San
Massimo il confessore
Nato verso il 580 a Costantinopoli e
morto in esilio nel Caucaso, nel 662, Massimo deve il suo titolo di
«confessore» alla costanza con cui si oppose a/fa corrente
teologica monotelita, che negava la volontà umana del Cristo. Il
vigore e la chiarezza del suo pensiero, ispirato da Gregario
Nazianzeno e da Dionigi l'Areopagita, fanno di lui uno dei teologi
più profondi dell'antichità cristiana.
Il mistero del Verbo incarnato sta al centro della sua meditazione. Dandoci una interpretazione originale della parabola della lampada, egli descrive qui con eccezionale abilità l'azione illuminatrice esercitata nella Chiesa da Cristo, Parola di Dio.
Il mistero del Verbo incarnato sta al centro della sua meditazione. Dandoci una interpretazione originale della parabola della lampada, egli descrive qui con eccezionale abilità l'azione illuminatrice esercitata nella Chiesa da Cristo, Parola di Dio.
La lampada posta sul candelabro è la
vera luce del Padre, quella che illumina ogni uomo che viene nel
mondo: il nostro Signore Gesù Cristo, che prendendo la nostra carne,
s'è fatto e s'è chiamato lampada. Colui cioè che è per natura
Sapienza e Parola del Padre; colui che nella Chiesa di Dio è
proclamato dalla fede; colui che è esaltato e fatto risplendere tra
i popoli con una vita virtuosa grazie all'osservanza dei
comandamenti, e che brilla per tutti quelli che sono nella casa, cioè
in questo mondo. Così infatti afferma lo stesso Dio e Verbo: Nessuno
accende una lucerna e la mette
sotto il moggio, ma
sul candelabro, dove brilla
per tutti quelli che sono nella casa (Mt.
5, 15). Egli chiama evidente mente se stesso lucerna, in
quanto è Dio per natura e s'è fatto carne secondo l'economia della
salvezza... Credo che anche il grande Davide pensasse a questo quando
chiamò lucerna il Signore, dicendo: Lucerna
per i miei piedi è la
tua legge, e luce
sui miei sentieri (Sal. 118,
105). Il mio Salvatore e mio Dio è liberatore dalle tenebre
dell'ignoranza e del vizio: è per questo che anche dalla Scrittura è
stato detto lucerna. Lui solo, dissipando quale lucerna la caligine
dell'ignoranza e le tenebre del peccato, si è fatto per tutti
cammino di salvezza. Mediante la virtù e la conoscenza, egli porta
al Padre quelli che vogliono percorrere questa via di giustizia con
l'osservanza dei comandamenti di Dio.
Quanto al candelabro, è la Santa Chiesa. Basata sulla sua predicazione, la Parola di Dio splende e illumina con lo sfavillio della verità tutti quelli che si trovano in questo mondo, come fossero in una casa, riempiendo le menti di tutti della conoscenza di Dio...
La Parola non vuole in nessun modo essere tenuta sotto il moggio: essa vuoi essere posta ben in alto, dove più sublime è la bellezza della Chiesa. Tenuta infatti sotto la lettera della Legge come sotto un maggio, la Parola lasciò tutti privi della luce eterna, senza dare la contemplazione spirituale a quanti cercavano di svestirsi del senso ingannevole, capace soltanto d'illusione, atto a percepire solo le cose corruttibili. Ma posta sul candelabro che è la Chiesa, cioè sul culto razionale nello Spirito, essa illumina tutti... Perché la lettera, se non è compresa spiritualmente, ha solo il senso limitato della sua espressione, e non permette alla forza di quel che è stato scritto di aprirsi una strada verso l'intelligenza...
Se accendiamo dunque la lucerna, cioè la Parola luminosa della conoscenza, con la contemplazione e con la azione, non mettiamola sotto il maggio, al fine di non essere condannati per aver circoscritto entro la lettera !'incomprensibile forza della Sapienza. Mettiamola piuttosto sopra il candelabro, cioè sulla santa Chiesa, sulla sommità della vera contemplazione, perché possa far risplendere su tutti la luce della divina verità.
Quanto al candelabro, è la Santa Chiesa. Basata sulla sua predicazione, la Parola di Dio splende e illumina con lo sfavillio della verità tutti quelli che si trovano in questo mondo, come fossero in una casa, riempiendo le menti di tutti della conoscenza di Dio...
La Parola non vuole in nessun modo essere tenuta sotto il moggio: essa vuoi essere posta ben in alto, dove più sublime è la bellezza della Chiesa. Tenuta infatti sotto la lettera della Legge come sotto un maggio, la Parola lasciò tutti privi della luce eterna, senza dare la contemplazione spirituale a quanti cercavano di svestirsi del senso ingannevole, capace soltanto d'illusione, atto a percepire solo le cose corruttibili. Ma posta sul candelabro che è la Chiesa, cioè sul culto razionale nello Spirito, essa illumina tutti... Perché la lettera, se non è compresa spiritualmente, ha solo il senso limitato della sua espressione, e non permette alla forza di quel che è stato scritto di aprirsi una strada verso l'intelligenza...
Se accendiamo dunque la lucerna, cioè la Parola luminosa della conoscenza, con la contemplazione e con la azione, non mettiamola sotto il maggio, al fine di non essere condannati per aver circoscritto entro la lettera !'incomprensibile forza della Sapienza. Mettiamola piuttosto sopra il candelabro, cioè sulla santa Chiesa, sulla sommità della vera contemplazione, perché possa far risplendere su tutti la luce della divina verità.
Quesito 63 a Talassio
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