione, più si imbrogliava e più la ferita inflitta al mio cuore si aggravava. Non sapevo a chi fare ricorso per aprire la mia coscienza... e arrivai al punto di non osare più comunicarmi tutti i giorni. Da quel momento persi la mia fonte di Gioia... La mia anima fu invasa da una tristezza indescrivibile: una nuvola velava il sole e mi impediva di vedere la verità... Provavo un continuo disgusto e una nostalgia come di qualcosa al di fuori dalla mia portata.
A causa di questa tristezza difficile da esprimere, ero colpito da terribili accessi di febbre. Deliravo senza sosta e chiedevo di ritornare da mia madre. Benché gli accessi passassero in fretta, la tristezza non mi lasciava mai un istante. E come conseguenza di tutto questo, il mio corpo si consumava rapidamente come la mia anima; non avevo voglia di mangiare, dormivo poco, ero impressionabile e il mio viso era diventato pallido e scarno. ... Dio mi ha lasciato errare in una foresta deserta, e nelle tenebre cercavo la strada da seguire... Tutte queste contraddizioni furono per il mio cuore una causa di lacerazione, tanto che un giorno giunsi a pensare come i catechisti che Dio è giusto, ma poiché gli uomini sono peccatori non possono avvicinarsi a Lui. Di conseguenza, non potendo essere vicini a Dio, si abbandonano alla sequela del demonio... In quella parrocchia, non ho mai sentito nessuno parlare della bontà di Dio; neanche nelle omelie fatte in chiesa, non una sola frase che esortasse alla fiducia in Dio... Giorno dopo giorno mi sentivo sempre più vittima di una forza che mi portava lontano da Dio. Non osavo mettere in pratica le cose così come le concepivo nel mio animo, dato che non potevo trovare nessuno cui confidare i miei pensieri. Perciò ho dovuto sopportare tutto in silenzio fino al giorno in cui incontrai mia sorella santa Teresa sulla collina Quanguyen, cioè cinque anni più tardi. Se non osavo più fare la comunione tutti i giorni, era a causa di questo timore. Sì, nella mia vita spirituale ero continuamente dominato dal timore. Gesù nel Santissimo Sacramento era il mio unico amico, mai il mio cuore amante si allontanava da lui. Tuttavia qualcosa tormentava l‟anima del suo piccolo amico, che non osava più riceverlo tutti i giorni. Egli era vittima di un‟opinione erronea, degna di essere calpestata, secondo la quale Gesù non può essere accomodante come lo sono gli uomini. Ahimè! Quanto è malvagio chi mi ha portato ad avere una tale concezione di Gesù! A quel tempo, non sapevo che offrirmi a Lui, io, il suo piccolo amico. Non potevo che esprimergli i miei sentimenti con uno sguardo d‟amore carico di un ardente desiderio: essere un giorno liberato dal giogo di questa crudele concezione. Molto spesso, avevo un tale desiderio di unirmi a Gesù che scoppiavo in singhiozzi. Non capivo perché mi dicessero sempre che non ne ero degno e che Gesù non era contento. Oh! In quel momento, Gesù era il solo capace di comprendermi veramente. Se si tiene conto della fragilità della psicologia infantile, le sofferenze che Van ha subito tra i sette e i dieci anni mi sembrano quasi più terribili di quelle sopportate alla fine della sua vita. Sono stupito da questo scatenamento infernale che aggiungeva alla persecuzione fisica una persecuzione morale degna di quella inflitta a Giovanna d‟Arco – persecuzione tesa a far vacillare in lei la fiducia nelle voci interiori che avevano guidato tutta la sua vita. Questa persecuzione si esercita proprio contro la fiducia dei bambini, contro il desiderio di Gesù di donarsi a loro nell‟Eucarestia. I giudici riuscirono a turbare Giovanna d‟Arco, fino a insinuare nel suo cuore un dubbio nei confronti delle voci. Allo stesso modo i persecutori di Van riuscirono a convincerlo che non doveva più fare la comunione, facendolo precipitare così in una tristezza opprimente ispirata dal demonio. Quando dico che è un martire della via dell‟infanzia, è evidente che non esagero. Non so come siano stati esattamente gli ultimi momenti della sua vita, ma faccio fatica a pensare che siano stati più terribili di quelli di cui parlo in questo momento. Tuttavia, Van non capiva il senso della sofferenza, ne aveva paura come qualsiasi bambino: il dono della forza gli è stato donato attraverso la tenerezza di Maria associata al fuoco dell‟Eucarestia. Grazie a lei ha resistito agli attacchi morali e fisici, grazie a lei la sua vita è rimasta nonostante tutto un‟esultanza crocifissa appartenente all‟ordine di ciò che “occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, e che Dio riserva a coloro che l‟amano.”
