lunedì 17 giugno 2019

SAN LUIGI ORIONE




ALL'ALBA del 13 gennaio 1905, un violento terremoto devasta la regione della Marsica, nell'Italia centrale, mentre la neve copre tutta la contrada circostante. Ci sono centinaia di vittime. Una mattina, dopo una lunga notte insonne, un adolescente di quindici anni, Secondo Tranquilli, poi diventato lo scrittore Ignazio Silone, unico superstite della sua famiglia, con uno dei suoi fratelli, vede un piccolo prete in uno stato pietoso, con la barba di una decina di giorni, aggirarsi tra le macerie, attorniato da una schiera di bambini rimasti senza famiglia. In quel momento arrivano alcune automobili : è il re che viene a visitare i luoghi colpiti dal disastro. Non appena il sovrano si è allontanato, il prete inizia a far salire su una delle automobili i bambini da lui raccolti. I carabinieri vi si oppongono. Il re si accorge del diverbio e accetta che i bambini siano così trasportati fino a Roma perché ci si prenda cura di loro. Stupito e preso da ammirazione, Secondo chiede chi sia quel prete. «Un certo don Orione, un prete piuttosto strano », gli risponde una donna anziana.
Gambe buone
Questo prete dalla storia meravigliosa è nato in un'umile e povera famiglia piemontese di Pontecurone nella diocesi di Tortona (nord-ovest dell'Italia) : il padre, Vittorio Orione, che non è molto religioso, è selciatore di strade e la madre, Carolina, si prende cura della famiglia con una certa durezza ma anche una fede profonda. Nato nel 1872, Luigi, come i suoi tre fratelli più grandi, riceve da sua madre una forte educazione. In particolare vengono loro inculcati due principi : « Dio c'è» e « Dio vi vede ». Luigi, soprannominato dai suoi compagni « il gatto selvatico », ha un temperamento focoso. Dirà in seguito di sua madre: «Mi ha ammaestrato ! » Lei gli insegna anche l'amore per la povertà e per i poveri. Un giorno, torna a casa fradicio, senza l'ombrello che gli era stato affidato : « L'ho dato a un vecchio che era senza riparo, spiega, mentre io avevo gambe buone per correre ! » Un prete, cappellano dell'ospedale, che eserciterà una profonda influenza su di lui, lo conduce volentieri con sé quando va a visitare gli ammalati. Molto presto germoglia nel turbolento Luigi il desiderio di essere prete. Ma suo padre non tarda a ritirarlo dalla scuola per farlo lavorare con lui nelle strade del Tortonese e del Monferrato. Dai dieci ai tredici anni, il ragazzo impara il duro mestiere di lastricatore, facendo l'esperienza del reale attraverso la fatica e della disciplina imposta dal lavoro manuale. Per tutta la sua vita, don Orione si sentirà vicino ai più piccoli e agli operai, di cui conosce per esperienza il lavoro faticoso.
Avendo incontrato un padre cappuccino, Luigi chiede il permesso di seguirlo ed entra, il 14 settembre 1885, tra i Cappuccini di Voghera. Ma, prima della fine dell'anno scolastico, viene colpito da una grave polmonite; il medico pensa che morirà presto. Il malato riacquista tuttavia poco per volta la salute, però i suoi superiori cappuccini la considerano insufficiente perché possa condurre la loro vita. Nel mese di ottobre del 1886, grazie a un prete amico, entra all'Oratorio di Valdocco a Torino, tra i Salesiani. Qui, stringe una profonda amicizia soprannaturale con il loro santo fondatore, don Bosco, che diventa il suo confessore. A Torino, Luigi scopre anche l'opera di san Benedetto Giuseppe Cottolengo (1786-1842) : la Piccola Casa della Divina Provvidenza. Questo immenso centro che offre sollievo a tutte le miserie (oggi uno dei più grandi ospedali del mondo), modestamente chiamato Piccola Casa della Divina Provvidenza, sarà per Luigi una fonte di ispirazione. Ma la partenza per il cielo di don Bosco, nel 1888, lo lascia in un profondo dolore e in una grande perplessità: deve rimanere con i Salesiani o diventare prete diocesano ? Chiede ingenuamente al Signore tre segni per sapere se deve entrare in seminario : il primo, di esservi accettato senza averne fatto richiesta; il secondo, di avere una tonaca che gli vada alla perfezione senza che ne siano state prese le misure; il terzo, di veder tornare a Dio suo padre, lontano da ogni pratica religiosa. Le tre richieste si realizzano provvidenzialmente e, il 16 ottobre 1889, Luigi entra nel seminario di Tortona. Prende allora coscienza dei disordini sociali e religiosi del suo tempo. Scrive: «Vi è un supremo bisogno ed un supremo rimedio per rimarginare le piaghe di questa povera patria, così bella e così infelice ! Impossessarsi del cuore e dell'affetto del popolo ed illuminare la gioventù» spiegando loro il dogma della Redenzione e legandoli al Papa. Egli s'impegna nelle opere di carità con la Società di Mutuo Soccorso San Marziano e la Conferenza di San Vincenzo de Paoli.
