Premessa: ho accettato l’invito a parlare di Gesù Cristo perché è Lui
il cuore, il vertice, la sintesi dell’annuncio evangelico: questo non
dobbiamo mai dimenticarlo.
Il Cristianesimo è una persona: Cristo
Il Cristianesimo, in sé, non è una concezione della realtà, non è un
codice di precetti, non è una liturgia. Non è neppure uno slancio di
solidarietà umana, né una proposta di fraternità sociale. Anzi, il
Cristianesimo non è neppure una religione. E’ un avvenimento, un fatto.
Un fatto che si compendia in una persona. Oggi si sente dire che in
fondo tutte le religioni si equivalgono perché ognuna ha qualcosa di
buono. Probabilmente è anche vero. Ma il Cristianesimo, con questo, non
c’entra. Perché il Cristianesimo non è una religione, ma è Cristo. Cioè
una persona.
L’identikit di Cristo
Io ho puntato su di lui la mia vita, l’unica vita che ho: e quindi
sento il bisogno ogni tanto di contemplarne il mistero, di rinfrescare
l’identikit di Cristo. Molte volte sentiamo parlare di Gesù Cristo, ogni
tanto sul giornale c’è qualcuno che fa qualche scoop su di lui, ogni
tanto si inventano e danno interpretazioni su che sia Gesù Cristo, ma
gli unici testi che ci parlano di Cristo sono i vangeli. Perciò o si sta
ai Vangeli, oppure si rinuncia a parlare di Lui. Quindi, non dirò
neanche una parola che non sia documentabile, a differenza di chi si
inventa libri, film e parole.
Che tipo era?
Prima domanda, la più semplice: che tipo era questo Gesù Cristo? Che
uomo era? Questo il Vangelo non lo precisa. E devo dire che un po’ mi
secca, perché ho puntato la mia vita su di lui e non so neppure di che
colore fossero i suoi occhi. Era bello o brutto? Be’, secondo me era
bello. C’è un episodio dell’undicesimo capitolo del vangelo di Luca.
Gesù sta parlando alla folla. All’improvviso una donna, lanciando un
grido di entusiasmo, dice: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno
che ti ha nutrito». Ecco, questo è il primo panegirico di Cristo. Ed è
fatto in termini molto… corporei. Tant’è vero che poi Gesù le rimprovera
di trascurare la parola di Dio per soffermarsi sulla Sua bellezza: «
Beati quelli che ascoltano al parola di Dio». Noi però ringraziamo
questa donna sconosciuta che ci ha permesso di rispondere alla nostra
domanda preliminare: Gesù era davvero un bell’uomo.
I suoi occhi
E aveva anche due splendidi occhi. Lo sguardo di Gesù colpiva chi lo
incontrava. I Vangeli, soprattutto quello di Marco, parlano spesso del
suo sguardo: penetrante su Simone, che gli viene presentato dal
fratello; affettuoso sul giovane ricco, quello che poi se ne va perché
lui gli dice di «lasciare tutto e seguirlo»; di simpatia su Zaccheo, il
capo dei pubblicani, gli esattori delle imposte che rubavano (solo
allora, per carità, non voglio dar giudizi…), che lo guardava stando
appollaiato su un albero. E, ancora, di tristezza sull’offerta dei
ricchi, di sdegno su quel che avveniva nel Tempio, di dolore per chi lo
tradisce… Insomma, il suo era uno sguardo che parlava.
Aveva idee chiare
E che faceva capire come Gesù avesse le idee chiare. Molto chiare.
Quando parlava non diceva mai: «forse, secondo me, mi pare». E non aveva
peli sulla lingua neanche con i potenti: ricordate quando dà della
«volpe» al re Erode?
