Mt
22, 34-40
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Parola del Signore
Riflessione
Oggi
assistiamo a un evento straordinario... farisei e sadducèi, che
erano rivali, scoprono di avere qualcosa che li unisce... il
desiderio di trovare una falla nell'insegnamento del caro Gesù. E
così inizia il processo, ma ahimè... il finale non è forse
quello che si aspettavano!!!
Alla
domanda di uno di loro che gli chiede quale fosse il più grande
comandamento, Gesù, con tanta serenità e sicurezza, afferma: al primo
posto Dio, poi i nostri fratelli e alla fine noi.
L'amore
di Dio e l'amore del prossimo infatti, non possono stare
divisi... diciamo che devono andare a “braccetto”. Dio si sente veramente
amato quando noi amiamo i nostri fratelli come noi stessi. Se si ama
d'avvero Lui, automaticamente amiamo il prossimo. E per amare il
prossimo dobbiamo amare anche la nostra persona, perché, se siamo misericordiosi con noi stessi, lo saremo anche con il prossimo.
Accettiamo allora i nostri limiti e le nostre mancanze senza
tormentarci troppo, perché la perfezione appartiene solo a Lui... al limite dovremmo chiedere con la preghiera di aiutarci a essere più
umili e meno precisini... e: "Se
qualche volta cadete, non dovete così avvilirvi da lasciare d'andare
innanzi. Da quella caduta il Signore saprà cavare del bene" (Teresa d' Avila). Grazie
Teresa, messaggio ricevuto!!!
Due
comandamenti insomma che, se accolti con gioia, ci aiutano a vivere
la nostra quotidianità, a volte problematica, con più pace e più
gioia, trasmettendo anche agli altri tanta serenità. Non
sempre si riesce a praticare questi due comandamenti, perchè: "Per amare il prossimo bisogna superare due difficoltà: il nostro
peccato e quello del prossimo" (M.D. Molinié op).
Solo
allora saremo sulla buona strada... perché ameremo Lui e lo faremo
amare. Chi
ama non ha bisogno di dire tante parole, perché il comportamento la “dice
lunga”...
Chi
ama il Signore non si vede, ma si sente... perché dalla persona viene
fuori un profumo particolare... quello di Cristo. E' un profumo che
non mente, è un profumo che ti stordisce, è un profumo che
contagia, è un profumo delizioso.
L'unico
atteggiamento che noi cristiani dovremmo copiare dai farisei e
sadducei è la loro complicità... cambiando naturalmente il
motivo.
Dovremmo
infatti essere più complici, più uniti, più amabili. Cosa che
invece molto spesso non succede. Non solo, facciamo esattamente il
contrario... e così ci ritroviamo a gareggiare per screditare un
fratello, facciamo a gara a chi è più bravo, a chi fa più opere. Ma
tutto questo non rende gloria a Dio. Tutto questo non è amore. Come
diceva bene don Divo Barsotti: "Dio non ha bisogno delle
mie opere, della mia vita, ma ha bisogno del mio nulla, della mia
povertà".
Preghiamo
allora il buon Dio di accrescere la nostra piccola fede, di aiutarci
ad aprire i nostri cuori e le nostre menti per comprendere bene la legge dell'amore ed agire di conseguenza. Solo così
infatti riusciremmo a essere dei testimoni veri e gioiosi. L'amore
di Dio porta gioia, mentre la tristezza non fa una buona
pubblicità a Dio. E se a tanti il sorriso “stampato” dei veri
discepoli di Gesù da fastidio... pazienza. Sopportare pazientemente le persone moleste è un'opera di misericordia che conviene imparare a praticare bene, perché non mancano mai le occasioni per il suo esercizio.
Mi piace concludere questa mia povera riflessione con una citazione di Santa Teresa d'Avila: "È tanta l'importanza dell'amore vicendevole che non dovreste mai dimenticarvene. L'andare osservando certe piccolezze – che alle volte non sono neppure imperfezioni, ma che la nostra ignoranza ci fa vedere assai gravi – nuoce alla pace dell'anima e inquieta le sorelle. Sarebbe una perfezione che costa assai caro!"
Mi piace concludere questa mia povera riflessione con una citazione di Santa Teresa d'Avila: "È tanta l'importanza dell'amore vicendevole che non dovreste mai dimenticarvene. L'andare osservando certe piccolezze – che alle volte non sono neppure imperfezioni, ma che la nostra ignoranza ci fa vedere assai gravi – nuoce alla pace dell'anima e inquieta le sorelle. Sarebbe una perfezione che costa assai caro!"
Pace
e bene
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