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Santa Teresa del Bambino Gesù, Dottore della Chiesa (19 ottobre 1997). Padre
Dolindo e Teresa di Gesù Bambino: due grandi cuori, così simili, pur nelle
diversità caratteriali e nelle vicende della vita. Nell'abbandono totale a Gesù
e al Padre Celeste, tramite l'affidamento a Maria Immacolata, essi additano alle
anime la piccola, ma impegnativa via della più alta santità.
Teresa, umile e povera, traccia la «piccola via» dei fanciulli che si
abbandonano al Padre con una «audace fiducia». Centro del suo messaggio, il suo
atteggiamento spirituale è proposto a tutti i fedeli.
(Giovanni Paolo II, Parigi, 24 agosto
1997).
Dio solo!
Gesù alle anime:
Gesù tutto amore per voi, vita,
pace, e benedizione abbondante + + + Amen!
Voi vi confondete quando io vi
parlo, figlie mie carissime, e vi pare che la mia parola vi raggiunga e passi,
senza che possiate assimilarla. Eppure essa rimane nell'anima vostra e vi
fruttifica, rimane nella Chiesa e vi diventa un germe futuro di vita per tante
anime.
Le comunicazioni fatte a voi,
sono fatte anche a moltissime schiere di anime che un giorno parteciperanno ai
doni che voi avete avuti. La mia parola poi rimane in eterno, poichè diventa per
i Beati oggetto di contemplazione perenne.
Ecco, del colloquio che vi
diedi, in qualcuna di voi è rimasto soltanto il potermi dire qualche volta:
«Buon giorno, Gesù mio!»
Anche di questo sono contento,
poiché il saluto del vostro amore è per me un colloquio di amore. Fate appello
allo Spirito Santo e fate ricorso a Maria, affinché le grazie che avete
portino in voi un frutto abbondante.
Non vi scoraggiate. La vostra
vita è un perenne sbocciare di nuovi fiori; ogni giorno ve ne porta uno nuovo,
anzi una nuova fioritura; li cogliete, vivete del loro profumo, appassiscono in
voi e lasciano la semente nella Chiesa. Anche se tutto perisse, anche se degli
scritti che avete non rimanesse traccia, rimarrebbero i germi di vita nella
vita della Chiesa. Perciò io non mi stanco di parlarvi, e vi do sempre nuovi
doni di amore, alimentando il cuore vostro e quello della Chiesa.
L'anima:
Gesù mio dolcissimo, amore
infinito, mi dicono che debbo essere seria con Te, e che debbo evitare con Te
le parole del sentimento.
Mi vogliono arcigna, severa, di
poche parole, sobria, quasi circospetta, perché è epoca senza carità e
senz'amore, e tutti si atteggiano a superuomini severi... Mio Gesù, che brutte
faccie si vedono, e nella loro implacabile severità quanto sono buffe!
Non mi ci trovo in questa
generazione, armata di cannoni e vestita di spine e di ferro spinato, io voglio
giocare con Te, e se mi dicono che sono indegna di parlarti così, io mi ricordo
di Davide che danzava innanzi all'Arca di Dio, e desidero anche, io danzare
innanzi al tuo Tabernacolo, giocando.
E sì, e sì, Gesù mio dolcissimo,
se facessi la smocca con una creatura mi si direbbe: «Guarda che amore! Guarda
com'è sentimentale!..» E se ti dico una parola di amore tenero e filiale, mi
dicono subito: «Guarda che esagerazione!... Ma, perché Gesù mio, perché ti
amano così poco? Io voglio amarti con tutto l'impeto dell'anima mia, nella mia
semplicità, giocando, danzando, e, vorrei dire, folleggiando.
Del resto, io parlo solo a Te, e
se agli altri non piace che mi importa? Non mi hai Tu insegnato a folleggiare
d'amore?
Oh, benedetto il Cantico dei
Cantici !
Oh, benedetto il Cantico dei
Cantici; benedette quelle divine parole che mi autorizzano a parlarti con
amore!
Ecco, mi metto quel bel libro di
amore come schermo e difesa, e ti parlo nella tua stessa parola giocando con
Te!...
Ti bacio, o Gesù! Com'è bella la
tua bocca nella purezza, com'è fragrante il tuo amore! Baciami! Che dolcezza
nel tuo bacio di amore misericordioso, che come olio lenisce le mie
piaghe!