Uomo libero
Ma una delle cose più belle di Gesù è che era un uomo libero. Anche
dai suoi amici. Quando san Pietro fa la sua professione di fede (ogni
tanto ne azzeccava una anche san Pietro…), Gesù gli fa un panegirico mai
dedicato ad un uomo, tanto che san Pietro probabilmente si
ringalluzzisce, comincia a pensare in grande. Ma quando Gesù gli
annuncia che il suo destino è quello di esser mandato a morte, e Pietro,
che già si sente “primo ministro del Regno di Dio”, lo prende per un
braccio e lo rimprovera, Gesù neanche lo guarda e lo tratta malissimo:
«Va’ via da me, Satana, tu non pensi alle cose di Dio ma alle cose degli
uomini». Niente male per un amico, no?
Con i parenti, poi, certe volte era anche peggio. Quando Gesù
abbandona la sua casa, a trent’anni, loro lo considerano pazzo. Lo dice
il Vangelo di Marco: «Uscirono (i suoi parenti) per andare a prenderlo,
perché dicevano: “è uscito di sé”», è fuori di testa. Poi, quando la
gente comincia ad andargli dietro, i parenti cercano di riavvicinarsi a
Lui, perché capiscono che in qualche modo sta acquistando potere. E
allora chiamano Maria, per cercar di convincere Gesù a tornare da loro. E
Lui? Capisce tutto, al volo, e fa finta di non riconoscere nemmeno sua
madre.
Gesù amava
Ma non crediate che fosse un uomo troppo duro. Gesù amava. Molto.
Anzitutto, i bambini. Sapeva capirli, dote che raramente noi adulti
abbiamo: in genere, quando parliamo con loro, sappiamo solo chiedere
quanti anni abbiano, quale classe frequentano, … Roba che a loro non
interessa niente. Lui, invece: «Lasciate che vengono a me». Poi, gli
amici. Aveva un forte senso dell’amicizia, Gesù. Per esempio, era molto
amico dei sui discepoli: e, tra questi, era particolarmente legato a
Pietro, Giovanni e Giacomo; e, ancora, tra questi soprattutto Giovanni
gli era più amico. Insomma, anche lui aveva delle preferenze tra i suoi
amici. Come è giusto: gli amici non sono tutti uguali. Poi, Gesù amava
il suo popolo. Si sentiva pienamente ebreo, israelita. Tanto che il
pensiero della distruzione di Gerusalemme lo fece addirittura piangere.
Attenzione ai particolari
Ma c’è un’altra cosa della personalità di Gesù che mi ha sempre
colpito: la sua attenzione ai particolari. Gesù stava molto attento alle
piccole cose della vita, anche perché sapeva che poteva farne delle
parabole. Pensate a quella, quasi “emiliana”, del Regno di Dio che è
simile a una donna di casa che prende un po’ di lievito e lo impasta con
la farina finché è tutta fermentata. 0 a quell’altra dell’amico
seccatore che deve essere accontentato pur di potersene liberare.
Verissimo. Mi ricorda i nove anni in cui sono stato parroco a Legnano:
c’era una donna che veniva a trovarmi ogni giorno, lamentandosi del
marito. Ma cosa potevo fare, io? Non potevo mica ammazzarglielo!
Un episodio: una “lucciola”
E ce ne sarebbero tanti altri, di episodi da ricordare. Nel capitolo
settimo di Luca si racconta che Gesù è a pranzo da un capo fariseo: a un
certo punto viene dentro una di quelle donne che non si sa come
chiamarle… Diciamo una “lucciola”. Questa donna si mette vicino a Lui e
comincia a fargli dei complimenti, lo profuma. Era una scena gravissima:
come se ad un pranzo parrocchiale, in cui il parroco di Granarolo
invita il sindaco e il maresciallo dei carabinieri, una di queste donne
entrasse e si mettesse a fargli dei complimenti… Eppure Gesù non si
scompone. Anzi, la difende quasi con cavalleria.
Una figura umana eccezionale: soltanto questo?
Dal Vangelo, dunque, riconosciamo una figura umana eccezionale. Al
punto che quando Ponzio Pilato lo presenta alla gente dice: ecco l’uomo.
