San
Venceslao.
Il
re di Boemia, San Venceslao, era religiosissimo. Si dedicò al bene
dei sudditi e specialmente dei poveri ed afflitti. Coltivava la
virtù della purezza con ogni cura e poteva dirsi un Angelo in
carne. Iddio lo assisteva sempre. Un giorno si trovò davanti ad un
fiero nemico, certo Radislao, re di Corimena; avrebbe incontrato
certamente la morte. Essendo in grave pericolo, alcuni Angeli
apparvero intorno a lui, dandogli delle armi; inoltre dissero: «
Radislao, non arrischiarti a ferire costui! ». Il nemico,
spaventato, cadde in ginocchio e chiese umilmente perdono al re di
Boemia. Un'altra volta a S. Venceslao, mentre era seduto sul trono,
apparvero due Angeli, con una croce di oro, in atto di
consegnargliela. Il re, sceso dal soglio, prese la croce con
devozione. Gli Angeli poi sparirono; la croce invece rimase. Forse il
Signore voleva preavvisarlo del martirio che presto gli sarebbe
toccato. Infatti, mentre pregava in Chiesa, una masnada di uomini,
con a capo il fratello, gli fracassò la testa ed il sangue fu
asperso sulle pareti della stessa Chiesa. Era d'accordo in questo
delitto anche la madre; ma Iddio fece aprire la terra e l'infelice
donna fu inghiottita dal suolo. L'anima di S. Venceslao fu portata
dagli Angeli al trono di Dio ed oggi fa parte della grande schiera
dei Martiri.
I
buoni sono sempre perseguitati. Ma guai ai persecutori, perchè
presto o tardi saranno colpiti dalla giustizia di Dio!
Il
monte Gargano.
Sul
monte Gargano, nelle Puglie, è innalzato un grande santuario a S.
Michele Arcangelo. Questo Principe degli Angeli, che nell'antico
Testamento era il Custode della Sinagoga degli Ebrei ed oggi è il
Custode della Chiesa Cattolica, ha voluto scegliersi in Italia, ov'è
la Sede del Vicario di Gesù Cristo, un luogo particolare di
venerazione. Alle falde del monte Gargano si trovava un armento di
buoi a pascolare. Ad un tratto un bue si separò dall'armento e
fuggì lontano. Inseguito, entrò in una grotta del monte; nessuno
osava entrarvi, essendo il bue inferocito. Un tale tentò di
ucciderlo, lanciando una freccia. Questa non si conficcò nel corpo
della bestia, ma tornò indietro verso l'arciere. I presenti,
sbalorditi, non osarono fare altro contro il bue; andarono però dal
Vescovo a riferire l'accaduto. Il Vescovo ordinò tre giorni di
digiuno e di preghiera per ottenere da Dio i lumi in proposito. Dopo
i tre giorni, San Michele Arcangelo apparve al Vescovo, dicendogli
che quel luogo era sotto la sua custodia e che quel prodigio era
avvenuto per dimostrare che Iddio voleva ivi un culto particolare in
memoria di sè e degli Angeli. Il Vescovo andò alla grotta in
processione con gran numero di fedeli ed, ivi giunto, avvenne un
altro prodigio: apparve in quel luogo un bel Tempio. Contemplarono
tutti la visione. Il Vescovo comprese che Iddio voleva innalzato ivi
una Chiesa e stabilì che vi si cominciassero a compiere le sacre
funzioni. I miracoli si moltiplicarono sul monte Gargano ed il culto
di San Michele Arcangelo e degli Angeli si diffuse sempre più. Fu
costruito il Tempio con sollecitudine.Ogni anno la Santa Chiesa
ricorda l'apparizione dell'Arcangelo San Michele ed il Santuario del
monte Gargano è gremito di fedeli. Si fanno dei viaggi in Italia in
occasione di nozze o per visitare i luoghi più celebri. Ma chi
pensa a visitare il Santuario del monte Gargano? Eppure è questo
uno dei luoghi più sacri dell'Italia, luogo di prodigi e di celesti
benedizioni.
San
Filippo Neri.
Uno
dei Santi più popolari di Roma fu San Filippo Neri. Esercitava le
virtù cristiane con grande perfezione particolarmente la carità
verso i poverelli. Gesù riconosce come fatto a sè quello che si
fa al prossimo; volle perciò dare a San Filippo Neri una prova del
suo gradimento per la carità. Un giorno si presentò al Santo un
povero. Al solito, San Filippo diede l'elemosina. Il povero cambiò
di forma, divenne bello e luminoso e disse: « Io sono un Angelo del
Signore! » E sparve. Il Santo ne provò tanta gioia. Di notte tempo
egli andava una volta a portare il pane a famiglie bisognose. Nel
buio precipitò in una fossa. Povero vecchietto! Rimase là dentro,
impotente ad uscirne. Si rivolse a Dio. L'Angelo Custode, che sino
a
quel momento l'accompagnava invisibilmente, prese forma umana; diede
la mano al Santo e in un attimo lo estrasse dalla fossa. Giusto
premio a chi esercita la carità cristiana!
L'Etiopico.
Gli episodi
narrati riguardano l'assistenza che gli Angeli esercitano verso il
corpo dell'uomo. Ciò che adesso viene esposto, riguarda il bene
spirituale. Si legge negli Atti degli Apostoli: Un uomo di Etiopia,
che molto poteva presso Candace, Regina degli Etiopi, quantunque
pagano, era andato a Gerusalemme ad adorare la Divinità. Era un
uomo retto. Faceva già ritorno dalla città santa e stando sul
cocchio leggeva il Profeta Isaia. Iddio gradì l'ossequio e volle
convertirlo al Cristianesimo, servendosi di un Angelo. Mentre il
Diacono San Filippo attraversava la Samaria, un Angelo gli si
presentò, dicendogli: « Va' verso mezzogiorno, sulla strada che
conduce da Gerusalemme a Gaza. Questa è deserta ». San Filippo
partì subito. Lungo la strada vide un cocchio. Sentì nell'anima
queste parole: « Va' avanti e avvicinati a quel cocchio ».
Affrettò il passo e sentì che l'uomo di Etiopia leggeva il
Profeta Isaia. Gli domandò: Comprendi tu quello che leggi? »
-
« Come lo posso io », rispose l'altro, « se qualcuno non me lo
spiega? ».
