Questo libro è dedicato al Padre
Eterno, che mi ha creato e mi ha chiamato a servirlo come sacerdote
consacrato il 16 dicembre 1976. A Lui va il mio eterno ringraziamento
per questi anni spesi al suo servizio. 19 dicembre 2001
INTRODUZIONE
Dobbiamo rivolgerci costantemente a
Cristo e pregarlo incessantemente affinché ci battezzi con il
fuoco della Spirito Santo perché è nell'unzione dello Spirito Santo
che possiamo condurre una vita religiosa più dinamica. Lo
Spirito Santo è la fonte vitale della nostra conoscenza cristiana di
Dio, della maturazione spirituale e di una proficua azione
apostolica.
La nostra trasformazione è essenzialmente opera
dello Spirito Santo, nostro amico e santificatore. Lo Spirito Santo è
qui per liberarci dal peccato, dalle debolezze e dalle limitazioni
umane affinché l'opera di Cristo (la redenzione dell'umanità)
possa essere portata a compimento nelle nostre vite.
Gesù non ha chiesto ai cristiani di
compiere miracoli, guarigioni o scacciare i demoni (Mt 29, 19-20).
Egli ha dato alla Chiesa un compito preciso: trasformare le
persone in suoi discepoli, "insegnare loro a obbedire ai
comandamenti".
I Santi nella gloria sono passati per
questo stesso mondo che a noi sembra presentarsi come un ostacolo per
la nostra crescita spirituale. Se essi sono stati santificati per la
grazia dello Spirito Santo, anche noi possiamo sperare che lo Spirito
Santo faccia lo stesso con noi.
È possibile sviluppare e incrementare
le qualità morali (la bontà morale, la virtù) e prevenire il loro
opposto solo facendo e rifacendo la cosa giusta. In poche parole
"bisogna mettere in pratica ciò che si impara e farne
un'abitudine..." (Aristotele, Etica a Nicomaco, Libro IX).
Nella storia della spiritualità si
nota che ci sono molti asceti che credono che la maturazione
spirituale consista nel privarsi di cibo e bevande. Naturalmente
la rinuncia è importante, fa parte dell'autodisciplina. La Bibbia,
però, ci insegna che non è con ciò che mangiamo o beviamo che ci
rendiamo graditi a Dio (Mc 7, 14-23): la nostra crescita e la nostra
santità dipendono esclusivamente dalla grazia di Dio.
IL POTERE DELLA SPERANZA (Gv 5, 1-14)
Solo la ricerca di Dio non è mai vana
e, quando Lo si cerca con speranza, Lo si trova sempre.
(San Bernardo di Chiaravalle)
In Gv 5, 1-4 si narra la storia di un uomo che si era
accampato vicino alla piscina di Betesda, le cui acque si pensava
avessero effetti miracolosi, con la speranza di immergervisi ed
essere guarito. L'aspetto incoraggiante di questa storia è che,
per ben trentotto anni, il paralitico aveva continuato a sperare
di essere guarito. Egli non pensava: "Per trentotto anni
non sono stato guarito. Perché dovrei essere guarito adesso?".
Egli sperava e credeva che sarebbe successo. La sua speranza
fu ricompensata. La sua fede pagana in una vasca guaritrice venne
trasformata in fede in Gesù onnipotente.
"Non ti ho detto che, se credi,
vedrai la gloria di Dio?" (Gv 11, 40).
"Sono certo di contemplare la
bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii
forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore" (Sal 26,
13-14).
Nella Sua tenera compassione Dio non ci
abbandona a noi stessi. Ha promesso che ci avrebbe perdonato e
ci avrebbe dato grazia e gloria. Ci ha promesso misericordia. Egli
non mancherà di usarci misericordia, infatti ha detto: "Sono
Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia
ira" (Osea 11, 9; Lc 6, 35). Cos'altro abbiamo bisogno di
sentirci dire?
Il perdono di Dio è totale e
incondizionato. Egli ci perdona e ci guarisce da qualsiasi ferita
provocata dal peccato. In altre parole, quando Dio perdona,
ci rende liberi e degni di essere amati, cosicché anche noi possiamo
amare Lui e il nostro prossimo.