Nella sua enciclica Centesimus annus, papa san Giovanni Paolo esortava i cristiani a evangelizzare il loro ambiente e a rimediare ai mali della società mettendo in pratica la dottrina sociale della Chiesa: «La nuova evangelizzazione, di cui il mondo moderno ha urgente necessità e su cui ho più volte insistito, deve annoverare tra le sue componenti essenziali l'annuncio della dottrina sociale della Chiesa, idonea tuttora... ad indicare la retta via per rispondere alle grandi sfide dell'età contemporanea, mentre cresce il discredito delle ideologie. Come allora, bisogna ripetere che non c'è vera soluzione della « questione sociale» fuori del Vangelo e che, d'altra parte, le « cose nuove» possono trovare in esso il loro spazio di verità e la dovuta impostazione morale» (1 maggio 1991, n. 5).
Messo alla porta
Nel 1892, il padre di Luigi muore piamente; privato di mezzi finanziari, quest'ultimo non può più pagare la sua retta al seminario. I suoi superiori gli ottengono allora l'incarico di custode della cattedrale, che gli procurerà 22 lire al mese, somma sufficiente per proseguire gli studi. Una mattina, il giovane prete incontra un ragazzo che piange perché, avendo fatto baccano al catechismo, ha ricevuto uno schiaffo ed è stato messo alla porta. Luigi lo accoglie misericordiosamente nella sua camera e riprende la lezione interrotta. Il giorno dopo, di buon'ora, il bambino ritorna con alcuni compagni. Luigi fa loro lezione di catechismo e mette a loro disposizione la stanza in cui vive, con i libri necessari. A poco a poco il numero di questi allievi aumenta: presto raggiunge la cinquantina. Ma i canonici della cattedrale, infastiditi da questa rumorosa truppa, decidono di ridurre la retribuzione del custode da ventidue a dodici lire al mese. Luigi promette di non riunire più i bambini nella sua stanza, ottenendo così il ripristino del suo stipendio; da allora in poi li raccoglierà su una piazzetta dove potranno giocare, pregare e studiare. Non vedendo più passare i ragazzi, il vescovo s'informa del motivo di questo cambiamento. Chiama allora Luigi e gli offre, per i bambini, il proprio giardino. Nasce così, il 3 luglio 1892, l'Oratorio San Luigi.
Molti di questi giovani desiderano diventare preti, ma non possono pagare la loro retta al seminario; don Luigi ottiene dal suo vescovo l'autorizzazione di fondare per loro un collegio. «Le vocazioni al sacerdozio di fanciulli poveri al sacerdozio sono, dopo l'amore al Papa e alla Chiesa, il più caro ideale, il sacro amore della mia vita », dirà un giorno. Si mette alla ricerca di un locale; sulla sua strada, incontra un allievo dei Salesiani che gli chiede : « Don Luigi, dove andate così di fretta ? - Corro ad aprire un collegio ! - Allora m'iscrivo, risponde l'allievo con entusiasmo. Ma dove devo iscrivermi ? - Sto appunto cercando un locale. » Il padre del ragazzo dispone precisamente di una casa che sta cercando di affittare per 400 lire. Luigi prova un momento di spavento : non ha questa somma, ma, confidando nella Provvidenza, stipula il contratto. Per strada, un'anziana signora di sua conoscenza lo chiama: « Don Orione, che bella sorpresa! Che cosa state facendo qui ? - Voglio aprire un collegio... - Un collegio ? Ci metto mio nipote ! Quanto prendete? - Poco, quello che mi date - Se vi do 400 lire, quanto tempo me lo tenete ? - Per tutto il ginnasio ! », le risponde in modo spiritoso ma non senza emozione. La signora gli consegna immediatamente la somma. Poco dopo, Luigi viene convocato dal vescovo : « Ritiro la mia benedizione, gli dice il prelato, non voglio più sentir parlare del tuo collegio. » Sgomento, Luigi risponde rispettosamente : « Monsignore, sono rattristato ! Perché tutto si era così ben sistemato... » E spiega molto semplicemente quello che è appena successo. Stupefatto a sua volta, il vescovo riconsidera la sua decisione : « Dai, mettiti in ginocchio, ti restituisco la mia benedizione ! » Così, il 16 ottobre 1893, don Luigi, ancora seminarista, apre un collegio che servirà come seminario minore per le vocazioni di bambini poveri, nel rione San Bernardino. Molte calunnie vengono formulate contro di lui, ma il suo vescovo lo sostiene e gli dà il permesso di predicare a favore della sua opera in tutte le chiese della diocesi.
