giovedì 18 settembre 2014

L’APPARIZIONE DE LA SALETTE - (Sabato 19 settembre 1846) - Don Enzo Boninsegna - Melania Calvat - L'APPARIZIONE DELLA SANTISSIMA VERGINE SULLA MONTAGNA DE LA SALETTE



(Sabato 19 settembre 1846)
"Vedrò con molto piacere la piena diffusione del 'Segreto'; più lo si diffonderà, più susciterà timori salutari e numerosi ritorni a Dio. Maria benedirà coloro che si adopereranno per la sua diffusione, poiché Essa vuole formalmente che lo si faccia conoscere a tutto il suo popolo. Siamo puniti perché abbiamo trascurato un ordine così assoluto della Madre di Dio" (Da una lettera di Melania sul Segreto)
 
pro-manuscripto
 
PRESENTAZIONE
Se una madre non può dimenticare i suoi figli, meno che mai ci può di­menticare la migliore delle madri, la Madre di Dio e nostra Maria SS.ma. Venerarla in Cielo, assunta in anima e corpo, non significa considerarla lontana, perché il Cielo non è lontano da noi. Proclamarla in Cielo significa semplicemente credere che Maria è ormai completamente immersa in Dio, trapassata dalla sua luce e dal suo amore infinito. Sì, Maria, proprio perché è in Cielo, immersa in Dio, ama col Cuore di Dio e come il Padre non è lontano dai suoi figli, così Lei, la Madre, non è lontana da noi.
Maria, "piena di grazia" e immersa nella gloria del paradiso, ama uno per uno tutti i suoi figli che sono ancora in questa "valle di lacrime", non ancora nella gloria e spesso, purtroppo, anche privi della grazia.
È alla luce di questa certezza di fede che vanno viste le sue apparizioni. La Chiesa, autorevole interprete di tutto ciò che è soprannaturale, ha rico­nosciuto, tra le altre, tre grandi apparizioni di Maria SS. ma: a La Salette, in Francia, nel 1846, a Lourdes, ancora in Francia, nel 1858 e a Fatima, in Portogallo, nel 1917
Ma a un cristiano non basta forse il Vangelo? Non è sufficiente la parola di Gesù? Con le parole e le opere di suo Figlio il Padre non ci ha detto tutto ciò che aveva da dirci? Certo, nelle sue varie apparizioni la Vergine SS.ma non fa concorrenza a suo Figlio e non viene a dirci nulla di nuovo. Viene semplicemente a ricordarci ciò che Gesù ci ha insegnato e che noi uomini non abbiamo ancora accettato o che abbiamo troppo in fretta e con troppa incoscienza dimenticato.
Quanto più il mondo si allontana da Dio, quanto più cresce la corruzio­ne nel cuore degli uomini e nella società, tanto più Maria ha pietà di noi e viene a ricordarci la nostra dignità, i nostri doveri e i rischi che corriamo se perseveriamo su strade che non sono quelle di Dio.
A La Salette Maria è apparsa piangente. E quale madre non piangereb­be per dei figli che stanno andando alla rovina? Non ha forse pianto anche Gesù (Lc 19, 41) pensando ai castighi che Gerusalemme avrebbe attirato su di sé rifiutandolo? "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta" (Lc 13, 34-35).
Quelle lacrime di Maria a La Salette…!!! Sono le stesse lacrime che piangerebbe oggi Gesù davanti alla nuova Gerusalemme, la Chiesa. Noi cristiani, noi, i suoi figli, noi, i suoi fratelli, noi che abbiamo coscienza di quanto gli siamo costati per i nostri peccati, noi lo tradiamo ancora e ostinatamente, e seme rimorsi, e programmando e giustificando i nostri tra­dimenti.In che cosa noi cristiani siamo diversi da coloro che non hanno cono­sciuto il Salvatore? I cristiani dei primi secoli hanno convertito il mondo, mentre noi cristiani del 19° e del 20° secolo ci siamo convertiti al mondo. Questo stato di cose, se non fosse per la fede che ci anima, non fa pensare al quasi fallimento della redenzione operata da Gesù?
A La Salette la Vergine Maria ha richiamato l'attenzione di quella pove­ra gente su due peccati particolarmente gravi, la bestemmia e la profana­zione della domenica. E oggi sono forse spariti questi peccati? No, al con­trario, la bestemmia sta dilagando in maniera impressionante e sempre più sfacciata e i preti non fanno quasi nulla per correggere questo vizio orren­do (…) loro hanno i piani pastorali da portar avanti! Chiacchere, chiacche­re, chiacchere, sempre e solo Chacchere. (Sfido a trovare un piano pastora­le di una parrocchia che preveda un impegno serio e sistematico contro la bestemmia!). E la domenica? A profanata come non mai: le chiese si svuo­tano sempre più e si riempiono gli stadi e le discoteche, con i frutti che tutti ben conosciamo.
Le apparizioni di Lourdes e di Fatima sono certamente più note, anche perché non sono mai state seriamente contrastate all'interno della Chiesa. Diversa, purtroppo, la sorte dell'apparizione avvenuta a La Salette! Gran parte del clero francese (compresi non pochi Vescovi !!) ha combattuto con accanimento feroce, anche con calunnie (…), l'apparizione e il segreto affi­dato dalla Madonna a Melania, Perché tanto accanimento? Semplice: perché la Madonna ha "pizzicato" anche loro, preti e Vescovi, per la loro corruzione e non hanno affatto "digerito" questa correzione materna.
A che è servita la loro ostinata difesa contro la verità? A nulla, se non ad aggiungere un muovo peccato ad altri peccati.
Meglio riflettere con grande umiltà sulle lacrime di questa Madre, la­crime che ha pianto anche per noi, e convertirsi davvero e consegnare con passione dl amore la nostra vita al Signore Gesù.
Solo allora su quel viso bagnato di lacrime vedremo spuntare un sorri­so di gioia e ... per noi un'alba di luce che preannuncia il paradiso.
Don Enzo Boninsegna
Verona, 30 novembre 1997
Prima Domenica di Avvento
 

NOTA BENE

Ciò che leggerai su questo libretto è una semplice ristampa
del testo integrale pubblicato da Melania con
('IMPRIMATUR
di S. E. Mons. Salvatore Luigi Conte Zola
Vescovo di Lecce, 1879
 
seguito da qualche documento giustificativo. Il tutto pubblicato con
('IMPRIMATUR
del R.P.A. LEPIDI O.P.
Maestro del S. Palazzo Apostolico,
Assistente perpetuo della Congregazione dell'Indice.
 

Dato a Roma il 6 giugno 1922

 
(Società Sant Agostino - Parigi - Roma - Bruges - 1922)
 
Nihil Obstat:
Imprimatur datum Lycii ex Curia Episc.
die 15 Nov. 1879
Vic. Gen. Arch. COSMA
 

I - SULLA MONTAGNA CON MASSIMINO

Il 18 settembre 1846, vigilia della Santa Apparizione della Madonna, ero sola, come d'abitudine; facevo la guardia alle mucche dei miei pa­droni. Verso le 11 del mattino, vidi venire verso di me un bambino. A questa vista mi spaventai, perché mi sembrava che tutti dovessero sape­re che sfuggivo qualsiasi compagnia. II bambino mi si avvicinò e mi disse: "Piccola, vengo con te, anch'io sono di Corps ". A queste parole risaltò subito la mia cattiva indole, e indietreggiando di qualche passo gli risposi: "Non voglio nessuno. Voglio rimanere sola". Ma il bambi­no, seguendomi sempre mentre mi allontanavo, mi disse: "Su, lasciami con te, il mio padrone mi ha detto di far pascolare le mie mucche con le tue; sono di Corps ".
Mi allontanai da lui, facendogli segno che non volevo nessuno; e dopo essermi allontanata, mi sedetti sull'erba. Là, conversavo con i fio­rellini del Signore.
Dopo un momento, guardo dietro di me, e vedo Massimino che mi stava seduto vicino. Mi disse subito: "Lasciami stare, sarò buono". Ma il mio cattivo carattere non volle sentire ragioni. Mi alzai precipito­samente e me ne scappai un po' più lontano senza dirgli niente, e mi rimisi a giuocare coi fiori del Buon Dio. Un momento dopo, Massimino stava ancora lì a dirmi che sarebbe stato buono, che non avrebbe parlato e che si annoiava da solo, che il suo padrone lo mandava vicino a me, ecc... Questa volta ne ebbi pietà, gli feci segno di sedersi e continuai con i fiorellini del Buon Dio.
Massimino non tardò a rompere il silenzio, si mise a ridere, (credo si burlasse di me); lo guardai ed egli mi disse: "Divertiamoci un po', fac­ciamo un gioco". Non risposi nulla, ero così ignorante che non capivo come poter giocare con un'altra persona, essendo sempre stata sola. Giocavo solo coi fiori, e Massimino, avvicinandosi ancora di più, non finiva di ridere e mi diceva che i fiori non hanno orecchie per sentirmi, e che dovevamo giocare assieme. Io però non avevo nessuna inclina­zione per il gioco che mi proponeva. Tuttavia cominciai a parlargli, e lui mi disse che i dieci giorni che doveva passare col suo padrone sta­vano per finire, e che dopo sarebbe andato a Corps da suo padre, ecc...
Mentre ancora mi parlava, si fece sentire la campana de La Salette, era l'Angelus; feci segno a Massimino di rivolgere la sua anima a Dio. Lui si scoprì il capo e per un momento rimase in silenzio. Dopo gli dissi: "Vuoi fare colazione? Sì, - mi rispose - andiamo". Ci sedemmo, tirai fuori dalla borsa le provviste datemi dai miei padroni e, secondo la mia abitudine, prima di cominciare a mangiare il mio panino tondo, vi feci sopra una crocetta col mio coltellino, e nel mezzo un forellino di­cendo: "Se c'è il diavolo che esca; se c'è il Buon Dio che vi rimanga!", e subito ricoprii il piccolo foro. Massimino scoppiò a ridere, e dette una pedata a1 mio pane, che mi sfuggì di mano, rotolando giù per la monta­gna e si perse.
Avevo un altro pezzo di pane, ce lo mangiammo insieme; dopo ci mettemmo a giocare; capendo però che Massimino doveva ancora avere fame, gli indicai un posto sulla montagna coperto di piccoli frutti. Lo spinsi ad andarli a mangiare, e lui lo fece subito; ne mangiò e ritornò dopo averne riempito il cappello. In serata discendemmo dalla monta­gna promettendoci di ritornare a pascolare le nostre mucche assieme.
L'indomani, 19 settembre, mi ritrovai sul cammino con Massimino; salimmo assieme il monte. M'accorsi che Massimino era buonissimo, molto semplice, e volentieri parlava di quello che m'interessava; era molto duttile, senza ostinarsi sulle sue idee; era soltanto un po' curio­so poiché quando mi allontanavo da lui e vedeva che mi fermavo, cor­reva subito per vedere quel che facevo e sentire quel che dicevo ai fio­rellini del Buon Dio; e se non arrivava in tempo, mi chiedeva cosa avessi detto. Massimino mi aveva anche chiesto che gli insegnassi un gioco. La mattina era inoltrata; gli dissi di raccogliere dei fiori per co­struire il "paradiso".
Ci mettemmo tutti e due all'opera; e ben presto avevamo a nostra di­sposizione una bella quantità di fiori di colori diversi. Sentimmo suona­re 1’Angelus del villaggio poiché il cielo era terso e senza nubi. Dopo aver detto al Signore quel che sapevo, dissi a Massimino che dovevamo condurre le nostre mucche su un piccolo pianoro presso il ruscelletto, dove avremmo trovato delle pietre per costruire il "paradiso". Avviam­mo le mucche verso il luogo indicato, e dopo facemmo colazione; poi incominciammo a trasportare pietre e a costruire la nostra piccola casa, consistente in un pianterreno, che avrebbe dovuto servirci da abitazio­ne, e in un primo piano che, secondo noi, doveva essere il "paradiso".
Questo piano era ornato di fiori multicolori e di corone sospese ai gambi. Il "paradiso" era coperto da un'unica larga pietra, essa pure ricoperta di fiori; altre corone pendevano tutt'intorno. Ultimato il "paradiso", lo guardavamo; quando ci sorprese il sonno, ci allontanam­mo di appena due passi, e ci addormentammo sull'erba.
 

