Miei
cari Amici, abbiamo celebrato quest‟anno, per la prima volta, la
messa di Teresa del Bambino Gesù, Dottore della Chiesa. In questa
occasione, ho pensato che nelle mie lettere c‟è una lacuna: non
ho mai parlato di Marcel Van, il cui messaggio prolunga quello di
Teresa per il nostro secolo. Dal 1928 al 1959, durante tutta la vita
di Van, Teresa ha vegliato su di lui, segretamente sino all‟età
di 12 anni. Poi si è rivelata con una forza straordinaria,
chiamandolo il suo “caro fratellino,” donandogli numerosi “baci,”
e soprattutto insegnandogli la sua “piccola via.” E di questa
“piccola via” Teresa ha chiesto a Van di essere il “segretario”
per i figli di questo secolo.
È
dunque una grave omissione non avere parlato prima nelle mie lettere
della figura di questo grande santo, e soprattutto delle luci
dottrinali che Teresa gli ha offerto a nostro beneficio. Voglio porvi
rimedio oggi stesso, in onore del nuovo Dottore della Chiesa che il
Papa ci ha dato.
Van
BAMBINO MARTIRE
Van
è nato il 15 marzo del 1928. Come Teresa, e altrettanto
precocemente, ha ricevuto, in seno a una famiglia cattolica ricca
d‟amore e materialmente agiata, la grazia di gustare il cielo con
un‟intensità altrettanto forte... e forse anche più forte di
quella di Teresa. La soavità indescrivibile di questo presentimento
di cui Teresa dirà più tardi: “Il cielo mi sembrava così
evidente che non potevo credere che gli atei fossero sinceri,”
costituisce la “confettura” promessa da Grignion de Montfort ai
figli di Maria. 7 Oso dire che fu immerso in questa soavità dal suo
battesimo (come Obelix nella pozione magica). In esso Van ha ricevuto
desideri ancora più forti di quelli che Teresa ebbe alla sua età
e questa soavità ha relativizzato in modo invisibile,
incomprensibile, ma perfettamente efficace, le sofferenze terribili
che Teresa non ha conosciuto con la stessa intensità, né
soprattutto così giovane. A 6 anni, si confessa per la prima volta,
“timidamente, ma con un cuore sincero... Dopo avermi ascoltato, il
parroco mi disse: tra le colpe che tu hai appena accusato non ce n‟è
nessuna che abbia fatto soffrire il Buon Dio (come Teresa!). Ti do il
permesso di comunicarti domani. Questo discorso colpì il mio
orecchio come il fragore di una grande onda... Avevo un solo
desiderio: che fosse ben presto l‟indomani. Presi la risoluzione di
non mangiare niente, con l‟intento che Gesù venendo in me potesse
giocare liberamente con la mia anima, poiché gli avevo chiesto di
venire sotto le sembianze di un bambino affinché mi fosse possibile
manifestarGli in modo del tutto naturale il mio amore di bambino.”
Racconta allora la sua Prima Comunione: 7 Vedi Volume 1, Lettera n.
7, nota n. 49 (ndt).
L‟ora
è suonata, il momento tanto desiderato è giunto. Mi avvicino
verso l‟altare con l‟anima traboccante di gioia. Non manco di
ricordare senza sosta a Gesù di venire in me sotto la forma di un
piccolo bambino... Tiro fuori dolcemente la lingua per ricevere il
Pane dell‟Amore. Il mio cuore sente una gioia straordinaria. Non so
cosa dire, non posso neanche più versare una sola lacrima per
esprimere tutta la felicità di cui la mia anima trabocca. Di fatto,
in quel momento la mia anima era come inghiottita nelle delizie
dell‟Amore. Se non parlavo, era solo perché non trovavo le parole
per esprimermi. Ancor più la mia anima era estasiata in presenza
dell‟Immensità di Dio, davanti al Quale non sono che un nulla
indegno. E se mi rendo conto che esisto ancora, il mio essere non è
nient‟altro che Gesù stesso che abita in me. In un istante sono
diventato come una goccia d‟acqua perduta nell‟oceano. Adesso non
rimane più che Gesù; ed io, sono solo il piccolo niente di Gesù.
È come dire che sono diventato Gesù, e che Gesù non è che uno
con me... [...] Purtroppo, questa concezione che avevo della
preghiera è stata per me più volte causa di tormento e alla fine
sono stato costretto ad abbandonarla per adeguarmi all‟opinione di
molti confessori e catechisti che affermavano che era meglio recitare
molte formule: « Queste cose, dette „voce del cuore,‟ sono solo
divagazioni e immaginazioni inutili. Anche se fossero possibili, è
solo più tardi, in Cielo, che potremo intrattenerci intimamente con
Dio in questo modo. Sulla terra bisogna recitare sempre molte
preghiere affinché Dio ci comprenda e possiamo ricevere le sue
grazie. Allora, nel mio rapporto con Dio ho perso tutta la mia
spontaneità, poiché ogni volta che mi intrattenevo con Lui,
invece di dire: « Mio Dio vi amo! » dovevo recitare questa formula:
« Mio Dio, vi amo con tutto il mio cuore, con tutte le mie forze,
ecc. » come se si trattasse di leggere un testo di meditazione. Per
questo motivo sentivo che c‟era una lacuna nel mio modo di amare.
Lo sapevo ma non osavo ammetterlo, per questo più tardi Dio mi
avrebbe inviato una santa per far rivivere questa concezione della
preghiera che ero stato obbligato ad abbandonare dalla mia infanzia.
Questa santa, è stata la piccola Teresa di cui avrò l‟occasione
di parlare più tardi. Gesù presente nella mia anima ha dovuto,
come me, rassegnarsi a rimanere in silenzio: la guardava senza dire
una parola, senza far sentire il più piccolo mormorio. La sola cosa
che potevamo fare era capirci a vicenda come due piccoli amici ancora
nella culla si scambiano sguardi silenziosi. E tuttavia ci capivamo
molto bene e ci amavamo molto intimamente. Le grazie che chiesi a
Gesù quel giorno possono riassumersi in queste due:
1
- Custodirmi puro da ogni peccato per amarLo con tutto il mio cuore.