Pace, pane e paradiso
Il 13 aprile 1895, Luigi viene ordinato prete. Celebra la sua prima Messa in mezzo ai suoi giovani e, per uno speciale privilegio del vescovo, consegna l'abito talare a sei allievi del suo collegio, primi frutti della congregazione di cui pone le fondamenta, la Piccola Opera della Divina Provvidenza. Durante la sua prima Messa, ha chiesto al Signore tre grazie per coloro che si avvicineranno a lui e alla sua opera : « Pace, pane e paradiso. » Luigi prova in sé la sete redentrice di GESÙ per le anime. Conosce il rischio della dannazione eterna corso dai suoi contemporanei; ripeterà ai suoi religiosi : « Salvare sempre, salvare tutti : salvare a costo di ogni sacrificio, con passione redentrice e con olocausto redentore. » Rivolge al Signore questa preghiera : «Vieni, o Signore GESÙ ! Risuscita in tutti i cuori, in tutte le famiglie... Senti il grido angoscioso delle turbe che anelano a Te,... o Signore. A Te appartengono, sono la Tua conquista, o GESÙ, mio Dio e mio Amore ! »
Ben presto, don Orione viene chiamato ad aprire nuove case in Italia e in Sicilia. Con il tempo, il campo delle attività apostoliche della sua Piccola Opera si amplia sempre di più. All'inizio si trattava di accogliere bambini abbandonati, di fondare collegi per i giovani indigenti, ma rapidamente si aggiungono istituti per gli orfani, gli abbandonati, gli artigiani, case di cura e ospizi, «villaggi di carità», « opere post-scolastiche », lebbrosari, il servizio delle parrocchie e dei santuari, l'apostolato missionario... Diventa urgente l'apertura, nella sua congregazione, di case di formazione. Il 21 marzo 1903, il vescovo di Tortona concede un riconoscimento canonico ai religiosi della Piccola Opera, chiamati Figli della Divina Provvidenza. Questi hanno per missione di « portare i piccoli, i poveri e il popolo alla Chiesa e al Papa, mediante le opere di carità». Emettono un quarto voto di «fedeltà al Papa ». Inoltre, nelle prime costituzioni del 1904, si afferma che uno degli scopi della congregazione è lavorare per ottenere l'unione delle Chiese separate. Come su una «pianta unica con molti rami », vengono affiancati ai preti dei Fratelli cooperatori, poi, nel corso degli anni, gli Eremiti, alcuni dei quali sono ciechi, le Piccole Suore Missionarie della Carità e le Sacramentine, suore cieche dedite all'adorazione perpetua del Santissimo Sacramento e alla preghiera, sulle quali si innesteranno in seguito le Contemplative di GESÙ Crocifisso. Per i laici, don Luigi organizza le associazioni delle Dame della Divina Provvidenza, degli Ex allievi e degli Amici. Così prendono forma l'Istituto Secolare Orionino e il Movimento Laicale Orionino.
Simpatia per gli operai
Luigi Orione si tiene il più possibile a disposizione di tutti quelli che vogliono incontrarlo. La sua memoria eccezionale gli permette di non dimenticare nessuno. Vivace e pieno di senso dell'umorismo, ama anche la musica e la poesia di Dante e Manzoni, i due grandi scrittori cattolici d'Italia. Legge assiduamente le vite dei santi e vuole che, in tutte le sue case, siano in onore la Bibbia, la Summa di san Tommaso d'Aquino e l'Imitazione di GESÙ CRISTO. Animato da una grande passione per la Chiesa e per la salvezza delle anime, s'interessa attivamente ai grandi problemi del suo tempo, come la libertà della Chiesa, la sovranità temporale dei Papi, il socialismo, l'evangelizzazione delle masse operaie. Con la sua bontà, si adopera a rimettere sulla via della verità alcuni preti influenzati dagli errori del tempo. L'infanzia laboriosa di Luigi gli ha fatto prendere in simpatia gli operai che, all'inizio del XX secolo, si allontanano dalla Chiesa per aderire alle ideologie socialiste. Il lavoro di selciatore gli ha impresso nell'anima un acuto senso della giustizia che insorge contro lo sfruttamento dei lavoratori.