II - L'APPARIZIONE

Svegliandomi, e non vedendo le mucche, chiamai Massimino e co­minciai a salire sulla piccola altura. Da lì vedevo che le mucche se ne stavano tranquillamente distese; ridiscesi mentre Massimino saliva, allorché all'improvviso vidi una bella luce, più splendente del sole, ed ebbi appena il tempo di dire queste parole: "Massimino, vedi laggiù? Ah! Dio mio!'. Nello stesso istante lasciai cadere il bastone che avevo in mano. Non so cosa sia passato di delizioso in me in quel momento, ma mi sentivo attratta, ero presa da un grande rispetto pieno d'amore, ed il mio cuore avrebbe voluto correre più presto di me.
Guardavo con attenzione profonda quella luce che era immobile, e come se fosse aperta; ne scorsi un'altra molto più brillante e che si muoveva, ed in quest'ultima una bellissima Signora, seduta sul nostro "paradiso" con la testa fra le mani. La bella Signora si alzò ed incrocia­te appena le braccia, guardandoci, ci disse: "Venite avanti, figli miei, non temete, son qui per annunciarvi una grande notizia":
Queste dolci e soavi parole mi fecero volare fino a Lei ed il mio cuo­re avrebbe voluto attaccarsi a Lei per sempre. Arrivata vicinissima alla bella Signora, proprio davanti a Lei, alla sua destra, Ella iniziò il suo discorso, e le lacrime cominciarono a scendere dai suoi begli occhi:
"Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono obbligata a lasciare andare la mano di mio Figlia Essa è così grave e così pesante che non riesco più a sostenerla. "
"Da quanto tempo sto soffrendo per voi! Se voglio che mio Figlio non vi abbandoni, devo pregarLo incessantemente. Quan­to a voi, non ve ne curate nemmeno. Avete un bel pregare e darvi da fare, voi non potrete mai ricompensare la pena che mi sono presa per voi. "
"Dio vi ha dato sei giorni per lavorare, si è riservato il set­timo, e non glielo si vuole concedere, Ed è proprio questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio. "
"Quelli che conducono i carri, non sanno parlare senza frapporvi il nome di mio Figlio, Sono queste due cose che appe­santiscono tanto il braccio di mio Figlio. "
"Se il raccolto si guasta, è per causa vostra. L'anno scorso ve l'ho fatto vedere con le patate; ma voi non ve ne siete curati; anzi, quando le trovavate marcite, bestemmiavate, usando il no­me di mio Figlio. Le patate si guasteranno ancora e, per Natale, non ce ne saranno più. "
A questo punto io cercai di capire la parola pommes de terre; mi sembrava di capire che volesse significare ‘mele’. - (NA: Melania e Massimino non capivano il francese, ma solo il loro dialetto) - La bella e buona Signora, indovinando il mio pensiero, ripigliò il discorso (in dialetto) così:
"Voi non mi capite, figli miei? Ve lo dirò in altro modo. "
Ed ecco la traduzione (dal francese):
"Se il raccolto si guasta, è per causa vostra; ve l 'ho fatto ve­dere l'anno scorso con le patate; ma voi non ve ne siete curati; anzi, quando le trovavate marcite, bestemmiavate, usando il no­me di mio Figlio. Le patate si guasteranno ancora e, per Natale, non ce ne saranno più. "
"Se avete del grano, non lo seminate. Tutto quello che semi­nerete, sarà mangiato dai parassiti, e quello che crescerà si ri­durrà in polvere quando lo batterete. Verrà una grande care­stia, ma prima ancora, i bambini al di sotto dei sette anni mori­ranno di tremito in grembo a coloro che li terranno in braccio; l'uva marcirà. "
A questo punto la bella Signora, che mi affascinava, rimase un mo­mento senza farsi sentire; tuttavia vedevo che continuava, come se par­lasse, a muovere graziosamente le labbra. In quel momento Massimino riceveva il segreto. Poi, rivolgendosi a me, la Vergine SS.ma mi parlò e mi dette un segreto in francese. Eccolo qui per intero, tale e quale come me l'ha dato.
 

III - IL SEGRETO

"Melania, ciò che ti dirò adesso, non sarà sempre un segre­to: lo potrai pubblicare nel 1858".
"I Sacerdoti, ministri di mio Figlio, i Sacerdoti dico, per la loro cattiva condotta, le loro irriverenze e la loro empietà nel celebrare i santi misteri, per l'amore del denaro, l'amore degli onori e dei piaceri, i Sacerdoti sono diventati cloache d'impuri­tà. Sì, i Sacerdoti chiedono vendetta, e la vendetta è sospesa sul­le loro teste. Guai ai preti e alle persone consacrate a Dio che per la loro infedeltà e la loro cattiva condotta, crocifiggono di nuovo mio Figlio! I peccati delle persone consacrate a Dio gri­dano verso il Cielo, attirano la vendetta, ed ecco che questa batte alla loro porta, perché non vi sono più anime generose, non vi è più alcuno degno di offrire all'Eterno la Vittima senza macchia in favore del mondo. "
"Dio colpirà in modo esemplare".
"Guai agli abitanti della terra! Dio sfogherà la sua collera e nessuno potrà sfuggire a tanti mali messi insieme. I capi, i con­dottieri del popolo di Dio, hanno trascurato la preghiera e la penitenza e il demonio ha ottenebrato la loro intelligenza; sono diventati quelle stelle erranti che il vecchio diavolo trascinerà con la sua coda per farli perire. Dio permetterà al vecchio ser­pente di mettere divisione fra i regnanti, in ogni società e in ogni famiglia; soffrirete pene fisiche e morali, Dio abbandone­rà gli uomini a se stessi, e manderà dei castighi che si sussegui­ranno per più di trentacinque anni. "
"La società è alla vigilia dei più tremendi flagelli e di grandi avvenimenti; ci si deve aspettare di essere governati con verga di ferro e bere il calice della collera di Dio. "
"Il Vicario di mio Figlio, il Sovrano Pontefice Pio IX che non esca da Roma dopo l'anno 1859, ma che sia fermo e generoso, che combatta con le armi della fede e dell'amore; io sarò con lui. Che non si fidi di Napoleone; il cuore di costui è doppio, e quando vorrà essere contemporaneamente Papa e Imperatore, Dio si ritirerà da lui; egli è quell'aquila che volendo innalzarsi sempre di più, cadrà sulla spada di cui voleva servirsi per obbli­gare i popoli ad innalzarlo. "
"L'Italia sarà punita per l'ambizione di voler scuotere il gio­go del Signore dei Signori; per questo finirà in guerra ed il san­gue colerà da tutte le parti; le chiese saranno chiuse o profana­te; i preti, i religiosi, saranno cacciati via; li faranno morire, e morire di morte crudele. Parecchi abbandoneranno la fede, e il numero dei preti e religiosi che si separeranno dalla vera reli­gione sarà grande; fra costoro vi saranno anche dei Vescovi. "
"E che il Papa si guardi dagli operatori di miracoli, poiché è venuto il tempo in cui i prodigi più strabilianti avranno luogo in terra e nell'aria. "
"Nell'anno 1864 Lucifero, con un gran numero di demoni, sarà staccato dall'inferno: aboliranno poco a poco la fede per­fino nei consacrati a Dio; li accecheranno in modo tale che solo per una grazia particolare essi non saranno investiti dallo spiri­to di questi angeli cattivi; alcune case religiose perderanno in­teramente la fede e molte anime. "
"I libri cattivi abbonderanno sulla terra, e gli spiriti delle tenebre diffonderanno dappertutto un totale rilassamento per quel che riguarda il servizio di Dio; avranno un gran potere sulla natura; vi saranno delle chiese per servire questi spiriti. Alcune persone saranno trasportate da un luogo all'altro da questi spiriti cattivi, anche dei preti, non avendo seguito lo spiri­to buono del Vangelo che è spirito di umiltà, carità e zelo per la gloria di Dio. Faranno risuscitare alcuni morti e alcuni giusti (ciò vuol dire che queste anime somiglieranno alle anime giuste che erano vissute su questa terra, e tutto ciò per sedurre meglio gli uomini; questi sedicenti morti risuscitati, che non saranno altro che il demonio stesso sotto simile aspetto, predicheranno un altro Vangelo contrario a quello del vero Gesù Cristo, ne­gando l'esistenza del Cielo ed anche quella delle anime dannate. Tutte queste anime appariranno come unite ai loro corpi). "
"Vi saranno in tutti i luoghi dei prodigi straordinari, poiché la vera fede s'è spenta, mentre la falsa fede rischiara il mondo. Guai ai Principi della Chiesa che si saranno occupati ad accu­mulare ricchezze su ricchezze, a salvaguardare la loro autorità e che hanno dominato con orgoglio! "
"Il Vicario di mio Figlio soffrirà molto, poiché per un certo tempo la Chiesa sarà abbandonata a grandi persecuzioni sarà il tempo delle tenebre. "
"La Chiesa si troverà in una crisi orrenda. "
"Essendo dimenticata la santa fede di Dio, ogni individuo vorrà guidarsi da solo, ed essere superiore ai suoi simili. I po­teri civili ed ecclesiastici saranno aboliti, ogni ordine ed ogni giustizia sarà messa sotto i piedi, non si vedranno che omicidi, odii, gelosie, menzogne e discordie, senza amore per la patria e per la famiglia. "
"Il S. Padre soffrirà molto. Io sarò con lui fino alla fine per ricevere il suo sacrificio. I cattivi attenteranno più volte alla sua vita senza però poter nuocere ai suoi giorni; ma né lui, né il suo successore... (N.B.: Nel suo originale di Lecce, Melania faceva seguire a queste parole la seguente parentesi: "che non regne­rà molto") vedranno il trionfo della Chiesa di Dio. "
"I governanti civili avranno tutti il medesimo programma, di abolire cioè e far scomparire ogni principio religioso, per dar posto al materialismo, all'ateismo, allo spiritismo, e ad ogni specie di vizio.
"Nell'anno 1865 si vedrà l'abominazione nei luoghi santi; nei conventi, i fiori della Chiesa saranno putrefatti e il demonio sarà il re dei cuori. Quelli che sono a capo delle comunità reli­giose, stiano attenti a quelli che ricevono, perché il demonio userà tutta la sua malizia per introdurre negli ordini religiosi delle persone viziose, perché il disordine e l'amore ai piaceri carnali saranno diffusi su tutta la terra. "
"La Francia, l'Italia, la Spagna e l'Inghilterra, saranno in guerra, il sangue scorrerà per le strade; il francese si batterà col francese, l'italiano con l'italiano. Infine vi sarà una guerra generale, che sarà spaventosa. Per un certo tempo, Dio non si ricorderà più della Francia, né dell'Italia, perché il Vangelo di Gesù Cristo non sarà più conosciuto. I cattivi useranno tutta la loro malizia; si uccideranno, mi massacreranno a vicenda, per­fino nelle case. "
"Al primo colpo della sua spada sfolgorante, le montagne e tutta la natura tremeranno dallo spavento, perché i disordini e i delitti degli uomini squarceranno la volta del cielo. Parigi sarà bruciata e Marsiglia inghiottita; diverse grandi città saranno scosse e inghiottite dai terremoti, si crederà che tutto è perduto; non si vedranno che omicidi, non si sentirà che rumore di armi e bestemmie. I giusti soffriranno molto; le loro preghiere, le lo­ro penitenze e le loro lacrime saliranno fino al Cielo, e tutto il popolo di Dio domanderà perdono e misericordia, e chiederà il mio aiuto e la mia intercessione. Allora Gesù Cristo, con un atto della sua giustizia e della sua grande misericordia per i giusti, comanderà ai suoi Angeli, che tutti i suoi nemici siano messi a morte. Ad un tratto, i persecutori della Chiesa di Gesù Cristo e tutti gli uomini votati al peccato periranno e la terra diventerà come un deserto. Allora vi sarà la pace, la riconciliazione di Dio con gli uomini; Gesù Cristo sarà servito, adorato e glorificato; la carità fiorirà dappertutto. I nuovi Re saranno il braccio della Santa Chiesa, che sarà forte, umile, pia, povera, piena di zelo e imitatrice delle virtù di Gesù Cristo. Il Vangelo sarà predicato dappertutto, e gli uomini faranno grandi progressi nella fede, poiché vi sarà unione fra gli operai di Gesù Cristo e gli uomini vivranno nel timor di Dio. "
"Questa pace fra gli uomini non durerà a lungo; venticinque anni di raccolto abbondante saranno sufficienti per far loro di­menticare che i peccati degli uomini sono la causa di tutte le pene che piombano sulla terra. "
"Un precursore dell Anticristo, con le truppe di diverse na­zioni, combatterà il vero Cristo, il solo Salvatore del mondo; spargerà molto sangue e vorrà annientare il culto di Dio per farsi considerare come Dio. "
"La terra sarà colpita da ogni specie di piaghe (oltre la pe­ste, la fame) che saranno generali; le guerre si susseguiranno fino all'ultima che sarà condotta dai dieci re dell’Anticristo, i quali avranno tutti un unico intento e saranno i soli a governare il mondo. Prima che ciò si verifichi, vi sarà una specie di falsa pace nel mondo, si penserà soltanto a divertirsi, i cattivi si ab­bandoneranno ad ogni specie di peccato; ma i figli della Santa Chiesa, i figli della Fede, i miei veri imitatori, cresceranno nel­l'amor di Dio e nelle virtù che mi sono più care. Beate le anime umili, condotte dallo Spirito Santo! Io combatterò con loro fin­ché non saranno arrivate alla pienezza della loro età. "
"La natura chiede vendetta per gli uomini, e freme di spaven­to in attesa di ciò che deve accadere alla terra insozzata di de­litti!!.
"Tremate, terra, e voi che fate professione di servire Gesù Cristo e che al di dentro adorate voi stessi! Tremate; poiché Dio vi consegnerà al suo nemico, perché i luoghi santi sono nella corruzione; molti conventi non sono più case di Dio, ma pasco­lo di Asmodeo e dei suoi. "
"Durante questo tempo nascerà l'Anticristo, da una religio­sa ebrea, da una falsa vergine che sarà in comunicazione con il vecchio serpente, il maestro di impurità; suo padre sarà Ve; nascendo vomiterà bestemmie, avrà dei denti; in una parola sa­rà l'incarnazione del diavolo, emetterà grida spaventose, farà prodigi, non si nutrirà che d'impudicizie. Avrà dei fratelli che, sebbene non saranno come lui dei demoni incarnati, saranno figli del male; a 12 anni si faranno notare per le valorose vitto­rie che riporteranno; in poco tempo ciascuno sarà alla testa di armate, assistiti da legioni infernali. "
"Le stagioni cambieranno; la terra produrrà soltanto frutti cattivi; gli astri perderanno i loro movimenti regolari, la luna metterà solo una debole luce rossastra; l'acqua ed il fuoco da­ranno al globo terrestre dei movimenti convulsi ed orribili ter­remoti che faranno inghiottire montagne, città, ecc. "
"Roma perderà la fede e diverrà la sede dell'Anticristo. "
"I demoni dell'aria con l'Anticristo faranno grandi prodigi sulla terra e nell'aria, e gli uomini si pervertiranno sempre più. Dio avrà cura dei suoi fedeli servitori e degli uomini di buona volontà; il vangelo sarà predicato ovunque, tutti i popoli e tutte le nazioni avranno conoscenza della verità!'"Rivolgo un pressante appello alla terra: chiamo i veri di­scepoli del Dio vivente e regnante nei Cieli; chiamo i veri imita­tori del Cristo fatto uomo, il solo vero Salvatore degli uomini, chiamo i miei figli, i miei veri devoti, coloro che si sono dati a me perché li conduca al mio divin Figlio, coloro che io porto per così dire nelle mie braccia, coloro che sono vissuti del mio spiri­to; chiamo infine gli Apostoli degli Ultimi Tempi, i fedeli disce­poli di Gesù Cristo, che sono vissuti nel disprezzo del mondo e di se stessi, nella povertà e nell'umiltà, nel disprezzo e nel silenzio, nella preghiera e nella mortificazione, nella castità e nell'unione con Dio, nella sofferenza e sconosciuti dal mondo. E’ tempo che escano e vengano a rischiarare la terra. Andate, e mostratevi come i miei figli prediletti; io sono con voi, perché la vostra fede sia la luce che vi rischiari in questi giorni di sventura. Che il vostro zelo vi renda come degli affamati della gloria e dell'ono­re di Gesù Cristo. Combattete, figli della luce, piccolo numero che ci vedete; poiché ecco il tempo dei tempi, la fine delle fini. " "La Chiesa sarà eclissata, il mondo sarà nella costernazio­ne: Ma ecco Enoch ed Elia ripieni dello Spirito di Dio; essi pre­dicheranno con la forza di Dio, e gli uomini di buona volontà crederanno in Dio e molte anime saranno consolate; faranno grandi progressi in virtù dello Spirito Santo e condanneranno gli errori diabolici dell’ Anticristo. "
"Guai agli abitanti della terra! Vi saranno guerre sanguino­se e carestie, epidemie di peste e di malattie contagiose; vi sa­ranno delle piogge di una spaventosa grandine di animali, dei tuoni che scuoteranno le città, dei terremoti che inghiottiranno i paesi; si sentiranno delle voci nell'aria; gli uomini sbatteranno la testa contro i muri; invocheranno la morte, e d'altro canto, la morte farà il loro supplizio; il sangue scolerà ovunque. Chi po­trà vincere, se Dio non accorcia il tempo della prova? Per mezzo del sangue, delle preghiere e delle lacrime dei giusti, Dio si la­scerà piegare; Enoch ed Elia saranno uccisi; Roma pagana sparirà; cadrà il fuoco dal cielo e consumerà tre città; l'intero universo sarà colpito dal terrore, e molti si lasceranno sedurre, perché non hanno adorato il vero Cristo vivente in mezzo a loro. E tempo; il sole si oscura; la fede soltanto vivrà. "
"Ecco il tempo; l'abisso si apre. Ecco il re delle tenebre. Ec­co la bestia coi suoi sudditi, che si dice salvatore del mondo. S'innalzerà con orgoglio nell'aria per andare fino al cielo, sarà però soffocato dal soffio di San Michele Arcangelo. Cadrà, e la terra che, da tre giorni sarà in continue evoluzioni, aprirà il suo seno pieno di fuoco; egli sarà scaraventato per sempre, con tutti i suoi, negli abissi eterni dell'inferno. Allora l'acqua ed il fuoco purificheranno la terra, e consumeranno tutte le opere dell'or­goglio degli uomini, e tutto sarà rinnovato: Dio sarà servito e glorificato. "
 