Tirami appresso a Te, ecco, ti
do la mano; tirami, ti do la mia libertà; tirami, ti do il cuore. Attraimi! Il
tuo profumo mi attira, perché Tu qui sei Corpo e Sangue acceso di carità, e sei
tutto profumo di dolcissima pace!
La tua carne è così pura che è
come un profumo! O mio Gesù, alla povera umanità affamata di carne, Tu dai la
Carne divina! Quanto ti desidera il mio amore!
Gesù, qual è il tuo profumo?
Dimmelo un poco, di che odori Tu?
La purezza è il fresco profumo
della tua Carne divina, perché al tuo contatto io sento quella freschezza
giubilante che m'accheta tutta, e mi fa sentire l'odore dell'eterna pace!
Di che odori, Gesù? Sei così
piccolo, ed abbracciandoti sento l'odore della santa umiltà e quello della tua
mansuetudine... Odori di silenzio solenne, di silenzio interiore! La luce si può
mutare in suono, e l'uomo questo lo fa con l'aiuto delle scoperte che gli hai
fatto fare; ma chi ha mutato la vita in profumo? Tu solo, o Amore, che mi ti
doni avvolgendomi come una soave fragranza, e tutta mi penetri senza farmi
sentire il tuo contatto, ma solo inebriandomi del tuo soave profumo!
Ti voglio dare un nome, o mio
amore soavissimo!
Sei fascetto di mirra, e
diffondi in me profumi di pene, perché sei vittima d'Amore!
Sei grappolo di fiori e grappolo
d'uva, ed odori di pace per la virtù che traspira il tuo nome, odori di
dolcissima ebrezza, perché mi rinnovi il vigore. Sei fiore di campo, fiore di
semplicità che non ama le apparenze, ed odori d'infanzia, o piccolo mio amore,
sei giglio della nostra valle, ed odori di candidissima purezza.
Quando ti abbraccio sento da Te
la freschezza dell'infanzia divina, che riflette la semplicità soavissima del
tuo amore.
Tu mi sostieni il capo stanco
dalla vita agitata della terra; con la tua destra mi abbracci, ed io riposo in
Te...
Tu vieni saltellando dai monti
eterni, valicando i colli, superando le alture; esulti nel darti a me e superi
tutti gli ostacoli della mia miseria.
O mio dolcissimo uccellino, che
vieni in me cantando inni d'amore; o mio usignuolo che ti fermi su questo ramo
arido e spandi per l'aria gorgheggi di carità; o mio dolce agnello che sei sul
mio petto come su di un Altare d'immolazione e spargi il tuo Sangue su queste
mie legne inaridite; o mio cerbiatto grazioso che vieni a me quasi io fossi una
fonte, come potrò amarti io?
Sei qui, vivo e vero; Tu sei per
me ed io per Te, che ti pascoli tra i gigli, e i gigli li fai spuntare Tu nella
mia carne col tuo purissimo contatto, finché non calino le ombre della morte e
non spiri su di me la brezza algida del sepolcro!
Vedi, Gesù, volevo giocare e mi
fo seria! Ahimè! il pensiero delle mia nullità mi turba, ed io a volte non ti
trovo, pur avendoti in me. Quando mi fermo in me, quando giro per queste
tumultuose vie del mio cuore non ti trovo più. Ed allora, come fo a non
turbarmi? Reclino il capo su di Te e mi addormento.
E tu non vuoi che io sia turbata
in questo sonno, tanto ti piace, e scongiuri le creature a non turbarmi
più!
Io dormo in Te e questo è il mio
gioco d'amore più bello. Dormire, russare, nascondermi tra le pieghe del tuo
Cuore, non pensare più a me, sognare e sognando pensare a Te solo, mio Sposo
d'amore!
O Gesù, mia dimora di pace; o
Gesù, mio riposo fiorito, aprimi le braccia ed accoglimi in Te perché io dorma
e mi dimentichi. Ho troppo pensato a me, non mi sono ancora rinnegata, e cerco
la pace nella deserta solitudine, mentre debbo cercarla in Te, eremo dell'anima
mia.
Giochiamo, Gesù!...
Giochiamo, Gesù! Quanti giochi
ci sono, tanti ne voglio fare con Te, perché se Tu giochi e mi fai giocare,
metti l'ordine nel mio disordine.