LA GRAZIA DI NATALE
Poco a poco, la pace ritornò nel mio cuore, e quando arrivò la festa di Natale di quell‟anno [1940], la mia anima aveva ritrovato tutta la sua vitalità. Ricordo molto dolce, impresso nella mia memoria per sempre, fin nei minimi dettagli. Non so se quel giorno Santa Teresa sia intervenuta in qualche modo; rimane che la grazia ricevuta in quella notte benedetta non differisce in nulla da quella che Teresa a sua volta ricevette [Natale 1886]
Capivo, in quell‟anno, che il mio regalo di Natale era stato preparato dalle lacrime e dalle sofferenze dei mesi che avevo appena vissuto. Ma il senso misterioso della sofferenza mi sfuggiva completamente, e così anche la ragione per cui Dio me la mandava. Perciò, invece di rallegrarmi di dover soffrire, ne ero naturalmente afflitto. In seguito, Dio mi farà capire che la sofferenza è la sua santa e misteriosa volontà, è il regalo dell‟Amore... Comincia la messa di mezzanotte. Il mio cuore si prepara con cura a ricevere Gesù. Nella mia anima c‟è buio e freddo, come in una scura notte d‟inverno. Non so più dove cercare la luce e un po‟ d‟amore per riscaldare la dimora vuota del mio cuore. In quel momento, Gesù solo è tutta la mia speranza. Sospiro per la sua venuta... e soltanto per la sua venuta. L‟ora tanto desiderata arriva... ed ecco che abbraccio Gesù presente nel mio cuore. Una gioia immensa si è impadronita di tutta la mia anima; sono fuori di me, come se avessi trovato il tesoro più prezioso mai incontrato nella mia vita... Quale felicità! E quale dolcezza! Perché in quel momento le mie sofferenze mi sembravano così belle? Impossibile dirlo, impossibile descrivere questa bellezza prendendo a paragone una qualche bellezza della terra. Tutto quello che posso dire è che Dio mi ha dato un tesoro, il regalo più prezioso dell‟Amore. In un attimo, la mia anima era interamente trasformata. Non avevo più paura della sofferenza. Al contrario, me ne rallegravo e mi faceva piacere trovare delle occasioni di soffrire. Il mio stendardo sventolerà ormai sulla collina dell‟Amore. Dio mi ha affidato una missione: quella di cambiare la sofferenza in felicità. Non sopprimo la sofferenza, ma la cambio in felicità. La mia vita, attingendo la sua forza dall‟Amore, non sarà più che sorgente di felicità. Prima di tutto, ho potuto vincere me stesso. Tante volte, il mio carattere troppo sensibile mi ha fatto soffrire molto più degli avvenimenti riprovevoli che mi colpivano dall‟esterno. Sentivo in quel momento il cuore leggero e affrontavo tutto ciò che era sofferenza.
LA STORIA DI UN‟ANIMA
Per capire l‟importanza dell‟intervento di Teresa nella vita di Van, bisogna partire dallo scoraggiamento provocato in lui dalla lettura della vita dei santi. Le loro mortificazioni lo terrorizzano, come terrorizzano tutti: Nonostante il mio immenso desiderio di giungere alla santità, avevo la certezza che non ci sarei mai riuscito, perché per essere un santo bisogna digiunare, darsi una disciplina, portare una pietra al collo, delle catene e un cilicio, sopportare il freddo, la scabbia... ecc. Mio Dio! Se è così, rinuncio. Perché, per quel che capisco dopo aver letto diverse vite di santi, la santità si riassume molto semplicemente in queste pratiche esteriori, in estasi prolungate, e notti passate in preghiera, ecc. Tutte queste cose erano al di sopra delle mie forze, ero disperato in presenza di condizioni così difficili da realizzare, e traevo la conclusione che questo desiderio, nel mio caso, era una pura follia, una grave tentazione che bisognava respingere con fermezza. Ma non so perché più scacciavo questa tentazione, più essa mi assillava. Avevo un bel da fare a fuggirla, essa tornava con maggior insistenza. Spesso dovevo supplicare la Santa Vergine di liberarmi da questo pensiero inopportuno. Mi era evidentemente impossibile diventare un santo. C‟era effettivamente una contraddizione totale tra l‟idea di santità che Van presentiva e quella che gli era proposta, non dalla Chiesa, ma dai chierici, non dalla Parola di Dio, ma dai libri messi a sua disposizione. Teresa ha conosciuto a suo modo questa contraddizione, per questo ha avuto coscienza “di inventare una via nuova” destinata alle piccole anime, incapaci di non lasciarsi scoraggiare dallo spettacolo della santità „classica.‟ Non so in quale misura né in quale momento gli altri santi abbiano scoperto la loro impotenza. So soltanto che questa scoperta è il perno di quello che Teresa chiamerà la sua piccola via, di cui spiegherà a Van il segreto esplosivo e liberatore. Anche se tutti i santi hanno dovuto conoscere questo ostacolo e superarlo, ciascuno a suo modo, è un dato di fatto che nessuno l‟ha capito con la chiarezza di Teresa. Hanno dovuto tutti trarsi d‟impaccio in altri modi. Non mi assumo il compito di spiegare in questa sede il come. Dico soltanto che Van ci mostra con una straordinaria chiarezza che Teresa non s‟ingannava sentendo che Dio le aveva affidato la missione di aprire un cammino nuovo per le anime impaurite dallo spettacolo dei grandi santi così come i libri li presentavano, e così come loro stessi si sono presentati. Infatti, la luce di Teresa, questione di vita o di morte per Van e per tanti altri, non fu data loro in questo modo. Detto questo, si potrebbe credere che Van avrebbe potuto consolarsi pensando a quello che aveva già sofferto: un vero e proprio martirio. Ma questo pensiero non sfiora il suo animo, ed è lui che ha ragione, perché si tratta di altro. Van, infatti, è