IV - RACCOMANDAZIONI FINALI

Poi la Madonna mi diede, sempre in francese, la Regola di un nuo­vo Ordine religioso.
Dopo avermi dato la Regola di questo nuovo Ordine religioso, la Madonna riprese così il seguito del suo discorso:
"Se si convertono, le pietre e le rocce si cambieranno in grano e le patate si troveranno disseminate sulla terra ".
"La preghiera, la fate bene, figli miei? "
Rispondemmo insieme: "Oh, no, Signora, non molto ".
"Ah, figli miei, bisogna farla bene, sera e mattina, e quando non potete fare meglio, dite un "Pater' ed un "Ave Maria', e quando avrete tempo e potrete far meglio, ne direte di più ".
"C'è solo qualche donna piuttosto anziana che va a Messa; gli altri lavorano la Domenica, per tutta l'estate; e durante l'inverno, se non sanno cosa fare, vanno a Messa, ma solo per scherno verso la religio­ne. Durante la quaresima vanno in macelleria come dei cani ".
"Non avete visto del grano guasto, figli miei? " Tutti e due rispondemmo: "Oh! no, Signora ".
La Madonna, indirizzandosi a Massimino: "Ma tu, figlio mio, devi averlo visto una volta, nei pressi di Coin, con tuo padre. Il padrone del locale disse a tuo padre: - Venite a vedere come si guasta il mio grano. - E voi ci andaste. Tuo padre prese due o tre spighe in mano, lo strofi­nò, e si ridusse in polvere, poi, durante il ritorno, quando eravate a mezz'ora da Corps, tuo padre ti diede un pezzo di pane dicendoti: - Tieni, figlio mio, mangialo ancora per quest'anno, poiché l'anno ven­turo non so chi potrà mangiare, se il grano si guasta così ".
Massimino rispose: "E’ proprio vero, Signora, non ci pensavo più ". La Madonna termina il suo discorso in francese: "Ebbene, figli miei, voi lo farete conoscere a tutto il mio popolo ".
La bellissima Signora attraversò il ruscello; e a due passi dal ruscel­lo, senza voltarsi verso di noi che la seguivamo (perché attirava a Lei per il suo splendore ed ancor più per la sua bontà che m'inebriava e sembrava facesse fondere il mio cuore) ci disse ancora:
"Ebbene, figli miei, voi lo farete conoscere a tutto il mio popolo." Poi continuò a camminare fino al posto in cui ero salita per vedere dove si trovassero le nostre mucche. I suoi piedi toccavano appena la punta dell'erba, senza piegarla. Arrivata sulla piccola altura, la bella Signora si fermò e subito mi posi davanti a Lei per guardarla ben bene e poter capire in quale direzione volesse maggiormente andare: poiché, per me, era fatta, avevo dimenticato e le mucche e i padroni preso i quali ero in servizio; mi ero legata per sempre e senza condizioni alcuna alla mia Signora; sì, non volevo più, mai più, lasciarla; la seguivo senza pregiudizio alcuno, e disposta a servirla per tutta la vita.
Con la mia Signora mi sembrava aver dimenticato il "paradiso"; non pensavo ad altro che a servirla, per il mio meglio, in tutto; e pensavo che sarei anche riuscita a poter fare tutto quello che mi avrebbe detto di fare, perché avevo l'impressione che fosse molto potente. Lei mi guar­dava con una tenera bontà che mi attirava a Lei; avrei voluto, ad occhi chiusi, lanciarmi nelle sue braccia. Lei non mi diede il tempo di farlo. Si alzò da terra, in modo insensibile, all'altezza di circa un metro e più; e restando così sospesa in aria un momentino, la mia bella Signora guar­dò il cielo, poi la terra a destra e a sinistra e poi mi guardò con degli occhi così dolci, così amabili e così buoni che mi sembrò come se mi attirasse nel suo intimo ed il mio cuore si aprisse nel suo.
E mentre il mio cuore si fondeva in una dolce dilatazione, la bella immagine della mia Signora poco a poco spariva: mi sembrava come se la luce, in movimento, si moltiplicasse e si condensasse attorno alla Vergine SS.ma per impedirmi di contemplarla ancora. Così, la luce sostituiva le forme del corpo che sparivano ai miei occhi; ovvero sem­brava che il corpo della mia Signora si cambiasse in luce, fondendosi. Così, sotto forma di globo, la luce dolcemente andava diritto verso l'alto.
Non riesco a dire se era il volume di luce che diminuiva man mano che si alzava, o se invece era l'allontanamento che dava l'impressione di veder diminuire la luce mentre si alzava; ciò che so è che sono rima­sta con la testa in su e gli occhi fissi sulla luce, anche dopo che quella luce, che si allontanava e sempre più diminuiva di volume, finì per spa­rire del tutto.
I miei occhi si staccarono dal firmamento, mi guardai attorno, ed os­servai Massimino che mi guardava, e gli dissi: "Massimino, sarà stato il Signore di mio padre, o la Madonna, o qualche gran Santo". E Mas­simino, slanciando la mano in aria, disse: "Ah, se l'avessi saputo! "
 