Gesù disse una volta a Santa Gertrude:
"Desidero che i Miei eletti, quando ricevono il perdono dei
peccati, mi offrano la loro gratitudine per avergli offerto uno
strumento di riconciliazione così semplice, il pentimento per i
propri peccati".
FEDE NELLA FORZA REDENTRICE DI GESU’
Continuare ad avere fede non significa
in questo caso avere totale fiducia direttamente in Dio, ma
rivolgersi, qui e adesso, alla persona di Gesù, che garantisce
l'aiuto di Dio. (Edward Schillebeecloc, O.P.,
Jesus: An Experiment in Christology, pag. 196)
Siamo deboli? Gesù è potente: ci può
rendere forti. Siamo feriti dal peccato? Gesù può guarirci e
renderci santi. Egli ha il potere per farlo. In effetti Egli è il
solo che può santificarci, proteggerci ed evitarci di cadere e
di perire. Siamo sulla via della perdizione? Gesù può redimerci.
Egli ha il potere di redimerci perché Egli è "potenza di Dio e
sapienza di Dio" (1 Cor 1, 24) ed "è per lui che voi siete
in Gesù Cristo" (1 Cor 1, 30).
Se è vero che la fede non è accettare
e rispettare di una serie di regole, ma avere Cristo in sé, allora
è evidente ciò che chiediamo con fede accade. La fede è vittoria.
La fede compie miracoli.
VERO AMORE
Quando desideriamo che qualcosa sia
funzionale ai nostri bisogni, amiamo davvero noi stessi: le cose
così amate sono amate solo incidentalmente, addirittura fino ad
annullarle. (Aquino, "The perfection of
Religious Life")
La saggezza mi ha insegnato a non
contare quanto costi amare, a non contare i semi che spargo, ma
a pensare al raccolto che mieterò. Gesù non conta né raziona le
grazie. Egli dona generosamente.
Se una persona sfrutta una cosa a
proprio uso, significa che non l'ama veramente, ma ama piuttosto
l'uso che ne fa. Così, proprio come possiamo usare certe cose a
nostro vantaggio, a volte possiamo fare lo stesso anche con i nostri
fratelli. Quando si cresce e si affondano le proprie radici
nell'amore e in Dio, si è pronti a subire qualsiasi attacco,
tentazione, vessazione e dolorosa sofferenza, docilmente e di
buon grado, con ardore e gioia.
L'amore porta i pesi senza esserne
appesantito e rende dolce e gustoso tutto ciò che è amaro.
Il nostro amore sia corretto, giusto e
santo, perché la Bibbia insegna che Dio aborrisce i doni degli
empi che tentano di corromperlo (Proverbi, 21,27).
Solo l'amore di Dio nell'anima può
produrre vero amore per i propri nemici. In ogni altro caso d'amore
siamo mossi da qualche buona ragione, per esempio da un beneficio, da
un legame di parentela, dall'appartenenza alla stessa razza, alla
stessa nazionalità, alla stessa città o da qualcos'altro di
questo genere - da qualche forma di legame. Per amare i propri
nemici, però, come ci viene detto di fare, non c'è nessuna buona
motivazione, se non Dio stesso. I nemici, infatti, si amano
perché sono creature di Dio, fatte a Sua immagine e in grado di
amarlo.
A volte si fa presto a dire: 'Servo
Dio. Rispetto i Suoi comandamenti. Allora perché soffro?'. Se la
nostra fede in Dio fosse motivata dalle benedizioni ricevute in
questa vita, la religione sarebbe diventata una questione commerciale
(quid pro quo - qualcosa in cambio di qualcos'altro).
L'uomo che agisce secondo un principio
di giustizia che lo porta a prendere meno di ciò che gli è
dovuto merita che gli venga donato con generosità ancora di
più, come forma di ricompensa per la sua equità (Letture
Quaresimali).
Oh mio Signore, se ti adoro per paura
dell'inferno, fammi bruciare all'inferno; e se ti adoro perché
spero nel paradiso, escludimene; ma se ti adoro solo per amore tuo,
allora non privarmi della tua bellezza eterna.
IL VOSTRO AMORE VERRÀ MESSO ALLA PROVA
Quando sono venuta in questo Santuario
della Beata Vergine Maria di Banneux, ho pregato che la mia
sofferenza si facesse più grande e che io, accettandola, potessi far
riavvicinare mio padre alla religione. (una donna malata)
L'amore rende la croce leggera e
gioiosa. L'amore per Dio e la speranza nel Paradiso rendono
sopportabili le sofferenze della vita presente (cfr. Rm 8, 18).