2
- Accordare a tutti gli uomini una Fede solida e perfetta. La prima
grazia Dio l‟ha realizzata in me alla lettera... Nonostante tutte
le vicende della mia vita, a dispetto di tutte le brutture incontrate
sulla mia strada e degli scandali che avrebbero potuto trascinarmi in
colpe gravi, la grazia di Dio non ha smesso di avvolgere la mia anima
e di conservarle tutta la sua bellezza. Per quanto riguarda la
seconda grazia richiesta, solo più tardi in Cielo potrò vedere se
è stata accordata. Tuttavia, penso che il mio desiderio di vedere
gli uomini amare Dio e credere in Lui, mi abbia stimolato a fare
degli sforzi per accogliere una gran quantità di sacrifici e
preghiere. E ancora oggi ho lo stesso desiderio di allora... Le mie
impressioni erano quelle di Santa Teresa nella sera della sua Prima
Comunione. Questo giorno trascorso nella gioia fece posto a una notte
di una tristezza indescrivibile, così che la felicità del giorno
trascorso era incapace di ridarmi la gioia. Però, al solo pensiero
che l‟indomani avrei ricevuto di nuovo Gesù nel mio cuore, provai
un sentimento di pace e sentii il coraggio di accettare questa vita
di sofferenza. L‟abate Ngia mi permise di fare la comunione tutti i
giorni... Questa era la mia fonte di vita, e ogni volta che andavo a
ricevere Gesù la mia anima traboccava di gioia. Seconda
rassomiglianza con Teresa: Van ebbe, presto come lei, il desiderio
della vita religiosa. Dal giorno in cui ho cominciato a riflettere ho
desiderato consacrarmi a Dio, pur non avendo una nozione molto chiara
della vita religiosa. A partire dalla prima comunione, questo
desiderio è diventato sempre più pressante. Desideravo trovare un
luogo lontano dal mondo, pur sapendo che in questo luogo avrei dovuto
rinunciare a mio padre, a mia ma-dre, ai miei fratelli e sorelle
così come a tutte le dolcezze che mi venivano dalla mia famiglia
tanto amata. Ero pronto a fare questa scelta con gioia, pur di vivere
solo con Gesù che mi aveva inebriato del suo amore. Allora Van
lascia i suoi genitori a sette anni per entrare al servizio di Dio in
una specie di piccolo seminario con dei catechisti per i bambini. Non
vedo Teresa capace di lasciare la sua famiglia
a
quell‟età. Ella stessa riconosce che, senza la grazia di Natale,
non avrebbe mai potuto sopportare la separazione dai suoi. E la vita
in Carmelo, anche considerando le sue follie di mortificazioni
nascoste, rimane una vita di rose paragonata a quella sopportata da
Van in quel seminario molto particolare che era la parrocchia del
curato, al quale sua madre e lui stesso si erano affidati. Egli fu
quindi con ogni evidenza un bambino martire, martire dell‟Eucarestia
e della castità. Dall‟età di 7 anni i suoi maestri tentarono di
violentarlo. Van resiste con tutte le sue forze nonostante la
minaccia di essere sepolto vivo: allora gli proibiscono di
comunicarsi, facendogli delle domande imbarazzanti sull‟Eucarestia,
e rimproverandogli la sua temerarietà di volersi comunicare tutti i
giorni. Non solo Van è un bambino martire, ma è un martire della
via d‟infanzia. Prolunga la luce di Teresa offrendola alla prova di
una persecuzione che Teresa stessa non ha mai conosciuto: i capricci
tirannici della Madre Maria di Gonzaga sono amabili scherzi se
paragonati a ciò che Van ha dovuto subire. La persecuzione contro
la castità fu la più spettacolare, se non la più grave. Subirà
numerosi attacchi, e soprattutto l‟esempio continuo di una
dissolutezza degna di ciò che si potrebbe già definire
prostituzione infantile. Mai cederà, mai conoscerà il minimo
cedimento su questo punto. È un miracolo straordinario che supera
quello che ha conosciuto Teresa – prima di tutto perché era una
ragazza, quindi perché ha sempre vissuto in un ambiente protetto,
non avendo da guardarsi, come dice lei stessa, che dagli sguardi
degli Angeli...
A
più riprese questi attacchi lo metteranno in pericolo di morte.
Bisogna considerare, d‟altronde, che Van non ha mai esitato a
detestare i suoi torturatori, a rivoltarsi contro di loro e, quando
necessario, a far loro guerra. Appena Van entra sul sentiero di
guerra, non sembra godere della stessa delicatezza di coscienza di
cui fa prova nel campo della purezza. Vivendo in un contesto di
violenza, le sue collere potevano spingersi lontano. In un certo
senso, amava la guerra come amava il gioco (e il gioco della guerra),
con una passione impensabile in Teresa del Bambino Gesù. Un giorno,
una banda di ragazzi di cui fa parte saccheggia il presbiterio: Dopo
aver finito di distruggere, ci siamo messi d‟accordo di andare dal
vecchio catechista, ben decisi a dargli un mucchio di botte fino a
rompergli le ossa. Ma si era rintanato in un angolo della sua camera,
dopo aver chiuso la porta a chiave. Abbiamo picchiato alla porta
minacciandolo di morte. Alcuni di noi, di solito calmi, erano
diventati furiosi e minacciavano di incendiare la casa se il vecchio
non si fosse deciso a uscire... Per sua fortuna, seppe parlare
riuscì a parlare senza arroganza, altrimenti quel giorno lo avremmo
reso zoppo... Non avrei mai pensato che potessimo essere capaci di
eseguire gli ordini del nostro capo con una tale energia. La maggior
parte di noi aveva solo 12 anni o anche meno: io stesso ne avevo solo
10... Quando diventavamo furiosi, qualsiasi forza davanti a noi era
costretta a indietreggiare. In caso contrario, non c‟era che la
morte. Inoltre, potevamo farci forza anche del diritto. Così,
qualunque fossero le conseguenze, non avevamo paura di niente. Questa
dichiarazione non è davvero quella di un peccatore che si batte il
petto, né che si rifugia “col cuore spezzato dal pentimento”
nelle braccia della Misericordia. Se Van assomiglia a Teresa per il
presentimento del Cielo, se la supera di molto per le sofferenze
subite, sembra ignorare lo slancio del pubblicano. Tutti quelli che
lo hanno conosciuto sembrano averlo accusato di orgoglio, e questo
continuerà nei Redentoristi. Certamente c‟è molta ingiustizia
in questa accuse, ma forse non sono del tutto infondate. Ho letto che
si può ottenere dagli Asiatici tutto ciò che si vuole... tranne
il perdere la faccia. Di fatto Van e i suoi compagni non hanno mai
torto, non chiedono mai scusa, hanno sempre l‟ultima parola, e si
burlano dei loro persecutori tanto quanto li giudicano. Non chiudo la
questione, la lascio aperta... Tuttavia, mancando dell‟atteggiamento
del pubblicano e delle dolcezze della contrizione ha sentito il suo
peccato fino alla disperazione: Passando attraverso questa serie di
prove e di sofferenze, la mia anima ne era stata trasformata... In
poco tempo, arrivai a considerarmi come un essere degno di abominio.
Il demonio faceva nascere nel mio animo questo pensiero amaro: se gli
uomini non possono sopportarmi, potrà Dio sopportarmi più di
loro? Morirò presto e precipiterò nell‟inferno. Il giudizio di
Dio mi castiga fin da quaggiù. Questo pensiero aumentava ancor più
il mio timore. Avevo paura di morire all‟improvviso e di essere
trascinato all‟inferno dai demoni, persino senza ch‟io avessi
già scelto di andarvi. Malgrado ciò, avevo sempre una ferma
fiducia nella Madonna. E ogni volta che il demonio mi insinuava
nell‟animo i terribili castighi che mi aspettavano all‟inferno,
facevo ricorso a mia Madre Maria, e la supplicavo gemendo: « O
Madre, sapete che dovrò andare all‟inferno, ma non lo voglio
davvero. Comunque sia, se Dio lo volesse, accetterei di buon cuore la
sua santa volontà. Tuttavia, sono convinto che Dio non vorrà
farmi mai andare in quel luogo di tormenti. Eppure, lo sento, merito
solo di cadere in quel luogo di tenebre e umiliazioni. Vedo che in
questo mondo non c‟è più nessuno che sia capace di amarmi. I
miei stessi genitori, che rappresentano Dio sulla terra, mi
maledicono [allusione a delle sofferenze intime che non ho il tempo
di esporre qui, e dalle quali Teresa, anche in questo caso, fu
preservata]. Come potrà dunque amarmi Dio? Comunque sia, o Madre,
vogliate ugualmente aiutarmi a perseverare nella grazia di Dio sino
alla fine. Aiutatemi a compiere perfettamente il lavoro che Dio vuole
vedermi realizzare in questo mondo: aiutatemi a seguire la sua
volontà in ogni cosa. La mia vita è una sofferenza continua,
sotto ogni aspetto. Ma se tale è la volontà di Dio nei miei
riguardi, accetto tutto di buon cuore. E se un giorno per mia colpa
dovessi mancare, dovessi dispiacere a Dio e meritare un castigo
eterno, vi chiedo ancora di aiutarmi eternamente a sopportare questo
castigo per glorificare la volontà di Dio. Penso che il demonio
temesse molto questa preghiera. Così, quando mi sentivo turbato,
non mancavo mai di ripetere queste parole, e la Santa Vergine mi
rispondeva sempre con una consolazione soprannaturale di cui è
impossibile descrivere tutta la forza misteriosa... In seguito feci
anche un esame di coscienza seguito da una confessione generale, ed
esposi al mio confessore tutte le circostanze dolorose della mia
vita. Durante la mia prima confessione, mi aveva detto subito: « Tra
le colpe che hai accusato, non c‟è niente che abbia recato pena
al buon Dio ». Anche questa volta, mi disse in nome di Dio: «
Accetta di buon grado queste prove e offrile a Dio. Puoi essere certo
che se Dio ti ha inviato la croce, è segno che ti ha scelto ». Ma
non ho parlato del fatto più grave: l‟attacco più profondo fu
quello contro l‟Eucarestia. Dopo essere stato un “piccolo
starets” venerato dai suoi compagni perché si comunicava tutti i
giorni, si scatenò la persecuzione: “Ero diventato senza
rendermene conto una lampada che obbligava tutti a guardare la
luce... Vedendo questo, il demonio, folle per la rabbia, era
fermamente deciso a dichiarare la guerra al figlio benedetto della
Santa Vergine... Seguendo la sua tattica di battaglia, voleva
tagliare la strada per mezzo della quale arrivava alla mia anima il
nutrimento spirituale, nutrimento unico che non era altro che il
Corpo Sacro di Gesù...” Un “consiglio popolare” riunito dai
catechisti gli vieta di comunicarsi. Lo riempiono di botte e gli
pongono delle domande difficili sull‟Eucarestia... degne del
Processo di Giovanna D‟Arco. Van risponde: Non ho mai sentito
parlare di queste cose segrete; tutto ciò che conosco è la
dottrina che mia madre mi ha insegnato... Non oso contraddirvi, ma se
mi impedite di comunicarmi, non posso vivere. – Chi ti ha detto che
non puoi vivere senza comunicarti? Allora noialtri saremmo tutti dei
morti? – Non oso dire che siete dei morti, ma se poteste
comprendere da soli ciò che siete, sarebbe meglio.” Allora gli
permisero di comunicarsi “ma con la proibizione di mangiare, per
vedere se vivrai o morirai.” L‟indomani andai di nuovo a
comunicarmi, ma era per l‟ultima volta. Quel giorno, dopo la
comunione, sentii il mio cuore più arido del solito e fui invaso da
una tristezza indescrivibile. Ero estremamente turbato dalle domande
che mi avevano fatto.