E
pregò San Filippo che salisse sul cocchio. Il Santo Diacono gli
spiegò tutto, annunciandogli la venuta di Gesù Cristo sulla
terra. Quel pagano si convinse, credette in Gesù e volle essere
subito battezzato. Incontrando un corso d'acqua, il cocchio si fermò
e venne amministrato il Battesimo. Il compito era finito; sul
l'istante S. Filippo fu sollevato in alto e sparì. Poco dopo si
trovò nella città di Gaza.
San
Raimondo Nonnato.
Chi
ama Gesù in vita e lo serve fedelmente, sarà assistito
specialmente sul letto dimorte. S. Raimondo, detto Nonnato, aveva
speso le sue energie a beneficio degli schiavi. Quante sofferenze non
dovette affrontare! Giunto in fine di vita, desiderava ardentemente
ricevere Gesù Sacramentato, come Viatico. Domandò di un
Sacerdote, ma nessuno veniva a comunicarlo; la morte era prossima. Il
Santo rivolse una fervente preghiera al Signore, che non lo lasciasse
morire senza il Viatico. Com'è buono Gesù! Dal cielo scesero
alcuni Angeli, prendendo le sembianze di Sacerdoti; entrarono nella
stanza del moribondo e gli chiesero se avesse voluto comunicarsi. «
Non desidero altro! », rispose il Santo. Allora uno degli Angeli
estrasse un Vaso Sacro, in cui era un'Ostia Consacrata, e diede la
Comunione a S. Raimondo. Dopo gli Angeli sparirono, lasciando
soddisfatto il Santo, il quale ringraziando Gesù moriva. Com'è
consolante ricevere il Viatico e prepararsi al passo estremo con
Gesù nel cuore! Eppure tanti che si dicono Cristiani, in fine di
vita, o hanno paura di comunicarsi e rimandano più che sia
possibile, oppure ricevono Gesù Sacramentato con freddezza!
La
redenzione degli schiavi.
Nei
secoli scorsi c'era in Europa la piaga dei pirati, cioè dei ladri
di mare, i quali rapinavano le persone e le conducevano in
schiavitù. Gli schiavi erano trattati come bestie e venivano anche
venduti nei pubblici mercati; chi aveva la disgrazia il cadere in
schiavitù, era in grave pericolo per la moralità e per la fede.
Iddio ebbe compassione di tanta misera gente e volle scegliere
prodigiosamente degli uomini, che si dedicassero a questa opera di
redenzione. Uno di essi fu S. Giovanni di Matha. Costui era stato
ordinato Sacerdote e celebrava la prima Messa nella cappella del
Vescovo, alla presenza di altri. Durante il Santo Sacrificio, Iddio
mandò un Angelo al novello Sacerdote, per fargli intendere la sua
volontà. L'Angelo apparve in veste candida e luminosa; sul petto
aveva una croce di colore rosso-azzurro; ai lati apparvero pure due
schiavi: uno cristiano e l'altro maomettano. L'Angelo pose le mani
sul capo dei due schiavi e poco dopo sparì. S. Giovanni di Matha
comprese essere volontà di Dio che egli si dedicasse alla
redenzione degli schiavi. Passarono degli anni e il Santo pregava per
conoscere ancora meglio i disegni di Dio. Strinse amicizia con un
certo Felice Valeria, che menava vita eremitica. Un giorno, mentre
parlavano di cose celesti, apparve un cervo che portava fra le corna
ramificate una croce di due colori: rosso ed azzurro. Valerio si
meravigliò ed allora San Giovanni di Matha gli manifestò la
visione dell'Angelo, avvenuta il giorno della sua prima Messa. Per
tre notti tutti e due ebbero una celeste visione. Iddio rivelava che
era suo desiderio si fondasse una Congregazione per la redenzione
degli schiavi. Per iniziare una Congregazione religiosa è
necessaria l'approvazione del Capo della Chiesa. Era allora Papa
Innocenzo Terzo. San Giovanni di Matha e Valerio si presentarono a
lui; furono ben accolti; però il Papa voleva esaminare meglio
l'affare. Iddio venne in soccorso per mezzo di un Angelo. Il Papa in
quei giorni, mentre celebrava la S. Messa, nell'atto in cui sollevava
l'Ostia Consacrata, vide apparire un Angelo, dalla veste bianca, con
una croce bicolore sul petto e due schiavi ai lati. Comprese che
Iddio voleva la nuova Congregazione el'approvò. Iddio premiò con
una grande santità tanti di quegli uomini che si dedicarono alla
salvezza spirituale e corporale degli schiavi. Chi si mostra generoso
con Dio, è ricambiato con generosità da Lui, poiché Gesù ha
detto: « Date uno e riceverete cento ».
Sant'Isidoro.
Iddio
suscita i suoi Santi in ogni età e condizione. Un contadino di nome
Isidoro era molto devoto dell'assistenza alla Messa. La mattina,
prima di recarsi in campagna, andava in Chiesa, ascoltava la Messa ed
offriva a Dio il lavoro della giornata. Tutto ciò richiedeva
impiego di tempo. La campagna non ne soffriva, poiché Iddio
benediceva il buon contadino. Alcuni compagni irreligiosi e gelosi,
accusarono Isidoro presso il padrone, dicendo che andava tardi al
lavoro. Il padrone volle accertarsi e una mattina, all'insaputa, al
tempo dell'aratura, andò nella campagna di buon'ora. Il Signore
venne in aiuto. Quella mattina all'alba un Angelo scese dal Cielo,
aggiogò i buoi all'aratro e poi fece le veci d'Isidoro. Il padrone,
a vedere tanto terreno arato, essendo ancora per tempo, scorgendo
quel personaggio misterioso a guidare i buoi, non sapeva spiegarsi il
fatto. Quando arrivò Isidoro l'Angelo sparì. Comprese il padrone
che quel contadino era un Santo e lo lasciò libero di compiere le
sue pratiche devote. S. Isidoro è il patrono degli agricoltori,
come S. Giuseppe dei falegnami. Serva quest'esempio ad amare di più
la S. Messa e fare anche dei sacrifici per assistervi, non solo nelle
feste, ma anche nei giorni feriali.
Sposalizio
mistico.