abitato dal presentimento bruciante della vera santità ancor prima di aver letto la Storia di un’anima – ed è proprio questo presentimento che esploderà letteralmente leggendo questo libro. Seguendo la mia idea personale, avrei voluto che la mia via di santità fosse conforme a questo pensiero di Sant‟Agostino: « Ama e fa ciò che vuoi ». Sì, avrei voluto che tutte le mie azioni, tutti i miei gesti fossero consacrati al servizio di Dio, nell‟intento di arrivare fino a Lui che è la perfezione assoluta. Ma come osare correre un tale rischio quando non ero ancora riuscito a trovare una sola guida ufficialmente riconosciuta per approvare come cosa ammissibile la mia concezione di santità? Ho anche passato in rassegna tutta la serie delle vite dei santi, senza trovarne uno solo che sia stato gioioso, che abbia riso e che si sia dimostrato vivace come me. Tutti, fin dalla loro infanzia, avevano dato prova di grande disposizione a sopportare la fame e a passare lunghe ore in preghiera. E i santi che avevano condotto una vita di peccato prima della conversione, avevano poi praticato penitenze corporali spaventose. Cercavo dunque un santo tale quale me lo figuravo, ma dove si era nascosto visto che non riuscivo a trovarlo da nessuna parte? Da solo poi, non osavo inventare una nuova via. Che fare allora? Il buon Dio doveva senza dubbio capirmi. Lo amavo e desideravo provargli il mio amore in qualsiasi modo, sia pure con un sorriso o un boccone di riso. Non amavo molto la disciplina, mi faceva sempre paura; ma quando si ama, che bisogno c‟è di darsi una disciplina? Di solito, le persone trovano più piacere in uno sguardo d‟amore che in mille regali. E per questo rimanevo sempre indeciso, non osando desiderare da solo di diventare un santo, malgrado tutto l‟amore che provavo per Dio. Ma ecco che Dio risponde a questo mio dubbio spinoso. Una sera, nell‟ora della visita al Santo Sacramento, all‟improvviso il mio spirito fu invaso da un pensiero strano che mi fece perdere tutta la dolcezza che gustavo: un pensiero che mi incitava a diventare un santo. Ah! Diventare un santo? Consideravo questo pensiero come una tentazione d‟orgoglio, lo scacciavo con tutte le mie forze, chiedendo anche alla Santa Vergine di venire in mio soccorso. Ma ero impotente davanti a questo pensiero, come se una forza soprannaturale mi avesse obbligato a fissarvi il mio spirito. No! Decisi di resistere... « Gesù, Maria, Giuseppe, venite in mio aiuto! ... » No! No! È impossibile che io diventi un santo. Ho una grande paura della disciplina, ho lo stomaco troppo debole per digiunare, e sono incapace di rimanere a lungo in ginocchio a meditare. « O mio Dio, venite in mio soccorso, liberatemi da questa tentazione ». Tremavo a forza di resistere, e non sapevo più a cosa ricorrere per farla finita con questo pensiero che perseguitava totalmente il mio spirito e il mio corpo. Ero estremamente inquieto, avevo paura che, dicendo di sì alla mia coscienza, avrei commesso un peccato per aver „osato desiderare di diventare un santo.‟ Rifiutavo dunque sempre in modo categorico e cercavo tutte le ragioni per respingere questo desiderio. Allora Van supplica la Madonna di dargli un segno per sapere se il suo desiderio viene da Dio o dal demonio, al fine di ritrovare la pace. Decide di rimettersi a Lei, di scegliere un libro a caso recitando una sorta di formula magica per dirigere la sua mano. La scelta cade su la Storia di un’anima... È tentato di non aprire il libro. “Che cos‟è questa Storia di un’anima e questa Teresa del Bambino Gesù? Assomiglia di certo a tanti altri: dalla nascita fino all‟ultimo respiro, ha avuto molte estasi e ha fatto una quantità di miracoli. Digiunava a pane e acqua, prendendo solo un pasto al giorno; passava le notti in preghiera e si dava la disciplina fino al sangue. Dopo la sua morte, il suo corpo spandeva un profumo molto gradevole, e sulla sua tomba sono accadute molte cose straordinarie; infine la Santa Chiesa l‟ha canonizzata, ecc .” Oh! Mia cara sorella, quel giorno avete dovuto senz‟altro fare uno sforzo per non ridere vedendo che mi permettevo con voi tali fanciullaggini. Ma voi eravate là ad aspettarmi, in modo che, alcuni minuti più tardi, il vostro piccolo fratello infelice avrebbe visto realizzarsi questa parola di Dio: « La pietra che hanno rigettato i costruttori, è divenuta la pietra d‟angolo ». Il libro che Van aveva appena rigettato senza pietà e con disgusto era il libro che conveniva perfettamente alla sua anima. Si potrebbe anche affermare che era la descrizione della sua stessa anima, la storia della sua stessa vita. Non cessavo di fissare il libro, ma non mi decidevo ad aprirlo per leggerlo: non mi ispirava nessuna simpatia. Ma avevo promesso di leggerlo e bisognava farlo. Dunque, presi il libro, andai a sedermi, e cominciai la lettura... Oh! Che libro interessante! In fretta girai le pagine fino all‟ultimo capitolo per vedere qual era la conclusione. In quel momento, non lo disprezzavo più. Tornai alla prima pagina e ricominciai la lettura. Al termine della prefazione, sentii subito la mia anima sollevata e traboccante di felicità. Mi consolavo dicendomi: diventare un santo in questo modo non è camminare nell‟unica via dei „santi di una volta‟; esistevano più strade che portavano alla santità. Continuai a leggere il primo capitolo. Non avevo letto più di due pagine, che i miei occhi si velarono a poco a poco, poi due torrenti di lacrime scesero sulle mie guance, inondando le pagine del