Non crediate che seguire la via
dell'amore significhi seguire una via di tranquillità, piena di
dolcezze e consolazione. È esattamente il contrario. Offrire se
stessi come vittime dell'amore significa offrirsi in sacrificio,
senza riserve, al piacere divino e desiderare di condividere con
Gesù le Sue umiliazioni e il Suo calice amaro (John Beevers, "Storm
of Glory: the story of St. Therese of Lisieux", pagg. 150-151).
Una volta mi hanno raccontato di una
donna che, mentre si trovava in chiesa insieme al marito per
assistere alla Messa, sentì il sacerdote rivolgersi ai fedeli
con queste parole: "Chi mi vuole seguire, rinneghi se stesso,
prenda la mia croce e mi segua". La donna, con tutta la forza
che aveva, prese la mano del marito, la sollevò e rispose al
sacerdote: "Ecco la mia croce".
LE SFIDE ALLA MATURAZIONE SPIRITUALE
IL PROBLEMA DELLA CONOSCENZA DI SE STESSI
Fa', Signore, che possa conoscere te e
conoscere me stesso. (preghiera di San Francesco d'Assisi)
Noi non siamo "né malati né
sani". Questo è vero, ma non sappiamo nemmeno quanto "malati
o sani" siamo. Solo Dio conosce lo stato della nostra anima. È
questa una ragione in più per essere umili e pregare incessantemente
fin da subito per la misericordia di Dio, prima di presentarci
al Suo giudizio.
Quando a Socrate fu riferito che
qualcuno era andato in giro a diffamarlo, il filosofo non protestò,
ma rispose: "Terrò una condotta di vita tale che chiunque abbia
sentito ciò che è stato detto di me non ci crederà più".
Se conoscessimo un po' noi stessi, ciò
che gli altri pensano di noi non conterebbe nulla. Ciò che conta è
quello che Dio pensa di noi.
IL PROBLEMA DEL PIACERE E DEL DOLORE
Quale vantaggio avrà l'uomo se avrà
guadagnato il mondo intero ma avrà perso la propria anima?
(Mt 16, 25-26; Mc 8, 35-36; Lc 9, 24-25)
In questo brano della Bibbia Cristo non
sta facendo una minaccia, ma dichiarando un dato di fatto. Viviamo in
un tempo in cui considerazioni di natura terrena stanno
rapidamente prendendo il posto dei valori e dello stile di vita
cristiani, un tempo in cui la maggior parte delle persone
riserva più attenzione al "culto del corpo" che a quello
del nostro Dio.
Il diavolo non ci sconfigge mai, a meno
che non conosca i nostri interessi e, servendosi delle cose che più
amiamo o temiamo, si insinui nella nostra vita per tentarci e
destabilizzarci.
Quando leggiamo l'episodio del Vangelo
in cui si narra della vedova che rinunciò a tutto il suo denaro per
compiacere Dio, ne lodiamo l'eroismo, ma per noi che siamo attaccati
alle cose che possediamo, lei rappresenta una sfida da imitare. "Il
regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia,
pace e gioia nello Spirito Santo" (Rm 14, 17). In alcuni
insegnamenti morali del Nuovo Testamento si nota a volte un'enfasi
particolare data alla rinuncia di sé, alla fede, all'amore e
all'importanza prioritaria di preparare la strada per il
Paradiso.
Dobbiamo abbandonare gli stili di vita
che contrastano con gli insegnamenti del Vangelo. La nostra
moralità cristiana (uno stile di vita cristiano) ci insegna a
non condurre una vita dedicata solo all'appagamento di se stessi. Il
desiderio di appagare se stessi porta al fallimento della fede.
"Mariti e mogli hanno bisogno
della forza della fede, di una forte speranza in Dio, di preghiere
incessanti e di accostarsi ai Sacramenti per sostenere l'impegno
della vita coniugale": una regola valida anche per chiunque
desideri crescere nel Signore.
Chi conduce una vita indisciplinata,
incauta e sconsiderata, chi calpesta gli altri per ottenere il meglio
da questa vita, sappia che alla fine l'anima ne soffrirà e piomberà
nel dolore; e per i ricchi senza né Dio né carità "l'onore
si trasformerà in vergogna, la forza in umiliazione, la bellezza
terrena in bruttezza" (William Barclay).
