martedì 12 gennaio 2016

Dal primo libro di Samuèle - 1Sam 3, 1-10.19-20 - Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.


 


In quei giorni, il giovane Samuèle serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.
E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane.
Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, seppe che Samuèle era stato costituito profeta del Signore.

Parola di Dio

Riflessione

Nella lettura di oggi incontriamo due personaggi particolari e molto diversi tra loro... Eli e Samuele. Un ministro di Dio e un “seminarista” alle prime armi: un cuore vecchio e un cuore nuovo.
Eli era un sacerdote che aveva dedicato la sua vita a Dio, ma che evidentemente, con il tempo, aveva smesso di amare, si era cullato sugli allori e sperava di vivere tranquillo, inoltre, non era riuscito ad educare come si deve i figli, i quali vivevano tra immoralità e scandali.
Samuele era un dono di Dio e fin dal grembo era stato promesso da sua madre al Signore. Nel momento della sua chiamata, Samuele ormai fanciullo si trovava già nella casa di Dio per crescere nella Sua conoscenza. E' lì che Dio si è manifestato... La vocazione quindi non nasce per caso, ma è scritta nel libro della nostra vita. Dio ha un progetto per ognuno di noi prima che veniamo al mondo. Ognuno di noi ha un compito, una vocazione, Dio ripone in noi tanta speranza e vuole la nostra collaborazione per realizzare il Suo grande progetto d'amore. Lui vorrebbe ottenere da tutti una disponibilità totale, vorrebbe che ci abbandonassimo fra le Sue braccia, vorrebbe che aprissimo gli orecchi per ascoltare cosa Lui ha da dirci. Lui ci fa ascoltare la Sua dolce voce di innamorato, ci chiama per nome, bussa continuamente alla porta del nostro cuore, aspetta e sopporta i nostri rifiuti, le nostre infedeltà, i nostri capricci, la nostra cecità, il nostro sonno... “..Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere”... Quanti cristiani tiepidi nella nostra società!... Quanti consacrati vivono cullandosi nel passato!... Quanti Eli al giorno d'oggi!!!... Quanto è triste vedere, in diverse comunità, persone che non vogliono crescere, che non fanno niente per migliorare, a cui basta quello che hanno imparato, che non hanno più quel fervore che Dio comanda, che pensano di essere a posto, di essere arrivati... Gesù non si merita questo!!! Gesù ha dato la Sua vita per noi... e noi che facciamo?... DORMIAMO!!! Diceva bene don Divo Barsotti in “Meditazione sulla preghiera a Gesù: Non si può, se abbiamo ricevuto una vocazione che ci impegna alla santità, vivere con superficialità; non si può rimandare a domani l'impegno di una santificazione che oggi ci stringe, non possiamo sottrarci a una responsabilità pesante per ciascuno di noi. Si vive così tranquilli: una vita mediocre che sembra realizzare già molto quando noi aggiungiamo alle preghiere abituali un’altra preghiera, quando cerchiamo di esercitare un po’ la pazienza, quando procuriamo di mantenerci fedeli a qualche esercizio particolare di virtù. Ci sembra di far molto? È a Dio che dobbiamo rispondere, a un Amore infinito: tutto quello che noi possiamo fare sarà sempre poco se noi sentiremo davvero che la nostra vita dev’essere una risposta personale a un Amore infinito che ci ha voluti per Sé.
Chiediamo al buon Dio di aumentare la nostra fede, in modo da evitare di addormentarci, perché una volta che siamo vinti dal sonno, anche gli occhi seguono e si diventa ciechi, proprio come Eli, che era diventato vecchio non solo anagraficamente, ma nel cuore. E quando un cuore invecchia non sente più l'amore, non palpita più per Dio e quindi neanche per i fratelli, i quali diventano invisibili... Le persone così dette “distratte”, nella nostra quotidianità si contano a bizzeffe!!!… E cosa succede allora quando il nostro cuore invecchia e i nostri occhi non vedono più?... La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti”... Ecco cosa succede!!!
Noi molte volte, quando non sentiamo Dio, pensiamo subito che si sia messo in sciopero, ma non è così... Noi non lo sentiamo più semplicemente perché siamo noi che ci siamo allontanati da Lui, siamo noi con il nostro peccato che partiamo per un'altro paese. Non è dunque Dio che va in vacanza, ma noi! E' la nostra infedeltà che non ci fa sentire più la Sua voce. E' il nostro continuo dormire che non ci fa sentire la Sua voce; sono le nostre miserie, tanto care che non le vogliamo mollare, che non ci fanno sentire la Sua voce; sono gli innumerevoli spigoli del nostro comportamento che non ci fanno sentire la Sua voce; è la prepotenza che usiamo verso i nostri fratelli che non ci fa sentire la Sua voce; sono le nostre pretese verso il prossimo che non ci fa sentire la Sua voce; è il credersi Onnipotenti che non ci fa sentire la Sua voce.
Ma ecco che una lucina si intravede in questo degrado della nostra umanità... “La lampada di Dio non era ancora spenta”... Ecco la speranza!!! La luce del tabernacolo sempre accesa che indica la presenza del nostro Gesù, è la nostra speranza, è la nostra gioia, è il nostro conforto. Andiamo allora vicino al Tabernacolo, bussiamo alla Sua porta, parliamo con Lui, facciamogli sentire la nostra presenza, apriamogli il nostro cuore affranto, mettiamo ai Suoi piedi le nostre paure, le nostre angosce, le nostre miserie. Lui non aspetta altro...
Gesù continua a chiamarci... e non una volta, ma tre volte, ogni giorno della nostra vita.
Samuele rappresenta ognuno di noi quando apriamo il cuore a Dio come lo aprirebbe un fanciullo, pronto ad accogliere Cristo, pronto a camminare dietro a Lui senza farsi troppe domande, con un cuore nuovo, frizzante, giovane, capace di riconoscerLo in ogni momento della nostra giornata.
Chiediamo alla nostra Madre Maria Santissima di aiutarci a rimanere sempre fanciulli, ad avere sempre un cuore di bimbo, puro, frizzante e docile. Perché solo con un cuore così potremo sentire Gesù presente dentro di noi e accanto a noi... "Venne il Signore, stette accanto a lui..."
Pace e bene

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