libro. Impossibile continuare la lettura. Le mie lacrime erano allora la testimonianza del mio pentimento per l‟atteggiamento di prima, e nello stesso tempo una sorgente di gioia indescrivibile. Sì solo le lacrime che sgorgavano dal mio cuore per effetto di una forte emozione, erano capaci di esprimere l‟intensità della mia gioia. Avevo l‟impressione che il mio cuore si fosse sciolto in lacrime brucianti che inondavano il mio viso. Non comprendo come, a causa di una così grande gioia, mi fosse impossibile trattenere le lacrime. Quello che fece giungere al culmine la mia emozione, fu questo ragionamento di Teresa: « Se Dio si abbassasse solo verso i fiori più belli, simbolo dei santi Dottori, il Suo Amore non sarebbe un amore assoluto, perché è proprio dell‟amore di abbassarsi fino all‟estremo limite ». Poi prendendo l‟esempio del sole, scrive: « Come il sole rischiara insieme il cedro e il piccolo fiore, così l‟Astro divino illumina in modo particolare ciascuna delle anime grandi o piccole ». Oh! Che ragionamento semplice, nella sua profondità! Alla lettura di queste parole, ho potuto comprendere un po‟ l‟immensità del Cuore di Dio che supera tutti i limiti creati, segno del suo essere infinito. Così, senza aver bisogno di ragionare oltre, trovavo in questa parola la chiave che mi apriva una via diritta e gradevole che portava fino al vertice della perfezione. Ho capito che Dio è amore e che l‟Amore si accontenta di tutte le forme dell‟amore. Di conseguenza, posso santificarmi per mezzo delle mie piccole azioni... un sorriso, una parola o uno sguardo purché tutto sia fatto per amore. Oh! Quale felicità! Teresa è una santa che risponde interamente all‟idea che mi facevo della santità. Ormai non temo più di diventare un santo. Ho trovato una via che, meno di un secolo fa, è stata seguita da un‟anima, e quest‟anima è arrivata allo scopo supremo, così come molte altre anime che un tempo hanno seguito una via dolorosa e disseminata di spine. È la via dell‟Amore di Santa Teresa del Bambino Gesù. Le lacrime mi scendevano come una fonte inarrestabile. In tutta la mia vita forse non ho mai provato una così forte emozione, né versato così abbondanti lacrime. Tuttavia più piangevo, più mi sentivo il cuore leggero. E in cambio di queste lacrime visibili, provavo una gioia così soave, che avevo l‟impressione di non aver più il corpo, di non sentire più niente al di fuori di questa gioia indicibile. ... L‟indomani, mi alzai allegro, fresco e riposato, col cuore sempre traboccante di gioia; non avevo mai conosciuto un così bel mattino. Dopo l‟offerta della giornata, mi recai subito all‟altare di Maria e le dissi: « Santa Vergine, Madre mia, oggi è veramente il primo giorno in cui mi è dato di gustare una felicità così dolce; il giorno che mi introduce in una nuova via. Sento che Dio mi ama, e poiché mi ama mi ha chiamato a seguirlo sul sentiero della perfezione.
O Madre! Il suo Amore è veramente infinito, e alla vista di un tale amore, non so quali parole usare per manifestargli la mia riconoscenza, né quale cuore offrirgli che sia capace di un amore che risponda al suo Amore. Permettete che venga a voi con il mio povero cuore, che lo deponga nelle vostre mani, per offrirlo attraverso voi a Dio Trinità. Sapete bene che la degna offerta che presento a Dio Trinità non è nient‟altro che l‟Amore di Dio; ma per contenere quest‟Amore, non ho altro se non il mio povero cuore. D‟ora in avanti, vogliate, o Madre, guidarmi nella mia nuova via; vogliate insegnarmi ad amare Dio perfettamente e a offrirmi a Lui con una completa fiducia. Oso ancora esprimervi un desiderio: che io possa essere avvolto dal vostro amore come lo fu Teresa, il vostro piccolo fiore, bianco come la neve. Desidero pure che voi mi diate questa santa come guida nella sua „piccola via.‟ Oh! Quale felicità allora per me. Perché sento che la mia vita non può liberarsi dei sentimenti dell‟infanzia che Dio ha impresso nella mia anima come un dono innato. Dopo aver ricevuto la comunione, fui inondato come alla vigilia dalla felicità, e versai abbondanti lacrime, tuttavia meno a lungo del giorno precedente. Ancora sotto l‟influsso della felicità che mi inebriava, ebbi l‟ardire di dire a Gesù: « O Gesù, mio unico e amato Maestro, sapete che vi amo e che cerco solo di rispondere ai vostri desideri. Ieri sera, nonostante la mia ingratitudine verso di voi, mi avete chiamato a seguirvi sul cammino della santità. Avete fatto nascere nel mio spirito il desiderio di diventare santo; in seguito mi avete fatto trovare in modo molto semplice la piccola via lungo la quale avete guidato un tempo, Santa Teresa del Bambino Gesù; infine avete guidato la mano di questa piccola santa per scrivere, a beneficio delle piccole anime, i dolci consigli che l‟hanno orientata nella sua piccola via. Oggi, so che mi amate e che nel vostro immenso amore vi comportate con me come con un piccolo bambino. Oh! Quanto meritate di essere amato in cambio. Ormai sono deciso a camminare al vostro seguito secondo il vostro desiderio. E affinché ognuno dei miei passi sia conforme alla vostra volontà, desidero, o mio Dio, che mi accordiate il favore di darmi come guida Santa Teresa del Bambino Gesù, affinché mi insegni ad amarvi come conviene, perché sono molto ignorante. Accordatemi anche la grazia di perseverare nel vostro Amore sino alla fine, per poi amarvi eternamente nella patria dell‟Amore riservata solo a coloro che vi amano ». ... La vita spirituale di Teresa era identica alla mia.