V - PRIMA DIFFUSIONE

La sera del 19 settembre ci ritirammo un po' più presto del solito. Appena arrivata dai miei padroni, mi occupai ad attaccare le mucche e a mettere tutto in ordine nella stalla. Non avevo ancora finito che la mia padrona venne verso di me piangendo e mi disse: "Perché, figlia mia, non vieni a dirmi ciò che è accaduto sulla montagna?" (Massimino, non avendo trovato i suoi padroni perché non erano ancora tornati dai lavori, era venuto dai miei ed aveva raccontato tutto quanto aveva visto ed inteso). Risposi: "Volevo ben dirvelo, ma prima volevo finire il mio lavoro ".
Dopo un momento entrai in casa e la padrona mi disse: "Racconta tutto quello che hai visto; il pastorello di Bruite (soprannome di Pietro Selme, padrone di Massimino) mi ha raccontato tutto ".
Incomincio e, verso la metà del racconto, i miei padroni arrivano dai campi; la mia padrona, che stava piangendo sentendo le lamentele e le minacce della nostra tenera Madre, disse: "Ah, voi avete intenzione di andare a raccogliere il grano domani; non ve lo permettete, venite a sentire cosa è capitato oggi a questa figliola e al pastorello di Selme". E, voltandosi verso di me, disse: "Incomincia daccapo tutto quello che mi hai detto". Io ricomincio; e dopo aver finito, il mio padrone mi dis­se: "Era la Madonna, oppure una grande Santa, venuta da parte di Dio; ma è come se fosse venuto il Signore stesso; bisogna fare tutto quello che ha detto questa Santa. Come farete per dire tutto al popo­lo?". Io gli risposi: "Voi mi direte come devo fare, ed io lo farò". Dopo, guardando sua madre, sua moglie e suo fratello, aggiunse: "Bisogna pensarci". Ed ognuno si ritirò per i fatti suoi.
Si era dopo cena. Massimino e i suoi padroni vennero presso i miei per raccontare ciò che aveva detto loro Massimino e per sapere cosa si sarebbe dovuto fare: "Poiché - dissero - ci sembra che sia la Madonna che sia stata inviata dal Signore; le parole che ha detto ce lo fanno credere. E Lei ha anche detto loro di farlo conoscere a tutto il suo po­polo; forse bisognerà che questi piccoli percorrano il mondo intero per far sapere che bisogna che tutti osservino i comandamenti di Dio, al­trimenti grandi disgrazie cadranno su di noi". Dopo un momento di silenzio, il mio padrone disse, voltandosi verso di me e di Massimino: "Sapete, figli miei, cosa dovete fare? Domani alzatevi presto, andate tutti e due dal signor Curato e raccontategli tutto quello che avete visto e sentito; ditegli con cura come si sono svolte le cose: sarà lui a dirvi cosa bisogna fare".
Il 20 settembre, l'indomani della apparizione, di buon mattino me ne andai con Massimino. Arrivati in parrocchia, busso alla porta. Mi viene ad aprire la domestica del signor Parroco, domandandoci cosa volessi­mo. Io le dissi (in francese, pur non avendolo mai parlato): "Desidere­remmo parlare col Parroco". "Cosa volete dirgli?", ci chiese. "Signo­rina, vorremmo dirgli che ieri siamo andati a pascolare le mucche sulla montagna delle Baisses, e dopo aver fatto colazione, ecc. ecc...". Le raccontammo buona parte del discorso della Vergine SS.ma. In quel momento suonò la campana della chiesa: era l'ultimo rintocco per la Messa. Il Rev. Perrin, Parroco de La Salette, che ci aveva sentito, a­prì la porta con strepito: piangeva e si batteva il petto; ci disse: "Fi­gli nriei, sianto perduti, il Signore ci punirà. Ah! mio Dio, è la Ma­donna che vi è apparsa!". E se ne andò per celebrare la S. Messa. Noi ci guardammo in faccia con Massimino e la domestica; poi Massimino mi disse: "Io me ne vado da mio padre a Corps ". E ci separammo.
Non avendo ricevuto ordine dai miei padroni di ritornare subito do­po aver parlato col Parroco, non credetti far male ad assistere alla Mes­sa. Entrai dunque in chiesa. Incominciai la Messa e, dopo il primo Van­gelo, il signor Parroco si volta verso il popolo e prova a raccontare ai suoi parrocchiani l'apparizione che era appena avvenuta, la vigilia, su una delle loro montagne, esortandoli a non più lavorare di domenica; la sua voce era interrotta da singhiozzi, e tutta la popolazione era commossa. Dopo la S. Messa me ne ritornai dai miei padroni. Il signor Peytard, che ancor'oggi è Sindaco de La Salette, venne ad interrogarmi sul fatto dell'apparizione; e dopo essersi assicurato sulla verità di quan­to dicevo, convinto si ritirò.
Rimasi al servizio dei miei padroni fino a Ognissanti. Dopo mi mise­ro in pensione presso le Religiose della Provvidenza, nel mio paese di Corps.
 

VI - DESCRIZIONE DELLA VERGINE

La Vergine SS.ma era molto alta e ben proporzionata; sembrava es­sere tanto leggera, che sarebbe bastato un soffio a farla muovere, però era immobile e molto stabile. La sua fisionomia era maestosa ed im­ponente come sono i signori di questa terra. Imponeva una timidezza rispettosa. Mentre la Sua Maestà imponeva rispetto misto ad amore, attirava a Lei.
Il suo sguardo era dolce e penetrante; i suoi occhi sembrava che parlassero coi miei, ma la conversazione proveniva da un profondo e vivo sentimento d'amore verso questa attraente bellezza che mi liquefa­ceva. La dolcezza del suo sguardo, l'aria di bontà incomprensibile, facevano intendere e sentire che Ella attirava a sé per donarsi; era un'e­spressione di amore che a parole non si può esprimere e nemmeno con le lettere dell'alfabeto.
L'abito della Vergine SS.ma era bianco argento, molto splendente; non aveva nulla di materiale: era fatto di luce e di gloria, scintillante e variato; sulla terra non vi sono espressioni né paragoni da poter fare.
La Vergine SS.ma era tutta bella e tutta fatta d'amore; guardan­dola, io languivo per fondermi in Lei. Dai suoi ornamenti, come dalla sua persona, da tutto trapelava la maestà, lo splendore, la magnificenza splendente, celeste, fresca, nuova come una Vergine; sembrava che la parola Amore sfuggisse dalle sue labbra argentee e pure. Aveva l'appa­renza di una Mamma affettuosa, piena di bontà, di amabilità, di amore per noi, di compassione e di misericordia.
La corona di rose che portava sulla testa era così bella e brillante, da non potersene fare un'idea; le rose di diversi colori non erano di questa terra; era un insieme di fiori che circondava il capo della SS.ma Vergi­ne, proprio in forma di corona; ma le rose cambiavano e si ricambiava­no, poi dal centro di ogni rosa usciva una luce così bella che rapiva, e faceva sì che la loro bellezza risplendesse. Dalla corona di rose usciva­no come dei rami d'oro e tanti altri piccoli fiori misti e brillanti. Il tutto formava un diadema che da solo brillava più del nostro sole terreno.
La Vergine portava una graziosissima Croce sospesa al collo. Questa croce sembrava d'oro, dico d'oro per non dire un pezzo d'oro; a volte ho visto degli oggetti dorati con alcune sfumature, ciò che faceva ai miei occhi un effetto più bello di un semplice pezzo d'oro. Su questa bella Croce piena di luce era un Cristo, era Nostro Signore con le brac­cia stese sulla Croce. Quasi alle due estremità della Croce, c'erano: da una parte un martello e dall'altra una tenaglia. Il Cristo era color carne naturale ma riluceva con grande splendore; e la luce che usciva da tutto il suo corpo, sembrava come dardi lucentissimi che mi infiammavano il cuore per il desiderio di perdermi in Lui. A volte il Cristo sembrava morto; aveva la testa inclinata e il corpo rilassato, quasi cadesse se non fosse trattenuto dai chiodi che lo fissavano sulla Croce.
Io ne avevo viva compassione; avrei voluto comunicare al mondo intero il suo amore sconosciuto ed infondere nelle anime dei mortali il più sentito amore e la più viva riconoscenza, verso un Dio che non ave­va assolutamente bisogno di noi per essere quello che è, ciò che era e ciò che sempre sarà; e tuttavia, oh, amore per l'uomo incomprensibile! s'è fatto uomo, ha voluto morire, sì morire, per poter meglio scrivere nelle nostre anime e nella nostra memoria il folle amore che ha per noi! Oh! come mi sento infelice nel constatare la mia povertà di espressione nel riferire l'amore del nostro buon Salvatore per noi! Ma, d'altra parte, come siamo felici di poter sentire meglio ciò che non possiamo espri­mere!
Altre volte il Cristo sembrava vivo; aveva la testa diritta, gli occhi aperti, e sembrava sulla Croce di sua volontà. A volte, anche, pareva che parlasse: sembrava mostrasse che era in Croce per noi, per amor nostro, per attirarci al suo amore, che ha sempre un nuovo amore per noi, che il suo amore dell'inizio - dell'anno 33 - è sempre quello di oggi e lo sarà sempre.
Mentre mi parlava, la Vergine SS.ma piangeva ininterrottamen­te. Le sue lacrime cadevano una dopo l'altra, lentamente, fin sopra le sue ginocchia; poi, come scintille di luce, sparivano. Erano splen­denti e piene di amore. Avrei voluto consolarla e non farla piangere, ma mi sembrava che Ella avesse bisogno di mostrare le sue lacrime per meglio manifestare il suo amore dimenticato dagli uomini. Avrei voluto gettarmi fra le sue braccia e dirle: "Mia buona Madre, non pian­gete! Io voglio amarvi per tutti gli uomini della terra". Ma sembrava che mi rispondesse: "Ve ne sono molti che non mi conoscono!".
Ero tra la morte e la vita, vedendo da un lato tanto amore, tanto de­siderio di essere amata e, dall'altro, tanta freddezza ed indifferenza... Oh! Madre mia tutta bella e tanto amabile, amore mio e cuore del mio cuore!
Le lacrime della nostra tenera Madre, lungi dal diminuire la sua Maestà di Regina e Sovrana, sembravano invece renderla più bella, più potente, più piena d'amore, più materna, più attraente; avrei man­giato le sue lacrime che facevano sobbalzare il mio cuore di compassio­ne e d'amore. Veder piangere una Madre, ed una tale Madre, senza adoperare tutti i mezzi possibili per consolarla, per cambiare i suoi dolori in gioia, si può comprendere? O Madre più che buona! Voi siete stata formata di tutte le prerogative di cui Dio è capace; Voi avete, in un certo senso, esaurita la potenza di Dio; Voi siete buona, ed ancora buona della bontà di Dio stesso; Dio, formandovi come il suo capolavo­ro celeste e terrestre si è reso ancora più grande.
La Vergine SS.ma aveva un grembiule giallo. Ma che dico, giallo? Aveva un grembiule più luminoso di più soli messi assieme. Non era una stoffa materiale, ma un composto di gloria, e questa gloria era splendente di una bellezza che rapiva. Tutto, nella Vergine SS.ma mi portava con forza ad adorare e ad amare il mio Gesù in tutti i det­tagli della sua vita mortale.
La Vergine SS.ma aveva due catene, una un po' più larga dell'altra. A quella più stretta era sospesa la Croce di cui ho parlato sopra.
Queste catene (non posso chiamarle diversamente) erano come raggi di gloria, di un gran chiarore che variava e scintillava.
Le scarpe (poiché così bisogna chiamarle) erano bianche, ma di un bianco argenteo, brillante, ed intorno vi erano delle rose. Queste rose erano di una bellezza abbagliante, e dal centro di ognuna usciva come una fiamma di luce bellissima e gradevolissima. Sulle scarpe c'era un fermaglio d'oro, ma non oro di questo mondo, bensì di paradiso.
La visione della SS.ma Vergine era di per sé un intero paradiso. Lei aveva con sé tutto quanto poteva dare soddisfazione, poiché si di­menticava questa terra.
La Madonna era circondata da due luci: la prima a Lei più vicina ar­rivava fino a noi e brillava con vivissimo splendore. La seconda luce si spandeva un po' attorno alla Bella Signora, e noi ci trovavamo immersi in essa ed era immobile (cioè non brillava) e molto più luminosa del nostro sole terrestre. Tutte queste luci non facevano male agli occhi, e non affaticavano la vista. Oltre queste luci e tutto quello splendore, vi erano altri fasci di luce o altri raggi di sole, come se nascessero dal corpo della Vergine, dai suoi abiti, dappertutto.
La voce della Bella Signora era dolce; incantava, rapiva e faceva bene al cuore; saziava, appianava ogni ostacolo, calmava, addolciva. Mi sembrava come se volessi sempre saziarmi della sua bella voce, ed il mio cuore pareva ballare o volerle andare incontro per struggersi in Lei.
Gli occhi della Vergine SS.ma, nostra tenera Madre, non possono essere descritti da lingua umana. Per parlarne occorrerebbe un Serafino, più ancora, occorrerebbe la lingua stessa di Dio, di quel Dio che forma la Vergine Immacolata Capolavoro della sua Onnipotenza.
Gli occhi dell'augusta Maria sembravano mille e mille volte più belli dei brillanti, dei diamanti, delle pietre preziose più ricercate; brillavano come due soli; erano dolci, come la stessa dolcezza, limpidi come uno specchio. In quei suoi occhi si vedeva il paradiso; attiravano a Lei; sembravano come se Ella volesse donarsi e attirare. Più la guardavo, più desideravo guardarla; e più la guardavo, e più l'amavo; e l'ama­vo con tutte le mie forze.
Gli occhi della bella Immacolata erano come la porta di Dio, da dove si vedeva tutto quanto poteva inebriare l'anima. Quando i miei occhi s'incontravano con quelli della Madre di Dio e mia, sentivo dentro di me una gioiosa rivoluzione d'amore ed una protesta di amarla e di­struggermi d'amore.
Guardandoci, i nostri occhi, a loro modo, si parlavano, e l'amavo talmente che avrei voluto abbracciarla proprio nell'intimo stesso di quegli occhi che m'intenerivano l'anima e sembravano attirarla e farla fondere con la sua. I suoi occhi comunicarono un dolce tremito a tutto il mio essere; e temevo di fare il più piccolo movimento, per paura che le potesse essere minimamente sgradevole.
La sola vista degli occhi della più pura delle Vergini sarebbe ba­stata per costruire il Cielo di un beato; sarebbe bastata per far entrare un'anima nella pienezza della Volontà dell'Altissimo, per tutti gli av­venimenti che capitano nel corso della vita mortale; sarebbe bastata per far fare a quell'anima degli atti di lode, di ringraziamento, di riparazio­ne, di espiazione. Questa visione, da sola, concentra l'anima in Dio e la rende come una morta-vivente, che guarda tutte le cose della terra, an­che quelle che sembrano più serie, come se fossero semplici giuochi di bambini; l'anima vorrebbe soltanto sentire parlare di Dio e di tutto ciò che riguarda la sua Gloria.
Il peccato è il solo male che Lei vede sulla terra. Se Dio non la so­stenesse, ne morirebbe di dolore. Amen.