I
catechisti, infatti, si erano appellati alla vita degli antichi santi
per paragonarli alla mia. Sostenevano che costoro “si comunicavano
un giorno, e facevano un anno di azione di grazie. Si preparavano per
mesi, tuttavia quando veniva il momento di comunicarsi, si battevano
il petto dicendo: « Non ne siamo ancora degni... ». Poi mi lessero
dei passaggi della vita di santi che, di fatto, si comunicavano
davvero poco spesso... Se paragonati a me, c‟era una differenza
enorme... Cominciai dunque a turbarmi, convinto di essere stato
veramente temerario. Però, riflettendoci, mi dicevo: impossibile
che mia madre mi abbia indotto in errore. Ora, secondo lei, se
qualcuno ha coscienza di non avere dei peccati mortali e possiede la
grazia santificante nella sua anima, quando desidera veramente
ricevere Gesù può liberamente presentarsi alla tavola santa e
comunicarsi. [È esattamente la dottrina che Pio X aveva definito
all’inizio del secolo, dopo la battaglia condotta in modo speciale
da Teresa. Qui si vede chiaramente all’opera l’infallibilità
del popolo cristiano contro i sofismi del demonio.] Ma, in quel
momento, queste parole non avevano più forza sufficiente per
tranquillizzarmi. Ero turbato e soffrivo enormemente, poiché senza
esserne degno come i santi, avevo osato in modo temerario comunicarmi
tutti i giorni. Più cercavo di sciogliere la questione, più si
imbrogliava e più la ferita inflitta al mio cuore si aggravava. Non
sapevo a chi fare ricorso per aprire la mia coscienza... e arrivai al
punto di non osare più comunicarmi tutti i giorni. Da quel momento
persi la mia fonte di Gioia... La mia anima fu invasa da una
tristezza indescrivibile: una nuvola velava il sole e mi impediva di
vedere la verità... Provavo un continuo disgusto e una nostalgia
come di qualcosa al di fuori dalla mia portata.
A
causa di questa tristezza difficile da esprimere, ero colpito da
terribili accessi di febbre. Deliravo senza sosta e chiedevo di
ritornare da mia madre. Benché gli accessi passassero in fretta, la
tristezza non mi lasciava mai un istante. E come conseguenza di tutto
questo, il mio corpo si consumava rapidamente come la mia anima; non
avevo voglia di mangiare, dormivo poco, ero impressionabile e il mio
viso era diventato pallido e scarno. ... Dio mi ha lasciato errare in
una foresta deserta, e nelle tenebre cercavo la strada da seguire...
Tutte queste contraddizioni furono per il mio cuore una causa di
lacerazione, tanto che un giorno giunsi a pensare come i catechisti
che Dio è giusto, ma poiché gli uomini sono peccatori non possono
avvicinarsi a Lui. Di conseguenza, non potendo essere vicini a Dio,
si abbandonano alla sequela del demonio... In quella parrocchia, non
ho mai sentito nessuno parlare della bontà di Dio; neanche nelle
omelie fatte in chiesa, non una sola frase che esortasse alla fiducia
in Dio... Giorno dopo giorno mi sentivo sempre più vittima di una
forza che mi portava lontano da Dio. Non osavo mettere in pratica le
cose così come le concepivo nel mio animo, dato che non potevo
trovare nessuno cui confidare i miei pensieri. Perciò ho dovuto
sopportare tutto in silenzio fino al giorno in cui incontrai mia
sorella santa Teresa sulla collina Quanguyen, cioè cinque anni più
tardi. Se non osavo più fare la comunione tutti i giorni, era a
causa di questo timore. Sì, nella mia vita spirituale ero
continuamente dominato dal timore. Gesù nel Santissimo Sacramento
era il mio unico amico, mai il mio cuore amante si allontanava da
lui. Tuttavia qualcosa tormentava l‟anima del suo piccolo amico,
che non osava più riceverlo tutti i giorni. Egli era vittima di
un‟opinione erronea, degna di essere calpestata, secondo la quale
Gesù non può essere accomodante come lo sono gli uomini. Ahimè!
Quanto è malvagio chi mi ha portato ad avere una tale concezione di
Gesù! A quel tempo, non sapevo che offrirmi a Lui, io, il suo
piccolo amico. Non potevo che esprimergli i miei sentimenti con uno
sguardo d‟amore carico di un ardente desiderio: essere un giorno
liberato dal giogo di questa crudele concezione. Molto spesso, avevo
un tale desiderio di unirmi a Gesù che scoppiavo in singhiozzi. Non
capivo perché mi dicessero sempre che non ne ero degno e che Gesù
non era contento. Oh! In quel momento, Gesù era il solo capace di
comprendermi veramente. Se si tiene conto della fragilità della
psicologia infantile, le sofferenze che Van ha subito tra i sette e i
dieci anni mi sembrano quasi più terribili di quelle sopportate
alla fine della sua vita. Sono stupito da questo scatenamento
infernale che aggiungeva alla persecuzione fisica una persecuzione
morale degna di quella inflitta a Giovanna d‟Arco – persecuzione
tesa a far vacillare in lei la fiducia nelle voci interiori che
avevano guidato tutta la sua vita. Questa persecuzione si esercita
proprio contro la fiducia dei bambini, contro il desiderio di Gesù
di donarsi a loro nell‟Eucarestia. I giudici riuscirono a turbare
Giovanna d‟Arco, fino a insinuare nel suo cuore un dubbio nei
confronti delle voci. Allo stesso modo i persecutori di Van
riuscirono a convincerlo che non doveva più fare la comunione,
facendolo precipitare così in una tristezza opprimente ispirata dal
demonio. Quando dico che è un martire della via dell‟infanzia, è
evidente che non esagero. Non so come siano stati esattamente gli
ultimi momenti della sua vita, ma faccio fatica a pensare che siano
stati più terribili di quelli di cui parlo in questo momento.
Tuttavia, Van non capiva il senso della sofferenza, ne aveva paura
come qualsiasi bambino: il dono della forza gli è stato donato
attraverso la tenerezza di Maria associata al fuoco dell‟Eucarestia.
Grazie a lei ha resistito agli attacchi morali e fisici, grazie a lei
la sua vita è rimasta nonostante tutto un‟esultanza crocifissa
appartenente all‟ordine di ciò che “occhio non vide, né
orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, e che Dio
riserva a coloro che l‟amano.”