Nella
storia della Chiesa risplende di luce particolare la figura di Santa
Caterina da Siena. Questa Santa si era data a Dio totalmente. Nelle
opere di bene non indietreggiava; preghiere, sacrifici, atti di
carità ... tutto praticava, accesa com'era d'amore divino. Gesù,
che spesso le appariva, volle fare con essa lo sposalizio mistico,
cioè con atto ufficiale volle stringere con la Santa i rapporti
d'amore spirituale. Ecco come: Comparve Gesù Cristo e la Madonna;
in un atto così solenne non poteva mancare la Corte Celeste.
Apparvero perciò degli Angeli, i quali stavano attorno a Gesù e
alla Santa, come testimoni. Uno degli Angeli, di gerarchia superiore,
teneva l'anello dello sposalizio. A tempo opportuno, l'anello fu
consegnato dal Serafino a Gesù, il quale lo mise al dito di Santa
Caterina. L'anello, formato da una gemma, era visibile soltanto alla
Santa; emanava una luce meravigliosa, che diminuiva o cessava del
tutto secondo che la mistica sposa di Gesù rallentava nell'amore
divino. Sembrerebbe strano il contegno di Gesù con certe anime; ma
Egli è il padrone assoluto e tratta con le anime come vuole.
Il
Poverello d'Assisi.
S.
Francesco, ancora giovane, lasciò le comodità della vita, si
spogliò di tutti i beni ed abbracciò la via della sofferenza,
unicamente per amore di Gesù Crocifisso. Dietro al suo esempio,
altri uomini lasciarono la vita gaudente e divennero suoi compagni
d'apostolato.Gesù lo arricchì di doni spirituali e fece a lui una
grazia, che a nessun altro aveva fatto nei secoli precedenti. Volle
renderlo simile a sé, imprimendogli le cinque piaghe. Questo fatto
è passato alla storia col nome di «Impressione delle stimmate».
S. Francesco, due anni prima di morire, era andato sul monte della
Verna, incominciando il digiuno rigoroso, che doveva durare quaranta
giorni. Il Santo voleva in tal modo onorare il Principe della Milizia
Celeste, S. Michele Arcangelo. Una mattina, mentre pregava, vide
scendere dal cielo un Serafino, che aveva sei ali luminose ed
infuocate. Il Santo guardava l'Angelo che discendeva con volo radioso
ed avendolo vicino, si accorse che oltre ad essere alato era anche
crocifisso, cioè aveva le braccia distese e le mani forate dai
chiodi, come pure i piedi; le ali erano disposte in modo strano: due
erano ritte verso l'alto, due distese come per volare e due
circondavano il corpo, quasi per velarlo. S. Francesco contemplava il
Serafino, provando grande gaudio spirituale, però si meravigliava
come mai un Angelo, puro spirito, potesse subire i dolori della
crocifissione. Il Serafino gli fece comprendere che era stato mandato
da Dio per significargli che avrebbe dovuto avere il martirio d'amore
nella forma di Gesù Crocifisso. Sparì l'Angelo; S. Francesco si
avvide che nel suo corpo erano apparse cinque piaghe: le mani e i
piedi erano forati e versavano sangue, così pure il costato era
aperto ed il sangue che usciva inzuppava la tunica ed i fianchi. Per
umiltà il Santo avrebbe voluto nascondere il grande dono, ma
essendo ciò impossibile, si rimise al volere di Dio. Le piaghe
rimasero aperte ancora per due anni, cioè sino alla morte. Dopo S.
Francesco, altri hanno ricevuto le stimmate. Tra costoro c'è P. Pio
da Pietrelcina, Cappuccino. Le stimmate apportano grandi dolori;
eppure sono un regalo particolarissimo della Divinità. Il dolore è
un dono di Dio, perchè con esso si sta più distaccati dal mondo,
si è costretti a rivolgersi al Signore con la preghiera, si
scontano i peccati, si attira la grazia per se e per gli altri e si
guadagnano meriti per il Paradiso. I Santi sapevano valutare la
sofferenza. Beati loro!
Quaranta
corone.
Il
martirio, sofferto per Gesù Cristo, è il più grande atto di
amore verso il Creatore. Sottoporsi ai tormenti ed alle umiliazioni,
è cosa assai difficile; però Gesù ai suoi Martiri dà una
forza particolare, per cui i tormenti riescono sopportabili ed alle
volte leggerissimi. Durante il martirio la potenza di Dio si suole
manifestare anche sensibilmente con miracoli e gli Angeli sono
mandati dal Cielo per assistere alla lotta degli eroi della Fede. Tra
gli innumerevoli esempi ne scelgo alcuni. Al tempo dell'Imperatore
Licinio, a Sebaste città dell'Armenia, furono accusati come
Cristiani quaranta soldati. Nell'Impero Romano i Cristiani erano
considerati nemici dello Stato, perchè praticavano una Religione
nuova, la cui dottrina era contraria alla passione dell'odio e della
disonestà. I quaranta soldati furono chiusi
in
un'oscura prigione; in seguito ebbero rotti i denti con pietre; in
ultimo furono messi nudi in uno stagno di acqua freddissima, nel
crudo inverno. Il tormento era grande e doveva durare sino alla
morte. Chi non era rapace di soffrire, poteva uscire dall'acqua
ghiacciata e tuffarsi nella vicina acqua tiepida.
I
soldati pregavano così: « O Signore, Siamo quaranta nello stagno;
quaranta siano lecorone! » - La potenza divina era con loro e
resistevano ai tormenti. Gli Angeli erano presenti e godevano di
quella prova di amore verso la Divinità. Ad un tratto una luce
arcana circondò lo stagno dell'acqua fredda. Apparvero tanti
Angeli, con in mano trentanove corone: ogni soldato riceveva una
corona, come segno di vittoria e pegno della corona eterna. Chi può
immaginare il conforto provato dai soldati a tale scena! Un custode
del bagno, mentre gli altri compagni dormivano, vide la bellissima
schiera angelica e rimase estatico; contò le corone che gli Angeli
stavano distribuendo e non sapeva spiegarsi come i Martiri essendo
quaranta, le corone fossero trentanove. In quell'istante scorse uno
dei soldati uscire dallo stagno freddo e gettarsi nell'acqua tiepida;
non aveva costui resistito al martirio. Fortemente impressionato, il
custode svegliò le guardie e disse: « Anch'io sono Cristiano! ».