E invece io dico: ecco il punto. Gesù era solo un uomo? Perché anche la maggior parte delle persone che non credono lo considerano un grande uomo, da stimare. Ma è una posizione insostenibile, se guardiamo a quel che Gesù Cristo stesso dice di sé. Esempi? Si definisce «Figlio dell’uomo», che era il titolo usato nelle profezie di Daniele per indicare un personaggio misterioso che sarebbe venuto dal cielo e avrebbe posto fine alla Storia. E con questo Gesù evoca la sua origine celeste e la sua definitività. Poi, dice di essere «più grande di Davide»: e Davide era il re ideale, l’ideale della monarchia e della regalità per gli Ebrei.
E invece io dico: ecco il punto. Gesù era solo un uomo? Perché anche la maggior parte delle persone che non credono lo considerano un grande uomo, da stimare. Ma è una posizione insostenibile, se guardiamo a quel che Gesù Cristo stesso dice di sé. Esempi? Si definisce «Figlio dell’uomo», che era il titolo usato nelle profezie di Daniele per indicare un personaggio misterioso che sarebbe venuto dal cielo e avrebbe posto fine alla Storia. E con questo Gesù evoca la sua origine celeste e la sua definitività. Poi, dice di essere «più grande di Davide»: e Davide era il re ideale, l’ideale della monarchia e della regalità per gli Ebrei.
È più che un uomo
Ma la cosa forse più seria la dice nel discorso della Montagna.
«Beati i poveri…» e via dicendo, ricordate? In quel discorso dice tra
l’altro: «Avete udito che è stato detto agli antichi: “non uccidere”.
lo, invece, vi dico…». Pensateci bene: con questa frase Gesù quasi
“corregge” la Rivelazione di Dio. E rivendica a sé anche il potere di
giudicare l’uomo. E chi può farlo, se non uno che si crede Dio?
E le altre cose che raccomanda? «Chi dà la vita per me la troverà…». Oh, dare la vita per uno non è mica uno scherzo. Una volta, in una visita pastorale, un bambino mi ha chiesto: «Ma tu saresti disposto a dare la vita per il Signore?». Io ci ho pensato su e gli ho risposto: «Senti, io sarei anche disposto a dare la vita per il Signore. Però mi seccherebbe parecchio». Che era un tentativo di mettere insieme il dovere con la sincerità.
E ancora: «Da’ da mangiare a tuo fratello perché in lui vedi Me». Se un mazziniano storico dicesse: «Aiutate i fratelli perché in essi dovete vedere Giuseppe Mazzini», direbbe una cosa che non commuoverebbe nessuno, perché un uomo povero vivo è molto più importante di Mazzini morto. Ma, Gesù? Gesù ripaga con la vita eterna. Lo dice anche san Marco, scrivendolo nel suo Vangelo in maniera un po’ umoristica: «Chi avrà lasciato il padre e la madre, i campi e la casa per me, avrà il centuplo quaggiù. Con le persecuzioni e la vita eterna». Come dire: prima un po’ di botte, va bene. Ma, poi, la vita eterna.
E le altre cose che raccomanda? «Chi dà la vita per me la troverà…». Oh, dare la vita per uno non è mica uno scherzo. Una volta, in una visita pastorale, un bambino mi ha chiesto: «Ma tu saresti disposto a dare la vita per il Signore?». Io ci ho pensato su e gli ho risposto: «Senti, io sarei anche disposto a dare la vita per il Signore. Però mi seccherebbe parecchio». Che era un tentativo di mettere insieme il dovere con la sincerità.
E ancora: «Da’ da mangiare a tuo fratello perché in lui vedi Me». Se un mazziniano storico dicesse: «Aiutate i fratelli perché in essi dovete vedere Giuseppe Mazzini», direbbe una cosa che non commuoverebbe nessuno, perché un uomo povero vivo è molto più importante di Mazzini morto. Ma, Gesù? Gesù ripaga con la vita eterna. Lo dice anche san Marco, scrivendolo nel suo Vangelo in maniera un po’ umoristica: «Chi avrà lasciato il padre e la madre, i campi e la casa per me, avrà il centuplo quaggiù. Con le persecuzioni e la vita eterna». Come dire: prima un po’ di botte, va bene. Ma, poi, la vita eterna.