LA
GRAZIA DI NATALE
Poco
a poco, la pace ritornò nel mio cuore, e quando arrivò la festa
di Natale di quell‟anno [1940], la mia anima aveva ritrovato tutta
la sua vitalità. Ricordo molto dolce, impresso nella mia memoria
per sempre, fin nei minimi dettagli. Non so se quel giorno Santa
Teresa sia intervenuta in qualche modo; rimane che la grazia ricevuta
in quella notte benedetta non differisce in nulla da quella che
Teresa a sua volta ricevette [Natale 1886]
Capivo,
in quell‟anno, che il mio regalo di Natale era stato preparato
dalle lacrime e dalle sofferenze dei mesi che avevo appena vissuto.
Ma il senso misterioso della sofferenza mi sfuggiva completamente, e
così anche la ragione per cui Dio me la mandava. Perciò, invece
di rallegrarmi di dover soffrire, ne ero naturalmente afflitto. In
seguito, Dio mi farà capire che la sofferenza è la sua santa e
misteriosa volontà, è il regalo dell‟Amore... Comincia la messa
di mezzanotte. Il mio cuore si prepara con cura a ricevere Gesù.
Nella mia anima c‟è buio e freddo, come in una scura notte
d‟inverno. Non so più dove cercare la luce e un po‟ d‟amore
per riscaldare la dimora vuota del mio cuore. In quel momento, Gesù
solo è tutta la mia speranza. Sospiro per la sua venuta... e
soltanto per la sua venuta. L‟ora tanto desiderata arriva... ed
ecco che abbraccio Gesù presente nel mio cuore. Una gioia immensa
si è impadronita di tutta la mia anima; sono fuori di me, come se
avessi trovato il tesoro più prezioso mai incontrato nella mia
vita... Quale felicità! E quale dolcezza! Perché in quel momento
le mie sofferenze mi sembravano così belle? Impossibile dirlo,
impossibile descrivere questa bellezza prendendo a paragone una
qualche bellezza della terra. Tutto quello che posso dire è che Dio
mi ha dato un tesoro, il regalo più prezioso dell‟Amore. In un
attimo, la mia anima era interamente trasformata. Non avevo più
paura della sofferenza. Al contrario, me ne rallegravo e mi faceva
piacere trovare delle occasioni di soffrire. Il mio stendardo
sventolerà ormai sulla collina dell‟Amore. Dio mi ha affidato una
missione: quella di cambiare la sofferenza in felicità. Non
sopprimo la sofferenza, ma la cambio in felicità. La mia vita,
attingendo la sua forza dall‟Amore, non sarà più che sorgente
di felicità. Prima di tutto, ho potuto vincere me stesso. Tante
volte, il mio carattere troppo sensibile mi ha fatto soffrire molto
più degli avvenimenti riprovevoli che mi colpivano dall‟esterno.
Sentivo in quel momento il cuore leggero e affrontavo tutto ciò che
era sofferenza.
LA
STORIA DI UN‟ANIMA
Per
capire l‟importanza dell‟intervento di Teresa nella vita di Van,
bisogna partire dallo scoraggiamento provocato in lui dalla lettura
della vita dei santi. Le loro mortificazioni lo terrorizzano, come
terrorizzano tutti: Nonostante il mio immenso desiderio di giungere
alla santità, avevo la certezza che non ci sarei mai riuscito,
perché per essere un santo bisogna digiunare, darsi una disciplina,
portare una pietra al collo, delle catene e un cilicio, sopportare il
freddo, la scabbia... ecc. Mio Dio! Se è così, rinuncio. Perché,
per quel che capisco dopo aver letto diverse vite di santi, la
santità si riassume molto semplicemente in queste pratiche
esteriori, in estasi prolungate, e notti passate in preghiera, ecc.
Tutte queste cose erano al di sopra delle mie forze, ero disperato in
presenza di condizioni così difficili da realizzare, e traevo la
conclusione che questo desiderio, nel mio caso, era una pura follia,
una grave tentazione che bisognava respingere con fermezza. Ma non so
perché più scacciavo questa tentazione, più essa mi assillava.
Avevo un bel da fare a fuggirla, essa tornava con maggior insistenza.
Spesso dovevo supplicare la Santa Vergine di liberarmi da questo
pensiero inopportuno. Mi era evidentemente impossibile diventare un
santo. C‟era effettivamente una contraddizione totale tra l‟idea
di santità che Van presentiva e quella che gli era proposta, non
dalla Chiesa, ma dai chierici, non dalla Parola di Dio, ma dai libri
messi a sua disposizione. Teresa ha conosciuto a suo modo questa
contraddizione, per questo ha avuto coscienza “di inventare una via
nuova” destinata alle piccole anime, incapaci di non lasciarsi
scoraggiare dallo spettacolo della santità „classica.‟ Non so
in quale misura né in quale momento gli altri santi abbiano
scoperto la loro impotenza. So soltanto che questa scoperta è il
perno di quello che Teresa chiamerà la sua piccola via, di cui
spiegherà a Van il segreto esplosivo e liberatore. Anche se tutti i
santi hanno dovuto conoscere questo ostacolo e superarlo, ciascuno a
suo modo, è un dato di fatto che nessuno l‟ha capito con la
chiarezza di Teresa. Hanno dovuto tutti trarsi d‟impaccio in altri
modi. Non mi assumo il compito di spiegare in questa sede il come.
Dico soltanto che Van ci mostra con una straordinaria chiarezza che
Teresa non s‟ingannava sentendo che Dio le aveva affidato la
missione di aprire un cammino nuovo per le anime impaurite dallo
spettacolo dei grandi santi così come i libri li presentavano, e
così come loro stessi si sono presentati. Infatti, la luce di
Teresa, questione di vita o di morte per Van e per tanti altri, non
fu data loro in questo modo. Detto questo, si potrebbe credere che
Van avrebbe potuto consolarsi pensando a quello che aveva già
sofferto: un vero e proprio martirio. Ma questo pensiero non sfiora
il suo animo, ed è lui che ha ragione, perché si tratta di altro.
Van, infatti, è abitato dal presentimento bruciante della vera
santità ancor prima di aver letto la Storia di un’anima – ed è
proprio questo presentimento che esploderà letteralmente leggendo
questo libro. Seguendo la mia idea personale, avrei voluto che la mia
via di santità fosse conforme a questo pensiero di Sant‟Agostino:
« Ama e fa ciò che vuoi ». Sì, avrei voluto che tutte le mie
azioni, tutti i miei gesti fossero consacrati al servizio di Dio,
nell‟intento di arrivare fino a Lui che è la perfezione assoluta.
Ma come osare correre un tale rischio quando non ero ancora riuscito
a trovare una sola guida ufficialmente riconosciuta per approvare
come cosa ammissibile la mia concezione di santità? Ho anche
passato in rassegna tutta la serie delle vite dei santi, senza
trovarne uno solo che sia stato gioioso, che abbia riso e che si sia
dimostrato vivace come me. Tutti, fin dalla loro infanzia, avevano
dato prova di grande disposizione a sopportare la fame e a passare
lunghe ore in preghiera. E i santi che avevano condotto una vita di
peccato prima della conversione, avevano poi praticato penitenze
corporali spaventose. Cercavo dunque un santo tale quale me lo
figuravo, ma dove si era nascosto visto che non riuscivo a trovarlo
da nessuna parte? Da solo poi, non osavo inventare una nuova via. Che
fare allora? Il buon Dio doveva senza dubbio capirmi. Lo amavo e
desideravo provargli il mio amore in qualsiasi modo, sia pure con un
sorriso o un boccone di riso. Non amavo molto la disciplina, mi
faceva sempre paura; ma quando si ama, che bisogno c‟è di darsi
una disciplina? Di solito, le persone trovano più piacere in uno
sguardo d‟amore che in mille regali. E per questo rimanevo sempre
indeciso, non osando desiderare da solo di diventare un santo,
malgrado tutto l‟amore che provavo per Dio. Ma ecco che Dio
risponde a questo mio dubbio spinoso. Una sera, nell‟ora della
visita al Santo Sacramento, all‟improvviso il mio spirito fu invaso
da un pensiero strano che mi fece perdere tutta la dolcezza che
gustavo: un pensiero che mi incitava a diventare un santo. Ah!