Castellammare, 21 novembre 1878

Maria della Croce - Vittima di Gesù nata Melania Calvat - Pastorella de La Salette
 
LETTERA DI MONS. ZOLA AL SIGNOR GIRARD
(Direttore de "La Terre Sainte" a Grenoble)
 
J.M.J.A.J.
6 gennaio 1872
Carissimo Signore,
scusatemi se ritardo sempre a rispondervi, ma le mie occupazioni, come le sofferenze con cui Dio si degna di onorarmi, non mi permettono sempre di fare secondo i miei desideri. Innanzitutto vi ringrazio degli opuscoli sui segreti de La Salette. Leggendoli, ho provato una gran gioia, perché sono stato edificato dalla vostra pietà e dal vostro zelo, troppo rari ai nostri tempi, per la gloria di Dio e della Sua S. Madre, come pure per la salvezza delle anime e il bene della società.
Questa, cammina a gran passi verso una completa dissoluzione, ca­dendo nell'abisso in cui la precipitano i principii di empietà che la go­vernano. Vi benedico, signore, che adoperate la vostra vita e i talenti che nostro Signore vi ha dato per combattere questi errori, per diffonde­re le buone idee e difendere la giustizia, la verità e la religione. Sì, Voi rendete un gran servizio alla società, e vi incoraggio a perseverare in questa santa missione di buon cattolico.
Per quanto riguarda la grande questione de La Salette, che avete a cuore e per la quale mi richiedete una testimonianza sulla pastorella della Santa Montagna, per opporla ai contraddittori delle misteriose importanti rivelazioni della nostra Divina Madre, e ai diffamatori della virtuosa Melania, vi dirò ciò che, davanti a Dio e secondo le luci che si degna concedermi, io penso in proposito.
Le opere del Signore si certificano da sole: la parola divina ha la sua forza propria, la verità vive della sua propria vita; ed è là che si trova la sua più solida testimonianza. Tutti i profeti sono i testimoni di questo fatto: "Per la fede i santi sconfissero i regni, praticarono la giustizia e raggiunsero le promesse di redenzione ", ed è per questo che "secti sunt, lapidati sunt, in occasione gladii mortui sunt" (Eb 11, 37). Colui dunque che cercasse con prove umane o personali di convincersi di una parola divina, si esporrebbe molto al rischio di sbagliare, poiché molto spesso il Signore, nella sua sapienza, si serve dei cattivi per annunziare agli uomini dei segreti sublimi. Balaam era un falso profe­ta, e Dio se ne servì per far sentire questa bella profezia sulla venuta del Messia: "Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israe­le" (Num. 24, 17). Caifa era un perverso; ma poiché in quell'anno era sommo sacerdote, Dio volle che profetasse la necessità della morte di Gesù Cristo per la salvezza degli uomini. "Essendo sommo sacerdote in quell'anno.. profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto..." e diceva al Sinedrio: "È meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera" (Gv. 11, 49-52).
Per poter pubblicare in tempo utile queste divine comunicazioni, Lei si servì di due piccoli ragazzi, di due ignoranti e semplici pastorelli. Ora, si vorrebbe fondare la verità di queste celesti manifestazioni sulle qualità morali dei due testimoni oppure sulla loro attuale condotta? Ma quale cecità! I calunniatori della buona e virtuosa Melania, prenden­do questa via per apprezzare le celesti verità, ultimamente da voi ripro­dotte, non hanno potuto evitare di cadere nell'errore ed allo stesso tem­po di mancare alla carità. Un uomo di buon senso si sarebbe contentato di mettere in pratica il buon consiglio contenuto in queste rivelazioni; ed un uomo intelligente che volesse assicurarsi della loro importanza e del loro carattere, lo farebbe secondo le regole stabilite per alti controlli, ma sottomettendo sempre il suo apprezzamento e tutta la questione al giudizio della Chiesa e specialmente all'autorità infallibile del suo Ca­po, il Romano Pontefice. Ma, Dio mio! Quale esame si vuol fare per verità che sono conformi alla Sacra Scrittura e ai documenti che offre la storia della Chiesa e che Essa stessa afferma e non cessa di ricordare? Per provare la necessità di convertirsi e di ritornare alla penitenza, certificando le grandi e importanti comunicazioni de La Salette fatte da Melania e per ridare tutto il valore a queste rivelazioni scosse un po' dalle calunnie vomitate, come Voi mi dite, contro questa povera figliola, non c'è bisogno di certificato sulla sua buona condotta. Questo certificato che non vi è permesso di rilasciare; come pure non lo è per me o per altri, sebbene noi conosciamo bene ciò che è la pia pa­storella, siamo certi che Dio lo rilascia, poiché Dio "giudica con giu­stizia... e rende a ognuno secondo le sue opere " (cfr.: Geremia, S. Paolo, S. Matteo).
Dio non manca mai, al momento opportuno, di far risplendere la verità, di difendere l'innocenza contro ogni diffamazione. Allora i ca­lunniatori saranno nella confusione, poiché sta scritto: "Salverà i figli dei poveri e abbatterà l'oppressore " (Sal 71, 4).
Ma per coloro che vogliono apprezzare con ogni sapienza e sicu­rezza questo documento che preoccupa il pubblico, noi abbiamo più di un certificato da presentare. Sono le circostanze attraverso le quali la SS. Vergine ha condotto Melania nel nostro paese; là è stata cono­sciuta da numerose autorità ecclesiastiche, famose per la grande santità e profonda scienza; fin dal suo arrivo, che risale presto a cinque anni, essa trovasi sotto la speciale tutela del venerabile e sapiente vescovo di questa diocesi, Mons. Petagna. Voi ne avete sentito parlare a Mar­siglia, dove questo santo vescovo è vissuto durante il suo esilio. Non aggiungerò dunque nulla a quanto vi è stato detto sulle sue virtù ed i suoi talenti.
Certamente questo grande vescovo non si prenderebbe una cura tanto paterna di questa cara figliola e non la proteggerebbe, se fosse ciò che si osa dire... Statene certo che questo Pastore conosce perfetta­mente la Pastorella de La Salette, sia in tutto il suo passato che in tutto il presente. Questo è sufficiente ad annullare le calunnie, poiché Monsi­gnore non diminuisce la sua devozione. Ecco qui, secondo me, un cer­tificato di fatto che vale molto di più di un certificato di parole. Ora, se i diffamatori e le persone, che si lasciano imbrogliare, non sono capaci di fare questa semplice riflessione e di comprendere tutto questo, non ci resta più che pregare per loro.
Così, Signore, non avete bisogno alcuno di domandare a nessun al­tro dei certificati di buona ed esemplare condotta di Melania, che nel suo ritiro prega senza sosta per i suoi nemici, i nemici di N.S. de La Salette, quelli della Chiesa e della povera Francia. Tuttavia questi de­trattori, le cui calunnie non possono nuocere né a Melania, che si crede felice di poter soffrire qualcosa per la verità, né alle divine parole rivelate su La Salette, che sì certificano da sole, e che le contraddizioni renderanno sempre più fulgenti, dovrebbero almeno rispettare le tri­stezze ed i veri dolori del nostro Sommo Pontefice, invece di aumen­tarle con i loro falsi rapporti.
Oh! Ho proprio paura che questi nemici della verità non finiscano per fare del male a se stessi, dato che la loro cattiveria raggiunge l'audacia di aggravare così ingiustamente le angosce dell'immortale ed incomparabile Pio IX. Preghiamo per la loro conversione, perché altri­menti saranno costretti a contraddirsi ed a confessare, loro malgrado, per la gloria di Dio e della verità, che Dio è là: "Qui c'è il dito di Dio".
Spero, signore che non avrete poi tanto a preoccuparvi dei vostri contraddittori e dei calunniatori di Melania: ed allora continuerete an­cora meglio ad utilizzare il vostro zelo, i vostri talenti, la vostra penna valente, a combattere, come lo fate nel vostro giornale e nei vostri libri, gli infami principi di irreligione e d'immoralità di questo secolo, ed a gridare ancor più forte alla società, che come cieca si precipita in un abisso di perversità, di tornare indietro e di convertirsi alla buona fede; altrimenti essa non potrà evitare nessuno dei mali che le sono stati predetti. Pastori e pecore, tutti abbiamo peccato, e dobbiamo dunque tutti santificarci.
Ecco, signore, le mie idee sul contenuto delle vostre lettere: ve lo di­co in confidenza, potrete comunicarle a chi meglio vi pare. Io sono estraneo alla Francia, per conseguenza anche alla vostra lingua, per cui ho cercato di esprimermi al meglio.
Tuttavia spero che queste parole saranno sufficienti per tranquilliz­zare gli spiriti buoni. Comunque non pubblicate questa lettera se le circostanze non lo rendano necessario. E su questo me ne riservo il giudizio. (Il 22 febbraio 1872 Mon. Zola ne autorizzava la pubblica­zione secondo una nota del sig. A. Nicolas).
So di poter contare sulla vostra discrezione.
Vi prego infine di raccomandarmi al Signore ed ai Sacri Cuori e di gradire...
S. L. ZOLA
Abbate dei Canonici Regolari del Laterano
 
LETTERA DI MONS. ZOLA A S. E. MONS. BAILLES
(Già Vescovo di Lugon)
 
J.M.J.A.J.
29 gennaio 1872
Monsignore,
colui che ha l'onore di scrivervi è il confessore straor­dinario della buona Melania, Pastorella de La Salette.
Alcune lettere del Sig. Girard, di cui S. Ecc. ben conosce la pietà e lo zelo, ci hanno fatto sapere che si è osato far arrivare la menzogna e le calunnie sulla condotta di questa povera figliola fino al nostro S. Padre il Papa che, ahimè, ha già ben altri dolori troppo amari e reali.
Il degno Vescovo di questa diocesi, Mons. Petagna, che la tiene sotto sua tutela, è stato desolato di apprendere questa triste notizia, vi scriverà non appena si sarà ristabilito, per pregarvi di fare tutto quanto la vostra saggezza riterrà utile per distruggere le calunnie che si dif­fondono sul conto di questa cara figliola.
Sua Eccellenza vi prega anche di parlarne al Sommo Pontefice, per­ché il suo cuore paterno non ne abbia a soffrire ulteriormente.
Ma temendo di essere troppo in ritardo mi ha incaricato di scrivervi prima e di certificarvi da parte sua che, da quasi ormai cinque anni, Melania trovasi in questa città, essa non ne è mai uscita; che essa è alloggiata, nutrita e mantenuta, per quanto le è necessario, dallo stesso Mons. Petagna, che ha sempre per lei delle cure davvero paterne; che Melania non ha mai chiesto o fatto chiedere da nessuno denaro, o se qualche volta essa ha ricevuto dell'acqua della S. Montagna e degli oggetti di pietà aveva inviato il denaro necessario in anticipo ai Missio­nari de La Salette; che la sua condotta, infine, è sempre stata vera­mente religiosa ed edificante e che essa è sottomessa in tutto e per tutto al suo vescovo ed a quanti hanno autorità su di lei.
Ecco, Monsignore, la verità, in tutta sincerità. Essa è davanti al Si­gnore tal quale l'ho appena certificato dalla parte di Mons. Petagna e mia.
Si vede che questa guerra è suscitata dal demonio, meno contro questa povera cara figliola, che è stata sempre perseguitata, che con­tro le celesti rivelazioni de La Salette, e con lo scopo di distruggerle, o quanto meno sminuirle, per impedire il bene delle anime e la con­versione del mondo, se fosse possibile.
Sebbene tutti questi sforzi non riescono a conchiudere un bel niente, poiché contro Dio e la sua divina parola, non v'è mezzo che possa resi­stere, tuttavia penso che sia nostro dovere di togliere il velo della men­zogna che si cerca di gettare sulla verità, e di difenderla contro le calunnie; pur lasciando il risultato nelle mani di Dio che finirà col di­sporre ogni cosa per la sua maggior gloria ed il bene delle anime. Voglia gradire, Monsignore...
 
 

LETTERA DI MONS. PETAGNA A S. E. MONS. BAIILES

(Già Vescovo di Lugon)
 
J.M.J.
 