Tolse l'abito, si gettò nell'acqua fredda e morì martire,
ricevendo la quarantesima corona. Il dieci di marzo di ogni anno la
Santa Chiesa festeggia questi quaranta Martiri. - Chi perde la sua
vita per me, dice Gesù Cristo, la troverà. - Questa schiera di
soldati diede la vita terrena per professare la fede: ma guadagnò
la vita eterna. Oggi i Quaranta Martiri fanno corona al Creatore, in
compagnia degli Angeli.
Due
sorelle.
Due
giovanette romane, sorelle, avevano fatto voto di verginità, cioè
per amore di Gesù Cristo volevano privarsi del matrimonio.
Abbracciare la vita matrimoniale non
è
male, anzi è un bene; ma la verginità votata a Dio è il dono
più nobile dell'anima a Dio. Le due sorelle, Rufina e Seconda,
furono costrette dai genitori a scegliere lo sposo; la prima avrebbe
dovuto sposare Armentario e l'altra Verino. Le giovani, per non venir
meno alla promessa fatta a Dio, si rifiutarono. Furono accusate come
Cristiane. Condotte davanti al Prefetto Giunio, dapprima ebbero
promessi onori ed altri beni; ma tutto rifiutarono. Allora Rufina fu
legata e battuta aspramente con verghe. Seconda disse al Prefetto: «
Perché fai battere soltanto mia sorella? Tratta tutte e due allo
stesso modo! Fa' battere anche me! » Giunio, pieno di sdegno,
ordinò che le due sorelle venissero rinchiuse in un carcere, buio e
puzzolente. Gli Angeli tutto seguivano. Appena le giovanette giunsero
nel carcere, gli Angeli prestarono meravigliosamente la loro opera.
Ecco la prigione divenire luminosissima, sparire il fetore nauseante
ed impregnarsi l'atmosfera di odori soavissimi ... Deluso il
Prefetto, comandò che fossero messe in un bagno bollente. Anche
questo tormento riuscì vano, poiché le due ne uscirono intatte.
Venne legato un pesante sasso al collo delle giovani e così furono
precipitate nel fiume Tevere. Erano già in fondo al fiume:
avrebbero dovuto annegarsi; ma Iddio volle far splendere nuovamente
la sua potenza e mandò un Angelo in loro aiuto, il quale ruppe la
fune che legava il sasso al collo e le due Martiri apparvero
tranquille sulla riva. Dopo di ciò, furono condotte fuori Roma e
decapitate lungo la via Aurelia. Rufina e Seconda furono sorelle di
sangue, ma più che tutto sorelle di spirito e di martirio. I loro
corpi sono seppelliti a Roma, nella Basilica di Costantino; le
loroanime godono in Cielo le delizie degli Angeli, presso il trono
dell'Agnello Immacolato, Gesù Cristo.
Un
giovanetto.
Venanzio,
giovanetto di quindici anni, mosso dallo Spirito Santo, ebbe il
coraggio di presentarsi spontaneamente al giudice durante la
persecuzione di Decio. Mentre il giudice trovavasi alla porta della
città di Camerino, Venanzio gli disse: « Io sono un seguace di
Gesù Cristo ». Forse il giudice avrà sorriso davanti al
giovanetto debole, pensando che lo avrebbe obbligato a rinunziare
alla sua Religione. Ma Venanzio non era solo: aveva al suo fianco
l'Angelo Custode. Il giudice tentò di convincerlo, adoperando
parole dolci e modi cortesi; ma vista la sua costanza, ordinò che
fosse battuto a lungo e dopo legato. L'Angelo Custode, mentre tutti
guardavano il giovane, ruppe le catene e Venanzio rimase libero e
sereno dinanzi ai soldati. Il giudice non si diede per vinto: lo fece
legare di nuovo, sospeso con la testa in giù. Alcuni soldati gli
bruciavano le carni con lampade ardenti e altri facevano penetrare il
fumo nella bocca, affinché morisse asfissiato. Certamente Venanzio
sarebbe morto, se Iddio non l'avesse assistito. L'Angelo Custode gli
apparve in bianche vesti e stava sul fumo, impedendo che il martire
soffrisse. All'improvviso spezzò i legami e Venanzio restò
tranquillo dinanzi alla moltitudine curiosa. A questo prodigio, un
certo Atanasio, cubiculario, si convertì a Gesù Cristo e in
seguito subì il martirio anche lui. Riuscito vano ogni sforzo
contro Venanzio, si pensò di chiuderlo in una prigione. Passato un
po' di tempo, il prefetto della città volle rinnovare i tormenti e
gli fece rompere i denti e fracassare le mascelle con pietre.
Venanzio era sfinito; pensando il carnefice che ormai stesse per
morire, lo fece gettare sopra un letamaio. Povero giovane! Aveva
tanto sofferto e sperava volare al Paradiso; ma non era ancora tempo.
L'Angelo Custode ridiede la perfetta vigoria al Martire e lo spinse a
presentarsi daccapo al carnefice. Venanzio parlò con energia al
giudice, facendogli vedere la grandezza della Religione di Gesù
Cristo; ma il giudice non voleva cedere. Iddio lo colpì
sull'istante. Infatti il tiranno cadde dal suo seggio e morì
pronunciando queste parole: « Il Dio di Venanzio è il vero;
distruggete i nostri dèi! ». La rabbia dei persecutori era al
colmo. Si ordinò che il giovane venisse dato in pasto ai leoni.
Ecco Venanzio in mezzo alle belve! L'Angelo del Signore tolse la
ferocia ai leoni e questi stavano ai piedi del Martire come mansueti
agnelli. Fu dato ordine di trascinarlo per luoghi aspri e spinosi. Ma
a tutto resisteva il giovane. In ultimo fu precipitato da una alta
rupe; l'Angelo Custode lo sostenne e Venanzio si trovò sereno alla
base della rupe. Quivi giunto, vedendo i soldati assetati nella
prossima vallata, pregò Iddio e da una roccia scaturì acqua
fresca. Molti soldati, davanti al miracolo, si convertirono ed ebbero
tagliata la testa, assieme a Venanzio. Mentre si compiva la strage,
lampi, tuoni e frequenti terremoti misero in fuga tutti. Il corpo di
S. Venanzio
è
venerato con grande onore a Camerino e la festa ricorre il 18 maggio.