Don Orione ha il talento di coniugare, con una saggia lungimiranza, il servizio del prossimo con la promozione della persona umana. Dopo la Prima Guerra mondiale, moltiplica la fondazione di scuole, collegi, colonie agricole, opere caritative e assistenziali. Luigi organizza in particolare dei Piccoli Cottolengo specialmente a Genova e a Milano. Tali istituzioni, destinate ai più sofferenti e alle persone abbandonate, sono costruite alla periferia delle grandi città. Come altrettanti «nuovi pulpiti» dai quali si parla di Cristo e della Chiesa, esse sono « fari di fede e di civiltà». «A chi entra da noi, dichiara, non si domanderà se abbia un nome, ma soltanto se abbia un dolore. » Egli ha adottato come motto «Caritas Christi urget nos ! » (L'amore del Cristo ci spinge! (2 Cor 5, 14). Lo commenta così : «Voglio consumarmi di amore per Dio e per il prossimo, ma soprattutto per i poveri e gli abbandonati. Voglio star nascosto nel Cuore di GESÙ crocifisso, ma andar per le strade e per le piazze col fuoco della carità. »
La risposta
Nel suo messaggio per la prima Giornata dei Poveri, papa Francesco scrive : «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3, 18). Queste parole dell'apostolo Giovanni esprimono un imperativo da cui nessun cristiano può prescindere... L'amore non ammette alibi : chi intende amare come GESÙ ha amato deve fare proprio il suo esempio; soprattutto quando si è chiamati ad amare i poveri. Il modo di amare del Figlio di Dio, d'altronde, è ben conosciuto, e Giovanni lo ricorda a chiare lettere. Esso si fonda su due colonne portanti : Dio ha amato per primo (cfr 1 Gv 4, 10.19); e ha amato dando tutto se stesso, anche la propria vita (1 Gv 3, 16). Un tale amore non può rimanere senza risposta... Siamo chiamati, pertanto, a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell'amore che spezza il cerchio della solitudine. La loro mano tesa verso di noi è anche un invito ad uscire dalle nostre certezze e comodità, e a riconoscere il valore che la povertà in se stessa costituisce... La povertà è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità. È la povertà, piuttosto, che crea le condizioni per assumere liberamente le responsabilità personali e sociali, nonostante i propri limiti, confidando nella vicinanza di Dio e sostenuti dalla sua grazia. La povertà, così intesa, è il metro che permette di valutare l'uso corretto dei beni materiali, e anche di vivere in modo non egoistico e possessivo i legami e gli affetti » (19 novembre 2017).
Centrato sull'amore di GESÙ crocifisso e risorto, don Orione si prodiga in modo eroico in occasione delle catastrofi naturali, come i terremoti che si verificano spesso nell'Italia centrale e meridionale : viene in soccorso alle popolazioni colpite di Reggio, di Messina e della Marsica. Si fa protagonista determinato ed efficace dei primi soccorsi nonché della ricostruzione che segue questi sismi classificati tra i più disastrosi che l'Italia abbia conosciuti negli anni '900. Ma il suo zelo sacerdotale, che si è già manifestato con l'invio dei suoi religiosi in Brasile, si estende in seguito ad Argentina e Uruguay, Palestina, Polonia, Rodi, Stati Uniti, Inghilterra e Albania. Egli stesso effettua, dal 1921 al 1922 e dal 1934 al 1937, due viaggi missionari in America Latina fino in Cile.
L'opera di don Orione è fondata su un'intensa vita interiore. « Senza la preghiera non si fa niente di bene », ha l'abitudine di dire. «Le opere di Dio si fanno con le mani giunte e in ginocchio, pure correndo, ma spiritualmente in ginocchio davanti a Lui. » I Papi del suo tempo lo stimano personalmente e gli affidano molti incarichi. Si fa appello a lui per risolvere problemi delicati, sia nei confronti della società civile che all'interno stesso della Chiesa. Per volontà di san Pio X, viene nominato per tre anni vicario generale della diocesi di Messina. Predicatore riconosciuto, confessore sempre disponibile, esercita anche il suo instancabile zelo nell'organizzazione di missioni, pellegrinaggi, processioni o altre manifestazioni della devozione popolare come i presepi viventi.