5 marzo 1872
 
Monsignore,
avendo saputo le calunnie che sono state diffuse sulla condotta della Pastorella de La Salette e che queste calunnie sono state riferite a S. Santità Pio IX, ne sono stato grandemente afflitto.
Poiché la malattia mi ha impedito di potervene scrivere, ho incarica­to il Rev.mo P. Zola, Abate dei Canonici Regolari del Laterano, suo confessore, di sostituirmi e di pregarvi di fare tutto il possibile perché la verità trionfi sulla menzogna.
Oggi non posso che affermare quanto vi ha scritto il R. Abate Zola, cioè che la pia Pastorella è quanto mai edificante nella sua condotta; che da circa cinque anni l'ho sotto la mia tutela, che essa non ha mai lasciato questo luogo, e che essa non ha mai accumulato soldi, come si vuole sostenere, poiché sono proprio io che provvedo ad ogni suo biso­gno, e che essa non è disubbidiente ai suoi superiori.
Vi prego, dunque, Monsignore, di far conoscere la verità al S. Padre, non appena lo riterrete opportuno, per sollevarlo della pena che gli cau­sano tali calunnie.
Voglia gradire, Monsignore...
 

LETTERA DI MONS. ZOLA AL SIG. AMEDEO NICOLAS

(Avvocato - Via Senac, 64 a Marsiglia)
 

Lecce, 5 gennaio 1880

Signore,
sono veramente meravigliato del rumore che attualmente si fa in Francia, in occasione della pubblicazione del racconto e del segre­to di N.S. de La Salette. Qualche giorno prima dell'arrivo della vostra lettera, dello scorso 22 dicembre, ho risposto ad una lettera simile, scritta dal Vicario generale di... sotto ordine del suo Vescovo, che era sul punto di colpire di censure canoniche l'opuscolo di Melania e le persone che lo propagavano nella sua diocesi.
Da parte mia non so come rendermi conto di tale opposizione susci­tata in Francia dal clero ed anche da alcuni vescovi, per uno scritto che era già di dominio pubblico. Mi riferisco al Segreto; poiché voi non ignorate, Signore, che nel 1873 il Rev. Sac. Bliard aveva pubblicato a Napoli il medesimo Segreto (anche se con qualche piccola reticenza) seguito da una serie di lettere sullo stesso soggetto. Il detto opuscolo fu pubblicato col permesso e l'Imprimatur della curia di Sua Emin. il Cardinale Sisto Riario Sforza, Arcivescovo di Napoli, la cui santità e saggezza sono conosciute anche in Francia.
Il detto Segreto, nel 1851, fu presentato, nella sua redazione ori­ginale, al Sommo Pontefice Pio IX, di santa memoria, ed a diversi vescovi e cardinali; ed ultimamente è stato sottoposto ad una rispetta­bilissima e degna persona di grande autorità (e che non è proprio il caso che qui ve la nomini), e a quanto io so molto bene, non è stato affatto né biasimato, né censurato.
Dopo tutto questo, non avrei rifiutato che a torto all'editore il per­messo di stamparlo, il quale mi chiedeva di pubblicare lo stesso Segreto nel 1879. L'editore ne aveva diritto; ed anch'io, cioè la mia curia epi­scopale, in un'occasione come questa, doveva conformarsi alle regole e alle prescrizioni date dalla Chiesa; infatti secondo la consuetudine di Pio IV, "Dominici gregis", il vescovo non si può opporre che alla pubblicazione di quei libri che "o sono eretici o sono sospettati di es­serlo, o nuociono certamente ai costumi, o alla pietà".
Ora, nello scritto di Melania, voi non potete rimproverarvi nulla. Ma sarete piuttosto convinto che è destinato, e che è in grado, di fare del bene, di scuotere i cuori induriti, di riportare i cattivi sulla buo­na strada, e di rassodare la fede nelle anime tiepide e vacillanti, al suo­no dei terribili castighi di cui Dio vendicatore minaccia la nostra società prevaricatrice.
Se ne vorrebbe fare forse una questione di prudenza e di opportuni­smo? Ma questa questione, che poteva ben essere posta allorché si trat­tava di pubblicare il segreto per la prima volta, non ha motivo di esiste­re, dato che il medesimo segreto è già, da tanto tempo, di dominio pubblico, senza che né la S. Sede, né i Vescovi, l'abbiano minima­mente riprovato o incriminato. E si sarebbe voluto farne davvero una novità indirizzandosi al Sommo Pontefice, prima che la mia curia po­tesse rilasciare il permesso di stampa, mentre questo libro, facendo la sua prima comparsa in pubblico lo fece molti anni prima, con l'approvazione della curia di un Principe della Chiesa, il Cardinale Ria­rio Sforza.
In appoggio a queste ragioni, che da sole sarebbero state sufficienti per giustificare il comportamento della mia curia episcopale, mi pregio aggiungere qualche osservazione di carattere personale.
Conosco molto bene la pia Pastorella de La Salette che è stata affida­ta alle mie cure spirituali dal 1868, allorché ero Abate dei Canonici Regolari del Laterano, a S. Maria di Piedigrotta a Napoli.
Da quell'epoca, ho avuto occasione di parlare e di trattare di Melania e del suo Segreto con prelati e cardinali i quali, nella Chie­sa, erano grandemente venerati per le loro virtù e prudenza nel go­verno del loro gregge, quanto per la loro saggezza nel discernimento degli spiriti. Ebbene, vi posso assicurare sulla mia coscienza, che il giudizio di Pastori così rispettabili è stato sempre favorevolissimo alla buona Pastorella. Ometto i nomi di diversi e vi cito solamente qualche nome che voi certamente conoscete, cioè: il cardinale Sisto Riario Sforza, arcivescovo di Napoli, il cardinale Guidi, Mons. Fran­cesco Saverio Petagna, vescovo di Castellammare di Stabia, Mons. Mariano Ricciardi arcivescovo di Sorrento.
La grave testimonianza di questi illustri prelati mi ha sempre con­fermato nei miei sentimenti di stima verso Melania, di cui io ammiravo già sia le virtù che il suo giudizio maturo e riflesso, che non si riscontra se non raramente nelle donne. Inoltre, avendo tra le mani il manoscritto del segreto, da molto tempo, sono testimone del compimento delle predizioni che conteneva; e lo posso attestare adesso davanti a Dio.
Dunque, io sono convinto dell'autenticità della rivelazione, (pure aspettando l'infallibile oracolo del Vicario di Gesù Cristo, al quale sot­tometto pienamente il mio giudizio), a causa delle virtù della fortunata Pastorella, del sentimento concorde di diversi vescovi, e soprattutto a causa del compimento delle predizioni.
Essendo così persuaso, io avrei dovuto lottare contro la mia coscien­za per oppormi alla pubblicazione del segreto; mentre la SS.ma Vergi­ne manifestava a Melania la sua volontà, e dichiarava che l'avrebbe potuto pubblicare nel 1858, io non potevo dire: "Ti proibisco di pub­blicarlo ".
Ma, nel segreto si parla dell'abominazione che è penetrata perfi­no nel luogo santo... Ahimè! Signore, trattasi di verità spaventose e molto tristi. Ma il popolo, disgraziatamente, non l'ignora. Esso è testi­mone, diverse volte, delle piaghe che affliggono e desolano la Chiesa; gli scandali e i disordini delle persone consacrate a Dio non essendo nascosti ai suoi occhi. Oh! come brucerei molto volentieri tutte le pagi­ne del segreto, se con esse potessi coprire, con un impenetrabile e spes­so velo, tutti gli smarrimenti dei Ministri di Dio che armano il suo braccio con le folgori della sua collera, e mettendo nelle mani dei radicali i coltelli del massacro!
Non posso finire questa lettera senza dirvi ancora una parola a pro­posito della virtuosa Melania; questa anima privilegiata che in Francia si disprezza, e che si accusa di invenzione, di stravaganza e di follia. Questi signori che hanno l'abitudine di giudicare tutto e di biasimare tutto con leggerezza, conoscono molto poco ciò che la concerne. Ora, come fu onorata, sulla Montagna, dalla Madre di Dio, così è stata ono­rata dal Vicario di Gesù Cristo, Leone XIII che, ben lungi dal di­sprezzarla o condannarla, l'ha voluta ascoltare personalmente l'an­no scorso, accordandole un'udienza privata.
In quella occasione, essa dimorò a Roma per cinque mesi, nel con­vento delle Salesiane (la Visitazione), ed è in questo periodo che essa è stata meglio conosciuta e più stimata, soprattutto da queste buone reli­giose che l'hanno circondata, e che sono state edificate dalle sue virtù e dalla sua saggezza. Ne ho avuto degli attestati molto sicuri da persone di grande autorità, trovandomi a Roma lo scorso settembre.
Queste informazioni, credo, saranno sufficienti per rispondere alla vostra domanda; se lo ritenete opportuno, potete farle conoscere a Sua Ecc. il Vescovo di Marsiglia, ma non ad altri, né pubblicarli a nome mio.
Gradite, signore, l'assicurazione della mia considerazione ben di­stinta, con la quale ho l'onore di essere
Vostro umil.mo servo Salvatore Luigi,
vesc. di Lecce
 

MONS. ZOLA, VESCOVO DI LECCE AL SIG. AMEDEO NICOLAS

(Avvocato a Marsiglia)
Vescovado di Lecce

Lecce 27 maggio 1880

 
Carissimo Sig. Avvocato,
ho ricevuto la vostra buona lettera del 21 c., che mi ha fatto molto piacere per tutte le informazioni che mi date; ero già al corrente di quanto è capitato a... a proposito de La Salette, e del­l'articolo veramente empio che sembra scritto dalla mano del diavo­lo.
Mi felicito per lo zelo nella difesa e nella diffusione, per fare ben capire il Segreto de La Salette.
Continuate a lavorare per la gloria di Dio e della Divina Maria; le anime pie saranno edificate dal vostro buon libro, i nemici de La Salette saranno confusi; vi benedico assieme a tutti i vostri pii lavori. Vi segui­rò con le mie preghiere.
Poiché il conflitto ha reso di dominio pubblico e religioso tutto quello che riguarda il Segreto de La Salette, non ho ormai più motivo di oppormi al desiderio che mi manifestate di pubblicare la mia lettera del 5 gennaio; se pensate che la sua lettura possa produrre qualche frutto, fatene quel che meglio vi pare davanti a Dio e davanti agli uomini.
Infine, vi ringrazio per tutto quello che fate a favore della Settimana Religiosa di... e di me; spero che le vostre pratiche molto zelanti siano coronate da un successo assai favorevole. Nostra Signora de La Salette, che ha iniziato la sua opera, la compirà.
Mi raccomando alle vostre preghiere, perché ne ho molto bisogno, e vi prego di gradire la nuova assicurazione della mia rispettosa e distinta stima.
Vostro umil.mo servitore

Salvatore Luigi, vesc. di Lecce

 
MONS. ZOLA, VESCOVO DI LECCE

AL PADRE GIOVANNI KUNZLÉ

Direttore Generale dei Preti Adoratori della Svizzera, Germania e Austria Ungheria, a Feldkirch - Austria
 
Traduzione dall'italiano del Rev. Sac. Roubaud (St. Tropez - Var)
 