I suoi pensieri e anche i suoi sì e i suoi no erano in armonia con i miei stessi pensieri e i piccoli fatti della mia vita... Così mi sentivo soffocare quando, guardando la mia vita passata, constatavo che non c‟era nessuna differenza tra i nostri due dolori. Veramente, non ho mai incontrato nella mia vita un libro che fosse così conforme ai miei pensieri e ai miei affetti come lo è la Storia di un’anima. E posso confessare che la storia dell‟anima di Teresa è la storia della mia anima, e che Teresa è la mia stessa anima.
TERESA PRENDE LA PAROLA
Nel momento in cui Van scoprì la Storia di un‟anima, viveva in un altro piccolo seminario, dove erano in tre... e neanche una donna per rammendare i loro abiti! “Il Superiore non voleva che disturbassimo le terziarie per questo lavoro. Lavare la biancheria era facile, ma rammendarla era per noi un grande supplizio.” Davanti a quel compito opprimente che impediva loro di giocare alle biglie, di passeggiare in montagna o raccogliere patate selvatiche, Van propone allora di scegliere una terziaria, la più simpatica, e di scriverle “per manifestarle che la scegliamo come nostra sorella maggiore: poi le affidiamo la responsabilità di rammendare i nostri abiti.” Una di loro accetta volentieri di occuparsi dei due seminaristi più piccoli ma non di Van, “capace di arrangiarsi da solo”! Ma Van esultò, perché questa “sfortuna” gli offriva una possibilità inaudita: ero arrivato nella mia lettura al passaggio in cui Teresa scrive: « Io, sempre abituata a seguire Celina, pensavo che Paolina si sarebbe forse sentita abbandonata, non avendo una piccola figlia; allora la guardai con tenerezza, e appoggiando la mia piccola testa sul suo cuore, dissi a mia volta: Paolina sarà la mia Mamma ». Allora capii chiaramente la parola di Teresa e feci come lei, dicendomi: « In questo momento Teresa si aspetta di avere un piccolo fratello; nessuno l‟ha ancora scelta come sorella, non si deve darle questo dispiacere ». Mi alzai dunque per andare in Chiesa, e inginocchiandomi ai piedi della statua di Santa Teresa, le dissi con cuore sincero: « Teresa sarà mia sorella ». Appena ebbi pronunciato queste parole, la mia anima fu invasa da una tale corrente di felicità che ne rimasi stupito e incapace di reagire con alcun pensiero personale. Ero interamente sotto l‟influenza di una forza soprannaturale che inondava la mia anima di una gioia indicibile. E questa forza mi spingeva a recarmi ai piedi della montagna. Uscii in fretta dalla chiesa e corsi nella sala di studio, per lasciare il mio libro Storia di un’anima. Hiên e Tam stavano ancora ridendo di lui. Scuotendo la testa, dissi loro con gioia: « Credete davvero che lo Scoiattolo [il suo soprannome] rimarrà senza una sorella? Aspettate e vedrete, anch‟io avrò una sorella spirituale proprio come si deve ». Spinto dalla forza spirituale che mi guidava, corsi ai piedi della montagna mentre l‟anima traboccava di una gioia che non potevo esprimere se non con i più svariati canti e mille salti da bambino... Saltavo di roccia in roccia, di prato in prato, gridando la mia felicità e riempiendo l‟aria di tutti i canti che conoscevo a memoria in vietnamita, in thô, in francese e in cinese. Oh! Come esprimere in parole umane tutta la felicità che gustavo allora? Posso rissumere solo con le parole di San Paolo: « Ciò che mai entrò in cuore di uomo... » Di colpo sussultai; sentivo chiamarmi per nome:
« Van, Van, mio caro fratellino! » Qualcuno mi chiama? Volsi lo sguardo intorno a me per vedere se veramente c‟era qualcuno che mi chiamava. Mi ricordo che la voce sembrava venire da destra. Incuriosito, convinto che ci fosse qualcuno, dentro di me ridevo e pensavo: è buffo! Quale terziaria mi può chiamare suo piccolo fratello in modo così intimo! Sentivo infatti chiaramente che era una voce di donna. Ancora pieno di stupore, intesi di nuovo, dolce come la brezza che passa, la stessa voce che mi chiamava: « Van! Mio caro fratellino! » Ero frastornato e quasi turbato, ma rimanevo calmo come di solito e indovinai subito che questa voce che mi chiamava era soprannaturale. Così mi affrettai a gridare con gioia:
- Oh! È mia sorella Teresa! ... La risposta non si fece aspettare:
- Sì, tua sorella Teresa è veramente qua. Ho sentito la tua voce e ho compreso a fondo il tuo cuore candido e puro. Vengo qui per rispondere alle tue parole che hanno avuto una eco nel mio cuore. Tu sarai d‟ora in poi il mio fratellino, così come tu mi hai scelta per essere la tua sorella maggiore. Da oggi, nessun ostacolo potrà separare le nostre anime, come un tempo accadeva. Sono già unite nel solo Amore di Dio. D‟ora in poi ti confiderò tutti i miei bei pensieri sull‟Amore, quello che è accaduto nella mia vita e che mi ha trasformato nell‟Amore infinito di Dio. Sai perché ci incontriamo oggi? È Dio stesso che ci ha preparato questo incontro. Vuole che le lezioni d‟amore che mi ha insegnato nel segreto della mia anima si perpetuino in questo mondo [sono io che sottolineo]. Per questo si è degnato di eleggerti suo piccolo segretario affinché tu svolga il lavoro che desidera affidarti. Ma prima di questa scelta, ha voluto il nostro incontro, per farti conoscere per mio tramite la tua bella missione. Van, fratellino mio, così come tu mi consideri santa secondo il tuo desiderio, allo stesso modo tu sei per me un‟anima secondo il mio desiderio. Dio mi ha concesso di conoscerti da molto tempo, ancor prima che tu esistessi. La tua vita è apparsa nello sguardo misterioso della Divinità, ed io ti ho visto nella luce che proveniva da questo misterioso sguardo. Ti ho visto, e Dio mi ha affidato il compito di vegliare su di te come l‟Angelo custode della tua vita. Ero con te, seguendoti passo dopo passo, come un padre accanto a suo figlio. Grande era la mia gioia quando vedevo nella tua anima dei punti di perfetta somiglianza con la mia, e una concezione dell‟Amore che non differiva per niente dalla mia. Questo è un effetto dell‟Amore divino, che nella sua Saggezza così ha disposto. Ieri, ti rammaricavi di avermi disprezzata. Non è assolutamente vero, poiché per amare o disprezzare qualcuno bisogna prima conoscerlo. Poiché ancora non mi conoscevi come avresti potuto disprezzarmi? Ti rammaricavi ancora dicendo: « Perché non vi ho conosciuta un po‟ prima! Da quanti timori illusori la mia vita sarebbe stata liberata; quanto più avrei potuto gustare gli incanti dell‟Amore ». Ma no, fratellino mio, le disposizioni della Provvidenza si realizzano necessariamente in un momento ben preciso che non può essere anticipato neanche di un secondo, e che non tollera neanche un istante di ritardo. Chissà? Se tu mi avessi conosciuto un‟ora prima, forse non avresti trovato ieri la fonte di grazia che ti ha inondato di felicità. È un mistero; noi possiamo credere solo nella misericordia di Dio nostro Padre che, nella sua saggezza, regola nei minimi dettagli la vita di ognuno di noi. Dunque, non hai più di che lamentarti, poiché Teresa è stata sempre la tua Teresa, e allo stesso modo tu, Van, sei stato il fratellino di Teresa fin dal momento in cui siamo esistiti entrambi nel pensiero di Dio. L‟ardore dei tuoi desideri fino a questo giorno ha fatto sì che il buon Dio ti conducesse alla verità. Egli prova una gran gioia vedendo che tu non cerchi altro che seguirlo e conoscere i mezzi per piacergli. Prova dunque a immaginare se ci può essere per un padre una gioia paragonabile a quella di vedere che il figlio lo segue ovunque, gli offre tutto quello che può raccogliere, e infine gli lascia tutta la libertà di portarlo tra le sue braccia e di accarezzarlo. Sì, prova a immaginare con quale amore questo bambino sarà amato dal padre. Potrà desiderare o chiedere qualcosa senza che suo padre glielo dia, andando anche oltre i suoi stessi desideri? E benché sia solo un piccolo bambino ingenuo, quale magnifica ricompensa il padre gli avrà già preparato per l‟avvenire? ... La tua anima è questo bambino che ho appena descritto. Hai corso al seguito di Gesù, cercando soltanto di fargli piacere. Proprio in questo consiste la santità. Hai praticato fino ad oggi questa santità, ma senza capirne bene la vera natura. Grazie alla sincerità del tuo cuore, questo errore non era volontario in te, proveniva soltanto da una mancanza di direzione. Così, lungi dal nuocerti, è stato per te occasione di progresso nella santità, poiché ne hai sofferto molto. Ormai non avrai più da temere questa concezione errata della santità, poiché una volta trasformato dall‟Amore divino, vedrai chiaramente che la santità consiste solo nell‟essere uno con la volontà di Dio. Ma questa unità è l‟opera dell‟Amore divino; quanto a te, devi solo amare e abbandonarti completamente all‟azione di questo Amore, e sarai perfetto. ... Van, fratellino mio, non piangere tanto presto. Dici che gli esseri umani, per mezzo di mille tormenti, ti hanno spogliato dei tuoi bei pensieri. Ma non è vero, perché la grazia di Dio ha degli effetti indistruttibili come Dio stesso. Di conseguenza, anche i dannati che bruciano nell‟inferno sono incapaci di distruggere gli effetti dell‟amore che Dio ha deposto nei loro cuori. Questo è il loro maggiore tormento (così, l’inferno non è vuoto...). Dunque, fratellino mio, cerca di ricordare bene se, in quei giorni, hai mai perso la fiducia in Dio. Hai mai osato pensare che Dio era degno di odio, e che meritava di essere scacciato dal tuo cuore? O per parlare più chiaramente: hai mai approvato come buoni gli atti di questi esseri disumani?
- No, non li ho mai approvati in modo così insensato. Mai ho perso la fiducia in Dio, perché se avessi abbandonato Dio, chi avrei potuto seguire? Inoltre, mi era oltremodo penoso costatare che nei miei rapporti con Dio c‟era come un velo che mi separava da lui.
