domenica 9 aprile 2017

La Passione di nostro Signore Gesù Cristo - Commento al Vangelo di S. Matteo - vol. ° 3 - San Giovanni Crisostomo


Mt. 27, 11-26

Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose "Tu lo dici". E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te?". Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore. Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta.
Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba.
Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: "Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?". Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua". Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù.
Allora il governatore domandò: "Chi dei due volete che vi rilasci?". Quelli risposero: "Barabba!". Disse loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?". Tutti gli risposero: "Sia crocifisso!".
Ed egli aggiunse: "Ma che male ha fatto?". Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!". Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!".
E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli". Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

Notate che cosa esamina dapprima il governatore? Si tratta dell’accusa che gli avversari di Cristo continuamente e confusamente presentano. Costatando che Pilato non fa alcun caso delle questioni legali ebraiche, essi portano l’accusa sui reati politici. Così faranno in seguito anche con gli apostoli, accusandoli senza tregua in tal senso: diranno infatti che essi vanno proclamando ovunque come re un certo Gesù , e parleranno di lui come di un semplice uomo, gettando sugli apostoli il sospetto di ambire al potere assoluto. Questo fatto dimostra chiaramente che anche il gesto del sommo sacerdote di stracciarsi le vesti e il suo spavento sono stati solo una finzione. I giudei infatti muovono e orientano tutto al solo scopo di portare Cristo alla morte. Su tale accusa appunto Pilato interroga Gesù. Ed egli che risponde? “Tu l’hai detto”. Gesù confessa di essere re, ma re del cielo. E afferma ciò ancor più chiaramente – lo riporta un altro Vangelo – rispondendo a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo”, in modo che né i giudei né Pilato muovendogli tale accusa non abbiano alcuna giustificazione. E fornisce una prova che non ammette replica, dicendo: “Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei avrebbero combattuto, perché io non fossi consegnato”. Appunto per eliminare ogni sospetto a tale proposito, Gesù aveva pagato il tributo e aveva comandato agli altri che lo pagassero; e quando la folla voleva farlo re, egli s’era sottratto. Perché dunque – voi obietterete – non espone tutto questo quando lo accusano di aspirare al potere? Perché negli atti e negli avvenimenti della sua vita, essi hanno mille prove della sua potenza, della sua mansuetudine, della sua umiltà e, tuttavia, rimangono volontariamente ciechi. Essi tramano azioni inique e il tribunale che processa Cristo è corrotto. Perciò egli non risponde a nessuna accusa, ma tace, e solo brevemente replica quando il sommo sacerdote lo scongiura di parlare e quando il governatore lo interroga, in modo da non dare col silenzio assoluto l’impressione di arroganza. Alle loro accusa non risponde, in quanto sa perfettamente che non li persuaderà. Il profeta già da tempo aveva predetto il suo comportamento, dicendo: “Nella sua umiltà si è compiuto il suo giudizio”. Di fronte a tale atteggiamento il governatore si meraviglia. 

È infatti stupefacente vedere un uomo dimostrare tanta umiltà e tacere, quando potrebbe riferire infinite prove della propria innocenza. I giudei infatti non lo accusano per il fatto che conoscono qualche delitto da lui commesso, ma esclusivamente per invidia e odio. Dopo aver introdotto alcuni falsi testimoni che non riescono a formulare nessuna accusa, perché mai continuano a insistere? Perché vedendo Giuda morire e Pilato lavarsi le mani, non rimangono impressionati? In realtà il Signore anche ora compie molti tentativi per farli rientrare in sé stessi, ma niente di tutto ciò li rende migliori.