Gesù è Dio
Perché il fatto è che Gesù sarà pure stato un grande uomo, un uomo
eccezionale. Ma soprattutto è Dio. È veramente Dio. È il Figlio di Dio.
Non come lo siamo tutti noi, come lo sono tutte le creature, come la
farfalla della vispa Teresa (anche lei è «figlia di Dio»): Lui è il
Figlio proprio, l’Unigenito.
Una parabola inverosimile
Negli ultimi giorni di vita Gesù racconta una parabola, una delle più
inverosimili nella sua struttura letteraria (a Gesù non interessa
raccontare una novella verista, ma trasmettere un messaggio); è la
parabola dei vignaioli infedeli e omicidi, che occupavano il terreno del
padrone senza dargli niente in cambio. Allora il padrone manda alcuni
servi a riscuotere. I vignaioli li picchiano. Il padrone ne manda altri:
ma i contadini li uccidono. E fin qui, secondo me, è un racconto un po’
esagerato: come facevano a pensare di uccidere così la gente e
cavarsela senza problemi? Ma a questo punto la parabola diventa
addirittura una cosa da matti. Il padrone dice: «Ah, ho un figlio unico,
manderò lui, perché avranno timore di mio figlio». Ma chi è quel padre
che sapendo di avere in casa dei briganti arrischia il suo unico figlio?
E infatti i vignaioli decidono di uccidere anche lui, in modo da
ereditare il patrimonio del padrone (chissà in quale codice sta scritto
che l’eredità passa agli assassini dell’unico erede!). Insomma, la
parabola è tutta sballata. Eppure si è verificata alla lettera: infatti
Gesù verrà ucciso fuori dalla vigna, fuori dalle mura di Gerusalemme. Ed
è stato il Padre a mandarlo.
Dinanzi a Lui non resta che inginocchiarsi
Mettete insieme tutte queste cose. Ne esce il ritratto di un uomo
eccezionale. che dice di essere Dio. Una provocazione! Ma noi dobbiamo
raccogliere questa provocazione. Perché se uno si presenta in questo
modo, se dice di essere Dio, c’è poco da fare: o questo qui è matto, e
allora non lo si può stimare, oppure è vero quel che dice. E allora
bisogna inginocchiarsi. Non basta mica dire: è un grande uomo.
L’annuncio degli Apostoli e il nostro annuncio: Gesù è risorto! Gesù è vivo!
E infatti, che cosa sono andati a dire gli apostoli di Lui? Il nucleo
del messaggio cristiano qual è? Una parola sola: è risorto. Si è
risvegliato dalla morte. Gli apostoli sono andati in giro a dire che
Gesù è risorto ed è ancora vivo. Oh, vivo oggi. Quando facevo scuola a
Milano, all’Istituto di Pastorale, ho fatto una lezione sulla
Risurrezione di Cristo. Finita la lezione, una signora si avvicina e fa:
«Ma lei vuol proprio dire che Gesù è vivo…?». «Sì, signora: che il suo
cuore batte proprio come il suo e il mio». «Ma allora bisogna proprio
che vada a casa a dirlo a mio marito». «Brava, signora, provi ad andarlo
a dire a suo marito ». Il giorno dopo la signora torna da me e mi dice:
«Sa, l’ho detto a mio marito». «E lui?». «Mi ha risposto: “Ma va’,
avrai capito male”». Notate che quella era una catechista. Eppure era
sconcertata. Io le faccio avere la registrazione della lezione. Lei la
fa sentire a suo marito.
Se è così, cambia tutto
E lui, alla fine, crolla: «Ma se è cosi, cambia tutto». Pensateci, e
ditemi se non è vero; se quell’uomo, bello, buono, eccezionale, è
davvero Dio, e se è ancora tra noi, allora cambia davvero tutto.
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