Vescovado di Lecce

Lecce, 5 marzo 1896

Re.mo Signor Direttore,
essendosi un po' calmate le mie sofferenze fisiche, rispondo alle vostre due lettere relative al Segreto de La Salet­te, contro il quale si direbbe che satana, il perfido, vuol rinnovare i suoi attacchi con una violenza ancor più grande, visto che sa bene "che gli resta poco tempo" (Ap 12, 12). La mia intenzione non è di farvi una dimostrazione e nemmeno un'esposizione del Segreto della Pastorella de La Salette che ce l'ha trasmesso.
Questo compito, l'ho considerato come un obbligo di coscienza al quale ho ottemperato durante questi ultimi sedici anni. Queste dimo­strazioni e difese si trovano in diverse lettere che io ho scritto a varie persone in Francia, lettere che in gran parte sono state date alla pub­blicità, spesso senza il mio consenso o un previo permesso. Confesso però che tutte queste lettere sono state fedelmente pubblicate ed in questo momento non ritratterei nessuna parola che ho scritto su questo soggetto in epoche diverse. Mi limiterò dunque oggi ad affermare i fatti come si sono svolti in realtà, lasciandovi la cura di trovare in questa lettera le risposte alle vostre domande e di attingervi i motivi per la tranquillità della vostra coscienza.
Nel 1868 Mons. Petagna, di felice e compianta memoria, allora santo e saggio vescovo di Castellammare di Stabia, affidava alla mia direzione spirituale Melania Calvat, oggi Suor Maria della Croce, che in quel periodo abitava in questa città, ed aveva per compagna una religiosa della Compassione di Marsiglia. Sia l'una che l'altra erano sotto a1 tutela di questo santo vescovo. Sono stato incaricato della dire­zione di Melania fino al febbraio del 1876, epoca nella quale piacque al Signore di chiamarmi, malgrado la mia grande indegnità (lo dico da­vanti a Dio) al seggio episcopale di Ugento, da dove, dopo quattro anni, fui trasferito a quello di Lecce.
Durante tutto il tempo che sono stato incaricato della direzione di Melania, posso affermare, sotto la fede del giuramento, di essere stato sempre edificato dalla condotta virtuosa ed esemplare di que­sta buona figliola, come lo era stato Mons. Petagna stesso ed altri degnissimi prelati, che avevano avuto l'occasione di parlare con lei. Essa non ha mai dato la minima occasione di poterla considerare come un'illusa, un'orgogliosa, un'interessata, o peggio ancora! come hanno detto o scritto i suoi avversari o piuttosto gli avversari de La Salette in Francia.
Fu nel 1869 (credo nel mese di maggio), che Melania stessa mi die­de una copia del Segreto che la Santa Vergine le aveva confidato. Ne avevo saputo qualcosa dalla sua compagna passionista. Questo Segreto, sebbene comunicato diversi anni prima da Melania al suo confessore in Francia, era fino allora rimasto segreto e sconosciuto a tutti. Ma dopo che lei me lo diede e che lei ne aveva dato alcuni stralci al Sac. Bliard, per mezzo di questo sacerdote fu svelato in Francia, ed in un certo modo conosciuto a Roma, poiché il Rev. Bliard ne mandò una copia manoscritta al Rev.mo P. Semenenki, Consultore della Congreg. dell'In­dice e Direttore del Seminario polacco, come pure ad altri dignitari.
Ma nel 1872, per la prima volta fu pubblicato a cura del Sig. Gi­rard di Grenoble, redattore del giornale "La Terre Sainte". Poi nel 1873 con l'approvazione arcivescovile di Napoli, fu pubblicato in questa città ed accompagnato da una sapiente lettera esplicativa del Sac. Bliard sull'argomento; infine nel 1879, fu pubblicato ancora a Lecce con approvazione del mio Vicario Generale che, in questo opuscolo di Melania, non trovò nulla contro la fede ed i buoni costumi.
Ma prima di passare ad altro, debbo dirvi che tutti i prelati ed altri dignitari ecclesiastici di mia conoscenza che hanno conosciuto il segreto, tutti senza eccezione, hanno dato un giudizio pienamente favorevole al detto Segreto, sia per quanto riguarda la sua autentici­tà, sia dal punto di vista della sua origine divina, vagliato con le Sacre Scritture, ciò che conferisce al Segreto un carattere di verità da cui ormai non può più separarsi. Tra questi prelati mi sia concesso di nominare il Cardinale Consolini; il Cardinale Guidi; il Cardinale Riario Sforza, Arcivescovo di Napoli; Mons. Ricciardi, Arcivescovo di Sorrento; Mons. Petagna, Vescovo di Castellammare; ed altri illustri Prelati il cui nome in questo momento non mi viene alla memoria.
La guerra e l'opposizione al Segreto come alla sua verità ebbero inizio non appena fu dato in pasto alla pubblicità; si rigettava so­prattutto la prima parte relativa ai rimproveri diretti al clero. Per prima questa guerra fu circoscritta; appena l'opuscolo fu stampato a Lecce con l'approvazione della mia curia, la guerra divenne accanita e senza tregua poiché essa veniva sostenuta da diversi vescovi di Francia.
In quella occasione ebbi non poche noie e contrarietà da subire, e fui obbligato a rispondere a diverse lettere che mi arrivavano dalla Francia e d'altrove, per difendere il Segreto, la buona Melania, come pure l'ap­provazione che avevo dato all'opuscolo.
Il  pretesto di questa guerra fu sempre lo stesso: "Se la veracità del Segreto viene accettata - si diceva - si copre di un discredito il clero, già tanto perseguitato dai settari, e questo la Santa Vergine non può volerlo".
Nel frattempo si preme con forza presso la S. Sede, per fare met­tere all'Indice l'opuscolo di Melania. Diversi hanno detto che in que­sta circostanza diversi cardinali si siano riuniti per emettere un giudizio in questione: per quanto riguarda questo fatto, l'ignoro assolutamente; ma posso testimoniare con certezza, ed anche ufficialmente, che tutti gli sforzi per ottenere la proibizione formale dell'opuscolo furono vani.
Solo verso la fine, per calmare un tantino i prelati francesi, che continuavano a fare la guerra al Segreto, il Cardinal Caterini, se­gretario del Sant'Ufficio, scrisse una lettera nella quale diceva che la Santa Sede aveva visto con dispiacere la pubblicazione del Segre­to (facendo soprattutto allusione alla parte concernente il clero) e non riteneva opportuno di lasciarlo nelle mani dei fedeli.
Questa lettera diceva di ritirare, per quanto possibile, tali esemplari dalle mani dei fedeli.
Ecco tutto quanto si poté ottenere da Roma.
Ma i giornali, bugiardi come sempre, pubblicarono che il Sant'Uffi­cio aveva appena lanciato una proibizione assoluta contro l'opuscolo, e da ciò sorse subito nelle anime deboli un dubbio che verteva sulla realtà medesima dell'apparizione di Nostra Signora de La Salette.
In realtà, l'opuscolo di Melania non è stato mai messo all'Indice: si manifestò soltanto il desiderio di non vederlo nelle mani dei fedeli, precisamente a causa della parte che concerne il clero; ma in quella lettera non vi fu una sola parola che potesse infirmare l'autenticità del Segreto stesso, né il valore delle profezie che conteneva (Vedi "NOTA" a fondo libro).
Considerando allora come finita la missione che era piaciuto a Dio di affidarmi, cioè: di testimoniare e difendere la veracità, l'autenticità e la divinità del celeste messaggio, fino ad oggi, non ho voluto rispondere alle lettere che mi arrivavano specialmente dalla Francia e che mi inter­rogavano sia sul Segreto che sulle opere alle quali fa allusione, in parti­colare sulla fondazione dell'Ordine degli Apostoli degli ultimi tempi, come pure sulle regole date dalla Regina del Cielo a Melania, alla fine del Segreto.
Questo silenzio che ho rigorosamente mantenuto ha potuto far cre­dere a diversi che la mia opinione e il mio giudizio sull'autenticità e sul valore intrinseco del Segreto fossero cambiati, e che in fondo finivo col ritrattare tutto ciò che avevo detto e scritto in suo favore. Niente di tutto questo.
Ed è appunto per annientare queste supposizioni che mi sono deciso a rompere il silenzio e a scrivervi questa lettera. In questo modo ogni malinteso, ed ogni falsa supposizione cadranno da soli facendo posto alla verità. Il mio giudizio, davanti al Signore, sull'opuscolo, sul Segreto e su tutto il resto è lo stesso di prima. Anzi, è ancora più fermo, visto che, da allora, diverse predizioni che vi erano contenute si sono avve­rate.
Promosso all'episcopato, mi diventava impossibile di continuare ad essere direttore di Melania. L'impossibilità divenne ancora più grande allorché essa lasciò la sua residenza di Castellammare per andare ad assistere in Francia la sua vecchia madre. Vi rimase fino agli ultimi suoi due anni. Allora ritornò per restare in Italia, ma le nostre relazioni da quell'epoca sono state per così dire del tutto eliminate. Tuttavia, posso affermare con tutta sincerità che essa conduce una vita interamente solitaria ed edificante...
Vi ho appena esposto tutto ciò che riguarda La Salette. Potete, come vi ho già detto, trarne con ogni sicurezza le risposte per le vostre do­mande e sottoporre il tutto con fiducia al giudizio pieno di saggezza dei vostri superiori. Però io non scriverò loro direttamente anche se me ne esprimete il desiderio, visto che, lo debbo dire, non ho più intenzione di entrare in polemica su questo argomento. Entrerò nel mio silenzio, in attesa che gli avvenimenti parlino da soli, come del resto hanno iniziato a parlare con eloquenza, con l'avveramento di una parte delle profe­zie contenute nel Segreto, oggetto di tante discordie. Vi sarò però rico­noscente se vorrete tenermi al corrente dell'effetto che questa lettera produrrà, qualunque esso sia.
Se a questo proposito desiderate degli schiarimenti più precisi, pote­te procurarvi un interessante opuscolo: "Il gran colpo con la sua data probabile" pubblicato di recente dal parroco di Diou (Allier), il Rev. Combe.
Alla fine di questo opuscolo troverete diversi brani di alcune mie lettere inviate ad un parroco francese nel 1880. Sono state fedelmente riprodotte e, per quello che riguarda La Salette, sono esatte.
Come prova di una autenticità più grande pongo qui a fianco il mio sigillo.
Vostro umilissimo servitore in Gesù t Salvatore Luigi Vescovo di Lecce
Posto del sigillo
 

STORIA DELLA LETTERA DEL CARD. CATERINI

L'opuscolo di Melania era stato stampato a Lecce con 1'Imprimatur dell'Ordinario di Lecce, in data 15 novembre 1879.
Nel 1880, Mons. Cortet Vescovo di Troyes col pretesto che questa pubblicazione "causava disordine in Francia", ne richiese la messa all'Indice. Rinviato al Sant'Ufficio, tutti gli sforzi che fece per far condannare l'opuscolo, furono vani. Fu allora che minacciò il Card. Caterini, segretario del Sant'Ufficio, di ritirare il denaro di San Pietro, "se non si fosse fatto qualche cosa in suo favore ". Il Card. Ca­terini allora mandò a Mons. Cortet una lettera di cui ecco il testo tradot­to dal latino tal quale è stato pubblicato dall' "Amico del Clero" del 26 agosto 1897:
 
Traduzione letterale
Reverendissimo Padre,
la vostra lettera dello scorso 23 luglio relativa alla divulgazione dell'opuscolo intitolato "L'apparizione della SS. Vergine sulla montagna de La Salette ", è stato rimesso agli eminentis­simi Padri che assieme a me Inquisitori abbiamo pensato bene di ri­spondere alla Paternità vostra, che non ha fatto piacere alla Santa Sede, che il detto opuscolo sia stato reso pubblico, e che per conseguenza è loro volontà che, dove è stato diffuso, gli esemplari ne siano per quanto possibile ritirati dalle mani dei fedeli .............................
Roma, 8 agosto 1880

P. Card. Caterini

 
Si è notato che il testo diffuso dall’"Amico del Clero" finisce con dei puntini di sospensione. Secondo la testimonianza del Sac. Roubaud di Saint-Tropez (Var), ciò significa che alla ricezione della lettera del Card. Caterini, Mons. Cortet rimase deluso. Poiché dopo aver detto di ritirare dalle mani dei fedeli l'opuscolo di Melania, se, come afferma il Vescovo, "il Segreto causa confusione in Francia", il Cardinale ag­giungeva. "ma lasciatelo nelle mani del Clero perché ne approfitti". (Nota del Sec. Roubaud, nella sua traduzione della lettera di Mons. Zola al R.P. Kunzlé).
Non osando pubblicare questa lettera, il Vescovo di Troyes la man­dò al Vescovo di Nimes, Mons. Besson, che nella sua "Settimana Reli­giosa" del 5 settembre 1880 pubblicò il seguente comunicato:
Mons. il Vescovo di Nimes, come hanno fatto diversi suoi colleghi, ha denunziato alla S. Congregazione dell'Inquisizione un opuscolo pubblicato di recente dal titolo: "L'apparizione della SS. Vergine sulla montagna de La Salette", il quale conterrebbe il Segreto di Melania. La S Congregazione dell'Inquisizione ha espresso il suo giudizio su que­sto opuscolo in una lettera indirizzata a Mons. Vescovo di Troyes, dal Card. Caterini, Prefetto della detta Congregazione. L'importanza di questa decisione ci obbliga a farla conoscere senza ritardo:
 
Reverendissimo Signore,
La Sacra Congregazione dell'Inquisizione ha ricevuto dalla Congregazione dell'Indice le lettere di vostra Eccel­lenza relative all'opuscolo intitolato: "L'apparizione della SS. Vergine sulla montagna de La Salette". Gli Eminentissimi Cardinali assieme a me Inquisitori Generali della Fede, giudicano degno dei più grandi elogi lo zelo che avete esplicato nel denunziare loro questo opuscolo. Desiderano che sappiate che la Santa Sede ha visto col più grande dispiacere la pubblicazione che ne è stata fatta, e che la sua espressa volontà è che gli esemplari già diffusi tra i fedeli siano ritirati dalle loro mani dove la cosa è possibile ...............................
Roma, 14 agosto

P. Card. Caterini

 
La libertà che Mons. Besson si è presa nel mutilare la lettera Cate­rini, per aggravarne la portata, si può riscontrare dalle sottolineature.
La seguente lettera di Melania al Sac. Roubaud riporta la lettera Ca­terini alla sua giusta portata.
Castellammare, 25 ottobre 1880
 
Reverendissimo Padre,
non vi preoccupate di tutto ciò che fa il demo­nio per mezzo degli uomini; il Signore lo permette per assodare la fede dei veri credenti. I Personaggi ai quali mi sono rivolta a Roma appar­tengono, uno alla Congregazione dell'Indice e l'altro a quello del Sant'Ufficio, oppure dell'Inquisizione, che è lo stesso. Sia l'uno che l'altro ignoravano la lettera del Cardinale Caterini. É questo che ha fatto loro dire che si tratta di un partito che agisce indipendentemente dal Papa come pure dalle Congregazioni dell'Indice e dell'Inquisi­zione.
 