Sembra una leggenda il martirio di S. Venanzio; eppure non può
mettersi in dubbio la sua veridicità. Non è l'uomo l'autore di
tanti prodigi, ma il Creatore dell'universo, che si serve dei suoi
Angeli.Tanti miracoli erano necessari nei primi tempi del
Cristianesimo, affinché la nuova Religione si affermasse sul
paganesimo. Alla vista di avvenimenti così strepitosi, i Cristiani
andavano al martirio con entusiasmo e con gioia e furono in numero
stragrande. Ai nostri giorni avvengono pure dei prodigi, che Iddio
opera per mezzo dei suoi Angeli e dei suoi Santi, però non sono
così frequenti come nei primi secoli del Cristianesimo.
Santa
Cecilia.
Nata
da nobili genitori, Santa Cecilia ancor giovanetta si consacrò a
Dio col voto di verginità. Però fu data in sposa, contro sua
voglia, ad un nobile romano, certo Valeriano, il quale non credeva in
Gesù Cristo. Santa Cecilia era addoloratissima; non voleva vivere
la vita matrimoniale. Il Signore, per consolarla, di tanto in tanto
le rendeva sensibile la presenza dell'Angelo Custode. Quante volte,
durante la preghiera, il buon Angelo le parlava, assicurandole la sua
speciale assistenza! - Non temere, Cecilia! Io sarò il custode
della tua verginità. - Il giorno delle nozze S. Cecilia ebbe con lo
sposo questo colloquio: « Valeriano, ho un segreto da rivelarti. Io
sono sotto la tutela del mio Angelo, che custodisce la mia
verginità. Tu rispetta la mia virtù, se no proverai l'ira di Dio!
- Valeriano stupì a questo parlare e si accese in lui il desiderio
di vedere l'Angelo della sposa. « Lasciami vedere quest'Angelo! Dopo
crederò anch'io in Gesù Cristo! » Rispose la Santa: « Tu potrai
vedere l'Angelo dopo che avrai ricevuto il Battesimo ».
-
Sono disposto a farmi battezzare. - Allora va' a trovare il Sommo
Sacerdote Urbano, il quale trovasi nelle catacombe di Via Appia; egli
ti istruirà e ti amministrerà il Battesimo. - Valeriano seguì
il suggerimento. Al ritorno, entrato nell'appartamento della sposa,
la trovò in compagnia dell'Angelo. Questo Celeste Spirito, in
sembianze umane, era luminoso, risplendente di luce divina. Valeriano
era fuori di sè per la commozione e per la gioia; dopo la scomparsa
dell'Angelo, andò in cerca di suo fratello Tiburzio e gli parlò
dell'Angelo di Cecilia. Gli narrò il fatto con tanto entusiasmo,
che Tiburzio esclamò: « Per vedere l'Angelo, mi farò battezzare
anch'ío ». Ricevuto il Battesimo, potè assistere alla comparsa
dell'Angelo della cognata. Passato poco tempo, essendo stati scoperti
come Cristiani, tutti e tre furono uccisi. Chi va oggi a Roma, nel
quartiere di Transtevere, può visitare la casa di S. Cecilia; vi si
vedono tre sepolcri artistici, i quali conservano i corpi di Santa
Cecilia, dello sposo
e
del cognato. Sulla parete di una camera interna, un'artistica pittura
raffigura la Santa in colloquio con l'Angelo; è la camera dove
l'Angelo Custode soleva manifestarsi. Fortunate le anime vergini, che
formano la predilezione di Dio e dei suoi Angeli!
Fanciulla
eroica.
La
purezza è la virtù per cui si porta il massimo rispetto al
proprio corpo e all'altrui; questa virtù proibisce ogni atto
indegno, ogni sguardo immodesto ed ogni pensiero e desiderio cattivo.
La purezza è da Dio ordinata nel 6 ° e 9 ° Comandamento e deve
osservarsi da tutti, secondo il proprio stato, o verginale o
matrimoniale. Ecco uno dei tanti fatti, dal Signore permessi, in cui
risplende la virtù della creatura, pronta a morire anziché
offendere la purezza, che è chiamata virtù angelica.Una fanciulla
di tredici anni, Agnese, dotata di beni di fortuna e di bellezza,
avendo compreso la preziosità della purezza, ne fece voto alla
Divinità, scegliendo per mistico sposo Gesù Cristo. Procopio,
figlio del prefetto di Roma, s'innamorò di lei e ne chiese la mano.
Agnese rifiutò. Il giovane riferì la cosa al proprio padre;
questi, in qualità di capo della città di Roma, comandò che la
fanciulla gli fosse presentata. Le chiese: Perché non vuoi essere
la sposa di mio figlio? - Rispose Agnese: Ho un altro amante, al
quale ho giurato fedeltà ».
«
Certamente, continuò il prefetto, nessun giovane di Roma ha tanti
meriti quanti ne ha mio figlio. Chi è questo tuo amante? ».
«
È Colui al quale ubbidisce il Cielo e la terra; è Gesù Cristo!
».
«
Dunque tu sei Cristiana? ... Per la stima che ho di te e per il bene
che voglio a mio figlio, abbandona la tua Religione! In compenso
avrai i beni e tutti i piaceri che Roma può apprestarti. -
«
Tengo per niente queste cose! ». Il prefetto allora ordinò che
venisse condotta a luogo infame. Agnese era tranquilla; pensava: «
Sono nelle mani di Dio ed ho l'Angelo come custode del mio corpo ».
I
soldati e la plebaglia erano ad aspettare fuori, mentre la fanciulla
era introdotta in un triste locale, piuttosto buio. L'Angelo del
Signore era pronto, col compito di vigilare sulla sposa di Cristo. Il
locale fu illuminato dalla presenza dell'Angelo. Agnese ringraziò
la Divinità per averle mandato un sì potente aiuto.