Nulla senza di lei
Discepolo di san Giovanni Bosco, Luigi vive nell'intimità della Vergine MARIA, come un bambino con sua madre, non intraprendendo nulla senza averglielo comunicato nella preghiera. In lei, attinge il suo zelo per il bene del prossimo : «Te voglio, o santa Madonna; Te chiamo, Te seguo; Te amo !... Portami, o Vergine benedetta, tra le moltitudini, che riempiono le piazze e le vie, portami ad accogliere gli orfanelli, i poveri... Salve, o tutta Pura, immacolata Madre di Dio. Salve, Madre di Misericordia ! » Egli incoraggia il culto della Santa Vergine con tutti i mezzi. Grazie al lavoro manuale dei suoi seminaristi, innalza i santuari della Madonna della Guardia a Tortona e della Madonna di Caravaggio a Fumo (Italia settentrionale). Ma ai suoi occhi, MARIA deve soprattutto ispirare, a se stesso e ai suoi collaboratori, lo spirito di dedizione totale al prossimo : « Dacci, o MARIA, chiede, un animo grande, un cuore grande e magnanimo, che arrivi a tutti i dolori e a tutte le lacrime. Fa' che siamo veramente ciò che vuoi : i padri dei poveri. Fa' che tutta la nostra vita sia sacra a dare Cristo al popolo e il popolo alla Chiesa di Cristo ! »
L'8 marzo 1940, stremato di fatica a forza di essersi prodigato senza risparmio, viene costretto dai medici a lasciare la sua cara città di Tortona per andare a riposarsi a Sanremo, sulla riva del mar Mediterraneo : «Non è tra le palme che voglio vivere e morire, protesta, ma tra i poveri che sono GESÙ CRISTO ! » Non viene ascoltato, perché si spera in un miglioramento della sua salute. Ma è suonata l'ora dell'eterna ricompensa e, la sera del 12 marzo 1940, si spegne pacificamente mormorando queste parole : «Vado ! GESÙ ! GESÙ ! Vengo verso di Te. »
L'adolescente che aveva visto don Luigi raccogliere dei bambini in mezzo alle macerie del terremoto della Marsica e che, in seguito, lo ha conosciuto bene, dichiarerà: « Ciò che di lui, nel ricordo, mi è rimasto più impresso era la pacata tenerezza del suo sguardo. La luce dei suoi occhi aveva la bontà e la chiaroveggenza che si ritrova talvolta in certe vecchie contadine, in certe nonne, che nella vita hanno pazientemente sofferto ogni sorta di triboli e perciò sanno o indovinano le pene più segrete. In certi momenti avevo proprio l'impressione ch'egli vedesse in me più distintamente di me; ma non era un'impressione sgradevole. »
In occasione della sua prima esumazione, nel 1965, il corpo di Don Orione è stato ritrovato intatto. La beatificazione di questo sacerdote da parte di san Giovanni Paolo II, il 26 ottobre 1980, ha provocato un afflusso di pellegrini che sono venuti a Tortona a inginocchiarsi e pregare ai piedi dell'urna in cui il suo corpo è stato messo in onore, nel santuario della Madonna della Guardia. Alla sua canonizzazione, il 16 maggio 2004, lo stesso Papa affermava : «La sua testimonianza resta attualissima. Il mondo troppo spesso dominato dall'indifferenza e dalla violenza ha bisogno di chi, come lui, colmi di amore i solchi della terra, pieni di egoismo e di odio. » Oggi, la Piccola Opera della Divina Provvidenza comprende più di 1.000 religiosi, 950 suore e circa 200 persone consacrate nell'Istituto Secolare Orionino. La famiglia orionina è diffusa su quattro continenti e in trentaquattro nazioni.
« Luigi Orione, diceva papa Giovanni Paolo, si è lasciato solo e sempre condurre dalla logica serrata dell'amore!... Ebbe la tempra e il cuore dell'apostolo Paolo. » Chiediamo a questo santo di trascinarci sulle sue orme di amore soprannaturale del prossimo e di zelo per la salvezza delle anime.
Padre Antoine Marie Beauchef

"Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia (Website : www.clairval.com)"

Articoli correlati per categorie



Nessun commento:

Posta un commento