Che fa allora Pilato? Non senti quante accuse portano contro di te?  Egli rivolge tali parole a Gesù per indurlo a difendersi, dato che vuol liberarlo; ma poiché Gesù non risponde nulla , compie un altro tentativo. Quale? Era costume dei giudei liberare un condannato ; e per questa via Pilato cerca di mettere Gesù in libertà; se non volete – sembra dir loro – assolverlo come innocente, fategli grazia come condannato a motivo della festa. Osservate come l’ordine è qui capovolto? La petizione a favore dei condannati era generalmente inoltrata dal popolo; la grazia era concessa dal governatore. Ora invece accade il contrario: è il governatore che chiede al popolo la grazia; tuttavia neppure così gli avversari di Gesù diventano più miti; s’infuriano anzi ancor di più e gridano, dominati come sono da quella passione che è l’invidia. Essi infatti non hanno modo di dimostrare la colpevolezza di Gesù, anche quando egli rifiuta di parlare, ma vengono confusi dalle innumerevoli dimostrazioni della sua vita giusta: tacendo, egli vince i suoi nemici, che nel loro furore gli lanciano contro mille accuse.
E stando lui seduto in tribunale, la moglie sua gli mandò a dire: “Non t’incaricare di quel giusto, perché ho molto sofferto oggi in sogno per causa sua”. Considerate come di nuovo accade un fatto che basterebbe a distoglierli dal loro intento. Non è poco che alla dimostrazione dei fatti s’aggiunga anche il sogno. Come mai non è Pilato a fare questo sogno? Forse perché sua moglie è più degna oppure perché se fosse Pilato a farlo, non sarebbe creduto, oppure egli non ne parlerebbe. La provvidenza divina dispone che sia la donna ad avere questo sogno, in modo che a tutti sia manifesto. Ed essa non solo fa tale sogno, ma soffre anche molto; ciò accade perché il marito, impressionato dalle sofferenze della moglie, sia più restio a condannare a morte il Signore. Anche la coincidenza del tempo è sintomatica. La donna fa il sogno quella notte stessa. Ma si dirà che non è facile per Pilato salvare Cristo dal momento che i suoi avversari l’accusano di voler farsi re. Dovrebbe ricercare prove e argomenti e far produrre testimonianze circa la sua aspirazione al potere: se ha arruolato truppe, se ha raccolto denaro, se ha fatto fabbricare armi, se ha fatto altri preparativi del genere. Pilato, invece, si lascia sorprendere e trascinare senza far opposizione; ecco perché Gesù non assolve Pilato dalle sue colpe, dicendo: “Chi mi ha consegnato nelle tue mani è più colpevole di te”. La condiscendenza di Pilato, e il fatto che consegni Gesù perché sia flagellato, è un atto di debolezza. Egli è uomo senza coraggio e debole; i sacerdoti invece sono malvagi e perversi; quando, infatti, Pilato escogita un mezzo per salvare Gesù, vale a dire la legge della Pasqua che ordina di rilasciare un condannato, che cosa tramano essi? Riferisce l’evangelista:Persuasero la folla a chiedere Barabba .
Osservate quanta sollecitudine mette in atto il Signore per distogliere i giudei dalla colpa e quanto impegno essi dimostrano, dal canto loro, per non lasciare a sé stessi neppure un’ombra di giustificazione. Che cosa infatti si deve fare: liberare un criminale manifesto o colui di cui si dubita? Se si deve liberare uno dei rei confessi, a maggior ragione si deve sottrarre al supplizio un uomo la cui colpa è incerta. Senza dubbio i giudei non ritengono Gesù più colpevole degli assassini dichiarati. Ecco perché l’evangelista non riferisce semplicemente che essi hanno un bandito, ma dice che èsegnalato  vale a dire famoso per la sua malvagità, per aver commesso numerosi omicidi. Tuttavia i giudei lo preferiscono al Salvatore del mondo e non rispettano il tempo che è sacro, né le leggi dell’umanità né alcun’altra simile cosa; l’odio li rende completamente ciechi. Ma, non soddisfatti della loro malvagità, essi corrompono anche il popolo, e anche per questo inganno essi sconteranno l’estremo supplizio.
