Visione
rivelatrice dello stato di tre anime, due delle quali non conosceva
affatto. La terza è di una sua penitente e che dopo conobbe.
Pietrelcina,
21 luglio 1913
J.M.J.D.F.C.
Mio
carissimo padre, domenica mattina (1), dopo la celebrazione della
santa messa, ecco ciò che mi accadde. Il mio spirito si è sentito
in un subito trasportato da una forza superiore in una spaziosissima
stanza tutta folgoreggiante di luce vivissima. Su di un alto trono
tempestato di gemme vidi assisa una signora di rara bellezza,
quest'era la Vergine santissima, avendo in grembo il bambino, il
quale aveva un atteggiamento maestoso, un volto splendido e luminoso
più del sole. Intorno una grande moltitudine di angioli sotto forme
assai risplendenti. In fondo di questa gran sala vi erano due lettini
ed in ognuno di essi vi era una persona che, a giudicar
dall'apparenza, dovevano essere sofferenti assai. Una di essa era
sofferentissima, da sembrare che da un momento all'altro avesse da
dare l'ultimo saluto alla vita. Di fronte al trono dove era assisa la
Vergine vi si trovava tutta assorta nella contemplazione un'altra
persona, la quale era la felicità personificata. Il fanciullo che
era nel grembo della Vergine ne discende e, seguito dalla Madre e
dagli angioli, si dirige verso quella persona che era in orazione. Le
gitta le braccia al collo, la stringe forte forte al petto, le dà
infiniti baci con altre innumerevoli carezze. Lo stesso fa la Vergine
e gli angioli. Si avvia poi verso i letti dove stavano le due persone
inferme. Ad una di esse che è a sedere in mezzo al letto il bambino
le rivolge solo alcune parole di conforto assai fredde però, e con
un fare poco cerimonioso. All'altra inferma che è distesa nel letto
e che ha più bisogno di conforto non la degna di uno sguardo; e
come se avesse orrore anche a castigarla, ordinò agli angioli che
l'avessero percossa. Questi non esitarono punto ad eseguire l'ordine
ricevuto. Si accostano all'inferma, uno di essi la prende per una
mano e gli altri cominciarono a percuoterla con pugni, con calci e
con schiaffi.
A
guardare questa scena sembrava una crudeltà. Caso strano e
meraviglioso! La poverina non si lamenta, ma con un filo di voce in
gola ripete: "o benignissimo Gesù, abbi misericordia di me,
mentre dura il tempo della misericordia... Non mi condannare, o
dolcissimo Gesù, quando dovrai giudicarmi, perché non potrei più
amarti... O piissimo Gesù, se la tua severa giustizia vuole
condannarmi, mi appello alla tua piissima misericordia".Il
Bambino a me rivolto dice: "Impara come si deve amare". Io
non capivo nulla; questa vista mi faceva tremare come una canna
esposta ad un impetuosissimo vento, perché aspettavo che
quest'anima fosse riprovata da Gesù. Ma ahimè l'uomo carnale
quanto giudica le cose spirituali diverse da quelle che sono in
realtà! Me misero! Tanti anni sono stato alla scuola del dolore,
senza avere imparato nulla. Siane eternamente benedetta la
misericordia infinita del nostro Dio, che ha tanta bontà e pazienza
di sopportarmi in pace! Ma a dileguare ogni timore in me volle il
Signore mostrarmi anche le anime di tutte e tre quelle persone.
Quante sono belle le anime, in cui vi regna il celeste sposo! Se a
tutti fosse mostrata una tale bellezza, non si vedrebbero certamente
tanti stolti nostri fratelli correre là dove non vi è Dio. Tutte
e tre queste angeliche creature erano in grazia di Dio; tutte erano
adornedi meriti, sebbene non uguali, poiché la terza creatura era
più adorna di meriti della seconda e questa più adorna della
prima. E poiché non sapevo rendermi ragione perché il Signore
trattava in modo assai diverso queste sue care spose, questi si
degnò venire in aiuto di questo povero meschinello e con locuzione
interna, chiara ed espressa comincia a dirmi: "Che la prima era
un'anima ancor debole e che aveva bisogno di accarezzamenti,
altrimenti gli avrebbe voltato le spalle; che la seconda era un'anima
meno debole e che per mantenerla nel suo servigio abbisognava ancora
di qualche piccola carezza; la terza era una diletta sua sposa,
perché, non ostante il modo con cui la veniva affliggendo, era
sempre costante nel suo servigio e fedele nell'amore". Di queste
tre anime, la prima mi è ben nota. Dell'altre due, sebbene non me
l'abbia il Signore manifestato apertamente, sono rimasto nella
pienezza del convincimento che la terza anima sia quella di Barletta
(2) e la seconda è quell'altra anima. Mi sembra che ormai non sia
più il caso che voi con qualche residuo dei vostri sospetti
continuiate a tormentare queste poverine. Gesù stesso fa loro da
guida e voi non siete altro se non ministro di questa sublime guida.
Vi chiedevo nell'ultima mia di aprirmi il vostro animo intorno a
quelle cose che il Signore va operando in me, ma nulla mi avete
significato. Deh! per carità, se conoscete essere io nella rete di
satana, non mi risparmiate di disingannarmi Riguardo alla salute di
quell'anima tranquillizzatevi caro padre, il Signore non permetterà
che si danni. Egli ha impegnato quasi la sua parola e la sua parola
è infallibile. Ignoro quando Gesù però vorrà chiamarla a
ravvedimento. Preghiamo però senza mai stancarci, affinché il
pietoso Gesù voglia stringerla presto a sé. Vengo poi a chiedervi
un permesso e voglio sperare che non vi opporrete. Vorrei fare un
voto in onore della Vergine di astenermi dal mangiare frutta il
mercoledì (3). A me pare che in questo non vi sia pericolo della
salute. Ma mi rimetto in tutto alle vostre decisioni. Ho ricevuto
anche le applicazioni assieme alla vostra e Gesù vi rimuneri di sì
fiorita carità e cura. Tante cose affettuosissime per me al padre
lettore. A voi poi vi auguro da Gesù tutte quelle grazie delle
quali avete bisogno. Fra Pio, cappuccino. note:
1
Cioè, il 20 luglio.
2
Cf. lett. 231, nota 2.
3
Sulla busta della lettera seguente (24 luglio), il padre Benedetto
scriveva: "Vi accordo il permesso di fare il mercoledì quel
che mi avete detto".
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