- La tua risposta dimostra indubbiamente che il tuo cuore è sempre stato fedele a Dio, che hai compiuto perfettamente il tuo dovere di bambino, continuando a considerare Dio come tuo Padre e il tuo Divino Maestro. Di conseguenza, le crudeltà di questi esseri disumani nei tuoi riguardi devono essere considerate nient‟altro che un velo o uno strato di polvere che ha ricoperto i bei pensieri di cui non ti avrebbero mai potuto spogliare. E grazie alla tua sincerità, questo strato di polvere è già stato completamente tolto. ... Benché sia sempre Signore, Dio agisce con noi solo come un padre con il suo bambino. Quanto alla sua Maestà divina, la manifesta solo agli orgogliosi che resistono ai suoi comandamenti; voglio dire che Dio è forzato a mostrare la sua Maestà solo verso coloro che non amano i suoi sentimenti di Padre... Solo l‟infinito è capace di rendere il senso del nome di Padre dato a Dio Trinità... Dal giorno in cui i nostri progenitori hanno peccato, Dio ha dovuto far sentire la sua collera e infliggere un castigo all‟umanità (sottolineo ancora). E da allora, il timore che ha invaso il povero cuore umano fino a farlo tremare l‟ha privato anche del pensiero di un Dio, Padre infinitamente buono... Ma poiché l‟uomo, povero peccatore dominato dal timore, non osava più dare a Dio il nome di Padre, Dio stesso si è abbassato facendosi uomo, per ricordare ai suoi fratelli umani l‟esistenza di una fonte di grazia che l‟Amore del Padre aveva fatto scaturire e avrebbe continuato a scaturire senza fine. In seguito, Lui stesso, ci ha insegnato a chiamarlo Padre. Si, Dio è nostro Padre, nostro vero Padre. Padre ben reale e non Padre adottivo come lo descrivono molti oratori celebri che affermano: “Solo Gesù è vero Figlio di Dio; quanto a noi siamo solo dei figli adottivi.” Hanno torto! Ci può essere felicità paragonabile a quella di amarsi l‟un l‟altro, e di comunicarsi tutto ciò che si possiede? Agire così con Dio, significa dirgli un grazie che Egli gradisce più di migliaia di cantici commoventi. Se al contrario sei invaso dalla tristezza, digli ancora con un cuore sincero: “Ah! mio Dio, sono così triste...” Puoi raccontargli tutto quello che vuoi; puoi parlargli del gioco delle biglie, dei dispetti dei tuoi compagni, e se ti capita di arrabbiarti con qualcuno, confidalo al buon Dio in tutta sincerità. Dio ha piacere di ascoltare, anzi, molto di più, ha sete di sentire queste piccole storie di cui la gente è troppo avara con Lui. Le persone sono capaci di dedicare ore e ore a raccontare delle storie divertenti ai loro amici, ma quando si tratta del buon Dio che ha talmente sete di ascoltare storie simili, al punto di versare lacrime, non si trova nessuno per raccontargliene,” dice Teresa ridendo.
- Ma Dio conosce tutto? obbietta Van.
- Certo! Però, per “dare” l‟Amore e “ricevere” l‟Amore si deve abbassare al livello di uomo come te; e lo fa come se dimenticasse completamente di essere Dio, e come se dimenticasse di conoscere tutto, nella speranza di ascoltare una parola intima scaturita dal tuo cuore. Per dare un bacio al suo piccolo, un papà deve chinarsi profondamente fino al livello del suo viso,
o ancora prenderlo tra le sue braccia: in ogni caso, deve abbassarsi... per l‟Amore non c‟è nessuna difficoltà ad abbassarsi così. La sola difficoltà davanti alla quale Dio sembra essere impotente, è il costatare la nostra mancanza di amore e di fiducia in Lui. Teresa lo lascia dicendogli: “Ti do un bacio!” Van lo sente come una brezza leggera che lo invade di un tal piacere da farlo svenire: “Di questa gioia soave, mi rimane ancora qualcosa oggi, ma non so esattamente a cosa paragonarla.” La conversazione era durata ore, poiché Teresa prende il tempo di spiegare con pazienza, e Van discute molto, essendo “un discreto ragionatore.” Così impara a “dialogare in tutta semplicità con Dio, come lo fanno due amici. All‟inizio, temevo di farlo, ma in seguito, mi ci sono abituato.” Piaccia a Dio insegnarci a sua volta questo genere di scambio intimo, l‟admirabile commercium, il cui fuoco Gesù è venuto a gettare sulla terra. Che Van ce lo spieghi ancora più dettagliatamente di quanto non abbia fatto Teresa: questa sembra la missione precisa che Teresa gli ha affidato per prolungare la Storia di un’anima. Considerando ciò che San Giovanni della Croce ha detto sul potere delle anime che giungono all‟intimità perfetta, questo messaggio mi sembra veramente come una questione di vita o di morte. Teresa gli chiede ancora di essere l‟angelo consolatore del Santo Padre: “Di tutta l‟umanità, è colui che soffre di più, perché è Padre.” Gli chiede infine di pregare per la Francia e per il Vietnam: allora, Van ha una reazione davvero “violenta” – è il meno che si possa dire! Passi pregare per il Vietnam, ma pregare per questi diavoli di francesi colonialisti non val la pena. Scusatemi, sorella, se manco di cortesia verso di voi; ma penso che non si debba pregare per questa banda di diavoli bianchi, e non ho che un desiderio: domandare a Dio che la terra si apra per inghiottire tutta la loro razza nell‟inferno, come è accaduto un tempo agli israeliti che si ribellarono a Mosè. Chiederò un‟eccezione per i missionari... quanto agli altri francesi, che siano precipitati all‟inferno perché imparino chi siamo. ... Guai a voi, Francesi colonialisti, Dio, nella sua giustizia, vi punirà molto severamente per i vostri peccati... Teresa, mia santa e amata sorella, sapete senz‟altro che sono vietnamita! ... Sono molto arrabbiato! ... Avessi tra le mani anche una sola pistola, oserei alzare lo stendardo della