«
Non temere, disse l'Angelo, io son qui per custodirti ». Procopio,
il figlio del prefetto, volle entrare per primo. Non l'avesse mai
fatto! L'Angelo lo colpì di morte improvvisa. Il padre del giovane,
accorso, era frenetico per il dolore: ma avendo Agnese pregato Iddio,
Procopio riebbe la vita; il prefetto comprese essere vero il Dio dei
Cristiani. Siccome il popolo faceva clamore, lasciò il da farsi ad
Aspasio, vice prefetto. In seguito Agnese fu messa a bruciare; ma
anche qui l'Angelo separò in due colonne le fiamme e la fanciulla
vi stava in mezzo come circondata da fiori. Continuando altro genere
di martirio, Agnese volò al cielo. Sul luogo dei prodigi avvenuti,
dopo le persecuzioni i Cristiani innalzarono un bel tempio a S.
Agnese. Il corpo suo si trova in una cappella sotterranea, situata
nel terreno che allora era proprietà della Santa, in fondo alla Via
Nomentana, in Roma. Quale esempio luminoso di purezza, specialmente
per la gioventù femminile! Oggi le fanciulle sogliano mettere in
pericolo il giglio della purezza e facilmente perdono un tesoro così
prezioso, lasciandosi attirare dai falsi piaceri della vita. Il
paganesimo ormai rivive nella società!
Un
volo misterioso.
La
Palestina è molto cara ai Cristiani, perchè quel suolo fu
calpestato per tanti anni dai piedi del Figlio di Dio e fu testimone
dei più strepitosi miracoli. Giustamente quelle contrade si
chiamano « Luoghi Santi ». Un culto particolare si ha per la grotta
di Bethlem, per il Cenacolo e per il Calvario. Un tempo in Palestina
era tanto venerata la Casa di Nazareth, ove Gesù trascorse
lamaggior parte della vita lavorando da falegname, in compagnia di S.
Giuseppe e sotto lo sguardo amoroso della Madonna. I disegni di Dio
su quella casa erano misteriosi. Dopo diversi secoli dalla morte di
Gesù Cristo, l'abitazione della Sacra Famiglia non si trovò più
a Nazareth; era scomparsa improvvisamente. Gli Angeli, seguendo i
divini voleri, in un attimo trasportarono la casa di Gesù sulle
coste della Dalmazia. Questa però non era che la prima tappa della
traslazione. Quando Iddio volle, mentre regnava il Pontefice S.
Celestino V, nuovamente la casa di Gesù fu trasportata per opera
angelica e fu portata in Italia, a Loreto, cittadina del Piceno. Il
fatto è documentato da Bolle Pontificie. Da tutte le parti del
mondo accorrono i fedeli a Loreto; i molteplici miracoli avvenuti e
le innumerevoli grazie provano la santità del luogo venerato. Oggi
la Casa di Nazareth è dentro un grande Tempio. Si resta
meravigliati, entrati nel Santuario, ricco di lavori artistici, a
vedere l'umile casa della Sacra Famiglia, di forma rettangolare, con
una stanza ed una stanzetta, dai muri di mattonelle di terracotta;
tutto spira umiltà e semplicità.
I
militari sogliono prendere un Patrono o una Patrona. I fanti hanno
per Protettore S. Martino, gli artiglieri Santa Barbara e gli avieri
la Madonna di Loreto, in vista del misterioso volo della Casa di
Nazareth.
Santa
Gemma.
Gesù
scelse una giovane di Lucca, Santa Gemma, a strumento della sua
misericordia. Le appariva e l'esortava alla pratica eroica delle
virtù cristiane; le fece provare i dolori della Passione e le donò
anche le stimmate. Il demonio, geloso di tanta predilezione, assaliva
spesso la Santa anche in forma sensibile. Iddio però mise a
disposizione della sua mistica sposa l'Angelo Custode. Sarebbe troppo
lungo narrare tutti gli episodi della vita di S. Gemma, in cui
l'Angelo le veniva in aiuto. Mi limito a qualcuno in particolare. S.
Gemma Galgani era nella sua cameretta; Gesù le si presentò,
dandole lezioni per amarlo ancor di più. Si presentò anche
l'Angelo Custode. La Santa, che tante volte aveva esperimentato le
delicatezze angeliche, sentì il bisogno di dirgli: « Angelo mio,
quanto ti voglio bene! ».
-
« E perchè mi vuoi bene? » - « Ti amo perchè m'insegni
l'umiltà e perchè mantieni la pace interna nel mio cuore. Se
qualche volta sono cattiva, caro Angelo, non ti adirare; voglio
essere grata prima a Gesù e poi a te ».
-
Sì, soggiunse l'Angelo, io sarò la tua guida sicura; sarò il
tuo compagno indivisibile. Non sai chi mi ha dato te in custodia?
-
« Sì, il mio pietoso Gesù ». - Una sera la Santa ricevette un
colpo di bastone sul collo da parte del demonio. Credeva di morire
per il dolore; ma offrì a Gesù la sofferenza. Non poteva voltare
la testa e non riusciva a piegarsi. Le apparve l'Angelo per
sostenerla e le diede il suo aiuto per mettersi a letto. S. Gemma
scriveva un giorno al suo Direttore Spirituale, P. Germano
Passionista: « Giovedì sera, prima che io cominciassi a soffrire
un poco, venne l'Angelo Custode. Tutti e due dicemmo subito: «Viva
Gesù!» Adorammo insieme la Maestà grande di Dio; mi dette poi un
dolore così vivo dei miei peccati e ne provai tanta pena che mi
vergognavo di trovarmi davanti alla sua presenza... Durai assai in
questo tormento; ma poi l'Angelomi fece coraggio; si tolse una spada
dal suo seno e me la fece vedere, dicendo che Gesù presto me
l'avrebbe messa nel povero cuore attraverso la croce. Egli poi aveva
due corone bellissime; una di spine assai lunghe, ma non era
veramente una corona, era fatta a guisa di berretta; e l'altra era
una ghirlanda di gigli. Mi chiese quale io volessi; però non
risposi nulla. L'Angelo me lo ripetè, gridando: « Viva Gesù! ».
Quelle cose che, al primo vederle, mi avevano assai turbata, mi
diedero ad un tratto una immensa consolazione e risposi: « Voglio la
corona di Gesù! ». L'Angelo mi diede la corona di spine e io la
baciai più volte. Sparì l'Angelo e mi lasciò così calma che
cominciai a soffrire; però la sofferenza era dolce. - Un giorno
l'Angelo le disse: « Gemma, scrivi la tua confessione generale; poi
la manderai al tuo Direttore Spirituale ». La Santa sentiva
rincrescimento, ma l'Angelo la confortò, promettendo che l'avrebbe
aiutata. In un quaderno cominciò a scrivere la sua vita; l'Angelo
l'aiutava a ricordare tante cose ed anche le dettava ciò che doveva
scrivere. Questo quaderno si trova a Roma, nel convento dei PP.