Ci sono giochi che cominciano
col disordine e portano la vittoria nell'ordine, e giochi che cominciano con
l'ordine e portano la vittoria nel disordine.
Le carte vengono mescolate
apposta e si disordinano, gli scacchi vengono allineati nell'ordine, come in
una battaglia...
O Gesù, io ti do il mio
disordine e tu donami l'ordine del tuo amore; io ti do la mia nullità e Tu la
tua ricchezza.
Giochiamo: la mia posta è
l'anima mia. Vincimi, prendimi, raccoglimi come conquista del tuo gioco
d'amore!
Ecco, sono come un aquilone:
tirami, e fa che io m'innalzi nel Cielo.
Sono come acqua saponata:
soffiami dentro perché mi dilati come un palloncino iridescente. Sono come
pesante saetta: scoccami dal tuo arco perché raggiunga il segno.
Sono come cerchio che gira senza
meta: accompagnami con la tua verga di comando, perché io trovi la mia
via.
Sono come pallone smarrito nelle
vicende della vita, e sbattuto di qua e di là dalle mani degli uomini: lanciami
Tu e mettimi nella tua rete.
Sono un disco che non sa
muoversi: lanciami con la tua grazia.
Giochiamo, Gesù, alla fune: io
tiro Te e Tu tiri me... chi ha più forza? Vincimi!
Giochiamo al salto: Tu mi
chiami, ed io vengo superando le barriere della mia nullità. Giochiamo a
nascondersi: Tu mi chiami e non ti fai vedere ed io ti cerco.
Giochiamo, Gesù, portami fuori
del mondo: là vedrò nei cieli stellati il gioco di Dio, e nella mia nullità il
gioco del tuo amore!
O pane del Cielo, o dolcezze
della solitudine eterna, dove si è bambini e si gioca per sempre! Si gioca con
la luce eterna, coi riflessi delle eterne magnificenze, con le delicatezze del
tuo amore, con la Mamma del Cielo, coi Santi, con gli Angeli, senza gli
assillamenti di una vita angosciata dalla complicazione e turbata dalla
serietà!
O Gesù, donami la semplicità
dell'amore!
È questo il gioco più bello del
nostro amore!
Gesù alle anime:
Figlie mie, quante sorprese può
darvi la mia compagnia, e quanta vita vi verrà nel cuore se sapete dimenticarvi!
Quello che vi inaridisce è la serietà....
Pensate e ragionate troppo!
Piccine mie, siate piccine sul mio Cuore, e giocate con me piccino sul vostro.
Non mi sono fatto per voi Ostia silenziosa ed inerte? Eppure sono vita.
Fatevi ostie di amore e
dimenticatevi.
Vorrei parlare a ciascuna di voi
e specialmente a qualcuna di voi. Ma non voglio che vi perdiate poi in vani
ragionamenti.
Vi voglio piccole, piccole,
piccole. Intendetelo. Dalla semplicità piccolina nasce la fede luminosa, la
speranza sicura, l'amore vivo. Dalla piccolezza viene la grandezza, come dal
piccolo seme si sviluppa l'albero grandioso.
Vi benedico tutte +++
Confidate! Fate come i piccoli
che rimettono al babbo ogni cosa.
Non vi assillate. Vivete di me,
vivete con me! Il tragitto è breve, finisce tutto, rimane l'eterna vita; e là
sarete piene d'ineffabile gaudio. Amen.
Padre Dolindo
Ruotolo scriveva questo prezioso e originalissimo scritto alle sue figlie
spirituali, sullo stile dell'Imitazione di Cristo, nell'ormai lontano 6 giugno
1938, quando l'Europa era già sotto le morse di Hitler e si era alla vigilia
della seconda immane guerra mondiale. Egli, poi doveva far fronte alle numerose
ed ingiuste accuse che venivano fatte al suo Commento alla Sacra Scrittura. Il
suo animo ne soffriva indicibilmente.
Ma da questa
sofferenza è sbocciato, tra tanti altri, anche questo fiore soavissimo, il cui
profumo raggiungerà «moltissime schiere di anime» che troveranno in queste
pagine la risposta ai complicati e tortuosi ragionamenti e scrupoli che
arrestano o rallentano la via dell'ascesi a Dio.
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