Diventare un santo? Consideravo questo pensiero come una tentazione
d‟orgoglio, lo scacciavo con tutte le mie forze, chiedendo anche
alla Santa Vergine di venire in mio soccorso. Ma ero impotente
davanti a questo pensiero, come se una forza soprannaturale mi avesse
obbligato a fissarvi il mio spirito. No! Decisi di resistere... «
Gesù, Maria, Giuseppe, venite in mio aiuto! ... » No! No! È
impossibile che io diventi un santo. Ho una grande paura della
disciplina, ho lo stomaco troppo debole per digiunare, e sono
incapace di rimanere a lungo in ginocchio a meditare. « O mio Dio,
venite in mio soccorso, liberatemi da questa tentazione ». Tremavo a
forza di resistere, e non sapevo più a cosa ricorrere per farla
finita con questo pensiero che perseguitava totalmente il mio spirito
e il mio corpo. Ero estremamente inquieto, avevo paura che, dicendo
di sì alla mia coscienza, avrei commesso un peccato per aver „osato
desiderare di diventare un santo.‟ Rifiutavo dunque sempre in modo
categorico e cercavo tutte le ragioni per respingere questo
desiderio. Allora Van supplica la Madonna di dargli un segno per
sapere se il suo desiderio viene da Dio o dal demonio, al fine di
ritrovare la pace. Decide di rimettersi a Lei, di scegliere un libro
a caso recitando una sorta di formula magica per dirigere la sua
mano. La scelta cade su la Storia di un’anima... È tentato di non
aprire il libro. “Che cos‟è questa Storia di un’anima e
questa Teresa del Bambino Gesù? Assomiglia di certo a tanti altri:
dalla nascita fino all‟ultimo respiro, ha avuto molte estasi e ha
fatto una quantità di miracoli. Digiunava a pane e acqua, prendendo
solo un pasto al giorno; passava le notti in preghiera e si dava la
disciplina fino al sangue. Dopo la sua morte, il suo corpo spandeva
un profumo molto gradevole, e sulla sua tomba sono accadute molte
cose straordinarie; infine la Santa Chiesa l‟ha canonizzata, ecc .”
Oh! Mia cara sorella, quel giorno avete dovuto senz‟altro fare uno
sforzo per non ridere vedendo che mi permettevo con voi tali
fanciullaggini. Ma voi eravate là ad aspettarmi, in modo che,
alcuni minuti più tardi, il vostro piccolo fratello infelice
avrebbe visto realizzarsi questa parola di Dio: « La pietra che
hanno rigettato i costruttori, è divenuta la pietra d‟angolo ».
Il libro che Van aveva appena rigettato senza pietà e con disgusto
era il libro che conveniva perfettamente alla sua anima. Si potrebbe
anche affermare che era la descrizione della sua stessa anima, la
storia della sua stessa vita. Non cessavo di fissare il libro, ma non
mi decidevo ad aprirlo per leggerlo: non mi ispirava nessuna
simpatia. Ma avevo promesso di leggerlo e bisognava farlo. Dunque,
presi il libro, andai a sedermi, e cominciai la lettura... Oh! Che
libro interessante! In fretta girai le pagine fino all‟ultimo
capitolo per vedere qual era la conclusione. In quel momento, non lo
disprezzavo più. Tornai alla prima pagina e ricominciai la lettura.
Al termine della prefazione, sentii subito la mia anima sollevata e
traboccante di felicità. Mi consolavo dicendomi: diventare un santo
in questo modo non è camminare nell‟unica via dei „santi di una
volta‟; esistevano più strade che portavano alla santità.
Continuai a leggere il primo capitolo. Non avevo letto più di due
pagine, che i miei occhi si velarono a poco a poco, poi due torrenti
di lacrime scesero sulle mie guance, inondando le pagine del libro.
Impossibile continuare la lettura. Le mie lacrime erano allora la
testimonianza del mio pentimento per l‟atteggiamento di prima, e
nello stesso tempo una sorgente di gioia indescrivibile. Sì solo le
lacrime che sgorgavano dal mio cuore per effetto di una forte
emozione, erano capaci di esprimere l‟intensità della mia gioia.
Avevo l‟impressione che il mio cuore si fosse sciolto in lacrime
brucianti che inondavano il mio viso. Non comprendo come, a causa di
una così grande gioia, mi fosse impossibile trattenere le lacrime.
Quello che fece giungere al culmine la mia emozione, fu questo
ragionamento di Teresa: « Se Dio si abbassasse solo verso i fiori
più belli, simbolo dei santi Dottori, il Suo Amore non sarebbe un
amore assoluto, perché è proprio dell‟amore di abbassarsi fino
all‟estremo limite ». Poi prendendo l‟esempio del sole, scrive:
« Come il sole rischiara insieme il cedro e il piccolo fiore, così
l‟Astro divino illumina in modo particolare ciascuna delle anime
grandi o piccole ». Oh! Che ragionamento semplice, nella sua
profondità! Alla lettura di queste parole, ho potuto comprendere un
po‟ l‟immensità del Cuore di Dio che supera tutti i limiti
creati, segno del suo essere infinito. Così, senza aver bisogno di
ragionare oltre, trovavo in questa parola la chiave che mi apriva una
via diritta e gradevole che portava fino al vertice della perfezione.
Ho capito che Dio è amore e che l‟Amore si accontenta di tutte le
forme dell‟amore. Di conseguenza, posso santificarmi per mezzo
delle mie piccole azioni... un sorriso, una parola o uno sguardo
purché tutto sia fatto per amore. Oh! Quale felicità! Teresa è
una santa che risponde interamente all‟idea che mi facevo della
santità. Ormai non temo più di diventare un santo. Ho trovato una
via che, meno di un secolo fa, è stata seguita da un‟anima, e
quest‟anima è arrivata allo scopo supremo, così come molte
altre anime che un tempo hanno seguito una via dolorosa e disseminata
di spine. È la via dell‟Amore di Santa Teresa del Bambino Gesù.
Le lacrime mi scendevano come una fonte inarrestabile. In tutta la
mia vita forse non ho mai provato una così forte emozione, né
versato così abbondanti lacrime. Tuttavia più piangevo, più mi
sentivo il cuore leggero. E in cambio di queste lacrime visibili,
provavo una gioia così soave, che avevo l‟impressione di non aver
più il corpo, di non sentire più niente al di fuori di questa
gioia indicibile. ... L‟indomani, mi alzai allegro, fresco e
riposato, col cuore sempre traboccante di gioia; non avevo mai
conosciuto un così bel mattino. Dopo l‟offerta della giornata, mi
recai subito all‟altare di Maria e le dissi: « Santa Vergine,
Madre mia, oggi è veramente il primo giorno in cui mi è dato di
gustare una felicità così dolce; il giorno che mi introduce in
una nuova via. Sento che Dio mi ama, e poiché mi ama mi ha chiamato
a seguirlo sul sentiero della perfezione.
O
Madre! Il suo Amore è veramente infinito, e alla vista di un tale
amore, non so quali parole usare per manifestargli la mia
riconoscenza, né quale cuore offrirgli che sia capace di un amore
che risponda al suo Amore. Permettete che venga a voi con il mio
povero cuore, che lo deponga nelle vostre mani, per offrirlo
attraverso voi a Dio Trinità. Sapete bene che la degna offerta che
presento a Dio Trinità non è nient‟altro che l‟Amore di Dio;
ma per contenere quest‟Amore, non ho altro se non il mio povero
cuore. D‟ora in avanti, vogliate, o Madre, guidarmi nella mia nuova
via; vogliate insegnarmi ad amare Dio perfettamente e a offrirmi a
Lui con una completa fiducia. Oso ancora esprimervi un desiderio: che
io possa essere avvolto dal vostro amore come lo fu Teresa, il vostro
piccolo fiore, bianco come la neve. Desidero pure che voi mi diate
questa santa come guida nella sua „piccola via.‟ Oh! Quale
felicità allora per me. Perché sento che la mia vita non può
liberarsi dei sentimenti dell‟infanzia che Dio ha impresso nella
mia anima come un dono innato. Dopo aver ricevuto la comunione, fui
inondato come alla vigilia dalla felicità, e versai abbondanti
lacrime, tuttavia meno a lungo del giorno precedente. Ancora sotto
l‟influsso della felicità che mi inebriava, ebbi l‟ardire di
dire a Gesù: « O Gesù, mio unico e amato Maestro, sapete che vi
amo e che cerco solo di rispondere ai vostri desideri. Ieri sera,
nonostante la mia ingratitudine verso di voi, mi avete chiamato a
seguirvi sul cammino della santità. Avete fatto nascere nel mio
spirito il desiderio di diventare santo; in seguito mi avete fatto
trovare in modo molto semplice la piccola via lungo la quale avete
guidato un tempo, Santa Teresa del Bambino Gesù; infine avete
guidato la mano di questa piccola santa per scrivere, a beneficio
delle piccole anime, i dolci consigli che l‟hanno orientata nella
sua piccola via. Oggi, so che mi amate e che nel vostro immenso amore
vi comportate con me come con un piccolo bambino. Oh! Quanto meritate
di essere amato in cambio. Ormai sono deciso a camminare al vostro
seguito secondo il vostro desiderio. E affinché ognuno dei miei
passi sia conforme alla vostra volontà, desidero, o mio Dio, che mi
accordiate il favore di darmi come guida Santa Teresa del Bambino
Gesù, affinché mi insegni ad amarvi come conviene, perché sono
molto ignorante. Accordatemi anche la grazia di perseverare nel
vostro Amore sino alla fine, per poi amarvi eternamente nella patria
dell‟Amore riservata solo a coloro che vi amano ». ... La vita
spirituale di Teresa era identica alla mia.
