Noi siamo talvolta inclinati verso una falsa umiltà e questo ci impedisce di ottenere la vera umiltà. Dobbiamo stare in guardia contro questo rischio. L'umiltà non consiste nel non vedere le doti naturali, l'intelligenza, le grazie, la cultura che abbiamo, poiché questo sarebbe un non vedere i doni che Dio ci ha dato e quindi piú che umiltà sarebbe ingratitudine.
Se abbiamo abilità
nella musica, nella conversazione, nella pittura, nelle lingue o in
altri campi, non è umiltà il negarlo. Dovremmo ringraziare il
Signore per questi doni. Ciò che è contrario all'umiltà è di
attribuircene il merito, è il farsi belli con ciò che abbiamo
ricevuto da Dio. L'umiltà non consiste nell'avvilirsi e nel buttarsi
giú davanti agli altri.
Questo modo di fare spesso è solo
un manto che copre l'orgoglio; talvolta lo scopo, magari inconscio,
di chi si avvilisce è di ottenere dagli altri la lode che nega a sé
stesso. Il continuo ripetere: "Ah, io sono un buono a nulla!"
è contrario allo spirito del Vangelo e alla letizia che ogni
cristiano dovrebbe mostrare nelle sue parole. Dalla vera umiltà non
nasce mai lo scoraggiamento. Se ci scoraggiamo è perché pensiamo
piú al nostro successo che alla gloria di Dio, è perché non siamo
perfettamente rassegnati, è perché il nostro orgoglio è ferito e
la nostra volontà contrariata; in altre parole: è perché in ciò
che facciamo siamo mossi da motivi mondani, cerchiamo il consenso
degli uomini piú che quello di Dio. La vera umiltà ci rende pronti
ad accantonare i nostri disegni, se è Dio che lo vuole. Esaminiamoci
su questo, per vedere se la nostra umiltà non sia una falsa umiltà.
(…)
Siamo tutti desiderosi che Dio esaudisca le
nostre preghiere ed Egli è sempre pronto a farlo. Gli ostacoli,
quando ci sono, vengono sempre da parte nostra ed uno degli ostacoli
principali è la mancanza di umiltà. Se Dio resiste ai superbi, ne
deriva che non è disposto ad ascoltare le loro preghiere: per cui il
primo requisito per essere esauditi nella preghiera è quello di
essere umili davanti a Dio. Allora e solo allora le nostre preghiere
arriveranno al trono dell'Altissimo. È stato detto: "La
preghiera di chi si umilia trapassa le nubi". Una delle forme
piú pericolose di orgoglio è il disprezzo degli altri e in questo
possiamo cadere noi, senza rendercene conto, quando preghiamo. Quando
il fariseo, soddisfatto di sé, ringraziava Dio di non essere simile
al povero pubblicano, probabilmente non si rendeva conto che la sua
preghiera offendeva Dio. L'orgoglio lo accecava (Lc. 18,
10-14).
E spesso acceca anche noi. E noi forse non ci
rendiamo conto che quando nelle nostre preghiere ci rallegriamo con
noi stessi nel vedere che non cadiamo in certe colpe degli altri non
possiamo piacere a Dio, sia perché esaltiamo noi stessi senza
merito, sia perché disprezziamo gli altri senza averne il diritto.
Com'è possibile mantenersi umili quando si prega? Che cosa fare?
Prima di tutto è necessario pensare alle nostre miserie e alle buone
qualità che vediamo negli altri, o che potremmo vedere se il nostro
orgoglio non ci rendesse ciechi, o distratti, o indifferenti a quanto
hanno di buono. E poi è necessario coltivare il pensiero che le
grazie donateci liberamente da Dio rendono piú colpevole la nostra
ingratitudine e le nostre molte infedeltà ai suoi doveri.
(…)
Di tutti i figli di Adamo mai nessuno ha
raggiunto l'umiltà della Vergine Maria. Quali le ragioni di tanta
grandezza? Maria non ha mai trovato in sé alcun peccato o
imperfezione per cui umiliarsi davanti a Dio e nonostante questo
nessun peccatore si è umiliato tanto quanto lei. La sua umiltà non
consisteva nel riconoscere le proprie colpe (che non aveva), ma nel
riconoscere la propria nullità agli occhi di Dio. Dobbiamo imparare
da Maria a riconoscere che in noi non c'è alcun bene, salvo ciò che
è dono di Dio.
La Vergine Maria, pur avendo diritto al
posto piú alto, ha cercato sempre il piú basso. C'è una legge che
trova puntualmente conferma: chi merita l'ultimo posto cerca il primo
e chi merita il primo posto cerca l'ultimo. I nemici di Dio non amano
abbassarsi, i suoi amici invece riconoscono il posto piú basso come
il piú adatto per loro.
E io sono amico o nemico di
Cristo? Per saperlo mi basta rispondere a quest'altra domanda: aspiro
ai posti piú alti o ai posti piú bassi? L'umiltà di Maria si
nutriva del desiderio di essere simile a suo Figlio in tutto. Quando
lo ha visto scendere dall'alto dei cieli sulla terra, non ha
desiderato altro che abbassarsi fino alla polvere. Si è posta
spiritualmente sotto i piedi di tutti e si sarebbe posta ancora piú
in basso se fosse stato possibile. Non aveva altra scelta se voleva
assomigliare fino in fondo a suo Figlio. E Maria questa scelta l'ha
fatta col cuore colmo di gioia: si è abbassata felice di
abbassarsi. Se, dunque, Maria è mia Regina e Madre, io cercherò di
imitarla coltivando in cuore il desiderio di abbassarmi. Se lo ha
fatto lei, immacolata Madre di Dio, perché non dovrei farlo io che
sono un miserabile verme della terra?
Brani tratti dal libretto di RICHARD F. CLARKE, S. J., L'Umiltà,
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