Dopo che essi hanno chiesto la liberazione di Barabba, Pilato dice loro: Che farò dunque di Gesù, detto il Cristo? Volendo nuovamente con questa domanda piegarli, lascia nelle loro mani la libertà di scegliere affinché, almeno per pudore, chiedano la liberazione di Gesù e tutto si attribuisca alla loro generosità. Se dicesse loro: Non ha peccato, li renderebbe ancora più ostinati; ma il chieder loro di salvarlo per umanità ha una forza di persuasione e di petizione che non ammette replica.
Tuttavia, malgrado questo tentativo, essi rispondono:“Crocifiggilo”. E il governatore disse: “Che male ha fatto?”. Ma quelli gridavano sempre più: “Sia crocifisso”. E Pilato, visto che non giovava nulla, si lavò le mani, dicendo: “Io sono innocente” . Perché allora lo consegni? Perché non lo sottrai alla violenza, come farà il tribuno con Paolo?  Pur sapendo di far cosa grata ai giudei consegnando loro l’Apostolo – era sorto un tumulto e una sobillazione a motivo di Paolo – il tribuno si manterrà fermo di fronte a tutti. Non così si comporta Pilato, che si dimostra uomo debole e fiacco. Tutti in quest’occasione si dimostrano corrotti: Pilato non resiste alla folla, né la folla resiste ai capi giudei; tutti sono privi di qualsiasi giustificazione. Difatti “Quelli gridavano sempre più”; gridavano con maggior forza: “Sia crocifisso”. Non volevano soltanto farlo morire, ma farlo morire come se avesse commesso un delitto. E, benché il giudice sostenga il contrario, essi si ostinano a gridare la stessa cosa. Notate quanti tentativi compie Cristo per ricuperare i giudei? Come ripetutamente ha cercato di dissuadere Giuda, così si sforza di trattenere anche costoro dal loro iniquo intento; e lo fa anche nel momento del suo giudizio, non solo durante la sua predicazione. Quando essi vedono il governatore e giudice lavarsi le mani e dire: “Sono innocente del sangue di costui”, dovrebbero restare impressionati sia dalle parole che dai fatti, così come sarebbe dovuto accadere quando Giuda si impiccò, o quando Pilato chiese loro di prendere un altro condannato in luogo di Gesù. Quando infatti colui che ha accusato e tradito condanna da sé la propria malvagità, quando il giudice assolve l’imputato da ogni colpa, quando il sogno avviene quella stessa notte, quando infine il governatore reclama il condannato per salvarlo, quale giustificazione possono addurre i giudei? Se non vogliono ritenerlo innocente, non dovrebbero perlomeno anteporlo a un bandito dichiarato e famoso.
Che fanno i giudei quando vedono il giudice lavarsi le mani, dicendo: “Sono innocente”? Essi gridano: Ricada il suo sangue sui di noi e sui nostri figli . Quando ormai hanno pronunziato la sentenza contro sé stessi, Pilato consente loro di fare tutto ciò che vogliono. Ma osservate anche qui l’estrema follia degli avversari di Cristo. Tale è l’impulso irrazionale, la passione perversa che li domina da non permettere loro di riconoscere ciò che è giusto e ragionevole. Passi il fatto che maledite voi stessi; ma, perché attirate la maledizione anche sui vostri figli? Il Signore misericordioso, tuttavia, benché essi abbiano agito con tale follia sia contro sé stessi sia contro i propri figli, annulla la sentenza non solo nei confronti dei figli, ma anche a loro riguardo; accoglierà infatti chi, di loro e dei loro figli, farà penitenza e li ricolmerà di infiniti beni. Anche Paolo è di loro e così pure le migliaia di fedeli che crederanno in Gerusalemme. “Vedi, fratello, quanti sono fra i giudei le migliaia di credenti”. E se alcuni si ostinano, a loro soltanto deve imputarsi il castigo.
