Quando
provi un senso di avversione durante le preghiere quotidiane, quando
ti accorgi che le farfalle nello stomaco sono sparite, quando il
cuore non batte più come prima, quando la gioia è svanita, quando
pensi che Gesù sia andato in ferie perché non senti più la Sua
presenza vicino a te... arrivi a pensare che la colpa sia
esclusivamente tua e non sai più cosa fare... continuare a pregare
sembra che non abbia più senso, hai quasi paura di offenderLo... Ma
ecco che arriva in soccorso un angelo… e con parole molto tenere
ti rassicura e ti dice che non devi inquietarti, ma in questo momento
devi perseverare nella preghiera e anche se è recitata in questi
momenti particolari, non è una preghiera cattiva... Grazie “angelo
di Dio”.
Anche i Santi ne parlano,
ed ecco la raccomandazione di Santa Teresa d'Avila...
Che
deve, dunque, fare colui che da molti giorni non vede in sé altro
che aridità, noia, ripugnanza, e tale mala voglia di andare ad
attingere acqua, che se non ricordasse di far piacere e di rendere
servizio al Signore del giardino e non si adoperasse a non perdere
tutto ciò che spera di guadagnare con la grande fatica che costa
gettare molte volte il secchio nel pozzo e tirarlo fuori senz’acqua,
abbandonerebbe tutto? Gli accadrà spesso di non poter neppure alzare
le braccia per far questo, né di avere un buon pensiero, poiché
resta inteso che trarre l’acqua dal pozzo equivale a lavorare con
l’intelletto. Allora, come dico, che farà in questo caso il
giardiniere? Dovrà rallegrarsi, consolarsi e stimare come una grazia
straordinaria il poter lavorare nel giardino di così grande
imperatore. E poiché sa che con quel lavoro lo accontenta, e il suo
intento non dev’essere quello di accontentare se stesso, ma Dio,
gli renda gran lode per la fiducia che ripone in lui, avendo visto
che senza alcuna paga fa tanta attenzione a ciò che gli è stato
raccomandato, e lo aiuti a portare la croce, pensando che nella croce
egli visse sempre. Non cerchi, del resto, quaggiù il suo regno né
abbandoni mai l’orazione, deciso, anche se questa aridità debba
durargli tutta la vita, a non lasciar cadere Cristo sotto il peso
della croce. Verrà tempo che sarà ricompensato di tutto; non tema
che il suo lavoro vada perduto; serve un buon padrone che lo sta
guardando; non faccia caso dei cattivi pensieri; pensi che il demonio
li faceva nascere anche a san Girolamo nel deserto.
Hanno
però il loro premio queste fatiche, che so quanto siano gravi (come
chi le ha sopportate molti anni, tanto che quando tiravo fuori una
goccia d’acqua da questo benedetto pozzo, pensavo che Dio mi aveva
fatto una vera grazia), e che mi sembrano richiedere più coraggio di
quel che ci vuole per molte altre traversie del mondo. Ma ho visto
chiaramente che Dio le ricompensa sempre ampiamente anche in questa
vita. Sì, è così, non v’è dubbio: infatti, con un’ora sola
delle dolcezze che egli mi ha poi concesso quaggiù di sé, mi sembra
che restino ricompensate tutte le angosce lungamente sofferte per
durare nell’orazione. Sono convinta che il Signore voglia dare
alcune volte al principio, e altre alla fine, questi tormenti e le
molte e varie specie di tentazioni che si presentano, per mettere
alla prova coloro che lo amano e vedere se sapranno bere il suo
calice e aiutarlo a portare la croce, prima di arricchirne l’anima
con grandi tesori. E credo che per il nostro bene Sua Maestà voglia
condurci attraverso queste prove, per farci capire che siamo ben poca
cosa. Sono tanto sublimi le grazie che dopo ci concederà, che vuole
farci vedere, prima di darcele, le nostre miserie per esperienza
diretta, affinché non ci accada ciò che avvenne a Lucifero.”
Tratto
dal “Libro della vita” di Santa Teresa d’Avila
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