Licenziosità è il contrario di
libertà. La Chiesa continua a insegnarci cosa è bene fare e cosa
invece è meglio evitare per crescere spiritualmente ed essere
felici.
Il mondo non è stato creato per
allontanarci da Dio, ma per aiutarci ad avvicinarci a Dio. Il piano
di Dio è che conquistiamo il mondo e lo dominiamo. Non è il
mondo che deve conquistare e dominare noi.
LA SFIDA POSTA DAL MONDO
Questo fu ciò che fece Pilato quando
sacrificò Gesù per gli ebrei: accontentò gli uomini
invece di compiacere Dio (cfr. Gv 12, 43). Così facendo non accettò
la sfida della verità per timore delle minacce terrene.
Il mondo è un dono di Dio; non è Dio.
Possiamo permetterci di perdere le cose buone di questo mondo (ciò
che Heidegger chiama 'strumenti'), ma non possiamo permetterci di
perdere Dio. Non c'è niente di più incerto di questo mondo
effimero.
Chi pensa che ci sia un posto speciale
per diventare un buon cristiano o un posto che permetta di
raggiungere più facilmente la maturità come cristiani, si sbaglia.
È in questo mondo, dove troviamo l'errore, il peccato, la
confusione e naturalmente la grazia di Dio, che raggiungiamo la
salvezza. Non è possibile crescere al di fuori di questo
mondo. Non esiste nessun altro posto dove ci si possa preparare al
Paradiso.
Il mondo è malvagio, ma Gesù è
vissuto nel mondo e attraverso il mondo. Il mondo è malvagio,
ma la Beata Vergine Maria è vissuta nel mondo e attraverso il mondo.
Il mondo è malvagio, ma Maria Maddalena e gli Apostoli sono
vissuti nel mondo e attraverso il mondo e tutti sono Santi. II
mondo è buono (dice la Genesi).
Siamo nel mondo, nel ventre stesso del
mondo (il che significa che ci troviamo qui solo temporaneamente).
Non abbiamo paura di essere nel mondo, né desideriamo fuggirne.
Siamo profondamente coinvolti nel mondo e, anche se volessimo
liberarci da questo vincolo, non potremmo farlo. Il nostro essere si
nutre di ciò che il mondo ci fornisce e non potremmo trovare da
nessun'altra parte la nostra fonte di vita. E anche se
volessimo, non potremmo farlo perché non abbiamo nessun altro
posto in cui andare.
"Sono fermamente convinto e certo
che le mie speranze non saranno mai deluse; ho piena fiducia che, ora
come sempre, Cristo verrà esaltato attraverso di me, che io
viva o che muoia" (San Paolo).
Se non promuoviamo il coinvolgimento
nella vita sociale e buone condizipni di vita, non avremo mai un
mondo sufficientemente sicuro per condurre un'esistenza cristiana.
"Nella sua condotta il cristiano non deve limitarsi a
evitare la corruzione; il cristiano non deve ignorare l'ingiustizia"
(Giovanni Paolo II, Kenya, 07/05/1980).
FONTI DI SOSTENTAMENTO E MATURAZIONE PER I CRISTIANI
DIO, LA FONTE DELLA NOSTRA
MATURAZIONE SPIRITUALE (Gv 15, 1-7)
Dio ci solleva... dal dire "non
siamo angeli" o "non siamo santi" quando commettiamo
qualche errore. Forse non lo siamo, ma com'è bello sapere che
possiamo esserlo, se solo ci proviamo e se Dio ci dà una mano.
(Santa Teresa d'Avila, Cammino della perfezione)
Il potere che ci è dato dalla
vicinanza con Dio è quello che rivela la Sua gloria (Gv 17, 10:
"Sono glorificato in loro"), è l'eterna e indistruttibile
perseveranza, il coraggio, che deriva dallo spirito, la forza che
affronta i subdoli e feroci attacchi del nostro nemico, il demonio.