Allora fece rilasciare loro Barabba e, fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso . Perché lo fa flagellare? Forse per trattarlo come un condannato, oppure per dare qualche parvenza di giustizia al processo, o forse per ingraziarsi i giudei. Eppure, avrebbe dovuto resistere con fermezza. Difatti prima di giungere a tanto aveva detto: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge”.
Molte sono le ragioni che avrebbero potuto distogliere sia Pilato che i giudei da quel delitto: i miracoli e i prodigi del Signore, l’infinita pazienza con cui subisce le più atroci ingiurie e, soprattutto, il suo silenzio: silenzio ineffabile. Come infatti nelle parole che pronuncia a propria difesa e nelle sue preghiere ha dimostrato la sua umanità, così ora, nel suo silenzio e nel disprezzo delle accuse che gli rivolgono, Gesù manifesta la propria sublimità e grandezza d’animo; in ogni modo induce i suo avversari a provare ammirazione per lui, ma essi non vogliono cedere a nulla.
Sta di fatto che quando la mente e i pensieri sono come soffocati da un’ebbrezza e da un furore assurdo è difficile che un uomo riesca a sollevarsi, a meno che non abbia un’anima generosa e forte. È terribile cosa, terribile – lo ripeto – aprire l’accesso a tali perverse passioni: ecco perché è necessario respingerle con ogni mezzo e impedir loro di entrare. Una volta infatti che esse hanno invaso e occupato l’anima, come fuoco caduto in una foresta esse provocano un incendio. Per questo motivo, vi scongiuro di mettere in atto ogni mezzo per precludere loro l’entrata; né vogliate introdurre ogni genere d’iniquità, consolandovi col ripetere questo freddo ragionamento: Che importa questo? Che importa quello? Di qui, infatti, hanno origine infiniti mali. Il diavolo, spirito perverso, usa ogni abilità, perseveranza e condiscendenza per portare gli uomini alla perdizione, e a tale scopo comincia con le più lievi tentazioni. Fate attenzione, vi prego. Il diavolo voleva un tempo indurre Saul a dare ascolto ai vaneggiamenti di una negromante . Ma se gli avesse proposto questo fin dall’inizio, egli non si sarebbe lasciato indurre a ciò. Come avrebbe potuto prestargli attenzione colui che aveva spazzato dal suo regno indovini e negromanti? Il diavolo, quindi, lo costringe pian piano e gradualmente a questo: non avendo, infatti, ubbidito a Samuele e avendo offerto l’olocausto in assenza del profeta, al suo rimprovero Saul rispose che l’incalzare dei nemici s’era fatto più grande ; dovendo, poi, essere addolorato, egli al contrario non si dà pena, come se non avesse commesso nulla. Poi Dio gli diede un ordine riguardo agli amaleciti , ma Saul fece altrimenti: Quindi egli passa agli attentati contro David . E così, lentamente e gradualmente scivolando verso la rovina, non s’arresta finché non si getta precipitando nell’abisso della perdizione.
Nello stesso modo il diavolo si comporta nei confronti di Caino . Non lo spinse subito a uccidere il fratello, poiché non l’avrebbe convinto. Dapprima lo indusse a presentare a Dio le offerte di minor valore dicendogli: Questo non è peccato. In seguito accese in lui avversione e invidia verso il fratello, facendogli credere che non vi era alcun male in ciò. Infine lo persuase ad uccidere il fratello e a negare il delitto; e non si ritirò finché non raggiunse il colmo dei mali.
