giovedì 7 gennaio 2021

IL POSTO DEL DIO POVERO IN UN MONDO RICCO del Cardinale Angelo Comastri

 


Attorno al Bambino di Betlemme sono accadute cose incredibili e si ripetono fatti impressionanti. Voglio subito farvi notare alcune reazioni che, umanamente parlando, non sono spiegabili: questo Bambino nacque povero e fece spaventare i ricchi; questo Bambino nacque umile e fece allarmare i potenti; questo Bambino nacque mite e disarmato... eppure scatenò l’ira dei violenti. E questo fenomeno si ripete periodicamente. Perché? Qui c’è qualcosa che merita di essere approfondito per non perdere il grande messaggio che sta dietro la vicenda di questo Bambino.

Recentemente – voi l’avete saputo – alcune insegnanti hanno pensato di togliere il nome di «Gesù» da una canzone di Natale per sostituirlo con la parola «virtù»: il nome di «Gesù» evidentemente dava fastidio.

Altre insegnanti hanno pensato di sostituire la storia vera del Natale di Gesù con la favola di Cappuccetto Rosso: questo gesto è didatticamente inqualificabile, perché mette sullo stesso piano la storia e la favola! Da tempo, del resto, è in atto una subdola operazione per trasformare il Natale in una festa senza... il Bambino. Mi chiedo: perché c’è tanta paura nei confronti di questo Bambino?

Eppure proprio da questo Bambino è partita la più grande e benefica trasformazione dell’umanità: da questo Bambino è nata la civiltà dell’amore e del rispetto; mentre, ogni volta che ci si è allontanati da questo Bambino, è riemersa la barbarie del sopruso e del calpestamento della dignità umana.

Come Gesù ha cambiato la storia

Ma lasciamo parlare i fatti. Quando nacque Gesù, il tiranno Erode (soprannominato «il Grande»: pensate quanto talvolta è stupida e bugiarda la storia!) potè impunemente organizzare la strage dei bambini di Betlemme: e il fatto non suscitò tanto scalpore, perché non era inconsueta l’usanza di uccidere i neonati... non graditi. Seneca, che pur era un pensatore di grande equilibrio e di alta spiritualità, in una sua lettera recepisce la mentalità del suo tempo e arriva a scrivere: «Se non gradisci il bambino... puoi immergerlo (cioè, puoi ucciderlo affogandolo)».

Ci pensate? Il Bambino di Betlemme ci ha aperto gli occhi su questa barbarie: egli ha decisamente preso la difesa della dignità di ogni bambino e, con la forza della parola di Dio, è arrivato a dire: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio» (Mc 10,14); «Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me» (Mt 18,5). 

Il Bambino di Betlemme si è schierato dalla parte dei più deboli e ci ha restituito lo smarrito e sempre smarribile sentimento del rispetto della vita di tutti. Quando è nato il Bambino di Betlemme, la donna era spesso calpestata nella sua dignità al punto tale che la filosofia greca (benemerita in tanti altri campi, ma in questo no) era arrivata a formulare il terribile dubbio che la donna non avesse l’anima! 

Il Bambino di Betlemme rivoluziona le cose: egli vuole per sé una Madre Immacolata per sottolineare la potenziale grandezza di ogni donna, perché essa è la vera custode della bellezza autentica e nobilitante; il Bambino di Betlemme difende anche la donna peccatrice, perché egli non è venuto a condannare ma a salvare restituendo dignità a tutti; nello stesso tempo il Bambino di Betlemme sottolinea che l’uomo ha la stessa identica responsabilità della donna, al punto tale da rivolgergli queste lucide parole: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra (contro la donna)» (Gv 8,7); il Bambino di Betlemme difende la dignità e la verità dell’amore, ricordandoci che la sessualità è il linguaggio corporeo dell’amore: se manca l’amore, cioè il dono di se stessi in un progetto di fedeltà e di accoglienza della vita, la sessualità degenera nel fango, che porta a disprezzare la donna e l’uomo, il concepimento e la nascita del bambino e... la stessa vita umana. Il Bambino di Betlemme ci ha insegnato la legge dell’amore, schierandosi decisamente contro la legge dell’odio e della violenza. 

Quando egli è nato, a Roma e nel mondo romano la gente si divertiva negli anfiteatri guardando i gladiatori (cioè gli uomini!) che si ferivano e si scannavano... per dare emozioni alla folla bramosa di sangue. Il Bambino di Betlemme con umiltà ha seminato l’amore nel mondo: e dovunque è stata accolta la sua parola, lì sono sbocciati san Francesco di Assisi o santa Rita da Cascia, san Vincenzo de’ Paoli o Papa Giovanni XXIII o Madre Teresa di Calcutta: è incalcolabile la vastità delle opere di misericordia e di pace che sono partite da Betlemme; la stessa parola «pace» è impensabile senza il Bambino di Betlemme. 

Quando è nato il Bambino di Betlemme, veniva praticata legalmente la schiavitù : alcuni uomini potevano avere come schiavi altri uomini, e disponevano su di loro del diritto di vita e di morte. Il Bambino di Betlemme ha sussurrato agli uomini il messaggio della dignità inalienabile di ogni persona... e così lentamente la schiavitù è stata percepita come indegna dell’uomo ed è stata abolita ufficialmente dagli Stati civili. Ma dove non viene accolto il messaggio del Bambino di Betlemme, lì riaffiora la cattiva erba della schiavitù: anche oggi!

Chi condanna il Bambino di Betlemme?

Vogliamo condannare per questo il Bambino di Betlemme? Vogliamo ritornare alla barbarie? Vogliamo – come disse un giorno André Frossard – che la storia degli uomini coincida con quella dei porci?

Immanuel Kant, pensatore di indubbio spessore, ebbe l’onestà di dichiarare: «Il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra civiltà». E Thomas Stearns Eliot lucidamente ha osservato: «Un cittadino europeo può non credere che il cristianesimo sia vero e tuttavia quel che dice e che fa scaturisce dalla cultura cristiana di cui è erede. Senza il cristianesimo non ci sarebbe stato neppure un Voltaire o un Nietzsche. Se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura, se ne va il nostro stesso volto». Chi combatte il Bambino di Betlemme, sappia bene chi e che cosa combatte! Per quanto mi riguarda, io vi confido che mi sento fiero e felice di avere scelto come mio Signore il Bambino di Betlemme.

Cardinale Angelo Comastri

Tratto da “L’umiltà di Dio - Betlemme, una scelta di povertà”


Articoli correlati per categorie



Nessun commento:

Posta un commento