I
suoi pensieri e anche i suoi sì e i suoi no erano in armonia con i
miei stessi pensieri e i piccoli fatti della mia vita... Così mi
sentivo soffocare quando, guardando la mia vita passata, constatavo
che non c‟era nessuna differenza tra i nostri due dolori.
Veramente, non ho mai incontrato nella mia vita un libro che fosse
così conforme ai miei pensieri e ai miei affetti come lo è la
Storia di un’anima. E posso confessare che la storia dell‟anima
di Teresa è la storia della mia anima, e che Teresa è la mia
stessa anima.
TERESA
PRENDE LA PAROLA
Nel
momento in cui Van scoprì la Storia di un‟anima, viveva in un
altro piccolo seminario, dove erano in tre... e neanche una donna per
rammendare i loro abiti! “Il Superiore non voleva che disturbassimo
le terziarie per questo lavoro. Lavare la biancheria era facile, ma
rammendarla era per noi un grande supplizio.” Davanti a quel
compito opprimente che impediva loro di giocare alle biglie, di
passeggiare in montagna o raccogliere patate selvatiche, Van propone
allora di scegliere una terziaria, la più simpatica, e di scriverle
“per manifestarle che la scegliamo come nostra sorella maggiore:
poi le affidiamo la responsabilità di rammendare i nostri abiti.”
Una di loro accetta volentieri di occuparsi dei due seminaristi più
piccoli ma non di Van, “capace di arrangiarsi da solo”! Ma Van
esultò, perché questa “sfortuna” gli offriva una possibilità
inaudita: ero arrivato nella mia lettura al passaggio in cui Teresa
scrive: « Io, sempre abituata a seguire Celina, pensavo che Paolina
si sarebbe forse sentita abbandonata, non avendo una piccola figlia;
allora la guardai con tenerezza, e appoggiando la mia piccola testa
sul suo cuore, dissi a mia volta: Paolina sarà la mia Mamma ».
Allora capii chiaramente la parola di Teresa e feci come lei,
dicendomi: « In questo momento Teresa si aspetta di avere un piccolo
fratello; nessuno l‟ha ancora scelta come sorella, non si deve
darle questo dispiacere ». Mi alzai dunque per andare in Chiesa, e
inginocchiandomi ai piedi della statua di Santa Teresa, le dissi con
cuore sincero: « Teresa sarà mia sorella ». Appena ebbi
pronunciato queste parole, la mia anima fu invasa da una tale
corrente di felicità che ne rimasi stupito e incapace di reagire
con alcun pensiero personale. Ero interamente sotto l‟influenza di
una forza soprannaturale che inondava la mia anima di una gioia
indicibile. E questa forza mi spingeva a recarmi ai piedi della
montagna. Uscii in fretta dalla chiesa e corsi nella sala di studio,
per lasciare il mio libro Storia di un’anima. Hiên e Tam stavano
ancora ridendo di lui. Scuotendo la testa, dissi loro con gioia: «
Credete davvero che lo Scoiattolo [il suo soprannome] rimarrà senza
una sorella? Aspettate e vedrete, anch‟io avrò una sorella
spirituale proprio come si deve ». Spinto dalla forza spirituale che
mi guidava, corsi ai piedi della montagna mentre l‟anima traboccava
di una gioia che non potevo esprimere se non con i più svariati
canti e mille salti da bambino... Saltavo di roccia in roccia, di
prato in prato, gridando la mia felicità e riempiendo l‟aria di
tutti i canti che conoscevo a memoria in vietnamita, in thô, in
francese e in cinese. Oh! Come esprimere in parole umane tutta la
felicità che gustavo allora? Posso rissumere solo con le parole di
San Paolo: « Ciò che mai entrò in cuore di uomo... » Di colpo
sussultai; sentivo chiamarmi per nome:
«
Van, Van, mio caro fratellino! » Qualcuno mi chiama? Volsi lo
sguardo intorno a me per vedere se veramente c‟era qualcuno che mi
chiamava. Mi ricordo che la voce sembrava venire da destra.
Incuriosito, convinto che ci fosse qualcuno, dentro di me ridevo e
pensavo: è buffo! Quale terziaria mi può chiamare suo piccolo
fratello in modo così intimo! Sentivo infatti chiaramente che era
una voce di donna. Ancora pieno di stupore, intesi di nuovo, dolce
come la brezza che passa, la stessa voce che mi chiamava: « Van! Mio
caro fratellino! » Ero frastornato e quasi turbato, ma rimanevo
calmo come di solito e indovinai subito che questa voce che mi
chiamava era soprannaturale. Così mi affrettai a gridare con gioia:
-
Oh! È mia sorella Teresa! ... La risposta non si fece aspettare:
-
Sì, tua sorella Teresa è veramente qua. Ho sentito la tua voce e
ho compreso a fondo il tuo cuore candido e puro. Vengo qui per
rispondere alle tue parole che hanno avuto una eco nel mio cuore. Tu
sarai d‟ora in poi il mio fratellino, così come tu mi hai scelta
per essere la tua sorella maggiore. Da oggi, nessun ostacolo potrà
separare le nostre anime, come un tempo accadeva. Sono già unite
nel solo Amore di Dio. D‟ora in poi ti confiderò tutti i miei bei
pensieri sull‟Amore, quello che è accaduto nella mia vita e che
mi ha trasformato nell‟Amore infinito di Dio. Sai perché ci
incontriamo oggi? È Dio stesso che ci ha preparato questo incontro.
Vuole che le lezioni d‟amore che mi ha insegnato nel segreto della
mia anima si perpetuino in questo mondo [sono io che sottolineo]. Per
questo si è degnato di eleggerti suo piccolo segretario affinché
tu svolga il lavoro che desidera affidarti. Ma prima di questa
scelta, ha voluto il nostro incontro, per farti conoscere per mio
tramite la tua bella missione. Van, fratellino mio, così come tu mi
consideri santa secondo il tuo desiderio, allo stesso modo tu sei per
me un‟anima secondo il mio desiderio. Dio mi ha concesso di
conoscerti da molto tempo, ancor prima che tu esistessi. La tua vita
è apparsa nello sguardo misterioso della Divinità, ed io ti ho
visto nella luce che proveniva da questo misterioso sguardo. Ti ho
visto, e Dio mi ha affidato il compito di vegliare su di te come
l‟Angelo custode della tua vita. Ero con te, seguendoti passo dopo
passo, come un padre accanto a suo figlio. Grande era la mia gioia
quando vedevo nella tua anima dei punti di perfetta somiglianza con
la mia, e una concezione dell‟Amore che non differiva per niente
dalla mia. Questo è un effetto dell‟Amore divino, che nella sua
Saggezza così ha disposto. Ieri, ti rammaricavi di avermi
disprezzata. Non è assolutamente vero, poiché per amare o
disprezzare qualcuno bisogna prima conoscerlo. Poiché ancora non mi
conoscevi come avresti potuto disprezzarmi? Ti rammaricavi ancora
dicendo: « Perché non vi ho conosciuta un po‟ prima! Da quanti
timori illusori la mia vita sarebbe stata liberata; quanto più
avrei potuto gustare gli incanti dell‟Amore ». Ma no, fratellino
mio, le disposizioni della Provvidenza si realizzano necessariamente
in un momento ben preciso che non può essere anticipato neanche di
un secondo, e che non tollera neanche un istante di ritardo. Chissà?