Sono convinto che il diavolo tema più una sola anima in cui Dio
opera liberamente piuttosto che un esercito di anime tiepide e
indifferenti nelle quali l'azione di Dio è paralizzata. Questo
perché nel primo caso Dio opera con il suo potere, mentre è
obbligato a lasciare le seconde nella loro debolezza. Questa
forza di Dio ci consente di fare grandi cose per la Sua gloria e a
Sua lode eterna. "Tutto posso in colui che mi dà la forza"
(FI 4, 13).
Se noi non siamo segni del Dio
trascendente, non vi è nient'altro nell'ordine del creato che possa
rivelare inequivocabilmente al mondo incredulo la presenza di Dio in
mezzo a noi.
Voi siete la forza della mia anima:
entrate in essa e adattatela a voi stessi, affinché possiate
possederla e conservarla senza macchia né ruga (Ef 5, 27).
"Questa è la mia speranza; è per questo che parlo così;
questa è la speranza che mi dà gioia, quando la mia gioia è in ciò
che è destinato alla mia salvezza" (Sant'Agostino).
Questa è la storia di un certo Samuel
Le Grice. La sua esistenza può essere divisa in tre fasi. Quando era
giovane, la gente diceva di lui: "Farà qualcosa". Quando
divenne più adulto senza aver fatto nulla, di lui si diceva:
"Potrebbe fare qualcosa, se ci provasse". Alla fine
dei suoi giorni, la gente diceva: "Avrebbe potuto fare qualcosa,
se ci avesse provato". La vita di Samuel è stata la storia di
una promessa non mantenuta.
PREGHIERA D'INTERCESSIONE E PREGHIERA CONTEMPLATIVA
I cristiani che hanno necessità di
maturare nel Signore devono imparare a ritirarsi in tranquillità con
Lui. "Sta in silenzio davanti al Signore", in paziente
attesa (Sal 37, 7) del dono del Suo riposo (Mt ll, 28-29). È
pericoloso continuare a parlare e a parlare come una cicala quando ci
si trova davanti a Dio.
La preghiera è la consapevolezza di
fede, speranza, amore della presenza creatrice, salvifica e
permanente di Dio (E Giardini, O.P.).
Alla fine della sua vita Santa Teresa,
il Piccolo Fiore di Gesù, poté dichiarare: "Non credo di aver
mai trascorso tre minuti senza pensare a Dio... è naturale pensare a
chi si ama".
Di tutti gli strumenti di cui
disponiamo normalmente (a eccezione della grazia sacramentale)
per aumentare l'amore e salvare le anime, la preghiera "mentale"
è quello più potente perché
attiene direttamente alla definizione
stessa di preghiera, l'elevazione della mente a Dio.
Un giorno al convento fu chiesto a
Santa Teresa cosa facesse durante le vacanze che trascorreva a casa
ed ella rispose: "Penso a Dio, alla brevità della vita,
all'eternità... insomma, penso". E in seguito ebbe a dire:
"Oggi mi è chiaro che allora ero immersa in una vera preghiera
mentale, durante la quale il divino Maestro istruiva con delicatezza
il mio cuore".
Newton, interrogato su come facesse a
perseverare nella ricerca della verità scientifica, rispose:
"Tengo sempre davanti a me l'oggetto della mia ricerca e aspetto
finché un primo bagliore comincia ad aprirsi a poco a poco,
fino a trasformarsi in luce piena e chiara".
Tutti devono procedere con lo sguardo
fisso al Signore.
Molti santi e mistici cristiani sono
noti per aver praticato la preghiera contemplativa. La vita di Santa
Gertrude, per esempio, fu caratterizzata da un'incessante unione
interiore con Dio. Un giorno il Signore si manifestò a Santa
Matilde e, a proposito di Santa Gertrude, le disse: "Osserva la
vita che Gertrude, la mia amata, conduce al mio cospetto. Cammina
sempre alla mia presenza, senza mai perdermi di vista nemmeno per un
istante. Non ha che un desiderio: conoscere la gioia del mio cuore.
Una volta accertato il mio compiacimento, esegue la mia volontà con
cura e devozione. Tutta la sua vita è una catena ininterrotta
di lode consacrata a Mio onore e gloria".
Perché la Chiesa esige il silenzio
durante l'adorazione pubblica? Perché, quando noi preghiamo,
parliamo a Dio, mentre quando ascoltiamo la parola di Dio e la
meditiamo in silenzio, è Dio che parla con noi.