rivolta per battermi contro i francesi; e anche se ne uccidessi uno solo, questo basterebbe a farmi contento. In uno spirito patriottico, ho sete del sangue francese come il cervo ha sete dell‟acqua.” Dimentica di aggiungervi la richiesta della sua prima comunione: “Date a tutti gli uomini una fede solida e perfetta... tranne che ai francesi! Che li si uccida e che vadano all‟inferno!” Davanti alla sua collera, Teresa resta in silenzio: “Appena ebbi finito di parlare, sentii la vergogna e il calore salirmi al viso.” Avrebbe detto a Van che ella stessa è francese? Che bisogna pregare per i propri nemici, amarli, benedire chi ci perseguita, ecc.? No: Teresa comprende che per lui noi siamo come dei nazisti...Ella risponde soltanto: “Una pistola, a che serve? Ti offro una tattica capace di uccidere migliaia e migliaia di francesi senza che sia necessario alzare lo stendardo della rivolta al prezzo di numerosi soldati: la tattica della preghiera. È la preghiera “che può uccidere il più gran numero di francesi... basta dire una breve formula di questo genere: « Ah! Gesù, vogliate cacciare l‟uomo peccatore dal cuore dei francesi... Venite in aiuto del Vietnam che si piega sotto il giogo della dominazione di questi peccatori ». Interrompo qui il racconto, ma è solo l‟inizio: Gesù e Maria, dopo Teresa, completeranno quella che si può chiamare la “educazione mistica” di Van... CONCLUSIONE
Appena sono venuto a conoscenza della vita e degli scritti di Marcel Van, sono stato subito colpito dall‟importanza dei propositi presentati come ispirati da Gesù, da Maria e da Teresa. Al pari di Giovanna d‟Arco insomma, Van ha sentito delle “voci,” come lei è stato perseguitato a causa della sua fiducia in Dio. Il suo candore fu sottoposto all‟inquisizione di una teologia demoniaca mirante a dimostrare che non era animato da uno spirito buono, che era indegno di fare la comunione, ecc. Van è dunque per il Vietnam un po‟ quello che Giovanna d‟Arco fu per la Francia, non per le sue vittorie ma per la sua sconfitta e il suo “martirio” che non fu riconosciuto come tale nel senso canonico, per motivi analoghi a quelli occorsi a Van. N.B. Le citazioni di Van sono tratte dalla traduzione ancora inedita (ahimé!) di Padre Boucher, Redentorista canadese.
Non si può prender alla leggera una vita che è cominciata come quella di Teresa, per terminare come quella di Giovanna d‟Arco. Questa aveva 19 anni quando è morta, 17 anni quando ha liberato Orléans, 12 o 13 anni quando ha sentito le sue voci. Ha dovuto quindi essere impregnata dalla luce del Cielo fin dai suoi più teneri anni, grazie alla sua famiglia. Se Van l‟avesse conosciuta senza aver prima ricevuto la luce sfolgorante della Storia di un’anima, avrebbe trovato subito un modello di santità molto diverso da quelli che aveva l‟abitudine di leggere, e più vicino al suo. Come Giovanna d‟Arco ha subito la persecuzione dei teologi – molto abili contro una ragazza di 18 anni, più grossolani contro un ragazzo di 7 anni, ma così perfidi e pericolosi nell‟indurlo a dubitare dell‟ispirazione divina, a dubitare insomma dello spirito di infanzia e della fiducia che era sua fin dalla culla. La questione decisiva che si poneva a proposito di Giovanna d‟Arco era quella delle sue voci: autentiche o no? Il processo ecclesiastico concluse che non lo erano, con grande supporto di argomenti teologici la cui potenza tenebrosa giunse a far vacillare questa povera ragazza di 18 anni che firmò un‟abiura: “Se persisto in questo rinnegamento, affermò lei allora, mi danno.” Il seguito è noto... Allo stesso modo, quando Van dovette fronteggiare l‟attacco energico dei catechisti, al pari di Giovanna d‟Arco ebbe un cedimento, come lei dubitò, al punto di convincersi di essere degno dell‟inferno. I suoi persecutori non gli dissero: “Le tue voci ti hanno ingannato,” poiché egli non sentiva ancora delle voci, ma lo Spirito Santo gli dettava già la verità sull‟Amore infinito di cui queste voci gli parleranno più tardi. Arrivarono a farlo dubitare del suo istinto, così non osò più comunicarsi, e perse la Gioia... Ma se le sue “voci” sono autentiche, la loro importanza è straordinaria: significano che Gesù e Maria vogliono passare attraverso un cuore di bambino per spiegare la via di Teresa in modo più dettagliato, e in tutte le lingue, cominciando dal vietnamita. Ecco quello che testimonio in quanto cristiano salvato dalla Misericordia, chiamato da Dio a donargli una fiducia che non avrei mai saputo offrirgli senza Teresa. Ora, per bocca di Van, Teresa porta delle precisazioni a questa fiducia. Si tratta di precisazioni che hanno un valore infinito. Non bisogna passare oltre ignorando tali scritti, come il sacerdote e il levita sulla strada di Gerico. Bisogna avere la serietà del buon Samaritano davanti alle ferite del cuore di Van che prolungano quelle del cuore di Teresa e, infine, quelle di Gesù stesso. Teresa voleva “passare il suo cielo a fare del bene sulla terra.” Ha proclamato con violenza “che non si ha mai abbastanza fiducia nel buon Dio onnipotente e misericordioso”: non si ha il diritto di ignorare le molteplici spiegazioni di cui ha chiesto a Van di essere il “segretario,” arricchite dal commentario di Gesù e di Maria. Così l‟uragano di gloria provocato dalla Storia di un’anima continua, e la Saggezza continua a gridare dai tetti per invitare i piccoli ad abbeverarsi alle acque del suo Amore infinito quasimodo geniti infantes, “come dei bambini appena nati.”

Festa di Teresa del Bambino Gesù, 1998 Fr. M.D. Molinié, o.p.


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