Se tu mi avessi conosciuto un‟ora prima, forse non avresti trovato
ieri la fonte di grazia che ti ha inondato di felicità. È un
mistero; noi possiamo credere solo nella misericordia di Dio nostro
Padre che, nella sua saggezza, regola nei minimi dettagli la vita di
ognuno di noi. Dunque, non hai più di che lamentarti, poiché
Teresa è stata sempre la tua Teresa, e allo stesso modo tu, Van,
sei stato il fratellino di Teresa fin dal momento in cui siamo
esistiti entrambi nel pensiero di Dio. L‟ardore dei tuoi desideri
fino a questo giorno ha fatto sì che il buon Dio ti conducesse alla
verità. Egli prova una gran gioia vedendo che tu non cerchi altro
che seguirlo e conoscere i mezzi per piacergli. Prova dunque a
immaginare se ci può essere per un padre una gioia paragonabile a
quella di vedere che il figlio lo segue ovunque, gli offre tutto
quello che può raccogliere, e infine gli lascia tutta la libertà
di portarlo tra le sue braccia e di accarezzarlo. Sì, prova a
immaginare con quale amore questo bambino sarà amato dal padre.
Potrà desiderare o chiedere qualcosa senza che suo padre glielo
dia, andando anche oltre i suoi stessi desideri? E benché sia solo
un piccolo bambino ingenuo, quale magnifica ricompensa il padre gli
avrà già preparato per l‟avvenire? ... La tua anima è questo
bambino che ho appena descritto. Hai corso al seguito di Gesù,
cercando soltanto di fargli piacere. Proprio in questo consiste la
santità. Hai praticato fino ad oggi questa santità, ma senza
capirne bene la vera natura. Grazie alla sincerità del tuo cuore,
questo errore non era volontario in te, proveniva soltanto da una
mancanza di direzione. Così, lungi dal nuocerti, è stato per te
occasione di progresso nella santità, poiché ne hai sofferto
molto. Ormai non avrai più da temere questa concezione errata della
santità, poiché una volta trasformato dall‟Amore divino, vedrai
chiaramente che la santità consiste solo nell‟essere uno con la
volontà di Dio. Ma questa unità è l‟opera dell‟Amore
divino; quanto a te, devi solo amare e abbandonarti completamente
all‟azione di questo Amore, e sarai perfetto. ... Van, fratellino
mio, non piangere tanto presto. Dici che gli esseri umani, per mezzo
di mille tormenti, ti hanno spogliato dei tuoi bei pensieri. Ma non
è vero, perché la grazia di Dio ha degli effetti indistruttibili
come Dio stesso. Di conseguenza, anche i dannati che bruciano
nell‟inferno sono incapaci di distruggere gli effetti dell‟amore
che Dio ha deposto nei loro cuori. Questo è il loro maggiore
tormento (così, l’inferno non è vuoto...). Dunque, fratellino
mio, cerca di ricordare bene se, in quei giorni, hai mai perso la
fiducia in Dio. Hai mai osato pensare che Dio era degno di odio, e
che meritava di essere scacciato dal tuo cuore? O per parlare più
chiaramente: hai mai approvato come buoni gli atti di questi esseri
disumani?
-
No, non li ho mai approvati in modo così insensato. Mai ho perso la
fiducia in Dio, perché se avessi abbandonato Dio, chi avrei potuto
seguire? Inoltre, mi era oltremodo penoso costatare che nei miei
rapporti con Dio c‟era come un velo che mi separava da lui.
-
La tua risposta dimostra indubbiamente che il tuo cuore è sempre
stato fedele a Dio, che hai compiuto perfettamente il tuo dovere di
bambino, continuando a considerare Dio come tuo Padre e il tuo Divino
Maestro. Di conseguenza, le crudeltà di questi esseri disumani nei
tuoi riguardi devono essere considerate nient‟altro che un velo o
uno strato di polvere che ha ricoperto i bei pensieri di cui non ti
avrebbero mai potuto spogliare. E grazie alla tua sincerità, questo
strato di polvere è già stato completamente tolto. ... Benché
sia sempre Signore, Dio agisce con noi solo come un padre con il suo
bambino. Quanto alla sua Maestà divina, la manifesta solo agli
orgogliosi che resistono ai suoi comandamenti; voglio dire che Dio è
forzato a mostrare la sua Maestà solo verso coloro che non amano i
suoi sentimenti di Padre... Solo l‟infinito è capace di rendere
il senso del nome di Padre dato a Dio Trinità... Dal giorno in cui
i nostri progenitori hanno peccato, Dio ha dovuto far sentire la sua
collera e infliggere un castigo all‟umanità (sottolineo ancora).
E da allora, il timore che ha invaso il povero cuore umano fino a
farlo tremare l‟ha privato anche del pensiero di un Dio, Padre
infinitamente buono... Ma poiché l‟uomo, povero peccatore
dominato dal timore, non osava più dare a Dio il nome di Padre, Dio
stesso si è abbassato facendosi uomo, per ricordare ai suoi
fratelli umani l‟esistenza di una fonte di grazia che l‟Amore del
Padre aveva fatto scaturire e avrebbe continuato a scaturire senza
fine. In seguito, Lui stesso, ci ha insegnato a chiamarlo Padre. Si,
Dio è nostro Padre, nostro vero Padre. Padre ben reale e non Padre
adottivo come lo descrivono molti oratori celebri che affermano:
“Solo Gesù è vero Figlio di Dio; quanto a noi siamo solo dei
figli adottivi.” Hanno torto! Ci può essere felicità
paragonabile a quella di amarsi l‟un l‟altro, e di comunicarsi
tutto ciò che si possiede? Agire così con Dio, significa dirgli
un grazie che Egli gradisce più di migliaia di cantici commoventi.
Se al contrario sei invaso dalla tristezza, digli ancora con un cuore
sincero: “Ah! mio Dio, sono così triste...” Puoi raccontargli
tutto quello che vuoi; puoi parlargli del gioco delle biglie, dei
dispetti dei tuoi compagni, e se ti capita di arrabbiarti con
qualcuno, confidalo al buon Dio in tutta sincerità. Dio ha piacere
di ascoltare, anzi, molto di più, ha sete di sentire queste piccole
storie di cui la gente è troppo avara con Lui. Le persone sono
capaci di dedicare ore e ore a raccontare delle storie divertenti ai
loro amici, ma quando si tratta del buon Dio che ha talmente sete di
ascoltare storie simili, al punto di versare lacrime, non si trova
nessuno per raccontargliene,” dice Teresa ridendo.
-
Ma Dio conosce tutto? obbietta Van.
-
Certo! Però, per “dare” l‟Amore e “ricevere” l‟Amore si
deve abbassare al livello di uomo come te; e lo fa come se
dimenticasse completamente di essere Dio, e come se dimenticasse di
conoscere tutto, nella speranza di ascoltare una parola intima
scaturita dal tuo cuore. Per dare un bacio al suo piccolo, un papà
deve chinarsi profondamente fino al livello del suo viso,
o
ancora prenderlo tra le sue braccia: in ogni caso, deve abbassarsi...
per l‟Amore non c‟è nessuna difficoltà ad abbassarsi così.
La sola difficoltà davanti alla quale Dio sembra essere impotente,
è il costatare la nostra mancanza di amore e di fiducia in Lui.
Teresa lo lascia dicendogli: “Ti do un bacio!” Van lo sente come
una brezza leggera che lo invade di un tal piacere da farlo svenire:
“Di questa gioia soave, mi rimane ancora qualcosa oggi, ma non so
esattamente a cosa paragonarla.” La conversazione era durata ore,
poiché Teresa prende il tempo di spiegare con pazienza, e Van
discute molto, essendo “un discreto ragionatore.” Così impara a
“dialogare in tutta semplicità con Dio, come lo fanno due amici.