La Chiesa non vuole che trasformiamo la
celebrazione eucaristica in un servizio fatto di canzoni, musica
e balli. Possiamo ottenere molte più grazie dedicando del tempo
alla meditazione silenziosa, sia nelle preghiere private sia
nell'adorazione pubblica.
IL POTERE DELL'EUCARESTIA
Veniamo trasformati in Gesù Cristo non
solo per amore, ma diventiamo veramente la carne di Gesù Cristo;
questo miracolo avviene in virtù del nutrimento che riceviamo
da Lui. Per dimostrarci il Suo amore per noi, ha voluto donarsi a noi
in modo tale da formare una cosa sola con noi. (San Giovanni
Crisostomo)
La più grande storia d'amore di tutti
i tempi e contenuta in una piccola Ostia bianca (Vescovo Fulton
Sheen).
IL POTERE DELLA PAROLA DI DIO
Il potere salvifico della Parola di Dio
è dovuto alla presenza insita dello Spirito con il quale
veniamo in contatto quando la Parola viene proclamata nella comunità
di fede e, in questo incontro con il Signore, veniamo santificati e
vivificati. È nella Parola, nel Sacramento e nella Comunità che
incontriamo Gesù, il prezioso dono fatto dal Padre al mondo.
Gesù ci dà la vita nel Pane e luce nella Parola, quindi, per
crescere nello Spirito, dobbiamo condividere questo pane e venerare
la Sacra Parola.
LA COMUNITÀ CRISTIANA COME SOSTEGNO - IL GRUPPO
Nessuno, per propria iniziativa
individuale, può trovare i modi più corretti e appropriati per la
formazione personale che l'umanità nel suo complesso ha scoperto
solo lentamente e dopo molti sbandamenti ed errori. (J.
H. Walgrave)
Ognuno di noi ha i suoi personali
problemi che tendono a schiacciarci e ad allontanarci dal Signore. Il
peso dei problemi di ciascuno, però, può essere alleviato con il
sostegno reciproco e la grazia divina.
Quando cerchiamo di crescere nel
Signore, abbiamo bisogno dell'aiuto reciproco e del sostegno
dell'intera comunità. Il diavolo, ci viene detto, è particolarmente
attivo nella vita di chi è solo.
Non ci scoraggiamo di fare il bene;
perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo. Così dunque,
finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma
specialmente ai fratelli in fede (Gal 5, 9-10).
Ho distribuito i miei doni fra di voi
in modo tale che nessuno li abbia tutti.
Voglio che dipendiate gli uni dagli
altri affinché ognuno di voi mi sia ministro e dispensi le grazie e
i doni che ha ricevuto da me (rivelazione di Dio a Santa Caterina).
CRESCERE ATTRAVERSO IL LAVORO
Da parte mia considero uno dei doveri
principali della mia vita quello di estinguere il mio debito con
Dio parlando di lui in ogni mia parola e ogni mio gesto. (San Tommaso
dAquino)
I LIBRI DI SPIRITUALITÀ NELLA VITA SPIRITUALE
Il Vangelo è semplicissimo... è
sorprendente come riusciamo a complicarlo! Una volta il filosofo
Kierhegaard disse a Hegel, filosofo come lui: "Noi filosofi
siamo dei geni straordinari. Siamo capaci di prendere i concetti
più semplici e alla fine di tradurli in parole che pochissimi sono
in grado di comprendere. La settimana scorsa mi trovavo a
Copenhagen, dove ho conosciuto un collega filosofo e, quando gli ho
chiesto indicazioni per raggiungere una via nelle vicinanze, mi ha
dato una cartina dell'Europa. (Jack McArdie in
Voice of Padre Pio, Vol. XVII, n. 3, 1987) Chi ha appena
intrapreso una vita cristiana dovrebbe cercare di leggere libri di
autentica ispirazione cristiana per sviluppare una sana e
profonda spiritualità.
C'è una differenza tra acquistare
qualcosa da mangiare e acquistare delle opinioni. Quando si compra
qualcosa da mangiare, la si porta a casa e la si può far analizzare
da un esperto per accertarsi che sia commestibile, ma non è
così quando si tratta di dottrine. Quando si compra una dottrina
da un qualcuno, la si porta a casa già nella propria anima (dentro
se stessi) e, se non è buona, ormai si è già infettati da qualcosa
di pericoloso.