Passionisti.
A
proposito di scrivere, è interessante l'opera angelica nella
corrispondenza epistolare della Santa. Dimorava S. Gemma a Lucca ed
il suo Direttore Spirituale a Roma. Dato il lavoro intenso che Dio
compiva in quell'anima, era necessario che il Padre Germano la
conoscesse nei particolari. La Santa provava ripugnanza a scrivere.
Spesso l'Angelo le diceva: « Gemma, scrivi al Direttore Spirituale!
». « Ma non saprei cosa dire! »
«
Ti detto ogni cosa io ». Difatti certe lettere della Santa sono
state dettate per intero dall'Angelo. Qualche volta essa diceva: «
Non posso uscire per impostare la lettera ». -- « Non darti
pensiero; dalla a me e la imposterò io ». Altre volte la Santa
diceva: « Non posso spedire questa lettera, perché non ho denaro
per i francobolli! ». L'Angelo rispondeva: « Sta' tranquilla;
porterò la lettera io personalmente». Il P. Germano, testimonio
dei fatti, dice: « Qualche volta la lettera di Gemma mi veniva
consegnata dall'Angelo direttamente. Una mattina d'inverno,
trovandomi in camera, mi accorsi che un uccellino batteva le ali
contro il vetro della finestra; teneva col becco una lettera. Mi
affrettai ad aprire; l'uccellino posò sul davanzale la lettera.
Gemma aspettava con urgenza la risposta. Preparai subito la lettera e
la posi sul davanzale. L'uccellino l'afferrò col becco e la portò
a destinazione, nella città di Lucca ». La storia di S. Gemma è
tanto graziosa. Si consiglia la lettura della sua Autobiografia
e
specialmente del volume « Lettere di S. Gemma », capolavoro di
ascetica e mistica.
Teresa
Neumann.
Chi
non ha sentito parlare di Teresa Neumann? Diversi autori ne hanno
pubblicato le meraviglie; giornalisti nazionali ed esteri se ne sono
interessati. Aveva le stimmate e perdeva ogni anno Kg. 2 e mezzo di
sangue. Leggeva nelle coscienze; aveva una conoscenza teologica e
storica superiore alla sua capacità intellettuale. In una persona,
che Iddio suscitò in questo secolo come sfida all'empietà e al
materialismo, non poteva mancare l'assistenza prodigiosa dell'Angelo
Custode. Teresa diceva di avere spesso a fianco il suo Angelo
risplendente; anche quandoqualche volta non lo vedeva, sentiva però
sensibilmente la sua voce. Quando un visitatore andava a trovarla,
ordinariamente sentiva l'Angelo a dirle: « Teresa, fa' questa
correzione... manifesta il tale segreto... » e la signorina,
ubbidiente, eseguiva. Alle volte avveniva che mentre la Neumann era
in casa, in mezzo ai familiari e ai visitatori, era vista altrove,
anche in luoghi lontanissimi, a centinaia di chilometri. Aveva il
dono della bilocazione. Il fenomeno fu verificato diverse volte e da
molteplici persone. Un tale stava per suicidarsi; le si presentò la
Neumann, lo dissuase con dolci parole e subito sparì. Un Sacerdote
lasciava a desiderare per 1a sua condotta. Mentre un giorno
predicava, vide davanti a se, a circa quattro metri, una donna
grondante sangue al volto ed alle mani. A tale vista si sentì
scosso spiritualmente e risolvette di cambiare vita. Egli non
conosceva ancora Teresa Neumann e non sapeva spiegarsi chi fosse
quella donna sanguinante. Venne a sapere essere costei la
stimmatizzata di Konnersreuth. Interrogata del fenomeno, Teresa
rispose: « Non sono io personalmente a trovarmi in questo o in quel
luogo mentre nel frattempo sono in casa. E’ il mio Angelo Custode,
che prende le mie sembianze e fa le mie veci ».
Alla
fine del mondo.
Questa
terra, oggi così popolata e movimentata, un giorno sarà ridotta
in un immenso cimitero. Ciò accadrà alla fine del mondo. Si
tratta di avvenimenti futuri, dei quali noi siamo a conoscenza,
perchè Iddio stesso si è degnato manifestarceli. Quanto sto per
esporre è contenuto nel S. Vangelo e nell'Apocalisse. La fine del
mondo sarà preceduta da tremendi castighi, cioè da fame; guerre,
terremoti, maremoti, fuoco e sconvolgimento degli astri. Gli Angeli,
ministri della Divina Giustizia, saranno a capo di tutto.
Visione
dell'Apocalisse.
S.
Giovanni Apostolo ebbe da Dio il privilegio di vedere ciò che
capiterà alla fine del mondo. Scrisse quanto vide, affinché
servisse di monito a tutti i popoli.
«
Io vidi quattro Angeli che stavano sui quattro angoli della terra e
tenevano i quattro venti della terra... E vidi un altro Angelo che
saliva da levante ed aveva il sigillo del Dio vivente, e gridò ad
alta voce ai quattro Angeli, ai quali fu dato ordine di fare del male
alla terra ed al mare, dicendo: « Non fate del male fino a tanto che
abbiamo segnato nella loro fronte i servi del nostro Dio! »... Dopo
di ciò, vidi una turba grande che nessuno può numerare, di tutte
le genti, che stava davanti all'Agnello!
«
E tutti gli Angeli stavano davanti al trono e si prostravano davanti
a Dio e l'adoravano. Poi vidi i sette Angeli, che stanno dinanzi a
Dio, e furono date ad essi sette trombe. Venne un altro Angelo e si
fermò davanti all'Altare, tenendo un turibolo d'oro... Lo riempì
del fuoco dell'Altare e lo gettò sulla terra; ne vennero tuoni,
voci, fulmini e grandi terremoti. I sette Angeli che avevano le
trombe, si accinsero a suonare; il primo Angelo diede fiato alla
tromba e si fece grandine e fuoco, con mescolamento di sangue, e
tutto fu gettato sulla terra... Il secondo Angelo suonò la tromba e
quasi un grande monte ardente di fuoco fu precipitato nel mare...