I due personaggi di cui parla Melania erano due Cardinali di cui uno il Cardinal Ferrieri. Mons. Pennachi, Consultore dell'Indice, interrogato da Melania, le scrisse le stesse dichiarazioni avute dai due Cardinali.
Da questa lettera di Melania si deduce che il Cardinal Caterini si era permesso, con una lettera privata, impegnare falsamente i suoi colleghi del Sant'Ufficio e perfino la Santa Sede; per questo il segre­tario del Cardinale, che ne era stato il redattore, presentò le sue scuse a mons. Zola, aggiungendo che gli era stata forzata la mano.
 

AUTENTICITA’

L'autenticità del racconto dell'Apparizione di N. S. de La Salette, tal quale è stato scritto dalla sola Melania e da essa pubblicato dopo il 1858, secondo la data che le aveva fissato la SS.ma Vergine, prima in brani, ed infine in tutta la sua integrità nel 1879 con l'Imprimatur dell'Ordinario di Lecce, ci viene garantita da testimonianze fuori clas­se che il Vescovo di Lecce, Mons. Luigi Zola, ha reso in modo solenne alla Messaggera di Maria nelle lettere sopra citate ed in particolare in quella del 24 maggio 1880 al rev. Roubaud ed in quella del 5 marzo 1896 al R.P. Kunzlé.
Il testo di questo racconto tal quale si trova nella testata di questo opuscolo non è che la riproduzione esatta, parola per parola, del testo del 1879 tal quale fu ristampato a Lione da Melania "con i suoi stessi clichés" nel corso del 1904, cioè pochi mesi prima del suo felice trapasso nella cittadina di Altamura (Italia), nella notte tra il 14 ed il 15 dicembre 1904.
È questo stesso testo che Melania, nello stesso anno della sua mor­te volle ancora una volta autenticare con queste due ultime dichiara­zioni di veridicità:
 

LETTERA DI MELANIA AL SIG. DE LA RIVE

16 ottobre 1904
Veneratissimo Signor de la Rive,
Vi sono molto riconoscente per il fatto che, in questi tempi di fede morta, avete osato pubblicare il Segre­to nella Francia cristiana, tal quale io l'avevo pubblicato nel 1879, con 1'Imprimatur di mons. Zola, Vescovo di Lecce (Italia) e che quest'anno ho fatto ristampare a Lione, prima di lasciare la Francia.
Protesto altamente contro ogni altro testo che si oserebbe pubblica­re dopo la mia morte.
Protesto ancora:
1 - Contro tutte le falsissime dicerie di tutti coloro che hanno osato dire e scrivere che io ho ricamato sul segreto;
2 - Contro coloro che affermano che la Regina della Sapienza non avrebbe detto di far conoscere il Segreto a tutto il suo popolo.
Melania Calvat
Pastorella de La Salette
 
MELANIA AL REV. ENRICO RIGAUX
Parroco di Argoeuves (Sonnes)
(Estratto di una lettera del 16/5/1904)
 
Ora trovandomi nella vecchiaia, e per grazia di Dio godendo della mia intera libertà di coscienza, certifico davanti alla Maestà dell'Altis­simo, che il Segreto stampato a Lecce con l'Imprimatur di Mons. Zola nel 1879 è tale quale l'ho ricevuto dalla nostra dolce Madre Maria e tale quale l'ho dato nel 1878 ed una seconda volta nel 1879 a S.S. Leone XIII.
Debbo anche dire che il segreto è stato approvato da S. Em. il Cardinal Sisto Riario Sforza, Arcivescovo di Napoli, da Mons Maria­no Ricciardf, Arcivescovo di Sorrento, da S. mEm . il Card. Guidi, da Mons. Consolini, poi da Mons Petagna, vescovo di Castellammare di Stabia, che è stato la mia provvidenza durante diciasette anni, cioé fino alla sua santa morte.
Tra i Principi della Chiesa che approvarono il Segreto ho dimenti­cato S. Em. Il Cardinal Ferrieri che pongo al secondo posto. Ciò signi­fica che trattasi di tre Cardinali di Santa Romana Chiesa, tutti dottis­simi e soprattutto molto santi.
 

IL SEGRETO DI MELANIA È STATO CENSURATO DA ROMA?

Nel bollettino della diocesi di Reims del 25 maggio 1912, il Card. Frezet dichiarava quanto segue:
"...Dicevamo infatti... che la struttura di grossolanità e di stupi­daggini pubblicate col titolo di Segreto de La Salette ecc... o di Segre­to di Melania ecc... era stato messo all'Indice il 7 giugno 1901 e il 12 aprile 1907".
Sapendo che queste affermazioni erano erronee, il Marchese de la Vauzelle, scrisse il 6 novembre 1912 a S. Em. il Card. Lugon, Arcive­scovo di Reims. Con la lettera del 27 novembre 1912, Sua Eminenza gli rispose: "...Gli articoli del Bollettino riportano bene il mio pensiero". Ed il Cardinale aggiungeva che trasmetteva al R.P. Lepidi, Maestro del Sacro Palazzo, membro del Sant'Ufficio e dell'Indice, le tre domande poste dal Marchese de la Vauzelle, per sapere se le messe all'Indice di cui il Bollettino di Reims riportavano le date, colpivano l'opuscolo di Melania o solo che lo citavano o lo commentavano. Sua Eminenza inoltre aggiungeva: "Non appena avrò la risposta del P. Lepidi, se si degna rispondermi, ve la farò pervenire".
Il 19 dicembre 1912, il Card. Luzon scrisse al Marchese della Vau­zelle:
 
Signor Marchese,
ecco la risposta che ricevo dal R P. Lepidi alle tre domande poste nelle vostre lettere del 6 e 25 novembre e dei 13 dicem­bre:
"Ecco quanto mi è stato possibile raccogliere da informazioni serie sull'affare del Segreto de la Salette in rapporto alle Congregazioni Romane, Indice e Sant'Uffìcio.
Il segreto de La Salette non è mai stato condannato in modo diret­to e formale dalle Sacre Congregazioni di Roma.
Due libri del Rev. Gilberto Giuseppe Emilio Combe sono stati con­dannati dall'Indice: l'uno nel 1901: ‘lI gran colpo con la sua data pro­babile’, studio sul Segreto de La Salette, con l'aggiunta della brossura di Melania ed altri documenti di giustificazione, l'altro libro nel 1907: 'Il segreto di Melania e la crisi attuale'. Queste condanne riguardano direttamente e formalmente i due libri scritti dal Sac Combe e per nulla il segreto.
Prego V. E. di voler gradire ecc...
Vaticano, 16 dicembre 1912
 
Alberto Lepidi O.P.
 
Trasmettendovi questa risposta, vi prego, Sig. Marchese, di gradire l'espressione dei miei sentimenti rispettosi.
 
L. J. Card. Lugon, Arciv di Reims"
Nel numero del 31 dicembre 1915 degli 'Acta Apostolicae Sedis' comparve, come rilasciato dal Sant'Ufficio in data 21 dicembre 1915, un "Decreto" che non portava la fuma di nessuno dei Cardinali digni­tari o membri della detta Sacra Congregazione, ma soltanto quella del suo notaio Luigi Castellano, ed inoltre, senza menzione della data, né del voto del "Decreto" della riunione della Congregazione del Santo Ufficio, né della sua presentazione per l'approvazione al Papa Benedet­to XV.
Ora, è vero che questo "Decreto" proibisce "di trattare e discutere la questione del Segreto de La Salette". Ma non commina assoluta­mente nessuna censura, né sull'opuscolo di Melania, né sul Segreto in particolare, né proibisce di possederlo, di leggerlo e di diffonder­lo.
Questo "Decreto" lascia dunque i cattolici in godimento delle altre autorizzazioni elargite all'opuscolo di Melania dall'Imprimatur prima del Cardinal Riario Sforza, Arcivescovo di Napoli, poi da Mons. Zola, Vescovo di Lecce; senza voler contare le approvazioni dei Cardi­nali Ferrieri e Guidi, ed anche del Papa Leone XIII il quale, non sol­tanto gradì per due volte l'opuscolo di Melania offerto a lui dall'autore ma inoltre incaricò il Sig. Amedeo Nicolas, Avvocato di Marsiglia, "di redigere una brossura esplicativa dell'intero Segreto perché il pubblico lo possa capire meglio".
 
 

QUESTE PAGINE SONO STATE SCRITTE PER LA PURA VERITÀ

 

IMPRIMATUR

 
Sc. Alb.: Lepidi O.P.S.P. Ap. Mag. "Ces pages ont été écrites pour la pure véritè"

Roma, il 6 giugno 1922

 

NOTA

La lettera del Card. Catenni era indirizzata al Vescovo di Troyes che, essendosi anticipatamente rivolto all'Indice, era stato inviato all'Inquisizione, e aveva minacciato Roma di ritirare il denaro di San Pietro se non si fosse fatto qualcosa in suo favore.
Alla ricezione della lettera del Card. Caterini, il Vescovo di Troyes rimase sconvolto, poiché dopo aver detto di ritirare l'opuscolo dalle mani dei fedeli se, come diceva il Vescovo, il Segreto causava con­fusione in Francia, il Cardinale aggiungeva: "... ma lasciatelo nelle mani del Clero perché ne approfitti".
Questa riga, da sola, provava la divinità del Segreto; poiché non si lascia, anche a fin di bene, nelle mani di sacerdoti un opuscolo che sarebbe invece nient'altro che un libello.
11 Vescovo di Troyes, non osando pubblicare questa lettera, la manda al Vescovo di Nimes. Questi (Mons. Besson) non si scom­pone per così poco: sopprime la riga, la sostituisce con i puntini di sospensione e per primo pubblica il documento, che non era indiriz­zato a lui, sulla "Settimana Religiosa" di Nimes con l'ingegnosa so­spensione.
Notiamo ancora che la lettera del Card. Caterini non riportava af­fatto la data della riunione del Sant'Ufficio, ciò che sarebbe stato di rigore per un atto ufficiale; si trattava infatti di una lettera privata di un sottosegretario, firmata dal Cardinale. Il sottosegretario, anzi, se ne scusò con Mons. Zola, dicendogli che gli avevano forzato la mano.
(Nota dei traduttore Sac. Roubaud)
 

LA SALETTE E IL NOSTRO TEMPO

Sembra che da qualche fessura sia entrato il fumo di satana nel tem­pio di Dio... C'è il dubbio, l'incertezza, la problematica, l'inquietudine, l'insoddi­sfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa... È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere a­perte alla luce... Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza...`
Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfi­no delusi. Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie in campo dog­matico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa an­che la liturgia; immersi... nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall'ateismo, dall'agnosticismo... da un cristianesimo sociologico, senza dogmi definiti e sen­za morale oggettiva...'
Opinioni sconsolate di qualche inguaribile pessimista? Parole scentrate di qualcuno che non conosce la situazione della Chiesa nel nostro tempo? No, so­no parole di due Papi. La prima denuncia è di Paolo VI, che ha segnalato non solo un pericolo proveniente dall' esterno: "il fumo di satana che è entrato nella Chiesa", ma anche un'insidiosa minaccia proveniente dall'interno: è stato Paolo VI a parlare di "autodistruzione della Chiesa". E la seconda denuncia è di Giovanni Paolo II.
Altre voci, sia pur meno autorevoli, hanno fotografato la situazione dramma­tica in cui si trova oggi la Chiesa, anche e soprattutto a causa dei suoi Pa­stori, latitanti o complici con i "demolitori" di professione, ma anche que­ste voci sono rimaste e continuano ad essere ostinatamente inascoltate.
Nasce spontanea una domanda: le lacrime e gli avvertimenti della Ma­donna apparsa a La Salette non valgono anche per la Chiesa di oggi? La situazione della Chiesa nel nostro tempo è forse meno grave di allora?
Per me la risposta è scontata. Dunque .....


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