Per questo dobbiamo respingere gli attacchi e i peccati iniziali. Quand’anche i primi peccati non avessero ulteriori conseguenze, neppure in tal caso si dovrebbero sottovalutare perché, se lo spirito è negligente, finiscono col diventare sempre più grandi. Dobbiamo quindi impegnarci con tutte le forze per soffocare gli inizi del peccato. Non considerare come insignificante un peccato, ma bada che, se si trascura, diventa radice di grande peccato. Se è lecito dire una cosa sorprendente, ti dirò che i grandi peccati non richiedono tanta vigilanza, quanta ne esigono, invece, le colpe lievi e insignificanti. In realtà la natura stessa della colpa ci fa evitare i grandi peccati, mentre le piccole mancanze, per il fatto stesso d’essere tali, ci inducono alla trascuratezza e non ci permettono d’insorgere coraggiosamente per eliminarle. Così, se noi dormiamo, rapidamente diventeranno grandi. Lo stesso fenomeno si constata in ciò che accade nei corpi. Così ebbe origine, in Giuda, quell’enorme peccato: se egli non avesse ritenuto lieve colpa appropriarsi del denaro destinato ai poveri, non sarebbe stato condotto al tradimento e, se i giudei non avessero considerato colpa senza importanza lasciarsi dominare dalla vanagloria, non sarebbero poi giunti fino all’eccesso di uccidere Cristo.
Si potrebbe facilmente rilevare che tutti i grandi mali provengono da ciò. Nessuno passa rapidamente e di colpo alla malvagità. Indubbiamente l’anima possiede una certa connaturata vergogna e pudore di fronte al male, e non è possibile che, all’improvviso, diventi talmente preda dell’impudenza da rigettare tutto in una sola volta; ma lentamente, e a poco a poco, col diventar negligente si corrompe. Così si è introdotta nel mondo l’idolatria; a causa l’onore smodato ed eccessivo attribuito agli uomini, si giunse ad adorare le statue di persone vive e defunte. Così cominciò a imporsi e a dominare la fornicazione; e così altri numerosi mali.
Fate attenzione a questo esempio: un uomo ride a sproposito; uno lo riprende, mentre un altro gli toglie ogni scrupolo, asserendo che non c’è niente di male in ciò. Che è infatti il ridere? Che cosa può derivare da ciò? Eppure, è da questo ridere inopportuno che derivano le scurrilità, il turpiloquio, l’azione disonesta. Se poi si riprende un altro perché calunnia il prossimo, lo ingiuria e lo maledice, costui non si cura del rimprovero e dice: Maledire non è nulla. Eppure, da ciò hanno origine odio indicibile, inimicizie irreconciliabili, ingiurie senza numero; dalle ingiurie provengono le ferite, dalle ferite, spesso, gli assassinii e la morte.
Così quello spirito maligno dalle piccole cose fa derivare le grandi; poi dalle grandi induce alla disperazione, escogitando con ciò un altro metodo, non inferiore al primo. Difatti non tanto il peccato quanto la disperazione conduce alla perdizione. Chi ha peccato, se è vigilante, può rapidamente, con la penitenza, rimediare al male fatto. Ma se cede e si avvilisce senza correggersi, rende incurabile il suo stato, perché non applica il rimedio della penitenza. Il diavolo mette in atto, infine, un terzo insidioso tranello: ed è quando maschera il peccato con apparenza di virtù. Ma in qual caso – mi chiederai – il diavolo può avere tanta forza da ingannare fino a tal punto? Ascolta e guardati dalle suggestioni. Cristo comandò per mezzo di Paolo che la moglie non deve separarsi dal marito e che essi non devono privarsi l’un l’altro, se non di comune accordo ; tuttavia lacune donne, separatesi per amore di continenza dai propri mariti, credendo di fare un atto pio, li hanno precipitati in adulterio. Considerate, dunque, il grande male che ne è derivato: tale che, dopo aver sopportato tanta fatica, esse sono state rimproverate di aver fatto grandissimo torto e recato sommo danno, hanno subito l’estrema condanna e hanno spinto i loro mariti in un abisso di perdizione. Altri ancora, astenendosi dal prendere cibo per osservare