Suonò il terzo Angelo e cadde dal cielo una stella grande, ardente
come una fiaccola accesa, riversandosi nella terza parte dei fiumi e
delle sorgenti di acqua. Il nome della stella è« Assenzio ».
Parte dell'acqua diventò assenzio. Molti uomini morivano, poichè
le acque erano amare. Il quarto Angelo diede fiato alla tromba e fu
percossa la terza parte del sole, della luna e delle stelle, onde
diminuì la luce al giorno ed alla notte. Io vidi allora un'aquila
che volava nel cielo e con grande voce diceva: « Guai, guai, guai
agli abitanti della terra, per le altre voci dei tre Angeli, che
stanno per suonare la tromba! » - Il quinto Angelo suonò la tromba
ed a lui fu data la chiave del pozzo dell'abisso; aprì il pozzo e
salì il fumo come quello di grande fornace e s'oscurò il sole e
l'aria. Dal fumo del pozzo uscirono locuste per la terra, alle quali
fu dato un potere come l'hanno gli scorpioni; fu dato loro ordine di
non far male alle piante, ma solo agli uomini, che non hanno il segno
di Dio sulla fronte, e fu ordinato a loro di non ammazzarli, ma di
tormentarli, per cinque mesi... E in quei giorni gli uomini
cercheranno la morte, ma non la troveranno.
«
Il sesto Angelo suonò la tromba e udii una voce dai quattro Angeli
dell'Altare d'oro, la quale diceva all'Angelo: « Sciogli i quattro
demoni, che sono legati presso il grande fiume Eufrate ». E furono
sciolti i quattro demoni preparati per l'ora, il giorno, il mese e
l'anno, ad uccidere la terza parte degli uomini... E vidi un altro
Angelo forte, discendente dal cielo, coperto d'una nube; ed aveva sul
capo l'iride; la sua faccia era come il sole ed i suoi piedi come
colonne di fuoco; aveva in mano un libriccino aperto e posò il
piede destro sul mare e il sinistro sulla terra. Poi l'Angelo alzò
al cielo la mano e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli
che non vi sarà più tempo. Ma nei giorni del parlare del settimo
Angelo, quando comincerà a dar fiato alla tromba, sarà compiuto
il mistero di Dio, conforme evangelizzò per mezzo dei Profeti... In
seguito vidi un grande trono luminoso e Gesù Cristo che sedeva su
di esso; vidi pure i morti, grandi e piccoli, stare davanti al trono
e si aprirono i libri; i morti furono giudicati in base a ciò che
era scritto nei libri, secondo le loro opere ».
Il
giudizio universale.
Questa
visione di S. Giovanni Apostolo fa comprendere in qualche modo ciò
che avverrà alla fine del mondo, cioè grande tribolazione sulla
terra. Dice Gesù Cristo: « Ci saranno tanti dolori che mai si sono
visti da che il mondo è stato fatto e se Iddio non abbreviasse quei
giorni, si dispererebbero anche i buoni ». Quando tutti gli uomini
saranno morti a motivo delle guerre, della fame, delle pestilenze,
dei terremoti, del riversamento del mare sulla terra e del fuoco che
scenderà dall'alto, allora gli Angeli suoneranno una tromba arcana
ai quattro venti e tutti i morti risorgeranno. Iddio, che dal nulla
ha creato l'universo, con un atto della sua onnipotenza farà
ricomporre tutti i corpi umani, facendo uscire dal Paradiso e
dall'inferno tutte le anime, le quali si uniranno al proprio corpo.
Chi è salvo, sarà luminoso, risplendente come il sole nel
firmamento; chi è dannato, sarà come un tizzone d'inferno.
Avvenuta la risurrezione universale, tutta l'umanità sarà
disposta in due schiere, una dei giusti e l'altra dei reprobi. Chi
farà questa separazione? Dice Gesù Cristo: « Manderò i miei
Angeli e separeranno i buoni dai cattivi... come il contadino separa
nell'aia il frumento dalla paglia, come il pastore separa gli agnelli
dai capretti e come il pescatore mette nei vasi i pesci buoni e getta
via i cattivi ». Gli Angeli espleteranno il loro compito con massima
esattezza e velocità.Quando le due schiere saranno in ordine,
apparirà nel cielo il segno della redenzione, cioè la Croce; a
quella vista tutte le genti piangeranno. I dannati invocheranno le
montagne che vadano a schiacciarli, mentre i buoni aspetteranno con
ansia la comparsa del Giudice Supremo. Ecco apparire Gesù Cristo,
il grande Re, nella maestà della sua gloria, circondato da tutti
gli Angeli del Paradiso! Chi mai potrà descrivere questa scena? La
santa umanità di Gesù, fonte di luce eterna, illuminerà tutti.
Venite, dirà Gesù ai buoni, o benedetti del Padre mio, a
possedere il regno che vi è stato preparato sin dalla costituzione
del mondo!... E voi, dirà ai cattivi, andate, o maledetti, nel
fuoco eterno, preparato a Satana e a suoi seguaci! »
I
malvagi, come pecore destinate al macello, rosi dal rimorso e dalla
rabbia, si precipiteranno nella fornace ardente, per non uscirne mai
più.
I
buoni, risplendenti come astri, sollevandosi in alto, voleranno in
Cielo, mentre gli Angeli in festa li accoglieranno negli eterni
tabernacoli. Questo sarà l'epilogo dell'umana generazione.
Conclusione
Onoriamo
gli Angeli! Ascoltiamone la voce! Invochiamoli spesso! Viviamo
degnamente alla loro presenza! Se siamo i loro amici durante il
pellegrinaggio di questa vita, saremo un giorno, nella eternità, i
loro fedeli compagni. Uniremo per sempre le nostre lodi a quelle
degli Angeli e in un abisso di felicità ripeteremo: « Santo,
Santo, Santo, è il Signore, il Dio dell'universo! ». E’
lodevole, settimanalmente, in un giorno fisso, comunicarsi in onore
del proprio Angelo Custode, oppure compiere qualche altro atto di
ossequio.
Tratto
da “ GLI ANGELI” di Don Giuseppe Tomaselli – dal sito
http://www.preghiereagesuemaria.it/
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