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
LA CRESCITA SPIRITUALE È GRADUALE E
IMPERCETTIBILE
Vogliamo sempre che Dio ci trasformi
rapidamente, ma ci dimentichiamo che guarire una persona ferita
e indebolita dal peccato non può essere fatto per magia, non può
accadere automaticamente, con una formula magica. La crescita nel
Signore è graduale e impercettibile.
Tutta la vita dei cristiani è un
continuo sforzo per raggiungere la santità. Non c'è nessun momento
nella vita spirituale di un cristiano in cui possa dire: "Sono
al di sopra del peccato e dell'imperfezione" oppure "Ho
placato le passioni dentro di me". Viviamo sempre con le nostre
emozioni e sempre dovremo combattere per tenerle sotto controllo.
Uscire vittoriosi da questa battaglia è la ragione che permette di
ascrivere un merito a qualcuno.
Nasciamo tutti in una comunità
preesistente, con valori preesistenti, pregiudizi preesistenti,
malvagità preesistenti e, inconsciamente, assorbiamo tutto
questo nello sviluppo della nostra personalità.
Per far crescere una pianta non è
necessario tirarla; è sufficiente coltivarla e curarla con
attenzione e pazienza: crescerà sana e produrrà buoni frutti al
momento opportuno.
La rigenerazione attraverso la quale
Dio ci rende giusti non è una trasformazione magica. È importante
inoltre rendersi conto che la trasformazione è in primo luogo
dovuta alla grazia di Dio e, poiché noi non vediamo la nostra
crescita, solo "il Signore conosce quelli che sono suoi" (2
Tim 2, 19) e si stanno sforzando di crescere nella santità.
LA NECESSITÀ DI PERSEVERARE
La cosa importante in questo mondo non
è tanto dove siamo, ma in che direzione stiamo andando (Olive
Wendell Holmes).
La domanda è: in che direzione state
andando voi?
Per la maggior parte delle persone la
vita presente serve soprattutto ad accumulare ricchezze (non a
prepararsi al Paradiso) e a raggiungere la notorietà, la lode
degli esseri umani.
"Colui che non obbedisce
volontariamente alla mia bontà adesso, obbedirà alla mia giustizia
per l'eternità".
Si può essere casti e tuttavia non
essere ancora umili. Si può essere casti senza essere caritatevoli.
Oggi nella nostra Chiesa sono così tanti quelli che indossano una
veste di santità, ma "al di sotto nascondono la spada
dell'Anticristo".
La perfezione necessita di duro lavoro
e attenta vigilanza. La santità è una scelta. Finché non abbiamo
raggiunto il Paradiso, non possiamo dire: "Ce l'ho fatta".
La corsa non è finita. La corona del vincitore va a chi ha
rispettato le regole (2 Tim 2, 6).
La spiritualità cristiana non è fatta
di applausi, tamburi, organi e balli. Davanti a Dio bisogna stare in
silenzio, meditando sulla Sua bontà.
La Madonna ci insegna ad arrenderci a
Dio, in quello che è il giusto atteggiamento spirituale per la
crescita spirituale.
CONCLUSIONE
"Impegnatevi a cercare la
santificazione, senza la quale nessuno vedrà il Signore" (Eb
12, 14).
"Perseverate nella preghiera"
(Col 4, 2).
"Combatti la buona battaglia"
(1 Tim 1, 18).
"Metteteci da parte vostra ogni
impegno" (2 Pt 1, s).
Quando diciamo che una persona è
perfetta, significa che è del tutto senza colpa e completamente
unita a Dio. La perfezione così intesa, in senso stretto, non può
essere attribuita a nessun essere vivente, come ci ricorda la Bibbia:
"Il giusto cade sette volte" (Prov 24, 16). Ciò
significa che "anche coloro che si dedicano nella maniera più
perfetta a servire Dio, indipendentemente dalla loro buona volontà,
commettono un gran numero di errori agli occhi infinitamente puri di
Dio" (p. F.X. Schouppe).
La vita presente, per molti
materialisti e imperialisti, è qualcosa da saccheggiare e
depredare, ma per mistici e santi la vita è una preparazione al
paradiso eterno. La religione è legata all'ascesa in paradiso.
Dobbiamo perseverare e impegnarci molto per raggiungere il paradiso.
Dal sito http://www.preghiereagesuemaria.it/
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