la legge del digiuno, hanno finito col dichiarare abominevoli gli alimenti: il che merita una grandissima punizione. Ma ciò accade quando si affermano le proprie idee contrariamente a quanto insegnano le Scritture. Alcuni abitanti di Corinto ritenevano, invece, atto di perfezione mangiare tutto senza discriminazione, compresi i cibi espressamente proibiti. Questa licenza, tuttavia, ben lungi dal costituire una perfezione, era un atto di gravissima trasgressione. Per questo Paolo li rimproverò con tanto rigore dichiarandoli degni dell’estremo supplizio . Altri ancora credono di compiere un atto pio lasciandosi crescere i capelli. Si tratta invece di una cosa vietata e indecorosa. Altri ritengono vantaggiosa la pratica di rattristarsi smodatamente per i propri peccati: ma anche questo è un inganno diabolico e lo apprendiamo dall’esempio di Giuda. Paolo, inoltre, temendo che quell’individuo disonesto di cui parla nella lettera ai Corinti, cada nella disperazione, li esorta a toglierlo immediatamente da quello stato, “Perché non soccomba per l’eccessiva tristezza”. In seguito, per far intendere ai Corinti che questo è un tranello del nemico, dice: “affinché non siamo sopraffatti da Satana, non ignorando noi nessuna macchinazione”, dal momento che egli attacca con grande inganno. Se infatti egli combattesse con franchezza e apertamente, la vittoria sarebbe facile e senza fatica. Tuttavia, anche ora, se noi siamo vigilanti, vinceremo senza difficoltà. In realtà ci ha armati per resistere alle varie tentazioni. Per persuaderci a non trascurare le piccole cose, ascolta la sua esortazione, quando dichiara: “Chi dice al proprio fratello sciocco, sarà reo della Geenna”; e di nuovo, quando afferma che chi guarda con occhio impuro è adultero perfetto. Chiama infelici coloro che ridono; si sforza sempre di sradicare i semi e le radici dei mali, e dichiara che si dovrà rendere conto di ogni parola. In passato anche Giobbe offriva sacrifici a Dio per espiare anche le colpe commesse dai suoi figli con i pensieri . D’altra parte, per porre rimedio alla disperazione, la Scrittura dice: “Chi è caduto, non si rialzerà? Chi se ne è andato, non ritornerà?”. E altrove: “Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”, e ancora: “oggi se voi ascolterete la sua voce…”. Ma numerose altre espressioni ed esempi si trovano nella Scrittura. Infine, per evitare di peccare  con apparenza di virtù e di pietà, ascolta quanto dice Paolo: “affinché non soccomba per l’eccessiva tristezza” .
Conoscendo ciò, dunque, opponiamo, a tutte queste tentazioni che possono pervertire i pigri e i negligenti, la prudenza che deriva dalle Scritture. Non dire: Che male c’è, se guardo con interesse una donna?Perché se tu commetti un adulterio nel tuo cuore, ben presto lo commetterai nella tua carne. Non dire: Che male faccio se passo al largo da questo povero? Se tu vai oltre senza badare a costui, farai la stessa cosa con un altro, e se non ti curerai di quello disprezzerai un altro ancora. E non dire neppure: Che male c’è se desidero i beni del prossimo? Fu proprio questo che portò Acab alla perdizione, sebbene egli offrisse a Nabot il prezzo della vigna; ma egli lo fece contro la volontà del proprietario . Chi compra, infatti, non deve costringere, ma persuadere. Ora, se colui che offrì un prezzo conveniente fu castigato, dato che ottenne quel possesso contro la volontà del padrone, chi non si comporta così, anzi ruba a chi non vuole dare, pur vivendo nel tempo della grazia, di quale supplizio non sarà degno? Ebbene, per non incorrere nel castigo, manteniamoci puri da ogni violenza e rapina e, guardandoci non solo dai peccati ma anche dagli inizi del peccato, pratichiamo con grande impegno la virtù: in tal modo infatti fruiremo anche dei beni eterni, per la grazia e l’amore di Gesù Cristo, nostro Signore. A lui la gloria per i secoli dei secoli. Amen.


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