All‟inizio, temevo di farlo, ma in seguito, mi ci sono abituato.”
Piaccia a Dio insegnarci a sua volta questo genere di scambio intimo,
l‟admirabile commercium, il cui fuoco Gesù è venuto a gettare
sulla terra. Che Van ce lo spieghi ancora più dettagliatamente di
quanto non abbia fatto Teresa: questa sembra la missione precisa che
Teresa gli ha affidato per prolungare la Storia di un’anima.
Considerando ciò che San Giovanni della Croce ha detto sul potere
delle anime che giungono all‟intimità perfetta, questo messaggio
mi sembra veramente come una questione di vita o di morte. Teresa gli
chiede ancora di essere l‟angelo consolatore del Santo Padre: “Di
tutta l‟umanità, è colui che soffre di più, perché è
Padre.” Gli chiede infine di pregare per la Francia e per il
Vietnam: allora, Van ha una reazione davvero “violenta” – è
il meno che si possa dire! Passi pregare per il Vietnam, ma pregare
per questi diavoli di francesi colonialisti non val la pena.
Scusatemi, sorella, se manco di cortesia verso di voi; ma penso che
non si debba pregare per questa banda di diavoli bianchi, e non ho
che un desiderio: domandare a Dio che la terra si apra per
inghiottire tutta la loro razza nell‟inferno, come è accaduto un
tempo agli israeliti che si ribellarono a Mosè. Chiederò
un‟eccezione per i missionari... quanto agli altri francesi, che
siano precipitati all‟inferno perché imparino chi siamo. ... Guai
a voi, Francesi colonialisti, Dio, nella sua giustizia, vi punirà
molto severamente per i vostri peccati... Teresa, mia santa e amata
sorella, sapete senz‟altro che sono vietnamita! ... Sono molto
arrabbiato! ... Avessi tra le mani anche una sola pistola, oserei
alzare lo stendardo della rivolta per battermi contro i francesi; e
anche se ne uccidessi uno solo, questo basterebbe a farmi contento.
In uno spirito patriottico, ho sete del sangue francese come il cervo
ha sete dell‟acqua.” Dimentica di aggiungervi la richiesta della
sua prima comunione: “Date a tutti gli uomini una fede solida e
perfetta... tranne che ai francesi! Che li si uccida e che vadano
all‟inferno!” Davanti alla sua collera, Teresa resta in silenzio:
“Appena ebbi finito di parlare, sentii la vergogna e il calore
salirmi al viso.” Avrebbe detto a Van che ella stessa è francese?
Che bisogna pregare per i propri nemici, amarli, benedire chi ci
perseguita, ecc.? No: Teresa comprende che per lui noi siamo come dei
nazisti...Ella risponde soltanto: “Una pistola, a che serve? Ti
offro una tattica capace di uccidere migliaia e migliaia di francesi
senza che sia necessario alzare lo stendardo della rivolta al prezzo
di numerosi soldati: la tattica della preghiera. È la preghiera
“che può uccidere il più gran numero di francesi... basta dire
una breve formula di questo genere: « Ah! Gesù, vogliate cacciare
l‟uomo peccatore dal cuore dei francesi... Venite in aiuto del
Vietnam che si piega sotto il giogo della dominazione di questi
peccatori ». Interrompo qui il racconto, ma è solo l‟inizio:
Gesù e Maria, dopo Teresa, completeranno quella che si può
chiamare la “educazione mistica” di Van... CONCLUSIONE
Appena
sono venuto a conoscenza della vita e degli scritti di Marcel Van,
sono stato subito colpito dall‟importanza dei propositi presentati
come ispirati da Gesù, da Maria e da Teresa. Al pari di Giovanna
d‟Arco insomma, Van ha sentito delle “voci,” come lei è stato
perseguitato a causa della sua fiducia in Dio. Il suo candore fu
sottoposto all‟inquisizione di una teologia demoniaca mirante a
dimostrare che non era animato da uno spirito buono, che era indegno
di fare la comunione, ecc. Van è dunque per il Vietnam un po‟
quello che Giovanna d‟Arco fu per la Francia, non per le sue
vittorie ma per la sua sconfitta e il suo “martirio” che non fu
riconosciuto come tale nel senso canonico, per motivi analoghi a
quelli occorsi a Van. N.B. Le citazioni di Van sono tratte dalla
traduzione ancora inedita (ahimé!) di Padre Boucher, Redentorista
canadese.
Non
si può prender alla leggera una vita che è cominciata come quella
di Teresa, per terminare come quella di Giovanna d‟Arco. Questa
aveva 19 anni quando è morta, 17 anni quando ha liberato Orléans,
12 o 13 anni quando ha sentito le sue voci. Ha dovuto quindi essere
impregnata dalla luce del Cielo fin dai suoi più teneri anni,
grazie alla sua famiglia. Se Van l‟avesse conosciuta senza aver
prima ricevuto la luce sfolgorante della Storia di un’anima,
avrebbe trovato subito un modello di santità molto diverso da
quelli che aveva l‟abitudine di leggere, e più vicino al suo.
Come Giovanna d‟Arco ha subito la persecuzione dei teologi –
molto abili contro una ragazza di 18 anni, più grossolani contro un
ragazzo di 7 anni, ma così perfidi e pericolosi nell‟indurlo a
dubitare dell‟ispirazione divina, a dubitare insomma dello spirito
di infanzia e della fiducia che era sua fin dalla culla. La questione
decisiva che si poneva a proposito di Giovanna d‟Arco era quella
delle sue voci: autentiche o no? Il processo ecclesiastico concluse
che non lo erano, con grande supporto di argomenti teologici la cui
potenza tenebrosa giunse a far vacillare questa povera ragazza di 18
anni che firmò un‟abiura: “Se persisto in questo rinnegamento,
affermò lei allora, mi danno.” Il seguito è noto... Allo stesso
modo, quando Van dovette fronteggiare l‟attacco energico dei
catechisti, al pari di Giovanna d‟Arco ebbe un cedimento, come lei
dubitò, al punto di convincersi di essere degno dell‟inferno. I
suoi persecutori non gli dissero: “Le tue voci ti hanno ingannato,”
poiché egli non sentiva ancora delle voci, ma lo Spirito Santo gli
dettava già la verità sull‟Amore infinito di cui queste voci
gli parleranno più tardi. Arrivarono a farlo dubitare del suo
istinto, così non osò più comunicarsi, e perse la Gioia... Ma
se le sue “voci” sono autentiche, la loro importanza è
straordinaria: significano che Gesù e Maria vogliono passare
attraverso un cuore di bambino per spiegare la via di Teresa in modo
più dettagliato, e in tutte le lingue, cominciando dal vietnamita.
Ecco quello che testimonio in quanto cristiano salvato dalla
Misericordia, chiamato da Dio a donargli una fiducia che non avrei
mai saputo offrirgli senza Teresa. Ora, per bocca di Van, Teresa
porta delle precisazioni a questa fiducia. Si tratta di precisazioni
che hanno un valore infinito. Non bisogna passare oltre ignorando
tali scritti, come il sacerdote e il levita sulla strada di Gerico.
Bisogna avere la serietà del buon Samaritano davanti alle ferite
del cuore di Van che prolungano quelle del cuore di Teresa e, infine,
quelle di Gesù stesso. Teresa voleva “passare il suo cielo a fare
del bene sulla terra.” Ha proclamato con violenza “che non si ha
mai abbastanza fiducia nel buon Dio onnipotente e misericordioso”:
non si ha il diritto di ignorare le molteplici spiegazioni di cui ha
chiesto a Van di essere il “segretario,” arricchite dal
commentario di Gesù e di Maria. Così l‟uragano di gloria
provocato dalla Storia di un’anima continua, e la Saggezza continua
a gridare dai tetti per invitare i piccoli ad abbeverarsi alle acque
del suo Amore infinito quasimodo geniti infantes, “come dei bambini
appena nati.”
Festa
di Teresa del Bambino Gesù, 1998 Fr. M.D. Molinié, o.p.
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